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N. 5 - Settembre/Ottobre 2006 - cerca - Fiba

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Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. d.l. 393/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n.46) art.1, com.2, dcb Roma<br />

RISIKO FINANZIARIO<br />

rivista bimestrale, numero 5<br />

settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

Inoltre: Donne, la storia – Come calcolare... Prescrizione e decadenza per la conservazione dei documenti


Direttore responsabile:<br />

Giuseppe Gallo<br />

Comitato di direzione:<br />

Giuseppe Gallo, Giovanni Casiroli, Guido Cavalieri,<br />

Roberto Garibotti, Sergio Girgenti, Pier Luigi Ledda,<br />

Pietro Mariani, Mario Mocci, Giancarlo Pezzanera,<br />

Giulio Romani,Alessandro Spaggiari, Elena Vannucci<br />

Redazione:<br />

Angela Cappuccini (caporedattore),<br />

Andrea Baccherini, Umberto Bognani,<br />

Giusi Esposito, Maurizio Locatelli,<br />

Anna Masiello, Paola Vinciguerra<br />

Fotocomposizione e ri<strong>cerca</strong> iconografica:<br />

Antonella Di Girolamo<br />

LAVORO BANCARIO<br />

E ASSICURATIVO<br />

Aut. decreto n. 236/92<br />

del 15/04/1992 - reg. stampa Roma<br />

Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. d.l. 393/2003 (conv. in<br />

l. 27/02/2004 n.46) art.1, com.2, dcb Roma<br />

Direzione e amministrazione:<br />

Via Modena 5, 00184 Roma -<br />

Tel. 06/4746351 - Fax 06/4746136<br />

e-mail: fiba@fiba.it<br />

sito web: www.fiba.it<br />

Fotolito:<br />

Jumbo Services srl - Via Carpi, 19 - 00040 Pomezia<br />

(Roma), tel. 0691607624<br />

Stampa:<br />

Società Tipografica Romana srl<br />

Via Carpi, 19 - 00040 Pomezia<br />

(Roma), tel. 0691251177<br />

Tiratura: 83.000 copie<br />

SOMMARIO<br />

N. 5<br />

SETTEMBRE/OTTOBRE <strong>2006</strong><br />

3 – Editoriale di Giuseppe Gallo<br />

4 – Diario di Bak a cura di Andrea Baccherini<br />

5 – Internazionale a cura di Maurizio Locatelli<br />

6 – Focus Risiko finanziario<br />

Concentrazioni di seconda generazione di Giuseppe Gallo<br />

Le grandi manovre di Matteo Ghisellini e Andrea Scaglioni<br />

Fusione Intesa Sanpaolo, una scommessa<br />

sulla responsabilità sociale di Mario Mocci<br />

Una fusione che anima il mercato e la passione<br />

dei sindacalisti di Pietro Mariani<br />

La voce del sindacato in azienda<br />

di Mauro Incletolli e Ernesto Tagliarini<br />

Quanto stress... di Anna Masiello<br />

La voce dei lavoratori di Paola Vinciguerra<br />

18 – Come calcolare... a cura di Cesare Sandulli<br />

20 – Società civile a cura di PaolaVinciguerra<br />

21 – Consumi a cura di Angela Cappuccini<br />

22 – Legale a cura di Luigi Verde<br />

23 – www fiba.it crescono gli ascolti di Pierluigi Ledda<br />

24 – Donne, la storia di Nadia Vittone<br />

25 – Solidarietà, progetto Apros di Angela Cappuccini<br />

26 – Recensioni a cura di Anna Masiello<br />

GLI AUTORI<br />

Giuseppe Gallo segretario generale <strong>Fiba</strong> Cisl<br />

Andrea Baccherini redazione Conquiste del Lavoro<br />

Angela Cappuccini resp Ufficio stampa <strong>Fiba</strong> Cisl<br />

Giusi Esposito resp coord. femminile <strong>Fiba</strong><br />

Matteo Ghisellini comp. ufficio ri<strong>cerca</strong> <strong>Fiba</strong> naz.<br />

Mauro Incletolli segr. resp. <strong>Fiba</strong> Gruppo Sanpaolo<br />

Domenico Iodice comp. ufficio ri<strong>cerca</strong> <strong>Fiba</strong> Naz.<br />

Pier Luigi Ledda resp. Dipartimento comunicazione, formazione e ri<strong>cerca</strong><br />

Maurizio Locatelli resp. formazione <strong>Fiba</strong> Lombardia<br />

Anna Masiello comp. ufficio formazione <strong>Fiba</strong> naz.<br />

Cesare Sandulli collaboratore <strong>Fiba</strong> naz.<br />

Andrea Scaglioni resp. ufficio ri<strong>cerca</strong> <strong>Fiba</strong> Naz.<br />

Ernesto Tagliarini segr. resp. <strong>Fiba</strong> Banca Intesa<br />

Luigi Verde resp. ufficio legale <strong>Fiba</strong> naz.<br />

Paola Vinciguerra resp. formazione <strong>Fiba</strong> Sicilia<br />

Nadia Vittone Segretaria Sas Complesso <strong>Fiba</strong> Cisl SanPaolo-Imi<br />

Achille Cadeddu e Giuseppe Gargano sono gli autori della vignetta


Il Segretario generale<br />

<strong>Fiba</strong> Cisl Giuseppe Gallo<br />

Le banche<br />

italiane<br />

nell’ultimo<br />

decennio,<br />

possono<br />

vantare la<br />

ristrutturazione<br />

sistemica più<br />

profonda di<br />

ogni altro<br />

comparto<br />

produttivo.<br />

EDITORIALE<br />

Concentrazioni<br />

di seconda generazione<br />

di Giuseppe Gallo<br />

UniCredit/Hbv Abm-Amro/Antonveneta, Bmp<br />

– Parisbas/Bnl, Intesa/S.Paolo aprono la seconda<br />

generazione delle concentrazioni e delle<br />

acquisizioni di controllo.<br />

La prima generazione, pionieristica come spesso<br />

accade alle primogeniture, ha attraversato<br />

d’impeto il sistema bancario italiano tra la<br />

metà degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio.<br />

Essa ha condotto il sistema a standard<br />

di concentrazione elevati nel raffronto europeo:<br />

i primi 5 gruppi detengono il 51% delle<br />

quote di mercato, i primi 10 gruppi l’82%. Il<br />

fenomeno delle concentrazioni bancarie è un<br />

elemento, certamente rilevante, di una mutazione<br />

morfologica e strutturale, assai più complessa,<br />

il riposizionamento strategico del sistema,<br />

che ha investito gli assetti proprietari, (attraverso<br />

le privatizzazioni) i modelli organizzativi,<br />

le innovazioni di prodotto e di processo,<br />

le reti distributive, il ruolo delle risorse umane,<br />

il ridisegno contrattuale della categoria dei lavoratori<br />

bancari.<br />

I risultati del riposizionamento strategico, in<br />

tempi brevi, sono stati straordinari.<br />

Il sistema bancario italiano ha superato la crisi<br />

tendenziale della metà degli anni ’90 (la<br />

redditività di mezzi propri nel triennio<br />

1994/1996 era precipitata all’1,56%) conquistando,<br />

all’inizio degli anni 2000, livelli economici,<br />

reddituali, patrimoniali comparabili<br />

con gli standard dei sistemi bancari europei<br />

più competitivi.<br />

La prima generazione di concentrazioni appartiene,<br />

quindi, ad una storia di successi per<br />

le aziende di credito italiane. Che possono,<br />

egualmente rivendicare il buon esito dei processi<br />

di privatizzazione, quasi unico (considerando<br />

il carattere parziale delle privatizzazioni<br />

Enel ed Eni) ed incomparabile ai fallimenti<br />

diffusi, dalla privatizzazione delle autostrade<br />

alla privatizzazione delle telecomunicazioni.<br />

Le banche italiane nell’ultimo decennio, possono<br />

vantare la ristrutturazione sistemica più<br />

profonda di ogni altro comparto produttivo.<br />

Si dimentica troppo spesso (amnesia dolosa!)<br />

che quella ristrutturazione sistemica fu concertata<br />

tra il primo Governo Prodi, le OO.SS.<br />

Settoriali, ABI e Federasse il 4/6/1997. Il Protocollo<br />

stipulato in quella data fu il business<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

3<br />

plan condiviso dal riposizionamento strategico<br />

del sistema bancario. Non fu inviato all’Abi alcun<br />

documento Rovati riservato. Tutto fu discusso<br />

con trasparenza, autonomia responsabilità<br />

ed efficacia tra le parti sociali ed il Governo.<br />

È indice di preoccupante pochezza politica<br />

che sia stata rimossa la storia di un riposizionamento<br />

strategico concertato di successo a<br />

favore della riesumazione di un modello di relazioni<br />

tra politica ed economia logoro, bolso,<br />

opaco e fallimentare.<br />

Il riequilibrio competitivo delle aziende di credito,<br />

al quale i lavoratori hanno massimamente<br />

contribuito, ha manifestato deficit sociali.<br />

Il primo riguarda la dinamica occupazionale.<br />

Nel 1993 i lavoratori bancari erano 360.624<br />

(punta massima), nel 2004 336.877 (-23.747<br />

pari al 6,58%).<br />

Quantunque il Fondo di Solidarietà (ammortizzatore<br />

sociale unico nel terziario) abbia<br />

consentito di accompagnare i lavoratori alla<br />

pensione su base quasi universalmente volontaria<br />

(insieme agli esodi incentivati), la dinamica<br />

occupazionale declinante è una priorità<br />

che intendiamo affrontare ed invertire nel<br />

prossimo, imminente rinnovo contrattuale.<br />

Il secondo chiama in causa il meccanismo<br />

distributivo. Fatto 100 il valore dei dividendi<br />

nel 1996, nel 2004 quel valore, in termini<br />

reali è pari a 360; fatto 100 il costo dei servizi<br />

bancari nel 1996, lo stesso valore nel 2004 è<br />

pari a 160 in termini reali; fatto 100 il costo<br />

del lavoro nel 1996, la grandezza si riduce a<br />

93,7 nel 2004 in termini reali (mentre il potere<br />

d’acquisto delle retribuzioni è sostanzialmente<br />

stabile).<br />

Appare con evidenza lo scarto esponenziale<br />

tra la crescita di reddito degli azionisti ed i benefici<br />

dei lavoratori e dei clienti derivanti dal<br />

riequilibrio competitivo del sistema bancario.<br />

Per queste ragioni il 16/6/2004 abbiamo sottoscritto<br />

con l’Abi il Protocollo per lo sviluppo socialmente<br />

ed ambientalmente sostenibile e<br />

compatibile del sistema bancario italiano, sette<br />

anni dopo il Protocollo 4/6/1997, in sede di<br />

consuntivo e di diagnosi critica.<br />

segue a pag. 6 →


7 luglio <strong>2006</strong> - Dpef, la Cisl<br />

teme pesanti ricadute sui più<br />

deboli. Parole chiare nell’incontro<br />

col ministro dell’Economia<br />

Padoa Schioppa.<br />

8/9 luglio - Sul Dpef la Cisl<br />

chiede un chiarimento al Governo.<br />

11 luglio – Bonanni chiede<br />

al Governo di ripartire dalla<br />

politica dei redditi. Nord-Sud,<br />

il divario che non piace al sindacato.<br />

12 luglio – Grande riunione<br />

delle donne Cisl. Bonanni: una<br />

giornata storica. Patto sociale di<br />

genere per lo sviluppo. Draghi<br />

promuove il decreto sulle liberalizzazioni.<br />

14 luglio – Pubblico impiego,<br />

verso una manovra concertata.<br />

La Cisl propone un patto per<br />

sviluppo e qualità. Necessarie<br />

risposte sui precari e sui contratti.<br />

15/16 luglio – Trasporti: nasce<br />

la cabina di regia a palazzo<br />

Chigi. Sospesi gli scioperi.<br />

18 luglio – Esecutivi unitari di<br />

Cgil, Cisl e Uil contro l’evasione<br />

fiscale e il lavoro irregolare.<br />

Sindacati si mobilitano contro<br />

le piaghe più gravi dell’economia<br />

italiana.<br />

20 luglio – Consegnata a Damiani<br />

la piattaforma unitaria<br />

contro il sommerso.<br />

21 luglio – L’industria italiana<br />

riprende la corsa. Pressing del<br />

sindacato sul Governo per un<br />

confronto sulla politica dei<br />

redditi.<br />

22/23 luglio – Bruno Manghi<br />

alla guida del Centro Studi Cisl<br />

di Firenze.<br />

25 luglio – Cresce l’allarme<br />

energetico. La Cisl chiede sull’energia<br />

scelte nette.<br />

26 luglio – Padoa Schioppa<br />

vuole sanzioni più severe contro<br />

l’evasionre.<br />

27 luglio – I sindacati in<br />

udienza dal presidente della Repubblica<br />

Giorgio Napolitano<br />

per rappresentare le ragioni del<br />

IL DIARIO DI BAK<br />

a cura di Andrea Baccherini<br />

Avviso comune cooperative e sindacati<br />

su diritti di partecipazione<br />

lavoro. Nel Libano martoriato<br />

dalla guerra occorre un forza<br />

Onu di interposizione.<br />

29/30 luglio – Il Governo avvia<br />

una cabina di regia con sindacati<br />

e Confindustria per la<br />

manovra finanziaria 2007. Bonanni:<br />

incontro importante.<br />

1 agosto <strong>2006</strong> – Libano:<br />

Israele non si ferma. Il caro petrolio<br />

fa crescere i costi alla<br />

produzione.<br />

3 agosto – Sulla “manovrina”<br />

il Governo ottiene il settimo<br />

voto di fiducia alla Camera. Baretta<br />

spiega come si possono<br />

realizzare le grandi opere.<br />

4 agosto - Alitalia come Air<br />

One, allarmati i sindacati. Lavoro<br />

e previdenza, tante caselle<br />

ancora da riempire nel bilancio<br />

dell’Esecutivo.<br />

24 agosto – Bonanni: ammortizzatori<br />

sociali e tutele per una<br />

flessibilità in sicurezza. La Cisl<br />

critica l’ipotesi di fusione Inps-<br />

Inpdap: non crea risparmi ma<br />

solo inefficienze.<br />

Un altro passo avanti importante per i diritti di partecipazione dei lavoratori in Europa. Centrali<br />

cooperative e sindacati confederali italiani hanno infatti firmato un avviso comune per il recepimento<br />

della direttiva europea 22 luglio 2003, n. 72 che completa lo statuto della società cooperativa europea<br />

per quanto riguarda il coinvolgimento dei lavoratori tramite il riconoscimento dei diritti di informazione<br />

e consultazione e, a determinate condizioni, anche forme di partecipazione. Soddisfatti i<br />

sindacati, soprattutto ”per la valorizzazione del metodo concertativo e della autonomia collettiva<br />

seguito dal ministero”. Per il segretario generale aggiunto della Cisl, Pier Paolo Baretta, inoltre, la direttiva<br />

2003/72 rafforza un principio importante già introdotto con la direttiva sulla Società europea.Vale<br />

a dire che, per sostenere la competitività delle imprese europee, assume valore strategico il<br />

coinvolgimento dei lavoratori. La società cooperativa europea, infatti, analogamente alla società europea,<br />

per essere riconosciuta e registrata come tale necessita di un accordo tra le parti sui diritti di<br />

informazione, consultazione e, in alcuni casi, anche di partecipazione dei lavoratori. Con l’“avviso comune”,<br />

sottoscritto recentemente, le parti sociali propongono al legislatore la posizione condivisa in<br />

merito alla formulazione del testo di legge che dovrà essere emanato per recepire in Italia la direttiva<br />

europea. Non solo. Oltre all’avviso comune, le organizzazioni cooperative e i sindacati confederali<br />

hanno firmato un impegno per la ripresa e il rilancio del tavolo di confronto su importanti tematiche<br />

quali il contributo della cooperazione allo sviluppo economico, la piena attuazione della legge sul<br />

socio lavoratore, la governance cooperativa, la diffusione della vigilanza all’intera realtà cooperativa,<br />

la correttezza del sistema degli appalti, la lotta ai casi di dumping contrattuale, il potenziamento della<br />

formazione dei lavoratori e l’estensione della previdenza complementare, anche attraverso la razionalizzazione<br />

del sistema dei fondi pensione congiuntamente promossi.<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

4<br />

25 agosto – San Paolo-Intesa<br />

verso una fusione positiva. Ilva<br />

di Taranto: troppi infortuni e<br />

poca sicurezza.<br />

29 agosto – Da Bruxelles un<br />

secco no ad una manovra pluriennale.<br />

Intesa-San Paolo: la <strong>Fiba</strong><br />

Cisl aspetta il piano d’impresa.<br />

5 settembre <strong>2006</strong> – Al via i<br />

tavoli su sviluppo e politica dei<br />

redditi. Fps: part time per gli<br />

statali? Sì se volontario.<br />

6 settembre – Bonanni rilancia<br />

il tema della fiscalità di vantaggio<br />

come volano per lo sviluppo<br />

del Mezzogiorno. L’Unione<br />

Europea vede al rialzo il Pil<br />

dell’Italia.<br />

12 settembre – Pensionati<br />

pronti alla mobilitazione: chiedono<br />

la rivalutazione delle pensioni,<br />

il Fondo per l’autosifficienza<br />

ed equiparazione della<br />

no tax area.<br />

13 settembre – Telecom diventa<br />

una caso. I sindacati proclamano<br />

lo sciopero. Lo scorporo<br />

di Tim non convince.<br />

16/17 settembre – I sindacati,<br />

su Autostrade e Telecom<br />

chiedono un incontro al Governo.Alitalia,<br />

confermato lo sciopero.<br />

Istat: cala la produzione<br />

industriale.<br />

21 settembre – Sindacati in<br />

campo contro il nuovo schiavismo.Telecom<br />

il 3 ottobre sarà<br />

sciopero.<br />

27 settembre – I sindacati<br />

della scuola sono pronti allo sciopero<br />

generale dopo il deludente<br />

incontro con Romano Prodi. Santini:<br />

insostenibili i tagli annunciati.<br />

29 settembre – Approvata la<br />

Finanziaria 2007. Sul tfr in manovra<br />

no dei sindacati.


