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Lettere "Sulla Strada di Emmaus" - Diocesi Altamura - Gravina ...

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Dal Grande<br />

Giubileo del 2000,<br />

per pastore e gregge,<br />

un cammino nuovo,<br />

perché si fortifichi la fede,<br />

si ravvivi la speranza,<br />

si riaccenda la carità,<br />

e il progetto <strong>di</strong> Dio<br />

<strong>di</strong>venti nostra vita<br />

e storia <strong>di</strong> salvezza<br />

Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

<strong>di</strong> <strong>Altamura</strong> - <strong>Gravina</strong> - Acquaviva delle Fonti<br />

SULLA STRADA<br />

DI EMMAUS<br />

dal Giubileo<br />

un cammino nuovo<br />

lettera<br />

pastorale


Mario Paciello<br />

Vescovo<br />

<strong>di</strong> <strong>Altamura</strong> - <strong>Gravina</strong> - Acquaviva delle Fonti<br />

SULLA STRADA<br />

DI EMMAUS<br />

dal Giubileo<br />

un cammino nuovo<br />

lettera<br />

pastorale


© 2001<br />

<strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong>-<strong>Gravina</strong>-Acquaviva delle Fonti<br />

Arco Duomo, 1 - Tel. e Fax 080 3117024<br />

70022 <strong>Altamura</strong> (BA)<br />

Impaginazione, grafica e stampa:<br />

Grafiche Grilli srl<br />

Via Manfredonia, Km 2,200<br />

Tel. 0881 568034-568040<br />

Fax 0881 755525<br />

www.grafichegrilli.com - www.grafichegrilli.it<br />

e-mail: info@grafichegrilli.com<br />

71100 FOGGIA<br />

2


3<br />

Un devoto,<br />

filiale omaggio<br />

alla memoria<br />

<strong>di</strong> don Pietro Santoro<br />

figura esemplare<br />

<strong>di</strong> maestro, vescovo,<br />

padre, pastore


Premessa


Firenze, convento <strong>di</strong> San Marco<br />

Cristo risorto o Messaggio dell’angelo del Beato Angelico.<br />

6


Una lettera del Vescovo in occasione della Visita<br />

Pastorale, normalmente precede e non accompagna<br />

il suo cammino attraverso le comunità<br />

parrocchiali.<br />

In verità le pagine, che ora, con umiltà e timore,<br />

con senso <strong>di</strong> responsabilità e sollecitu<strong>di</strong>ne<br />

pastorale, offro a Presbiteri, Diaconi, Operatori<br />

pastorali, Consacrati e Fedeli laici, sono state<br />

scritte e continuamente rivisitate sin dall’autunno<br />

del 2000.<br />

I molteplici impegni, l’incalzare degli eventi,<br />

la programmazione pastorale 2000 - 2001, le<br />

celebrazioni giubilari, la preparazione stessa dei<br />

sussi<strong>di</strong> della Visita Pastorale, non mi hanno<br />

consentito <strong>di</strong> essere tempestivo nella pubblicazione.<br />

Se, prima, me ne rammaricavo, ora ritengo che<br />

le circostanze che me lo hanno impe<strong>di</strong>to, siano<br />

state provvidenziali per due motivi:<br />

1. la lettera non resta legata al breve periodo<br />

<strong>di</strong> preparazione della Visita Pastorale in<br />

ogni parrocchia; ma assume l’importanza e<br />

il senso <strong>di</strong> una sintesi della parola,<br />

dell’azione e degli insegnamenti del<br />

Vescovo; sintesi che le Comunità e i singoli<br />

fedeli fanno bene a tenere presente nel<br />

riprendere il loro cammino, perché ci sia<br />

nuovo slancio <strong>di</strong> vita cristiana e <strong>di</strong><br />

missionarietà, e perché cresca la comunione<br />

ecclesiale.<br />

2. La pubblicazione della Lettera Apostolica<br />

Novo Millennio Ineunte che il Santo Padre<br />

Giovanni Paolo II ha donato alla Chiesa<br />

Universale il 6 gennaio 2001, a conclusione<br />

del Grande Giubileo del 2000, mi ha<br />

chiamato a confrontarmi con il pensiero, gli<br />

7


insegnamenti e gli orientamenti pastorali<br />

che il Papa offre ai Credenti in Cristo sparsi<br />

su tutta la terra.<br />

La lettura del documento pontificio è stata per<br />

me motivo <strong>di</strong> grande conforto e incoraggiamento,<br />

perché quanto avevo scritto mi appariva un<br />

riverbero dello stesso Spirito che soffia e arde<br />

nel cuore universale del Santo Padre. Stiamo<br />

camminando nella strada segnata dal successore<br />

<strong>di</strong> Pietro e quin<strong>di</strong>, dallo Spirito <strong>di</strong> Cristo.<br />

Non può non stupirci, inoltre, il fatto che il<br />

Papa concluda il suo documento magisteriale<br />

con l’icona biblica da cui questa lettera e la preghiera<br />

della Visita Pastorale prendevano ispirazione:<br />

I Discepoli <strong>di</strong> Emmaus.<br />

“Gesù Risorto, scrive il Pontefice, che si accompagna<br />

a noi sulle nostre strade, lasciandosi riconoscere,<br />

come dai <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus nello<br />

spezzare il pane (Lc 24,35), ci trovi vigili e pronti<br />

per riconoscere il suo volto e correre dai nostri<br />

fratelli a portare il grande annuncio: abbiamo<br />

visto il Signore!” (NMI n. 59).<br />

Questa lettera è quasi una Lectio Divina in<br />

quattro momenti.<br />

Dopo aver centellinato, versetto per versetto,<br />

l’esperienza dei <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus, ci si chiede<br />

chi è oggi il pellegrino, qual è il cammino, chi<br />

sono i <strong>di</strong>scepoli, in che consiste il ritorno a Gerusalemme.<br />

Con la speranza <strong>di</strong> aver fatto un lavoro utile al<br />

bene della Chiesa che lo Spirito mi ha affidata,<br />

lo invoco con fiducia perché <strong>di</strong>a a chi scrive e a<br />

chi legge la luce e il fuoco necessari per fare anche<br />

noi l’esperienza <strong>di</strong> Emmaus.<br />

8


In ascolto<br />

“lungo la via”


Firenze, convento <strong>di</strong> San Marco<br />

Cristo risorto o Messaggio dell’angelo del Beato Angelico<br />

(particolare).<br />

10


Dal Vangelo <strong>di</strong> Luca<br />

11<br />

(24,13-35)<br />

13 Ed ecco in quello stesso giorno due <strong>di</strong> loro<br />

erano in cammino per un villaggio <strong>di</strong>stante circa<br />

sette miglia da Gerusalemme, <strong>di</strong> nome Emmaus,<br />

14 e conversavano <strong>di</strong> tutto quello che era<br />

accaduto. 15 Mentre <strong>di</strong>scorrevano e <strong>di</strong>scutevano<br />

insieme, Gesù in persona si accostò e camminava<br />

con loro. 16 Ma i loro occhi erano incapaci <strong>di</strong><br />

riconoscerlo. 17 Ed egli <strong>di</strong>sse loro: “Che sono questi<br />

<strong>di</strong>scorsi che state facendo fra voi durante il<br />

cammino?”. Si fermarono, col volto triste; 18 uno<br />

<strong>di</strong> loro, <strong>di</strong> nome Clèopa, gli <strong>di</strong>sse: “Tu solo sei<br />

così forestiero in Gerusalemme da non sapere<br />

ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. 19 Domandò:<br />

“Che cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda<br />

Gesù Nazareno, che fu profeta potente<br />

in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il<br />

popolo; 20 come i sommi sacerdoti e i nostri capi<br />

lo hanno consegnato per farlo condannare a<br />

morte e poi l’hanno crocifisso. 21 Noi speravamo<br />

che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son<br />

passati tre giorni da quando queste cose sono<br />

accadute. 22 Ma alcune donne, delle nostre, ci<br />

hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro<br />

23 e non avendo trovato il suo corpo, son venute<br />

a <strong>di</strong>rci <strong>di</strong> aver avuto anche una visione <strong>di</strong> angeli,<br />

i quali affermano che egli è vivo. 24 Alcuni dei<br />

nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato<br />

come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno<br />

visto”.<br />

25 Ed egli <strong>di</strong>sse loro: “Sciocchi e tar<strong>di</strong> <strong>di</strong> cuore<br />

nel credere alla parola dei profeti! 26 Non bisognava<br />

che il Cristo sopportasse queste sofferen-


ze per entrare nella sua gloria?”. 27 E cominciando<br />

da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte<br />

le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28 Quando<br />

furon vicini al villaggio dove erano <strong>di</strong>retti, egli<br />

fece come se dovesse andare più lontano. 29 Ma<br />

essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera<br />

e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per<br />

rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro,<br />

prese il pane, <strong>di</strong>sse la bene<strong>di</strong>zione, lo spezzò e lo<br />

<strong>di</strong>ede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo<br />

riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. 32 Ed<br />

essi si <strong>di</strong>ssero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il<br />

cuore nel petto mentre conversava con noi lungo<br />

il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.<br />

33 E partirono senz’indugio e fecero ritorno a<br />

Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Un<strong>di</strong>ci<br />

e gli altri che erano con loro, 34 i quali <strong>di</strong>cevano:<br />

“Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”.<br />

35 Essi poi riferirono ciò che era accaduto<br />

lungo la via e come l’avevano riconosciuto<br />

nello spezzare il pane.<br />

12


In ascolto<br />

In quello stesso giorno (v. 13)<br />

Quel giorno era la Pasqua del Signore, il giorno<br />

<strong>di</strong> Cristo risorto, il giorno destinato a <strong>di</strong>ventare<br />

giorno dei giorni, giorno senza tramonto.<br />

• Per gli ebrei era il giorno del risveglio dopo<br />

il sabato, il primo <strong>di</strong> sei giorni lavorativi, che,<br />

ne erano certi, nulla avrebbe avuto in<br />

comune con ciò che era avvenuto nell’ultima<br />

parasceve. Per gli altri popoli era un giorno<br />

come gli altri col suo carico <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> morte,<br />

<strong>di</strong> piacere e <strong>di</strong> stenti.<br />

• In quello stesso giorno si amava e si o<strong>di</strong>ava,<br />

si rideva e si piangeva, si peccava e si soffriva,<br />

si pregava e si bestemmiava, si governava e<br />

si tramava.<br />

Nessuno si accorse che il sole <strong>di</strong> quel giorno<br />

non sarebbe tramontato mai più; che la sua<br />

luce dava un senso nuovo a ogni realtà, e<br />

apriva un orizzonte ultraterreno all’esistenza<br />

umana.<br />

• In quello stesso giorno in cui il cielo aveva<br />

fatto pace con la terra, schiavi e liberi, ricchi<br />

e poveri erano stati riscattati dalla schiavitù<br />

e resi popolo appartenente a Dio, ogni uomo<br />

continuava a portarsi addosso il proprio<br />

fardello <strong>di</strong> colpe e <strong>di</strong> angustie, <strong>di</strong> delusioni e<br />

<strong>di</strong> sconfitte.<br />

• In quello stesso giorno in cui i pie<strong>di</strong><br />

amorevoli delle donne corrono rapi<strong>di</strong> al<br />

sepolcro, e quelli delusi <strong>di</strong> due <strong>di</strong>scepoli si<br />

<strong>di</strong>rigono verso Emmaus, Gesù risorto va<br />

incontro a loro, per <strong>di</strong>re a ogni uomo o donna<br />

che, nonostante la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> riconoscerlo<br />

13


e sentirlo presente, Egli cammina con loro<br />

fino alla fine dei tempi.<br />

Due <strong>di</strong> loro erano in cammino (v. 13)<br />

Camminavano, forse anche frettolosamente,<br />

per inerzia, non avvertendo più il contatto dei<br />

pie<strong>di</strong> con l’acciottolato. Camminavano, ma, in<br />

realtà, mente, labbra, cuore erano inchiodati a<br />

quel venerdì nero.<br />

Emmaus, la loro meta, dopo quanto era accaduto,<br />

ormai aveva tutto il sapore del nascon<strong>di</strong>glio<br />

dopo la sconfitta.<br />

Crollate le speranze accarezzate, venuto meno<br />

Colui che dava senso e orientamento ai loro<br />

giorni, si sentivano smarriti perfino sulla strada<br />

familiare e amica che portava al proprio villaggio.<br />

Camminavano? Gli arti inferiori si muovevano;<br />

i muscoli si affaticavano; ma il loro cuore<br />

non progre<strong>di</strong>va, si era arreso.<br />

Conversavano <strong>di</strong> tutto quello<br />

che era accaduto (v. 14)<br />

Parlavano <strong>di</strong> eventi importantissimi, ma senza<br />

fede, senza speranza, da falliti.<br />

Conversavano non <strong>di</strong> cronaca mondana, né <strong>di</strong><br />

pettegolezzi della corte <strong>di</strong> Erode o dei traffici del<br />

tempio; ma degli ultimi acca<strong>di</strong>menti.<br />

Parlavano del mistero centrale del Cristo: passione,<br />

morte, sepolcro vuoto; ma non approdavano<br />

a nulla ed erano inquieti, perché c’era buio<br />

nella loro mente.<br />

14


Gesù in persona si accostò<br />

e camminava con loro (v. 15)<br />

Quale impensabile privilegio, quanta immeritata<br />

tenerezza, quale incontro felice! Il Risorto<br />

in persona accanto a due uomini stanchi!<br />

Ma, come a Betlemme, come a Nazareth, si avvicina<br />

e mette il proprio passo in sincronia col<br />

loro, vestendo gli abiti del pellegrino, <strong>di</strong> uno che<br />

in nulla si <strong>di</strong>stingue dai passanti frettolosi <strong>di</strong> quel<br />

primo mattino della settimana.<br />

È ignaro <strong>di</strong> tutto o vuol far credere <strong>di</strong> esserlo;<br />

ma la sua serenità e la sua curiosità infasti<strong>di</strong>sce<br />

i due viandanti.<br />

Hanno accanto Cristo, ma lo sentono straniero;<br />

sono convinti che egli non può capire il loro<br />

dramma. Sono davanti alla luce, ma essi pensano<br />

<strong>di</strong> non aver bisogno <strong>di</strong> essere illuminati.<br />

