PUGNI DA MAESTRO VESUVIO ZAPPING TUTTI IN CODA - Urban

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13.06.2013 Views

SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO TUTTI IN CODA RILASSATEVI! IN FILA SI PUÒ VEDERE UNA CITTÀ DIVERSA PUGNI DA MAESTRO ALL'INDOMITA DI ROMA, DOVE LA BOXE È DAVVERO UNA RELIGIONE VESUVIO ZAPPING UNA NOTTATA ZIZZAGANDO TRA I PALINSESTI PARTENOPEI LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 31/01/05 • EURO zero 35 FEBBRAIO

SPEDIZIONE <strong>IN</strong> A.P.-70%-MILANO<br />

<strong>TUTTI</strong> <strong>IN</strong> CO<strong>DA</strong><br />

RILASSATEVI! <strong>IN</strong> FILA SI PUÒ VEDERE UNA CITTÀ DIVERSA<br />

<strong>PUGNI</strong> <strong>DA</strong> <strong>MAESTRO</strong><br />

ALL'<strong>IN</strong>DOMITA DI ROMA, DOVE LA BOXE È <strong>DA</strong>VVERO UNA RELIGIONE<br />

<strong>VESUVIO</strong> <strong>ZAPP<strong>IN</strong>G</strong><br />

UNA NOTTATA ZIZZAGANDO TRA I PAL<strong>IN</strong>SESTI PARTENOPEI<br />

LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 31/01/05 • EURO zero<br />

35<br />

FEBBRAIO


SOMMARIO|FEBBRAIO<br />

7 URBAN VOCI<br />

11 URBAN DREAMS<br />

12 QUESTIONE<br />

DI SFUMATURE<br />

14 LA CO<strong>DA</strong> È UGUALE PER <strong>TUTTI</strong><br />

18 FUORI I SECONDI<br />

23 NON FATELO A SAN VALENT<strong>IN</strong>O<br />

26 STREGATI <strong>DA</strong> EVA KANT<br />

28 UNA NOTTE<br />

<strong>DA</strong> TELECAFONE<br />

32 TRA LE PAG<strong>IN</strong>E DI PHILOPAT<br />

34 CHI HA <strong>IN</strong>CASTRATO SUGAR BABE<br />

39 CONVERGENZE<br />

PARALLELE<br />

47 SHOPP<strong>IN</strong>G<br />

49URBAN<br />

GUI<strong>DA</strong> FILM<br />

MEDIA<br />

50<br />

52<br />

69 LIA CELI: IL MORBO DELLA ZUCCA PAZZA LIBRI 53<br />

MUSICA 54<br />

71 UNURBAN<br />

URBAN Mensile - Anno 5, Numero 35 - 31.01.05<br />

RE<strong>DA</strong>ZIONE<br />

redazione@urbanmagazine.it<br />

direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />

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art director: NICOLA CIOCE<br />

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via San Calocero 22, 20123 Milano<br />

stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />

via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />

Come nel film Sliding Doors, la legge sul fumo ha diviso<br />

la vita delle persone: chi sta dentro e chi va fuori. E a<br />

seconda della parte del muro in cui ci si trova cambia la<br />

percezione sulla città<br />

Non importa quante volte cadi ma quante riesci<br />

a rialzarti: chi pratica l’arte nobile impara a tirare<br />

cazzotti ma soprattutto a non mollare mai. Una<br />

palestra a Roma conserva tutto il fascino della boxe<br />

dei tempi d'oro<br />

Ventiquattro ore di sana influenza invernale passate a<br />

rovistare tra il meglio e il peggio delle tele-frequenze<br />

campane. La guarigione è assicurata!<br />

Metanopoli, a San Donato Milanese, sud est di Milano.<br />

Quartiere vetrina dell’industria petrolifera italiana, dove<br />

rigorose geometrie international style si specchiano nei<br />

cristalli bluastri dei curtain wall. Blu, verde e azzurro,<br />

omaggio cromatico all’energia degli idrocarburi, sono le<br />

tonalità dominanti<br />

TEATRO 57<br />

ARTE 59<br />

CLUB 61<br />

PUBBLICITÀ<br />

sales manager: AUGUSTA ASCOLESE<br />

a.ascolese@urbanmagazine.it<br />

key account: ALFONSO PALMIERE<br />

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SILVIA SATURNI<br />

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via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />

tel. 02-48519718 / fax 02-48518852<br />

Una società del gruppo<br />

EUROPEAN FREE MEDIA SA<br />

BAR E RISTORANTI:<br />

MILANO 62<br />

ROMA 64<br />

BOLOGNA 66<br />

TOR<strong>IN</strong>O 67<br />

NAPOLI 69<br />

copertina di:<br />

Zefa<br />

URBAN 5


URBAN VOCI<br />

WISHFUL TH<strong>IN</strong>K<strong>IN</strong>G<br />

Proprio mentre battiamo i denti dal freddo, proprio<br />

quando per strada non ci sono cappotto o piumino<br />

che tengano, l’aria gelida si infila dappertutto e ci dà<br />

un generalizzato e diffuso senso di disagio, tra le idee<br />

che albergano più o meno stabilmente nella zucca si<br />

fa largo la consapevolezza che più in basso di così la<br />

colonnina di mercurio non potrà più andare. Che ormai<br />

la strada verso la bella stagione è di nuovo in discesa<br />

e al più tardi fra sei mesi torneremo incredibilmente a<br />

vagabondare per la città in cerca di ombrosi ripari dalla<br />

canicola. Così, grazie a questo pensiero, nonostante i<br />

persistenti rigori invernali ritorna la voglia di uscire di<br />

casa e vivere la città come più ci piace. E per una volta<br />

abbiamo voluto dare visibilità a questa idea-aspirazione<br />

illustrandola sulla copertina del nostro invernalissimo<br />

numero di <strong>Urban</strong>.<br />

La grande novità di febbraio è che ampliamo decisa-<br />

LETTERE<br />

NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE<br />

Caro <strong>Urban</strong>,<br />

forse è solo una coincidenza, ma la proposta di Steven<br />

Holl per la riqualificazione delle vecchie strutture in<br />

ferro della High line di New York non è una “pensata”<br />

originale. Provare per credere, nella vecchia Europa, Le<br />

Viaduc Daumesnil a Parigi nel XII arrondissement.<br />

La ferrovia che portava dallo snodo di Reuilly fino<br />

alla stazione della Bastille, in centro, è stata oggetto<br />

nel 1969 di un’interessante opera di riqualificazione.<br />

Mentre la vecchia stazione è stata demolita per dare<br />

il posto all’Opéra de la Bastille, il tratto urbano della<br />

linea ferroviaria è stato trasformato in un lungo percorso<br />

pedonale – quasi tutto nel verde – che attraversa<br />

la città, su sopraelevate, tunnel, ponti, condomini con<br />

giardini etc. fino ad arrivare a Place de la Bastille. È<br />

amatissimo dai joggers indigeni o di passaggio e da<br />

tutti coloro che lo percorrono (in ogni stagione) a piedi,<br />

in bici o con i roller.<br />

Alexan Alexanian, Milano<br />

Per fortuna nessuno ha il monopolio delle buone idee.<br />

Forse Steven Holl è passato per il XII arrondissement di<br />

Parigi e ne ha tratto ispirazione, forse l’idea gli è venuta<br />

indipendentemente, comunque sia il progetto di riqualificazione<br />

della High line di New York per noi resta una<br />

pensata geniale.<br />

FEBBRAIO 35<br />

hanno collaborato con noi:<br />

allegra agliardi<br />

andrea baffigo<br />

eleonora baiocchi<br />

fulvia bartoli<br />

maurizio baruffaldi<br />

diego bazzani<br />

mente il numero e la zona di residenza dei nostri lettori:<br />

oltre che nelle nostre cinque città d’elezione, d’ora<br />

in poi <strong>Urban</strong> si potrà trovare anche a Palermo, Bari,<br />

Firenze, Padova e Verona. Così, quanto pesino i pugni<br />

all’Indomita di Roma, come tradiscano i torinesi o quali<br />

siano le trasmissioni televisive cult per i napoletani, lo<br />

sapranno lungo tutto lo stivale.<br />

A questo punto, non resta che augurare buona lettura<br />

ai vecchi affezionati e dare il benvenuto a quei curiosi<br />

che stanno sfogliando le pagine di <strong>Urban</strong> per la prima<br />

volta...<br />

ALIENI POCO ATLETI<br />

justyna bieda<br />

maria broch<br />

serena burioni<br />

ciro cacciola<br />

christian carosi<br />

cesare cicardini<br />

ALBERTO CORETTI<br />

a.coretti@urbanmagazine.it<br />

Caro direttore,<br />

ho sempre sospettato che quelli che il Comune spaccia<br />

per cassonetti differenziati fossero delle astronavi<br />

aliene dormienti che presidiano le città, in attesa dell’ordine<br />

di attacco dallo spazio. Ma devo dire che in<br />

questo senso <strong>Urban</strong> mi ha veramente rassicurato. Se gli<br />

E.T. appartengono tutti alla schiatta di quel mingherlino<br />

immortalato nel servizio sulla spazzatura torinese<br />

pubblicato a dicembre, allora davvero non ci dobbiamo<br />

preoccupare!<br />

Tommaso Bonaccioni, Torino<br />

Caro Tommaso,<br />

non sottovalutare gli alieni per le loro dimensioni! Non<br />

solo si dice che il vino migliore stia nella botte piccola,<br />

ma può darsi che quelle misure fetali siano sintomo di<br />

una civiltà avanzatissima in cui la prestanza fisica risulti<br />

irrilevante e poco desiderabile. Non è da escludere che<br />

il nostro omino incarni i canoni della bellezza extraterrestre<br />

e che sul suo pianeta ci siano legioni di femmine<br />

sue simili pronte a saltargli addosso!<br />

daniele coppi<br />

giorgia ferrario<br />

stefano formentini<br />

ailén gamberoni<br />

alessandro lecis<br />

maurizio marsico<br />

ASSAGGIATORE DI STRUFFOLI<br />

Spettabile redazione,<br />

in quanto a struffoli mi considero un vero esperto;<br />

a occhi chiusi, solo dal profumo, riesco a distinguere<br />

quello fatto a Mergellina da quello fritto a<br />

Capodimonte. Lo struffolo pubblicato sullo scorso numero<br />

di <strong>Urban</strong> ha qualcosa che non mi convince.<br />

Non è che non sia un vero struffolo, ma ha un'aria forestiera.<br />

Mi sbaglierò ma quel dolce non è stato fatto a<br />

Napoli…<br />

Massimo Cimbali, Posillipo<br />

Caro Massimo,<br />

ci hai azzeccato. In effetti, lo struffolo fotografato è<br />

stato preparato dalla signora Elena Ferrante, una napoletana<br />

doc, trasferitasi anni fa a Milano. Dopo la foto<br />

il dolce è stato recapitato in redazione ed è stato velocemente<br />

assimilato, da redattori e collaboratori. Tra chi<br />

si è abboffato c’era anche un napoletano, che ha fatto i<br />

complimenti alla cuoca. Complimenti che sottoscriviamo<br />

tutti. Grazie signora Elena!<br />

massimo martignoni<br />

emmanuel mathez<br />

paolo monesi<br />

cinzia negherbon<br />

mirta oregna<br />

alessandra panzeri<br />

laura ruggieri<br />

fabio scamoni<br />

sarah sky schutte<br />

carlo toniolo<br />

marta topis<br />

gianni troilo<br />

URBAN 7


URBAN VOCI<br />

ARTE<br />

A TUTTO<br />

VOLUME<br />

Gallerie d’arte e musei con<br />

dipinti e sculture non sono<br />

certo una novità, l’insolito è<br />

trovare indirizzi che “espongano”<br />

suoni e musica. Almeno<br />

fino all’apertura della prima<br />

location milanese interamente<br />

dedicata alla sound art. Die<br />

Schachtel, questo è il nome<br />

dello spazio, tutto rosso, che<br />

al posto di esporre quadri<br />

d’autore ha appeso alle pareti<br />

potenti diffusori sonori e, oltre<br />

a cocktail e stuzzichini, serve<br />

ai tavoli sonorità elettroniche<br />

e ricercati brani musicali. Lo<br />

si trova in via Monte Bianco<br />

48 a Milano, dove fino al 15<br />

febbraio ci si può godere l’installazione<br />

inaugurale Arpa<br />

Aeolia dell’artista e musicista<br />

Franca Sacchi. |AB|<br />

Dove potrà mai un milanesissimo pittore appartenente a una (per<br />

forza di cose) milanesissima famiglia di creativi presentare la sua ultima<br />

pubblicazione? Ovviamente in una tra le più milanesi librerie di<br />

Milano che, naturalmente, non può che chiamarsi Milano Libri.<br />

Ad attirare verso il policromo volumetto ci pensano una vivacissima<br />

copertina e la rifilatura d’oro delle 450 pagine. All’interno di Ars,<br />

alternate a dotte citazioni e riflessioni personali, schizzi, disegni e di-<br />

I ROBÒ<br />

Non ve ne siete accorti? A dicembre 2004 Roma è stata invasa<br />

dai robò. Lo sbarco è avvenuto in piazza de’ Ricci, vicino a piazza<br />

Navona. La missione era di pace, ma ad attenderli gli automi hanno<br />

trovato una pioggia fitta: tantissime goccioline mandate dall’alto<br />

hanno oscurato il cielo e reso la città irriconoscibile. Costruiti<br />

con carta e cartone, alcuni alti più di tre metri, i robò si sono<br />

dovuti rifugiare nel vicino atelier SCzero2, lontano dall’umidità per<br />

loro tanto letale. Erano venuti per giocare, per riscoprire una dimensione<br />

ludica che nelle grosse città sembra ormai perduta. Era<br />

l’idea di un bambino, realizzata da grandi che non hanno smesso<br />

di fantasticare. Così, dietro a un gioco da ragazzi, diverse connessioni,<br />

dall’artista Fupete alla libreria di arti visive 47thFloor, hanno<br />

accompagnato l’invasione. Peccato per la pioggia, ma la primavera<br />

non tarderà. E presto ne arriveranno altri… |AB|<br />

DIP<strong>IN</strong>TO & PUBBLICATO<br />

pinti scelti tra le molteplici opere di Sergio Fornasetti. Qualcuno preferirà<br />

l’ingenuità del Pesce rosso, qualcun’altro l’austerità dei Flaconi<br />

oppure l’ironia dell’Autoritratto; in ogni caso scorrendo le pagine<br />

della pubblicazione sembra di imbattersi in ordine sparso nelle più<br />

significative avventure artistiche degli ultimi 100 anni.<br />

Senza dubbio, Ars riesce a trasmettere il calore e la passione con cui<br />

l’autore e la curatrice, Laura Suardi, ci si sono cimentati.<br />

URBAN 9<br />

illustrazione: Allegra Agliardi


URBAN DREAMS<br />

LA CITTÀ CHE NON C’È<br />

Non c’è più spazio<br />

per inventare niente,<br />

la metropoli è piena<br />

come un uovo sodo.<br />

Eppure, per una piazza<br />

dall’altra parte del mondo<br />

come per la strada sotto<br />

casa, qualcuno continua<br />

a immaginare qualcosa<br />

di nuovo...<br />

di Daniele Coppi<br />

AUDITORIUM<br />

CON PROSPETTIVA<br />

Uppsala, Svezia – Un monolite di metallo con ampi tagli di cristallo<br />

trasparente, l’unico modo per rendere leggera una struttura tanto imponente.<br />

Era l’obiettivo dei progettisti HTL, Henning Larsens Tegnestue A/S,<br />

quando si sono inventati la nuova sala concerti della città svedese, che<br />

si presenta come un volume unico ma capace di contenere tre differenti<br />

spazi pubblici, tra cui l’auditorium maggiore che può ospitare fino a 1125<br />

spettatori. Dal foyer e dai percorsi, pensati su livelli sfalsati, si privilegia<br />

sempre la vista sulla città, un modo chiaro e univoco per legare l’edificio<br />

al proprio contesto e per cogliere anche dall’esterno le possibili suggestioni<br />

date dagli spazi interni.<br />

SOUTH-ORIENTED<br />

Aomori, Giappone – Northern-style<br />

Housing è il nome che lo studio MaxWan<br />

di Rotterdam – architetti e urbanisti – ha<br />

dato al suo ennesimo brillante progetto: un<br />

complesso residenziale di 200 unità con<br />

annessi spazi pubblici e urban facility per<br />

permettere di uscire e incontrarsi anche<br />

durante i quattro mesi dell’anno in cui il clima<br />

rigido lo rende più difficile. L’intervento<br />

prevede una varietà incredibile di soluzioni:<br />

case a patio orientate a sud e accostate<br />

in linea, piccoli monolocali, appartamenti<br />

con logge coperte e alcuni lussuosi attici.<br />

Nella zona pubblica, una piscina con sauna<br />

e giardino, un ristorante, una biblioteca,<br />

spazi per bambini, una sala espositiva e<br />

soprattutto, con funzione di nucleo vitale<br />

dell’intero progetto, capace di dare un senso<br />

e un ordine alla complessità, un grande<br />

spazio di incontro coperto, alto fino a 35<br />

metri, che riceve luce su tutti i lati.<br />

STUPEFACENTE<br />

LUNGO IL FIUME<br />

Tees Valley, Inghilterra – A giudicare dal progetto, presentato anche alla Biennale di<br />

Venezia, l’area di Middlehaven a Middlesbrough è destinata a diventare uno degli scenari<br />

più stimolanti del nord-est inglese. Un nuovo panorama popolato da icone del XXI secolo,<br />

di immagini e oggetti assolutamente estranei al contesto preesistente, che innescano un<br />

sorprendente dialogo con l’eredità industriale del luogo: torri di raffreddamento, ponti<br />

in acciaio, capannoni. Volutamente provocatorio e per certi versi discutibile Greater<br />

Middlehaven Masterplan porta la firma di Alsop Architects: una risposta energica al programma<br />

governativo volto a stimolare investimenti nelle zone più arretrate del Regno Unito.<br />

URBAN 11


Qualcosa è cambiato. Ma non ho ancora ben capito<br />

cosa sia successo. Ricapitoliamo: stamattina esco di casa,<br />

mi infilo in ascensore, giù fino al piano terra in apnea. Fin<br />

qui tutto regolare: è il prezzo che un non fumatore incallito<br />

deve pagare quando la portinaia sta già lavando le<br />

scale. Ancora una volta Nicotina del piano di sopra mi ha<br />

preceduto (lui, se fa le scale, muore). Deve avere passato<br />

una notte tormentata, poverino: forse il troppo ossigeno<br />

nell’aria lo soffocava, sta di fatto che ha puntato la<br />

sveglia per la fumata notturna in anticipo. “Maledetti, ci<br />

taglierete il labbro inferiore, adesso?”, delirava.<br />

In ufficio sono spariti i posacenere. Adesso dovrò<br />

aspettarmi mozziconi anonimi nei cassetti. La cosa più<br />

strana, però, è che in tutta la giornata nessun collega ha<br />

rischiato di appiccare il fuoco alla scrivania e spargere<br />

cenere sul lavoro di una settimana. Tutti a fumare sul<br />

balcone. Boh. E dire che le ferie potrebbero raccontarsele<br />

anche al coperto, così magari combinano qualcosa,<br />

almeno con la mano libera.<br />

Ma è qui dentro che c’è davvero qualche cosa che non<br />

va. Pensare che lo conosco, questo locale: quanti aperitivi<br />

ci avrò fatto? Stasera trovo subito posto: c’è un continuo<br />

viavai, dentro fuori, strano. Faccio il solito slalom tra<br />

le mani che impugnano bicchieri carichi di frutta esotica.<br />

Per carità, un Margarita addosso è niente in confronto a<br />

una marchiatura a fuoco. Ma stasera le mani gesticolano<br />

orfane di sigarette. Incredibile. Arrivo al bancone senza<br />

procedere a tastoni nella nube di fumo passivo. Sul marciapiede<br />

oltre la vetrata riconosco la biondina dell’altra<br />

sera. È completamente incantata dal fil di fumo che si<br />

alza come un serpente ammaestrato dalle dita gialle di<br />

12 URBAN<br />

un cowboy palestrato. Me la ricordo, la tipa: carrozzeria<br />

da fuoriserie, fiato di una marmitta. Ho fatto il brillante<br />

finché l’atmosfera lacrimogena mi ha costretto alla fuga<br />

in strada per ossigenare i polmoni.<br />

Prendo da bere e il mio amico mi fa: “Esco, vado a fare<br />

comunella con i miei compagni condannati”. “Fumi<br />

fuori?”, gli faccio io. “Ma si battono i denti dal freddo.<br />

Tu, che al ristorante piuttosto di alzarti fai un tiro ogni<br />

agnolotto?”. “Già, stavo meglio quando tu stavi peggio”,<br />

risponde ghignando, e poi me lo indica: in alto sopra<br />

di me, il grande cartello detta legge. Mi giro intorno e<br />

non credo al mio naso: riesco a cogliere il profumo che<br />

portano le ragazze, è svanito quell’odore massificante<br />

che nasconde all’olfatto il vero sapore delle persone.<br />

Chissenefrega se stanotte piove, maglietta e jeans non<br />

devono svernare affumicate fuori dalla finestra e domani<br />

lavatrice a riposo. Resto a bocca aperta, senza fiato, ma<br />

per pochissimo. In città tira un’aria nuova nei posti dove<br />

si sta in compagnia. Improvvisamente si respira, ragazzi,<br />

si respira.<br />

Diego Bazzani<br />

QUESTIONE<br />

DI SFUMATURE<br />

Come nel film Sliding Doors, la legge sul fumo ha diviso la vita delle<br />

persone: chi sta dentro e chi va fuori. E a seconda della parte del muro in<br />