Emergenza<br />

immigrazione<br />

Mamma mia dammi cento lire che in<br />

America voglio andar… Così inizia<br />

un famoso canto popolare della<br />

seconda metà dell’Ottocento<br />

molto diffuso in tutta l’area padana.<br />

Un canto di emigrazione, che<br />

ricorda il destino di milioni di italiani<br />

che hanno lasciato il nostro<br />

paese alla ri<strong>cerca</strong> di lavoro.<br />

Oggi l’Italia si ritrova ad essere, da<br />

paese di emigrazione, un paese di<br />

immigrazione.<br />

Durante tutta l’estate, e ancora oggi,<br />

migliaia e migliaia di donne, di uomini<br />

e anche bambini, sono sbarcati<br />

sulle nostre coste, sulle coste dei<br />

paesi europei del Mediterraneo. Di<br />

fronte a tale fenomeno la reazione<br />

in Italia è sempre e solo una risposta<br />

emergenziale. Ma fino a quando<br />

continuerà tutto questo? “Finché<br />

ci saranno imprese e famiglie<br />

che, per scelta o per necessità,<br />

assumono (e ri<strong>cerca</strong>no) immigrati<br />

disposti a lavorare senza contratto,<br />

il fenomeno dell’immigrazione<br />

irregolare continuerà a riprodursi”.<br />

Così risponde il Prof.<br />

Maurizio Ambrosini nell’intervista<br />

che riportiamo. Autore di numerosi<br />

libri sul tema, è docente di<br />

Sociologia dei processi migratori<br />

presso la Facoltà di Scienze Politiche<br />

dell’Università Statale di Milano,<br />

nonché Responsabile Scientifico<br />

del Centro Studi Medì, Migrazioni<br />

nel Mediterraneo, di Genova.<br />

– Quando si può datare, se si può, l’inizio<br />

del fenomeno migratorio così<br />

come stiamo assistendo da anni a<br />

questa parte con sbarchi clandestini<br />

sulle nostre coste?<br />

Il fenomeno degli sbarchi è correlato<br />

con l’irrigidimento delle pro-<br />

cedure per l’ingresso in Italia da<br />

paesi extracomunitari a basso<br />

reddito, dunque all’incirca dal<br />

1990 (legge Martelli). I primi grandi<br />

sbarchi, che ebbero un vistoso<br />

risalto mediatico, furono quelli<br />

dall’Albania, dopo la caduta del regime<br />

comunista.<br />

Non va dimenticato che in generale<br />

l’innalzamento di barriere contro<br />

gli ingressi provoca la ri<strong>cerca</strong> di<br />

porte di accesso alternative.<br />

Sarebbe comunque un errore ritenere,<br />

come molti hanno scritto nei<br />

mesi estivi, che il principale canale<br />

di arrivo degli immigrati irregolari<br />

siano le barche, e che il problema si<br />

possa risolvere pattugliando meglio<br />

le coste. La vera frontiera è interna,<br />

e riguarda la regolazione<br />

del mercato del lavoro. Finché<br />

ci saranno imprese e famiglie<br />

che, per scelta o per necessità, assumono<br />

(e ri<strong>cerca</strong>no) immigrati<br />

disposti a lavorare senza contratto,<br />

il fenomeno dell’immigrazione irregolare<br />

continuerà a riprodursi.<br />

– Esiste un dato quantitativo attendibile?<br />

Gli sbarcati a Lampedusa dall’inizio<br />

dell’anno ad oggi (metà settembre)<br />

sono stati circa 13.000.Al momento<br />

di presentare le domande per le<br />

chiamate nominative di lavoratori<br />

immigrati formalmente residenti<br />

INTERNAZIONALE<br />

a cura di Maurizio Locatelli<br />

Intervista al prof. Maurizio Amborsini (a sinistra nella foto)<br />

IL Binocolo: lavoro e lavoratori<br />

oltre confine<br />

BRASILE: Dopo quattro anni di mandato, il presidente<br />

operaio e sindacalista Luiz Inacio Lula da Silva si ricandida alle elezioni presidenziali<br />

con la previsione di essere rieletto.<br />

IMMIGRATI E LAVORO NERO: Il 21 ottobre manifestazione sindacale<br />

unitaria a Foggia contro lavoro nero, capolarato e gli inquietanti rigurgiti di<br />

schiavismo.<br />

USA, 11 SETTEMBRE: migliaia di lavoratori, dei 40.000 addetti alla sanità<br />

e sicurezza, che operarono nelle rovine del World Trade Center, sono a rischio<br />

di malattie croniche, molti con danni irreparabili agli organi, invecchiati per un<br />

equivalente di dodici anni nell’anno successivo alla tragedia.<br />

all’estero, ma in realtà<br />

quasi sempre già inseriti<br />

nell’economia sommersa<br />

in Italia, nel mese di marzo,<br />

è emerso che gli interessati<br />

a questa sorta di<br />

sanatoria mascherata<br />

erano circa 500.000. Il divario<br />

è evidente, e si<br />

spiega non immaginando<br />

che centinaia di migliaia<br />

di immigrati sbarchino in<br />

porti fantasma e riescano<br />

a far perdere le tracce, ma più<br />

semplicemente con il fatto che<br />

l’immigrato irregolare in realtà di<br />

solito entra regolarmente, con un<br />

permesso turistico, poi trova un lavoro<br />

in nero, si trattiene oltre il<br />

tempo concesso dal suo permesso<br />

e diventa irregolare. Poi attende<br />

con pazienza (ma anche con sofferenza)<br />

la prossima inevitabile sanatoria<br />

per riemergere. Si stima che<br />

due immigrati su tre oggi regolari<br />

siano stati prima irregolari, per un<br />

periodo più o meno lungo; per i lavoratori<br />

la quota è ancora più alta,<br />

giacché gli ingressi regolari avvengono<br />

perlopiù per ricongiungimento<br />

familiare.<br />

– Una volta sbarcati, che fine fanno i<br />

clandestini? Rimangono al Sud, vengono<br />

rimpatriati, che altro?<br />

I cosiddetti clandestini in realtà<br />

vengono poi, almeno in parte, riconosciuti<br />

come rifugiati politici.<br />

Altri, dopo i 60 giorni al massimo<br />

di trattenimento nei CPT (Centri<br />

di Permanenza Temporanea) vengono<br />

rilasciati con un decreto di<br />

espulsione. Molti però non ottemperano<br />

e rimangono in Italia, o<br />

<strong>cerca</strong>no di passare in altri paesi<br />

europei. Solo una minoranza vengono<br />

effettivamente espulsi. Se<br />

non hanno documenti, non si sa<br />

con certezza da dove arrivino e<br />

non esistono accordi con i paesi<br />

di provenienza, è praticamente<br />

inutile <strong>cerca</strong>re di espellerli.<br />

Trattenimento nei CPT ed espulsioni,<br />

inoltre, hanno dei costi economici<br />

e organizzativi rilevanti, ed<br />

è difficile immaginare di spendere<br />

ancora di più: la Corte dei Conti ha<br />

formulato due anni fa una severa<br />

reprimenda all’indirizzo del Governo<br />

per lo squilibrio tra risorse destinate<br />

alla repressione e risorse<br />

destinate all’integrazione degli immigrati,<br />

rilevando che nel biennio<br />

2002-2003 sono stati investiti<br />

230 milioni di euro per attività<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

5<br />

di contrasto dell’immigrazione<br />

irregolare e soltanto 102<br />

milioni per iniziative di sostegno<br />

all’integrazione, e parlando<br />

di “approccio condizionato<br />

da emergenza e urgenza”. In<br />

generale, nessun paese occidentale<br />

è mai riuscito a espellere più del<br />

12-15% degli immigrati irregolari<br />

individuati. I paesi che hanno ottenuto<br />

successi maggiori si trovano<br />

in contesti in cui le idee dei diritti<br />

umani e di procedure garantiste<br />

non sono propriamente le più<br />

avanzate. Nei paesi democratici<br />

trattenimenti ed espulsioni hanno<br />

soprattutto un significato simbolico:<br />

servono da deterrente verso gli<br />

aspiranti all’ingresso e da rassicurazione<br />

per le opinioni pubbliche interne,<br />

dimostrando che i governi si<br />

danno da fare per fronteggiare l’immigrazione<br />

non autorizzata.<br />

– Che tipo di soluzioni, a suo parere,<br />

si possono individuare, non certo per<br />

eliminare, ma almeno per ridurre il<br />

fenomeno “sbarchi”, almeno fosse solo<br />

per salvare innocenti vite umane?<br />

Il problema dell’immigrazione irregolare<br />

esiste in tutti i paesi sviluppati,<br />

che adottano politiche restrittive<br />

più o meno rigide nei confronti<br />

degli ingressi di persone provenienti<br />

da paesi più poveri. È più<br />

grave quando la vicinanza geografica<br />

rende relativamente più agevoli<br />

i viaggi, ma soprattutto quando<br />

esiste un’economia sommersa<br />

ricettiva per la manodopera<br />

in condizione irregolare.<br />

La questione non è quindi di facile<br />

soluzione. Occorrono certamente<br />

canali legali di ingresso più<br />

accessibili, ma anche più controlli<br />

sull’economia sommersa.<br />

Gli accordi con i paesi d’origine e di<br />

transito possono essere utili (dall’Albania<br />

il fenomeno è quasi cessato),<br />

ma comportano dei costi politici<br />

oltre che economici, come quello<br />

di sdoganare un paese come la Libia,<br />

e soprattutto di delegare il “lavoro<br />

sporco” di repressione dei movimenti<br />

di persone a regimi che non<br />

guardano molto per il sottile quanto<br />

a rispetto dei diritti umani.<br />

Per approfondire consigliamo la<br />

lettura del Dossier Statistico Immigrazione<br />

Caritas/Migrantes <strong>2006</strong><br />

www.dossierimmigrazione.it<br />

www.ismu.org<br />

www.csmedi.it<br />

ww.anolf.it


A cosa portano<br />

le grandi manovre<br />

del credito?<br />

di Matteo Ghisellini e Andrea Scaglioni<br />

RISIKO FINANZIARIO<br />

Il sistema bancario italiano ha cambiato struttura<br />

La partita di vertice pare essersi conclusa. In meno<br />

di un anno il sistema bancario italiano ha cambiato<br />

struttura.<br />

Avevamo tre gruppi medio grandi (Unicredit, Sanpaolo, Intesa),<br />

oggi abbiamo due gruppi di taglia europea. Unicredit,<br />

europeo oltre che per dimensione anche per mercati<br />

dopo gli acquisti all’Est e la fusione con Hvb; Intesa – San<br />

Paolo, europea al momento per dimensione ma con i muscoli<br />

per diventarla anche sui mercati. Due banche medie,<br />

Antonveneta e Bnl sono possedute la prima dal gruppo<br />

olandese Abn Amro e la seconda dai francesi di Paribas.<br />

Due grandi gruppi con un solido insediamento in Italia<br />

era un obiettivo minimo per un paese che è comunque<br />

tra le principali economie del mondo. Forse si poteva<br />

puntare a tre, coinvolgendo Mps e Capitalia rispettivamente<br />

con San Paolo e Intesa ma la strada non si è dimostrata<br />

percorribile.<br />

→ segue da pag. 3<br />

Ne emerge un’idea di banca alla quale tendere, capace di<br />

innovare il modo di produrre valore (rispettoso della centralità<br />

delle persone ed alieno al mal di budget); di riequilibrare<br />

a favore dei lavoratori, della clientela, della comunità<br />

di riferimento, la ripartizione del valore prodotto; di<br />

uscire dalle ossessioni di breve periodo che impediscono la<br />

proiezione strategica; di realizzare governance partecipative<br />

aperte agli stokeholders a partire dai lavoratori azionisti.<br />

In questo contesto prende avvio la seconda generazione di<br />

concentrazioni bancarie.<br />

La brevi note storiche che precedono ci consentono di delinearne<br />

le specificità.<br />

FOCUS<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

6<br />

Nei prossimi mesi è alla lega inferiore per dimensioni<br />

che si dovrà guardare e cioè a Capitalia, Monte dei Paschi<br />

e alle Popolari che potranno comportare assestamenti<br />

importanti ma che non sembrano comunque in<br />

grado di incidere sui già definiti rapporti di forza.<br />

Rimane il nodo Generali, di cui Unicredit è azionista importante<br />

attraverso Mediobanca, e che sono a loro volta<br />

azionisti di Intesa – San Paolo, gruppo con il quale le<br />

Generali hanno importanti rapporti operativi; un triangolo<br />

anomalo, complicato dal fatto che con le Generali<br />

ha a che fare anche Capitalia, anch’essa importante<br />

azionista di Mediobanca.<br />

Questo quadro di estrema sintesi porta a stimare in 100<br />

miliardi il valore in euro per le fusioni ed acquisizioni<br />

sul mercato italiano nel <strong>2006</strong> con una accelerazione nel<br />

secondo semestre dopo che nel primo il totale si era fermato<br />

a 39 miliardi.<br />

Ogni generazione rivendica, infatti, la propria identità,<br />

spesso irriducibile. Perciò il dialogo intergenerazionale è<br />

opportuno e fecondo.<br />

La seconda generazione ha il carattere distintivo della contendibilità<br />

proprietaria europea.<br />

La battaglia di retroguardia in difesa dell’italianità delle banche<br />

e la fine ingloriosa dei suoi protagonisti, un mix inquietante<br />

tra concezione feudale della banca centrale ed avventurismo<br />

predatorio di provincia, ci dicono che le concentrazioni<br />

sovrannazionali domineranno la scena nel lungo periodo.<br />

Le concentrazioni europee scatenano ulteriori concentrazioni<br />

nazionali. L’unica risposta alle scalate europee consiste<br />

nell’alzarne il costo, aumentando il più possibile la capi-


Ma questi processi di riassetto a<br />

quali sinergie portano e con quali<br />

conseguenze?<br />

È davvero la crescita dimensionale<br />

la via di crescita della redditività? E<br />

quali sono i reali impatti sui lavoratori<br />

e sulla clientela?<br />

“Le fusioni bancarie in media generano<br />

scarsi benefici per gli azionisti.<br />

Le economie di scala e le sinergie,<br />

spesso indicate come importanti motivazioni<br />

alla base delle integrazioni,<br />

in realtà non sono molto rilevanti<br />

per l’acquirente che è invece mosso<br />

dalla volontà di trasferire ed utilizzare<br />

il proprio know how sulla preda e<br />

dal desiderio di espandere il proprio<br />

Istituto come fosse un impero”.<br />

Questo è quanto emerge da un recente<br />

studio elaborato dal servizio<br />

studi di Bankitalia da dove si evince<br />

altresì che “i prezzi pagati dal compratore<br />

sono particolarmente elevati,<br />

soprattutto se vanta un’ampia disponibilità<br />

di risorse finanziarie e se<br />

il management della banca acquirente<br />

è in carica da lungo tempo”.<br />

Lo studio sottolinea altre spigolature<br />

interessanti. Ad esempio “il prezzo<br />

per l’acquisto è spesso proporzionale<br />

alla differenza di efficienza<br />

operativa tra acquirente e preda, il<br />

che equivale a dire che spesso una<br />

banca di alto profilo finisce per strapagarne<br />

una meno ricca e meno patrimonializzata”.<br />

“Anche la Corporate Governance fa<br />

la differenza, ad esempio l’acquisi-<br />

talizzazione di borsa attraverso fenomeni di fusione e di<br />

controllo. La fusione tra S. Paolo e Banca Intesa appartiene<br />

strutturalmente a questa dinamica. Ed è la condizione per<br />

ulteriori concentrazioni sovrannazionali.<br />

La dialettica tra concentrazioni europee e concentrazioni<br />

nazionali attiva processi circolari e cumulativi di lungo periodo.<br />

Essi coinvolgono aziende e sistemi altamente competitivi in<br />

virtù della prima generazione di concentrazione. Esistono<br />

le condizioni per contenere, modulare nel tempo, azzerare<br />

le ricadute occupazionali negative derivanti dalle inevitabili<br />

economie di scala, superando il deficit occupazionale<br />

della prima generazione di concentrazioni. A questo obiet-<br />

FOCUS<br />

zione di banche popolari<br />

richiede un premio superiore<br />

nell’offerta così come<br />

quando l’Istituto è<br />

quotato in borsa e dunque<br />

la valutazione è molto<br />

più semplice”.<br />

Grave è anche il fatto che<br />

“il prezzo pagato per l’acquisizione<br />

è proporzionale<br />

agli anni che gli amministratori<br />

delegati hanno<br />

trascorso a capo della<br />

banca”. Ciò vorrebbe significare che<br />

dopo una lunga carriera o forse una<br />

volta conquistata la credibilità e la<br />

libertà per chiudere un grande deal<br />

(affare), i manager guardano più alla<br />

propria grandeur che non al portafoglio<br />

dei soci.<br />

Da ultimo “la diminuzione della concorrenza<br />

rende più facili i cartelli tra<br />

banche che alla fine omogeneizzano<br />

i costi a loro favore senza contare che<br />

attraverso le fusioni, oltre al generale<br />

contenimento di oneri amministrativi<br />

e dei costi operativi, diventa di fatto<br />

possibile concretizzare la razionalizzazione<br />

(tagli?) del personale”.<br />

Le buone aggregazioni sono invece<br />

quelle dettate dalla scelta di crescere<br />

avendo in mente un preciso modello<br />

di business nel medio lungo periodo<br />

e non fusioni alimentate dalla<br />

sola necessità ad esempio di difendersi<br />

(è il caso di San Paolo – Intesa?<br />

Si guarderà ad acquisizioni all’estero<br />

per competere su un terreno inter-<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