I loro occhi erano incapaci<br />

<strong>di</strong> riconoscerlo (v. 16)<br />

Avevano visto Gesù sfigurato, <strong>di</strong>ssanguato,<br />

maciullato <strong>di</strong> ferite, inchiodato, asfissiato, trafitto:<br />

come potevano pensare che fosse vivo?<br />

Nelle loro orecchie risuonavano ancora le<br />

urla, i colpi dei martelli, i tuoni e il boato dell’ora<br />

nona.<br />

Avevano addosso il terrore dello scuotimento<br />

della terra e negli occhi, le tenebre della cappa<br />

plumbea <strong>di</strong> nembi caduti dal cielo.<br />

E poi! Quale rapporto poteva esserci tra il Cristo<br />

e quello sconosciuto, perfino all’oscuro <strong>di</strong> tutto<br />

quello che era avvenuto?<br />

15


Che cosa poteva <strong>di</strong>re quel tale che essi non sapessero<br />

o <strong>di</strong> cui non avessero esperienza? Cosa<br />

sarebbe cambiato, dopo averlo ascoltato?<br />

Egli <strong>di</strong>sse loro: “Che cosa sono<br />

questi <strong>di</strong>scorsi?” (v. 17)<br />

Non è un’informazione che Gesù chiede, ma<br />

un velato richiamo, come per <strong>di</strong>re: Che modo è<br />

questo <strong>di</strong> leggere, raccontare e valutare i fatti<br />

accaduti?.<br />

I due non colgono il senso della domanda; credono<br />

che il nuovo arrivato è in cerca <strong>di</strong> notizie,<br />

e, anziché esaminare se stessi, il modo come avevano<br />

vissuto gli eventi pasquali, si affrettano a<br />

fare cronaca.<br />

Ma qualsiasi avvenimento, non illuminato<br />

dalla luce della Parola, <strong>di</strong>venta incomprensibile<br />

e porta fuori strada,… e i <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Cristo,<br />

tutti, non solo i due <strong>di</strong> Emmaus, spesso<br />

cadono in questo errore <strong>di</strong> valutazione e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio,<br />

nel rileggere tutto ciò che avviene nella<br />

loro vita.<br />

Si fermarono col volto triste (v. 17)<br />

La sicurezza <strong>di</strong> quello sconosciuto, se proprio<br />

non li in<strong>di</strong>gna, quanto meno li sconforta.<br />

Per questo uno <strong>di</strong> loro si sente in <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> rimproverarlo<br />

per la sua imperdonabile ignoranza.<br />

Anche le pietre <strong>di</strong> Gerusalemme sanno che cosa<br />

è avvenuto in quei giorni: solo lui non ha visto e<br />

sentito nulla dell’ingiustizia consumatasi nella<br />

città santa.<br />

16


Quanta pena deve aver provato il Signore in<br />

quel momento: Lui, il protagonista degli eventi<br />

pasquali, ritenuto un estraneo! La stessa compassione<br />

rattrista il cuore <strong>di</strong> Dio quando vede i<br />

<strong>di</strong>scepoli del Figlio suo convinti <strong>di</strong> essere soli ad<br />

affrontare i drammi della vita.<br />

Gesù nazareno… profeta potente (v. 19)<br />

Così lo avevano conosciuto e per questo erano<br />

rimasti affascinati.<br />

Nel breve tempo in cui lo avevano frequentato,<br />

parole ed opere confermavano che Egli era<br />

profeta potente. Parlava come nessuno mai lo<br />

aveva fatto, e insegnava con autorità. Operava<br />

strepitosi pro<strong>di</strong>gi e attirava le folle, suscitando<br />

entusiasmi non facilmente contenibili.<br />

Spesso pronunciava <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong>fficili, non da<br />

capire, ma da accettare; tuttavia in Lui si riponevano<br />

speranze messianiche fortemente giudaiche<br />

e nazionalistiche.<br />

Ma proprio i capi e i sommi sacerdoti, che<br />

avrebbero dovuto cogliere il momento favorevole,<br />

hanno infranto il sogno, hanno consegnato<br />

il grande profeta e con lui hanno ucciso le speranze<br />

del popolo.<br />

Noi speravamo che fosse Lui<br />

a salvare Israele (v. 21)<br />

Speravamo, ma ora non più! Ci siamo illusi.<br />

Abbiamo sbagliato e paghiamo lo scotto <strong>di</strong> esserci<br />

fidati. Ben ci sta! Avremmo fatto meglio a<br />

non andar <strong>di</strong>etro a facili entusiasmi.<br />

17


Per <strong>di</strong> più, alcune donne, questa mattina, forse<br />

sconvolte da quanto è successo, sono venute a turbarci<br />

maggiormente con racconti <strong>di</strong> visioni.<br />

Così al danno si è aggiunta la beffa. Ma noi non<br />

abbiamo dato cre<strong>di</strong>to a quelle visionarie esaltate:<br />

ormai è tutto finito!<br />

In verità, non era finito nulla; si era soltanto<br />

compiuto tutto. Per la mente umana, tanto angusta<br />

quanto orgogliosa, ogni prova fisica o<br />

morale è sufficiente per perdere ogni speranza,<br />

per far cadere tutti i progetti. Per quello strano<br />

pellegrino, inaccettabile per la sua irritante serenità,<br />

ogni sofferenza o tribolazione è necessaria<br />

perché si riveli la gloria <strong>di</strong> Dio.<br />

Alcuni…sono andati al sepolcro…<br />

ma Lui non l’hanno visto (v. 14)<br />

Non l’hanno visto, non potevano vederlo, perché<br />

non si cerca tra i morti colui che è vivo. Non<br />

è possibile vedere un morto risorto, tranne che<br />

non gli sia dato <strong>di</strong> mostrarsi. La prova della risurrezione<br />

è nel non averlo visto come e dove lo<br />

avevano lasciato.<br />

Il sepolcro aperto e vuoto era solo un effetto,<br />

un segno in<strong>di</strong>retto, un’orma visibile della risurrezione.<br />

Il sepolcro aperto non è un punto <strong>di</strong> arrivo,<br />

ma un segnale che spinge lontano, che rimette<br />

sulla via dove incontrare Cristo Risorto.<br />

Pietro e Giovanni non hanno visto e non hanno<br />

creduto. Erano andati agitati e curiosi al sepolcro;<br />

se ne tornano confusi e con una miriade<br />

<strong>di</strong> interrogativi.<br />

Tutto pensano e suppongono, fuorché che Egli<br />

è risuscitato, perché volevano imbrigliare l’even-<br />

18


to fondamentale della fede nei limiti angusti e<br />

fragili <strong>di</strong> una <strong>di</strong>scutibile esperienza sensibile.<br />

A nulla sarebbe servito vedere, se l’incontro<br />

non si fosse verificato nel profondo e non<br />

lo avesse realizzato Gesù col dono dello Spirito.<br />

I <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus, dopo il sopralluogo fallimentare<br />

<strong>di</strong> Pietro e Giovanni, con<strong>di</strong>videndo<br />

pienamente la loro incredulità, decidono <strong>di</strong> abbandonare<br />

Gerusalemme.<br />

Sciocchi e tar<strong>di</strong> <strong>di</strong> cuore<br />

nel credere (v. 25)<br />

Questo rimprovero, anche se fatto da uno straniero,<br />

se lo sono meritato.<br />

Per ciò che avevano visto e u<strong>di</strong>to prima della<br />

passione e per la conoscenza che avevano delle<br />

Scritture, non potevano permettersi <strong>di</strong> comportarsi<br />

come coloro che non hanno fede.<br />

Nonostante gli insegnamenti ricevuti, osano<br />

ancora presumere che si possa entrare nella<br />

gloria, ottenere risultati, costruire le opere <strong>di</strong><br />

Dio, convertire gli uomini, <strong>di</strong>ventare credenti,<br />

essere apostoli, senza passare attraverso la sofferenza.<br />

Di seguaci, in questo modo <strong>di</strong> pensare, i due <strong>di</strong><br />

Emmaus ne hanno <strong>di</strong>sseminati nel mondo e in<br />

tutte le stagioni della storia.<br />

“Se il chicco <strong>di</strong> grano, caduto in terra, non<br />

muore, non può produrre frutto” (Gv 12,24).<br />

Ma non ancora abbiamo imparato a riconoscere,<br />

nella fase della macerazione, la certezza<br />

della riuscita, il germoglio <strong>di</strong> frutti rigogliosi.<br />

19


Cominciando da Mosè…spiegò loro…<br />

ciò che si riferiva a Lui (v. 27)<br />

Bastava che mostrasse le mani, slacciasse la tunica,<br />

e subito avrebbero capito chi era quel tale.<br />

Ma il gesto avrebbe avuto il senso e l’effetto <strong>di</strong><br />

un’accusa.<br />

La sorpresa li avrebbe fatti sentire in colpa, li<br />

avrebbe umiliati, perché avevano parlato <strong>di</strong> Lui<br />

con amara delusione. Quando poi Egli si sarebbe<br />

<strong>di</strong>leguato, essi sarebbero rimasti col dubbio<br />

<strong>di</strong> aver avuto un’allucinazione, effetto <strong>di</strong> stanchezza<br />

e <strong>di</strong> turbamenti interiori.<br />

Era necessario, invece, avere una prova certa<br />

dell’incontro, e leggere ciò che era avvenuto alla<br />

luce delle Scritture, per poter essere testimoni<br />

convinti e cre<strong>di</strong>bili della Sua risurrezione.<br />

Ed ecco che il Divino Paziente prende per mano<br />

con tenerezza materna i due inquieti <strong>di</strong>scepoli e<br />

li accompagna a rileggere le Scritture, partendo<br />

da molto lontano, senza trascurarne alcuna.<br />

Gesù si fa maestro non solo <strong>di</strong> dottrina, ma anche<br />

<strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> pedagogia della fede. Luca, da<br />

fine psicologo, con tre brevi annotazioni: cominciando<br />

da Mosè, da tutti i profeti, in tutte le<br />

Scritture, mette in evidenza l’impegno del Risorto<br />

per condurre i due a superare gradualmente<br />

la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> entrare nel mistero, per far maturare<br />

la loro fede, collegando sapientemente i<br />

passi delle Scritture che si riferivano a Lui.<br />

Essi insistettero: “resta con noi” (v. 29)<br />

La saggezza, la profon<strong>di</strong>tà, la finezza <strong>di</strong> quel<br />

viandante non erano sfuggite a Clèopa e al suo<br />

20


compagno: la parola <strong>di</strong> quell’uomo era luce nel<br />

crepuscolo incalzante, era calore nell’umida uggia<br />

della sera, era miele per le loro gole aride e<br />

amare <strong>di</strong> lacrime e <strong>di</strong> polvere.<br />

Separarsi da lui, ora, era come perdere <strong>di</strong> nuovo<br />

il Maestro, ricadere nella gelida solitu<strong>di</strong>ne<br />

della sconfitta, restare sotto la cupa coltre <strong>di</strong><br />

nembi minacciosi <strong>di</strong> quel terribile venerdì che<br />

non avrebbero mai più <strong>di</strong>menticato.<br />

Restare soli sarebbe stato un insopportabile<br />

supplizio; sentivano che <strong>di</strong> quell’amico non potevano<br />

più fare a meno. Di qui l’insistenza affinché<br />

restasse con loro, anche se il loro viaggio era<br />

finito.<br />

Era usuale, per le regole dell’ospitalità orientale<br />

costringere il pellegrino a fermarsi; ma l’invito<br />

insistente dei due <strong>di</strong>scepoli non nasceva da<br />

formalità: era una preghiera che sgorgava da un<br />

convinto e profondo bisogno <strong>di</strong> incontro, <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo,<br />

<strong>di</strong> comunione <strong>di</strong> spiriti, <strong>di</strong> riposo interiore,<br />

<strong>di</strong> ristoro dell’anima.<br />

Resta con noi, Signore, perché si fa sera e il<br />

giorno già volge al declino.<br />

Egli entrò per rimanere con loro (v. 29)<br />

Entrò, non per un momento; non da forestiero;<br />

non per servirsi <strong>di</strong> uno spirito ospitale. Entrò<br />

per rimanere con loro anche quando sarebbe<br />

scomparso ai loro occhi; anche dopo avere<br />

spezzato il pane, dopo aver fatto il gesto rituale.<br />

Si era fatto uomo per rimanere; aveva insegnato<br />

per tre anni la via del rimanere in Lui; da sempre<br />

la sua delizia era “rimanere con i figli degli<br />

uomini” (Pr 8,31).<br />

21


Aveva spezzato il pane e offerto il calice per<br />

rimanere nella Chiesa. Prima <strong>di</strong> ascendere al Padre,<br />

assicurerà i <strong>di</strong>scepoli: “Ecco io sono con voi<br />

tutti i giorni fino alla fine dei tempi” (Mt 28,20).<br />

Nella cena aveva assicurato i Do<strong>di</strong>ci: “Non vi<br />

lascerò orfani. Tornerò da voi, perché dove sono<br />

io, siate anche voi” (Mt 28,20).<br />

L’incontro con Lui, se è episo<strong>di</strong>co, se si conclude<br />

col rito o con l’ascolto, non è profondo, non<br />

è autentico, resta sul piano dell’adempimento<br />

formale o <strong>di</strong> un rispettoso rapporto.<br />

L’esperienza <strong>di</strong> Emmaus comporta tre momenti<br />

<strong>di</strong>stinti e inseparabili. Ognuno sfocia nell’altro<br />

e assume verità e profon<strong>di</strong>tà solo se è strettamente<br />

connesso con l’altro.<br />

Se dall’ascolto non sgorga il rimanere, se dal<br />

restare non si sprigiona l’andare a testimoniare,<br />

si ha solo un rapporto con uno sconosciuto, che<br />

non si sa essere Dio-presente.<br />

A tavola con loro prese il pane,<br />

lo spezzò (v. 30)<br />

Un gesto liturgico, per invocare la bene<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> Dio; un gesto autorevole: spettava al padre<br />

