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Imp. 17x24 libro dolore md2 - Cure a Casa

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5. Analisi e discussione dei risultati<br />

“evidence based”<br />

In un servizio sanitario indirizzato a modelli di cura prevalentemente rivolti alla guarigione,<br />

molto “budget-driven” e sempre più tecnologici c’è il rischio di trascurare<br />

l’esperienza umana della malattia e della sofferenza del paziente, soprattutto se inguaribile<br />

o terminale, e di ignorare il contesto sociale nel quale il problema matura:<br />

quest’ultimo punto, in particolare, porta ad uno scarso riconoscimento del ruolo dei<br />

familiari e delle altre persone che accudiscono questi malati, facendosi carico di un<br />

ampio spettro di attività, dal supporto sociale a quello psicologico, fisico ed assistenziale<br />

(5) .<br />

“When one is sick … two need help” (“quando uno si ammala … sono in due ad avere<br />

bisogno di aiuto”) è il motto della Well Spouse Foundation, un network nazionale<br />

americano di coniugi di malati cronici (3) . Il concetto espresso dal motto si può estendere<br />

all’intero ambito familiare, sebbene, in genere, sia una la persona che, prendendosi<br />

l’incarico di fare da punto di riferimento del paziente, si ritrova a doversi<br />

confrontare con il senso di impotenza legato al progredire della malattia e all’ineluttabilità<br />

della morte del congiunto, con lo stress psicofisico causato dall’assistenza<br />

estenuante e con le preoccupazioni per i possibili cambiamenti economici (4, 6) . Al riguardo,<br />

alcuni studi internazionali, soprattutto in ambito oncologico, hanno tracciato<br />

un profilo del caregiver cercando di identificarne i bisogni soddisfatti e non, mentre<br />

altri studi hanno riportato le esperienze di specifici programmi di supporto (7-9) .<br />

Il presente lavoro rappresenta un primo tentativo italiano di descrivere la situazione,<br />

i pensieri, il vissuto e i bisogni psicofisici, sociali ed economici dei caregiver di pazienti<br />

oncologici terminali seguiti da Centri specialistici di cure palliative; rispetto a<br />

questi ultimi lo studio si è proposto, inoltre, di rilevare il grado di soddisfazione e la<br />

capacità di far fronte ai bisogni espressi dai caregiver stessi.<br />

La maggior parte dei lavori pubblicati fa riferimento a questionari o interviste formulati<br />

secondo l’esperienza del ricercatore e solo raramente attraverso modalità che<br />

permettano al caregiver stesso di esprimere direttamente e liberamente i propri bisogni.<br />

L’utilizzo di una metodica che si potrebbe definire “prescrittiva” e che fa riferimento<br />

a teoriche categorie predeterminate o check-list di bisogni se, da una parte,<br />

permette di ottenere una grande quantità di dati omogenei e più facilmente confrontabili,<br />

rischia, dall’altra, di limitare il campo esclusivamente alla rilevazione dei<br />

bisogni “codificati”. Per questo motivo, alcuni studi si sono basati sulla libera rac-<br />

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