La chitridiomicosi: Una temibile micosi che colpisce gli anfibi ... - Karch
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<strong>La</strong> <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong>:<br />
<strong>Una</strong> <strong>temibile</strong> <strong>micosi</strong> <strong>che</strong> <strong>colpisce</strong> <strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong><br />
<strong>La</strong> <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong> è una nuova malattia de<strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong>, provocata dal fungo<br />
Batrachochytrium dendrobatidis. Questa epizoozia contribuisce al declino globale<br />
de<strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong>. In Svizzera, l’agente patogeno è stato osservato in diversi luoghi e su<br />
diverse specie di <strong>anfibi</strong>, e sono pure stati scoperti animali morti a causa alla<br />
malattia.<br />
L’Amphibian Conservation Action Plan dell’UICN (http://www.amphibians.org/<br />
newsletter/ACAP.pdf) descrive la <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong> come segue:<br />
« In fact, there is growing consensus among scientists that the spread of chytridiomycosis<br />
has driven and will continue to drive amphibian species to extinction at a<br />
rate unprecedented in any taxonomic group in human history. »<br />
(Sempre più scienziati sono d’accordo con il fatto <strong>che</strong> la propagazione della<br />
<strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong> ha portato e porta tuttora <strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong> verso l’estinzione, e questo con<br />
una rapidità mai osservata in alcun gruppo tassonomico nella storia dell’umanità.)<br />
Delle misure preventive sono dunque indispensabili: i biologi di terreno devono<br />
imperativamente disinfettare stivali, retini e qualsiasi altro materiale entrato<br />
potenzialmente in contatto con l’agente patogeno.<br />
Informazioni supplementari sulla <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong> e sulle misure preventive per la sua<br />
propagazione sono riassunte in questo documento PDF.<br />
Da dove proviene la malattia?<br />
<strong>La</strong> <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong> è una malattia relativamente recente, <strong>che</strong> <strong>colpisce</strong> anuri e urodeli.<br />
È stata scoperta nel 1998 su alcune rane tropicali in Australia e in America centrale,<br />
dove ha provocato delle morie di massa. In Europa, simili morie sono state<br />
osservate in Spagna.<br />
L’origine di questa epidemia esplosiva resta incerta. Due teorie si confrontano: la<br />
prima sostiene <strong>che</strong> il fungo sia indigeno e <strong>che</strong> dei cambiamenti ambientali abbiano<br />
trasformato questa muffa inoffensiva in un parassita patogeno. I cambiamenti in<br />
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questione potrebbero essere legati al surriscaldamento climatico, accompagnato in<br />
numerose regioni a una diminuzione delle precipitazioni. Il clima sfavorevole inoltre<br />
è fonte di stress per <strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong>, <strong>che</strong> diventano ancora più sensibili alle infezioni.<br />
<strong>La</strong> seconda teoria afferma <strong>che</strong> il fungo non sia indigeno, ma introdotto. Ne individua<br />
l’origine in Africa, poiché la malattia è stata osservata su esemplari di xenopo liscio<br />
(Xenopus laevis) conservati nei musei, risalenti al 1938. Questa datazione e l’origine<br />
africana dei primi casi favoriscono questa teoria. Inoltre, <strong>gli</strong> xenopi sono stati<br />
esportati in gran numero durante un lungo periodo, da una parte come test di<br />
gravidanza viventi, dall’altra come animali da laboratorio. Animali sfuggiti a questo<br />
destino hanno così potuto diffondere la malattia. Vi sono argomenti a favore o a<br />
sfavore di ognuna delle due teorie.<br />
Il commercio mondiale de<strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong> ha certamente contribuito alla propagazione<br />
continua della <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong>.<br />
Qualunque sia l’origine dell’agente patogeno, esso è oggi diffuso nel mondo intero,<br />
o quasi: è stato individuato in tutti i continenti occupati da <strong>anfibi</strong>. È presente an<strong>che</strong> in<br />