<strong>di</strong> famiglia farlo.<br />

Un gesto <strong>di</strong> amore del padre che nutre i figli;<br />

un gesto <strong>di</strong> amicizia che fa con<strong>di</strong>videre con gli<br />

amici ciò che si ha.<br />

Un gesto che per Gesù doveva essere così <strong>di</strong>verso,<br />

così caratteristico, così irripetibile, così<br />

denso <strong>di</strong> contenuto spirituale, da <strong>di</strong>ventare un<br />

inconfon<strong>di</strong>bile segno <strong>di</strong> riconoscimento.<br />

Lui, ospite, si comporta da signore della casa e<br />

della mensa.<br />

22


Colui che era stato invitato, ora è colui che accoglie;<br />

pregato <strong>di</strong> fermarsi, ora chiama i due amici<br />

a rimanere in lui.<br />

Si era spezzato lungo la via dando bocconi <strong>di</strong><br />

Parola; ora spezza il pane, perché il segno, rivelasse<br />

l’atteggiamento e il desiderio del suo cuore:<br />

servire, cercare, chiamare, offrirsi, salvare,<br />

unire, convertire, illuminare, infiammare.<br />

Sempre Egli si era seduto a mensa, non per<br />

consumare vivande, ma per offrire ai commensali<br />

il proprio pane, cioè se stesso.<br />

Si aprirono i loro occhi e<br />

lo riconobbero (v. 31)<br />

Forse nemmeno Luca ha fatto caso che questo<br />

è l’ottavo pasto che Gesù fa nel suo Vangelo.<br />

Nella settima cena il Cristo si offre in sacrificio<br />

<strong>di</strong> espiazione e <strong>di</strong> comunione; l’ottava cade<br />

nell’ottavo giorno, il giorno della Risurrezione:<br />

da questo giorno, nel segno del Pane spezzato<br />

Cristo si rivelerà risorto agli uomini <strong>di</strong> tutti i tempi,<br />

fino al Suo ultimo ritorno. Attraverso quel<br />

gesto i commensali <strong>di</strong> Emmaus entrano nel mistero<br />

della risurrezione e ne restano presi per<br />

sempre. Riconoscerlo e capovolgere se stessi è<br />

un tutt’uno: la novità del Risorto è <strong>di</strong>ventata la<br />

loro vita nuova.<br />

Mai Gesù si era seduto a tavola senza che avvenisse<br />

un evento salvifico. Non gli importa <strong>di</strong><br />

essere giu<strong>di</strong>cato mangione e beone, amico dei<br />

pubblicani e dei peccatori se, banchettando<br />

con loro, fa sedere a mensa la Misericor<strong>di</strong>a del<br />

Padre; se fa <strong>di</strong> Levi un apostolo ed evangelista<br />

(Lc 5,29) e dei suoi amici, ultimi nella gerarchia<br />

23


delle persone per bene, i primi nel Regno dei<br />

Cieli; è ciò che accade alla peccatrice che va a<br />

piangere ai suoi pie<strong>di</strong> in casa <strong>di</strong> Simone il Fariseo<br />

(Lc 7,36), e a Zaccheo, che, onorato da sì alto<br />

Ospite, segna la via da seguire a tutti gli usurai<br />

desiderosi <strong>di</strong> perdono e <strong>di</strong> liberazione (Lc 19,5).<br />

Il banchetto, annunziato dai profeti come segno<br />

dei tempi messianici, è per Gesù strumento<br />

<strong>di</strong> annuncio, anticipazione <strong>di</strong> promesse; per questo,<br />

talvolta, è egli stesso che imban<strong>di</strong>sce la tavola.<br />

Nella moltiplicazione dei pani e dei pesci annunzia<br />

l’Eucarestia e prefigura la Chiesa, come<br />

comunione <strong>di</strong> missionari, generata dalla partecipazione<br />

allo stesso pane e allo stesso calice<br />

(Lc 9,16).<br />

Invitato a prendere cibo e riposo in casa <strong>di</strong> Lazzaro,<br />

ricambia l’ospitalità <strong>di</strong> Marta, offrendo un<br />

nutrimento migliore, <strong>di</strong> cui nessuno può fare a<br />

meno, perché esce dalla bocca <strong>di</strong> Dio; e Maria<br />

<strong>di</strong> Betania scopre la beatitu<strong>di</strong>ne della contemplazione<br />

(Lc 10,38).<br />

Invitato a pranzo con i suoi <strong>di</strong>scepoli da un<br />

anonimo fariseo, forse più per essere contestato<br />

che per sincera ospitalità, Gesù non si lascia con<strong>di</strong>zionare<br />

dalle osservanze ipocrite delle prescrizioni<br />

rabbiniche. Maestro e <strong>di</strong>scepoli non fanno<br />

le abluzioni prima dei pasti, e chi lo ha invitato e<br />

i suoi amici si scandalizzano e mormorano.<br />

Gesù, uomo libero, perché vero dentro, consapevole<br />

<strong>di</strong> rendere in<strong>di</strong>gesto ogni loro boccone,<br />

ama, rimproverando duramente la falsità e l’errore<br />

<strong>di</strong> coloro che non sarebbero stati scossi da<br />

parole blande e delicate allusioni. Così non esita<br />

a rendersi ospite scomodo, per insegnare la<br />

necessità <strong>di</strong> essere e non <strong>di</strong> apparire; l’impor-<br />

24


tanza <strong>di</strong> curare l’interiorità e non le apparenze,<br />

per essere veri e giusti davanti a Dio.<br />

Non sembra che i <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus siano<br />

stati presenti alla cena pasquale, tuttavia essi lo<br />

riconoscono dal gesto col quale, la sera del tra<strong>di</strong>mento,<br />

Gesù aveva dato il suo corpo e il suo<br />

sangue agli apostoli.<br />

Quante volte i Do<strong>di</strong>ci, asserragliati nel cenacolo,<br />

nelle ore buie della passione e nel lungo<br />

riposo sabbatico avevano raccontato, descritto,<br />

rivisto, ciò che Gesù aveva fatto e detto nell’intimità<br />

della cena pasquale, leggendolo alla<br />

luce <strong>di</strong> quanto era avvenuto dal Getsemani al<br />

calvario!<br />

Quella cena, per volere <strong>di</strong> Gesù doveva passare<br />

alla storia, non come semplice evento da non<br />

<strong>di</strong>menticare, ma come rito indefettibilmente<br />

presente, come memoria sempre attuale, come<br />

dono perennemente efficace, come fonte sempre<br />

viva <strong>di</strong> comunione e <strong>di</strong> grazia, come sacrificio<br />

sempre in atto <strong>di</strong> espiazione e <strong>di</strong> salvezza,<br />

come convivio <strong>di</strong> vita eterna, come alleanza sempre<br />

nuova <strong>di</strong> amore, come sacramento della sua<br />

presenza nella Chiesa e nel mondo, fino alla fine<br />

dei secoli.<br />

Rivelandosi nello spezzare il pane, Gesù insegna,<br />

a tutti coloro che credono in Lui, la via per<br />

incontrarlo risorto e vivo.<br />

25<br />

Lui sparì (v. 31)<br />

Sparì non per eclissarsi, fuggire, allontanarsi,<br />

ma per mettere <strong>di</strong> nuovo in movimento i due <strong>di</strong>scepoli<br />

e chiunque cerca l’incontro con Lui.


Sparì come scomparirebbe un astro o una cometa<br />

dal campo <strong>di</strong> un potente ra<strong>di</strong>otelescopio,<br />

se l’osservatorio non ne seguisse il movimento.<br />

Chiamando Abramo, padre dei Credenti, Dio<br />

gli or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> camminare alla Sua Presenza<br />

(Gn 17,1).<br />

Nella prima teofania del deserto del Sinai, nel<br />

segno del roveto ardente Dio è Colui che va, e<br />

che chiede a Mosè <strong>di</strong> mettere in cammino il suo<br />

popolo per portarlo ed adorare Dio sul monte<br />

(Es 3,14).<br />

Gesù risorto è il presente che mette in cammino,<br />

che chiede <strong>di</strong> precederlo, che, scomparendo,<br />

genera un nuovo bisogno <strong>di</strong> incontro in<br />

un’esperienza sempre nuova.<br />

Partirono senza indugio (v. 33)<br />

Il percorso è lo stesso; la <strong>di</strong>stanza da coprire,<br />

uguale al cammino che avevano fatto; la cornice<br />

scenografica, identica.<br />

Ma, cosa strana, ora il piede affaticato è spe<strong>di</strong>to;<br />

il vespro avanzato è come alba <strong>di</strong> giorno ra<strong>di</strong>oso;<br />

la città dalla quale erano fuggiti, è meta<br />

desiderata <strong>di</strong> un annuncio; il rumore dei passi<br />

che aveva cadenzato pensieri funerei, è <strong>di</strong>ventato<br />

un tambureggiare festoso <strong>di</strong> ingresso trionfale;<br />

il cuore, sgombro e illuminato, canta in silenzio.<br />

Ciò che tristemente i due si erano raccontati<br />

andando, ora silenziosamente se lo comunicano<br />

contemplandolo alla luce del Risorto.<br />

Gli interminabili tre<strong>di</strong>ci chilometri percorsi<br />

nell’arido deserto <strong>di</strong> Giuda, ora sembrano un<br />

salto <strong>di</strong> felice cerbiatto sui monti del Libano. In<br />

26


verità, tutto è identico; ma l’incontro con Cristo<br />

ha trasformato ra<strong>di</strong>calmente la realtà. I due delusi,<br />

tristi, sfiduciati, sono <strong>di</strong>ventati testimoni<br />

gioiosi, portatori <strong>di</strong> speranza, missionari irrefrenabili,<br />

uomini nuovi. “Ecco, io faccio nuove tutte<br />

le cose” (Ap 21,5).<br />

27


Il Signore<br />

Visita il suo Popolo


Basilica San Marco (Venezia)<br />

Cristo risorto o Messaggio dell’angelo del Beato Angelico<br />

(particolare).<br />

30


Visite Bibliche<br />

“in quello stesso giorno” (v. 13)<br />

Percorrendo le pagine della Sacra Scrittura,<br />

troviamo numerosissime visite del Signore al suo<br />

popolo o ai suoi prescelti.<br />

Dall’Eden (Gn 3), alla quercia <strong>di</strong> Mamre<br />

(Gn 18), alle sponde del fiume Iabbok (Gn 32,23),<br />

al roveto ardente (Es 3), al Monte Sinai (Es 19);<br />

dalle chiamate dei giu<strong>di</strong>ci e dei profeti, a Zaccaria<br />

(Lc 1), a Nazareth (Lc 1,26), al sepolcro vuoto<br />

(Gv 20), in coloro che hanno accolto la visita<br />

e la presenza del Signore è scaturita confidenza<br />

filiale, ospitalità premurosa, desiderio <strong>di</strong> conoscenza,<br />

timore riverenziale, dubbio, fede, smarrimento.<br />

Ognuna <strong>di</strong> queste visite ha segnato un passo<br />

avanti nella storia della salvezza: dopo la per<strong>di</strong>ta<br />

dell’amicizia e della familiarità con Dio creatore<br />

e padre, Abramo <strong>di</strong>viene capostipite <strong>di</strong> una<br />

moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> figli più numerosi delle stelle del<br />

cielo e dell’arena del mare; Giacobbe è chiamato<br />

ad essere padre delle do<strong>di</strong>ci tribù <strong>di</strong> Israele; a<br />

Mosè è affidata la missione <strong>di</strong> prefigurare il Cristo<br />

salvatore; giu<strong>di</strong>ci e profeti sono costituiti <strong>di</strong>fensori<br />

e maestri del popolo <strong>di</strong> Dio.<br />

Il Figlio <strong>di</strong> Dio, quando venne la pienezza del<br />

tempo, nel grembo <strong>di</strong> Maria, prese carne, si fece<br />

ultimo, servo e pellegrino fra gli uomini, per attuare<br />

il <strong>di</strong>segno eterno del Padre, fare <strong>di</strong> sé il<br />

cuore del mondo e portare l’umanità nell’amore<br />

della Trinità.<br />

Il giorno <strong>di</strong> Pasqua, Egli, risorto, si mette in<br />

cammino, si accosta ai <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus,<br />

incontra Maria <strong>di</strong> Magdala e le sue amiche, si<br />

31


presenta agli apostoli, si mostra glorioso, effonde<br />

su <strong>di</strong> loro lo Spirito che riconcilia con Dio e<br />

dona la pace, per rivelare che il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> salvezza<br />

del Padre si è compiuto, è nata la famiglia<br />

<strong>di</strong> Dio, la Chiesa, segno efficace <strong>di</strong> alleanza e <strong>di</strong><br />

salvezza degli uomini con Dio.<br />

Nell’antica e nella nuova Alleanza, dall’incontro<br />

con Dio o con Cristo è germogliata sempre<br />

una nuova manifestazione del <strong>di</strong>segno salvifico<br />

del Padre, realizzato con la collaborazione della<br />

creatura umana.<br />

La Visita Pastorale si colloca in questo contesto;<br />

può ispirarsi a ognuno <strong>di</strong> questi incontri <strong>di</strong><br />