cui ci si trova cambia la percezione sulla città<br />

foto: Gianni Troilo<br />

Scandisco la giornata in funzione della mia bionda<br />

americana.<br />

Il pacchetto con l’intimazione macabra è il mio compagno<br />

di viaggio. Lo apro la mattina e lo getto la sera.<br />

Sì, perché mi piace fumarne sempre e comunque 20 al<br />

giorno. Cerco di non sgarrare mai da questa mia lieve<br />

ossessione. Così apro il pacchetto, conto la rimanenza<br />

ed è come se guardassi l’ora, visto che non porto<br />

l’orologio perché pesa e non si aspira. E lavoro meglio<br />

quando fumo. Altrimenti mi sento solo e penso esclusi-<br />

vamente alla mancanza e perdo concentrazione. Quando<br />

sorseggio il mio caffè al bar con i colleghi, penso al<br />

piacere, alla pura gioia del primo tiro, che invade il palato<br />

ancora vellutato dall’aroma della caffeina. Ma ora?<br />

Spuntano le teste dai balconi degli uffici, rarissimi, o dalle<br />

finestre, almeno queste obbligatorie, con noi poverelli<br />

a tirar boccate rubate... Ma il piacere è scegliere, tempo<br />

e luogo, e accompagnare ai gesti e al pensare il dialogo<br />

muto con la tua sigaretta.<br />

Chi non sa questo non sa nulla.<br />

Esiliati, fuori dai portoni, in quella che è ormai la pausafumatori,<br />

una cosa che svilisce il gusto e umilia l’uomo.<br />

O fuori da trattorie, tavole calde e ristoranti, verso le<br />

due di pomeriggio, sul marciapiede a guardare un nulla,<br />

come carcerati nell’ora d’aria. Ora evito con cura anche<br />

di sapere le date e i luoghi dei concerti che mi fanno<br />

più gola: se non mi sarà più possibile godere della mia<br />

musica e portare alle labbra un filtro caldo preferisco rinunciare.<br />

L’alternativa di uscire, sgomitando, e rientrare,<br />

perdendo il brano preferito e la posizione favorevole dal<br />

palco non è seria. E nemmeno fa ridere.<br />

Io amo i luoghi fumosi. Mi piace parlare con lei e con le<br />

luci basse, alternare un tiro profondo a una confidenza e<br />

osservare insieme gli origami nell’aria del filo di fumo, i<br />

suoi imprevedibili percorsi. E grazie anche a questi, terminare<br />

la serata nel modo più prevedibile.<br />

Il fumo sfuma, elimina i profili netti e suggerisce. La<br />

legge rischiara l’aria dei luoghi chiusi ma rabbuia l’atmosfera.<br />

La semina di mozziconi, concentrati in pochi metri, segnala<br />

i posti più frequentati della città. Appartamento<br />

e auto sono ormai i soli luoghi chiusi dove si è liberi e<br />

beatamente schiavi.<br />

Ma confido di promuovere presto un club-privé, che la<br />

legge finirà per concedere, smagliandosi appena, dove<br />

fumare insieme e ripensare ai bei tempi, quando il solo<br />

appoggiare il pacchetto sul tavolo era un gesto d’affetto<br />

e di appartenza.<br />

Ora siamo di passaggio.<br />

Maurizio Baruffaldi<br />

URBAN 13


What is this? This is a pencil. What is that? That is an<br />

exercise book. Lezione d’inglese, una trentina d’anni fa.<br />

Nel libro degli esercizi, bellissimo e pieno di illustrazioni,<br />

c’era un disegnino simpatico ed enigmatico più degli<br />

altri. Tanti omini in fila alla fermata del bus. Lo strano<br />

non era il pullman a due piani – anche se dal vero, a quei<br />

tempi, non l’aveva ancora visto nessuno, incomprensibile<br />

per noi meridionali d’Europa – ma era proprio quella fila<br />

di persone/pupazzetti imperturbabili, chi con la bombetta,<br />

chi con il Times, chi col cagnolino o la borsa della<br />

14 URBAN<br />

spesa, tutti in serena, garbata, attesa, come pecorelle che<br />

tornano all’ovile. Era l’esempio preferito dall’insegnante<br />

madrelingua per cianciare ore e ore sulla superiorità della<br />

civiltà anglosassone, rispetto alle latine barbarie. Passano<br />

gli anni, cambiano le stagioni e anche nel Bel Paese,<br />

delle code (sic) ce ne siamo fatti una ragione. Manco<br />

fossimo diventati pure noi un po’ più british, dalle Alpi a<br />

Catanzaro, isole comprese. A tutti oggi, volenti e nolenti,<br />

una coda con la Q maiuscola, minuscola, in corsivo o in<br />

grassetto, prima o poi ci tocca. E quando ci tocca è qual-<br />

LACO<strong>DA</strong>ÈUGUALEPER<strong>TUTTI</strong><br />

Ormai sembra un residuato della lontana era pre-Internet e forse proprio per questo quando capita di doversi<br />

mettere in fila l’insofferenza sale alle stelle. Ma non tutte le code vengono per nuocere…<br />

testo: Maurizio Marsico / illustrazioni: Sara Sky Schutte<br />

URBAN 15


cosa di assolutamente trasversale e dirompente rispetto<br />

all’iter quotidiano. La condizione psicologica in cui ci si<br />

trova è uguale o molto simile, per chi si tuffa nei saldi in<br />

Montenapo come per gli extracomunitari transumanti in<br />

fila indiana, marocchina o cingalese, per regolarizzare<br />

il permesso di soggiorno alla questura. Lo scorrere del<br />

tempo metropolitano, fatto di segmenti di minuti che<br />

si riempiono di mille cose da fare prima di ogni sera, in<br />

coda si spezza con uno o più punti interrogativi. L’attesa<br />

e la noia costringono a pensare in modo differente, a<br />

divagare, distrarsi, a perdere tempo, per guadagnarlo. A<br />

setacciare la sabbia dei sogni, in cerca della pepita che ci<br />

faccia passare i minuti e le mezzore senza accorgercene.<br />

Ci guardiamo in giro, osserviamo i dettagli; una scarpa,<br />

una sciarpa, un tic di chi ci precede spalancano tutto un<br />

universo e creano uno squarcio mentale anacronistico in<br />

cui rifluiscono le energie creative di chi è davanti o dietro<br />

a qualcun’altro. Tre minuti possono durare ore e ore, e<br />

le ore solo un attimo quando attraversiamo questa zona<br />

morta. Dipende…<br />

Anche fuori città ci sono le code, ma lì in generale le<br />

lancette dell’orologio rintoccano diversamente (c’è un<br />

altro fuso orario) e lo stop forzoso è meno preoccupante,<br />

perché il ritmo quotidiano è già di per sé slow. In città<br />

invece, più ci si avvicina al centro, più la coda diventa<br />

lunga, lunghissima.<br />

Possiamo esserne talvolta l’inizio, ma la fine, sempre (anche<br />

se la coda è formata da una sola persona). Oppure<br />

esserne travolti, quando a caccia di saldi, qualsiasi megastore<br />

somiglia a Wall Street dove i broker urlanti strappano<br />

azioni e obbligazioni e ci troviamo così in mezzo<br />

a quella pazza folla di fanciulle e signore assatanate, a<br />

ravanare tra capetti griffati e non, contagiati dalla stessa<br />

brama isterica di shopping compulsivo per cose che non<br />

avremmo mai e poi mai comprato.<br />

In qualsiasi istante, per qualsiasi motivo, si può incominciarne<br />

una. Code, codini, codone. Sensate. Insensate.<br />

Razionali. Irrazionali. Né d’aragosta e nemmeno alla vaccinara,<br />

ma per il taxi, il super, la banca, la posta, i saldi e<br />

la discoteca. Alla stazione e all’aeroporto, allo stadio e al<br />

Palarock. Dal panettiere e dal dottore, per pagare le multe<br />

o le tasse. Dal dentista e al ristorante, in Comune o al<br />

mercato davanti al verduraio. Cassa veloce questa sconosciuta.<br />

Massimo dieci pezzi, ma di che? Dieci per dieci o<br />

soltanto dieci punto e basta? Chissà chi lo sa.<br />

Rassegne, manifestazioni, grandi eventi: code. Venezia<br />

a Milano, Cannes a Milano, il cinema è una mission impossible,<br />

senza bivacco niente biglietto, senza sofferenza<br />

niente film.<br />

Serpentine o serpentoni, a testuggine come quelle dei<br />

legionari dell’antica Roma, linee rette interminabili dallo<br />

sportello all’eternità, o labirinti per topi da laboratorio.<br />

No, non sono zampogne, ma vere cornamuse made in<br />

Scotland, quelle che si ascoltano, tutti i sabato pomeriggio<br />

al parco Ravizza a Milano. A due passi dall’università<br />

Bocconi, a tre da Porta Ticinese, praticamente quasi centro,<br />

è qui che hanno luogo le prove settimanali all’aperto della<br />

Claymore Pipes & Drums, un’autentica Scottish Pipe Band<br />

con tanto di stemma (spada con doppia elsa), motto in latino<br />

(Luceo Non Uro, ovvero m’illumino ma non mi brucio),<br />

kilt, cappellini, tartan e repertorio very traditional di marce<br />

trionfali e funebri, militari e civili, inni, gighe e country<br />

dance, al traino. E non importa che sia inverno e faccia<br />

un freddo boia, tanto lassù nelle Highlands, il Ferragosto<br />

somiglia al Natale e il clima rigido non spaventa proprio<br />

nessuno (avete presente la cosiddetta doccia scozzese?),<br />

quindi loro, cascasse il mondo, ogni sette giorni sette, sono<br />

di nuovo lì in mezzo al green meneghino, tra mammine<br />

in chiacchiera e bambini frignanti, tra chihuahua isterici e<br />

beagle scontrosi, tra maratoneti del weekend in affanno e<br />

superciuck logorroici deambulanti, a intonare brani, per noi<br />

subalpini, totalmente ignoti.<br />

Cioè, non so se mi spiego, uno scende bello bello a (come<br />

dire) “pisciare” il cane nei giardini sotto casa, e cosa ti<br />

trova??? Piropiropiro, tataratatatà, una fanfara scozzese<br />

al gran completo con uniformi e tutto il resto, in pompa<br />

magna, anzi, massima. Insomma, per Milano, una cosa abbastanza<br />

sconvolgente.<br />

“<strong>IN</strong> QUALSIASI ISTANTE SI PUÒ <strong>IN</strong>COM<strong>IN</strong>CIARNE UNA.<br />

CODE, COD<strong>IN</strong>I, CODONE. SENSATE. <strong>IN</strong>SENSATE”<br />

La coda è il tempo trasformato in geometria. Non inganna<br />

l’attesa, ma la scandisce nanosecondo dopo nanosecondo.<br />

È un numero perentorio sul display, un ticket<br />

(assolutamente) da non perdere, un posto da difendere<br />

con le unghie e coi i denti.<br />

Se ti prepari, magari con un libro, ad affrontare pazientemente<br />

l’attesa, non fai in tempo a leggere la prima parola<br />

che è già il tuo turno, se ti scappa invece la pipì, il tempo<br />

non passa più, anzi rallenta. I computer si bloccano, il<br />

personale va in pausa, la nonnina e il portatore di handicap<br />

ti implorano la precedenza, mentre contorci viscere e<br />

vescica come uno Yogi himalayano o un epilettico con la<br />

lingua di fuori e gli occhi all’insù.<br />

Colonne infami che si estendono dall’Hollywood fino<br />

al Loolapaloosa, dal Tocqueville 13 fino all’Executive<br />

Lounge come un testacoda senza capo né coda, ma con<br />

selezione all’ingresso. Il che vuol dire che se sei vestito<br />

regolare e tutti gli altri sembrano Marilyn Manson, hai<br />

inequivocabilmente “cannato” look. No problem, basta<br />

trovare il locale giusto alla tua attitudine della serata,<br />

da qualche parte ci sarà. E poi, quando sei dentro, coda<br />

per il privè, per il privè del privè e per il privè del privè<br />

del privè. Sorry, è una festa a inviti. Capisco… Al ristorantino<br />

trendy poi, aspettare è spesso penoso, sia per<br />

chi cena, che per chi attende di cenare. Se sei al tavolo,<br />

il cameriere inizia a essere sbrigativo e a spazzar via le<br />

briciole quando sei ancora al primo. Se invece attendi (si<br />

fa per dire) pazientemente, segui il menu portata dopo<br />

portata, con l’acquolina in bocca che si trasforma esponenzialmente<br />

in un fiume in piena. Ma quando quello<br />

(che hai puntato fin dall’inizio seguendo il labiale con<br />

occhi da segugio) finalmente arriva al caffè, e tu credi<br />

abbia finito, ti sfreghi le mani e già pregusti l’antipasto in<br />

un sospirone di sollievo... A quel punto dicevamo, il Mr.<br />

Simpatia di turno, non è che ti va a ordinare: a) cantucci<br />

e vin santo, b) dessert e controdessert, c) amaro, d) vodkina,<br />

e) si fuma due o tre sigarettine, f) più magari un<br />

sigaro cubano, sghignazzando sadicamente sotto i baffi?<br />

Vorresti scomparire e invece non puoi nemmeno andartene<br />

via. Hai la lingua a penzoloni ma rimani lì impalato,<br />

perché uscire è altrettanto difficile che mettersi a sedere,<br />

c’è altra gente che aspetta sbuffando. In coda. E poi, vuoi<br />

proprio lasciarti sfuggire quest’occasione più unica che<br />

rara, di spendere cento yuri a cranio, con gli occhi puntati<br />

addosso come una qualsiasi celebrità da televendita?<br />

Non sia mai.<br />

Vie crucis, vie trucis. Ci vorrebbe il telepass per quasi tutto<br />

e non soltanto per l’autostrada. Bisognerebbe avere<br />

la sirena incorporata e sfrecciare via con uno sprint, tra<br />

raccomandate e partite di calcio, tappetini rossi e carrelli<br />

della spesa, carte bollate e offerte speciali. Precedenza<br />

assoluta, please.<br />

URBAN 17


FUORI<br />

I SECONDI<br />

Non importa quante volte cadi ma quante riesci a rialzarti: chi pratica l’arte nobile impara a tirare cazzotti ma<br />

soprattutto a non mollare mai. Una palestra a Roma conserva tutto il fascino della boxe dei tempi d’oro<br />