7<br />

nazionale oppure il tanto pubblicizzato<br />

accordo non è altro dovuto all’esigenza<br />

“difensiva” di ingrassarsi<br />

per non essere scalabili dall’estero?)<br />

La fusione tra istituti è un segnale di<br />

vivacità del sistema bancario se la<br />

crescita delle principali banche italiane<br />

andrà a ridurre la distanza che<br />

le separa dalle altre banche europee<br />

basandosi su un preciso piano industriale<br />

e su di una sana Governance<br />

(a proposito, chi sorveglierà i sorveglianti<br />

nel nuovo modello duale proposto<br />

da Intesa – San Paolo?) nell’ottica<br />

di una maggiore efficienza e di<br />

un innalzamento del grado di concorrenza<br />

a vantaggio della clientela.<br />

Clientela che in questo decennio di<br />

aggregazioni ha sperimentato su di sé<br />

il tentativo delle banche di recuperare<br />

una redditività di breve periodo attraverso<br />

azioni mirate su ridefinizione<br />

dei conti correnti (sempre più conti di<br />

gestione e sempre meno strumenti di<br />

risparmio), collocamento di prodotti<br />

tivo le oo.ss. dovranno dedicare con intelligenza e determinazione<br />

la propria iniziativa negoziale.<br />

Indagini di mercato realizzate nelle principali economie<br />

avanzate documentano, con rigore, che una quota di<br />

clientela bancaria oscillante tra il 30% e il 40% è disposta a<br />

pagare lo stesso prezzo o un prezzo leggermente superiore<br />

per prodotti che incorporano valore sociale e/o ambientale.<br />

La seconda generazione di concentrazione deve interrogarsi,<br />

diversamente dalla prima, sulla potenzialità di crescita di<br />

aziende di credito capaci di dare un mercato ai valori della<br />

compatibilità, sostenibilità, responsabilità sociale/ambientale.<br />

Gli stessi principi dovranno ispirare la distribuzione del valore<br />

prodotto tra tutti gli stokeholder a partire dai lavorato-


ad alto valore aggiunto (per le banche),<br />

crescita delle commissioni su tipologie<br />

di conti e prodotti con conseguente<br />

minore trasparenza nella comunicazione<br />

tra banca e cliente.<br />

Due elementi possono portare conforto<br />

e segnali di superamento di<br />

questo quadro di insieme. In primo<br />

luogo, sembra sia stato attuato un<br />

profondo miglioramento del capitale<br />

umano che governa le banche italiane.<br />

Un dato aggregato parla per<br />

tutti: nel corso degli anni ’90 il tasso<br />

di rinnovamento nei Cda dei maggiori<br />

457 istituti di credito italiani è<br />

stato pari all’85% (92% se si escludono<br />

quelli a controllo familiare). La<br />

pressione al cambiamento fa emergere<br />

i migliori, se la concorrenza<br />

avanza, nel mercato dei prodotti come<br />

in quello del controllo. In secondo<br />

luogo, emerge in questi anni una<br />

“specificità nazionale” nel modo di<br />

offrire servizi per le imprese e le famiglie.<br />

Questa “specificità nazionale”<br />

diventa ricchezza se è frutto della<br />

capacità delle banche di interpretare<br />

ri, correggendo lo squilibrio insostenibile a favore degli<br />

azionisti.<br />

Sono queste, in estrema sintesi, le opportunità di sviluppo<br />

equilibrato e socialmente/ambientalmente responsabile che<br />

la fase di evoluzione storica del sistema bancario italiano ed<br />

europeo offre alle concentrazioni di seconda generazione.<br />

Per coglierla è necessario riformare in termini partecipativi<br />

il sistema di governo delle imprese attraverso l’accesso alle<br />

sedi amministrative, di indirizzo, di sorveglianza di rappresentanti<br />

delle minoranze azionarie e dei lavoratori<br />

azionisti.<br />

La Direttiva sulla società europea prevede che l’adozione<br />

dello statuto di società europea comporti la presenza di rap-<br />

FOCUS<br />

al meglio le esigenze del<br />

territorio ma è sinonimo<br />

di inefficienza se si guarda<br />

ai ritardi della politica<br />

nazionale di offrire al sistema<br />

finanziario un adeguato<br />

assetto delle regole<br />

e dei controlli.<br />

Quanto più un industria<br />

bancaria va verso la concentrazione,<br />

tanto più<br />

occorre presidiare al meglio<br />

sia la stabilità che la<br />

concorrenza. Nel nostro<br />

Paese questo significa definire una<br />

volta per tutte un controllo per finalità,<br />

con tre sole authority: Banca<br />

d’Italia, Consob ed Antitrust.<br />

Va evidenziato da ultimo come banche<br />

– infrastrutture – servizi insieme<br />

contano e fanno sistema. Da questo<br />

punto di vista nel nostro Paese si sta<br />

assistendo al risveglio del Nord e al<br />

silenzio del Sud dove manca un reale<br />

progetto di modernizzazione. L’idea<br />

della Banca del Sud era la<br />

meno azzeccata perché non<br />

sono i capitali la<br />

principale carenza<br />

del Mezzogiorno<br />

ma le infrastrutture<br />

e la legalità. Ma anche<br />

l’assenza di<br />

una finanza innovativa<br />

che abbia la<br />

testa pensante nel<br />

territorio e che sappia<br />

ideare anche al<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

8<br />

Sud progetti di sviluppo insieme all’imprenditoria<br />

e le istituzioni locali è<br />

una lacuna che pesa. E alla quale sono<br />

in tanti a dover pensare: dalle forze<br />

migliori dell’imprenditoria del<br />

Mezzogiorno al Governo e dalle banche<br />

del Nord, che nel Sud sono ben<br />

presenti, alle stesse Fondazioni che<br />

hanno idee anche per il Meridione.<br />

(Grafici elaborazione <strong>Fiba</strong> su dati Abi e<br />

Borsa Italiana)<br />

presentanti dei lavoratori nei Consigli di amministrazione<br />

o di sorveglianza. La nuova banca risultante dalla fusione<br />

tra S. Paolo e Intesa adotterà il modello di governance duale<br />

articolato in un Consiglio di sorveglianza e in un comitato<br />

di gestione. È nostra intenzione chiedere la presenza di<br />

un rappresentante dei lavoratori azionisti nel consiglio di<br />

sorveglianza della nuova banca.<br />

Il contributo decisivo dei lavoratori al riposizionamento<br />

competitivo del sistema bancario ed il ruolo strategico delle<br />

risorse umane dev’essere riconosciuto a tutti i livelli: nel<br />

modo di produrre e di distribuire valore, nelle strategie di<br />

lungo periodo, nelle articolazioni di governo delle aziende<br />

di credito. Giuseppe Gallo


Banca Intesa - San Paolo:<br />

una fusione che anima<br />

il mercato e la passione<br />

dei sindacalisti<br />

di Pietro Mariani<br />

La prossima sarà una intensa stagione di lavoro.<br />

Si dovranno affrontare e risolvere numerose questioni<br />

I“rumors” dello scorso mese di agosto di movimenti<br />

nel mondo bancario e di una possibile fusione, che<br />

hanno indotto la Consob a chiedere ai Consigli di<br />

amministrazione dei Gruppi Bancari Intesa e Sanpaolo<br />

di fornire precise informazioni per evitare turbative di<br />

mercato, alla fine sono risultati fondati.<br />

I mercati, la stampa, la politica, i sindacati, le associazioni<br />

di azionisti e quelle dei consumatori tutti hanno espresso<br />

la loro posizione valutando, in sintesi, positivamente la<br />

costituzione di un grande gruppo bancario tutto italiano<br />

o, meglio, come affermato nell’incontro ufficiale con le<br />

segreterie nazionali dagli amministratori delegati Passera<br />

e Iozo “una banca europea con sede in Italia”.<br />

Che nel settore si riaprissero le danze tutti l’aspettavano,<br />

soprattutto dopo l’avvento del nuovo corso imposto<br />

dal governatore Draghi al ruolo della Banca d’Italia<br />

e dopo lo stizzito rifiuto (acquisto via Londra di oltre<br />

2% del flottante Intesa) alle “nozze” proposte da Bazoli,<br />

presidente del Gruppo Intesa, da parte di Matteo Arpe,<br />

amministratore delegato di Capitalia nel momento<br />

del “congelamento” dalla presidenza del Gruppo di<br />

Cesare Geronzi.<br />

Subito si sono levate attenzioni alle ricadute negative<br />

sull’occupazione che tale fusione avrebbe generato.<br />

FOCUS<br />

RISIKO FINANZIARIO<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

9<br />

Pietro Mariani, segr. naz.<br />

<strong>Fiba</strong> Cisl settore credito<br />

Un coro quantomeno discutibile: come è possibile immaginare<br />

che un’operazione finanziaria che crea valore<br />

genera, nel contempo, tensione occupazionale?<br />

Eppure ciò è accaduto.<br />

Indubbiamente tale evento è nelle cose, ma prima della<br />

presentazione ufficiale del piano industriale l’impegno<br />

del sindacato dovrebbe essere indirizzato soprattutto alla<br />

ri<strong>cerca</strong> di soluzioni adeguate per la gestione delle ricadute<br />

organizzative e di vivibilità aziendale.<br />

Attenzione occorre porla anche al modello di governance<br />

duale – mutuato dal sistema societario tedesco – avendo<br />

come obiettivo la ri<strong>cerca</strong> di una possibile soluzione negoziata<br />

che concretizzi un modello di “democrazia economica”<br />

attraverso la partecipazione di una rappresentanza dei<br />

lavoratori dipendenti, reali portatori d’interesse, nei centri<br />

decisionali dell’impresa che si va costituendo.<br />

Attenzione va altresì posta alla convergenza di due modelli<br />

operativi di fare la banca: modello divisionale e<br />

quello di banca del territorio.<br />

Su tali impostazioni i due Gruppi, singolarmente, negli<br />

ultimi dieci anni di crescita dimensionale di strada ne<br />

hanno fatta e, pertanto, sarà interessante verificare quale<br />

assetto verrà alla fine scelto. Sicuramente un’impostazione<br />

che valorizzi il meglio dei due modelli è la miglio-


e perché salvaguarda le esperienze<br />

maturate: attenzione allo sviluppo,<br />

alla crescita di valore ed al territorio<br />

ponendo considerazione alle singole<br />

realtà economiche e sociali.<br />

In tale contesto mantenere e potenziare<br />

l’attuale Sanpaolo Banco di<br />

Napoli rappresenta da una parte<br />

una attenzione politica e sociale alla<br />

storia e all’economia dell’Italia meridionale<br />

e dall’altra il biglietto da<br />

visita che questo nuovo Gruppo<br />

bancario presenta per contribuire<br />

allo sviluppo del Sud del nostro<br />

Paese.<br />

Lo stesso ragionamento vale anche<br />

per tutte le altre società del gruppo<br />

che operano con i propri originari<br />

marchi.<br />

Anche sul costituendo “polo” assicurativo<br />

e del risparmio gestito del<br />

Gruppo Spimi, ovvero la subholding<br />

Eurizon - prossimamente quotata<br />

in Borsa, l’impegno sindacale<br />

dovrà essere massimo in quanto<br />

con la costituzione avvenuta la<br />

scorsa primavera della società di<br />

servizi “Universo Servizi SpA” –<br />

FOCUS<br />

azienda derivante dalla fusione di<br />

parte di Banca Fideuram e di Fideuram<br />

Vita – si sperimenterà l’applicazione<br />

all’interno dei gruppi bancari<br />

del contratto assicurativo a lavoratori<br />

conferiti detentori del Ccnl Abi.<br />

Sul fronte del sindacato nel Gruppo<br />

SanpaoloImi nell’ultima tornata di<br />

rinnovo dei Cia conclusasi a luglio,<br />

si è pressoché conseguita l’armonizzazione<br />

della contrattazione<br />

aziendale delle Società del Gruppo<br />

con quella sottoscritta presso il Sanpaolo<br />

stesso e l’identificazione dei<br />

contratti integrativi aziendali fra<br />

Sanpaolo Imi e Sanpaolo Banco di<br />

Napoli.<br />

La prossima sarà una intensa stagione<br />

di lavoro. Si dovranno affrontare<br />

e risolvere numerose questioni: l’armonizzazione<br />

dei contratti integrativi<br />

aziendali delle due banche che si<br />

fonderanno, le problematiche inerenti<br />

l’assistenza e la previdenza,<br />

l’unificazione delle piattaforme informatiche,<br />

le procedure di possibili<br />

riorganizzazioni e così via.<br />

In tale contesto assume rilievo il tema<br />

delle relazioni industriali<br />

e delle agibilità.<br />

Quanto precede sicuramente<br />

rinnova e rivitalizza<br />

la passione delle donne<br />

e degli uomini impegnati<br />

nel sindacato: una<br />

grande opportunità per<br />

la nostra organizzazione.<br />

Tutto l’impegno che sarà<br />

profuso, tutta la passione<br />

che ci animerà sicuramente<br />

potrà essere compensata<br />

se alla fine saremo<br />

in grado di realizzare<br />

tutela per tutte le lavoratrici<br />

e lavoratori del nuovo<br />

grande gruppo bancario<br />

e tranquillità nell’espletamento<br />

della prestazione<br />

lavorativa.<br />

Il compito è arduo, ma è<br />

l’impegno della dirigenza<br />

<strong>Fiba</strong>.<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

10<br />

Intesa Sanpaolo, incontro<br />

tra amministratori<br />

e sindacati<br />

Sostanzialmente positivo l’incontro<br />

tra i segretari generali di Fabi, Falcri,<br />

Ugl credito, Dircredito, <strong>Fiba</strong> Cisl, Fisac<br />

Cgil, Uilca, Sinfub e gli amministratori<br />

delegati di Sanpaolo Imi e di<br />

Banca Intesa,Alfonso Iozzo e Corrado<br />

Passera.<br />

Nel corso della riunione sono state<br />

illustrate le linee generali e i tempi<br />

programmati del progetto di fusione,<br />

sono state esaminate le ricadute della<br />

fusione, tra pari a tutti gli effetti<br />

sotto il profilo della governance, del<br />

modello organizzativo, delle sinergie<br />

da ricavi e da costi, della concorrenza<br />

e delle opportunità di crescita su scala<br />

europea.<br />

I due amministratori delegati hanno<br />

sottolineato che non sono previste<br />

sinergie da costi in riferimento alla<br />

rete di sportelli, una parte dei quali<br />

dovrà essere ceduta per rientrare nei<br />

limiti della normativa antitrust.<br />

Le sinergie da costi coinvolgeranno,<br />

invece, le strutture centrali, i sistemi<br />

informativi e le società prodotto.<br />

Solo in queste aree organizzative si<br />

concentreranno, pertanto, le eccedenze<br />

di personale derivanti dalle<br />

economie di scala. I due amministratori<br />

delegati hanno quantificato gli<br />

esuberi di personale in alcune migliaia<br />

di unità, in linea con gli esuberi<br />

contenuti, derivanti dalla fusione di<br />

aziende solide, efficienti e competitive.<br />

Gli esuberi saranno graduati nel<br />

tempo.<br />

I segretari generali hanno espresso<br />

valutazioni positive sul progetto che<br />

continua l’opera di riposizionamento<br />

strategico e competitivo del settore<br />

bancario italiano iniziata intorno alla<br />

metà degli anni 90 e concertato negli<br />

indirizzi generali tra i sindacati e Abi,<br />

Federcasse e Governo nel Protocollo<br />

del 4/6/1997 e sostenuto la necessità<br />

di gestire gli esuberi sviluppando tutte<br />

le potenzialità di crescita e di diversificazione<br />

in nuove aree di business<br />

della nuova banca così da offrire<br />

opportunità di riconversione e di<br />

riqualificazione professionale al personale<br />

in esubero.


