Apicoltura della Valtellina - Associazione Produttori Apistici Sondrio
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Bugni villici ad<br />
Albosaggia (vista<br />
anteriore)<br />
UCome venivano allevate le api<br />
favi. Le api per fuggire il fumo, loro nocivo, vanno ritirandosi<br />
verso la parte anteriore dell’arnia, e lasciano cosi agio al<br />
Coltivatore di osservare se i favi contengono miele od allievi. Nel<br />
primo caso levano i favi, usando però la cautela di cessare dalla<br />
operazione alquanto prima di incontrare gli allievi per non<br />
guastare la covatura delle uova; nel secondo si cessa dall’opera e<br />
si rimette il coperchio.<br />
Dai favi estratti dalle arnie si separano i più bianchi (che danno la<br />
prima qualità del miele) dai meno bianchi, il miele dei quali, per<br />
essere mescolato ad altre materie eterogenee, come polline ed<br />
altri fecee, riesca alquanto disgustoso, più oscuro, sa di cera e<br />
forma la seconda qualità.<br />
Separati i favi più bianchi dai meno, si pongono quelli sopra una<br />
tavola di latta traforata, posta a metà altezza di una cassa la cui<br />
parte inferiore è destinata a ricevere miele che dai trafori vien<br />
colando. I favi a questo scopo vengono spazzati con una paletta<br />
di legno: con la vertenza di eseguire l’operazione in una camera<br />
chiusa ermeticamente, perché non vi possano entrare le api, che,<br />
per essere tagliato il fieno e quindi i campi sprovvisti di fiori,<br />
tratte dall’odore del miele, cercano penetrare nella camera<br />
approfittando perfino <strong>della</strong> toppa <strong>della</strong> chiave dell’uscio, o del<br />
camino, ove esista, e misere quelle che vi entrano poiché,<br />
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