testo: Andrea Baffigo / foto: Emmanuel Mathez<br />

18 URBAN<br />

URBAN 19


Avete mai pensato di fare a botte? Menare qualcuno.<br />

Tirargli un destro in faccia, in pieno viso, spaccargli il naso<br />

o, meglio, assestargli un bel gancio sotto il mento. E poi<br />

gustarsi il momento in cui cade a terra. Cose da tutti i giorni.<br />

Ma poi il pensiero non si traduce in azione e l’istinto cede<br />

alla razionalità. E il lupo della steppa si ritira nella tana.<br />

Perché la ragione è dei giusti e la forza dei prepotenti. Così<br />

però le cose non funzionano. Il confronto, il famoso “dialogo”<br />

non è mai solo sul piano spirituale e lo scontro di idee<br />

si traduce spesso sul piano fisico. Nel senso che i segni<br />

delle nostre battaglie, gli incontri con i nostri veri avversari,<br />

si vivono sul corpo: le paure ci fanno tendere i nervi, contrarre<br />

i muscoli, ammalare. E allora basterebbe sfogare il<br />

“rodimento di culo”, la frustrazione, l’insoddisfazione o la<br />

gioia che farebbe demolire un muro a testate, tirando qualche<br />

pugno. Lottando. Agendo.<br />

Sì perché mente e corpo non si possono dividere e per vincere<br />

bisogna usare il cervello, ma anche le mani, le gambe,<br />

il busto, come sul ring, quello vero. “Anticipa il pensiero del<br />

tuo avversario e vincerai” c’è scritto sul muro dell'Indomita.<br />

Che – come recita il nome – non si tira mai indietro e dal<br />

1941 da via Merulana 246 spinge molti pugili ad andare<br />

avanti. Verso tempi di lavoro, sacrificio, responsabilità e<br />

grida. Tante grida. Urla che scandiscono l’allenamento.<br />

“Pronti, posizione e via”, e poi ancora per tre minuti consecutivi<br />

quasi fosse una canzone: “vai, vai, vai, non mollare,<br />

vai”. È la voce di Felice Riotta, ex pugile professionista,<br />

che incita i suoi ragazzi a portare a termine il circuito, un<br />

allenamento a intervalli, tosto, dei più pesanti. Nel quale<br />

i nuovi boxeur ci danno dentro, chi coi pesi, chi sferrando<br />

colpi al vuoto, chi colpendo il sacco appeso al muro. Tre<br />

minuti in cui devi dare tutto, sudare, sferrare più colpi che<br />

puoi, non smettere fino a quando non senti: “Cambio”.<br />

Fino a quel momento i fantasmi sono lì, davanti a te, e<br />

una trentina di pugili tre volte a settimana possono fare<br />

i conti, anzi a pugni, con i propri incubi. Concretizzarli,<br />

schivarne i colpi e colpirli. E poi colpirli ancora. Ma non<br />

basta. “Mamma mia guarda che mosceria. Forza, su, su,<br />

muoversi” grida Felice, da cinque anni gestore di questa<br />

storica palestra di pugilato romana. E col cronografo in<br />

mano, finalmente: “Tempo”.<br />

I ragazzi, e con orgoglio alcune ragazze, smettono di affannarsi<br />

e di lottare e tirano il fiato. Fiato che non manca<br />

al loro allenatore, convinto che il pugilato sia uno sport intenso,<br />

da rispettare, fatto di controllo e di regole. Prima tra<br />

tutte, non si parla di calcio e di politica. Proibito. Almeno in<br />

palestra, durante gli allenamenti.<br />

Allenamenti fatti di un odore acre, di sudore che evapora<br />

e si mischia ai rumori, agli incitamenti, ai colpi sferrati che<br />

fanno stridere le suole delle scarpe sul pavimento. Insieme<br />

al sibilo della corda, che fischia finché qualcuno continua<br />

a saltare. Magari con la faccia da cattivo o semplicemente<br />

facendo il duro, ma lottando in quel momento per qual-<br />

“SUL R<strong>IN</strong>G USA IL CERVELLO NON SOLO LE MANI.<br />

ANTICIPA IL PENSIERO DEL TUO AVVERSARIO E V<strong>IN</strong>CERAI“<br />

cosa di meglio, per più dignità, per sfogarsi, per sapersi<br />

difendere. Per sentirsi meglio, dopo la doccia. Più rilassati<br />

all’uscita, tornando verso casa esausti.<br />

Una palestra dalle atmosfere antiche, in penombra, senza<br />

neon. Con attrezzi, pesi, specchi, cyclette e a ridosso di<br />

una parete il ring, per la “bella” dopo tanto allenamento.<br />

Sul lato opposto un pubblico fatto dai grandi pugili del<br />

passato, appesi al muro sotto forma di decine di locandine<br />

dai colori sbiaditi: sagome, nomi, incontri, mach finiti ko<br />

rievocano la storia di quest’antica disciplina e osservano<br />

gli incontri dei nuovi arrivati. Molte le celebrità italiane in<br />

bianco e nero, alcune passate proprio per gli scalini che<br />

portano all’Indomita.<br />

Uno sport, il pugilato, che inizia da lontano come la storia<br />

di questa palestra, fondata nel ventennio fascista e per<br />

lungo tempo associata ad ambienti di destra, racconta<br />

Felice, 41 anni, vicino a una vecchia foto di alcuni gerarchi<br />

in uniforme ripresi a bordo ring sotto la scritta Roma<br />

Doma. Adesso però le cose sono cambiate, prosegue, e la<br />

maggior parte degli iscritti sono addirittura di sinistra. Ma<br />

le regole sono ferree, e in palestra non si parla di politica<br />

e di calcio naturalmente. Non c’è tempo e manca il fiato,<br />

specialmente durante il circuito.<br />

Chi si viene ad allenare non è né il borgataro di provincia<br />

né il fighetto; per la maggior parte sono professionisti,<br />

avvocati, poliziotti e c’è anche qualche studente, racconta<br />

mister Riotta. Perché la boxe, oggi, è vissuta per lo più a<br />

livello amatoriale, gente che piuttosto di farsi venire l’ulcera<br />

si avvicina a questo sport e scopre una disciplina fatta di<br />

uppercut, tecnica, jab, diete, allenamenti stremanti. E tanta<br />

rivalità. Quella buona, quella uno contro uno, l’atleta contro<br />

il suo fisico, il pugile contro tutto il resto. Incontri leali e<br />

reali, senza ruoli, giochi di potere e rinfacci. Match senza<br />

conseguenze, ripercussioni e sensi di colpa. Dove tutto<br />

l’odio, la rabbia, la prevaricazione finisce al suono della<br />

campanella o al termine di un esercizio. Stremati dopo aver<br />

ballato una specie di tip tap adrenalinico sferrando colpi al<br />

sacco, al vuoto o a chissà cos’altro.<br />

Perché la boxe è una sfida e tra le mura di questa palestra<br />

ne sono state vinte tante, soprattutto ogni volta che un<br />

pugno ti fa andare oltre. Oltre il limite della volta scorsa. Da<br />

battere ancora, con un punteggio migliore. Punteggio che<br />

nei tempi addietro faceva competere l’Indomita con un’altra<br />

palestra storica romana di pugilato, l’Audace Boxe, rivalità<br />

segnate sul tabellone dagli arbitri e alle quali Felice ha partecipato<br />

come professionista. Perché per vincere un incontro<br />

devi essere più bravo dell’avversario, parola di pugile. E<br />

soprattutto usare la testa.<br />

20 URBAN URBAN 21


Abbiamo chiesto agli investigatori torinesi come, dove e quando<br />

vengono colti in flagrante gli amanti delle relazioni parallele.<br />

Sembrerà strano ma c’è qualche romanticone che si fa beccare<br />

proprio nel giorno della festa degli innamorati...<br />

testo: Christian Carosi / foto: Cesare Cicardini<br />

Dura vita per gli amanti! Quelli veri, intendiamoci, i<br />

clandestini insomma con tanto di partner dal quale non<br />

farsi beccare. Un gioco pericoloso e intrigante, ma solo<br />

pochi sono in grado di reggerlo senza incappare in<br />

qualche errore. La conferma arriva dai professionisti del<br />

pedinamento sabaudo che possono vantare una percentuale<br />

di successo nel settore infedeltà superiore al<br />

90 per cento. Non è che i torinesi siano più sprovveduti<br />

degli altri, anzi. Pur tradendo come nel resto d’Italia, ossia<br />

tanto, la loro riservatezza è proverbiale – sanno che<br />

la città è piccola, la gente mormora, in certi ambienti ci<br />

si conosce bene – e pertanto evitano di andare troppo<br />

in giro a vantarsi delle conquiste extraconiugali.<br />

Ciononostante qualche scivolone è sempre possibile e<br />

potrebbe spingere il coniuge a rivolgersi a una agenzia<br />

specializzata nel trovare conferme e documentazioni<br />

scottanti. “In effetti il tradito, quando giunge da noi ha<br />

NONFATELOASANVALENT<strong>IN</strong>O<br />

già una serie di elementi consistenti, sospetti fondati,<br />

qualcosa più di un semplice dubbio. Gli servono solo<br />

delle prove concrete per essere certo del fatto e magari<br />

ottenere i vantaggi che una separazione con addebito<br />

comporta”, conferma il titolare della Ciab Investigazioni,<br />

per il quale “l’errore più frequente dell’infedele è quello<br />

di essere abitudinario, facilitandoci di molto il lavoro”.<br />

URBAN 23


Come fare allora a tenere i piedi in due scarpe senza il<br />

rischio che prima o poi qualcuno si metta a indagare<br />

seriamente? Un buon suggerimento generale è quello di<br />

ritagliarsi spazi adeguati alle scappatelle, l’ideale sono<br />

gli impegni e i viaggi di lavoro, senza troppi eccessi,<br />

con regolarità e savoir faire. Mai farsi prendere troppo<br />

la mano ed evitare di essere scontati. Alle Investigazioni<br />

Generali Riunite più di un caso è stato risolto proprio<br />

perché gli amanti rischiavano quando non avrebbero<br />

dovuto: un salutino per il compleanno, una data da<br />

celebrare insieme, il giorno prima o quello dopo un<br />

weekend o un periodo di ferie sono i momenti più delicati,<br />

dove quasi sempre i sospetti si trasformano in<br />

certezze. C’è anche chi – senza ritegno, aggiungiamo<br />

noi – il giorno di San Valentino preferisce passarlo con<br />

l’amante, innalzando al limite il livello d’allarme nella<br />

mente vigile del compagno ufficiale. E invece, la regola<br />

d’oro è comportarsi bene con l’altro, anche se becco!<br />

Un po’ di tatto, per favore. “Una cosa che proprio non<br />

accetto è la mancanza di rispetto nei confronti del partner”,<br />

tiene a precisare la titolare dell’agenzia Informa<br />

Italia, che come donna non sopporta l’atteggiamento<br />

di certi mariti che oltre a concedersi una scappatella<br />

trascurano la propria compagna. “L’offesa è sempre<br />

gratuita. In fondo, tutti siamo umani, può succedere di<br />

avere una sbandata, ma l’amore che dura veramente è<br />

quello in grado di superare anche certe cose e il rispetto<br />

reciproco è alla base di qualsiasi rapporto”. Quindi<br />

se proprio non riuscite a trattenervi dall’intrecciare<br />

nuove relazioni almeno stateci attenti. Si evitino zone<br />

altamente dubbie, come la strada che parte da corso<br />

Moncalieri verso Lavoretto, certi alberghetti piccanti o il<br />

parco Europa e quello della Tesoreria, o peggio ancora il<br />

Castello di Rivoli. Se qualcuno dovesse vedervi muovervi<br />

da quelle parti, il marchio infamante potrebbe facilmente<br />

ricadere sull’ignaro marito (pare tra l’altro che le donne<br />

siano in questo più furbe). Meglio – ma qui si tratta<br />

di una questione economica, d’altra parte si sa, l’amante<br />

è un lusso – affittare o comprarsi un pied à terre, entrando<br />

ovviamente separati. Attenzione però, anche in questo<br />

caso. Gli ammanchi sul conto corrente potrebbero<br />

essere rivelatori di qualche movimento strano. Per i più<br />

spudorati può andar bene la tecnica dell’incontro pubblico,<br />

mantenendo però un contegno ufficiale, che permetta<br />

sempre di trovare una giustificazione accettabile,<br />

tipo “ci siamo incontrati per caso e siamo andati a berci<br />

un caffè…”. In ogni caso è buona regola non rendersi<br />

troppo rintracciabili: lasciare la macchina e muoversi a<br />

piedi, con frequenti cambi di taxi o mezzi pubblici, un<br />

passaggio in qualche centro commerciale per far perdere<br />

le proprie tracce in mezzo alla folla.<br />

Guai a trascurare l’uso che si fa del telefonino. “La<br />

maggior parte dei tradimenti oggigiorno vengono scoperti<br />

per colpa di un sms”, avverte il responsabile della<br />

Agency Trofer Investigazioni, “ o perché arriva un trillo,<br />

c’è un messaggio in memoria non cancellato, un numero<br />

ricorrente tra le chiamate fatte, perse o ricevute. Non ci<br />

sono dubbi, il cellulare è il nemico numero uno delle relazioni<br />

pericolose! Per questo consiglio sempre di avere<br />

due telefoni, uno per uso normale, lasciato sempre ac-<br />

ceso e a disposizione di eventuali controlli del coniuge,<br />

l’altro solo per gli amanti, da tenere in ufficio o in macchina<br />

e rigorosamente da non far mai vedere. Anche il<br />

gesto di spegnere il telefonino, oppure fare battaglie per<br />

la propria libertà e vietare all’altro di leggerne il contenuto,<br />

sono sintomi che c’è qualcosa sotto”. Mai poi lanciare<br />

una sfida del tipo “ma sei matta? Trova le prove!”,<br />

perché non ci vuole molto a individuare e documentare<br />

gli incontri tra due amanti.<br />

Cautela allora, anche se ormai il tabù del tradimento<br />

sembra essere superato – addirittura tra gli intervistati<br />

c’è chi parla di menefreghismo, chi di opportunismo o<br />

rassegnazione (“son mica scema a lasciarlo, con i soldi<br />

che c’ha… e poi prima o poi si stanca!”) – e resta ancora<br />

in auge quella caratteristica tutta torinese di accettare il<br />

compromesso, preferendo la quiete e la riservatezza allo<br />

scandalo: San Valentino, abbi pazienza anche tu!<br />

URBAN 25


Brillante e inafferrabile tanto quanto il suo<br />

compagno, si è concessa a <strong>Urban</strong> per un’intervista.<br />

Il suo fascino è davvero irresistibile e noi non<br />

abbiamo opposto resistenza<br />

testo: Alberto Coretti<br />

STREGATI<br />

<strong>DA</strong> EVAKANT<br />

Finora non sono bastati gli sforzi del migliore Ginko,<br />

e neppure le trappole tese dai più scaltri criminali.<br />

Diabolik ed Eva Kant sono sempre riusciti a mettere a<br />

segno i loro incredibili colpi. Ma fra poco nella “tranquilla”<br />

cittadina dove vive la coppia, qualcosa potrebbe<br />

cambiare. A marzo esce una guida proprio su Clerville<br />

(Edizioni Astorina), che trasformerà gli appassionati<br />

lettori del fumetto in curiosissimi turisti impegnati sugli<br />

itinerari diabolikiani. Prima che si scateni questa anomala<br />

caccia al ladro ci siamo messi sulle tracce dei due per<br />

un’intervista.<br />

Diabolik non ha voluto saperne, ma l’affascinante Eva si<br />

è concessa...<br />

Volevamo intervistare anche Diabolik, ma alla fine lui<br />

ha desistito. Come mai tu invece non temi le interviste?<br />

Lui non “teme” nulla, men che meno le interviste. È che<br />

non ama parlare di sé… io invece amo parlare di lui.<br />

Ora che Clerville sarà onorata di una guida turistica,<br />

potreste avere maggiori difficoltà nella realizzazione<br />

dei vostri colpi?<br />

Perché mai? La guida parla essenzialmente dei luoghi<br />

dove abbiamo già agito, mentre tutti sanno che noi<br />

non ci ripetiamo mai. Abbiamo saputo che un mago<br />

del computer, certo Cristian, pensa di poter prevedere i<br />

nostri obiettivi proprio in base a questa logica, andando<br />

per esclusione. Ha detto a Ginko: “Diabolik ed Eva Kant<br />

sono come i fulmini: non colpiscono mai due volte nello<br />

stesso posto. Perciò, database e cartina alla mano, possiamo<br />

individuare i loro prossimi bersagli”. Sorrideva,<br />

il presuntuosetto (abbiamo registrato tutto l’incontro,<br />

grazie alle nostre microspie piazzate nel nuovo ufficio<br />

dell’ispettore, proprio dietro la mappa di Clerville) e<br />

allora credo che “bisseremo” uno dei nostri colpi, tanto<br />

per dimostrare di essere sempre imprevedibili.<br />

26 URBAN<br />

Diabolik/Eva Kant©Astorina - Disegno: F. Paludetti, B. Del Vecchio<br />

Diabolik/Eva Kant©Astorina - Disegno: S. Zaniboni<br />

Da quanto si comprende dalla mappa sembra una<br />

città con un ottimo rapporto tra aree edificate e zone<br />

verdi. Come si vive a Clerville?<br />

Tutto sommato, abbastanza bene. Noi preferiamo – anche<br />

per ovvi motivi di privacy – abitare villette immerse nel verde,<br />

e qui c’è molta scelta. La vita è cara, ma questo non ci<br />

preoccupa: noi i soldi li rubiamo! La microcriminalità è poco<br />

presente e non saremo certo noi a lamentarci della macro.<br />

Uno dei punti indiscutibilmente a favore della città è che<br />

qui si invecchia di un anno ogni quattro di quelli solari.<br />

Ti vedi cambiata in questi ultimi dieci anni?<br />

Potrei rispondere con una semicitazione: “Io non sono cambiata:<br />

sono gli altri che mi disegnano così”.<br />

Per molti lettori di Diabolik rappresenti il modello della<br />

compagna ideale, eppure la tua è una femminilità che<br />

esce dagli stereotipi più banali…<br />

Forse c’è chi ritiene “femminile” entrare negli stereotipi<br />

più banali. Lui, per mia fortuna, non la pensa così. Io sono<br />

quella che sono, naturalmente oggi un po’ diversa da quella<br />

che ero ieri o che sarò domani, ma sempre io. Ecco, forse il<br />

“modello di compagna ideale” è proprio quello che evolve<br />

coerentemente a se stesso, prima che alle esigenze del<br />

compagno. E viceversa, ovviamente.<br />

Pur rubando spesso diamanti, non sembri amare particolarmente<br />

indossarli… È vero o no?<br />

Sbandierare le proprie ricchezze non è elegante. Nel mio<br />

caso, poi, sarebbe anche pericoloso.<br />

Quando sei in azione, a differenza del tuo compagno,<br />

non ti copri il viso: è perché pensi che la tua bellezza ti<br />

protegga più di qualsiasi maschera?<br />

Non sono così presuntuosa. In realtà un cappuccio come il<br />

suo rovinerebbe il trucco – sia pur leggero come il mio – e,<br />

a lungo andare, anche la pelle. Quanto alla calzamaglia integrale,<br />

poi, che su Diabolik è così affascinante… la troverei<br />

un po’ volgare su un corpo femminile.<br />

Ti piacciono i fumetti? Quali sono i tuoi preferiti?<br />

Preferisco i romanzi (non ditelo a lui, che è un fan del<br />

Parker di Richard Stark, ma io potrei quasi innamorarmi<br />

del Montalbano di Camilleri), però leggo con piacere Dylan<br />

Dog, mentre lui si diverte con Ratman e si documenta – di<br />

nascosto – su Martin Mystère.<br />

Se non vivessi a Clerville dove ti piacerebbe stare e<br />

perché?<br />

Vorrei potermi dividere equamente tra la città – sono un<br />

animale urbano, lo ammetto – e una splendida, semideserta,<br />

assolata isola dei mari del sud. Qualche volta riusciamo<br />

a “evadere” (in senso turistico, non vorrei essere fraintesa)<br />

ma, chissà come, va sempre a finire che ci scappa un colpo.<br />

Lavoriamo anche in vacanza, insomma.<br />

Prova ad autodefinirti con due sole parole...<br />

Eva Kant.<br />

URBAN 27


Perdindirindina, certo. Avevo calcolato tutto. Preso<br />

tutte le precauzioni possibili. E, davvero, sincero, giuro,<br />

proprio non volevo. Invece ci son finito a letto anche stavolta.<br />

Un’altra volta. Puntuale. Come “con chi”? Con l’influenza!<br />

Sempre la stessa. Insopportabile. Di quelle che<br />

non ti mollan mica al primo ciclo (di vitamine, echinacea,<br />

etcetera etcì). Insomma, uno strazio. Una tragedia.<br />

Almeno quattro/cinque giorni senza poter uscire/sbirciare/intervistare/inciuciare.<br />

Solitudine urbana doc (“vedi<br />

che succede a fare il single alla tua età?!”: sante parole,<br />

mammà). Vuoto creativo. Impegnativo. Che faccio?<br />

Leggere con 39 non mi pare lucido. Magari mi sparo<br />

una superdose di tv. Chè ancora non ho visto neanche<br />

un frame de Il Ristorante! Ok, comincio un bel telediario.<br />

Sottotitolo: una settimana sfigata a letto. A guardare le<br />

téle. Visioni. Sogno o son influenzato? Dooooooove 6,<br />

telecomandooooooo? A me i tasti. L’accendiamo?<br />

Per una mezz’oretta ci provo: Rai, Mediaset, La7, Mtv &<br />

co. Niente di antidepressivo. Anzi. Così procedo. Spingo<br />

sui tasti del telecomando e così mi ricordo che sono<br />

a letto sì, ma in un preciso punto del pianeta Terra:<br />

Napoli. E allora eccole, in bella sequenza Uhf, le tele<br />

visioni di Napoli: Televomero, Canale 8, Telemiracoli,<br />

Antenna Vesuvio, Telecapri & compagnia bella. Vediamo,<br />

vediamo... Ecco il Telecafone, miao. Fenomeno paranormale<br />

incontrollabile, il Telecafone è uno dei programmi/<br />

personaggi di punta dell’una e trina Telecapri (chè ce<br />

n’è tre di faragliòn-canali: quello “istituscional”, quello<br />

dedicato alle news e quello “tutto sport”). Partorito dalla<br />

geniale mente del signor Oscar Di Maio, titolare sulla<br />

stessa rete anche della sit-com Casa Di Maio (tributo al<br />

signor Vianello e a sua signoria la signora Sandra) e del<br />

varietà musicale Ridendo & Cantando (nel quale interpreta,<br />

anche in luoghi pubblici, le più famose e irresistibili<br />

“macchiette” che un bel dì furono di Totò, di Peppino<br />

e di Scarpetta), il Telecafone non fa il versone al gattone<br />

di Maurizio Seymandone (che nostalgia, superclassifica<br />

show). Piuttosto riesamina le peggiori formule del varietà<br />

televisivo nazionale e le massacra, dissacrandole,<br />

alla napoletana. Con qualche invenzione tutta da vedere,<br />

come le “Feline” al posto delle Veline, e con un ritmo<br />

incalzante anti bon ton: di cafonata in cafonata, tiè! La<br />

verità è che, a guardarle un po’ di più dei soliti tre minuti,<br />

le tv locali sembrano piene di personaggi intrigantosi.<br />

Personaggi o interpreti? Vall’a capire. Il cabaret-in-onda<br />

a Napoli stravince. La trasmissione pilota, un vero cult, è<br />

Telegaribaldi, in onda da anni su Canale 9. Una sorta di<br />

Striscia la notizia extended remix, con due presentatori<br />

e tanti inserti irresistibili, con le trovate e i personaggi<br />

più divertenti, molti dei quali ormai passati a trasmettere<br />

da quel di Milano o di Roma. Da Telegaribaldi sono<br />

passati Biagio Izzo, Antonio e Michele, Rosalia Porcaro,<br />

Gianni Simioli. Solo per citare quelli più noti alle platee<br />

nazionali. Il panorama televisivo cabarettistico a Napoli<br />

è infatti come le vie del signore: infinito. Basta fare un<br />

po’ di zapping per sorridere o ridere a crepapelle con<br />

veterani come Alan De Luca, nelle vesti del neomelodico<br />

28 URBAN<br />

Ciruzzo Tozzi, o come Tony Tammaro, il tamarro ante<br />

litteram e pure honoris causa, autore di celeberrime “tamarrate<br />

nere” come la canzone Patrizia, dedicata a una<br />

fantomatica regina di Baia Domizia, ex amena località<br />

balneare del casertano. O per scoprire nuovi fenomeni<br />

come i Teandria, tre giovanotti che fanno i supereroi sfigatissimi<br />

di serie C (un leit-motiv? “potere degli ziti con<br />

la ricotta, vieni a me!”), in forza al momento su Canale<br />

10 con il programma Telescasso. Incredibili? Influenza<br />

a parte, telecomando alla mano, se ne vedono di tutti i<br />

colori. Tra i più smaglianti, Gigino Don Perignon, vestito<br />

alla Tony Manero anche a mezzogiorno, occhialoni scuri,<br />

capelloni biondi – aggressivissimo (celebre il suo spot<br />

per un’azienda di autodemolizioni!) – e perennemente<br />

al cellulare, e l’irresistibile Subrettina, un metro e 50 di<br />

curve, occhioni azzurri e treccine alla Cappuccetto Rosso<br />

che canta e si dimena, balla e sculetta, erotica e scugnizza,<br />

perfetta per una eventuale avventura sexy soft nel<br />

prossimo volume di Shrek: un portento (ha già inciso<br />

anche un paio di cd: introvabili!) che ha fatto pure il<br />

salto di qualità: la partecipazione una/due/o/tre tantum<br />

a Domenica in... Ma ecco una replica della rissosa, irascibile,<br />

simpaticissima megavolgarona “uè-uè”. Si chiama<br />

Mariarca la “Pulitona”, una verace ragazza tutta acqua e<br />

sapone & detersivi... per modo di dire!<br />

Di canale pirata in telelibera, a termometro 39 mi rendo<br />

conto che anche la musica occupa un posto molto<br />

importante nei palinsesti delle varie emittenti televisive<br />

partenopee. Telemiracoli, anche digitale terrestre, è tra<br />

le più attente alla produzione dei videoclip cosiddetti<br />

neomelodici e contribuisce non poco al successo di cantanti<br />

di quartiere e piccoli divi rionali. Enzo Ilardi o Mauro<br />

Nardi possono essere anche vere star sul palco giusto al<br />

momento giusto. Nardi, per esempio, più e meglio di tante<br />

impreparate popstar da top chart, ha tradotto in video<br />

tutte le... hit del suo ultimo album. In anteprima. Qualche<br />

titolo? Mezza ragazzina. Guappa spagnola. E, se ancora<br />

UNA NOTTE<br />

<strong>DA</strong> TELECAFONE<br />

Ventiquattro ore di sana influenza invernale passate a rovistare tra il meglio<br />

e il peggio delle tele-frequenze campane. La guarigione è assicurata!<br />

testo: Ciro Cacciola / illustrazioni: Alessandro Lecis e Alessandra Panzeri<br />