Fusione Intesa<br />

San Paolo,<br />

una scommessa<br />

sulla responsabilità<br />

sociale<br />

di Mario Mocci<br />

Questa operazione, la prima nel settore<br />

per dimensione, ha tutte le caratteristiche<br />

per diventare un modello di ristrutturazione<br />

ispirata ai contenuti del Protocollo<br />

La fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo apre una<br />

nuova fase delle ristrutturazioni bancarie, uno<br />

scenario inedito anche se atteso ed auspicato da<br />

tanti. La novità sta sostanzialmente nelle caratteristiche<br />

dei due istituti che sono forti, ben posizionati sul mercato<br />

e di dimensioni già significative, almeno sul piano<br />

nazionale. Non vi è quindi alcun salvataggio, alcuna debolezza,<br />

ma solo una necessità: diventare insieme ancora<br />

più grandi e più competitivi anche sul piano europeo,<br />

ma soprattutto meno scalabili, meno acquisibìli da<br />

parte di altre grandi banche estere. Quindi non la crisi o<br />

la marginalità sul mercato che favorisce il processo di<br />

aggregazione, cosi come si è verificato più volte nel corso<br />

di questi anni.<br />

Intesa e Sanpaolo sono due tra le tre aziende bancarie<br />

più importanti nel paese e decidono di fondersi creando<br />

così un nuovo istiituto che si collocherà a pieno titolo<br />

tra i grandi competitori europei. La stampa ha riporta-<br />

FOCUS<br />

RISIKO FINANZIARIO<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

11<br />

Mario Mocci, segr. nazionale <strong>Fiba</strong> Cisl<br />

to la notizia con notevole enfasi e l’operazione è stata<br />

salutata dalle diverse forze del paese come positiva risposta<br />

alla necessità di avere istituti bancari grandi e<br />

forti, capaci di competere con mezzi adeguati sul mercato<br />

globale.<br />

Ovviamente al grande entusiasmo di alcuni si affianca la<br />

naturale preoccupazione di altri, dei lavoratori in particolare,<br />

soprattutto di quelli che di ristrutturazioni ne<br />

hanno vissuto altre unite alle inevitabili ricadute, per<br />

quanto attenuate attraverso accordi sindacali.<br />

Tale operazione si colloca in una fase successiva ad uno<br />

dei momenti più alti delle relazioni industriali nel settore:<br />

la sottoscrizione del “Protocollo sullo sviluppo sostenibile<br />

e compatibile del sistema bancario” che ha individuato<br />

congiuntamente alle imprese una “nostra” strada sociale<br />

per lo sviluppo del settore. Non è stata un’operazione da<br />

poco e si deve riconoscere anche all’Associazione bancaria<br />

italiana di aver colto il senso della scelta di indirizzare


le prospettive del settore secondo<br />

criteri di responsabilità sociale.<br />

Tutto questo è particolarmente rilevante<br />

in quanto questa operazione<br />

di fusione, la prima nel settore per<br />

dimensione, ha tutte le caratteristiche<br />

per diventare un modello concreto<br />

di ristrutturazione ispirata ai<br />

contenuti del Protocollo.<br />

In tal senso la cosa più importante è<br />

quella di creare valore, ma per tutti i<br />

soggetti interessati. Ovviamente per<br />

gli azionisti sono i mercati a confermarci<br />

a chiare lettere che il valore si<br />

crea e su questo non c’è bisogno di<br />

grandi analisi. Per le comunità locali<br />

diventa fondamentale adottare un<br />

modello di banca che si adatti flessibilmente<br />

alle esigenze e caratteristiche<br />

dei diversi mercati territoriali; il<br />

San Paolo adotta un modello che<br />

sembra ben rispondente a questo<br />

scopo e per questo, con ogni probabilità,<br />

verrà adottato nella nuova<br />

azienda post fusione.<br />

FOCUS<br />

“<br />

Il sindacato potrà,<br />

peraltro, gestire<br />

il confronto sulla<br />

ristrutturazione<br />

con un’unità sindacale<br />

allargata che coinvolge<br />

otto organizzazioni.<br />

Una condizione nuova...<br />

”<br />

Siamo per la quarta volta Campioni<br />

del mondo. Praticando un calcio operaio,<br />

panesalamesco: il nostro modello<br />

vincente rimane il classico “catenaccio”.<br />

In economia ci aveva provato pure<br />

Fazio, ma senza successo: bisognava<br />

essere dei … Draghi per riuscire<br />

nell’impresa di mantenere l’impresa<br />

tricolore. Per fortuna c’è stata Intesa,<br />

lassù, con San Paolo. E mentre le stelle<br />

europee stavano a guardare, e il<br />

D.G. Modiano giocava a … carte a<br />

Capri, nasceva la prima Banca europea<br />

di matrice italiana. Gioiva il Passera<br />

solitario, finalmente in compagnia,<br />

mentre i vertici celesti dell’Istituto<br />

piemontese esclamavano:“Meglio<br />

Bazoli che male accompagnati”. Calando<br />

inatteso l’asso, nasceva l’asse<br />

Milano-Torino e le leggi razziali a tutela<br />

della purezza della moneta. Dopo<br />

il decreto anti-Cina a difesa del<br />

pomodoro e del concentrato italiano,<br />

si attende ora un provvedimento legislativo<br />

per favorire le … concentrazioni<br />

doc: si chiamerà, secondo indiscrezioni,<br />

Decreto Salza.<br />

La libera concorrenza non esiste, è un<br />

fantasma. In fin dei conti è meglio un<br />

oligopolio made in Italy oggi che uno<br />

straniero domani. Le due banche hanno<br />

pensato a un modello di governance<br />

alla tedesca, che garantisca ad entrambe<br />

responsabilità decisionale. Occorrerà<br />

però completare l’opera: promuovere<br />

la partecipazione dei rappresentanti<br />

dei lavoratori nei consigli<br />

di gestione e supervisione. Insomma:<br />

meglio Berlino che la berlina!<br />

Domenico Iodice<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

12<br />

Un capitolo particolare lo meritano i<br />

dipendenti. Sono loro che più di<br />

chiunque altro portatore d’interesse<br />

seguono, nel bene e nel male, le<br />

sorti della loro azienda nel tempo<br />

ed alla stessa sono legati equilibri di<br />

vita e non solo di lavoro. Ecco perché<br />

la socialità delle scelte fa la differenza.<br />

Non si tratta solo di un<br />

punto in più di redditività del capitale<br />

investito dagli azionisti, ne della<br />

capacità ed il successo dell’attuale<br />

management, si tratta delle condizioni<br />

di vita di tanti dipendenti che<br />

vorrebbero che il valore venisse<br />

creato anche per loro.<br />

Da questo si deve partire, dal creare<br />

valore per tutti, in termini positivi,<br />

con la logica del fare di più, percorrendo<br />

la strada forse più difficile,<br />

forse più lunga ma quella di maggior<br />

beneficio sociale. I primi segnali<br />

che vengono dalla dirigenza<br />

vanno in direzione positiva.<br />

Ovviamente è troppo presto per poter<br />

fare delle valutazioni compiute<br />

sul progetto. In assenza del piano<br />

industriale, che sarà disponibile nelle<br />

prossime settimane, è possibile<br />

solo fare delle prime considerazioni<br />

avendo nel “Protocollo”le linee guida<br />

di riferimento.<br />

Il sindacato potrà, peraltro, gestire il<br />

confronto sulla ristrutturazione con<br />

un’unità sindacale allargata che coinvolge<br />

otto organizzazioni. Una condizione<br />

nuova, ed inedita anche negli<br />

altri settori, che può favorire una<br />

proficua e responsabile attività negoziale<br />

per pervenire ad accordi adeguati<br />

al contesto nel quale si opera.<br />

I dipendenti conoscono la storia<br />

della propria azienda, ricordano le<br />

diverse ristrutturazioni pregresse<br />

nelle quali gli erano richiesti sacrifici<br />

affinche la propria azienda in difficoltà<br />

trovasse un nuovo equilibrio.<br />

Ora tutti guardano con attenzione<br />

come si fa a ristrutturare due aziende<br />

che vanno molto bene, forti ed<br />

attente a creare un adeguato valore<br />

aggiunto per tutti.


La voce del sindacato<br />

in azienda<br />

di Mauro Incletolli e Ernesto Tagliarini<br />

Siamo pronti ad affrontare<br />

questa nuova sfida...<br />

Scrivere un articolo sulla fusione Intesa- Sanpaolo<br />

Imi da parte di coloro che dovranno gestire nei<br />

prossimi anni i problemi di riconversione e riqualificazione<br />

del personale potrebbe sembrare arduo e<br />

forse prematuro visto che a tutt’oggi si conoscono dettagliatamente<br />

soltanto i dati macro presentati nei vari consigli<br />

di amministrazione (banche e Fondazioni).<br />

Proveremo ad affrontare il problema analizzando alcuni<br />

dati che<br />

al sindacatosembranopiuttostointeressanti,<br />

e che<br />

rappresentano<br />

la base<br />

per poteraffrontare<br />

le sfide<br />

della nostra<br />

attività<br />

futura, senza<br />

esimerci<br />

da un giudiziocomplessivosull’operazione.Dichiarare<br />

che nessuno<br />

si aspettasse<br />

che il<br />

FOCUS<br />

RISIKO FINANZIARIO<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

13<br />

mercato finanziario italiano, dopo anni di stasi o per<br />

meglio dire, di movimenti di un livello troppo insignificante<br />

rispetto ad un mercato internazionale di ben altre<br />

dimensioni, stesse adoperandosi per effettuare<br />

operazioni di consolidamento e di tutela, sarebbe falso,<br />

ma scommettere sulla fusione Intesa-Sanpaolo solo<br />

alcuni giorni fa, sarebbe sembrato quantomeno arduo<br />

e prematuro.<br />

La nomina del Governatore della Banca D’Italia, la<br />

nuova legge di Bankitalia, che non prevede l’autorizzazione<br />

preventiva da parte dell’Ente centrale per operazioni<br />

di fusioni o concentrazione, la spinta della politica<br />

data ai banchieri per evitare che il sistema finanziario<br />

italiano finisse nelle mani di società estere, (dopo<br />

l’esperienza della Bnl) hanno contribuito sicuramente<br />

alla realizzazione di operazioni di questa portata.<br />

Il Sanpaolo doveva operare un forte consolidamento<br />

patrimoniale della Banca, per evitare operazioni<br />

ostili, prima della fatidica scadenza del patto di sindacato<br />

(aprile maggio 2007), e Banca Intesa, vista la presenza<br />

di Credit Agricole nel capitale della Banca in<br />

maniera così massiccia, avrebbe potuto creare qualche<br />

problema, tenendo ben presenti le dichiarazioni, ripe-


tute anche ultimamente dal presidente<br />

dell’istituto transalpino, sull’obiettivo<br />

di consolidamento sul<br />

territorio europeo e in special modo<br />

su quello italiano, della banca<br />

francese.<br />

Rispetto all’operazione, gestita con<br />

molta discrezione, dai due banchieri<br />

degli Istituti, non possiamo<br />

che constatare la grande lungimiranza,<br />

anche se la cosa che più ci<br />

interessa e che sicuramente ci vedrà<br />

attori e protagonisti riguarda<br />

una delle parti delle ventisette pagine<br />

del disclaimer presentato il 26<br />

Agosto <strong>2006</strong>. Nello specifico approfondire,<br />

con più dovizia di particolari,<br />

l’enunciazione di sinergie<br />

per 1,3 miliardi entro il 2009, con<br />

riduzione del 75% di costi, attuati<br />

con l’unificazione dei sistemi informatici,<br />

back office, strutture centrali,<br />

fabbriche prodotti, spese amministrative,<br />

acquisti e rinegoziazione<br />

dei contratti, nonché la parte<br />

che riguarda la dismissione del<br />

10% delle Filiali del territorio nazionale,<br />

tenendo ben presente che,<br />

oltre alle enunciazioni preliminari<br />

che sembrano in maniera macro<br />

(con un’Italia divisa per territori<br />

nord –sud. Centro e isole) non evidenziare<br />

problemi di antitrust sulla<br />

predominanza della nuova banca,<br />

ma nel particolare scoprire che esiste<br />

una forte concentrazione di Filiali<br />

al Nord del paese (63% su 6100<br />

Filiali) e ben 103 piazze con una<br />

raccolta tra il 40 e il 45% del totale,<br />

è necessario e indispensabile per<br />

fare il nostro lavoro. Avere un piano<br />

dettagliato, anche condivisibile,<br />

della Banca dei territori e un chiarimento<br />

sulla scelta del marchio predominante<br />

su alcune zone del paese,<br />

aiuterebbe tutti ad affrontare e<br />

a tranquillizzare il personale su<br />

un’operazione, che come dichiarato<br />

precedentemente, sembra di<br />

grande lungimiranza.<br />

Riteniamo che le nostre richieste,<br />

che sicuramente sono da inserire<br />

FOCUS<br />

nelle dichiarazioni fatte dalle due<br />

banche che, in varie occasioni e alla<br />

presenza di tutti gli interlocutori<br />

coinvolti politici e non, hanno<br />

espresso la volontà di rafforzare sia<br />

sul piano occupazionale che su<br />

quello prettamente finanziario la<br />

presenza su tutti i territori, possano<br />

avere risposte certe e tranquillizzanti,<br />

subito dopo la presentazione<br />

del piano industriale. Non è sfuggito<br />

all’occhio attento di molti il capitolo<br />

che parla di un considerevole<br />

piano d’investimento in innovazione<br />

e capitale umano.<br />

Il sindacato è pronto ad affrontare<br />

questa nuova sfida, tenendo in debito<br />

conto che l’operazione dovrà<br />

portare valore aggiunto a tutti i<br />

soggetti interessati, come previsto<br />

dagli accordi<br />

sottoscritti in Abi<br />

(azionisti, dipendenti<br />

e clienti)<br />

e non ha, al<br />

momento, nessun<br />

dubbio che<br />

questo possa accadere.<br />

È chiaro<br />

che la <strong>Fiba</strong> farà<br />

la sua parte, nel<br />

rispetto dei ruoli,<br />

ma principalmente<br />

nel rispetto<br />

e nella ferma<br />

considerazione<br />

che il compito di<br />

un sindacato è<br />

principalmente<br />

quello di difendere<br />

il lavoratore,l’occupazione<br />

e di distribuire<br />

la ricchezza a<br />

tutti i partecipanti<br />

alla creazione<br />

della stessa,<br />

controllando<br />

dentro il comitato<br />

di controllo<br />

che questo avvenga.<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

14<br />

La sfida è interessante e lo è molto<br />

di più per un sindacato unito e<br />

aziendale come quello della <strong>Fiba</strong> di<br />

Intesa e di Sanpaolo Imi. A tutti i livelli<br />

pari dignità nei propri ruoli, ricordando,<br />

che l’azienda è dei lavoratori,<br />

degli azionisti e dei clienti e<br />

tra gli azionisti ci sono molti lavoratori,<br />

in special modo in un’azienda<br />

dove circa il 59% del capitale è flottante.<br />

La <strong>Fiba</strong> aziendale ritiene che un<br />

istituto che dichiara 7 miliardi di<br />

euro di utili nel 2009 e free capital<br />

per 9 miliardi di euro, potrà affrontare,<br />

unitamente ad un forte sindacato<br />

aziendale, le sfide del domani,<br />

senza errori e scontri che non gioverebbero<br />

a nessuna delle parti in<br />

causa.


Progetto stupendo<br />

o stress tremendo?<br />

“Il progetto<br />

RISIKO FINANZIARIO<br />

di Anna Masiello<br />

L’economia non dovrebbe prescindere dalla psicologia<br />

di integrazione<br />

SanPaolo-<br />

Intesa è bellissimo,<br />

è un progetto che viene al momento<br />

giusto, un operazione<br />

dove ci sono solo vincitori.”<br />

Passera<br />

“Un progetto stupendo.” Passera<br />

“Quanto abbiamo fatto è un<br />

bene per il paese e per Torino.<br />

Le dimensioni della banca<br />

creata con questa fusione sono<br />

tali da favorire opportunità che altrimenti non<br />

avremmo potuto mai cogliere. Questo vale per gli azionisti<br />

e per i clienti.” Salza<br />

“Abbiamo dimostrato che ci si sa mettere insieme, si ha<br />

fiducia di farlo, si sa mettere i programmi prima delle<br />

persone.” Passera.<br />

Queste alcune delle dichiarazioni dei top manager di<br />

Banca Intesa e Sanpaolo Imi all’indomani dell’accordo.<br />

Molto entusiasmo, grande soddisfazione per un’operazione<br />

che è indubbiamente positiva per l’economia del<br />

nostro paese. Ma dei lavoratori, delle persone, dei circa<br />

100.000 (43.000 Sanpaolo e 60.000 Intesa) uomini e<br />

donne coinvolti in questo progetto, nessuno ne parla.<br />

Ad ascoltare loro, i colleghi, gli umori sono ben altri. La<br />

paura e l’incertezza sul futuro sono i sentimenti più diffusi.<br />

(vedi la rubrica a fianco)<br />

È stato accertato che uno dei traumi peggiori che un lavoratore<br />

dipendente di qualunque livello possa subire<br />

nel corso della sua carriera è ritrovarsi coinvolto in una<br />

fusione aziendale.<br />

FOCUS<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

15<br />

LA VOCE<br />

DEI LAVORATORI<br />

a cura di Paola Vinciguerra<br />

Salvatore, 47 anni Sanpaolo -<br />

Banco Napoli<br />

Il mio curriculum bancario è emblematico:<br />

ho cambiato già tre assetti<br />

proprietari da Banca Nazionale delle<br />

Comunicazioni a Sanpaolo Imi a Sanpaolo<br />

Banconapoli e mi appresto “serenamente”<br />

al quarto cambio. Direi<br />

che mi ci sono quasi abituato. Nella mia agenzia è stata un continuo<br />

rimescolamento di persone con esperienze e provenienze diverse,<br />

ma siamo sopravvissuti lo stesso. I rischi che intravedo sono<br />

naturalmente legati agli esuberi di personale ma ancora<br />

di più a come saranno gestiti dalla proprietà. Un altro elemento di<br />

preoccupazione è il rischio di appiattimento delle carriere. È qui che<br />

diventa fondamentale il ruolo del sindacato: nel tutelare la dignità dei<br />

lavoratori impedendo scelte che favoriscano i lavoratori più forti a<br />

scapito dei più meritevoli. L’unica via di uscita possibile da<br />

una situazione che si presenta fosca e incerta è l’impegno<br />

dell’azienda ad investire nella formazione dei dipendenti,<br />

per far si che la riconversione sia più indolore possibile.<br />

Adele, 52 anni, Banca Intesa<br />

Sono una ex dipendente della Banca Cariplo ed ho vissuto la precedente<br />

fusione con grande disponibilità ma anche con grande fatica,<br />

dovuta soprattutto al fatto di non vedere una “fine” e un consolidamento<br />

definitivo della situazione. Il rischio più grosso che intravedo,<br />

legato magari ad un po’ di campanilismo per il fatto di essere lombarda,<br />

è lo spostamento della direzione da Milano a Torino. L’opportunità<br />

più importante che scorgo, legata soprattutto al mio ruolo di responsabile<br />

di filiale abilitata all’estero, è l’allargamento dell’attività<br />

nel mercato internazionale con nuove opportunità per<br />

i clienti e nuovi stimoli per tutti. Sotto questo punto di vista


Questi eventi mettono in discussione equilibri consolidati,<br />

e quindi causano forte stress. Inevitabilmente ci sono<br />

funzioni che si duplicano e si sovrappongono, si rendono<br />

quindi necessarie ristrutturazioni organizzative che<br />

raramente non si traducono in esuberi di personale.<br />

Anche laddove non ci siano pericoli di perdita del posto<br />

di lavoro, il lavoratore perde i propri punti di riferimento.<br />

Non cambiano solo le procedure, i prodotti da collocare,<br />

ma verosimilmente cambieranno i capi, le persone<br />

negli uffici con cui quotidianamente ci si relaziona non<br />

saranno più le stesse. A mutare radicalmente sarà proprio<br />

la cultura organizzativa, fatta di linguaggio, di comportamenti<br />

espressi ed attesi. E tutto ciò che nel corso<br />

degli anni era diventato rito e consuetudine, tutto ciò<br />

che faceva sentire l’appartenenza all’azienda verrà meno,<br />

e con esso parte della propria identità.<br />

“Ad essere messi in gioco non sono solo modalità operative,<br />

ma quello che ciascun individuo mette di se<br />

stesso in quelle modalità, si scuotono equilibri e le persone<br />

fanno fatica ad ritrovare il senso di tutti questi<br />

mutamenti nei loro mondi particolari. Quello che razionalmente<br />

si avverte come consolidamento – l’azienda<br />

esce sicuramente rafforzata da un’operazione di<br />

fusione- a livello emotivo viene percepito come destabilizzante.<br />

Tutto ciò ha un impatto sulle strutture di personalità<br />

dei singoli e tale impatto andrebbe gestito meglio,<br />

non lasciato, come di solito accade, alla esclusiva<br />

gestione dei responsabili dei singoli uffici, peraltro anch’essi<br />

coinvolti personalmente in quella che è una situazione<br />

di crisi per tutti.” asserisce Angelo Strada,<br />

psicologo, consulente organizzativo e di gestione del<br />

cambiamento.<br />

Ma nessuno ne tiene conto, nessuno si occupa di far<br />

emergere e incanalare queste emozioni così forti e distruttive,<br />

da portare spesso a disturbi psicosomatici. Si<br />

governano processi<br />

complessi,<br />

mentre questo fenomeno<br />

rimane completamenteignorato,<br />

un fenomeno<br />

che interessa il capitale<br />

umano, la risorsa<br />

più importante<br />

nelle aziende di<br />

servizi come le nostre.<br />

C’è un romanzo<br />

molto bello, giudicato<br />

dalla critica<br />

una delle migliori<br />

prove nar-<br />

FOCUS<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

16<br />

anche la mia crescita professionale potrebbe risentire positivamente<br />

del cambiamento in atto, a patto di superare lo “statalismo” introdotto<br />

con la precedente fusione in Banca Intesa.<br />

Se la nuova azienda sarà capace di una programmazione reale che<br />

tenga conto delle vere esigenze della clientela (e non ci costringa a<br />

vendere prodotti che nessuno realmente vuole), anche la qualità della<br />

vita in agenzia potrà migliorare. L’intervento del sindacato dovrà incidere<br />