Svizzera, dove fa parte delle minacce <strong>che</strong> incombono sulle specie indigene.<br />
Biologia dell’agente infettivo<br />
L’agente della <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong>, Batrachochytrium dendrobatidis, è un fungo<br />
appartenente a un gruppo di muffe <strong>che</strong> decompongono la materia organica morta.<br />
Decompone an<strong>che</strong> le sostanze cornee (<strong>che</strong>ratina) della pelle de<strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong>. Non è<br />
quindi presente <strong>che</strong> sulle parti cornee, ossia solamente il campo boccale nei girini,<br />
ma tutta la pelle, di natura cornea, ne<strong>gli</strong> adulti.<br />
L’infezione si trasmette nell’acqua, attraverso le zoospore – fase mobile<br />
dell’infezione. Le spore colonizzano la pelle de<strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong> e si sviluppano in<br />
zoosporangi, lo stadio moltiplicatore del fungo. Nuove zoospore vengono così<br />
formate e si propagano nell’acqua una volta giunte a maturità, ciò <strong>che</strong> permette loro<br />
di contaminare altre parti della pelle o altri individui. A oggi, non sono stati descritti<br />
stadi di resistenza <strong>che</strong> permettano al fungo di sopravvivere per anni nell’ambiente.<br />
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Tuttavia, esso può persistere come muffa libera, dove le condizioni lo permettano;<br />
<strong>gli</strong> zoosporangi possono sopravvivere fino a sette settimane in acqua dolce e<br />
riprendere la loro crescita una volta tornati in contatto con la pelle di un <strong>anfibi</strong>o.<br />
Il fungo non è specie-specifico e infetta tutte le specie di anuri e urodeli oggi<br />
conosciute. <strong>La</strong> sensibilità delle specie non è uniforme: mentre alcune muoiono<br />
rapidamente in seguito all’infezione, altre (ad esempio rana verde maggiore e rana<br />
toro) possono sopravvivere senza particolari difficoltà a una forte contaminazione.<br />
Queste specie favoriscono la diffusione della malattia e costituiscono dei serbatoi<br />
(réservoirs) <strong>che</strong> permettono al fungo di ricontaminare l’acqua, un anno dopo l’altro.<br />
I girini <strong>che</strong> portano il fungo sulle parti boccali non presentano sintomi. Soccombono<br />
spesso in massa, durante o subito dopo la metamorfosi, quando il fungo si diffonde<br />
su tutta la pelle, divenuta nuovamente cornea. Si ignora la modalità con cui la<br />
<strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong> uccide il proprio ospite. <strong>Una</strong> teoria afferma <strong>che</strong> le funzioni cutanee<br />
(scambi, ritenzione idrica, respirazione) siano indebolite dall’infezione, conducendo<br />
alla morte. Un’altra teoria sostiene <strong>che</strong> il fungo emetta una tossina <strong>che</strong> avvelena<br />
l’animale. Entrambe le teorie spiegano i sintomi: <strong>gli</strong> animali diventano letargici e la<br />
loro pelle va visibilmente desquamandosi, in particolare sulle zampe e il ventre.<br />
Le tossine cutanee delle diverse specie <strong>anfibi</strong>e hanno vari gradi di efficacia contro il<br />
fungo: alcune frenano la malattia, ma senza poter praticamente mai impedire<br />
l’infezione. Alcuni batteri simbionti della pelle sembrano conferire una certa<br />
protezione contro le spore del fungo.<br />
Minaccia per <strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong> indigeni<br />
In maniera generale, le specie <strong>che</strong> soggiornano a lungo nell’acqua, allo stadio<br />
adulto o larvale, sono particolarmente esposte. A oggi, la malattia è stata constatata<br />
in Svizzera sulle specie seguenti: rospo ostetrico, rospo calamita, rospo comune,<br />
rana verde minore (o rana esculenta), rana verde maggiore, rana di <strong>La</strong>taste,<br />
salamandra pezzata, tritone alpino, tritone palmato. Morie di rospo ostetrico, rospo<br />
comune e salamandra pezzata sono state osservate in Spagna. Eventi simili sono<br />
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stati segnalati per altre specie, ma senza prova <strong>che</strong> la <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong> ne fosse la<br />
causa.<br />
Sfortunatamente, si ignora ancora quali condizioni scatenino la malattia.<br />
Innumerevoli fattori, come le particolarità delle diverse specie, il clima, le condizioni<br />
ambientali, le caratteristi<strong>che</strong> dell’habitat, ecc. contribuirebbero alla sua<br />