URBAN 29


non vi basta, Figlio ‘e latino (figlio di latino, che non è un<br />

insulto, al momento) che, a quota ormai prossima ai 40<br />

(di febbre), diventa subito la mia preferita. Per gli aspiranti<br />

sanremesi c’è però una trasmissione ad hoc, Italiani<br />

nel mondo, che funziona come un cantagiro con tanto<br />

di superospiti, preselezioni e finalissima. Non mancano<br />

le raffinatezze. Per gli amanti del jazz, c’è il programma<br />

Volpe alla caccia. Per una più attenta riesamina delle<br />

nuove produzioni un po’ world, un po’ trendy, ecco<br />

invece Mp3. Ma, per i teleappassionati di canzone napoletana,<br />

la più classica, c’è il programma Napoli parole e<br />

musica, in onda tutti i giorni su Canale 21, con la mitica<br />

cantante Gloriana che, come Dorian Gray, più passa il<br />

tempo e più si fa giovane e bella... Come farà??? A cavallo<br />

tra la musica e il gossip radicalscic rimane invece<br />

Ritmi urbani, la striscia più sciccosa, briosa e leggera del<br />

panorama televisivo all’ombra del Vesuvio. Protagonista<br />

la sua bionda conduttrice, la cantante Monica Sarnelli, a<br />

Ma non finisce qui. Fuori corso è il titolo dell’unica<br />

sit-com interurbana dedicata agli studenti universitari<br />

fuori corso. Protagonisti due cugini beneventani in trasferta<br />

a Napoli in un condominio a dir poco surreale,<br />

nel quale si è trasferita da poco anche una simpatica<br />

siciliana, Cammela. Va in onda tutti i giorni su Canale<br />

9 ed ha vinto pure il Premio Millecanali!<br />

E adesso, dunque, vediamo un po’. 36 e 7. Ma allora<br />

mi è passata! L’influenza se n’è andata. Niente febbre.<br />

Una nottata sveglio e nemmeno me ne sono accorto.<br />

Merito della tivvù. Un toccasana. Che sia davvero<br />

un’“arma di distrazione di massa” come diceva la<br />

mostra di un collettivo di giovani artisti qualche mese<br />

fa? Fatto sta che, dopo tutte ‘ste tele-visioni, adesso<br />

mi sento meglio. Un po’ fuori corso, forse, ma pieno di<br />

ritmi. Un napoletano nel mondo. Pronto a fare piazza<br />

pulitona. Subrettino. Under eroe. Insomma: un vero<br />

cafone.<br />

“A QUESTO PUNTO POTREI FORSE DORMIRE UN PO’, MA LA TELEFEBBRE LOCALE ORMAI È <strong>IN</strong>ELUTTABILE“<br />

caccia di vip, eventi, occasioni mondane e serate di gala,<br />

con interviste a raffica montate da suo marito, il regista<br />

Dario Andreano, a mo’ di simpatici tormentoni, che<br />

talora servono a fare anche un po’ di (sana) pubblicità.<br />

Dal successo della trasmissione adesso anche un cd, il<br />

primo di Monica Sarnelli, Lazzare felici, con una hit che<br />

a Napoli è ormai nelle orecchie e sulla bocca di tutti,<br />

Chesta sera, testo e musica di Nino D’Angelo.<br />

A questo punto potrei forse dormire un po’, ma la<br />

telefebbre locale ormai è ineluttabile. Irresistibili i<br />

due teleshow che indagano nel mondo della notte:<br />

WeCanDance e Contatto Television. Stesso format,<br />

più o meno, diversi nello stile. Interviste a voce alta a<br />

proprietari e gestori di one night e discoteche le più<br />

affollate, con sondaggi e demoscopee “live” sui temi<br />

più impegnativi e originali. Momento topico: l’incontro<br />

al vertice con una (presunta) bonazza. Domanda urlata:<br />

ti diverti qui? Risposta urlata: sìììì, tanto. E giù con le<br />

immagini della pista con folla danzante, scuro-occhialuta<br />

e very D&G. Ma Dino Piacenti, voce che tradisce trascorsi<br />

radiofonici e corsi e ricorsi (vichiani) di dizione,<br />

confeziona la sua adorata creatura WeCanDance con<br />

tale cura al punto da riuscire a infilarci pure iniziative<br />

di tipo socioculturale con la stessa verve discotecara di<br />

sempre. Un classico?<br />

Dal nightclubbing allo stadio. Il Napoli è in serie C, ma<br />

i programmi sportivi pro calcio sono sempre tra i più<br />

gettonati. Share altissimi e ospiti ambitissimi, non come<br />

ai tempi dello scudetto, è vero, ma sempre con molta<br />

tifoseria e serietà. Tutto il calcio patuto per patuto (patuto<br />

sta per patito, appassionato, insomma, nella lingua<br />

di Eduardo e Petito) è in prime time da anni e anni, ma<br />

il più in voga al momento sembra essere Videogol, su<br />

Italia Mia 2, condotto da Walter De Maggio, star napoletana<br />

di Radiokisskiss, e dalla superbellissima Maria<br />

Mazza (lontana cugina di Valeria???).<br />

Ovviamente, in una telecittà come Napoli non poteva<br />

mancare un riferimento locale ai reality. Anzi, “vareality”,<br />

sciò. Ci ha pensato un comico napoletano, Lino<br />

D’Angiò, già responsabile delle più riuscite imitazioni di<br />

Antonio Bassolino, governatore della Campania, e Rosa<br />

Russo Iervolino, sindaco di Napoli, a unire in uno stesso<br />

programma le formule (magiche) del varietà e del “reality<br />

show”. Il suo nuovo programma, Facciamo Piazza<br />

Pulita, in onda in prima serata per 90 minuti su Canale<br />

34, è un successone superurbano, con una scenografia<br />

da superproduzione Rai, una piazza-ritrovo in cui si<br />

esibisce ogni sera una stramba pattuglia di artisti, con<br />

tanto di orchestra e direttore d’orchestra (il musicista<br />

pianofortissimo Lorenzo Hengeller), gente che passa e<br />

interagisce e fa battute e gag a raffica sulle compagnie<br />

telefoniche con le tariffe e le offerte che cambiano ogni<br />

5 minuti, guest stars una ciurma di Lecciso napoletane<br />

ovvero di ragazze scartate da ogni altro programma<br />

televisivo e che non sanno fare assolutamente nulla!<br />

URBAN 31


La parola è energia viva, è il nome delle cose, dei<br />

gesti, dei fatti, delle storie, che se non fossero scritte,<br />

narrate, ricordate, documentate, non esisterebbero né<br />

ora né mai. La parola apre porte o le chiude per sempre.<br />

Innesca reazioni o induce al silenzio. La parola è<br />

intelligenza individuale e collettiva.<br />

Facile e difficile, lavorare con le parole. Tutti possediamo<br />

un repertorio sconfinato di immagini, emozioni,<br />

poesia, aneddoti, racconti. Tutti siamo testimoni del<br />

nostro pizzico di Storia. Ma pochi conoscono come<br />

trasformare questa energia in qualcosa di utile, bello,<br />

interessante, prezioso. Come trasformare pensieri in<br />

parole che generano altri pensieri, che generano altre<br />

parole. Come scrivere pagine, che restano. Pagine che<br />

smuovono qualcosa dentro. Libri che passano di mano<br />

in mano e di lettore in lettore.<br />

Marco Philopat è uno di questi. Milanese, classe<br />

1962, ama definirsi agitatore culturale, ma in realtà è<br />

Scrittore con la S maiuscola punto e basta. Anche se<br />

vuole far esplodere nella quotidianità le pagine dei<br />

suoi libri e le sue presentazioni si trasformano spesso<br />

in party che culminano a notte inoltrata nella bisboccia<br />

generale, è nella scrittura che ha messo le ali.<br />

Da quando era direttore, redattore, inviato, cronista<br />

e stampatore di punkzine fotocopiate e autogestite,<br />

fino a oggi che ha pubblicato il suo ultimo romanzo (I<br />

Viaggi di Mel, Shake Edizioni), la passione per lo scrivere<br />

non l’ha più abbandonato, anzi, è forte più di ieri<br />

e meno di domani.<br />

I Viaggi di Mel sembra essere l’ultimo capitolo di<br />

una trilogia a ritroso tutta milanese.<br />

“Direi piuttosto di una trilogia controculturale, nel<br />

senso più internazionalista del termine. Storie milanesi<br />

che si possono riflettere anche in altre realtà. I<br />

punk del Virus di Costretti a sanguinare (1997) sarebbero<br />

potuti esistere anche a Glasgow o a Madrid<br />

e la Banda Bellini (2002) era pur sempre il servizio<br />

d’ordine più celebre degli anni ’70 in tutta l’Italia delle<br />

manifestazioni”.<br />

E adesso invece, l’epopea di Melchiorre Gerbino,<br />

presenzialista del salotto televisivo di Maurizio<br />

Costanzo…<br />

“Non tutti sanno che quel signore pelato, benché ospite<br />

del Maurizio Costanzo Show per ben 70 volte, fu<br />

nel 1966 uno dei primi capelloni della penisola, fondò<br />

la rivista Mondo Beat e praticò la filosofia quotidiana<br />

beatnik, sesso libero compreso, nella tendopoli di via<br />

Ripamonti “Barbonia City”. Mi interessava l’assurdità<br />

del percorso di Gerbino da freak a personaggio televisivo,<br />

da leader della contestazione a istrione da<br />

palcoscenico, da provocatore a profeta globetrotter del<br />

libero amore. Il suo essere personaggio controverso,<br />

quasi paradosso di se stesso. Grande affabulatore,<br />

viaggiatore cosmico, campione di audience senza radici.<br />

La sua generosità e la sua misantropia. La follia che<br />

diventa genio”.<br />

Cosa accomuna il protagonista di Costretti a sanguinare<br />

a Bellini e Gerbino?<br />

“Sono tutti e tre personaggi in fondo tragici, caratterizzati<br />

da una parabola discendente. Che hanno tantissimo<br />

da dire e che hanno creduto, in momenti storici<br />

differenti, a un certo immaginario. Andrea Bellini,<br />

Spartaco di quartiere che si ribella e diventa generale<br />

di un piccolo esercito. Melchiorre Gerbino, uomo libero<br />

con i suoi lati oscuri, difesi da una corazza egotica.<br />

Per me interessante è proprio guardare oggi a ciò che<br />

ne rimane di quegli immaginari. E poi, a parte il caso<br />

di Costretti a sanguinare, libro sostanzialmente autobiografico,<br />

mi interessa anche il processo di immedesimazione<br />

che si instaura, lavorando con persone così<br />

diverse da me. Di entrare in profondità nei rapporti<br />

affettivi, nelle storie d’amore e in quelle familiari”.<br />

Qual è il tuo modo di lavorare?<br />

“Piuttosto artigianale. Mi considero allievo di Primo<br />

Moroni (sono stato per anni commesso della “sua”<br />

libreria Calusca), Nanni Balestrini (ho ereditato da lui<br />

un certo gusto surreal situazionista) e Cesare Bermani<br />

(studioso di Storia Orale). Nel mio modo di scrivere<br />

si intrecciano ricerca storica, racconto orale e narrativa.<br />

Prima registro ore e ore di conversazione, che al<br />

momento della sbobinatura incrocio con dati storici.<br />

32 URBAN<br />

Poi aggiungo testimonianze di supporto e riscrivo il<br />

tutto. Dopo la seconda stesura, faccio il primo giro di<br />

bozze al termine del quale avviene la prima lettura con<br />

i protagonisti e quindi procedo a una nuova ulteriore<br />

stesura”.<br />

Milano ha ancora qualcosa da dire?<br />

“Avrebbe tantissimo da dire, essendo il ponte culturale<br />

tra Mediterraneo ed Europa del Nord, ma per scrittori<br />

ed editori oggi ci sono difficoltà, soprattutto per chi ha<br />

dai 45 anni in giù, nel trovare gli interlocutori giusti ai<br />

piani alti del potere”.<br />

Hai un tuo blog?<br />

“No, a volte impiego un giorno intero per una sola pagina<br />

e poi sono troppo affezionato alla carta stampata”.<br />

Toglimi una curiosità, che diavolo significa Philopat?<br />

“Sono stato battezzato così da una mia amica punk,<br />

perché sono alto, magro e mi muovo in modo spigoloso,<br />

come Filopat, disegno animato ungherese in onda<br />

una ventina d’anni fa sulla Televisione della Svizzera<br />

italiana nel programma Scacciapensieri. Filopat e Patafil<br />

erano i due protagonisti del cartoon…”.<br />

TRA LE PAG<strong>IN</strong>E<br />

DI PHILOPAT<br />

Dove finisce un libro inizia l'altro. Da Costretti a sanguinare alla Banda Bellini alla biografia sul viaggiatore<br />

Melchiorre Gerbino, I Viaggi di Mel: il percorso di uno scrittore che non ha mai tradito la sua anima punk<br />

testo: Maurizio Marsico / foto: Cesare Cicardini<br />

URBAN 33


34 URBAN<br />

Una bambola impaziente con la pistola puntata si<br />

aggira di questi tempi nel capoluogo emiliano. E nessuno<br />

sembra avere nulla in contrario, anche quando<br />

spara sui passanti. Tanto per chiarirci, a qualcuno sarà<br />

capitato di passare in via San Felice durante le feste<br />

e di vedersi trafitto da un fascio luminoso, difficile da<br />

classificare come addobbo natalizio, sputato da un piccolo<br />

negozio. In pratica, un raggio laser sferrato dalla<br />

vetrina attraverso l’intera via, per poi infilarsi nel vicolo<br />

di fronte e percorrerlo fino in fondo come se fosse la lama<br />

di un coltello. A spararlo, chiaramente, la bambolina<br />

sovversiva, nome in codice Sugar Babe, ormai da qualche<br />

anno simbolo di una realtà “itinerante” che merita<br />

una capatina. Si tratta di un negozio, uno shop-expò<br />

di moda, musica e immaginari chiamato Sugar Babe,<br />

aperto lo scorso ottobre in via San Felice 25/d con la<br />

precisa missione di diffondere abiti adatti alle esigenze<br />

e all’estetica contemporanea, creati dall’etichetta<br />

indipendente sugarbabe.org e da altri label del panorama<br />

internazionale. Per parafrasare, un negozio che<br />

contiene pezzi unici provenienti da svariate metropoli<br />

europee, realizzati artigianalmente e utili a comporre<br />

una “divisa” a dir poco contaminata. E che è il risultato<br />

di un lungo percorso passato attraverso diverse fasi:<br />

nel 2001 la vendita dell’abbigliamento avviene sul sito<br />

www.sugarbabe.org, nel 2002 trova dimora nell’atelier<br />

in casa, che diventa Sugar Babe House Shop, un’accogliente<br />

atmosfera dove provare le collezioni, fra una<br />

CHIHA<br />

<strong>IN</strong>CASTRATO<br />

SUGARBABE<br />

Brand indipendenti, dj set, video performance:<br />

un negozio troppo oltre!<br />

testo: Cinzia Negherbon / foto: Gianni Troilo


tazza di tè e un aperitivo musicale. Per approdare nel<br />

2004 nei nuovi spazi, che offrono in particolare due<br />

esclusive collezioni: “ophLove”, capi unici creati con tessuti<br />

ricercati e adatti all’immaginario poetico femminile,<br />

e “proleter-k”, vestiti da lavoro per il proletariato culturale,<br />

e non solo. Sono state realizzate quest’anno per la<br />

prima volta nel paradiso dei label indipendenti, l’isola di<br />

Bali in Indonesia, situazione unica al mondo per la produzione<br />

di piccole collezioni, un posto dove nel giro di<br />

20 chilometri trovi tutto il necessario: dai materiali, alle<br />

fabbriche, ai cargo, agli spedizionieri. Oltre a sugarbabe.<br />

org, le etichette indipendenti proposte vengono per la<br />

maggior parte da designer donne: Sumogirls, graffitistaskater<br />

di Amburgo, l’intimo della mallorquina Carmen<br />

Gonzales (fantastici gli slip con le bandierine), il tattoo<br />

wear di Gado Gado Vienna, i sandali e gli stivaletti<br />

Neoninja (chiaramente con pollicione separato dal resto<br />

delle dita), i cappelli fatti a mano dalla tedesca Silvia<br />

Bundschuh e gli eco-bijou realizzati con oggetti riciclati.<br />

Tutte selezionate previa adesione a uno slogan fondamentale:<br />

“Buy independent be unique”.<br />

E prima di pensare che in fondo sia soltanto moda, è il<br />

caso di dare un’occhiata alla vetrina: se al piano terra al<br />

solito appaiono vestiti e accessori, al piano superiore,<br />

ogni venerdì e sabato dalle 18 alle 19.30, troverete Djs<br />

for sale: esposizione di dj e le dj-ette in azione a offrire<br />

la colonna sonora di turno (dal funk al chillout psichedelico,<br />

alla techno-house al rock’n’roll, vinilico o digitale,<br />

36 URBAN<br />

maschile e femminile) con tanto di etichetta esposta a<br />

raccontare biografia e istruzioni all’ascolto. Per rifarsi gli<br />

occhi invece, i martedì e giovedì pomeriggio di Sugar<br />

Babe propongono Peep Shop, rassegna di immagini statiche<br />

e in movimento da sbirciare attraverso la vetrina,<br />

realizzate dai protagonisti della bedroom generation<br />

con performance che vanno dalla fotografia digitale<br />

al taglia e cuci audio/video, dalla videoperformance<br />

alla interazione dj/vj. E se qualcuno dovesse chiedersi<br />

l’origine di una tale commistione di intenti, faccia pure<br />

riferimento all’accoppiata che l’ha ideata: Sugar Babe<br />

e Omnidrive, alias Elena Skoko, ex cantante dei Cut<br />

oggi stilista indipendente, e Sergio Scanu, protagonista<br />

della scena elettronica italiana indipendente e membro<br />

della Mutoid Waste Company, la tribù dei creativi<br />

riciclatori, dei predicatori urbani mutanti, dei nomadi<br />

della nuova era. Che dopo l’urban-romantica fiamma<br />

scoppiata durante un’edizione della Street Parade si<br />

sono pure sposati, in comune, con una cerimonia a dir<br />

poco urbanoide. “Vuoi tu Sugar Babe, croata di nascita<br />

e cantante rock, sposare il qui presente Sergio Scanu<br />

in arte Omnidrive, dj sardo e mutoid conclamato?”. Per<br />

l’occasione, entrambi indossavano la tuta proleter-k<br />

firmata sugarbabe.org: quella da meccanico. Con tanto<br />

di cyborg-bouquet di spine per lei, perfetto anche per<br />

il successivo rito: secondo la Church of Impossibile alla<br />

presenza del sacerdote Mutoid. A voi scoprire di cosa si<br />

tratta.


CONVERGENZE PARALLELE<br />

Metanopoli, a San Donato Milanese, sud est di<br />

Milano. Quartiere vetrina dell’industria petrolifera<br />

italiana, dove rigorose geometrie international style<br />

si specchiano nei cristalli bluastri dei curtain wall.<br />

Blu, verde e azzurro, omaggio cromatico all’energia<br />

degli idrocarburi, sono le tonalità dominanti<br />

foto: Cesare Cicardini<br />

styling: Stefano Formentini<br />

trucco: Fulvia Bartoli<br />

consulenza architettonica: Massimo Martignoni<br />

modella: Justyna Bieda - Future<br />

assistente stylist: Eleonora Baiocchi<br />

TRENCH CUSTO BARCELLONA / CALZE WOLFORD / ARCHITETTURA MARCO BACIGALUPO, UGO RATTI, SECONDO PALAZZO UFFICI, 1959-1962<br />

URBAN 39


GIUBBOTTO <strong>IN</strong> PELLE GOFFRATA GIORGIO BRATO / M<strong>IN</strong>I ABITO MANGO<br />

40 URBAN<br />

ABITO <strong>IN</strong> LANA TRICOT GAS / CALZE WOLFORD / STIVALI FORNAR<strong>IN</strong>A<br />

URBAN 41


SCARPE REEF / ABITO HOMELESS / GIUBBOTTO NORTH SAILS / CALZE WOLFORD<br />

42 URBAN<br />

ABITO <strong>IN</strong> LANA FORNAR<strong>IN</strong>A / LEGG<strong>IN</strong>GS WOLFORD / GIACCAVENTO GAS / STIVALI CLONE /<br />

ARCHITETTURA MARIO BACCIOCCHI, CHIESA DI SANTA BARBARA, 1955<br />

URBAN 43


BERRETTO GAS / GIACCONE PAUL SMITH / CALZE GOLDEN LADY / ABITO WOLFORD / STIVALETTI HENRY BEGUEL<strong>IN</strong><br />

ARCHITETTURA MARIO BACCIOCCHI, STAZIONE DI SERVIZIO AGIP (ORA BAR M<strong>IN</strong>ERVA), 1953<br />

44 URBAN


TSSS˜TSS ˜SHOPP<strong>IN</strong>G di Maria Broch<br />

Striscia, sibila, cambia pelle, ma, soprattutto,<br />

vi avvolge tra le sue spire. Perché, per dirla con Oscar Wilde,<br />

potete resistere a tutto tranne che alle tentazioni<br />

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Striscia intorno al tuo polso<br />

il bracciale di Just Cavalli, arricchito<br />

con tanti strass e una grande pietra<br />

verde. Euro 175.<br />

Info: 02-762091<br />

ISTIGAZIONE<br />

AL GIOCO<br />

Emana vibrazioni ironiche<br />

e divertenti il serpente<br />

a sonagli stampato sulla t-shirt della nuova collezione<br />

uomo di Etro. Euro 90. Info: www.etro.it<br />

KOBRA BAG<br />

Ti trasformerai in una moderna Eva che si muove<br />

nell’Eden metropolitano con l’eccentrica e selvaggia borsa di Gilli.<br />

Prezzo su richiesta. Info: 02-76024174<br />

URBAN 47


Gaetano Pesce, Caravage vase, 1988-92<br />

GUI<strong>DA</strong>FEBBRAIO<br />

FILM 50<br />

MEDIA 52<br />

LIBRI 53<br />

MUSICA 54<br />

LA STAR DEL MESE: Gaetano Pesce. Il rumore del<br />

tempo. Milano, Triennale, fino al 18 aprile 2005.<br />

BUONI E CATTIVI<br />

CAPOLAVORO<br />

Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />

GRANDE<br />

Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />

BUONO<br />

Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />

VABBÈ<br />

Coraggio, consideriamola una prova generale<br />

BLEAH!<br />

Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />

ALLEGRA AGLIARDI<br />

BUONI E CATTIVI<br />

HA DISEGNATO QUESTO MESE PER URBAN<br />

TEATRO 57<br />

ARTE 59<br />

CLUB 61<br />

milano| Anime giapponesi 2<br />

Appassionanti, esuberanti, fantastiche:<br />

le avventure a cartoni<br />

animati made in Japan colpiscono<br />

ancora. Ce le propone la rassegna<br />

di cinema d’animazione nipponico<br />

Anime giapponesi 2, una cinque<br />

giorni tutta da passare con gli<br />

occhi fissi sul grande schermo,<br />

come dimostrato dal successo<br />

della prima edizione. Per la gioia<br />

di amanti del genere o nuovi fan,<br />

al cinema Palestrina tornano ad<br />

alternarsi le opere di autori cult<br />

e assolute rarità, come Princess<br />

Mononoke di Hayao Miyazaki,<br />

Jin-Roh sceneggiato da Mamoru<br />

Oshii per la regia di Hiroyuki<br />

Okiura e Inuyasha diretto da Toshiya<br />

Shinohara. E se vi sembra<br />

giapponese...<br />

Info: tel. 02-6702700<br />

Dal 9 al 13 febbraio<br />

FOOD: Milano 62<br />

Roma 64<br />

Bologna 66<br />

Torino 67<br />

Napoli 69<br />

I MAESTRI DELL'ANIME-MANGA<br />

C<strong>IN</strong>QUE ARTISTI <strong>IN</strong> DIRITTURA F<strong>IN</strong>ALE<br />