proprio su questo fronte: trattandosi di una fusione “ricca”, dovrà<br />

curare con particolare attenzione gli accordi di fusione con un<br />

occhio di riguardo alla salvaguardia del personale e del suo benessere<br />

lavorativo. Ciò che mi auguro per me e tutti i colleghi é non una<br />

“banca grande” che considera le persone (clienti e dipendenti)<br />

come numeri, ma una grande banca che abbia<br />

attenzione alle persone e ai loro bisogni.<br />

Carmela, 46 anni Sanpaolo – Banco Napoli<br />

La mia vita professionale si prepara al terzo cambio di proprietà, dopo<br />

Sanpaolo Imi e Sanpaolo Banco Napoli e sono sinceramente preoccupata.<br />

Le mie esperienze precedenti non sono state positive, ci ho messo<br />

un po’ di tempo e molta fatica ad adeguarmi e penso che la fusione<br />

con Banca Intesa non sarà meno traumatica.A parte i ritmi di lavoro,<br />

che sicuramente si intensificheranno a scapito della qualità di vita degli<br />

impiegati, il rischio che io scorgo sono principalmente legati alla mia<br />

crescita professionale. È indubbio che la fusione porterà ad una<br />

sovrapposizione di ruoli, alla duplicazione delle responsabilità<br />

con conseguente necessità da parte della banca di scegliere chi dovrà<br />

ricoprire i nuovi/vecchi incarichi. E voi pensate che in caso di<br />

scelta verrà privilegiato il più bravo o quello che viene<br />

dalla banca più forte (cioè Banca Intesa)? Dopo anni passati<br />

per costruirmi un percorso di carriera (sono consulente personal)<br />

non vorrei ritrovarmi a cominciare tutto daccapo!!<br />

Marco, 39 anni Banca Intesa<br />

Io vengo dalla Banca Commerciale Italiana e sinceramente vedo in<br />

questa fusione poche opportunità e molti, moltissimi rischi. Peraltro,<br />

considerando la precedente esperienza, mi chiedo: da una nuova fusione,<br />

onestamente, quali opportunità possono emergere?<br />

La qualità della vita in banca non può che peggiorare. Non è forse già accaduto?<br />

Per anni, dopo la costituzione di Banca Intesa, abbiamo parlato<br />

soprattutto di questo. E ancora ne stiamo parlando! Anche per quanto<br />

riguarda la crescita professionale sono totalmente scoraggiato. Con la<br />

precedente fusione è finita l’epoca dell’investimento sulla formazione, almeno<br />

quella vera. Mi sembra piuttosto evidente che nel futuro, si continuerà<br />

con questa politica. Sarò pessimista (e proprio vorrei<br />

non esserlo), ma ho sinceramente difficoltà a immaginare<br />

scenari futuri non dico stimolanti ma almeno sereni. Sul<br />

piano personale, quello che mi preoccupa veramente è che, se mi immagino<br />

fra 10 anni, so che non avrò neanche 50 anni e fare già oggi, queste<br />

considerazioni è squallido e duro da accettare.<br />

Mario, 55 anni Sanpaolo - Banco Napoli<br />

Questa sarà la terza fusione a cui parteciperò e non vi nascondo che<br />

dopo le esperienze precedenti non mi aspetto che le cose<br />

vadano meglio. La carriera, che sembrava bene avviata<br />

quando lavoravo alla Banca delle Comunicazioni, è<br />

stata bruscamente interrotta con l’avvento del Sanpaolo:<br />

sono stato “relegato” alle mansioni di cassa pur possedendo un’elevata<br />

anzianità di servizio, la laurea e una consolidata esperienza nella<br />

consulenza legale e il recupero crediti. E dopo tanti anni sono ancora<br />

capoufficio! Immagino che anche questa volta la bramosia di potere e<br />

danaro del nuovo management determinerà il prepensionamento di<br />

molti colleghi che avrebbero potuto tranquillamente continuare a la-


ative di quest’anno, il cui protagonista<br />

è un dirigente di un’azienda<br />

che sta per essere acquisita da<br />

un’impresa concorrente. Si tratta di<br />

Caos calmo, l’ultima fatica letteraria<br />

di Sandro Veronesi, premio<br />

Strega <strong>2006</strong>.<br />

L’ispirazione ad inserire questo argomento<br />

nel libro l’autore dice di<br />

averla avuta anni fa leggendo un inchiesta<br />

fatta dal quotidiano francese<br />

Le Monde sulle fusioni aziendali.<br />

“Poneva l’attenzione su un aspetto<br />

solitamente trascurato nei casi delle<br />

grandi concentrazioni che stavano<br />

imperversando in tutta Europa: il<br />

terribile impatto psicologico sui dipendenti”.<br />

L’inchiesta era il risultato<br />

di una serie di questionari fatti compilare<br />

in forma anonima da manager,<br />

dirigenti e semplici impiegati di<br />

aziende che avevano subito una fusione.<br />

Ne derivava che dal punto di<br />

vista psicologico la fusione era stata<br />

vissuta come una calamità immane<br />

con effetti disastrosi sul piacere di<br />

andare a lavorare e di appartenere<br />

ad una certa azienda. L’esito era un<br />

malessere generalizzato, caratterizzato<br />

anche da disturbi veri e propri,<br />

ma non riconosciuto quindi vissuto<br />

anche con senso di colpa.<br />

L’autore confessa di aver trovato i<br />

contenuti di questa inchiesta così<br />

sensati da pensare che da quel momento<br />

in poi l’economia non<br />

avrebbe più potuto prescindere<br />

dalla psicologia. Ovviamente non è<br />

stato così.<br />

Secondo l’Agenzia Europea per la<br />

Salute e la Sicurezza nel Lavoro le<br />

ultime rilevazioni evidenziano che<br />

lo stress da lavoro interessa in Europa<br />

oltre 40 milioni di persone,<br />

circa il 28 per cento dei lavoratori,<br />

ma nulla è cambiato, tante energie<br />

vengono disperse e insieme ad esse<br />

l’occasione di fare del benessere<br />

del lavoratore la marcia in più dei<br />

neonati colossi aziendali, invece<br />

che il loro (ci auguriamo di no) tallone<br />

d’Achille.<br />

FOCUS<br />

vorare. I rischi maggiori di questa fusione li vedo prima di tutto sul management della banca incorporata,<br />

poi a scalare sui quadri di età avanzata, ed infine sulla massa dei lavoratori comuni che<br />

verranno avvicendati e bistrattati come ho avuto modo di vedere nelle precedenti fusioni.<br />

Le opportunità verranno date solo ai responsabili della banca incorporante<br />

con relativi premi milionari e carriere sempre più sfolgoranti.<br />

Il lavoro in agenzia non cambierà perchè abbiamo creato una buona squadra, giusto per usare<br />

un termine tanto caro ai nostri manager “preoccupati” solo di farci fare affari e guadagnare tantissimo<br />

(che poi i grossi premi sanno loro come distribuirli!).<br />

Certamente continuerò a lavorare fino al massimo di età pensionabile. Ho due figlie da mantenere<br />

che, pur se laureate entrambe col massimo dei voti, non hanno avuto la “fortuna” di essere<br />

prese in Sanpaolo per chiamata diretta, come è successo ultimamente per i figli di alcuni manager,<br />

assunti e immediatamente orientati alla carriera d’eccellenza.<br />

Roberta, 42 anni Banca Intesa<br />

Sono una ex dipendente della Banca Commerciale e quindi questo è il mio secondo cambio di<br />

proprietà. Il primo l’ho vissuto come una tragedia e non mi aspetto che questo sia meno indolore.<br />

La verità è che le persone ormai non contano più nulla nelle aziende bancarie e con questi<br />

grossi numeri conteranno anche meno. Il sindacato deve battersi proprio per<br />

questo: per il rispetto e la crescita delle persone, per far si che vengano valorizzati<br />

come creatori di idee e innovazione e non ridotti a meri esecutori<br />

di ordini. L’unico aspetto che scorgo come positivo in questa fusione sarà l’opportunità di<br />

venire a contatto con realtà lavorative differenti, di conoscere modalità di lavoro diverse e soprattutto<br />

colleghi nuovi. Il rischio è per il sistema bancario italiano; una banca così grande monopolizzerà<br />

il mercato, o costringerà le altre banche a percorrere lo stesso doloroso cammino.<br />

In futuro mi aspetto una diminuzione dei carichi di lavoro - e di conseguenza di personale occupato-<br />

visto che, certamente moltissime delle attuali attività bancarie verranno<br />

affidate a società esterne.<br />

Libero, 55 anni Sanpaolo<br />

La prospettiva della fusione con Banca Intesa mi butta nel panico più assoluto. Io non ho mai<br />

vissuto un cambiamento di proprietà prima, sono stato assunto tanti anni fa e per noi torinesi il<br />

Sanpaolo è come casa nostra. Siamo cresciuti con un senso di appartenenza totale nei confronti<br />

dell’azienda, abbiamo una compenetrazione talmente forte e radicata con il destino della nostra<br />

banca che per noi è inconcepibile anche solo pensare di cambiare logo o modificare il codice<br />

abi. Inoltre l’assenza di notizie, di informazioni su cosa implicherà questa<br />

fusione, su come interverrà sul nostro lavoro e sulle nostre vite ci sta massacrando!<br />

Il futuro ci appare incerto e oscuro, riesco solo a supporre che aumenteranno i<br />

ritmi di lavoro e verrà meno la serenità con cui si è lavorato fino ad oggi.<br />

Chiedo al sindacato soprattutto di lottare per tutelare e difendere la nostra<br />

identità di sanpaolini.<br />

Andrea, 41 anni Banca intesa<br />

Il piano industriale che in Banca Intesa è terminato ad Aprile di quest’anno, ha ridotto di 5700<br />

unità il personale. È chiaro che mi aspetto altri provvedimenti in questo senso, senza contare<br />

un’ulteriore razionalizzazione degli sportelli presenti sul territorio nazionale.<br />

Le opportunità, per una Filiale come la mia, unica presenza sul territorio regionale valdostano,<br />

sono sicuramente quella di avere una rete più capillare e quindi vedere diminuire il rischio<br />

di trasferimenti ad altra regione a causa di diminuzione del personale.<br />

Mi aspetto tempi più brevi nella realizzazione tecnica dell’operazione, ma è chiaro che quanto<br />

viene studiato a tavolino dal management viene poi vissuto in tutt’altra maniera dal personale.<br />

Nella precedente operazione in Banca Intesa molti problemi sono stati superati esclusivamente<br />

per la buona volontà dimostrata dal personale, al quale verrà di nuovo chiesto un grosso<br />

contributo.<br />

Anche il sindacato può sfruttare l’esperienza della fusione precedente e il suo maggiore potere<br />

rappresentativo visto che avrà molti più iscritti di prima. Occorre pensare all’unificazione<br />

delle segreterie sindacali quanto prima, affinché l’azione sia da subito efficace<br />

ed incisiva.<br />

Grande importanza avrà in futuro l’area cosiddetta “SELF”; con casse automatiche anche per<br />

versamenti, prelievi, pagamento RIBA, MAV ecc… Tutto questo alleggerirà sicuramente i carichi<br />

di lavoro in Filiale e inciderà sulla politica di ridimensionamento del personale che la nuova<br />

Banca attuerà.<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

17


Qual è il termine oltre il quale<br />

non è più possibile esercitare un<br />

diritto, fino a quando si è tenuti a<br />

conservare le ricevute di pagamenti<br />

e non essere più tenuti a<br />

dimostrare nulla.<br />

In questa sintetica scheda proviamo<br />

a riepilogare i termini della<br />

prescrizione e della decadenza di<br />

un diritto e quando far “pulizia”<br />

delle molteplici ricevute alle quali<br />

siamo soggetti.<br />

La prescrizione e la decadenza<br />

sono istituti legati al decorrere<br />

del tempo.<br />

La prescrizione comporta l’estinzione<br />

di un diritto se non<br />

esercitato nell’arco di tempo previsto<br />

dalla legge (artt. 2934 e seguenti<br />

del c.c.) Essa inizia a decorrere<br />

dal giorno in cui il diritto<br />

può essere fatto valere. È un istituto<br />

di ordine pubblico e la sua<br />

disciplina è inderogabile. La rinuncia<br />

del diritto, mentre decorre<br />

il termine prescrizionale, determina<br />

l’interruzione della prescrizione.<br />

I diritti si estinguono – per<br />

prescrizione – decorsi dieci<br />

(10) anni, salvo i casi in cui la<br />

legge prevede tempi diversi.<br />

La prescrizione in materia di lavoro<br />

è:<br />

• decennale per i diritti non<br />

retributivi come la qualifica<br />

superiore;<br />

• quinquennale per le differenze<br />

retributive e in tutti i<br />

casi di prestazioni periodiche<br />

come: la retribuzione e le indennità<br />

spettanti al lavoratore<br />

per la cessazione del rapporto<br />

di lavoro;<br />

• triennale per le retribuzioni<br />

corrisposte per periodi superiori<br />

al mese;<br />

• annuale per le retribuzioni<br />

corrisposte per periodi non<br />

superiori al mese.<br />

Le prescrizioni triennali e annuali<br />

sono dette “presuntive”, per<br />

indicare che al decorrere dei<br />

tempi stabiliti si devono ritenere<br />

ormai soddisfatte. Quindi il diritto<br />

viene soddisfatto in via presuntiva<br />

(e non estinto per prescrizione),<br />

salvo la possibilità di<br />

fornire la prova contraria.<br />

La decadenza si ha quando un<br />

soggetto deve far valere un diritto<br />

entro un determinato periodo<br />

di tempo, decorso il quale perde<br />

la possibilità di esercitarlo (prescrizione).<br />

Può essere stabilita<br />

nell’interesse generale (diritti<br />

indisponibili); in questo caso la<br />

sua disciplina è inderogabile, irrinunciabile<br />

dalle parti e rilevabile<br />

dal giudice d’ufficio, come ad<br />

esempio il termine:<br />

• di 60 giorni per impugnare il<br />

licenziamento;<br />

• di 6 mesi per impugnare le rinunce<br />

e le transazioni;<br />

• di 20 giorni per invocare la<br />

procedura innanzi al collegio<br />

arbitrale in tema di procedimenti<br />

disciplinari (art. 7 Statuto<br />

dei diritti dei lavoratori).<br />

La decadenza può essere disposta<br />

anche nell’interesse individuale di<br />

una delle parti; in tal caso trattandosi<br />

di diritti disponibili, la disciplina<br />

è derogabile dalle parti.<br />

La rinuncia e la transazione<br />

sono due negozi dispositivi<br />

che intervengono nel rapporto di<br />

lavoro, limitando l’esercizio delle<br />

facoltà di disporre di un diritto<br />

soggettivo.<br />

La rinuncia è l’atto tendente alla<br />

dismissione di un diritto soggettivo<br />

da parte del titolare.<br />

La transazione è il contratto<br />

mediante il quale le parti, facendosi<br />

reciproche concessioni, rimuovono<br />

o prevengono una lite<br />

(negozio di autocomposizione<br />

della lite).<br />

La rinuncia e la transazione<br />

possono essere impugnate dal<br />

lavoratore con qualsiasi atto<br />

scritto (anche stragiudiziale, purchè<br />

idoneo a rendere nota la<br />

propria volontà) entro sei mesi,<br />

con decorrenza dalla data di cessazione<br />

del rapporto se rinuncia<br />

COME CALCOLARE...<br />

Prescrizione e decadenza:<br />

nel rapporto di lavoro e per la conservazione dei documenti<br />

a cura di Cesare Sandulli<br />

o transazione sono avvenuti nel<br />

corso del rapporto di lavoro, ovvero<br />

dalla data della stessa rinuncia<br />

o transazione se avvenuta a<br />

rapporto concluso. Segue quindi<br />

la procedura di annullamento da<br />

parte del Giudice con il ripristino<br />

dei diritti lesi.<br />

Sono VALIDE e quindi NON impugnabili<br />

le rinunce o transazioni<br />

che siano avvenute o stipulate innanzi<br />

al giudice, alle commissioni<br />

presso le Direzioni provinciali del<br />

lavoro, o secondo procedure previste<br />

dai CCNL, poiché il lavoratore<br />

in questa sede perde il ruolo<br />

di contraente debole.<br />

Nel mondo del lavoro ci troviamo<br />

spesso di fronte alle cosiddette<br />

QUIETANZE a SALDO<br />

ossia documenti sottoscritti dal<br />

lavoratore, solitamente a fine rapporto,<br />

quando, nel ricevere una<br />

certa somma (TFR, tredicesima,<br />

ecc), si evince la piena soddi-<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

18<br />

sfazione del prestatore che<br />

non ha più nulla da pretendere<br />

in quanto a crediti di lavoro.<br />

In realtà, questo atto non implica<br />

una rinuncia ad eventuali<br />

compensi che, in un secondo momento,<br />

potrebbe accorgersi di<br />

non aver percepito. In sostanza:<br />

• La quietanza è una mera dichiarazione<br />

senza alcuna efficacia<br />

negoziale. Il lavoratore<br />

potrà sempre far valere i propri<br />

diritti entro i termini di<br />

prescrizione e senza il “limite”<br />

di impugnazione di 6 mesi previsto<br />

per rinuncia/transazione;<br />

• Per conferire alle quietanze<br />

rilevanza negoziale al<br />

pari di rinuncia/transazione è<br />

necessaria la presenza di elementi<br />

specifici, chiari e oggettivamente<br />

determinabili, dai<br />

quali risulti la concreta volontà<br />

del lavoratore di abbandonare<br />

diritti e ragioni.