Dio con l’uomo; prende le mosse dallo stesso piano<br />

<strong>di</strong> salvezza; è il cammino <strong>di</strong> colui che malgrado<br />

se stesso, è stato scelto da Cristo a essere<br />

fondamento e segno della Sua presenza in una<br />

porzione della sua Chiesa.<br />

Mi piace prendere come icona l’incontro del<br />

Risorto con i due viandanti sul cammino <strong>di</strong> Emmaus,<br />

e vedere nei due <strong>di</strong>scepoli, le comunità<br />

parrocchiali; nel pellegrino, il Vescovo; nella<br />

strada, il cammino <strong>di</strong> fede con le sue tappe e le<br />

sue <strong>di</strong>fficoltà, le sue chiamate, i suoi doni, la sua<br />

meta, i suoi incontri.<br />

Il Vescovo, dopo aver consegnato il progetto pastorale<br />

alla <strong>Diocesi</strong>, mentre, con i convegni pastorali,<br />

la programmazione annuale, la collaborazione<br />

degli uffici <strong>di</strong>ocesani, cerca <strong>di</strong> attuarlo per<br />

tappe e con piccoli passi, si fa pellegrino, per insegnare,<br />

esortare, confortare, spingere, risvegliare,<br />

promuovere, correggere, incoraggiare tutti,<br />

perché si ravvivi la fede, si consoli<strong>di</strong> la speranza,<br />

si sviluppi la carità: cioè, perché il progetto <strong>di</strong> Dio<br />

<strong>di</strong>venti la nostra vita e la nostra storia.<br />

32


Se questo è il senso e lo scopo della Visita Pastorale,<br />

colui che il Signore manda a farsi pellegrino<br />

in mezzo al suo popolo non può che rivestirsi<br />

degli stessi sentimenti che furono <strong>di</strong> Cristo<br />

Gesù; sentimenti <strong>di</strong> amore, <strong>di</strong> umiltà, <strong>di</strong> servizio,<br />

<strong>di</strong> volontà <strong>di</strong> incontro (cfr Fil 2,5).<br />

Nella Visita Pastorale il Vescovo non fa conoscere<br />

solo se stesso, ma deve farsi segno del volto<br />

e del cuore <strong>di</strong> Cristo buon pastore che va in<br />

cerca delle sue pecore, perché nell’ovile affidatogli<br />

si faccia un solo gregge, sotto la guida dell’unico<br />

Pastore.<br />

Egli, anche se deve richiamare e correggere,<br />

non rinunzia <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrarsi padre amorevole e<br />

comprensivo, unicamente desideroso <strong>di</strong> offrire<br />

a pastori e gregge pascoli ubertosi, acque tranquille,<br />

cammino sicuro.<br />

Il Pellegrino<br />

“Gesù in persona si accostò” (v. 15)<br />

Solo alla luce delle Scritture e nel segno del<br />

pane i <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus hanno potuto scorgere<br />

la presenza del Cristo in quell’inaspettato<br />

compagno <strong>di</strong> viaggio.<br />

Nel Vescovo, sotto la <strong>di</strong>messa, sdrucita veste<br />

della pochezza e dei limiti umani; al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> tutte<br />

le cose <strong>di</strong> cui è ignaro; sotto le apparenze <strong>di</strong><br />

uno sconosciuto e <strong>di</strong> un forestiero, è presente,<br />

suo malgrado, il Cristo.<br />

Su <strong>di</strong> lui il Signore ha effuso il suo Spirito per<br />

comunicargli il carattere, la volontà, la forza e il<br />

compito <strong>di</strong> essere guida, maestro, educatore della<br />

fede e della vita dei suoi fratelli.<br />

33


Egli è responsabile davanti al trono dell’Altissimo<br />

e al Figlio dell’Uomo <strong>di</strong> essere, per<br />

tutti coloro che sono chiamati a vestirsi delle<br />

vesti can<strong>di</strong>de lavate nel sangue dell’Agnello,<br />

l’Angelo che apre il Libro e scioglie i sigilli<br />

(cfr Ap 4-5).<br />

Sulle spalle del Vescovo, fondamento visibile<br />

dell’unità e della soli<strong>di</strong>tà della fede del suo<br />

popolo, segno <strong>di</strong> comunione con la cattedra <strong>di</strong><br />

Pietro e con Cristo, pietra fondamentale della<br />

Chiesa, Cristo ha posto la croce della responsabilità<br />

e del servizio, con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensabile<br />

per essere con i fratelli cristiano, per i fratelli<br />

Vescovo. Suo compito è essere segno del<br />

Cristo Capo della Chiesa Particolare, porzione<br />

del suo grande gregge affidato a Pietro e ai<br />

suoi successori.<br />

Il Vescovo è padre e fratello <strong>di</strong> tutti i presbiteri,<br />

per essere a servizio del loro cammino personale,<br />

del loro impegno pastorale, della loro comunione<br />

fraterna. È l’amministratore dei misteri<br />

<strong>di</strong> Dio; ma è anche custode dei beni della Chiesa;<br />

moderatore <strong>di</strong> prassi pastorale e tutore del<br />

<strong>di</strong>ritto.<br />

Nella Visita Pastorale, nella persona del Vescovo,<br />

è Cristo stesso che bussa e chiede <strong>di</strong> entrare<br />

(cfr Ap 3,20). Accogliendo il Vescovo, si<br />

riceve la visita del Cristo; ascoltandolo, si conosce<br />

il pensiero e la volontà del Cristo. Se le<br />

comunità, invece <strong>di</strong> ricevere il Cristo, accolgono<br />

l’uomo, si preoccupano del suo giu<strong>di</strong>zio<br />

e cercheranno <strong>di</strong> fare bella figura; se nel pellegrino,<br />

vedono il Signore, il loro cuore si aprirà<br />

per ricevere luce, grazia e impulsi <strong>di</strong> novità<br />

<strong>di</strong> vita.<br />

34


La Visita pastorale<br />

“e camminava con loro” (v. 15)<br />

La Visita Pastorale è un incontro più profondo<br />

del pastore col suo gregge. Per il Vescovo è<br />

il bisogno del padre <strong>di</strong> avvicinarsi ai figli, <strong>di</strong><br />

entrare in confidenza con loro, <strong>di</strong> conoscere il<br />

contesto ecclesiale e sociale, in cui vivono; <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>alogare con loro in modo aperto, fiducioso,<br />

familiare, rispettoso; <strong>di</strong> aprire lo scrigno dei<br />

propri pensieri.<br />

Per il popolo <strong>di</strong> Dio, la Visita Pastorale è la riscoperta<br />

<strong>di</strong> un’appartenenza; è la gioia <strong>di</strong> una<br />

presenza prolungata del Vescovo nella comunità.<br />

È un forte e salutare momento <strong>di</strong> verifica e<br />

un’occasione propizia per una ricarica <strong>di</strong> motivazioni,<br />

<strong>di</strong> entusiasmo e <strong>di</strong> volontà <strong>di</strong> impegno.<br />

È una preziosa possibilità <strong>di</strong> conoscere il Vescovo<br />

da vicino, non più per sentito <strong>di</strong>re, né con pregiu<strong>di</strong>zio.<br />

Il Vescovo, anche se etimologicamente è<br />

uno che guarda intorno dall’alto, non ha nulla<br />

in comune con certe <strong>di</strong>vise che al solo apparire<br />

fanno sussultare, perché il loro compito<br />

è ispezionare, scoprire segni <strong>di</strong> eventuali<br />

addebiti.<br />

Il Vescovo viene per incontrare e conoscere,<br />

in<strong>di</strong>rizzare e stimolare, consigliare e promuovere;<br />

viene per invitare le comunità a fare<br />

un sereno, sincero, umile, fiducioso esame <strong>di</strong><br />

coscienza. Non pretende <strong>di</strong> trovare tutto in<br />

riga, a posto, nuovo; desidera solo suscitare<br />

in tutti la volontà <strong>di</strong> fare ciò che non si è fatto,<br />

<strong>di</strong> migliorare ciò che può e deve essere rinnovato.<br />

35


Perché ci si prepari e si viva con questi sentimenti<br />

la Visita Pastorale, non si abbia <strong>di</strong>fficoltà<br />

a guardare la realtà così com’è; ad accettare con<br />

sincera <strong>di</strong>sponibilità interiore, consigli suggerimenti<br />

e <strong>di</strong>rettive. Solo così, la comunità ne trarrà<br />

grande beneficio per il cammino presente e<br />

per il futuro.<br />

Il passaggio del Vescovo, dunque, non è<br />

un’ispezione alla quale seguono sanzioni punitive;<br />

ma, l’occasione propizia per apportare all’andamento<br />

delle cose, quelle correzioni necessarie<br />

a uno stile e a dei meto<strong>di</strong> pastorali fedeli a<br />

Dio, alla Chiesa e alla comunità; una chiamata<br />

rivolta a tutti <strong>di</strong> ripartire, <strong>di</strong> rimettersi in cammino<br />

con cuore e spirito nuovi.<br />

Vista e vissuta così, la Visita Pastorale, costituisce<br />

un grande momento <strong>di</strong> conversione delle<br />

comunità; conversione al Vangelo, a una pastoralità<br />

aggiornata, con<strong>di</strong>visa dai laici collaboratori,<br />

attenta innanzitutto alla formazione, docile<br />

alle in<strong>di</strong>cazioni e agli orientamenti <strong>di</strong>ocesani,<br />

rispettosa delle esigenze del Diritto.<br />

Ecco perché la Visita Pastorale è momento<br />

massimo <strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong> comunicazione; occasione<br />

unica e privilegiata per un rapporto nuovo<br />

del popolo <strong>di</strong> Dio col suo Vescovo; evento che,<br />

in tutto il ministero del Vescovo, lascia l’orma<br />

più profonda e duratura.<br />

Questa Visita Pastorale è stata programmata<br />

in forma parzialmente interparrocchiale. Chi<br />

teme che l’impostazione data possa snaturare il<br />

senso stesso della Visita e vanificarne gli effetti,<br />

si tranquillizzi, perché il criterio adottato non<br />

toglie nulla alle caratteristiche proprie della Visita<br />

Pastorale, e contribuisce a sviluppare quel-<br />

36


lo spirito <strong>di</strong> unità, <strong>di</strong> collaborazione, <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />

e <strong>di</strong> inter<strong>di</strong>pendenza, che le comunità hanno<br />

positivamente sperimentato durante la Missione<br />

Diocesana e che tanti benefici ha recato ai<br />

sacerdoti, agli operatori pastorali e alle famiglie.<br />

L’interparrocchialità, senza privare la parrocchia<br />

dei momenti in cui deve incontrarsi da sola<br />

con il Vescovo, evita <strong>di</strong> triplicare incontri dello<br />

stesso tipo, abbrevia la durata <strong>di</strong> tutta la Visita<br />

Pastorale; ma segna soprattutto un ulteriore<br />

passo avanti verso l’unità pastorale come scelta<br />

e criterio stabile <strong>di</strong> evangelizzazione e <strong>di</strong> missionarietà.<br />

37


I due<br />

Discepoli oggi


Basilica San Marco (Venezia)<br />

Cristo risorto o Messaggio dell’angelo del Beato Angelico<br />

(particolare).<br />

40


I <strong>di</strong>scepoli<br />

“due <strong>di</strong> loro erano in cammino” (v.13)<br />

Gesù si era sacrificato per tutti; tutti dovevano<br />

essere testimoni della sua risurrezione; ma non<br />

tutti, in quello stesso giorno hanno visto il Risorto.<br />

A coloro ai quali si è manifestato, ha affidato<br />

il grande compito <strong>di</strong> rendere <strong>di</strong>scepole tutte<br />

le creature.<br />

Il Vescovo, inviato da Cristo a visitare il suo<br />

popolo, vorrebbe incontrare tutti, senza <strong>di</strong>stinzioni<br />

né preferenze, perché tutti gli sono stati<br />

affidati come figli <strong>di</strong> Dio da condurre ad acque<br />

tranquille e pascoli ubertosi (Sal 22).<br />

Vorrebbe incontrare tutti per lasciare in ognuno<br />

un raggio <strong>di</strong> luce, un seme <strong>di</strong> speranza, un<br />

desiderio <strong>di</strong> bene, la fame e la sete <strong>di</strong> Dio, un<br />

forte bisogno <strong>di</strong> unità e <strong>di</strong> missione.<br />

Purtroppo sa in partenza che questo non avverrà;<br />

ma non per questo rinunzia a farsi pellegrino,<br />

poiché è certo che raggi <strong>di</strong> luce e semi <strong>di</strong><br />

speranza per tutti gli altri, saranno quel Resto<br />

<strong>di</strong> Israele che in ogni parrocchia riuscirà ad incontrare.<br />

Tuttavia la Visita Pastorale ha dei destinatari<br />

speciali, non per privilegio <strong>di</strong> casta, ma per il<br />

ruolo che svolgono o per la particolare con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> vita in cui si trovano. Parlo<br />

dei membri dei consigli pastorali e degli affari<br />

economici, dei catechisti, dei gruppi, movimenti<br />

e associazioni, delle famiglie, dei fidanzati,<br />

dei giovani, dei malati e degli anziani, dei fanciulli<br />

e degli adolescenti, degli studenti, dei lavoratori,<br />

dei religiosi, dei consacrati e dei presbiteri.<br />

41


Tutti costoro e altri ancora sono i viandanti <strong>di</strong><br />

Emmaus che Cristo desidera ardentemente incontrare.<br />

Chiedo loro <strong>di</strong> aprire l’animo a un’accoglienza<br />

non formale, ma sincera e profondamente<br />

voluta.<br />

I lontani<br />

“i loro occhi erano incapaci<br />

<strong>di</strong> riconoscerlo” (v. 16)<br />

Tra i poveri ai quali guardare con amore ci sono<br />

quelli che noi chiamiamo i lontani. Sono i poveri<br />

del senso <strong>di</strong> Dio; sono coloro che non si sono<br />

mai chiesto perché si sentono e si comportano<br />

da estranei nelle cose che riguardano la fede;<br />

sono quelli che non si sono mai sentiti assenti<br />

nella Casa del Padre, che guardano la Chiesa<br />

come un mondo pregiu<strong>di</strong>zialmente precluso.<br />

Così pensava Zaccheo quando voleva osservare<br />

Gesù da esterno, per semplice curiosità, a <strong>di</strong>stanza<br />

dalla calca e dall’alto, convinto a priori <strong>di</strong><br />

non avere nulla a che vedere con Lui e con quelli<br />

che lo seguivano.<br />

Sono coloro la cui capacità <strong>di</strong> pensare, come<br />

uno specchio in mille pezzi, si è frantumata, e<br />

non sono più in grado <strong>di</strong> riflettersi in un immagine<br />

vera <strong>di</strong> se stessi; contenti <strong>di</strong> avere mille<br />

frammenti, ma nessuna verità.<br />

Sono coloro che, secondo la similitu<strong>di</strong>ne evangelica,<br />

sono intenti esclusivamente ad allargare<br />

i granai del piacere, delle sicurezze economiche,<br />

del benessere, del <strong>di</strong>vertimento, stoltamente<br />

ignari, <strong>di</strong>mentichi che il sole ra<strong>di</strong>oso dell’impostazione<br />

edonistica e della visione materialisti-<br />

42


ca della vita tramonta molto prima <strong>di</strong> quando<br />

non si pensi, lasciando davanti agli occhi, <strong>di</strong> chi<br />

né è stato abbagliato, un orizzonte buio <strong>di</strong> vuoto,<br />

<strong>di</strong> amarezza e <strong>di</strong> fallimento.<br />

Ma tutti costoro sono scusabili, se noi non facciamo<br />

nulla per far brillare quella Luce, davanti<br />

alla quale ogni astro creato impalli<strong>di</strong>sce.<br />

Per costoro c’è bisogno, non solo durante<br />

la Visita Pastorale, <strong>di</strong> occasioni d’incontro,<br />

apparentemente fortuite, ma sapientemente<br />

procurate anche in ore tra<strong>di</strong>zionalmente insolite.<br />

È molto importante creare rapporti umani improntati<br />

a rispetto, cor<strong>di</strong>alità, <strong>di</strong>screzione; come<br />