Chi sarà il vincitore del Premio Furla per l’Arte<br />

2005? In attesa di scoprirlo fra qualche settimana,<br />

si può approfittare della mostra allestita a Villa delle<br />

Rose a Bologna fino al 3 aprile per curiosare tra le<br />

opere dei cinque finalisti e scommettere sul proprio<br />

CONTEST| Diesel-U-Music<br />

Una festa della musica tout court<br />

più che un semplice concorso. È<br />

tempo di Diesel-U-Music 2005, che<br />

anche quest’anno prevede quattro<br />

macro-categorie in gara – elettronica,<br />

dance, urban e alternative rock<br />

– oltre al nuovo veejeing award,<br />

destinato al vj più interessante del<br />

momento. Cosa aspettate a inviare<br />

il vostro brano inedito?<br />

www.diesel-u-music.com<br />

TOR<strong>IN</strong>O| Linguaggi Jazz<br />

Francesca Sortino Quintet (5<br />

febbraio), Andy McCloud’s Gentlemen<br />

of Jazz (12 febbraio), Three<br />

Guitars (19 febbraio) e Robin<br />

Eubanks Trio (26 febbraio): sono<br />

i prossimi appuntamenti di Linguaggi<br />

Jazz, edizione numero 10,<br />

il festival che mixa stimoli e suggestioni<br />

sotto il segno del jazz. Al<br />

Piccolo Regio Puccini.<br />

www.centrojazztorino.it<br />

favorito. A contendersi il premio di 20mila euro (e la<br />

mostra personale alla fondazione Querini Stampalia<br />

di Venezia) i video, le performance e le animazioni<br />

digitali di Alex Cecchetti, Rä di Martino, Christian<br />

Frosi, Deborah Ligorio e Pietro Roccasalva.<br />

ROMA|Sensoralia<br />

Arti visuali più musica elettronica<br />

uguale: Sensoralia, ovvero l’esperienza<br />

di un’immersione totale nel<br />

mondo delle avanguardie digitali.<br />

Provare per credere al teatro Palladium,<br />

in compagnia di Jimi Tenor e<br />

Skoltz Kolgen, Philip Jeck & Dalo,<br />

Nous featuring Meg e Marco (99<br />

Posse), Avatar orchestra e Fennesz.<br />

Tutto in febbraio.<br />

www.teatro-palladium.it<br />

URBAN 49<br />

Rä di Martino


Ris ovvero Reparto<br />

Investigazioni Scientifiche.<br />

La fiction italiana aggiunge<br />

un altro imperdibile tassello<br />

al suo grande mosaico artistico.<br />

Gli americani hanno<br />

Csi, noi abbiamo i Ris.<br />

Ma come avrà notato chi ha<br />

già visto le prime puntate,<br />

qui l’aspetto scientifico e il<br />

laboratorio sono limitati solo<br />

a una parte della storia.<br />

Le indagini sul campo e le<br />

investigazioni sono ancora<br />

indispensabili ai nostri sceneggiatori<br />

per rendere apprezzabili<br />

degli intrecci.<br />

Il risultato, a giudicare dalle<br />

prime due puntate, è l’ennesima<br />

fiction di polizia, carabinieri,<br />

santi, poeti ed eroi.<br />

Tanto odore di casa nostra,<br />

per una televisione che copia<br />

ancora dai suoi piccoli<br />

modelli.<br />

50 URBAN<br />

FICTION<br />

GARZANT<strong>IN</strong>A<br />

- Lei si preoccupa soltanto di<br />

chi perde. Tipico degli intellettuali:<br />

egoisti ma pieni di<br />

pietà. (Monica Vitti a Marcello<br />

Mastroianni, La notte)<br />

- Non fidarti dei poeti vestiti<br />

da poeta, figliolo: di solito<br />

non producono niente.<br />

(Vittorio Gassman a Giancarlo<br />

Giannini, Lo zio indegno)<br />

- Lo so, dovrei lavorare invece<br />

di cercare dei fessi da imbrogliare,<br />

ma non posso, perché<br />

nella vita ci sono più fessi<br />

che datori di lavoro. (Totò,<br />

Tototruffa ’62)<br />

- L’uomo passa la prima metà<br />

della propria vita cercando<br />

di capire le femmine e la<br />

seconda metà cercando di<br />

dimenticare quello che ha imparato.<br />

(Al Pacino, L’orecchio<br />

dei Whit)<br />

FILM<br />

DI FABIO SCAMONI<br />

DI CAPRIO CHIAMA,<br />

SCORSESE RISPONDE<br />

Di nuovo insieme,<br />

il gatto e la volpe di<br />

Hollywood hanno già<br />

messo le mani sul<br />

Golden Globe<br />

THE AVIATOR<br />

Martin Scorsese<br />

Andare a vedere un film di<br />

Martin Scorsese è sempre un<br />

grande piacere per gli occhi.<br />

Anche quando il regista italoamericano<br />

non è in stato di<br />

grazia. Dopo l’immane fatica<br />

di Gangs of New York, un<br />

progetto che ha inseguito e<br />

voluto per decenni, Scorsese è<br />

stato convinto da Di Caprio a<br />

prendere in mano e dirigere The<br />

Aviator, una megaproduzione<br />

con budget da 100 milioni<br />

di dollari. Ma chi è l’aviatore<br />

del titolo? Forse non tutti<br />

conoscono la favolosa storia<br />

di Howard Hughes, un uomo<br />

che ha riempito le cronache e<br />

le fantasie degli americani per<br />

decenni, per i suoi soldi, per i<br />

suoi sogni e per le sue donne.<br />

Hughes è stato regista e produttore<br />

cinematografico. Con<br />

il cinema ha messo da parte i<br />

suoi primi milioni di dollari che<br />

gli hanno permesso di conoscere<br />

e fidanzarsi con attrici del<br />

calibro di Katharine Hepburn e<br />

Ava Gardner; ma soprattutto di<br />

finanziare la sua grande passione:<br />

volare. A lui si deve la co-<br />

struzione dell’aereo più veloce<br />

a turboelica, a lui si devono i<br />

primi viaggi commerciali transoceanici<br />

(la TWA è stata in suo<br />

possesso per diversi anni), a lui<br />

si deve l’idrovolante più grande<br />

del mondo. Ma Hughes non era<br />

solo un grande magnate con il<br />

pallino degli aerei. Era anche<br />

un insopportabile ipocondriaco<br />

con disturbi ossessivo-compulsivi.<br />

Disturbi che lo hanno<br />

portato all’isolamento in una<br />

bellissima villa di Los Angeles e<br />

in una suite di un casinò di Las<br />

Vegas. La vita di Hughes è sicuramente<br />

un ottimo soggetto<br />

cinematografico, ma come tutte<br />

le storie troppo dense, difficile<br />

da ridurre in tre ore di film.<br />

I pregi della pellicola sono<br />

tanti. Bellissime le scenografie<br />

un po’ liberty e un po’ futuriste<br />

di Dante Ferretti, ottima la recitazione<br />

di Cate Blanchett nel<br />

ruolo della Hepburn e bravo<br />

anche Di Caprio a costruire il<br />

difficile personaggio di Hughes.<br />

Il problema del film è che, nonostante<br />

il titolo, non decolli.<br />

L’enorme quantità di effetti<br />

speciali hanno forse bloccato<br />

la tecnica di un autore come<br />

Scorsese, che sembra dirigere<br />

con mano un po’ stanca.<br />

SEI ANNI DI SEX&THE CITY<br />

Per chi ancora vaga invano per il tubo catodico in cerca di Carrie e amiche, ecco il dvd con l’opera definitiva<br />

SEX AND THE CITY<br />

La serie completa<br />

Iniziare a vedere un telefilm<br />

richiede sempre pazienza e dedizione.<br />

A volte guardare una<br />

o due puntate non è sufficiente<br />

per entrare nel clima delle storie<br />

e affezionarsi ai protagonisti.<br />

Specialmente quando i personaggi<br />

non sono monodimensionali<br />

o quando le vicende non si<br />

concludono in un singolo episodio.<br />

Sex and the City richiede<br />

questa dedizione, dedizione che<br />

viene appagata nell’arco di quattro<br />

o cinque puntate. Così per<br />

quei pigri che non hanno avuto<br />

la costanza di stare davanti al televisore<br />

per partecipare alle crisi<br />

sentimentali e alle gioie amorose<br />

di Carrie Bradshaw esce il 23<br />

febbraio tutta la serie in dvd sub<br />

specie cofanetto, a distanza di<br />

un anno dalla messa in onda in<br />

America dell’ultima seguitissima<br />

puntata. Sex and the City è stato<br />

tenuto in produzione per sei anni.<br />

Un lungo lasso di tempo in cui<br />

Carrie insieme alle sue amiche<br />

Samantha, la libertina, Charlotte,<br />

la bacchettona, e Miranda, la<br />

pasionaria, hanno rivoltato New<br />

York come un calzino. Hanno<br />

frequentato l’alta società, il<br />

ceto medio e la working class;<br />

hanno speso migliaia di dollari<br />

per scarpe, vestiti e per aiutare<br />

gli altri; si sono sposate, hanno<br />

divorziato; in una parola hanno<br />

vissuto. Cercando l’amore della<br />

loro vita, mettendo gli uomini<br />

sotto il microscopio, trovando<br />

loro pregi e difetti – ma soprattutto<br />

difetti! Sex and the City<br />

è un’enciclopedia dei rapporti<br />

uomo-donna; è un mondo in cui<br />

tutti ci riconosciamo e su cui tutti<br />

hanno voluto dire una parola,<br />

per difenderlo e per accusarlo.<br />

Ma raramente si è visto un telefilm<br />

che meglio abbia raccontato<br />

i tempi in cui viviamo. Pochi gli<br />

extra, ma quando sarete arrivati<br />

in fondo alle 94 puntate, vi sentirete<br />

sicuramente appagati.