COME CALCOLARE...<br />

la conservazione dei documenti<br />

questi documenti vanno conservati per quanto tempo ?<br />

Abbonamento TV (relative ricevute di pagamento) ➡ 10 anni<br />

Affittto (relative ricevute di pagamento) ➡ 5 anni<br />

Atti di compravendita e proprietà della casa ➡ sempre<br />

Atti notarili in genere ➡ sempre<br />

Atti di matrimonio - di separazione ecc… ➡ sempre<br />

Assicurazioni (ricevute pagamento premi) ➡ 1 anno dalla scadenza<br />

Bollette/fatture energia elettrica - gas - rifiuti ➡ 5 anni - ma consigliamo almeno 10 anni<br />

Bollette telefono fisso ➡ 5 anni - ma consigliamo almeno 10 anni<br />

Bollette telefoni mobili-cellulari ➡ 10 anni<br />

Bollettini-ricevute pagamento ICI ➡ 5 anni dall’anno successivo a quello di pagamento<br />

Bollo auto (relative ricevute di pagamento) ➡ 3 anni dalla scadenza/ consigliamo però di conservare<br />

le ricevute per almeno 5 anni<br />

Contributi previdenziali INPS ➡ sempre<br />

Contratti di affitto ➡ sempre<br />

Documentazione relativa a dichiarazioni dei redditi ➡ fino alla scadenza del 4° anno successivo a<br />

quello di presentazione della dichiarazione si consiglia<br />

però la conservazione per almeno 6-7 anni<br />

Estratti conto bancari ➡ 60 giorni per contestare le risultanze contabili in<br />

caso di errori od omissioni ci sono però 10 anni di<br />

tempo per proporre l’impugnazione dell’e/c<br />

Fatture di alberghi e ristoranti ➡ 6 mesi<br />

Fatture di artigiani ➡ 10 anni (consiglio)<br />

Multe stradali ➡ 5 anni<br />

Mutui (ricevute di pagamento delle rate) ➡ sempre<br />

Pagamenti rateali ➡ 5 anni<br />

Parcelle/fatture di liberi professionisti (avvocati-notai…) ➡ 3 anni<br />

Referti medici (ricoveri-analisi-lastre ecc…) ➡ sempre<br />

Scontrini di acquisto merce ➡ 26 mesi (sia ai fini della prova di acquisto, sia per<br />

esercitare i diritti di garanzia)<br />

Spese condominiali ➡ 5 anni<br />

Titoli di Stato ➡ 5 anni (scadenza del titolo) per la restituzione<br />

del titolo e per la richiesta degli interessi<br />

NOTA: in ogni caso si consiglia di trattenere copia delle ricevute per almeno altri 2-3 anni oltre le scadenze<br />

indicate; questo in quanto rispetto a certi termini di prescrizione possono esserci ancora incertezze<br />

interpretative<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

19


Si è tenuta a Bari dal 31 al 3<br />

settembre scorsi la IV edizione<br />

del Forum “l’impresa di un’economia<br />

diversa”, appuntamento<br />

che ogni anno la campagna Sbilanciamoci!<br />

organizza in contemporanea<br />

ed in alternativa al meeting<br />

degli industriali di Cernobbio,<br />

e dove economisti, sociologi,<br />

sindacalisti, ambientalisti si confrontano<br />

sulle possibili alternative<br />

di governance dei processi di globalizzazione.<br />

Sbilanciamoci! è una campagna di<br />

informazione e denuncia, che dal<br />

1999 ha riunito in Italia 44 organizzazioni<br />

della società civile e<br />

che si impegna – attraverso la<br />

pubblicazione di rapporti, l’organizzazione<br />

di convegni e di attività<br />

di pressione e animazione politica<br />

e culturale – per promuovere<br />

un modello di economia<br />

e società fondato sui principi<br />

di solidarietà, giustizia, eguaglianza,<br />

sostenibilità ambientale<br />

ed economica, e di pace.<br />

Aderiscono a Sbilanciamoci! organizzazioni<br />

del calibro di Manitese,<br />

Altraeconomia,Arci, Medici senza<br />

Frontiere, Legambiente, WWF,<br />

Associazione Finanza Etica, Emergency,<br />

Un ponte per.. e tante altre,<br />

tutte unite dalla determinazione<br />

di proporre una nuova forma<br />

di sviluppo e contrastare la<br />

cultura liberista in modo da porre<br />

le basi per un mondo più vivibile<br />

per tutti.<br />

La decisione di tenere il Forum<br />

nel Mezzogiorno d’Italia riveste<br />

un significato preciso: fare del<br />

Mediterraneo un mare di pace,<br />

un crocevia per l’incontro di popoli,<br />

culture e civiltà diverse ma<br />

unite dall’idea di una società ed<br />

un’economia cooperative e non<br />

competitive.<br />

Anche la scelta di Bari e della Puglia<br />

non è casuale: questa città e<br />

questa regione si sono fatti promotori<br />

di una nuova politica che<br />

pone al centro la persona e la salvaguardia<br />

dei beni comuni essenziali<br />

come l’acqua, la salute, i diritti<br />

degli emigrati. E questo pur essendo<br />

proprio la Puglia oggetto<br />

di pesanti accuse per denuncia<br />

fatta da un noto settimanale sulla<br />

riduzione a schiavi dei lavoratori<br />

extracomunitari delle coltivazioni<br />

di pomodori nel foggiano. Prova<br />

delle grandi disuguaglianze e contraddizioni<br />

che sempre di più<br />

“convivono” anche nei cosiddetti<br />

paesi civili occidentali.<br />

La giornata conclusiva del forum<br />

di Sbilanciamoci! è stata dedicata<br />

ad Angelo Frammartino, il volontario<br />

pacifista recentemente<br />

ucciso a Gerusalemme, e anche<br />

noi lo vorremmo ricordare in<br />

questa rubrica come esempio di<br />

autentico impegno sociale e civile.<br />

Grazie Angelo.<br />

La<br />

controfinanziaria<br />

di Sbilanciamoci!<br />

Il documento finale del Forum di<br />

Bari confluirà nel rapporto “Cambiamo<br />

Finanziaria: Come usare<br />

la spesa pubblica per i diritti, la<br />

pace e l’ambiente”, pubblicato<br />

come ogni anno ad <strong>Ottobre</strong>, con il<br />

quale si esortano i parlamentari ad<br />

accogliere le proposte di sbilanciamoci!<br />

ed a presentare emendamenti<br />

alla prossima manovra finanziaria.<br />

Sono soprattutto i tagli previsti<br />

dalla prossima Finanziaria a preoccupare<br />

Sbilanciamoci, che a questo<br />

proposito rilancia al governo e al<br />

parlamento le linee generali di una<br />

politica economica alternativa,<br />

concretizzata in 67 proposte, articolate<br />

in 10 aree tematiche.<br />

Sul fronte del welfare, la proposta<br />

é di raddoppiare il Fondo per le<br />

Politiche Sociali per finanziare tra<br />

l’altro il reddito minimo d’inserimento<br />

e un piano per 3000 nuovi<br />

asili nido, mentre per l’ambiente,<br />

si auspica un piano nazionale di<br />

risanamento e riqualificazione,<br />

che preveda tra l’altro la revisione<br />

delle priorità nel settore<br />

Grandi Opere e il blocco della<br />

svendita del patrimonio pubblico.<br />

Tutto ciò potrebbe essere realiz-<br />

SOCIETÀ CIVILE<br />

a cura di Paola Vinciguerra<br />

zato grazie all’introduzione di una<br />

tassa ad hoc per le rendite derivanti<br />

dalle privatizzazioni e di alcune<br />

tasse di scopo su consumi<br />

e produzioni dannose,<br />

nonché di una tassa sui prelievi<br />

delle acque minerali.<br />

Il documento propone il sostegno<br />

alle imprese responsabili, all’altra<br />

economia e a nuove politiche<br />

per il mezzogiorno e per la<br />

cultura, e reclama una legge quadro<br />

per la difesa e promozione<br />

dei beni comuni, affinché restino<br />

pubblici l’acqua e i servizi locali.<br />

In tema di pace e solidarietà, si<br />

rinnova l’invito alla cancellazione<br />

del debito e all’innalzamento allo<br />

0,7% della quota di aiuto pubblico<br />

allo sviluppo, in tema di disarmo,<br />

il ritiro da Iraq e Afghanistan.<br />

Infine, si chiede con forza la stesura<br />

di un “ Bilancio Sociale del<br />

Paese”, coordinato dal Ministero<br />

della solidarietà sociale e fondato<br />

su indicatori di qualità sociale e<br />

ambientale alternativi al Pil.<br />

La battaglia<br />

dell’acqua<br />

Ancora oggi 1,5 miliardi di<br />

persone non hanno accesso<br />

all’acqua potabile e per questo<br />

motivo ogni giorno muoiono<br />

34.000 persone, in prevalenza<br />

donne e bambini.<br />

Sono in molti a sostenere che il<br />

petrolio, l’oro nero per cui oggi si<br />

fanno le guerre, sarà presto sostituito<br />

da un altro bene prezioso<br />

ma non illimitato: l’acqua. L’acqua<br />

sta diventando ogni giorno di più<br />

un patrimonio di inestimabile valore<br />

e le multinazionali hanno già<br />

messo le mani su questa immensa<br />

ricchezza mondiale.<br />

Vandana Shiva, fisica ed economista<br />

indiana, si batte da anni per<br />

sensibilizzare governi e popolazioni<br />

e strappare ai privati il controllo<br />

dell’acqua mondiale. ”La direttiva<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