è utile offrire iniziative culturali, artistiche, umanitarie<br />

che suscitano interesse anche in coloro<br />

che non avvertono l’esigenza religiosa.<br />

I malati e gli anziani<br />

“si fermarono col volto triste” (v. 17)<br />

I malati, i <strong>di</strong>sabili, gli anziani e tutte le persone<br />

che se ne prendono cura sono la porzione più<br />

sacra della comunità. Essi sono il Cristo che oggi<br />

pende dalla croce, per la salvezza degli uomini<br />

del terzo millennio.<br />

Ogni casa dove c’è un <strong>di</strong>sabile da curare è<br />

un’aiuola in cui fioriscono innumerevoli atti <strong>di</strong><br />

amore irrorati con le lacrime <strong>di</strong> chi soffre nel corpo<br />

e <strong>di</strong> chi si sacrifica per loro.<br />

Beata la comunità che sa valorizzare queste<br />

membra doloranti, non solo perché reca loro sollievo<br />

morale e spirituale, ma anche perché riceve<br />

da esse luminose e convincenti testimonian-<br />

43


ze <strong>di</strong> fede e doni <strong>di</strong> grazia per la fecon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> tutte<br />

le iniziative pastorali.<br />

I lavoratori<br />

“Noi speravamo che fosse Lui” (v. 21)<br />

La Missione Diocesana del 2000 e l’impegno<br />

dell’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro,<br />

hanno registrato una crescente <strong>di</strong>fficoltà ad<br />

entrare nel mondo del lavoro, non tanto nei luoghi,<br />

quanto nell’attenzione <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori e lavoratori.<br />

L’impressione che si ha è che il lavoro <strong>di</strong>venti<br />

sempre più <strong>di</strong>sumanizzante. Non è facile avvertire,<br />

almeno a livello epidermico, che le persone<br />

che lavorano in uno stesso ambiente si sentono<br />

gruppo, amici, fratelli.<br />

Ancora più <strong>di</strong>fficile è riuscire a cogliere segni<br />

<strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> testimonianza cristiana. Dal modo<br />

come si parla, ci si rapporta, si lavora, sembra<br />

che nessuno conosca il Cristo e viva in una comunità<br />

parrocchiale. Eppure gran parte dei cristiani<br />

praticanti sono professionisti, operai, impiegati,<br />

artigiani, insegnanti.<br />

Ma quando si è chiamati a dare testimonianza<br />

<strong>di</strong> fede nel posto <strong>di</strong> lavoro o a farsi promotori e<br />

strumenti <strong>di</strong> evangelizzazione presso datori e<br />

colleghi, facilmente si sceglie il silenzio e il <strong>di</strong>simpegno.<br />

Molti sono i mali del lavoro e dell’occupazione<br />

che interpellano la coscienza dei cristiani:<br />

è <strong>di</strong>fficile perfino elencarli in modo esauriente.<br />

44


Il lavoro lo si domanda al sud e lo si offre al<br />

nord; c’è un lavoro che non si trova e un lavoro<br />

che non si vuole fare; c’è chi ha un doppio lavoro<br />

e chi non può averne uno; c’è richiesta <strong>di</strong> periti<br />

ed esperti, e offerta <strong>di</strong> generici.<br />

Quando il lavoro, tra le cose importanti, occupa<br />

il primo posto, tutti gli altri beni <strong>di</strong>ventano<br />

trascurabili: famiglia, rapporti sociali, vita cristiana,<br />

cultura, tempo libero, solidarietà.<br />

Il lavoro, che dovrebbe nobilitare ed esaltare<br />

l’uomo, spesso lo umilia, perché non è giustamente<br />

retribuito; è a rischio in quanto a sicurezza<br />

e durata; è fatto male o trascurato; genera<br />

rapporti ostili tra datori e <strong>di</strong>pendenti; si svolge<br />

in ambienti dove la persona <strong>di</strong>aloga soltanto con<br />

la macchina.<br />

C’è infine un lavoro asservito unicamente alla<br />

legge <strong>di</strong> mercato e un lavoro seppellito da debiti<br />

impagabili, tasse impossibili e tassi usurai.<br />

Il movimento sindacale ha contribuito a risolvere<br />

alcuni problemi, ma ne ha creato tanti altri, che<br />

non è affatto <strong>di</strong>sposto a riconoscere e che rendono<br />

sempre più precaria la stabilità dell’occupazione,<br />

debole la fiducia nei rapporti, contenzioso il riconoscimento<br />

dei reciproci <strong>di</strong>ritti e doveri.<br />

Sono sempre più in crisi l’occupazione, la produttività,<br />

la giusta remunerazione, e con esse<br />

crescono tensione, rabbia, insicurezza sociale;<br />

mentre calano, sull’altro lato della bilancia, la<br />

fiducia nelle istituzioni, la speranza nel futuro,<br />

l’amore per il lavoro, il rispetto reciproco, il migliore<br />

ren<strong>di</strong>mento.<br />

Da oltre un secolo il magistero della Chiesa,<br />

come faro elevato e luminoso, è pro<strong>di</strong>go <strong>di</strong> letture<br />

profetiche, <strong>di</strong> orientamenti e <strong>di</strong> insegna-<br />

45


menti, per evangelizzare il lavoro, l’economia, il<br />

mercato; ma tutto resta carta scritta se coloro<br />

che offrono e domandano lavoro non si lasciano<br />

evangelizzare.<br />

Nelle comunità parrocchiali deve mettere ra<strong>di</strong>ce<br />

la pastorale del lavoro, formando cristiani<br />

illuminati, adulti nella fede, impregnati della<br />

dottrina sociale della Chiesa, consapevoli <strong>di</strong> essere<br />

presenza <strong>di</strong> Cristo sul posto <strong>di</strong> lavoro.<br />

Un’azione pastorale esplicita e organizzata nei<br />

luoghi <strong>di</strong> lavoro è più facile avviarla quando all’interno<br />

c’è il lievito che mette in movimento la<br />

massa. Davanti alla realtà complessa e problematica<br />

del mondo del lavoro il Vescovo non vuole<br />

alzare le mani. Ma è necessario che tutti insieme,<br />

sul piano culturale, catechetico, educativo,<br />

mettiamo in essere tutte le iniziative atte a<br />

sensibilizzare le coscienze, far conoscere e sostenere<br />

opportunità <strong>di</strong> legge, promuovere piccole<br />

iniziative impren<strong>di</strong>toriali, prendere contatti<br />

con i capi dei luoghi <strong>di</strong> lavoro, conoscere referenti<br />

tra i <strong>di</strong>pendenti, essere presenti in fabbrica<br />

in tempi precisi e opportuni, creare iniziative<br />

<strong>di</strong> solidarietà, essere coscienza critica delle Amministrazioni<br />

Locali, perché facciano quanto è<br />

loro dovere e competenza per la soluzione dei<br />

problemi sociali delle comunità.<br />

I poveri<br />

“sciocchi e tar<strong>di</strong> <strong>di</strong> cuore” (v. 25)<br />

I nostri poveri <strong>di</strong> oggi non sono come quelli <strong>di</strong><br />

ieri. Hanno ciò che avrebbe fatto sentire ricchi i<br />

46


miseri del passato. In cambio ci sono forme nuove<br />

<strong>di</strong> povertà più preoccupanti. La società consumistica<br />

presenta un amplissimo spettro <strong>di</strong><br />

ogni forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e <strong>di</strong> degrado culturale,<br />

morale, sociale.<br />

In un mondo che corre precipitosamente verso<br />

un benessere senza regole e senza limiti, si<br />

allarga sempre più lo strappo dell’emarginazione,<br />

dello sfruttamento, dell’evasione, del lavoro<br />

nero, dell’oppressione dei più deboli; e la nube<br />

tossica della solitu<strong>di</strong>ne impotente spinge molti<br />

a gesti <strong>di</strong>sperati, o a cedere alla seduzione <strong>di</strong> facili<br />

guadagni con attività criminose, o a esplodere<br />

con rabbia, a non avere rispetto e fiducia<br />

né <strong>di</strong> persone, né <strong>di</strong> istituzioni.<br />

Oggi sono poveri anche i professionisti e gli impren<strong>di</strong>tori<br />

privati che, pur avendo tutte le carte<br />

in regola con la legge e la giustizia, non possono<br />

avere il riconoscimento dei propri <strong>di</strong>ritti, l’approvazione<br />

<strong>di</strong> un progetto, l’accesso a un finanziamento,<br />

se non lasciano larghe fette <strong>di</strong> torta<br />

nelle mani <strong>di</strong> uno strano potere occulto e sfacciato,<br />

insi<strong>di</strong>oso e camorristico.<br />

Sono povere le comunità che vedono tornare<br />

in<strong>di</strong>etro migliaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> europei,<br />

che, con gestioni più attente al bene comune, allo<br />

sviluppo, alla salvaguar<strong>di</strong>a del patrimonio storico-culturale,<br />

procurerebbero posti <strong>di</strong> lavoro,<br />

movimento turistico, benessere sociale, sviluppo<br />

industriale.<br />

Sono poveri tutti gli esercenti che, per paura<br />

<strong>di</strong> ritorsioni e <strong>di</strong> pericoli per la propria famiglia<br />

pagano tangenti alla malavita locale.<br />

Sono poveri tutti coloro che hanno figure <strong>di</strong><br />

responsabili che fingono <strong>di</strong> non sapere, che co-<br />

47


noscono e non intervengono, quando c’è abusivismo,<br />

interesse in atti <strong>di</strong> ufficio.<br />

Sono poveri i citta<strong>di</strong>ni onesti derubati dell’auto,<br />

della pensione, degli oggetti più cari; ma sono<br />

molto più poveri e degni <strong>di</strong> commiserazione tutti<br />

coloro che procurano questi mali.<br />

Sull’altro versante, benessere e povertà corrono<br />

insieme verso lo svuotamento dei valori fondamentali<br />

e incancellabili della vita, della famiglia,<br />

della sessualità, della persona, della giustizia,<br />

della pace, della religione, del <strong>di</strong>ritto, della<br />

libertà.<br />

Questa assurda connivenza tra ricchezza e miseria,<br />

rende poveri anche coloro che non hanno<br />

problemi economici, perché se si possiede il<br />

mondo intero, ma non si entra nel Regno <strong>di</strong> Dio,<br />

si è più sventurati e bisognosi <strong>di</strong> salvezza dei<br />

milioni <strong>di</strong> esseri umani a cui è negato anche un<br />

pugno <strong>di</strong> riso.<br />

I poveri <strong>di</strong> beni materiali, gli schiavi degli usurai,<br />

ci sono nella nostra <strong>Diocesi</strong>, ma i poveri <strong>di</strong><br />

beni spirituali e gli schiavi della mentalità <strong>di</strong><br />

questo mondo sono infinitamente <strong>di</strong> più.<br />

Per arginare i <strong>di</strong>sagi della povertà materiale,<br />

Caritas Diocesana, parrocchie, associazioni <strong>di</strong><br />

volontariato cercano <strong>di</strong> impegnarsi come possono;<br />

anche se non sempre riescono a sra<strong>di</strong>care<br />

le cause del <strong>di</strong>sagio. Sono, comunque segni concreti<br />

<strong>di</strong> attenzione ai problemi sociali, la creazione<br />

<strong>di</strong> cooperative, la formazione dei giovani<br />

alla impren<strong>di</strong>torialità, i progetti <strong>di</strong> prevenzione<br />

dei minori a rischio, la creazione <strong>di</strong> luoghi <strong>di</strong><br />

accoglienza.<br />

Ma per combattere le povertà morali possiamo<br />

e dobbiamo fare molto <strong>di</strong> più.<br />

48


La Visita Pastorale vorrebbe essere una mano<br />

tesa a chiunque è lontano da Cristo e vive fuori<br />

<strong>di</strong> quel giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> salvezza, da quell’albero della<br />

vita che è il Vangelo. Il mondo ha fame <strong>di</strong><br />

amore, per questo si incattivisce sempre più.<br />

Ogni persona può essere salvata solo dall’Amore;<br />

e <strong>di</strong> questo Amore i maggiori e gli unici azionisti<br />

sono coloro che credono in Cristo.<br />

La Visita Pastorale ha un inizio e una fine; ma<br />

i poveri sono sempre con noi.<br />

Vorrei lasciare nei cristiani adulti nella fede<br />

una più consapevole responsabilità e, nelle mani<br />

dei più piccoli, un germe <strong>di</strong> speranza che li porti<br />

a incontrare il Signore, come Bartimeo, come<br />

Zaccheo, come la samaritana.<br />

I catechisti<br />

“cominciando da Mosè” (v. 27)<br />

Ai catechisti è affidato il carisma della profezia.<br />

Essi sono, dopo i genitori, i primi evangelizzatori<br />

dei bambini e dei fanciulli, gli educatori<br />

della fede degli adolescenti, dei giovani e degli<br />

adulti.<br />

Ogni catechista, dal Vescovo al laico, è il pellegrino<br />

che cammina accanto a chi è in ricerca o<br />

nella <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> credere, per spiegare, con i segni<br />

della testimonianza e la conoscenza delle<br />

Scritture, la Verità rivelata, la Parola che salva.<br />

Purtroppo non tutti avvertono il bisogno <strong>di</strong> conoscere,<br />

pur portandosi addosso dubbi, angosce,<br />

ambiguità e interrogativi. Ma anche quando<br />

i viandanti <strong>di</strong> oggi non si rendono conto che,<br />

senza Cristo, la luce declina; anche quando non<br />

49


giunge la domanda salvifica resta con noi, non<br />

bisogna desistere dall’accostarsi e camminare<br />

con loro.<br />

Il ministero <strong>di</strong> catechista non è una scelta personale,<br />

ma la risposta a una chiamata che viene<br />

da Dio per mezzo della Chiesa.<br />

Il catechista non comunica un pensiero proprio,<br />

non fa <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> uomini: ma annunzia la<br />