LA FORESTA DEI<br />

PUGNALI VOLANTI<br />

Zhang Yimou<br />

Andare a vedere un film di<br />

Zhang Yimou non è solo<br />

un’immersione nella Cina presente<br />

o passata ma anche una<br />

purificazione per gli occhi. Le<br />

cromature, i bilanciamenti dei<br />

colori, il senso delle proporzioni,<br />

l’eleganza delle forme:<br />

un’estetica mai fine a se stessa<br />

ma tutta orientata verso il piacere<br />

di chi guarda. Dopo Hero,<br />

l’ispirato regista cinese si ferma<br />

nel periodo degli imperatori,<br />

quando le lotte per il potere<br />

erano feroci e insanguinate.<br />

Rispetto al film precedente, La<br />

foresta dei pugnali volanti ha<br />

una storia più compiuta, ancora<br />

una volta però composta di quadri<br />

armonici: come quello nella<br />

foresta di bambù o quello tra i<br />

fiocchi di neve. In realtà, più che<br />

un film di arti marziali è una storia<br />

d’amore dove due capitani,<br />

per eseguire gli ordini devono<br />

uccidere la donna di cui si sono<br />

innamorati, il misterioso capo<br />

dei ribelli. Interpretata dalla bellissima<br />

Zhang Yiyi, conosciuta<br />

ne La tigre e il dragone e vista<br />

di recente in 2046, ancora una<br />

volta musa di Yimou.<br />

Il lancio del dvd di King<br />

Arthur? In un castello<br />

inglese, naturalmente<br />

Un magnifico castello nella<br />

dolce campagna inglese. Cinque<br />

cavalieri con abiti colorati che<br />

si scontrano come nei vecchi<br />

tornei. In un angolo, un falcone<br />

e un avvoltoio che guardano incuriositi.<br />

Nell’altro, alcune tende<br />

con operai che piegano cerchietti<br />

di metallo costruendo metri di<br />

maglia ferrata. Un arciere scaglia<br />

dardi a ripetizione contro una<br />

piccola sagoma posta in cima a<br />

un paletto. E poi fanti che praticano<br />

la nobile arte della lotta,<br />

dotti che spiegano i simboli degli<br />

stemmi nobiliari, artigiani che<br />

forgiano armature splendenti.<br />

In questa cornice medioevale la<br />

Buena Vista, casa di distribuzio-<br />

IL MERCANTE<br />

DI VENEZIA<br />

Michael Radford<br />

Michael Radford ha evidentemente<br />

un grande amore per il<br />

nostro paese. Dopo aver firmato<br />

la regia de Il Postino, va<br />

a Venezia per ambientare, con<br />

grande originalità, l’adattamento<br />

della tragedia shakespeariana.<br />

Diciamo subito una cosa, se il<br />

film ha un qualche merito, se<br />

ha un minimo di interesse, lo si<br />

deve alle superbe prove d’attore<br />

di Al Pacino, negli ingombranti<br />

panni del ruvido e avaro<br />

Shylock, e di Jeremy Irons, che<br />

veste gli abiti del suo antagonista<br />

Antonio. Radford, regista<br />

senza guizzi, di suo ci mette, come<br />

sempre, molto poco. Venezia<br />

è vista con gli occhi abbagliati<br />

del turista; calli, campi e ponti<br />

sono raccontati attraverso sbiadite<br />

fotografie; le isole della laguna<br />

sono posizionate secondo<br />

una geografia inesistente e a volte<br />

fastidiosa. Perlomeno il testo<br />

è stato rispettato: l’adattamento<br />

è filologico, i testi quelli originali.<br />

La visione del film può essere<br />

una bella esperienza per entrare<br />

nel mondo di Shakespeare.<br />

Oppure un ripasso scolastico in<br />

vista di una interrogazione.<br />

ne della Walt Disney, ha deciso<br />

di presentare il Director’s Cut di<br />

King Arthur. Magari non sembra,<br />

ma dietro un film in costume ci<br />

sono importanti ricerche storiche.<br />

Possiamo soprassedere a<br />

volte sulla veridicità della storia<br />

36<br />

Olivier Marchal<br />

Se esiste un genere nel quale<br />

i francesi ancora eccellono è il<br />

poliziesco. Se poi il gioco non è<br />

più quello del “guardia e ladri”<br />

ma quello del “gatto e del topo”,<br />

gioco in cui i due contendenti<br />

sono entrambi poliziotti,<br />

beh ancora meglio. Il regista<br />

Olivier Marchal è stato poliziotto,<br />

conosce bene la materia e<br />

conosce bene il modo di agire<br />

dei suoi colleghi. E per questa<br />

storia si è ispirato a fatti veramente<br />

accaduti. 36 è il numero<br />

civico della via dove è situata la<br />

prefettura di Parigi. All’interno<br />

lavorano Daniel Auteuil, poliziotto<br />

poco rispettoso delle<br />

regole ma devoto alla causa, e<br />

Gérard Depardieu, poliziotto in<br />

carriera che punta in alto, calpestando<br />

se necessario anche<br />

i colleghi. Lo sfondo alla loro<br />

battaglia sono la corruzione,<br />

la malavita e un gruppo di<br />

assassini che ammazza senza<br />

scrupoli. La storia è quasi<br />

perfetta fino a tre quarti, fino<br />

al drammatico epilogo nella<br />

guerra Auteuil-Depardieu. Poi,<br />

l’intreccio deve essere chiuso e<br />

con esso anche l’interesse nel<br />

film.<br />

ma raramente sul contesto nel<br />

quale si muovono i personaggi.<br />

Studiosi e accademici vengono<br />

coinvolti per dare il loro parere.<br />

Ci raccontano per esempio che<br />

le regole della guerra non sono<br />

state sempre le stesse, che nel<br />

RAY<br />

Taylor Hackford<br />

Entrare nella vita di Ray Charles<br />

è anche fare un viaggio nella<br />

provincia americana del dopoguerra.<br />

L’America delle discriminazioni<br />

razziali, l’America<br />

delle battaglie per i diritti civili,<br />

l’America dei poveri che con<br />

uno strumento riscattavano le<br />

loro origini. L’infanzia di Ray<br />

Charles non è stata facile: un<br />

fratello perso in un incidente,<br />

la vista che se ne va per un’infezione.<br />

In giovane età Ray<br />

se ne va di casa per suonare<br />

il pianoforte, prima con altre<br />

band e poi da solo. La sua musica<br />

è stata copiata da tanti se<br />

non da tutti; le sue contaminazioni<br />

hanno fatto prima scalpore<br />

e poi scuola. Hackford, non<br />

nuovo alle biografie musicali<br />

dopo quella di Ritchie Valens in<br />

La Bamba, si sofferma sugli anni<br />

più tormentati della sua vita,<br />

sicuramente quelli più creativi.<br />

Indulgendo molto sugli aspetti<br />

meno etici: la dipendenza dalle<br />

droghe e dal sesso. Ray è un<br />

affresco della vita di un’epoca<br />

perfettamente colorato da un<br />

grande Jamie Foxx (appena<br />

visto in Collateral) nel ruolo del<br />

musicista.<br />

<strong>IN</strong>VITATI ALLA TAVOLA DI RE ARTÙ<br />

medioevo gli arcieri hanno acquisito<br />

un ruolo fondamentale o<br />

le armature venivano costruite<br />

da bottegai italiani secondo<br />

regole precise. Dopo queste informazioni<br />

il film non guadagna<br />

sapori diversi, però si apprezza<br />

di più il lavoro di squadra che<br />

sta dietro al cinema. Torniamo<br />

alla nuova versione del film.<br />

Antoine Fuqua, il regista di<br />

Training day, lo ha rimontato più<br />

a sua immagine e somiglianza<br />

che non a quella del produttore<br />

Jerry Bruckheimer. Sequenze<br />

più crude, motivazioni dei<br />

personaggi più profonde ma<br />

soprattutto uno sviluppo narrativo<br />

un po’ più plausibile. Gli<br />

extra non sono moltissimi. Oltre<br />

all’usuale commento del regista,<br />

c’è un discreto making-off e la<br />

possibilità di vedere un finale<br />

alternativo.<br />

FESTIVAL<br />

Il nero più nero<br />

di Courmayeur<br />

Nella prima metà di dicembre<br />

si svolge nella piccola<br />

cittadina di Courmayeur un<br />

festival che è un appuntamento<br />

importante per tutti coloro<br />

che amano il noir. Dopo tanti<br />

anni di frequentazione non ho<br />

ancora capito che cosa rientri<br />

esattamente nella categoria<br />

“noir”. Credo basti che ci sia<br />

qualcuno che muoia non per<br />

cause naturali, ma non sono<br />

sicurissimo. Comunque durante<br />

i cinque giorni del Noir<br />

in Festival scrittori, registi,<br />

editori e produttori si recano<br />

in fondo alla Valle d’Aosta per<br />

presentare qualcosa, ma curiosamente<br />

non per ascoltare<br />

quello che hanno da proporre<br />

gli altri. Insomma, ognuno per<br />

conto suo. E sì che editoria e<br />

cinematografia sono legati da<br />

un filo molto grosso: il cinema<br />

ha rubato alla letteratura<br />

di genere il rubabile, ma, da<br />

qualche tempo, anche l’immaginario<br />

degli scrittori è pieno<br />

di citazioni cinematografiche.<br />

La tendenza attuale dei produttori<br />

è poi quella di fare film<br />

tratti da libri, bene se sono<br />

gialli (si veda Michele Placido<br />

con Romanzo criminale o<br />

Salvatores con Quo vadis baby?);<br />

gli editori poi gongolano<br />

quando un regista compra<br />

i diritti di un loro libro, non<br />

tanto per gli importi pagati<br />

quanto per le copie che verranno<br />

vendute se il film sarà<br />

visto da un discreto pubblico.<br />

Però, di vedere alla stessa tavola<br />

scrittori e registi proprio<br />

non se ne parla. Peccato, magari<br />

potrebbero venirne fuori<br />

percorsi interessanti. Intanto,<br />

aspettando che avvenga, l’esiguo<br />

pubblico di Courmayeur<br />

poteva scegliere tra guardare<br />

film (spesso deludenti) o<br />

ascoltare autori presentare i<br />

loro libri, spesso interessanti.<br />

Se siete amanti del genere e<br />

volete saperne di più, il sito è<br />

www.noirfest.com.<br />

URBAN 51


52 URBAN<br />

E-GAMES<br />

ROLLERCOASTER TYCOON 3<br />

Pc<br />

I tycoon letteralmente sono<br />

i magnati, ma nel mondo<br />

degli e-game sono i giochini<br />

manageriali. Rollercoaster<br />

Tycoon 3 è il terzo capitolo<br />

di una saga in cui si vestono<br />

i panni di un magnate dei<br />

parchi divertimento. In questo<br />

strategico gestionale dovrete<br />

realizzare un gigantesco<br />

parco giochi dotato di tutti i<br />

comfort. Dovrete allestire 18<br />

parchi divertimento e il vostro<br />

successo sarà stabilito dalla<br />

qualità dei giochi e dalla frequentazione<br />

dei clienti.<br />

SUPERCAR<br />

Ps2<br />

Vi ricordate David Hasselhoff<br />

nel ruolo di Michael Knight, il<br />

pilota del telefilm Supercar?<br />

Beh, la Supercar è tornata<br />

sotto forma di e-game.<br />

Ovviamente è un gioco di<br />

guida, con una buona dose<br />

di azione, e la macchina Kitt<br />

è attrezzata di molte armi<br />

d’attacco e difesa. Le missioni<br />

sono ben costruite. Il problema<br />

è che il gioco, esattamente<br />

come il telefilm e come<br />

l’attore protagonista, è un po’<br />

legnosetto. Indicato per i veri<br />

amanti del genere.<br />

ALEXANDER<br />

Pc<br />

Tratto dall’omonimo film di<br />

Oliver Stone, Alexander è un<br />

gioco di strategia in tempo<br />

reale mutuato da Cossack,<br />

titolo di culto di qualche anno<br />

fa. Bisogna trovare l’oro, raccogliere<br />

le risorse, costruire<br />

città e organizzare un esercito<br />

di dimensioni ciclopiche (si<br />

possono gestire contemporaneamente<br />

truppe composte<br />

da 20mila unità). Riuscirete<br />

a ripercorrere le gesta di uno<br />

dei più grandi condottieri della<br />

storia e forse potrete avere<br />

un vostro impero dove il sole<br />

non tramonta mai. In più, il<br />

gioco è ricco di immagini del<br />

film.<br />

illustrazione: Allegra Agliardi<br />

MEDIA<br />

PAURA DELL'ELETTROSMOG?<br />

MEGLIO AN<strong>DA</strong>RE <strong>DA</strong>L SARTO<br />

Nuovi tessuti ci<br />

salveranno dai cattivi<br />

odori come dalle onde<br />

elettromagnetiche<br />

Il lavoro sta cambiando e noi<br />

ci dobbiamo adeguare.<br />

I vari momenti della giornata<br />

possono alternarsi con una prevedibilità<br />

pari all’alternanza di<br />

pioggia e sole ad Amsterdam in<br />

marzo. Ritmi serrati capovolgono<br />

anche i più classici standard:<br />

si lavora solo in ufficio? No.<br />

Ogni posto va bene: un bar<br />

per un caffè, al supermercato,<br />

in macchina col cellulare ma<br />

senza dimenticarsi l’auricolare<br />

e, perché no, al bagno, per una<br />

sigaretta e due chiacchiere sul<br />

tal progetto...<br />

Ma attenzione, tutta questa frenesia<br />

deve assolutamente stare<br />

entro certi paletti: le statistiche<br />

parlano chiaro, nelle relazioni<br />

di lavoro e durante incontri importanti<br />

certi odori proprio non<br />

vanno.<br />

La legge Sirchia ci dà una mano,<br />

l’aperitivo non sarà un problema<br />

se poi dobbiamo incontrare<br />

il nostro capo a cena perchè<br />

l’odore di fumo non ci preoccupa<br />

più. Ma è sempre un dispiacere<br />

dover rifiutare un invito a<br />

pranzo di un amico al suo ristorante<br />

cinese preferito, se poco<br />

Per quelli che si occupano<br />

di marketing, il packaging è<br />

una cosa importante, anche se<br />

spesso si rivela un pacco più<br />

dopo c’è un briefing importante<br />

per programmare i prossimi mesi<br />

di lavoro.<br />

Si sforano alla grande i paletti<br />

di cui sopra, la puzza di fritto<br />

è la prima della lista. Come<br />

muoversi? Ecco che ancora una<br />

volta sono gli scienziati a venire<br />

in aiuto, in questo caso quelli<br />

del CNR di Napoli, che hanno<br />

messo a punto un tessuto nelle<br />

cui fibre si annidano le molecole<br />

di un polimero naturale, la ciclodestrina,<br />

in grado di trattenere<br />

fumo e cattivo odore, affinché<br />

non si leghi alle fibre intaccando<br />

che un pacchetto. Alcune volte<br />

però capita che sia tecnologicamente<br />

avanzato e amico<br />

della natura. Negli Stati Uniti<br />

i tessuti. Un sogno diventato<br />

realtà!<br />

Un ultimo avvertimento: nonostante<br />

lo stato avanzatissimo<br />

delle ricerche tecnologiche, non<br />

possiamo mica dimenticarci che<br />

siamo esseri umani. E che alcuni<br />

oggetti che quotidianamente<br />

vengono utilizzati di più, come<br />

i telefoni cellulari, rilasciano<br />

nell’atmosfera strane invisibili<br />

onde, le radiazioni elettromagnetiche,<br />

che pare non facciano<br />

proprio bene alla salute (specialmente<br />

dei bambini).<br />

Anche in questo caso basterà<br />

hanno infatti brevettato una<br />

pellicola plastica estremamente<br />

sensibile, che reagisce quando<br />

è in contatto con elementi organici.<br />

Per farla breve, si tratta<br />

di un simil domopack molto<br />

speciale in grado di dirci se le<br />

mele che stiamo conservando<br />

siano acerbe, mature o marce.<br />

C’è un vero e proprio semaforino<br />

sulla pellicola con tanto dei<br />

classici colori rosso, giallo e<br />

verde. Anche se le mele marce<br />

saltano facilmente all’occhio<br />

e quella muffa bianca sembra<br />

darvi fastidio, consultate il semaforo<br />

prima di fare una scelta<br />

azzardata.<br />

Ma il mondo del packaging alimentare<br />

non smette di stupirci.<br />

acquistare vestiti ad hoc, fatti<br />

con particolari tessuti ideati dalla<br />

Larry Mark Twain, un nome di<br />

Tom Sawyeriana memoria, una<br />

garanzia insomma.<br />

Hanno inserito un microchip<br />

nascosto tra fodera e fessura,<br />

in grado di proteggere le parti<br />

vitali dall’elettrosmog. Certo,<br />

ci difenderà dalle radiazioni,<br />

ma non sarà facile spiegarlo<br />

agli agenti di sicurezza degli<br />

aeroporti e delle banche, che<br />

passeranno ore a frugarci nelle<br />

tasche per capire cosa continua<br />

a suonare al metal detector!<br />

ATTENZIONE ALLE MELE MARCE<br />

Nessuna verdura potrà più imputridire in incognito. A fare la spia sarà la pellicola della confezione<br />

Sapete cos’è l’active packaging?<br />

Molto in voga in Giappone, è un<br />

impacchettamento nella plastica<br />

che però prevede la dispersione<br />

delle sostanze gassose negative.<br />

Questi spazzini dei gas<br />

si chiamano scavenger e il più<br />

importante è quello dell’ossigeno,<br />

in grado di ritardare di 30<br />

giorni la formazione della muffa,<br />

che non riesce a moltiplicarsi in<br />

assenza di ossigeno. Come dicono<br />

gli ideatori di questi active<br />

packaging, le applicazioni sono<br />

infinite, l’unico problema è far<br />

accettare ai consumatori europei<br />

la presenza di questi strani sacchettini<br />

di scavenger nella busta<br />

delle verdure.<br />

illustrazione: Allegra Agliardi


LIBRI<br />

DI MARTA TOPIS<br />

SICULO-METROPOLITANO<br />

CATANIA CONNECTION<br />

Ammazzatine, babbecù,<br />

pasta di mandorle e<br />

una sfilza di personaggi<br />

stralunati, che più che<br />

dalla Piovra sembrano<br />

uscire da una Pulp<br />

Fiction nostrana<br />

CHI È LOU SCIORT<strong>IN</strong>O<br />

Ottavio Cappellani<br />

Neri Pozza, 2004<br />

220 pp., 14,50 euro<br />

“…La via Etnea taglia perpendicolarmente<br />

la città: una<br />

staffilata che porta dritta al<br />

vulcano. Salendo, sulla destra,<br />

a metà circa della sua<br />

estensione, si apre un vicolo.<br />

Il vicolo è buio. Congiunge via<br />

Etnea a piazza Carlo Alberto,<br />

che di mattino è piazza di fiera,<br />

mercato ambulante, di sera<br />

invece è svuotata e deserta,<br />

illuminata a malapena da una<br />

luce rosa e spettrale. La vita<br />

notturna dei pub, che si svolge<br />

fino a qualche centinaio di metri<br />

più sotto, non arriva fin qui.<br />

Qualche studente ubriaco che<br />

rincasa, ogni tanto. Qualche<br />

improvviso vociare che rimbomba<br />

e subito si spegne,<br />

niente più. La luce elettrica<br />

si infila nel vicolo di riflesso,<br />

rimbalzando sui marciapiedi<br />

bagnati e sui rigagnoli lasciati<br />

dal temporale di ottobre. È il<br />

periodo in cui la sera si indossano<br />

con piacere i primi maglioni<br />

di lana.<br />

Un bar è ancora aperto.<br />

Sedute attorno a un tavolo di<br />

plastica quattro persone, in<br />

quel bar, pendono dalle labbra<br />

di Zu Mimmo. Zu Mimmo<br />

ha un emporio nel quartiere.<br />

Lo chiamano Zu Mimmo da<br />

sempre. Nessuno si ricorda più<br />

il perché. “Caaaaaazzo” dice<br />

Nuccio, e gli scappa quasi da<br />

ridere. “Minchia ne ho visti di<br />

morti ammazzati, ma mai così<br />

taaaaanto ammazzati”. Tuccio<br />

guida una Mercedes incidentata<br />

a tutta velocità. “Che<br />

cazzo fai, ridi?” dice Tuccio a<br />

Nuccio. “Chi, io? Ma figurati<br />

se rido”, risponde Nuccio indignato.<br />

“Minchia, ma lo hai<br />

visto come gli è esplosa la<br />

testa? Come cazzo ce l’aveva<br />

quello, la testa? Gonfiata a<br />

pressione con l’aria?” E ride.<br />

Tuccio lo guarda. Serio...”<br />

Solo un catanese doc come<br />

Cappellani (classe 1969, coltivatore<br />

di carrube e fondatore<br />

di una rock band) poteva scrivere<br />

una storia così: parole in<br />

dialetto (se sapete cosa sono<br />

i càusi o i vitriati a voi non<br />

servirà l’utile glossario siculoitaliano<br />

aggiunto a fine libro)<br />

che si mescolano a quelle in<br />

“italglish” dei protagonisti<br />

italo-americani in un cocktail<br />

che fa spanciare dalle risate. A<br />

questa divertente difficoltà di<br />

lettura si somma la straripante<br />

serie di personaggi che si agitano<br />

tra la Nuova Yorche del<br />

“businissi” cinematografico<br />

e i più stereotipati quartieri<br />

di Catania. In uno di questi,<br />

e proprio nella vecchia bottega<br />

di zu Mimmo, ha luogo<br />

quell’ammazzatina attorno a<br />

cui gira tutta la storia: atmosfere<br />

da parodia del Padrino,<br />

attori che più che dalla Piovra<br />

sembrano uscire da una<br />

Pulp Fiction italiana e nutriti<br />

babbecù (leggi BBQ) dove si<br />

sprecano paste di mandorla e<br />

“camice di seta indiana da cambiare<br />

ogni quarto d’ora perché<br />

ci fanno l’alone di sudore sotto<br />

le ascelle”. Superate le prime<br />

pagine, entrate nello spirito<br />

e scoprite come va a finire…<br />

Sorrisi assicurati.<br />

IL CIELO DI TOR<strong>IN</strong>O <strong>IN</strong> UNA STANZA<br />

Squallida tragedia di una<br />

madre che sogna per la<br />

sua bambina un futuro<br />

da velina<br />

NIENTE, PIÙ NIENTE<br />

AL MONDO<br />

Massimo Carlotto<br />

Edizioni e/o, 2004<br />

69 pp., 7 euro<br />

immagine tratta dalla copertina: Chi è Lou Sciortino, Neri Pozza, 2004<br />

Partiamo dall’autore, che<br />

molti conoscono perché qualche<br />

anno fa per errore (alla<br />

faccia dell’errare humanum<br />

est) è stato incarcerato per<br />

terrorismo in quel di Padova,<br />

ma che in realtà è un prolifico<br />

scrittore. Poi passiamo<br />

al titolo, che riprende una<br />

strofa della hit di Gino Paoli,<br />

Il cielo in una stanza. Infine<br />

buttiamo l’occhio sul risvolto<br />

di copertina che parla di una<br />

tragedia familiare sullo sfondo<br />

di Torino operaia. L’insieme<br />

di questo “monologo per un<br />

delitto”, come recita il sottotitolo,<br />

si direbbe grigio e cupo,<br />

roba da tagliarsi le vene, e<br />

invece – credeteci – per quanto<br />

queste poche pagine siano<br />

ciniche e amare (molto), scorrono<br />

veloci e leggere (certo<br />

non spensierate) e in alcuni<br />

punti ti strappano addirittura<br />

un mezzo (non di più) sorriso.<br />

Protagonisti sullo squallido<br />

palcoscenico torinese Arturo,<br />

operaio finito in cassa integrazione,<br />

la moglie che si arrabbatta<br />

tra mega-discount e bicchierini<br />

di vermouth, e la figlia<br />

per cui sognano un futuro da<br />

velina. Ma oltre non vi diciamo<br />

perché il volume è breve e<br />

guasteremmo la lettura.<br />

SHORT<br />

Storie di padri e figli<br />

tra Londra e Lisbona<br />

IL MIO ORECCHIO<br />

SUL SUO CUORE<br />

Hanif Kureishi<br />

Bompiani, 2004<br />

235 pp., 15 euro<br />

Il ritrovamento del manoscritto<br />

Un’adolescenza indiana di<br />

papà Shani, impiegato d’Ambasciata,<br />

diventa per Hanif un<br />

invito a ripercorrere la storia<br />

della famiglia Kureishi, pakistani<br />

benestanti trapiantati in<br />

terra d’Albione. E fin qui tutto<br />

fila liscio. Poi compare anche la<br />

trilogia autobiografica del fratello<br />

di Shani, Omar. E la storia<br />

si complica di personaggi e avvenimenti,<br />

passando dall’India<br />

colonialista fino alla Londra di<br />

King’s Road in cui Hanif diventa<br />

quello che il padre avrebbe<br />

sempre voluto essere: uno<br />

scrittore famoso. Consigliato a<br />

tutti i fan di Kureishi, suggerito<br />

a tutti gli altri: noi gli diamo<br />

solo tre dita non perché non<br />

sia bello, ma perché il genere<br />

dell’autobiografia – anche se<br />

ben fatta – porta sempre con<br />

sé una briciolina di noia.<br />

CHE FARÒ QUANDO TUTTO<br />

BRUCIA?<br />

Antònio Lobo Atunes<br />

Feltrinelli, I Narratori, 2004<br />

526 pp., 20 euro<br />

Se un mattone alto più di 500<br />

pagine non vi terrorizza e vi<br />

ritenete in grado di decifrare<br />

un guazzabuglio di parole in<br />

libertà, allora siete pronti per<br />

affrontare la lettura di questo<br />

romanzone. Carlos, padre<br />

del piccolo Paulo e marito di<br />

Judite, abbandona la famiglia<br />

per fare la drag queen nei bassifondi<br />

di Lisbona e vivere con<br />

il fidanzato Rui. Ma per capirla<br />

bisogna afferrare i pensieri<br />

sconnessi di Paulo diventato<br />

ormai trentenne che delira tra<br />

droga, alcol e ricordi. Un fiume<br />

di parole in piena, fino all’ultima,<br />

Soraia, nome di battaglia<br />

usato dallo stravagante padre<br />

per calcare le scene.<br />

URBAN 53


1 .<br />

2 .<br />

3 .<br />

4 .<br />

5 .<br />

6 .<br />

7 .<br />

8 .<br />

9 .<br />

HOT HIT<br />

Le più scaricate a fine<br />

gennaio da I Tunes<br />

Music Store - Italia<br />

GREEN <strong>DA</strong>Y<br />

Boulevard of broken dreams<br />

M<strong>IN</strong>A<br />

Vai e Vai e Vai<br />

THE CHEMICAL BROTHERS<br />

Galvanize<br />

ROBBIE WILLIAMS<br />

Misunderstood<br />

MICHAEL BUBLÉ<br />

Spider-Man<br />

L<strong>IN</strong>K<strong>IN</strong> PARK & JAY-Z<br />

Numb / Ancore<br />

GWEN STEFANI<br />

What you waiting for?<br />

HOOBASTANK<br />

The reason<br />

VASCO ROSSI<br />

Un senso<br />

JENNIFER LOPEZ<br />

10 . Get right<br />

ZOOM<br />

Per gli amanti della live<br />

music e della musica sperimentale,<br />

gli eventi di Raum<br />

– lo spazio di Xing, Pierrot<br />

Lunaire e H-amb – sono appuntamenti<br />

imperdibili, tra<br />

più gettonati delle notti bolognesi.<br />

Dall’8 febbraio si riparte<br />

con le serie Desco music,<br />

Living room, Phonorama<br />

e Dialogico. Dalle performance<br />

realizzate in spazi ridotti a<br />

stretto contatto pubblico/musicisti,<br />

ai colloqui sonori tra<br />

generazioni e generi completamente<br />

diversi, agli eclettici<br />

live media lab, ce n’è proprio<br />

per tutti i gusti.<br />

Info: www.xing.it/raum.hmtl<br />

54 URBAN<br />

MUSICA<br />

DI PAOLO MONESI<br />

<strong>DA</strong>I PROFETI DEL GRUNGE<br />

È ARRIVATA LA BIBBIA<br />

NIRVANA<br />

With the lights out<br />

Geffen<br />

Il Nirvana dovrebbe essere<br />

eterno, ma il paradisiaco nome<br />

non ha certo giovato alla longevità<br />

del gruppo che nel 1986<br />

ad Aberdeen (capitale della<br />

bistecca), vicino a Seattle (fra<br />

le città americane considerate<br />

fino ad allora più sfigate) grazie<br />

al geniale Kurt Cobain e a Chris<br />

Novoselic inizia a scrivere alcune<br />

delle più belle pagine di un<br />

rock nuovo, fuori dal tempo e<br />

fuori dagli schemi. In una parola:<br />

fuori. A distanza di tre anni esce<br />

il loro primo lavoro: Bleach. Ma<br />

solo con Nevermind riescono a<br />

infiammare il mondo. Intanto alla<br />

batteria arriva il futuro fondatore<br />

dei Foo Fighters, Dave Grohl.<br />

In Utero, del 1993, li consacra,<br />

ma nel 1994 fine della storia:<br />

dopo aver tentato invano di farsi<br />

fuori (almeno) un’altra volta, Kurt<br />

Cobain riesce a uccidersi.<br />

Se amate la band, due cose non<br />

vanno ignorate: la biografia<br />

“pesa” di Charles Cross (Heavier<br />

than heaven), scritta depilandosi,<br />

a giudicare dai pochi peli<br />

sulla lingua con cui racconta i<br />

particolari più reconditi della<br />

vita di Kurt, e questo cofanetto<br />

che vale una statua equestre in<br />

bronzo nella piazza di Seattle. I<br />

consacratori del grunge, raccontati<br />

in tre cd e in un dvd davvero<br />

SOTTOFONDO<br />

UNA GALASSIA MUSICALE DENTRO AL GARAGE<br />

Te la canti e te la suoni: parte seconda. Viaggio nella house garage, dalle origini alle ultime tendenze<br />

