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La chitridiomicosi: Una temibile micosi che colpisce gli anfibi ... - Karch

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questione potrebbero essere legati al surriscaldamento climatico, accompagnato in<br />

numerose regioni a una diminuzione delle precipitazioni. Il clima sfavorevole inoltre<br />

è fonte di stress per <strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong>, <strong>che</strong> diventano ancora più sensibili alle infezioni.<br />

<strong>La</strong> seconda teoria afferma <strong>che</strong> il fungo non sia indigeno, ma introdotto. Ne individua<br />

l’origine in Africa, poiché la malattia è stata osservata su esemplari di xenopo liscio<br />

(Xenopus laevis) conservati nei musei, risalenti al 1938. Questa datazione e l’origine<br />

africana dei primi casi favoriscono questa teoria. Inoltre, <strong>gli</strong> xenopi sono stati<br />

esportati in gran numero durante un lungo periodo, da una parte come test di<br />

gravidanza viventi, dall’altra come animali da laboratorio. Animali sfuggiti a questo<br />

destino hanno così potuto diffondere la malattia. Vi sono argomenti a favore o a<br />

sfavore di ognuna delle due teorie.<br />

Il commercio mondiale de<strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong> ha certamente contribuito alla propagazione<br />

continua della <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong>.<br />

Qualunque sia l’origine dell’agente patogeno, esso è oggi diffuso nel mondo intero,<br />

o quasi: è stato individuato in tutti i continenti occupati da <strong>anfibi</strong>. È presente an<strong>che</strong> in<br />

Svizzera, dove fa parte delle minacce <strong>che</strong> incombono sulle specie indigene.<br />

Biologia dell’agente infettivo<br />

L’agente della <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong>, Batrachochytrium dendrobatidis, è un fungo<br />

appartenente a un gruppo di muffe <strong>che</strong> decompongono la materia organica morta.<br />

Decompone an<strong>che</strong> le sostanze cornee (<strong>che</strong>ratina) della pelle de<strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong>. Non è<br />

quindi presente <strong>che</strong> sulle parti cornee, ossia solamente il campo boccale nei girini,<br />

ma tutta la pelle, di natura cornea, ne<strong>gli</strong> adulti.<br />

L’infezione si trasmette nell’acqua, attraverso le zoospore – fase mobile<br />

dell’infezione. Le spore colonizzano la pelle de<strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong> e si sviluppano in<br />

zoosporangi, lo stadio moltiplicatore del fungo. Nuove zoospore vengono così<br />

formate e si propagano nell’acqua una volta giunte a maturità, ciò <strong>che</strong> permette loro<br />

di contaminare altre parti della pelle o altri individui. A oggi, non sono stati descritti<br />

stadi di resistenza <strong>che</strong> permettano al fungo di sopravvivere per anni nell’ambiente.<br />

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