Parola <strong>di</strong> Dio. Egli è un inviato della comunità;<br />

per mezzo suo è la comunità che evangelizza.<br />

L’alta consapevolezza <strong>di</strong> essere oggetto <strong>di</strong> fiducia<br />

da parte <strong>di</strong> Dio e della Chiesa, e la coscienza<br />

<strong>di</strong> essere chiamati ad adoperarsi perché ogni<br />

battezzato si incammini verso la santità, devono<br />

mettere nel cuore <strong>di</strong> ogni educatore della fede<br />

la passione per il ministero ricevuto.<br />

Il catechista non è uno che fa una lezione, ma<br />

un testimone, un adulto nella fede accanto a chi<br />

è in cammino <strong>di</strong> formazione, non solo nel momento<br />

catechetico, ma anche nella celebrazione<br />

eucaristica e nelle circostanze più significative<br />

della crescita cristiana.<br />

Per molti cristiani, purtroppo, il cammino <strong>di</strong><br />

iniziazione alla fede resta l’unico momento <strong>di</strong><br />

formazione; per cui è fondamentale un’attenzione<br />

somma alla cura del primo approccio alla<br />

Verità rivelata, alla Chiesa, alla vita sacramentale<br />

e morale.<br />

Questo comporta una formazione dottrinale,<br />

spirituale e metodologica permanente dei catechisti<br />

e una costante verifica delle loro esperienze.<br />

L’incontro del Vescovo con i catechisti, con gli<br />

animatori liturgici, gli educatori dei ragazzi <strong>di</strong><br />

Azione Cattolica, gli operatori nei molteplici set-<br />

50


tori della pastorale vuol far prendere loro più<br />

chiara coscienza della loro vocazione, aiutarli a<br />

svolgere sempre meglio il loro compito; ma vuole<br />

anche esprimere loro tutta la riconoscenza della<br />

Chiesa Locale, del Presbiterio e sua personale<br />

per il ministero che esercitano non senza sacrifici<br />

<strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> energie.<br />

I presbiteri<br />

“essi insistettero resta con noi” (v. 29)<br />

La Visita del Vescovo è per i presbiteri un momento<br />

<strong>di</strong> grazia e <strong>di</strong> salvezza, un’occasione per<br />

pesare meglio le proprie responsabilità, e per imprimere<br />

un più chiaro sigillo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ocesanità al<br />

proprio ministero pastorale.<br />

Mi accolgano come il loro fratello e servo del<br />

loro ministero.<br />

Vivano la Visita come un corso <strong>di</strong> esercizi spirituali<br />

del loro ufficio, dei loro doveri pastorali,<br />

come invito a una più sentita conversione al senso<br />

della comunione e dell’unità. Durante gli incontri<br />

della Visita, più che preoccuparsi <strong>di</strong> spiegare,<br />

motivare e giustificare le scelte e la prassi<br />

pastorale adottate, cerchino <strong>di</strong> mettersi in ascolto<br />

<strong>di</strong> confronto, nella <strong>di</strong>sponibilità interiore ad<br />

adeguare i meto<strong>di</strong> e le impostazioni pastorali<br />

della parrocchia con la pastorale <strong>di</strong>ocesana e con<br />

gli orientamenti del Vescovo.<br />

Ascoltino nella voce del Vescovo le attese e i<br />

desideri del popolo loro affidato. Valorizzino il<br />

contatto ravvicinato e prolungato col Vescovo<br />

per entrare in un <strong>di</strong>alogo più profondo, in un<br />

rapporto <strong>di</strong> incon<strong>di</strong>zionata fiducia, <strong>di</strong> più libera<br />

51


apertura. Che al termine della Visita, i presbiteri,<br />

più <strong>di</strong> ogni altro, possano ringraziare il Signore<br />

<strong>di</strong> aver allacciato un rapporto nuovo col<br />

Vescovo.<br />

Un giorno il Signore ci chiederà conto del nostro<br />

ministero; in quel contesto non potremo<br />

cambiare nulla, non potremo apparire, né riparare.<br />

È questo, e solo questo, il tempo <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponiamo<br />

per rispondere all’anelito del cuore <strong>di</strong> Cristo,<br />

che riecheggia nelle parole del Papa: “fare<br />

della Chiesa la casa e la scuola della comunione”<br />

(NMI n. 43). Ma la comunione non è una<br />

scienza da insegnare: è sapienza umana e <strong>di</strong>vina<br />

che traspare da cuori che battono all’unisono<br />

col cuore <strong>di</strong> Cristo. Ecco perché il Papa ricorda<br />

che: “prima <strong>di</strong> programmare iniziative concrete<br />

occorre promuovere una spiritualità della comunione”<br />

(NMI n. 44).<br />

I religiosi<br />

e le persone consacrate<br />

“Egli entrò per rimanere<br />

con loro” (v. 29)<br />

La presenza dei religiosi e delle religiose in una<br />

<strong>Diocesi</strong>, qualunque sia il loro carisma, il loro servizio<br />

specifico, è una bene<strong>di</strong>zione del Signore; i<br />

consacrati sono segno e richiamo del Regno dei<br />

Cieli, per il quale essi sono pronti a lasciare tutto<br />

e a seguire il Signore sulla via della castità perfetta,<br />

della povertà evangelica, dell’obbe<strong>di</strong>enza<br />

del Cristo.<br />

52


La Visita Pastorale offre al Vescovo e ai Consacrati<br />

il dono <strong>di</strong> un incontro del padre con i<br />

propri figli.<br />

Il Vescovo li farà partecipi delle sue sollecitu<strong>di</strong>ni<br />

pastorali, ed essi gli faranno conoscere meglio<br />

la propria spiritualità, le opere e i problemi<br />

della comunità e personali.<br />

Frutto dell’incontro saranno una maggiore vicinanza<br />

spirituale, pastorale, affettiva, e un più<br />

profondo inserimento nel progetto <strong>di</strong>ocesano,<br />

una più fattiva collaborazione con le comunità<br />

parrocchiali; un <strong>di</strong>alogo più fraterno tra le comunità<br />

<strong>di</strong> tutti gli Istituti religiosi, un’intesa più<br />

stretta sul piano dell’animazione vocazionale.<br />

La famiglia<br />

“a tavola con loro prese il pane” (v. 30)<br />

La famiglia, in seguito ai rapi<strong>di</strong> mutamenti sociali<br />

e culturali, corre il rischio <strong>di</strong> non sapere più<br />

chi è; si sente instabile e insicura; insi<strong>di</strong>ata ed<br />

emarginata. Le hanno bruciacchiato le ali, hanno<br />

manomesso il nido; ora ha paura <strong>di</strong> volare,<br />

non sa nemmeno se è capace <strong>di</strong> farlo e se ne vale<br />

la pena.<br />

È necessario rimettere la coppia e la famiglia<br />

davanti allo specchio e far loro riscoprire il volto<br />

originale ricevuto da Dio. È urgente bussare<br />

ad ogni porta, non una sola volta, né <strong>di</strong> tanto in<br />

tanto, ma assiduamente. La pecora smarrita oggi<br />

non sono i singoli: è la famiglia. Non si faccia<br />

nulla in parrocchia senza cercare la famiglia.<br />

Per riuscirci, bisogna pensare a una pastorale<br />

centrifuga, aperta, missionaria, alla pastorale del<br />

53


territorio, delle piccole basi <strong>di</strong> azione, <strong>di</strong> comunicazione<br />

e <strong>di</strong> annunzio <strong>di</strong>slocate nei quartieri.<br />

Insi<strong>di</strong>ata da tutte le forze ostili che congiurano<br />

contro <strong>di</strong> essa, la famiglia non può restare sola.<br />

Oggi sono esposti a mille seduzioni la fedeltà<br />

coniugale, il servizio alla vita, la cre<strong>di</strong>bilità e l’autorità<br />

dei genitori verso i figli, il senso stesso della<br />

famiglia.<br />

Le pareti domestiche sono <strong>di</strong>ventate fragili <strong>di</strong>aframmi,<br />

incapaci <strong>di</strong> contrastare modelli proposti<br />

dai mezzi <strong>di</strong> comunicazione, dalle mode correnti<br />

e da un’etica attenta unicamente agli interessi<br />

<strong>di</strong> mercato, che allettano e seducono le giovani<br />

generazioni.<br />

Antidoto in<strong>di</strong>spensabile a questa epidemia della<br />

coscienza collettiva è l’esempio <strong>di</strong> rispetto, <strong>di</strong><br />

onestà, <strong>di</strong> vita cristiana, <strong>di</strong> amore dei genitori; il<br />

<strong>di</strong>alogo aperto e sereno; la pazienza e la fiducia<br />

reciproca; le associazioni e i gruppi familiari; la<br />

presenza e l’impegno nella comunità parrocchiale;<br />

la <strong>di</strong>sponibilità dei genitori a essere presenti<br />

nell’oratorio, tra gli scouts, in gruppi sportivi ed<br />

educativi.<br />

La famiglia si salva e si cura con la famiglia<br />

adulta nella fede, animata da forte spirito missionario,<br />

desiderosa <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre i beni che<br />

riceve dal Cristo nella Chiesa. Di qui la necessità<br />

<strong>di</strong> formare gruppi famiglia e operatori <strong>di</strong><br />

pastorale familiare, <strong>di</strong> sviluppare un vero e<br />

proprio cammino <strong>di</strong> fede per le coppie <strong>di</strong> fidanzati,<br />

<strong>di</strong> proporre senza timore una “misura<br />

alta della vita cristiana or<strong>di</strong>naria (NMI n. 31);<br />

<strong>di</strong> mostrare come le vie della santità sono molteplici<br />

e adatte alla vocazione <strong>di</strong> ciascuno”<br />

(ibidem).<br />

54


I giovani<br />

55<br />

“Lui sparì” (v. 31)<br />

Oggi è <strong>di</strong>fficile essere giovani, per questo è bello,<br />

è forte.<br />

Essere giovane significa essere luce in un contesto<br />

fosco e nebuloso, in cui nugoli <strong>di</strong> figure<br />

in<strong>di</strong>stinte e senza volto si agitano, quasi mimandosi<br />

a vicenda, fino a sembrare immagini<br />

moltiplicate all’infinito, in una grande sala degli<br />

specchi.<br />

Solo giovani veri possono rompere l’incantesimo<br />

che fa <strong>di</strong> miria<strong>di</strong> <strong>di</strong> loro coetanei, delle marionette<br />

incoscienti, dei robot senz’anima.<br />

Parsifal e la leggenda del Santo Graal non è<br />

solo un mitico ideale <strong>di</strong> purezza e <strong>di</strong> eroismo dei<br />

cavalieri della Tavola Rotonda: è una proposta<br />

in chiave allegorica fatta ai giovani, <strong>di</strong> dare senso<br />

e pienezza alla propria vita, impegnandosi a<br />

superare ogni ostacolo pur <strong>di</strong> raggiungere Cristo,<br />

conformarsi a Lui e farsi suoi testimoni.<br />

I <strong>di</strong>battiti televisivi de<strong>di</strong>cati ai giovani, come<br />

la prassi comune e la cultura dominante, sono<br />

terribilmente fuorvianti e squalli<strong>di</strong>, per mancanza<br />

<strong>di</strong> principi morali, <strong>di</strong> certezze intangibili, <strong>di</strong><br />

punti <strong>di</strong> riferimento.<br />

Illudere i giovani che, per essere liberi e felici,<br />

possono fare quello che vogliono; che è buono<br />

ciò che piace e fa comodo, è voler loro del male.<br />

Farsi consiglieri <strong>di</strong> buoni suggerimenti dettati<br />

dall’emotività del momento o dalla situazione<br />

particolare, ma senza la capacità <strong>di</strong> motivarli, per<br />

mancanza <strong>di</strong> regole o <strong>di</strong> verità assolute in cui si<br />

crede, è fatica inutile.