Continua il viaggio di <strong>Urban</strong><br />

alla scoperta delle definizioni<br />

dei generi musicali. Dopo il rock<br />

garage, ecco il mondo della<br />

house garage. La garage come<br />

evoluzione del genere house<br />

nasce a New York verso la fine<br />

degli anni ’80 e deve il proprio<br />

nome alle leggendarie serate del<br />

Paradise Garage, uno dei locali<br />

più cool della Grande Mela, dove<br />

il resident dj Larry Levan mixava<br />

le tracce della tradizione funk e<br />

soul con le ritmiche nate dalla<br />

sperimentazione elettronica.<br />

Rispetto alle altre evoluzioni della<br />

musica house (acid, deep, ecc.)<br />

la garage è quella più fortemente<br />

legata agli elementi fondanti della<br />

tradizionale house di Chicago<br />

leggendari. Decine di incisioni<br />

inedite, live, acustiche, demo, di<br />

tutti i tipi! Addirittura due versioni<br />

inedite di Rape me, bellissime.<br />

Nel dvd vedere impressionanti<br />

versioni “cantina band” di Love<br />

buzz, Scoff, Resting. Chiamarli<br />

videoclip mi fa lo stesso effetto<br />

di quei tipi che definiscono“nudo<br />

d’autore” certe foto che non verrebbero<br />

così neppure usando lo<br />

speculum. Dall’87 fino agli ultimi<br />

anni, in un crescendo di sicurezza<br />

nelle esecuzioni e sguardi<br />

sempre più persi, tutte le glorie<br />

della band compresa la mia preferita<br />

Smells like teen spirit, sono<br />

rappresentate in video ruvidi e<br />

ipnotici.<br />

e il cantato occupa sempre almeno<br />

la metà dei brani.<br />

In questa playlist troverete un<br />

omaggio al genere, ma soprattutto<br />

agli ingredienti che lo<br />

hanno generato: dalle origini,<br />

rappresentate dal soul di Marvin<br />

Gaye (che consiglio in versione<br />

originale, visti gli orrendi e infiniti<br />

tentivi di remix house e non)<br />

e da quello ancora più disco di<br />

Donna Summer prodotta dall’elvetico<br />

Giorgio Moroder, per<br />

arrivare all’elettronica seminale e<br />

visionaria dei Kraftwerk. Ci sono<br />

i classici come Tony Humphries<br />

e i Masters at Work di “Little”<br />

Louie Vega che hanno rielaborato<br />

il suono delle origini per<br />

fornire una prospettiva nuova;<br />

Fra l’altro è proprio With the lights<br />

out, celebre verso di Smells<br />

like teen spirit, a dare il titolo<br />

al cofanetto che contiene le<br />

bellissime Here she comes now,<br />

registrata nel 1990 a un tributo<br />

per i Velvet Underground e ben<br />

tre brani del maestro del blues<br />

Leadbelly, amatissimo dalla<br />

band: They hung him on a cross,<br />

Grey Goose e Ain’t it a shame.<br />

Che impressione vederli in<br />

una esibizione live alla Rhino<br />

Records con Dan Peters ancora<br />

alla batteria! E in un video amatoriale<br />

nel tinello di Novoselic<br />

con i primissimi supporter, giovanissimi…<br />

E che figata il booklet: 60 pagi-<br />

poi le tendenze di fine anni ’90<br />

ben rappresentate dal newyorchese<br />

Armand Van Helden, dagli<br />

eclettici Blaze e dal narcotico<br />

Moodymann; infine alcune produzioni<br />

contemporanee che<br />

ripercorrono la garage house<br />

del passato cercando di fornirne<br />

un’interpretazione ancora convincente.<br />

1) Larry Levan, Live at the<br />

Paradise Garage, Cd, 2000<br />

2) Marvin Gaye, What’s going<br />

on?, Lp, 1971<br />

3) D.Summer-G.Moroder, Love<br />

to love you, 1975<br />

4) Kraftwerk, Trans Europe<br />

Express, Lp, 1977<br />

5) Esg, Moody, 12”, 1981<br />

6) Fingers Inc., Can you feel it,<br />

ne a colori con foto rare e le note<br />

sui brani firmate da Thurston<br />

Moore dei Sonic Youth e dal<br />

grande Neil Strauss.<br />

Costano troppo oltre 60 brani?<br />

Risponderei ai soliti detrattori<br />

dell’opera con il titolo di un pezzo<br />

che troverete nel cofanetto<br />

in un’inedita e non datata registrazione<br />

acustica: All apologies.<br />

Perché a dieci anni dalla scomparsa<br />

di Kurt Cobain avere in un<br />

sol colpo il meglio della band<br />

che ha cambiato la musica degli<br />

anni ’90 non ha prezzo.<br />

Courtney Love, in realtà, conserva<br />

altro materiale inedito. E chissà<br />

che non decida di farci un bel<br />

regalo proprio quest’anno…<br />

12”, 1988<br />

7) Sueno Latino, Sueno latino,<br />

12”, 1989<br />

8) Tony Humphries, Sindae,<br />

12”, 1991<br />

9) Masters at Work, I can’t get<br />

no sleep, 12”, 1993<br />

10) Basement Jaxx, Ep2, Ep,<br />

1995<br />

11) Kerri Chandler, Kaoz on<br />

King st., Lp, 1997<br />

12) Moodymann, Silent introduction,<br />

Lp, 1997<br />

13) Blaze, Basic Blaze, Lp, 1998<br />

14) Armand Van Helden, 2 future<br />

4 u, Lp, 1999<br />

15) Mood 2 Swing feat. Lea-<br />

Lorien, I got love, 12”, 2004<br />

16) Pusher, Night Birds, 12”,<br />

2004<br />

THE CHEMICAL BROTHERS<br />

Push the button<br />

Virgin Italy<br />

2007. Questo potrebbe essere<br />

l’anno di uscita di questo album<br />

dei Chemical Brothers.<br />

Come il precedente Come with<br />

us, suona due anni più avanti il<br />

loro Push the button, anticipato<br />

dal singolo Galvanize suonato<br />

prima di Natale da tutte le radio<br />

con un tormento: il campione di<br />

un brano orientaleggiante che<br />

ti entra in testa e non ti molla<br />

più. Ed è proprio lo stop in<br />

Galvanize a metà pezzo a dare il<br />

titolo all’album.<br />

Geniali anche stavolta, Tom<br />

Rowlands e Ed Simons, trovatisi<br />

nell’88 a Manchester per studiare,<br />

non hanno mai sbagliato<br />

un disco. Anche nei brani più<br />

difficili si sente il beat dei club<br />

di Manchester sui quali hanno<br />

plasmato la loro musica. Prima<br />

per hobby col nome di Dust<br />

Brothers, che furono costretti a<br />

cambiare, poiché già usato da<br />

un gruppo di produttori dietro<br />

a Paul’s Boutique dei Beastie<br />

Boys, poi col loro attuale nome,<br />

hanno sfornato album che<br />

riescono a coinvolgere diverse<br />

generazioni per freschezza e<br />

spirito di divertimento.<br />

Degno di Joy division e di New<br />

order, Push the button raccoglie<br />

l’eredità musicale di un grande<br />

maestro nel cuore di tutti: Brian<br />

Eno. Era dai tempi dei Talking<br />

Heads che non si vedeva un album<br />

come questo, da ascoltare<br />

tutto d’un fiato.<br />

A.A.V.V.<br />

Outro <strong>Urban</strong><br />

Halidon<br />

Bruno La Corte è un genio! Ha<br />

concentrato in un doppio cd i<br />

suoni della metropoli di tutti (o<br />

quasi) i generi più cool.<br />

L’impresa di far convivere<br />

Corovon dei Metropolitan Jazz<br />

Affair e Bolo by night di Dj Shocca<br />

è perfettamente riuscita e la urban<br />

culture puoi viverla in un colpo<br />

solo in Outro <strong>Urban</strong>. Una preziosa<br />

raccolta antologica di brani<br />

che, rappresentando jazz, acid<br />

jazz, nu cool, r&b, drum’n’bass,<br />

hip hop, rap cercano di mettere<br />

ordine in varie espressioni artistiche<br />

fondamentali per respirare la<br />

vita delle più affascinanti metropoli<br />

del mondo.<br />

Così a fianco di un paio di chicche<br />

dei 7th floor ci sono i Jestofunk<br />

e lo spaghetti hip hop di Roc<br />

Barakys aka Dj Shocca, a fianco<br />

degli Wax Poetic con Norah Jones<br />

e del leggendario Tricky col suono<br />

della sua Bristol, la Asian Dub<br />

Foundation con Sinead O’Connor<br />

e così via.<br />

Nel cd arancione – Downtown<br />

– trovi il suono della vita metropolitana<br />

dei ragazzi per bene, il<br />

look impomatato che piace ai frequentatori<br />

dei sushi bar alla moda.<br />

Nel cd azzurro – Suburbi – c’è<br />

il ritmo delle minoranze agitate e<br />

la rabbia della periferia.<br />

Le metropoli ci parlano con i loro<br />

artisti, con i loro suoni e hanno<br />

sempre qualcosa di interessante<br />

da ascoltare.<br />

Outro <strong>Urban</strong> è il loro Best.<br />

neri e artisti preferiti è sempre più<br />

facile imbattersi in radio online di<br />

ogni tipo, e oggi è possibile realizzare<br />

la propria personal radio.<br />

La cosa sconvolgente è che chiunque<br />

può farsela gratis! Stanno<br />

proliferando le personal radio su<br />

Yahoo e all’indirizzo www.launch.<br />

yahoo.com puoi realizzare la tua,<br />

registrandoti come utente Yahoo.<br />

Scegli genere e artisti preferiti e<br />

invita i tuoi amici ad ascoltare la<br />

tua selezione musicale online. La<br />

qualità è buona, ma se desideri<br />

una qualità “near cd” devi pagare<br />

ROBERTO KUNSTLER<br />

Kunstler<br />

Aliante dischi<br />

Roberto Kunstler è noto come<br />

autore dei testi di Sergio<br />

Cammariere e di parte delle musiche<br />

di alcune delle sue più belle<br />

canzoni, una collaborazione che<br />

continua dal 1992. Ma chi ama<br />

il ricco panorama italiano della<br />

musica di livello sa che l’artista<br />

romano è anche un appassionato<br />

interprete. Nel 2001 partecipa<br />

con due brani alla colonna sonora<br />

di L’amore probabilmente di<br />

Bertolucci. Nel 1984 esce il suo<br />

primo 45 giri, Danzando con la<br />

notte e col vento. Nel 2003 partecipa<br />

come autore a Sanremo ottenendo<br />

il terzo posto e il premio<br />

della critica con Tutto quello che<br />

un uomo firmata con Cammariere.<br />

Dopo i precedenti lavori Gente<br />

comune, Mamma, Pilato non mi<br />

vuole più ed Eclettico ecclesiastico,<br />

l’album Kunstler è pieno di<br />

sorprese. Le più gradite? In viaggio,<br />

scritta sul treno Roma-Milano,<br />

Torre di guardia coi tre accordi<br />

presi in prestito da All along the<br />

watchtower di Bob Dylan e Io<br />

farei qualsiasi cosa, una canzone<br />

d’amore così angelica che sembra<br />

un jingle pubblicitario.<br />

Se non lo sentite in radio non<br />

stupitevi: non è un disco abbastanza<br />

stupido. In compenso il<br />

prezzo ridotto, solo 13 euro e<br />

40, è gradito ma non era necessario.<br />

Piuttosto, sono in molti<br />

i discografici che dovrebbero<br />

vergognarsi del prezzo pieno dei<br />

loro cd.<br />

qualche dollaro al mese.<br />

Anche Winamp offre questa possibilità<br />

tramite Shoutcast, ma lo<br />

streaming costa! E il massimo<br />

consentito gratis sono solo 32<br />

ascoltatori in contemporanea.<br />

Comunque, vi basterà scaricare<br />

Winamp dal sito www.winamp.<br />

com e configurarlo. Se poi volete<br />

dare un nome alla vostra radio<br />

andate su Yellowpages nella finestra<br />

output del plugin e alla voce<br />

“description”, digitate il nome<br />

preferito. Per invitare i vostri amici<br />

ad ascoltarvi basterà mandare il<br />

NICK THE NIGHTFLY<br />

Live at the Blue Note Milan<br />

Edel<br />

Chi ama la buona musica conosce<br />

Nick The Nightfly come dj di<br />

Rmc e di Radio Capital.<br />

Mi stupì molto scoprire che è<br />

anche un ottimo cantante. Con<br />

lo stesso calore con cui comunica<br />

in radio riesce a trasferire la<br />

sua energia positiva così naturalmente<br />

cantando. A fine 2004,<br />

il fortunato concerto al Blue<br />

Note Milano di Nick The Nightfly<br />

& The Montecarlo Nights<br />

Orchestra con Sarah Jane Morris<br />

è diventato un grande album live<br />

pieno di classici jazz (e jazzy)<br />

adatti a un pubblico vastissimo.<br />

La Monte Carlo Nights Orchestra<br />

passa dal Big Band jazz al soul<br />

jazz e al pop raffinato con disinvoltura<br />

ed è composta dai<br />

più importanti session men e<br />

solisti jazz dell’area milanese.<br />

Nel disco, Nick eccelle in I’ve<br />

got you under my skin e supera<br />

egregiamente la difficile prova di<br />

Wives and lovers, mentre con la<br />

meravigliosa voce di Sarah Jane<br />

Morris potete godervi un’allegra<br />

versione di Me and Mrs Jones<br />

o la bellissima Raindrops keep<br />

fallin on my head di Bacharach.<br />

Ci sono anche tre brani registrati<br />

in diretta in studio e un pezzo<br />

originale dedicato a Ellington,<br />

BSwing.<br />

Mixato da Dino Ceglie, già<br />

produttore di grandi dischi,<br />

e Guglielmo Dimitri al Nikto<br />

Studio di Milano, è un cd imperdibile.<br />

FATEVI LA RADIO SU MISURA<br />

Gratis o con pochi euro in rete è possibile crearsi la propria radio, che trasmette tutto e solo quello che volete voi<br />

Musica e telecomunicazioni<br />

sono legate fin dalla nascita: fu<br />

proprio Thomas Alva Edison a<br />

costruire il fonografo, un apparecchio<br />

capace di registrare e di<br />

riprodurre il suono, scoperto casualmente<br />

mentre tentava di trasferire<br />

su carta i punti dell’alfabeto<br />

Morse. Chi ama la musica, oggi<br />

passa ore su Internet a caccia di<br />

info e di mp3 da trasferire sul proprio<br />

Pc. Ma a che serve scaricare<br />

musica se possiamo ascoltarla<br />

quando vogliamo direttamente<br />

dalla rete? Ricercando i propri ge-<br />

link alla vostra personal radio.<br />

Semplice, no? Il numero di ascoltatori<br />

appare cliccando sull’icona<br />

del server di fianco all’orologio,<br />

oppure in basso a destra nella<br />

finestra del server. E se fare una<br />

radio non ti interessa, con la ricerca<br />

per artista o brano, scoprirai<br />

che quello che cerchi sta andando<br />

in onda in quel preciso istante su<br />

decine di radio altrui: un clic e lo<br />

senti con un’ottima qualità audio.<br />

Merita una visita anche la versione<br />

radio dei blog: www.radioblog.<br />

com. Insomma, siamo tutti dj!<br />

CONCERTI<br />

MILANO<br />

Tiromancino<br />

8 febbraio<br />

Mazdapalace<br />

Info: 02-33400551<br />

Paolo Conte<br />

dal15 al 20 febbraio<br />

Teatro Smeraldo<br />

Info: 02-29006767<br />

ROMA<br />

The Vandals +<br />

Underminded + God Awful<br />

2 febbraio<br />

Circolo degli Artisti<br />

Info: 06-70305684<br />

Elvis Costello<br />

6 febbraio<br />

Parco della Musica<br />

Info: 06-80241281<br />

Sergio Cammariere<br />

9 febbraio<br />

Parco della Musica<br />

Info: 06-80241281<br />

TOR<strong>IN</strong>O<br />

Frankie Hi Nrg Mc<br />

11 febbraio<br />

Hiroshima Mon Amour<br />

Info: 011-3176636<br />

BOLOGNA<br />

Anastacia<br />

9 febbraio<br />

Palamalaguti – Casalecchio<br />

di Reno<br />

Info: 051-758758<br />

Elisa<br />

19 febbraio<br />

Paladozza<br />

Info: 051-557283<br />

NAPOLI<br />

Franco Battiato<br />

7 febbraio<br />

Palapartenope<br />

Info: 081-5700008<br />

URBAN 55


TEATRO<br />

DI GIORGIA FERRARIO<br />

SPETTACOLI <strong>IN</strong> SOFFITTA<br />

Passioni incestuose e<br />

riflessioni sul tempo:<br />

il teatro si fa al Dms<br />

BOLOGNA<br />

La Soffitta<br />

Da diciassette anni si è guadagnato<br />

a Bologna la fama di<br />

osservatorio privilegiato sui vari<br />

aspetti della ricerca artistica<br />

contemporanea. E così, puntuale,<br />

il Centro La Soffitta torna a<br />

proporci – nella nuova sede dei<br />

laboratori Dms – la sua stagione<br />

artistica, che senza porsi troppi<br />

freni si spinge per cinque mesi<br />

dalle performance teatrali, ai<br />

concerti, alla danza, ai progetti<br />

cinematografici.<br />

A proposito di teatro, a febbraio<br />

sono attesi la compagnia Fanny<br />

& Alexander, con Ardis I (Les<br />

enfants maudits) e Adescamenti,<br />

e l’attrice argentina Naira<br />

Gonzalez, con Kronos gelato.<br />

I primi sono protagonisti di un<br />

approfondimento sull’infanzia<br />

ambiguo e inquietante, a partire<br />

dai testi di Nabokov. Siamo in<br />

una Wunderkammer tappezzata<br />

di cornici che racchiudono det-<br />

MILANO<br />

Fotofinish<br />

I mille volti di un uomo che<br />

non vuole sentirsi solo e per<br />

questo popola la sua esistenza<br />

di fotografie, immagini che sono<br />

frutto di un delirio triste e<br />

malinconico. Ed eccolo vestire<br />

i panni del fotografo esperto<br />

e subito dopo quelli di un<br />

NAPOLI<br />

Sun flower moon<br />

Nuove suggestioni e tanta<br />

poesia nell’ultimo “gioiello”<br />

di Moses Pendleton. Dopo 25<br />

anni di strabilianti successi, i<br />

Momix continuano a far sognare<br />

e grazie alla tecnica del teatro<br />

nero, che sperimentano per<br />

la prima volta, i loro movimenti<br />

godranno di una particolare<br />

luminescenza. Lo spettacolo<br />

ha debuttato in gennaio a<br />

Philadelphia.<br />

Teatro Bellini<br />

Dal 4 febbraio<br />

tagli magrittiani di volti e corpi:<br />

un uomo seduto in un angolo<br />

(spettatore o narratore?) assiste<br />

al crescere della passione<br />

incestuosa tra i fratelli Ada e<br />

Van. In sottofondo, musica per<br />

pianoforte e onde Martenot.<br />

Frammenti di immagini, parole,<br />

suoni, per mostrare ma non svelare<br />

completamente i segreti di<br />

quella stanza.<br />

Naira Gonzalez, attrice dell’Odin<br />

Teatret di Danimarca<br />

e fondatrice, insieme a César<br />

Brie, del Teatro de Los Andes,<br />

presenta invece una riflessione<br />

sul tempo, giocando con le<br />

parole per provocare il pubblico.<br />

Trecentotrentuno modi per<br />

fermarne lo scorrere: luoghi<br />

comuni, frasi fatte, modi di dire<br />

recitati, mimati, danzati sul testo<br />

di Luca Clabot… Ma all’udire<br />

l’ultima parola, “il tempo è<br />

scaduto”, lo spettatore si gela<br />

davvero.<br />

Laboratori Dms<br />

tel. 051-2092413<br />

Ardis I – Adescamenti<br />

dal 31 gennaio al 3 febbraio<br />

Kronos gelato<br />

25 febbraio<br />

SE LA SOLITUD<strong>IN</strong>E HA TANTE FACCE<br />

Nei gironi infernali della follia umana, la mancanza dell’altro scatena la mente in un circo di interpretazioni<br />