20<br />

europea Bolkenstain, che trasforma<br />

i servizi e quindi anche l’acqua<br />

da bene comune a merce<br />

non può essere accettata” –<br />

ha sostenuto nel suo intervento al<br />

Forum – “l’unica via percorribile in<br />

futuro per evitare conflitti e vere e<br />

proprie guerre è garantire che<br />

l’acqua continui a essere bene<br />

pubblico e che l’erogazione idrica<br />

continui a essere un servizio pubblico.”<br />

“I governi e le corporation<br />

hanno grosse responsabilità”– ha<br />

denunciato – “nel mio paese, l’India,<br />

la Coca Cola e la Pepsi stanno<br />

letteralmente rubando l’acqua alle<br />

comunità rurali. Ogni stabilimento<br />

consuma un milione e mezzo –<br />

due milioni di litri d’acqua al giorno<br />

e questo favorisce la carenza<br />

idrica e la siccità delle zone coinvolte.<br />

Per questo è nata la campagna<br />

“Coca e Pepsi via dall’India”,<br />

che ha già portato 7 paesi indiani a<br />

proibire la vendita di questi prodotti”.<br />

Anche Alex Zanotelli, padre<br />

comboniano protagonista di tante<br />

battaglie, è intervenuto per dare<br />

man forte alla Shiva: ”l’acqua<br />

è un diritto naturale e un dono<br />

di Dio, è l’elemento fondamentale<br />

e fondante, non può essere<br />

merce, deve essere a totale<br />

gestione pubblica; per questo la<br />

formula della società per azioni<br />

va bandita!”<br />

In Italia la situazione della gestione<br />

delle acque è a macchia di leopardo<br />

e l’uniformità del disegno privatistico<br />

di qualche anno fa si è ultimamente<br />

frantumata dando vita ad<br />

una presenza istituzionale ancorata<br />

all’idea di gestione pubblica.<br />

In questo senso l’esperienza della<br />

Puglia è esemplare: il governatore<br />

Niki Vendola ha affidato la presidenza<br />

dell’ente gestore dell’Acquedotto<br />

Pugliese, il più grande<br />

d’Europa, al prof. Riccardo Petrella,<br />

universalmente considerato<br />

l’ispiratore del movimento<br />

mondiale dell’acqua, con il compito<br />

di rendere di nuovo pubblica la<br />

spa che lo gestisce.<br />

“La terra ha abbastanza<br />

per le necessità di tutti,<br />

ma non per l’avidità di<br />

pochi”<br />

Gandhi


La fatica<br />

di arrivare<br />

a fine mese<br />

Timidi segnali di ripresa in un<br />

quadro economico che resta<br />

contraddittorio. E per gli italiani<br />

rimane ancora difficile arrivare a<br />

fine mese: lo conferma il rapporto<br />

Coop <strong>2006</strong> su “Consumi e distribuzione”<br />

secondo il quale il<br />

58% delle famiglie italiane dichiara<br />

problemi nel far quadrare i<br />

conti. In Europa peggio di noi sta<br />

solo il Portogallo (61%). Resta<br />

lontana la media europea (37%) e<br />

quella dei grandi paesi europei<br />

come la Spagna (45%), la Francia<br />

(36%), Regno Unito (28%) e Germania<br />

(24%). Ciononostante le<br />

Coop si aspettano un triennio<br />

<strong>2006</strong>-2008 di crescita dei consumi<br />

reali anche se il 2007 si annuncia<br />

peggiore rispetto al <strong>2006</strong>.<br />

Nel paniere dei consumi italiani<br />

meno alimentari e bevande, più<br />

telefonia e spese per la mobilità e<br />

per i prodotti di benessere. Cresce<br />

il peso dei consumi “obbligati”<br />

come casa, utenze, energia.<br />

I cambiamenti più evidenti hanno<br />

riguardato i consumi alimentari:<br />

nel 1970 i consumi domestici di<br />

prodotti alimentari, bevande e tabacco<br />

toccavano il 40% della spesa<br />

degli italiani. Oggi gli stessi prodotti<br />

arrivano al 16%. Sono cresciuti<br />

invece i consumi relativi all’abitazione<br />

(dal 14% al 21%), agli<br />

alberghi e ristoranti (dal 6% al<br />

10%), ai beni e servizi vari (dal 6%<br />

al 9%), alla sanità (dall’1% al 3%),<br />

alle comunicazioni (dall’1% al<br />

3%). Come in tutte le economie<br />

Un giorno un<br />

cliente è entrato<br />

in banca<br />

e con il proprio<br />

estratto<br />

conto in mano<br />

ha detto ad un<br />

collega:“Buongiorno,<br />

vorrei delle allucinazioni”. Cercava<br />

un modo originale per sentirsi<br />

più ricco, o aveva semplicemente<br />

bisogno di chiarimenti? Non lo sapremo<br />

mai!<br />

moderne, dunque, decresce la<br />

quota di spesa destinata alla soddisfazione<br />

dei bisogni primari (il<br />

cibo) e sempre più aumenta la<br />

quota destinata ai bisogni più<br />

evoluti: abitazione, arredamento e<br />

vestiario prima, mobilità, comunicazioni,<br />

benessere personale dopo.<br />

Rispetto ai cittadini europei, il<br />

modello di consumo delle famiglie<br />

italiane privilegia comunque i<br />

consumi alimentari domestici, i<br />

consumi alimentari fuori casa, i<br />

consumi di abbigliamento, i consumi<br />

di arredo casa.<br />

In Italia poi la maggior parte delle<br />

categorie di prodotto ha fatto registrare<br />

un incremento dei prezzi<br />

maggiore rispetto agli altri paesi<br />

dell’area euro (dati 2000-2004). I<br />

differenziali maggiori hanno riguardato<br />

la voce “abitazione, elettricità,<br />

acqua, gas e altri combustibili”<br />

(+8,6%),“vestiario e calzature”<br />

(+6,2%) e “ricreazione e cultura”<br />

(+5,7%). In particolare, riguardo<br />

alla prima voce di spesa,<br />

se il costo del gas in Italia è sostanzialmente<br />

in linea con il resto<br />

d’Europa, l’energia elettrica costa<br />

il 35% in più della media europea,<br />

il carburante quasi il 10% in più<br />

(dati questi ultimi riferiti al primo<br />

semestre <strong>2006</strong>).<br />

Proprio l’aumentare del peso dei<br />

consumi “obbligati” o non concorrenziali<br />

comprime la disponibilità<br />

economica delle famiglie italiane.<br />

Se è vero infatti che la crescita<br />

del reddito disponibile è costante<br />

dal ’99 ad oggi, è altrettanto<br />

vero che la crescita è lenta e<br />

soggetta al paradosso di prezzi<br />

crescenti proprio per questi consumi<br />

obbligati.<br />

CONSUMI<br />

a cura di Angela Cappuccini<br />

Adiconsum contro<br />

una ripresa<br />

dell’inflazione<br />

Negli anni passati abbiamo assistito<br />

ad una tendenza negli acquisti<br />

sempre più rivolta ai prodotti di<br />

marca e di qualità.<br />

Questa tendenza si è invertita nell’ultimo<br />

anno con un aumento degli<br />

acquisti negli hard discount.<br />

Una tendenza che conferma il minor<br />

potere d’acquisto delle famiglie<br />

che ha avuto come conseguenza<br />

un contenimento delle<br />

spese e un trasferimento verso<br />

prodotti e strutture a basso costo.<br />

Il minor potere d’acquisto ha avuto<br />

anche un duplice effetto sulla<br />

struttura commerciale: i grandi<br />

supermercati per restare concorrenziali<br />

(soprattutto nei confronti<br />

degli hard discount) hanno ampliato<br />

le loro offerte includendo<br />

anche i prodotti “primo prezzo”;<br />

per contro gli hard discount hanno<br />

migliorato e ampliato la loro<br />

offerta e modificato la loro organizzazione<br />

interna per restare<br />

concorrenziali nei confronti dei<br />

supermercati tradizionali.<br />

Al Governo Adiconsum Cisl chiede<br />

provvedimenti di controllo e monitoraggio<br />

per impedire una ripresa<br />

dell’inflazione in autunno con iniziative<br />

forti di una maggiore concorrenza<br />

su carburanti, elettricità e gas.<br />

Fusioni bancarie:<br />

il cliente<br />

ci guadagna?<br />

Finora le fusioni bancarie non<br />

hanno fatto scendere i costi dei<br />

…VORREI DELLE ALLUCINAZIONI!<br />

Comunicateci tutti gli strafalcioni lessicali<br />

che vi capita di sentire (o di dire)<br />

in banca, li pubblicheremo sul<br />

prossimo numero e sul portale della<br />

FIBA. Inviate le frasi al seguente indirizzo:fiba@fiba.it<br />

indicando,se vi va,<br />

il vostro nome e città di provenienza.<br />

Un cliente allo sportello<br />

“ Scusi signorina, posso versare da<br />

lei l’F24, di là manca l’inserviente!”<br />

(L’impiegato addetto alla contabili-<br />

tà, peraltro laureato, si era allontanato<br />

un attimo)<br />

Paola, Catania<br />

Un cliente all’addetto<br />

aziende<br />

Voi le mettete le filodiffusioni?<br />

(forse voleva sapere se si emettevano<br />

fideiussioni)<br />

Giacomo Bonavoglia,<br />

Acquaviva delle Fonti (Ba)<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

21<br />

prodotti.Al contrario. Secondo i<br />

calcoli di Prometeia su dati Bankitalia,<br />

dal 2000 al 2005, mentre il<br />

numero delle banche diminuiva<br />

del 7%, da 841 a 783, il costo fisso<br />

medio per conto corrente è salito<br />

del 56%. E gli incrementi ci sono<br />

stati tutti gli anni ( +6% nel<br />

2000, +12 nel 221, +14 nel 2002,<br />

+7 nel 2003, +19 nel 2004), tranne<br />

l’anno scorso: - 2,3%. Un auspicio<br />

dell’inversione di tendenza,<br />

secondo l’istituto. Se infatti finora<br />

le banche hanno fatto la guerra<br />

sui tassi dove la forbice è già<br />

strettissima, ora l’arma sono le<br />

commissioni. E quindi può finalmente<br />

aprirsi la fase della concorrenza,<br />

con effetto benefico sui<br />

costi delle famiglie.<br />

Sulla fusione SanPaolo-Intesa il<br />

presidente di Adiconsum Paolo<br />

Landi dice:“Una scelta positiva. Ma<br />

ci aspettiamo da questo nuovo<br />

gruppo una spinta ad una sempre<br />

maggiore trasparenza sul costo dei<br />

servizi ed una riduzione dei costi.”<br />

Una riduzione che, comunque,<br />

non sarebbe possibile subito. Ci<br />

vorranno almeno due-tre anni<br />

per vedere l’effetto concorrenza<br />

della maxi-aggregazione.<br />

Alla cassa, un cliente<br />

all’impiegato che gli<br />

chiede il documento<br />

Ragioniè, non farmi incazzare, la<br />

sedia dove stai seduto è mia, io<br />

sono azionista della banca!<br />

Sempre alla cassa<br />

Quanto deve prelevare?<br />

Prelevare?? Avimm a pigghià!!<br />

Michele De Bartolo, Bari


Divieto di licenziamento<br />

nei confronti di lavoratrici<br />

ultrasessantenni<br />

Cassazione<br />

Sezione Lavoro<br />

n. 13045/<strong>2006</strong><br />

Si segnala questa decisione della<br />

Corte di Cassazione sezione lavoro,<br />

in quanto conferma in sostanza<br />

l’orientamento già espresso<br />

dalla stessa Corte (cfr. sentenza n.<br />

6535/2003) in ordine al divieto<br />

per il datore di lavoro di esercitare<br />

il potere di licenziamento nei<br />

confronti delle lavoratrici che, pur<br />

avendo maturato l’età pensionabile<br />

(60 anni) non hanno ancora<br />

conseguito l’età massima lavorativa<br />

(65 anni).<br />

I punti salienti<br />

della questione<br />

Nell’attuale regime pensionistico vi<br />

è una distinzione tra età pensionabile<br />

ed età massima lavorativa dei<br />

lavoratori dipendenti. Mentre l’età<br />

pensionabile per le donne è fissata<br />

al compimento dei 60 anni di età e<br />

per gli uomini al compimento dei<br />

65 anni di età, l’età massima lavorativa<br />

è stabilita sia per gli uomini che<br />

per le donne a 65 anni di età. Per<br />

quanto riguarda i limiti alla libera licenziabilità,<br />

la tutela obbligatoria,<br />

unitamente a quella reale (ove ne<br />

ricorrano le condizioni), deve ritenersi<br />

estesa a tutte le lavoratrici<br />

che, pur avendo raggiunto l’età<br />

pensionabile dei 60 anni, non hanno<br />

ancora conseguito l’età massima<br />

lavorativa dei 65 anni. Pertanto<br />

alle lavoratrici, per le quali, come<br />

abbiamo visto, l’età pensionabile e<br />

l’età lavorativa sono due entità non<br />

coincidenti, compete il diritto di<br />

proseguire il rapporto di lavoro anche<br />

dopo il compimento dell’età<br />

pensionabile dei 60 anni e fino al<br />

giorno del raggiungimento dell’età<br />

massima lavorativa dei 65 anni, senza<br />

necessità di alcun onere di comunicazione,<br />

da parte loro, al datore<br />

di lavoro. Inoltre, nell’arco di<br />

tempo intercorrente tra il compimento<br />

dei 60 anni e il compimento<br />

dei 65 anni di età, al datore di lavoro<br />

è fatto divieto di esercitare liberamente<br />

nei confronti delle lavoratrici<br />

il potere di licenziamento.<br />

La sezione lavoro della Corte, ribadendo<br />

in sostanza il principio di diritto<br />

già stabilito nella sentenza n.<br />

6535/2003 (da cui abbiamo dedotto<br />

i principi suesposti), con la sentenza<br />

in commento ha rigettato il<br />

ricorso proposto dalla Cassa di Risparmio<br />

di Fermo contro la sentenza<br />

ad essa sfavorevole emessa<br />

in secondo grado dal Tribunale di<br />

Fermo.Tale sentenza aveva confermato<br />

la sentenza di primo grado<br />

che aveva dichiarato illegittimo il licenziamento<br />

comminato dalla<br />

Cassa il 15 maggio 1998 ad una dipendente<br />

in vista del compimento<br />

del suo 60° anno di età, basandosi,<br />

tra l’altro, sulla normativa del ccnl<br />

che prevedeva detta facoltà di licenziamento.<br />

La Corte di Cassazione,<br />

svolgendo una accurata ricostruzione<br />

della evoluzione nel<br />

tempo della legislazione e della<br />

giurisprudenza sulla materia e dando<br />

conto anche dell’esistenza di un<br />

LEGALE<br />

a cura di Luigi Verde<br />

orientamento difforme espresso<br />

dalla stessa Corte nella sentenza<br />

n.2472/<strong>2006</strong>, ha ricordato che il<br />

testo originario della legge n.<br />

604/1966, recante norme sui licenziamenti<br />

individuali, aveva previsto<br />

la libertà di recesso del datore di<br />

lavoro in caso di lavoratori i quali<br />

avessero maturato il diritto alla<br />

pensione di vecchiaia, recependo la<br />

differenza tra uomini e donne, per<br />

i quali le due età erano fissate rispettivamente<br />

al 60° e al 55° anno.<br />

Su tale assetto normativo interveniva<br />

due volte la Corte Costituzionale<br />

con le sentenze n. 137/1986 e<br />

n. 498/1988, affermando il principio<br />

secondo cui la donna non è licenziabile<br />

senza giustificato motivo<br />

prima del compimento della stessa<br />

età pensionabile stabilita per l’uomo.Tale<br />

principio è stato poi ribadito<br />

dalla stessa Corte con la sentenza<br />

interpretativa n. 256/2002, la<br />

quale fornisce l’interpretazione<br />

delle normativa vigente nel senso<br />

che i limiti per il pensionamento di<br />

vecchiaia sono stati spostati in<br />

avanti per tutti i lavoratori, mantenendo<br />

una differenza a beneficio<br />

delle donne. Il legislatore ordinario<br />

si è adeguato alle pronunce della<br />

Corte Costituzionale e, con l’articolo<br />

4 della legge n. 108/1990, ha<br />

previsto il limite dei 60 anni, ai fini<br />

del licenziamento, per uomini e<br />

donne “in possesso dei requisiti<br />

pensionistici”, facendo salva l’opzione<br />

di cui all’articolo 6 del DL n.<br />

791/1981, convertito in legge n.<br />

54/1982, che consente, a domanda,<br />

di rimanere in servizio fino al 65°<br />

anno di età. A seguito della ulteriore<br />

evoluzione normativa determinata,<br />

tra l’altro, dalle disposizioni<br />

del DLgs n. 503/1992, si è riproposta<br />

la distinzione dell’età di pensionamento<br />

di vecchiaia in misura differenziata<br />

per uomini e donne, per<br />

cui attualmente il diritto alla pensione<br />

di vecchiaia da parte degli<br />

uomini si consegue al compimento<br />

dei 65 anni di età e da parte delle<br />

donne al compimento dei 60 anni<br />

di età. Successivamente è intervenuta<br />

la giurisprudenza della Suprema<br />

Corte per chiarire che le lavoratrici<br />

raggiungono l’età pensionabile<br />

al compimento dei 60 anni di<br />

età e l’età massima lavorativa al<br />

compimento dei 65 anni di età, per<br />

cui le stesse lavoratrici anche nei<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

22<br />

casi in cui abbiano già raggiunto l’età<br />

pensionabile non possono essere<br />

licenziate prima di avere raggiunto<br />

l’età massima lavorativa dei<br />

65 anni di età. Ciò, in applicazione<br />

dei precetti costituzionali che non<br />

consentono di regolare l’età lavorativa<br />

delle donne in modo difforme<br />

da quello previsto per gli uomini,<br />

non soltanto per quanto riguarda<br />

il limite massimo di età, ma anche<br />

per quanto riguarda le condizioni<br />

per raggiungerlo. Non sussiste,<br />

invece, alcun precetto costituzionale<br />

che contrasti con la previsione<br />

che per le donne indica un limite<br />

di età inferiore a quello degli<br />

uomini per il conseguimento della<br />

pensione di vecchiaia. La Corte di<br />

Cassazione, per i suesposti motivi,<br />

ha concluso per il rigetto del ricorso<br />

della Cassa di Risparmio di<br />

Fermo.<br />

Per quanto riguarda le implicazioni<br />

pratiche derivanti dai principi stabiliti<br />

dalla Cassazione e, in particolare,<br />

da quello concernente la non<br />

necessità della comunicazione<br />

al datore di lavoro con la quale<br />

la lavoratrice esercita la facoltà<br />

di optare per la prosecuzione<br />

del rapporto di lavoro [opzione<br />

che la legge (DL 791/1981,<br />

art. 6) prevede debba essere comunicata<br />

almeno sei mesi prima della<br />

data di conseguimento del diritto<br />

alla pensione di vecchiaia], va osservato<br />

che, quando anche la contrattazione<br />

collettiva, come nel nostro<br />

settore, prevede il licenziamento<br />

nei confronti del lavoratore/lavoratrice<br />

ultrasessantenne che<br />

sia in possesso dei requisiti pensionistici,“sempre<br />

che non abbia optato<br />

per la prosecuzione del rapporto<br />

di lavoro ai sensi della vigente<br />

normativa di legge in materia”, la<br />

comunicazione di esercizio della<br />

facoltà di opzione, ad ogni buon<br />

conto, va fatta. È bene però che il<br />

lavoratore, al quale, in caso di intempestiva<br />

o omessa comunicazione,<br />

sia stato eventualmente intimato<br />

dal datore di lavoro il licenziamento,<br />

sappia che detto licenziamento<br />

può essere utilmente impugnato<br />

davanti al giudice anche<br />

basandosi sul principio enunciato<br />

dalla Corte della insussistenza di<br />

un onere di comunicazione a carico<br />

del lavoratore.<br />

servizio legale nazionale


I NOSTRI STRUMENTI<br />

www.<strong>Fiba</strong>.it,<br />

crescono gli “ascolti”<br />

di Pierluigi Ledda<br />

Il tema della comunicazione ha assunto, oggi più di ieri,<br />

un’importanza determinante anche per i soggetti<br />

che, come le organizzazioni sindacali, operano nel<br />

campo della rappresentanza politica e sociale.<br />

La <strong>Fiba</strong> Cisl, da sempre molto attenta al tema della comunicazione<br />

e del rapporto con i lavoratori iscritti, ha in questi<br />

anni implementato notevolmente gli investimenti e gli sforzi<br />

organizzativi per migliorare le capacità comunicative.<br />

Ed infatti la linea e la strumentazione editoriale si sono<br />

progressivamente sviluppate ed articolate perseguendo<br />

l’obiettivo di garantire maggiore efficienza e tempestività<br />

nell’informazione attraverso strumenti di comunicazione<br />

di tipo tradizionale e sperimentando strade nuove.<br />

Oggi il sistema di comunicazione e di informazione comprende<br />

la posta elettronica, il portale web, il lavoro bancario<br />

e assicurativo, il giornalino elettronico LBANEWS, alcune<br />

pubblicazioni specialistiche per i quadri sindacali (FIBA<br />

QUADRI e FIBA REPORT), la rassegna stampa, il report su la fiba<br />

sui quotidiani, i commenti e le news audio e video.<br />

Il bimestrale lavoro bancario assicurativo è dedicato all’approfondimento<br />

di temi di grande interesse per chi è iscritto<br />

alla <strong>Fiba</strong> Cisl: la solidarietà, il sociale, il mondo del lavoro,<br />

le problematiche e le tutele contrattuali. Il giornale elettronico<br />

LBANEWS SEGUE l’attualità per fornire informazioni in<br />

tempo reale. Sulla stampa e sui mass media più in generale,<br />

tra testate nazionali e locali, la <strong>Fiba</strong> è apparsa da luglio<br />

05 a luglio 06 ben 199 volte. La rassegna stampa, pubblicata<br />

on line è rivolta ai lavoratori iscritti e raccoglie giornalmente<br />

le notizie di carattere economico delle principali testate<br />

giornalistiche nazionali.<br />

Tutti i materiali sono disponibili all’indirizzo www.fiba.it,<br />

sempre più un luogo virtuale dove trovare notizie e informazioni.<br />

Proprio il portale, avviato ben 5 anni fa, ha consentito<br />

alla federazione di fare un notevole salto di qualità<br />

rispetto al precedente sistema cartaceo.<br />

In questo senso il rinnovo del ccnl Abi del febbraio del<br />

2005 è stato un banco di prova molto interessante. Oltre<br />

68.000 visitatori e 690.000 pagine lette (dati che non comprendono<br />

gli accessi interni di tipo organizzativo o quelli<br />

alle cartelle web delle varie strutture fiba), oltre 40.000 le<br />

copie scaricate di “lbanews” speciale contratto e 7.252 i<br />

COMUNICAZIONE<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

23<br />

Pierluigi Ledda, resp.<br />

Dipartimento comunicazione,<br />

informazione, formazione<br />

e ri<strong>cerca</strong><br />

bancari che hanno visto per intero il commento del segretario<br />

generale sull’esito della trattativa; una grande assemblea<br />

virtuale all’indomani della firma del contratto!<br />

Questi sono indubbiamente risultati importanti, incoraggianti<br />

soprattutto se consideriamo che gli utenti, classificati<br />

- su base mensile - come frequenti, sono oramai 35.000<br />

(erano 24.000 all’inizio del 2005).<br />

Lo scorso mese di agosto, poi, gli accessi sono stati veramente<br />

straordinari: 61.000 visitatori e oltre 633.000 pagine aperte.<br />

11.214 persone hanno seguito con grande interesse le interviste<br />

e le considerazioni espresse dal segretario generale,<br />

Giuseppe Gallo, in merito alle prospettive del sistema bancario<br />

ed in particolare all’operazione banca Intesa Sanpaolo (di<br />

cui trattiamo in questo numero del nostro giornale).<br />

La <strong>Fiba</strong> si conferma quindi leader nell’informazione di settore<br />

e riferimento per chi voglia conoscere le novità nel<br />

settore o approfondire le singole tematiche.<br />

Partendo da questo dato pensiamo sia opportuno guardare<br />

avanti ed innovare il progetto di comunicazione per fare<br />

quell’ulteriore salto di qualità che i tempi, le sfide e le attività<br />

in cui è impegnata la federazione richiedono. Attività che<br />

ci impegnano sui versanti del rinnovo dei contratti nazionali<br />

di lavoro, la riforma dei mercati finanziari, la responsabilità<br />

sociale di impresa e l’attuazione del protocollo Abi e organizzazioni<br />

sindacali sullo sviluppo sostenibile e socialmente<br />

compatibile del sistema bancario, il progetto di formazione<br />

/ valorizzazione dei quadri sindacali e di crescita organizzativa,<br />

il patto di unità d’azione tra Cisl <strong>Fiba</strong> e Fabi e Sinfub.<br />

Quindi un nuovo portale web con una home page rinnovata<br />

nella linea grafica e nei contenuti, con aree dedicate ai<br />

quadri sindacali e ai lavoratori iscritti alla <strong>Fiba</strong> con informazioni<br />

e notizie, servizi e convenzioni, uno spazio per la<br />

propria formazione, per i viaggi e il turismo, per attività del<br />

sociale e del no profit. Uno spazio dove trovare informazioni,<br />

approfondimenti, commenti su quanto accade nel<br />

mondo del lavoro e nel settore anche attraverso servizi audio<br />

e video, il lavoro bancario e assicurativo, lbanews, la<br />

rassegna stampa, i comunicati stampa e molto altro ancora.<br />

Un portale web e una serie di strumenti informativi che<br />

aiutino i lavoratori del nostro settore a interpretare i cambiamenti<br />

del mondo del lavoro.