Chi insegna vie facili e piacevoli, anche a costo<br />

<strong>di</strong> calpestare la coscienza propria e la persona<br />

altrui, è un corruttore autorizzato, pagato per <strong>di</strong>ffondere<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong> vivere che non e<strong>di</strong>ficano<br />

né la persona né la famiglia, né la società.<br />

Davanti al canto malioso delle sirene non è il<br />

caso <strong>di</strong> tapparsi le orecchie per non sentire, o <strong>di</strong><br />

farsi legare per non cedere. “In realtà, è Gesù<br />

che cercate quando sognate la felicità, - affermava<br />

Giovanni Paolo II nella Veglia della<br />

G.M.G., - è Lui che vi aspetta quando niente vi<br />

sod<strong>di</strong>sfa <strong>di</strong> quello che trovate; è Lui la bellezza<br />

che tanto vi attrae” (n. 5). È necessario essere<br />

se stessi, <strong>di</strong>fendere la propria libertà, rifiutarsi<br />

<strong>di</strong> farsi omologare, amare le cose <strong>di</strong>fficili, avere<br />

il coraggio <strong>di</strong> risalire la corrente per andare verso<br />

la sorgente e non verso le rapide, scoprire gli<br />

ideali del proprio cuore, in<strong>di</strong>viduare le cose importanti<br />

e quelle che non lo sono. Tutto questo è<br />

<strong>di</strong>fficile: lo confidava il Santo Padre nella storica,<br />

in<strong>di</strong>menticabile Veglia <strong>di</strong> Tor Vergata.<br />

“Carissimi amici, anche oggi credere in Gesù,<br />

seguire Gesù sulle orme <strong>di</strong> Pietro, <strong>di</strong> Tommaso,<br />

dei primi apostoli e testimoni, comporta una<br />

presa <strong>di</strong> posizione per lui e non <strong>di</strong> rado quasi<br />

un nuovo martirio: il martirio <strong>di</strong> chi, oggi come<br />

ieri, è chiamato ad andare contro corrente per<br />

seguire il Maestro <strong>di</strong>vino. […] Forse a voi non<br />

verrà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo<br />

certamente sì! Una fedeltà da vivere nelle situazioni<br />

<strong>di</strong> ogni giorno” (n. 4).<br />

Bisogna stare attenti a non rinunziare al <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza cristiana in una società laica e<br />

multietnica. Non abbiano paura i giovani <strong>di</strong> vi-<br />

56


vere il giorno da giorno e la notte come notte; <strong>di</strong><br />

coltivare valori <strong>di</strong>sprezzati e derisi quali la fede,<br />

i principi morali, la purezza, il rispetto dell’amore<br />

e del sesso, il servizio solidale, la spiritualità,<br />

la tensione missionaria.<br />

Credo che questi pensieri aveva nel cuore il<br />

Papa, quando, contemplando nella notte due<br />

milioni <strong>di</strong> lucerne accese, parafrasando Isaia<br />

(21,11-12), affermava: “vedo in voi le sentinelle<br />

del mattino in quest’alba del Terzo Millennio”<br />

(n. 6).<br />

Questo immane sforzo, i giovani non possono<br />

farlo da soli: hanno bisogno <strong>di</strong> coetanei <strong>di</strong>versi,<br />

<strong>di</strong> consiglieri cre<strong>di</strong>bili, <strong>di</strong> proposte esigenti, <strong>di</strong><br />

accoglienza senza cronometro, <strong>di</strong> ascolto non interrotto<br />

da ripetute musichette <strong>di</strong> cellulari, <strong>di</strong><br />

volti che sorridono, <strong>di</strong> mani che stringono con<br />

amicizia, <strong>di</strong> pastori che amano e cercano gli<br />

agnellini incapaci <strong>di</strong> imboccare da soli la via dell’ovile.<br />

Il Consiglio Pastorale<br />

e il Consiglio degli Affari<br />

Economici<br />

“si aprirono i loro occhi” (v. 31)<br />

L’incontro del Vescovo con i membri dei due<br />

organismi <strong>di</strong> consiglio è momento centrale della<br />

Visita Pastorale.<br />

Il consiglio pastorale è la sala-macchine del<br />

transatlantico parrocchiale.<br />

Dalla sua presenza, ed efficienza, dalla formazione<br />

e dallo zelo apostolico dei suoi membri <strong>di</strong>-<br />

57


pendono la vita, l’organizzazione, la programmazione,<br />

il <strong>di</strong>namismo e il continuo rinnovamento<br />

della comunità parrocchiale.<br />

Il pastore che pensasse <strong>di</strong> farne a meno, o <strong>di</strong><br />

limitarne le gran<strong>di</strong> potenzialità, finirebbe con<br />

l’essere, sul piano pastorale, un povero sopravvissuto.<br />

Nella lettera “Consacrati per servire” dell’11 ottobre<br />

2000, a proposito del consiglio pastorale,<br />

scrivevo: “Quando la comunità ha un consiglio<br />

pastorale formalmente costituito, coinvolto nella<br />

programmazione e nelle attività della parrocchia,<br />

spiritualmente formato, pastoralmente<br />

responsabilizzato ed efficiente, è garantita la<br />

continuità pastorale, anche se cambia il parroco.<br />

Il consiglio pastorale evita che la parrocchia<br />

subisca traumi o azzeramenti <strong>di</strong> cammini<br />

fatti; offre al nuovo parroco collaboratori già<br />

impegnati e una comunità pastoralmente in<br />

cammino; impe<strong>di</strong>sce che emergano figure <strong>di</strong><br />

pseudoparroci, <strong>di</strong> collaboratori <strong>di</strong> se stessi, piccoli<br />

centri <strong>di</strong> potere, uffici esclusivi, cammini<br />

solitari”.<br />

Il Consiglio Pastorale, composto dai responsabili<br />

<strong>di</strong> tutte le realtà presenti in parrocchia, è il<br />

luogo dell’unica programmazione, della realizzazione<br />

con<strong>di</strong>visa, della comunicazione, della visione<br />

unitaria e della verifica <strong>di</strong> tutte le attività.<br />

A conferma della necessità e della vali<strong>di</strong>tà dei<br />

due Consigli giunge la parola autorevole del Santo<br />

Padre: “devono essere sempre meglio valorizzati<br />

gli organismi <strong>di</strong> partecipazione previsti<br />

dal Diritto Canonico” (NMI n. 45).<br />

Un Consiglio Pastorale che non voglia ridursi<br />

a un insieme <strong>di</strong> persone che, all’inizio e al ter-<br />

58


mine dell’anno pastorale è informato <strong>di</strong> ciò che<br />

il parroco pensa o <strong>di</strong> cui ha bisogno la comunità,<br />

deve essere formato da membri attivi e responsabili;<br />

deve radunarsi stabilmente e perio<strong>di</strong>camente;<br />

deve assumersi la responsabilità dell’attuazione<br />

delle iniziative, promuovendo il<br />

coinvolgimento <strong>di</strong> persone e forze interne ed<br />

esterne alla parrocchia.<br />

Un Consiglio Pastorale ben costituito e fedele<br />

alla propria natura, evita personalismi, accumuli<br />

caotici <strong>di</strong> iniziative, rassegnate ripetizioni <strong>di</strong> abitu<strong>di</strong>ni<br />

del passato 1 .<br />

___________<br />

1<br />

GIOVANNI PAOLO II, Novo Millennio Ineunte, n. 45: “I<br />

Consigli Presbiterali e Pastorali non si ispirano ai criteri<br />

della democrazia parlamentare, perché operano per<br />

via consultiva e non deliberativa; non per questo tuttavia<br />

perdono <strong>di</strong> significato e <strong>di</strong> rilevanza. La teologia e la<br />

spiritualità della comunione, infatti, ispirano un reciproco<br />

ed efficace ascolto tra Pastori e Fedeli, tenendoli<br />

da un lato, uniti a priori in tutto ciò che è essenziale, e<br />

spingendoli, dall’altro, a convergere normalmente anche<br />

nell’opinabile verso scelte ponderate e con<strong>di</strong>vise.<br />

Occorre a questo scopo far nostra l’antica sapienza che,<br />

senza portare alcun pregiu<strong>di</strong>zio al ruolo autorevole dei<br />

Pastori, sapeva incoraggiarli al più ampio ascolto <strong>di</strong><br />

tutto il popolo <strong>di</strong> Dio. Significativo ciò che San Benedetto<br />

ricorda all’Abate del monastero, nell’invitarlo a<br />

consultare anche i più giovani: spesso ad uno più giovane<br />

il Signore ispira un parere migliore”. E San Paolino<br />

<strong>di</strong> Nola esorta: “pen<strong>di</strong>amo dalla bocca <strong>di</strong> tutti i fedeli,<br />

perché in ogni fedele soffia lo Spirito <strong>di</strong> Dio””.<br />

59


Il cammino


Basilica San Marco (Venezia)<br />

Cristo risorto o Messaggio dell’angelo del Beato Angelico<br />

(particolare).<br />

62


Da Gerusalemme a Emmaus<br />

“non ci ardeva forse<br />

il cuore nel petto?” (v. 32)<br />

Uno dei gran<strong>di</strong> mutamenti che, all’interno delle<br />

comunità ecclesiali postconciliari, hanno caratterizzato<br />

gli ultimi decenni del secondo millennio,<br />

è stata l’attenzione ai problemi e ai bisogni<br />

<strong>di</strong> una società in rapida evoluzione.<br />

Con coraggio, tenacia, pagando con l’impopolarità<br />

e spesso anche con la vita, persone e istituzioni<br />

si sono impegnate e hanno lottato contro<br />

qualunque oppressione, negazione, emarginazione,<br />

sfruttamento, deviazione, ingiustizia.<br />

Con grande senso <strong>di</strong> responsabilità nei confronti<br />

dell’uomo e della sua salvezza integrale,<br />

magistero, uomini e donne <strong>di</strong> Dio hanno <strong>di</strong>feso<br />

valori non più riconosciuti e rispettati da Governi<br />

sempre più laici; hanno fatto ogni sforzo per<br />

contrastare mafia e usura, droga e prostituzione;<br />

per <strong>di</strong>fendere i minori dalla schiavitù e dalla<br />

pedofilia; affrontare le emergenze dell’immigrazione<br />

e delle tragiche conseguenze delle guerre;<br />

per sensibilizzare i capi delle nazioni e le masse<br />

ai drammi della fame, della schiavitù, della sparizione<br />

dei bambini, della pena <strong>di</strong> morte, del<br />

debito dei paesi poveri.<br />

In questi ultimi tempi si sono moltiplicati i centri<br />

<strong>di</strong> ascolto e <strong>di</strong> accoglienza, le case per anziani;<br />

i centri <strong>di</strong>urni per portatori <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità, le<br />

iniziative <strong>di</strong> beneficenza, le associazioni <strong>di</strong> volontariato.<br />

Si sono fatti <strong>di</strong>battiti, tavole rotonde, convegni<br />

sulle problematiche più scottanti del nostro<br />

63


tempo; sono stati scritti fiumi <strong>di</strong> atti, documenti,<br />

risultati <strong>di</strong> inchieste. È cresciuto l’interesse<br />

per la cultura, la formazione politica, la questione<br />

sociale. Ci si è dovuti occupare <strong>di</strong> bioetica, <strong>di</strong><br />

sperimentazione scientifiche che insi<strong>di</strong>ano la<br />

<strong>di</strong>gnità della persona e i principi della legge <strong>di</strong><br />

natura.<br />

Ci siamo organizzati pastoralmente, dotandoci<br />

<strong>di</strong> organismi <strong>di</strong> consiglio e degli ultimi ritrovati<br />

della tecnologia informatica.<br />

Costruiamo complessi pastorali idonei per un<br />

più articolato servizio alle comunità, per rispondere<br />

alle esigenze del territorio; ci serviamo <strong>di</strong><br />

internet per comunicare, ricevere, sapere tutto<br />

<strong>di</strong> tutti.<br />

Come Chiesa Italiana abbiamo orientato l’impegno<br />

pastorale alla riflessione sulla comunità,<br />

la famiglia, l’evangelizzazione e i sacramenti, la<br />

testimonianza della carità.<br />

Tutto questo è bello, valido, degno <strong>di</strong> lode, necessario.<br />

È un impegno che, non solo non deve<br />

<strong>di</strong>minuire, ma deve svilupparsi sempre più, perché<br />

tutti i passi fatti, per quanto giganteschi,<br />

sono solo l’inizio <strong>di</strong> un cammino che si annuncia<br />

sempre più “caratterizzato da un profondo<br />

intreccio <strong>di</strong> culture e religioni” (NMI n. 36).<br />

I cristiani non possono fare a meno <strong>di</strong> essere<br />

aperti al servizio, all’accoglienza: ne va <strong>di</strong> mezzo<br />

la loro cre<strong>di</strong>bilità. L’aiuto fraterno e l’attenzione<br />

all’altro sono responsabilità <strong>di</strong> tutti, credenti<br />

e non credenti: è un dovere umanitario.<br />

La persona umana deve essere aiutata al <strong>di</strong> là <strong>di</strong><br />

ogni credo religioso o ideologia.<br />

Penso che ora la Chiesa debba concentrare l’attenzione<br />

non tanto sui bisogni materiali, socia-<br />

64


li, culturali, né su quello che deve fare, ma su ciò<br />

che deve essere; non su chi evangelizzare, ma<br />

sulla persona dell’evangelizzatore; non su alcune<br />

forme <strong>di</strong> carità, ma sulla carità in tutte le sue<br />

forme.<br />

Da Emmaus a Gerusalemme<br />

“partirono senza indugio” (v. 33)<br />

Dopo aver progettato e realizzato gesti, strutture<br />

e opere <strong>di</strong> carità, dobbiamo interrogarci<br />

come servire la carità.<br />

Non è un gioco <strong>di</strong> parole: la carità del servizio<br />

è il gesto, è la solidarietà che si fa aiuto; è tutto<br />

l’impegno per creare strutture <strong>di</strong> accoglienza e<br />

assistenza; è tutto ciò che si fa per essere attenti<br />

all’altro.<br />

La Chiesa, oggi come ieri, offre tanta “carità<br />

del servizio”, da potersi proporre come modello<br />

e maestra <strong>di</strong> solidarietà a tutte le organizzazioni<br />

umanitarie e a tutte le associazioni <strong>di</strong> volontariato.<br />

Ma il proprio della Chiesa, lo specifico del cristiano<br />

è “servire la carità”, offrire al mondo la<br />

carità del Cristo, l’amore del Padre.<br />

Le cose che si donano sono solo un mezzo come<br />

testimoniare l’amore che arde nel cuore <strong>di</strong> chi<br />

serve.<br />

Il gesto materiale risolve un bisogno temporale;<br />

l’amore semina germi <strong>di</strong> vita eterna nel cuore<br />

<strong>di</strong> chi lo riceve.<br />

La carità del servizio fa offrire qualcosa. Il servizio<br />

della carità, fa offrire se stessi, come membra<br />

del Cristo.<br />

65


Se il bisogno fondamentale, in<strong>di</strong>spensabile dell’uomo<br />

è conoscere Cristo per raggiungere in Lui<br />

la salvezza, non possiamo sentirci sod<strong>di</strong>sfatti <strong>di</strong><br />

risolvere qualche suo problema esistenziale. A<br />

che servirebbe mandare, attraverso tubi, acqua<br />

e ossigeno a dei minatori o a dei terremotati sepolti<br />

vivi, se non si ha la volontà <strong>di</strong> riportarli alla<br />

luce e <strong>di</strong> salvarli?<br />

Gli uomini hanno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> mangiare, vestirsi,<br />

lavorare, curarsi, istruirsi; tuttavia la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