manifestazione. In settembre 2007, sono stati scoperti per la prima volta dei rospi<br />
ostetrici morti di <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong> in Svizzera.<br />
Sembra chiaro come il fungo non possa praticamente essere eliminato una volta<br />
giunto in un determinato luogo. Per questa ragione, è fondamentale innanzitutto<br />
impedirne la propagazione.<br />
Misure contro la propagazione della <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong><br />
Gli erpetologi e altri amici de<strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong> rappresentano il maggior rischio di<br />
propagazione dell’agente patogeno. Praticamente nessun altro visita tanti siti di<br />
<strong>anfibi</strong> in così poco tempo. È imperativo prestare attenzione a non trasportare<br />
zoospore da uno stagno all’altro. Tutto l’equipaggiamento (stivali, retino, ecc.) deve<br />
essere decontaminato mediante una delle misure seguenti :<br />
- <strong>La</strong>sciar seccare completamente materiale e scarpe, poiché il fungo muore per<br />
disseccamento (attenzione, an<strong>che</strong> il fango depositato sulle suole deve essiccare<br />
totalmente!).<br />
- Riscaldamento (5 min. a 60°C sono sufficienti).<br />
- Disinfezione: ad esempio, con della candeggina non diluita o dell’alcool al 70%<br />
(attenzione, queste sostanze sono tossi<strong>che</strong>; non disinfettare mai in prossimità<br />
dell’acqua). Esistono numerosi antimicotici efficaci contro la <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong>. Il<br />
virkon si è rivelato appropriato per il terreno (maggiori informazioni in tedesco<br />
all’indirizzo: www.tierarzneimittel.ch - parola chiave « virkon »). Il karch fornisce<br />
volentieri informazioni su altri prodotti e sulle diluizioni da applicare.<br />
Inoltre, qualsiasi trasferimento di organismi (vegetali – lenticchie d’acqua! –<br />
luma<strong>che</strong>, pesci) da un corpo d’acqua all’altro è da evitare, poiché le spore possono<br />
trovarsi su qualsiasi superficie umida.<br />
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Le misure di lotta alla <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong> possono apparire costrittive a<strong>gli</strong> erpetologi<br />
operanti sul terreno. Tuttavia, le proporzioni devastatrici <strong>che</strong> può assumere questa<br />
malattia non devono essere sottovalutate. Secondo le conoscenze attuali, essa si<br />
mantiene relativamente benigna in Svizzera. Sarebbe increscioso assistere al<br />
cambiamento di questa situazione, assistendo al comportamento incosciente di<br />
erpetologi e amici della natura!<br />
Misure profilatti<strong>che</strong> supplementari sono descritte sul sito „Amphibian Disease<br />
Homepage“ della University James Cook.<br />
http://www.jcu.edu.au/school/phtm/PHTM/frogs/control.htm#quarantine<br />
Ritrovamento di <strong>anfibi</strong> morti: come comportarsi?<br />
Gli <strong>anfibi</strong> trovati morti devono essere conservati in alcool 70% o in congelatore.<br />
Informate il karch il più presto possibile, in modo da poter organizzare un esame dei<br />
cadaveri. Per informazioni supplementari su internet, cliccate qui.<br />
http://www.jcu.edu.au/school/phtm/PHTM/frogs/pmfrog.htm<br />
Informazioni supplementari<br />
Il karch risponde volentieri alle domande concernenti la <strong>chitridio<strong>micosi</strong></strong> : inviate<br />
semplicemente un mail a info@karch.ch.<br />
I tre documenti seguenti forniscono alcune informazioni supplementari :<br />
1) «The DAPTF field work code of practice. » (inglese). Il documento PDF è<br />
disponibile sul sito del karch.<br />
2) «Proposition d’un protocole d’hygiène pour réduire les risques de dissémination<br />
d’agents infectieux et parasitaires <strong>che</strong>z les amphibiens lors d’intervention sur le<br />
terrain.» («Proposta di un protocollo d’igiene per ridurre i rischi di disseminazione di<br />
agenti infettivi e parassitari nei confronti de<strong>gli</strong> <strong>anfibi</strong> in caso di interventi sul<br />
terreno»). Il documento PDF è disponibile sul sito del karch.<br />
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3) Il sito «Amphibian Disease Homepage» della University James Cook.<br />
http://www.jcu.edu.au/school/phtm/PHTM/frogs/pmfrog.htm<br />
© karch<br />
Benedikt Schmidt, 18 ottobre 2007<br />
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