Sappiamo da sempre come tra i maggiori<br />

ostacoli che le donne incontrano<br />

nella rimozione del “tetto di cristallo”<br />

ci siano proprio gli ostacoli interiori, la<br />

cultura, l’educazione, le aspettative di<br />

chi ci è intorno, arrivando anche a<br />

sottovalutare quelle che sono le nostre<br />

aspettative.<br />

Uno dei motivi, se continuiamo ad<br />

usare questa metafora, è quello che lo<br />

“sfondamento” ha purtroppo un’inevitabile<br />

conseguenza: “schegge di vetro<br />

incontrollate che potrebbero ferire<br />

loro stesse e le persone che sono loro<br />

intorno.<br />

Perciò abbiamo pensato di cominciare<br />

da questo numero ad accogliere testimonianze<br />

di donne del nostro settore<br />

che sono riuscite a ricoprire ruoli di dirigenza.<br />

Chiediamo loro se sono riuscite a realizzare<br />

quella giusta conciliazione che<br />

permetta loro di vivere da “donna” la<br />

condizione lavorativa.<br />

Chiediamo loro se e quando hanno dovuto<br />

scegliere tra lavoro e famiglia, o<br />

meglio tra le loro aspettative di lavoratrici<br />

o quelle di donna.<br />

Siamo certe che leggere il loro racconto,<br />

conoscerle meglio attraverso alcune<br />

loro emozioni sarà utile leva a quel<br />

cambiamento organizzativo e non più<br />

solo culturale, necessario ad accogliere<br />

il nuovo che avanza.<br />

Perché la conciliazione dei ruoli di<br />

una donna non sia più una solitaria<br />

battaglia quotidiana.<br />

Perché è vero che sfondare il “tetto di<br />

cristallo” si può.<br />

Ma farlo da sole, senza rete di supporto,<br />

senza il contenimento emotivo<br />

ed il sostegno di quelle che ce l’hanno<br />

fatta, può essere davvero devastante<br />

per le Organizzazioni e la società.<br />

Con il serio rischio di ferire chi ci sta<br />

più a cuore: noi stesse e i nostri compagni<br />

di viaggio<br />

Giusi Esposito<br />

DONNE<br />

LA STORIA<br />

Giovane,<br />

donna<br />

e dirigente.<br />

Una perla rara...<br />

Non si fa assorbire esclusivamente<br />

dal lavoro, nessuna ansia, molto equilibrio<br />

Ti accoglie con un sorriso<br />

nel suo ufficio, un tailleur<br />

blu illuminato da un foulard<br />

arancione: Anna Roscio, responsabile<br />

della Funzione Modello<br />

di Servizio e Assistenza Rete ha<br />

40 anni, una laurea a pieni voti in<br />

Economia e Commercio, un Master<br />

in Amministrazione Aziendale<br />

ed una rapida carriera in Sanpaolo<br />

che l’ha portata alla promozione a dirigente a soli 36 anni.<br />

Single, ma non per una scelta precisa, racconta il suo vivere quotidiano<br />

in azienda con serenità. Le ore di lavoro sono necessariamente<br />

lunghe, ma vissute in un ambiente che, nonostante una percentuale<br />

maschile molto alta non è ostile, ma accogliente, quasi protettivo.<br />

Il tempo libero è dedicato a sé, alla famiglia, ai genitori, alla sorella,<br />

al fratello e soprattutto al nipote, di cui ha la foto sulla scrivania.<br />

Le necessità di lavoro la portano a viaggiare molto ma è forte l’esigenza<br />

di rientrare a casa appena possibile, in un ambiente accogliente<br />

e avvolgente.<br />

Quello che ti colpisce soprattutto, oltre all’aspetto fisico, è la voce,<br />

che trasmette la tranquillità e la serenità della persona equilibrata,<br />

che sa vivere bene con sé stessa e con gli altri.<br />

Insomma, la figlia che tutte le madri sarebbero orgogliose di avere.<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

24<br />

di Nadia Vittone


SOLIDARIETÀ<br />

Apros, a sostegno<br />

delle categorie più deboli<br />

Inaugurato a Rocca di Papa il campetto di calcio presso una casa famiglia<br />

Un piccolo aiuto che ha riempito di gioia i bambini<br />

e i ragazzi della casa famiglia di Rocca di<br />

Papa delle suore carmelitane: la ristrutturazione<br />

del campetto di calcio, in stato di abbandono da anni<br />

per mancanza di fondi.<br />

Si tratta del primo progetto realizzato da Apros, l’associazione<br />

di promozione sociale patrocinata dalla <strong>Fiba</strong><br />

Cisl di Roma e del Lazio, fondata circa un anno fa con<br />

l’obiettivo di orientarsi verso progetti che tendessero all’assistenza<br />

dei bambini, degli anziani e dei disabili.<br />

La casa famiglia, una struttura che ospita al momento 16<br />

minori, tra ragazzi e ragazze, è stata contattata diversi mesi<br />

fa dai soci di Apros e insieme alle suore e agli assistenti<br />

si è deciso di iniziare con questo piccolo aiuto che ha entusiasmato<br />

tutti. Nel corso dell’inaugurazione del campetto<br />

di calcio, svoltasi alla presenza delle massime cariche<br />

cittadine, dei rappresentanti di Apros, della <strong>Fiba</strong> Cisl, della<br />

Cisl, il sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia ha<br />

denominato l’iniziativa “altamente qualificante”. Questa<br />

realtà – ha detto – è molto presente nella comunità roc-<br />

di Angela Cappuccini<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

25<br />

chigiana, le suore carmelitane sono state antesignane<br />

della nuova pedagogia, e già da prima della legge che<br />

trasferisce gli orfani in case famiglia erano organizzate<br />

con questa impostazione, che chiamavano “sezioni”.<br />

Hanno ringraziato i soci finanziatori e ripercorso le fasi<br />

che hanno portato alla realizzazione del progetto, i segretari<br />

regionali della <strong>Fiba</strong> Cisl, Guido Ferlenghi e Cristina<br />

Bellucci: “ci ha colpito – hanno detto - l’atmosfera serena<br />

e gioiosa della casa famiglia, nonostante le difficoltà di<br />

ogni genere e in particolare relative al reperimento fondi<br />

per aiutare i bambini ospiti della struttura. Siamo riusciti a<br />

coinvolgere nel progetto un pò tutti, persino la ditta che<br />

ha effettuato i lavori li ha realizzati a basso costo.”<br />

“Questa iniziativa – ha dichiarato il segretario generale<br />

della <strong>Fiba</strong> Cisl di Roma e del Lazio Pierangelo Mancini – si<br />

pone come momento di attenzione alle categorie più deboli.<br />

Appartengono alla storia della Cisl e della <strong>Fiba</strong> i valori<br />

della solidarietà e della giustizia quali strumenti di sviluppo<br />

della personalità umana attraverso la giusta soddisfazione<br />

dei suoi bisogni materiali, intellettuali e morali”.


Soci o salariati?<br />

Qual è il ruolo del sindacato oggi<br />

e qual è il suo futuro? È proprio<br />

vero, come sostengono i suoi detrattori,<br />

che, finita l’epoca dell’antagonismo,<br />

e superata anche<br />

la concertazione, al sindacato rimane<br />

solo una funzione di<br />

“pronto intervento”? Continuerà<br />

a presidiare soltanto le conseguenze<br />

di politiche e strategie<br />

economiche decise da altri o<br />

può sperare di ritagliarsi un ruolo<br />

diverso, entrando attivamente<br />

nei processi decisionali, elaborando<br />

una teoria e una pratica di<br />

azione in grado di penetrare nei<br />

meccanismi che regolano la vita<br />

collettiva delle società moderne?<br />

A queste domande risponde il<br />

saggio appena uscito nelle librerie,<br />

“Soci o salariati?” scritto da<br />

Pier Paolo Baretta, Alberto Berrini,<br />

e Giuseppe Gallo (rispettivamente<br />

segretario generale aggiunto<br />

della Cisl, economista, segretario<br />

generale della <strong>Fiba</strong>) e dedicato<br />

ad Ezio Tarantelli, grande studioso<br />

di fama internazionale, allievo e<br />

poi collega del premio nobel<br />

Franco Modigliani al MIT (Massachussets<br />

Institute of Tecnology),<br />

ispiratore della politica dei redditi<br />

proposta dalla Cisl e per questo<br />

ucciso nell’’85 dalle BR.<br />

Sulla scia di un dibattito aperto,<br />

iniziato con il discusso libro di<br />

Pietro Ichino, edito lo scorso anno,<br />

dal titolo provocatorio ‘A che<br />

serve il sindacato’, e in risposta ad<br />

un articolo pubblicato sulla rivista<br />

“il Mulino”, i tre autori si propongono<br />

di indicare le prospettive<br />

dell’attività del sindacato partendo<br />

da un’analisi strutturale<br />

dell’attuale fase economica di capitalismo<br />

finanziario liberalizzato<br />

e globale.<br />

Berrini, nella prima parte, pone la<br />

premessa economica alle considerazioni<br />

sindacali dei due autori<br />

successivi. Utilizzando e integrando<br />

l’analisi fatta da Ezio Tarantelli<br />

negli anni ’80, esamina la risposta<br />

che le varie scuole di pensiero<br />

economico, dai classici fino ai<br />

giorni nostri, hanno dato al quesito<br />

se il sindacato possa incidere<br />

sulla distribuzione del reddito.<br />

Attraverso questa analisi, porta<br />

avanti la ri<strong>cerca</strong> di una nuova<br />

strategia di azione sindacale che<br />

sia in grado di rispondere alla<br />

sempre più iniqua distribuzione<br />

del reddito che caratterizza le<br />

economie contemporanee.<br />

Giuseppe Gallo fa una disamina<br />

dei contratti del nostro settore<br />

negli ultimi quindici anni evidenziando<br />

come attraverso la contrattazione<br />

si sia riusciti ad attua-<br />

Tre domande a… Giuseppe Gallo<br />

RECENSIONI<br />

a cura di Anna Masiello<br />

re quella ‘politica di anticipo’ di cui<br />

parlava Tarantelli. Indica quindi, le<br />

prospettive per il prossimo contratto,<br />

suggerendo la necessità di<br />

pensare ad “una riforma del capitalismo<br />

finanziario nei suoi dispositivi<br />

macro e microeconomici, capace di<br />

iniziare ad offrire risposte e speranze<br />

ai dilemmi del nostro tempo.”<br />

Baretta traccia un’analisi del<br />

mondo attuale: l’esplosione dei<br />

processi di globalizzazione finanziaria,<br />

l’internazionalizzazione<br />

delle attività produttive e commerciali,<br />

la pervasività della tecnocrazia<br />

portano storture e disagi<br />

sociali, per cui la democrazia<br />

politica da sola non basta più a<br />

garantire equità e giustizia, è indispensabile<br />

affiancarla ad una<br />

reale democrazia economica<br />

Pur attraverso percorsi diversi, i<br />

tre autori giungono ad una stessa<br />

conclusione: la strada che può<br />

Come è nata l’idea di questo libro, qual è stato il motivo ispiratore?<br />

Il libro nasce dal tentativo di riprendere la riflessione di Ezio Tarantelli non tanto nella componente di politica<br />

economica, quanto nella componente di riflessione sulla necessità per il sindacato di elaborare una teoria dell’azione<br />

sindacale e per l’azione sindacale come presupposto indispensabile per una autonomia progettuale.<br />

Tarantelli era convinto che il sindacato dovesse sviluppare, al suo interno, una propria teoria economica per<br />

elaborare una autonoma strategia d’azione. Berrini nella prima parte del libro evidenzia come, secondo le principali<br />

scuole di pensiero economico, il sindacato gioca solo un ruolo secondario nella dinamica storica, e quindi<br />

nella determinazione della distribuzione del reddito, mentre Tarantelli sostiene che esiste una dialettica circolare<br />

tra soggettività organizzate e dinamiche strutturali. Da qui la necessità per il sindacato di elaborare una<br />

propria interpretazione della realtà sociale ed economica.<br />

Quale può essere una teoria per l’azione sindacale?<br />

La responsabilità sociale di impresa può essere una corretta teoria per l’azione sindacale, si radica nella nostra<br />

concezione che vede l’impresa come una entità sociale nella sua identità istitutiva. Già nella fase dell’investimento,<br />

infatti, non c’è solo l’apporto di capitale finanziario, ma c’è la comunità di riferimento che apporta le risorse<br />

umane, c’è la collettività che apporta le infrastrutture, la sicurezza in senso lato, l’ambiente; quindi l’impresa è<br />

strutturalmente sociale. Da ciò deriva che la governance dell’impresa deve essere partecipativa, e può rispondere<br />

a logiche ed interessi più vasti che il solo profitto per l’azionista. Etica d’impresa, responsabilità sociale e<br />

ambientale, strategia multistakeholder che a partire da una governance allargata innovino il modo di produrre e<br />

distribuire valore, rappresentano le premesse teoriche per una politica di riforma del capitalismo finanziario.<br />

Quindi a che serve il sindacato?<br />

Avere una strategia autonoma significa poter attuare una autonoma azione sindacale, e il nostro progetto è<br />

quello di poter attuare una riforma del capitalismo finanziario, di cui si parla da più parti, senza che si vedano<br />

proposte concrete. Il sindacato serve a questo, a riformare il capitalismo finanziario.<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

26<br />

INDOVINA DALL’INCIPIT:<br />

“Un ruggito di dolore e di rabbia si alzava sulla città, e rintronava incessante,<br />

ossessivo, spazzando qualsiasi altro suono, scandendo la grande menzogna.<br />

Zi, zi, zi! Vive, vive, vive! Un ruggito che non aveva nulla di umano”<br />

Inviare la soluzione a amasiello@fibacisl.it.<br />

Sarà pubblicato il nome del primo lettore che indovinerà la risposta esatta.<br />

La risposta al quesito del numero 4/06 era IL VECCHIO CHE LEGGEVA<br />

ROMANZI D’AMORE di Luis Sepulveda. Due lettori si sono classificati a<br />

pari merito: Fabrizio Battistelli di Milano e Maurizio Catanzani di Terni.<br />

rafforzare il sindacato, garantendo<br />

anche maggior equità al sistema<br />

è la partecipazione e quindi<br />

la democrazia economica.<br />

Partecipazione che si può tradurre<br />

in semplice partecipazione agli<br />

utili, legando in qualche modo il<br />

salario alle performance aziendali,<br />

oppure in partecipazione finanziaria,<br />

favorendo l’acquisto di<br />

quote di capitale sociale da parte<br />

dei lavoratori, oppure in partecipazione<br />

organizzativa, cioè far<br />

partecipare i lavoratori alla gestione<br />

dell’impresa attraverso i<br />

loro rappresentanti, creando magari<br />

appositi organi bilaterali.<br />

Orizzonte strategico della democrazia<br />

economica diventa la responsabilità<br />

sociale, che si inserisce<br />

in una teoria che intende l’impresa<br />

come una realtà sociale già<br />

a partire dalla fase dell’investimento.<br />

Partecipazione, quindi,<br />

non come atto di liberalità da<br />

parte di chi investe il capitale finanziario,<br />

ma come atto dovuto<br />

alla collettività che investe e apporta<br />

risorse tangibili e intangibili.<br />

È un testo senz’altro impegnativo,<br />

ma molto interessante, che propone<br />

una teoria e una pratica di<br />

azione sindacale ambiziosa e coerente,<br />

accogliendo fino in fondo<br />

l’invito di Tarantelli al sindacato di<br />

dotarsi di un proprio “sapere economico”<br />

per gestire invece di subire<br />

il cambiamento. Già vent’anni<br />

fa il grande economista ci ricordava<br />

che “l’economia rischia oggi di basare<br />

i suoi eleganti modelli matematici<br />

sulle scene di un teatro accademico<br />

chiuso per lavori di restauro, mentre<br />

il vero dramma – la disoccupazione,<br />

l’inflazione e il conflitto industriale<br />

– si svolge per strada”.<br />

Pierpaolo Baretta,Alberto<br />

Bernini, Giuseppe Gallo,<br />

Soci o salariati?,<br />

Ed. Sanpaolo, <strong>2006</strong>


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