<strong>di</strong> queste legittime, inalienabili esigenze<br />

non annulla l’aspirazione primaria e fondamentale<br />

del cuore, <strong>di</strong> raggiungere la pienezza dell’essere,<br />

la felicità, la vita senza fine, <strong>di</strong> essere amati<br />

da un amore gratuito e incon<strong>di</strong>zionato.<br />

Cristo è la felicità piena e duratura dell’uomo,<br />

e ogni persona che viene al mondo ha il <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> incontrarlo e conoscerlo.<br />

A che servirebbe aiutare l’uomo a conquistare<br />

il mondo intero, se non lo si porta alle soglie della<br />

salvezza?<br />

Gesù ha moltiplicato pani e pesci, ha guarito e<br />

fatto risuscitare, non per risolvere mali sociali<br />

con la potenza <strong>di</strong> Dio, ma per rivelare che Egli<br />

era Pane <strong>di</strong> Vita Eterna, Luce del mondo, Salvatore<br />

dell’uomo.<br />

La Chiesa non è mandata a sod<strong>di</strong>sfare solo necessità<br />

materiali, ma a rendere presente il Regno<br />

<strong>di</strong> Dio; essa risponde nella fedeltà a questa grande<br />

missione offrendo al mondo testimoni, creature<br />

che si modellano sul Cristo e cercano <strong>di</strong> incarnare<br />

il Vangelo nella propria vita, uomini e donne nei<br />

quali traspare il Cristo amato, imitato, assimilato.<br />

Se i cristiani amano davvero l’uomo, glielo <strong>di</strong>mostrano<br />

offrendogli, in ciò che sono, l’imma-<br />

66


gine viva del Cristo. Solo i santi amano il mondo<br />

da cristiani, perché solo essi possono sod<strong>di</strong>sfare<br />

la prima elemosina che chiede il mondo; solo<br />

essi sono portatori <strong>di</strong> luce, <strong>di</strong> verità, <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong><br />

amore incarnato.<br />

Perché cresca tra gli uomini la carità, capace<br />

<strong>di</strong> incen<strong>di</strong>are il mondo, ci vogliono santi. Il servizio<br />

materiale che si presta, se non nasce da un<br />

cuore docile allo Spirito, in piena comunione <strong>di</strong><br />

vita e <strong>di</strong> grazia col Signore e aperto a sentimenti<br />

<strong>di</strong> sincera fraternità, <strong>di</strong> umile e gioiosa volontà<br />

<strong>di</strong> farsi piccoli davanti al Cristo presente e nascosto<br />

nel povero, è una sterile prestazione<br />

d’opera. Ecco il senso vero e profondo del “servizio<br />

della carità”.<br />

Per servire così, bisogna che il gesto <strong>di</strong> carità<br />

sia non il momento <strong>di</strong> partenza, ma l’effetto, il<br />

frutto, il rigurgito, la prova dell’amore che è nel<br />

cuore e nella vita del cristiano.<br />

Gesù ha detto che ci riconosceranno come suoi<br />

<strong>di</strong>scepoli dall’amore reciproco; ma per essere riconosciuti<br />

attraverso i segni, dobbiamo essere<br />

suoi.<br />

Il cammino della testimonianza della carità comincia<br />

dall’essere, non dall’operare; dal farsi<br />

amare da Cristo, prima <strong>di</strong> andare a porre gesti<br />

<strong>di</strong> amore.<br />

È carità verso il mondo innanzitutto stare con<br />

Lui, appartarsi con Lui, sviluppare un rapporto<br />

profondo <strong>di</strong> amore con Lui, riscoprire che la prima<br />

carità da dare al mondo è una vita interiore<br />

modellata sulle coor<strong>di</strong>nate della perfezione<br />

evangelica.<br />

“Dio ha tanto amato il mondo da dare il<br />

suo Figlio unigenito, perché chiunque cre-<br />

67


de in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna”<br />

(Gv 3,16).<br />

Il Padre ama offrendo agli uomini, non solo la<br />

terra e tutti i suoi beni, ma dando il proprio figlio<br />

perché essi abbiano la vita stessa <strong>di</strong> Dio. Il<br />

figlio ama donando se stesso. “Mi ha amato e<br />

ha dato se stesso per me” (Gal 2,20) è la sconvolgente<br />

scoperta <strong>di</strong> Paolo <strong>di</strong> Tarso, <strong>di</strong> Francesco<br />

<strong>di</strong> Assisi, <strong>di</strong> Carlo De Foucauld e <strong>di</strong> tutti coloro<br />

che per Cristo e per la salvezza dei fratelli<br />

hanno dato se stessi.<br />

Gesù opera miracoli solo perché siano segni<br />

rivelatori dell’amore che salva.<br />

Il rammarico <strong>di</strong> Gesù per i nove lebbrosi guariti<br />

che non erano tornati (Lc 17,11), non nasceva dal<br />

bisogno <strong>di</strong> un attestato <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne, ma dalla<br />

constatazione che non erano giunti alla fede, che<br />

si erano accontentati della guarigione senza cercare<br />

la salvezza. Con questo non si vuol sostenere<br />

che si possono trascurare le opere: anche la carità,<br />

come la fede, senza le opere, è un’illusione.<br />

Desidero solo sottolineare che la carità, intesa<br />

come dono al mondo <strong>di</strong> uomini nuovi, <strong>di</strong> creature<br />

salvate, <strong>di</strong> persone santificate dalla forza vivificante<br />

dello Spirito, è una possibilità offerta a<br />

tutti, anzi, è un dovere, una missione, una testimonianza<br />

<strong>di</strong> tutti, anche <strong>di</strong> chi, sul piano dei<br />

gesti, non può fare nulla.<br />

La testimonianza<br />

“davvero il Signore è risorto” (v. 34)<br />

Se questa è carità, si impone con urgenza, nella<br />

scelta degli orientamenti pastorali della Dio-<br />

68


cesi, la riscoperta dell’ascetica cristiana. È necessario<br />

tornare a veri e seri cammini <strong>di</strong> penitenza,<br />

<strong>di</strong> conversione, <strong>di</strong> formazione; è in<strong>di</strong>spensabile<br />

rivalutare i tempi e gli spazi <strong>di</strong> silenzio, la<br />

contemplazione della Parola, la fedeltà alla preghiera<br />

quoti<strong>di</strong>ana, liturgica e personale, la <strong>di</strong>rezione<br />

spirituale, la confessione perio<strong>di</strong>ca, la ricerca<br />

della sobrietà <strong>di</strong> vita, il <strong>di</strong>stacco dal denaro<br />

e alla povertà delle scelte, lo sviluppo delle<br />

virtù teologali e la valorizzazione dei doni dello<br />

Spirito per acquisire le virtù che da essi germogliano.<br />

Se la santità è la perfezione dell’amore, la vera<br />

carità è la santità <strong>di</strong> vita.<br />

Il Papa ci invita a “porre la programmazione<br />

nel segno della santità […]; sarebbe un controsenso<br />

accontentarsi <strong>di</strong> una vita me<strong>di</strong>ocre vissuta<br />

all’insegna <strong>di</strong> un’etica minimalista e <strong>di</strong> una<br />

religione superficiale” (NMI n. 31), come è da<br />

stolti sprecarsi e affannarsi nell’alibi del sociale,<br />

dell’attivismo inconcludente o in interessi che,<br />

specialmente per i ministri or<strong>di</strong>nati, nulla hanno<br />

a che vedere con il ministero pastorale e con<br />

il vero bene degli uomini.<br />

Tradotto in termini concreti, farsi santi per<br />

amare significa pregare <strong>di</strong> più e far innamorare<br />

della preghiera, specialmente i giovani e le giovani<br />

famiglie. “C’è bisogno <strong>di</strong> un cristianesimo<br />

che si <strong>di</strong>stingua innanzitutto nell’arte della preghiera”<br />

(NMI n. 32) e c’è bisogno <strong>di</strong> comunità<br />

in cui si insegna con l’esperienza ad incontrare<br />

il Signore, ad ascoltarlo e a parlargli.<br />

“Le nostre comunità cristiane devono <strong>di</strong>ventare<br />

autentiche “scuole” <strong>di</strong> preghiera” (NMI n. 33)<br />

scrive il Papa. Unendo le forze, migliorando le<br />

69


esperienze, è possibile offrire luoghi <strong>di</strong> profonda<br />

spiritualità, dove man mano si ingigantisce la figura<br />

del Cristo, si alimenta la vita interiore, si avvertono<br />

gli appelli alla santità e al dono <strong>di</strong> sé.<br />

Come i figli mandati a Messa, desiderano<br />

parteciparvi con i genitori, così il popolo <strong>di</strong> Dio<br />

vuol vedere i presbiteri pregare insieme e con<br />

la comunità. Noi, ministri or<strong>di</strong>nati, persone<br />

consacrate e cristiani impegnati, spesso troviamo<br />

molta <strong>di</strong>fficoltà ad amare, perdonare,<br />

fare unità: la causa è un deficit <strong>di</strong> vita in Cristo.<br />

La sorgente della comunione e della missione<br />

è la Trinità; solo attingendo in questa<br />

fonte eterna e infinita, la Chiesa acquista il<br />

volto, il cuore, i sentimenti del suo sposo e ne<br />

<strong>di</strong>venta testimone.<br />

““Per assumere con nuovo slancio la missione”,<br />

per “proiettarci verso il futuro che ci attende”;<br />

per “vivere con passione il presente, ed aprirci<br />

con fiducia al futuro”; “per vivere in Lui la vita<br />

trinitaria e trasformare con Lui la storia fino al<br />

suo compimento”; per “coinvolgere la responsabilità<br />

<strong>di</strong> tutti i membri del popolo <strong>di</strong> Dio” in una<br />

nuova missionarietà; “per la promozione delle vocazioni<br />

al sacerdozio e <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> speciale consacrazione”<br />

è necessario che “la spiritualità della<br />

comunione <strong>di</strong>venti principio educativo in tutti<br />

i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano””<br />

(NMI nn. 1-3-29-40-44-46).<br />

I Due <strong>di</strong> Emmaus, come farà Paolo dopo l’incontro<br />

<strong>di</strong> Damasco e i tre anni <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne nel<br />

deserto, vanno a Gerusalemme, vanno al Collegio<br />

degli Apostoli, vanno alla Chiesa istituzionale,<br />

prima <strong>di</strong> annunciare al mondo <strong>di</strong> aver toccato<br />

il Risorto.<br />

70


La loro testimonianza personale aveva bisogno<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare annuncio <strong>di</strong> Chiesa; doveva essere<br />

sigillata dall’esperienza comunitaria del Cristo<br />

risorto; doveva scaturire da una <strong>di</strong>retta, reale,<br />

profonda comunione con gli Un<strong>di</strong>ci; doveva svolgersi<br />

nell’obbe<strong>di</strong>enza a Pietro e agli altri Apostoli.<br />

Nella Visita Pastorale, il Vescovo si fa pellegrino<br />

da Gerusalemme a Emmaus, “portando la semente<br />

da gettare” (Sal 126, 6), perché dalle trentanove<br />

Emmaus si metta in gioioso movimento<br />

un nuovo cammino per raccogliere e portare covoni<br />

(cfr Sal 126,6) alla Gerusalemme celeste.<br />

Maria, Madre della Chiesa, cuore materno della<br />

comunione apostolica, maestra dei pensieri e<br />

delle attese del Figlio, animatrice <strong>di</strong> coraggiosa<br />

testimonianza, coppa prelibata dello Spirito Santo,<br />

Figlia obbe<strong>di</strong>ente ai desideri del Padre, ci accompagni<br />

nel cammino.<br />

“Maranà tha! “Vieni, Signore Gesù. La grazia<br />

del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen””<br />

(Ap 22,20).<br />

Dal Palazzo Vescovile, 19 marzo 2001,<br />

Festa <strong>di</strong> San Giuseppe<br />

71


INDICE<br />

Premessa 5<br />

In ascolto “lungo la via” 9<br />

Dal Vangelo <strong>di</strong> Luca (24,13-35) 11<br />

In ascolto 13<br />

Il Signore visita il suo popolo 29<br />

Visite Bibliche 31<br />

Il Pellegrino 33<br />

La Visita pastorale 35<br />

I due <strong>di</strong>scepoli oggi 39<br />

I <strong>di</strong>scepoli 41<br />

I lontani 42<br />

I malati e gli anziani 43<br />

I lavoratori 44<br />

I poveri 46<br />

I catechisti 49<br />

I presbiteri 51<br />

I religiosi e le persone consacrate 52<br />

La famiglia 53<br />

I giovani 55<br />

I Consigli parrocchiali 57<br />

Il cammino 61<br />

Da Gerusalemme a Emmaus 63<br />

Da Emmaus a Gerusalemme 65<br />

La testimonianza 68<br />

72


In copertina: Duomo <strong>di</strong> Cittadella<br />

La cena <strong>di</strong> Emmaus. Olio su tela <strong>di</strong> Jacopo Bassano<br />

(1517-1592).

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