politico che parla alla folla, un<br />

costruttore di ospedali e il primario<br />

di questi… personaggi<br />

che si moltiplicano attraverso<br />

l’immagine del protagonista.<br />

Ma la follia crescente arriva a<br />

trasformarlo in donna e persino<br />

in cane. Siamo al momento<br />

della verità: l’amara scoperta<br />

di una solitudine che non può<br />

essere fotografata proprio per-<br />

MILANO<br />

Orgia<br />

Un Uomo e una Donna travolti<br />

da una passione tanto forte da<br />

distruggerli. Una tortura sotto<br />

forma di sesso estremo e violento,<br />

mischiato a parole e ricordi:<br />

un sacrificio rituale che diventa<br />

sadomasochismo. Gli spettatori<br />

sono quasi parte della scena, per<br />

evidenziare la potente fisicità di<br />

quest’opera, tra le più visionarie<br />

di Pasolini. La tournée prosegue a<br />

Torino, Bologna e Rovigo.<br />

Spazio Xpò<br />

Dal 24 al 28 febbraio<br />

ché è l’assenza di qualcuno.<br />

L’autore-attore Antonio Rezza<br />

si muove tra teli e panneggi<br />

bianchi nello spazio scenico<br />

allestito da Flavia Mastrella,<br />

coautrice dei suoi spettacoli.<br />

I due artisti collaborano dal<br />

1987 e hanno realizzato sette<br />

opere teatrali, film e molti cortometraggi,<br />

oltre a mostre personali<br />

e romanzi. Ciò che segna<br />

TOR<strong>IN</strong>O<br />

Cecità<br />

Una spaventosa epidemia di<br />

“mal bianco” colpisce un intero<br />

paese diffondendo violenza e<br />

brutalità, in un circolo vizioso<br />

di meschinità e prevaricazioni.<br />

Tratto dal romanzo del premio<br />

Nobel José Saramago, riadattato<br />

per il teatro da Gigi Dall’Aglio,<br />

Cecità è uno sguardo leggero<br />

e impietoso al tempo stesso<br />

sulla precarietà della condizione<br />

umana.<br />

Cavallerizza Reale<br />

Dall’8 al 20 febbraio<br />

il loro prezioso lavoro sono<br />

il distacco coraggioso da una<br />

realtà che non condividono,<br />

una grande coerenza e la forza<br />

di dire ciò che pensano, senza<br />

dover cercare il compiacimento<br />

del pubblico.<br />

Teatro Out Off<br />

dal 22 febbraio<br />

al 20 marzo<br />

M0MIX, AMORI MALEDETTI E NUOVE <strong>DA</strong>NZE<br />

ROMA<br />

Equilibrio<br />

Diretto da Giorgio Barberio<br />

Corsetti, il festival della nuova<br />

danza crea un ponte tra le<br />

grandi figure storiche e le nuove<br />

forze, che sperimentano la contaminazione<br />

con altri linguaggi<br />

come parola, suono, video.<br />

Uovo, la performance in apertura<br />

della rassegna, si snoda<br />

in un percorso appositamente<br />

creato per l’architettura dell’Auditorium.<br />

Auditorium Parco della Musica<br />

Dal 13 febbraio ad aprile<br />

FOYER<br />

Acrobati, trasformisti<br />

e figli di Marconi<br />

MILANO<br />

The Peking Acrobats<br />

Una tradizione che dura da<br />

2mila anni e una vita consacrata<br />

all’allenamento e alla<br />

disciplina rende formidabili<br />

questi acrobati cinesi, conosciuti<br />

e apprezzati in tutto il<br />

mondo e sbarcati finalmente<br />

anche in Italia. La loro arte nasce<br />

dalla fusione di giocoleria,<br />

equilibrismo, ginnastica, senza<br />

trascurare suggestioni di origine<br />

religiosa e mitologica.<br />

Teatro Smeraldo<br />

Dall’8 al 13 febbraio<br />

ROMA<br />

Concha Bonita<br />

Partito da Buenos Aires come<br />

Pablo, virile maschio argentino,<br />

arriva a Parigi e in un attimo<br />

si ritrova con attributi molto<br />

diversi e un nuovo nome<br />

che dice tutto: Concha Bonita.<br />

La vita sembra sorrider…le,<br />

è corteggiatissima, ricca e<br />

bella, ma il passato di marito e<br />

padre busserà alla sua porta...<br />

In sintesi, una brillante commedia<br />

musicale di ispirazione<br />

latinoamericana, diretta da<br />

Alfredo Arias con musiche di<br />

Nicola Piovani.<br />

Teatro Ambra Jovinelli<br />

Dal 2 al 27 febbraio<br />

BOLOGNA<br />

Cartoline da Pontecchio Marconi<br />

È un regista-computer a dirigere<br />

gli attori e a decidere<br />

ciò che deve avvenire sul<br />

palcoscenico. Perché è proprio<br />

l’elettronica il punto d’incontro<br />

tra noi e Marconi. La sua<br />

intuizione geniale, il “tempo<br />

immediato”, il collegamento<br />

istantaneo, senza fili, ha fatto<br />

un balzo di un secolo per<br />

diventare il fondamento della<br />

nostra società.<br />

Teatro Dehon<br />

Dal 17 al 27 febbraio<br />

URBAN 57


ARTE<br />

DI FLORIANA CAVALLO<br />

IMPERFEZIONE SU TELA Disegni in esclusiva<br />

e nuovi dipinti a olio:<br />

a voi Jenny Saville<br />

ROMA<br />

Jenny Saville<br />

Forme sinuose, colli affusolati,<br />

glutei da calendario. Non cercateli<br />

nelle opere di Jenny Saville,<br />

please. Perché semmai, nei suoi<br />

disegni, foto o monumentali<br />

dipinti, proliferano corpi in attesa<br />

di provvidenziali interventi<br />

di chirurgia plastica. O carcasse<br />

di animali, esaminate con maniacale<br />

interesse scientifico e<br />

trasferite sulla tela con robuste<br />

e sanguigne pennellate, intrise<br />

di rossi e marroni.<br />

Vie di mezzo non ce ne sono.<br />

E non sarà troppo difficile scoprirlo<br />

al Macro, dove è allestita<br />

un’ampia mostra di opere della<br />

trentaquattrenne ragazzaccia<br />

dell’arte inglese. Già amata dai<br />

vip e contesa alle aste internazionali.<br />

Macro<br />

fino al 1° maggio<br />

PERCORSI D…ARTE IMPREVEDIBILI<br />

MILANO<br />

Caution on fire<br />

Per conoscere gli autori più nuovi<br />

e scoprire l’altro volto dell’arte<br />

americana: in via Vespucci 5<br />

nasce AR Contemporary Gallery,<br />

TOR<strong>IN</strong>O<br />

Mario Merz<br />

Le serie degli Igloo, realizzati<br />

nei più svariati materiali; poi<br />

ideata da Roberto Annicchiarico<br />

e Barbara Davis. La stagione si<br />

apre con le forme e le visioni di<br />

Robert Kelly, Paul Fleming, Joe<br />

Mancuso, Santiago Cucullu ed<br />

Emilio Perez.<br />

Dall’11 febbraio all’11 marzo<br />

l'avventura dell'Arte Povera e<br />

le sorprendenti installazioni<br />

degli anni Settanta in cristallo,<br />

neon, pietre o addirittura<br />

ortaggi, frutta e giornali; infine,<br />

le opere più recenti, dove<br />

compaiono animali primordiali<br />

come coccodrilli, zebre o tigri.<br />

Sono tutti esposti a Torino<br />

per la grande mostra di Mario<br />

Merz alla Gam e al Castello<br />

di Rivoli. Che, in più, anticipa<br />

l'apertura della fondazione a<br />

lui dedicata, prevista entro il<br />

2005.<br />

Fino al 27 marzo<br />

ROMA<br />

Anselm Kiefer<br />

Regine e vestali, poetesse e<br />

divinità. Kiefer le scomoda tutte<br />

e si mette sulle tracce della<br />

Storia attraverso le grandi icone<br />

femminili del passato.<br />

A villa Medici la sua nuova<br />

grande mostra di opere per lo<br />

più inedite, molte delle quali<br />

create sul posto. Dipinti, libri,<br />

sculture e installazioni.<br />

Fino all’8 marzo<br />

MILANO<br />

Laura Liverani<br />

Allestita negli spazi di Mi-<br />

Camera Bookstore la mostra<br />

Piccionaie è un’occasione per<br />

conoscere il lavoro della giovane<br />

fotografa bolognese, che<br />

per le architetture impossibili<br />

di Hong Kong sembra avere<br />

una vera e propria passione.<br />

Un percorso di 19 immagini<br />

ci porta nella geografia della<br />

gigantesca città asiatica, spingendoci<br />

a esplorare gli spazi<br />

psicologici che si creano tra<br />

cose, persone e paesaggio<br />

urbano.<br />

Dal 24 febbraio<br />

al 15 marzo<br />

Jenny Saville, Reverse, 2002-2003, olio su tela<br />

ART TOUR<br />

Un maestro, una<br />

novità e un Mussolini<br />

very pop<br />

MILANO<br />

Mario Schifano<br />

Dopo la bella mostra<br />

romana del 2002, un altro<br />

appuntamento da non<br />

perdere per i tanti estimatori<br />

dell’arte di Schifano. Stavolta<br />

sono riunite negli spazi della<br />

fondazione Marconi sotto il<br />

titolo Schifano 1960-1964.<br />

Dal monocromo alla strada<br />

ben 164 opere: dai dipinti<br />

con pochi colori a quelli<br />

dove i riferimenti ai dettagli<br />

di strada, come le strisce<br />

pedonali o i “pezzi” di Coca<br />

Cola e di Esso, si fanno<br />

sempre più urgenti.<br />

Tel. 02-29404373<br />

Dal 9 febbraio al 26 marzo<br />

ROMA<br />

ab/wo<br />

Un’altra new entry nel mondo<br />

delle gallerie romane: merito<br />

di Angelo Barone e William<br />

Odon che da Chicago sono<br />

recentemente sbarcati in<br />

vicolo delle Grotte 19 con<br />

ab/wo. Tra i protagonisti<br />

della prossima collettiva, gli<br />

artisti metà astrattisti e metà<br />

figurativi Lesile Baum, Mark<br />

Frisanti, Don Guss, James<br />

Stauber e Friese Undine.<br />

Tel. 06-68135436<br />

Dal 4 febbraio al 24 marzo<br />

BOLOGNA<br />

Marcus Harvey<br />

A più di due anni dalla sua ultima<br />

personale newyorchese,<br />

l’artista di Leeds si presenta<br />

in Italia alla galleria Marabini<br />

con The Führer’s Cakes, un’installazione<br />

ispirata a Hitler<br />

e Mussolini, che tra rimandi<br />

pop si insinuano sulla tela<br />

sotto forma di inquietanti presenze<br />

spettrali.<br />

Tel. 051-6447482<br />

Fino al 30 aprile<br />

URBAN 59


CLUB<br />

ECCENTRICO GOGANGA<br />

Venerdì rock e sabato<br />

funky soul: l’inflessibile<br />

regola del Goganga<br />

MILANO<br />

Goganga<br />

Nonostante la stagione milanese<br />

sembri ancora piuttosto<br />

fiacca e frammentaria, siamo<br />

felici di dare il benvenuto al<br />

Goganga, nuovo club nato e<br />

pensato proprio per riempire<br />

il vuoto che attanaglia la città.<br />

L’idea di partenza è stata quella<br />

di creare un punto di ritrovo in<br />

un’area ancora tutta da scoprire,<br />

spostando il pubblico nottambulo<br />

dal centro verso la zona sud.<br />

ROMA<br />

Anticaja e Petrella<br />

Un modo di dire, un negozio di<br />

antiquariato, un locale notturno.<br />

In due parole “Anticaja e Petrella”<br />

che in romanesco vuol dire robe<br />

vecchie, antiche, ma che è anche<br />

il nome di un’omonima associazione<br />

culturale che, da via Monte<br />

della Farina 62, sbalordisce con<br />

una caotica semplicità dall’atmosfera<br />

molto romana.<br />

Appena entri ti fa esordire con<br />

espressioni di stupore tipo:<br />

“oohhh, ma guarda questo e<br />

quello, e che cos’è quest’altro?”.<br />

E si tratta di una sfida vincente,<br />

sia perché i “padri” del Goganga<br />

ne hanno già vinte di precedenti<br />

(con il Ragoo in viale Monza e<br />

l’Union Club di Città studi), ma<br />

anche perché la zona 4 riserverà<br />

parecchie sorprese nei prossimi<br />

anni. Non è un caso che molti<br />

siti industriali stiano diventando<br />

e diventeranno costosissimi<br />

loft… E se avete dubbi basta<br />

dare un’occhiata al Goganga<br />

stesso, che altro non è che un<br />

vecchio capannone ristrutturato<br />

e reinterpretato con gusto da<br />

Campus&Davighi. Il risultato<br />

è uno spazio ampio e completamente<br />

rinnovato, dall’arredo<br />

caldo e coloratissimo, caratterizzato<br />

dall’utilizzo di materiali<br />

di recupero, lampade in resina,<br />

Se ci passi di giorno trovi dei bei<br />

divani in pelle, mobili inglesi dell’Ottocento,<br />

credenze, lampadari,<br />

quadri, modellini di aerei in legno,<br />

statue della Madonna e altre figure<br />

religiose. Se ci passi di sera, invece,<br />

trovi le stesse cose e in più<br />

ti puoi bere una birra, mangiare<br />

qualcosa e ascoltare un concertino.<br />

Due grosse grotte, proprio<br />

sotto la chiesa di Sant’Andrea<br />

della Valle, senza riscaldamento<br />

– tanto non serve – ospitano<br />

questo insolito locale aperto dal<br />

1987, dal sapore antico, polveroso,<br />

che strizza l’occhio alle<br />

antiche locande-osterie di una<br />

alluminio, plexiglas e lana. Oltre<br />

a una postazione per i dj, il club<br />

è dotato di un palco professionale<br />

con una buona acustica e<br />

pochi problemi di vicinato. Altro<br />

punto a favore è la formula da<br />

disco bar che prevede l’ingresso<br />

assolutamente gratuito, salvo<br />

occasioni particolari, e il costo<br />

delle consumazioni nella media.<br />

Segnaliamo inoltre che, oltre<br />

a una ricca lista di cocktail, c’è<br />

anche una grande attenzione<br />

alla scelta dei vini. Dando un’occhiata<br />

alla programmazione del<br />

mese, alla consolle si alternano<br />

diversi selecter con unico comune<br />

denominatore, cioè selezioni<br />

rigorosamente rock al venerdì<br />

e funky soul al sabato. Lunedì<br />

7 febbraio si tiene lo showcase<br />

volta. Tavoli in legno, un piccolo<br />

palco per i concerti e alle pareti<br />

alcuni dipinti a olio che raccontano<br />

la storia di Enzo Pedriacci,<br />

meglio conosciuto come Enzo<br />

Anticaja, ultimo discendente di<br />

un’antica famiglia di straccivendoli<br />

romani.<br />

“Tra lo stracciarolo di una volta e<br />

il ladro ci passava poco” ricorda<br />

Enzo, che una volta uscito da<br />

Regina Coeli e dopo aver ricevuto<br />

la benedizione dal papa, ha<br />

invitato un suo amico a suonare<br />

la chitarra in quello che era solo<br />

un negozio di anticaje, “ma da<br />

allora ogni sera veniva gente e<br />

dei danesi Saybia e giovedì 10<br />

quello di Stefano Vergani, mentre<br />

per giovedì 24 è previsto lo<br />

spettacolo di cabaret di Debora<br />

Villa, già Iena e protagonista<br />

di Camera Café. Al Goganga lo<br />

spazio a disposizione è parecchio<br />

e pronto a raddoppiare,<br />

tutto dipenderà dalla voglia di<br />

spostarsi e di cambiare le vecchie<br />

abitudini dei milanesi. Ancora<br />

scettici? Provate a farci un<br />

salto e non preoccupatevi di non<br />

trovare posto per parcheggiare.<br />

Benvenuto allora Goganga, con<br />

Gaber nel cuore e una città da<br />

conquistare.<br />

AILÉN GAMBERONI<br />

via Cadolini, 39<br />

tel. 02-36508503<br />

<strong>DA</strong>LL'ANTIQUARIO SI SUONA SOTTOTERRA<br />

così è nato il locale”. Di giorno,<br />

oltre ai corsi di ceramica, ospita<br />

alcuni detenuti del carcere che<br />

vi lavorano e di sera si trasforma<br />

in un club, che nascosto dietro<br />

ai mobili, offre una discreta<br />

programmazione. Martedì lirica,<br />

giovedì cabaret, venerdì e sabato<br />

musica dal vivo, domenica le<br />

partite della Roma. Pochi turisti,<br />

sempre aperto, da non perdere<br />

la pasta e fagioli più buona di<br />

Roma.<br />

ANDREA BAFFIGO<br />

via Monte della Farina, 62<br />

tel. 06-68192176<br />

NIGHTLIFE<br />

Al calar delle tenebre<br />

la vita si accende<br />

NAPOLI<br />

Slovenly rock’n’roll bar<br />

Band-tributo ai miti del r’n’r, indie<br />

bande dal trip sonoro pre, post<br />

+ during punk, psycho selector<br />

di nuova generazione. Tutto<br />

questo e altro ancora in un posto<br />

rokkettaro, metallaro, punkettaro<br />

ma con il gusto del party e la<br />

filosofia del divertimento. Gruppi<br />

musicali – les plus bizarre! – on<br />

stage che arrivano da tutto il<br />

mondo. E una programmazione<br />

che è tutto un programma.<br />

Vico San Geronimo, 24<br />

Tel. 081-5526108<br />

TOR<strong>IN</strong>O<br />

Rockcity<br />

Il venerdì è dedicato alla musica<br />

elettronica curata dallo<br />

staff 10x10 by Fabio Moretto.<br />

Il resident dj Marcelo Tag, già<br />

impegnato nel Circoloco, evento<br />

nato nel 1999 a Ibiza, è abituato<br />

a esportare la sua atmosfera di<br />

festa nelle notti torinesi: suoni<br />

house in tutte le sfaccettature,<br />

non solo abilità nel mixare dischi,<br />

ma continua ricerca di contaminazioni.<br />

Ambiente un po’ in,<br />

come pure il prezzo d’ingresso:<br />

13 euro con consumazione.<br />

Corso Dante, 19/a<br />

Tel. 011-3194737<br />

BOLOGNA<br />

Covo Club<br />

Locale alternativo bolognese<br />

con 20 anni di storia, offre una<br />

programmazione che va dai<br />

concerti di gruppi locali ai grandi<br />

nomi stranieri, con un’attenzione<br />

particolare per le sottoculture<br />

giovanili, dall’indie al northern<br />

soul alla progressive trance.<br />

Frequentatissime le feste a tema,<br />

come gli all-nighters, i raduni mod<br />

che attirano fan da tutt’Europa.<br />

Da non perdere le serate del 4<br />

febbraio con Giant Sand + John<br />

Parish e del 18 con The Eternals.<br />

Viale Zagabria, 1<br />

Tel. 051-505801<br />

Aperto da giovedi a sabato<br />

dalle 22<br />

URBAN 61


PRIMA&DOPO<br />

20<br />

02-8376591<br />

Alle Colonne, lo storico tabaccaio<br />

liberty si ripropone in versione<br />

design-lounge diventando food<br />

& drink (mangia e bevi a tutte le<br />

ore), music & art (dj-set la sera,<br />

proposte di cd e tele contemporanee<br />

alle pareti), books &<br />

design (consultazione e vendita<br />

libri, arredamento minimal), day<br />

& night. In tutto questo bailame<br />

l’aperitivo è a 6 euro con buffet<br />

della “mammetta” (polenta, salsiccia,<br />

arrosto) e poi il 20 di ogni<br />

mese, un evento a sorpresa.<br />

Via Celestino IV ang.<br />

via San Vito<br />

Sempre aperto<br />

KÖPI CLUB MILANO<br />

02-29511139<br />

Restano arredamento e nome,<br />

ma cambia la gestione: ed ecco<br />

che il locale si infarcisce di iniziative<br />

serali e (urrah!) i prezzi<br />

si abbassano. Così al Köpi (che<br />

altro non è che un omaggio subliminale<br />

alla König Pilsner) ora si<br />

aperitiva con 5 euro rimpinzandosi<br />

di tartine, verdurine, patatine,<br />

insalatine, focaccine, olivine…<br />

Sfilano sul bancone birra König<br />

Pilsner (ovvio), Red Beer, Super<br />

Tennent’s e la mitica Guinness, in<br />

pinte medie dai 4 ai 6 euro.<br />

Via Spontini, 6<br />

Chiuso lunedì dopo le 15 e<br />

domenica fino alle 15<br />

DIANA H CLUB<br />

BAXTERLOUNGE<br />

02-20582081<br />

Prima optical-pop, poi bianco-minimalista<br />

e ora vintage-style rivisitato:<br />

il camaleontico bar interno<br />

dell’hotel Diana Majestic cambia<br />

vestito a ogni stagione ma è<br />

sempre alla moda. Se ci andate<br />

a prendere l’aperitivo tra le 19 e<br />

le 22 pagherete 8 euro e con 2<br />

euro di differenza ve lo serviranno<br />

al divanetto. Quest’ultimo va<br />

in coppia o in gruppo, in forma<br />

di mini-salottino illuminato da<br />

cascate di cristalli. Andare sul<br />

presto per accaparrarsene uno.<br />

Viale Piave, 42<br />

Sempre aperto<br />

62 URBAN<br />

MANGIARE & BERE | MILANO<br />

DI MIRTA OREGNA<br />

VIA <strong>IN</strong>TERNET LA PAUSA<br />

PRANZO È PRESTO SERVITA<br />

Spuntino in ufficio? Fate comunella col collega, armatevi di mouse e il pranzo è consegnato. A base di<br />

tacos, centrifugati iper-salutari, chic sushi box o intramontabili panini e tramezzini<br />

Uscire o non uscire? Questo è<br />

il dilemma della pausa pranzo.<br />

Soprattutto in un mese freddo<br />

come febbraio. Se siete stufi del<br />

solito panino o della pasta in<br />

vetrinetta del bar, se non siete tra<br />

i Fantozzi che godono di mensa<br />

aziendale o non ne potete più di<br />

farvi portare l’ennesima pizza-express,<br />

ecco il delivery che gioverà<br />

allo spirito e soprattutto allo stomaco.<br />

Comune denominatore per<br />

tutti un sito da cui ordinare quello<br />

che si vuole mettere sotto i denti<br />

e una spesa minima obbligatoria<br />

per consegna: fate dunque comunella<br />

col vicino di scrivania, armatevi<br />

di mouse e il pranzo è servito.<br />

Per le giornate più uggiose ci sono<br />

i matti di JungleJuice<br />

(www.junglejuice.it): basta l’allegra<br />

colonna sonora del sito per regalare<br />

un raggio di sole al proprio<br />

intervallo. Pro-umore e pro-salute,<br />

acerrime nemiche della caloria<br />

inutile, le loro proposte sono<br />

a base di frutta e verdura: dai<br />

centrifugati anti-stress a quelli<br />

per combattere l’insonnia (3,50-<br />

5 euro), dalle invitanti insadonie<br />

metà insalate e metà macedonie<br />

(5-7 euro) ai divertenti mofongo<br />

(5-6 euro) con cereali fino ai bagels<br />

ripieni senza – udite udite<br />

– colestorolo.<br />

Se i ritmi tropicali non fanno per<br />

voi, per rendere più piccante<br />

(ma non troppo) la pausa si può<br />

pensare a un saporito tacos texmex:<br />

Bacchetteforchette<br />

(www.bacchetteforchette.it) per 15<br />

euro te ne consegna tre ancora<br />

caldi e fumanti, ripieni di pollo,<br />

manzo, queso o chili, accompagnati<br />

dall’istituzionale guacamole<br />

e panna acida; o se temi un cocco<br />

post-prandiale puoi scegliere a<br />

9,50 euro una delle variopinte<br />

salad, come la Montezuma (niente<br />

a che vedere con la terribile<br />

vendetta del viaggiatore) fatta di<br />

pollo, prosciutto cotto, formaggio,<br />

insalata e noci, da condire come<br />

sopra: fidatevi, niente male. Il cuoco<br />

virtuale si appoggia a ristoranti<br />

reali: basta un click online e il tacos<br />

si trasforma in curry, spaghetti<br />

di soia o risotto.<br />

Ai più trendy va segnalato il re<br />

del giappo-food: ParcoSushi,<br />

Sembra che a Milano i locali mangerecci<br />

in serie siano l’ultimo trend<br />

del momento: aperto il primo di<br />

successo ecco il secondo e immancabilmente<br />

il terzo. E questo è<br />

proprio un terzo che non vive (ma<br />

è aiutato) della fama dei fratelli<br />

maggiori. Zio Pesce (nome senza<br />

un perché, ma che tutti ricorderanno)<br />

è l’ultima creatura del gruppo<br />

Seven, quattro soci che hanno<br />

imbroccato la formula giusta e dopo<br />

un caloroso wine-bar a Porta<br />

Genova e uno sulla Martesana, si<br />

sono dati all’ittica tornando in zona<br />

Ticinese. Lo spazio, defilato dal<br />

che ha da poco inaugurato la<br />

sede di via Giovanni da Procida<br />

18 (www.parcosushi.it). I box da<br />

delivery, chicchissimi se si vuole<br />

impressionare la collega o un cliente,<br />

contengono di tutto e di più<br />

(3-16 euro) come il toro temaki,<br />

rotolone fatto a mano con tonno;<br />

sashimi spesso di octopus; o lo<br />

speciale roll tutto-riso ricoperto di<br />

semi di sesamo con tonno, gamberi<br />

e alga, oltre a una bustinaomaggio<br />

di giappo-green-tea di<br />

ArtedelRicevere. E a chi vi dice che<br />

i sushi sono tutti uguali, intingetelo<br />

nella soia e fategli vedere che non<br />

si stacca un chicco che è uno!<br />

Evergreen il tramezzino, ripieno<br />

traffico, prima era occupato da un<br />

avvocato con l’hobby della cucina,<br />

ma non ci riconoscerete nulla: oggi<br />

l’arredamento è 100 per cento<br />

in stile Seven, con parquet, tappeti<br />

di cocco, tendaggi country, casse<br />

e scatole di vino sparse ovunque.<br />

Sulle lavagnette alle pareti<br />

il pescato di giornata: attenzione<br />

dunque, quello che c’è oggi non<br />

è detto ci sia domani, ma di certo<br />

c’è una scelta discreta tra primi,<br />

secondi e dolci, un piatto di carne<br />

per non scontentare nessuno e,<br />

da premiare, un ottimo rapporto<br />

qualità-prezzo. Lo Zio propone<br />

con ogni bendiddio (2,50 euro<br />

l’uno): speck e radicchio senza<br />

maionese, roastbeef, lattuga e<br />

semi di senape per carnivori, uova,<br />

peperone grigliato e basilico per<br />

vegetariani. Tramezzino Itì<br />

(www.tramezzino.it) accontenta<br />

tutti e ve li consegna in una scatola<br />

di cartoncino che farà la sua<br />

porca figura anche sulla scrivania<br />

del capo più scettico. Altrimenti<br />

per chi si incaponisce con il panino,<br />

ci pensa il Panino Giusto, con<br />

i suoi gustosi, costosi gioielli, da<br />

ordinare su www.myfood.it.<br />

Certo, il delivery vi costerà qualche<br />

euro in più, ma volete mettere<br />

la comodità?<br />

PESCE? QUEL CHE PASSA LO ZIO<br />

Il mare in tavola, fresco fresco di giornata. E il conto non va mai per traverso<br />

sfiziosi antipasti (zeppole di mare,<br />

sarde in carpione e salmone marinato<br />

tanto per far venire l’acquolina),<br />

pastasciutte pesciose e i pesci<br />

trovati di buon mattino al mercato,<br />

per un totalone che viaggia sui<br />

20/25 euro. Poi c’è il vino e, per<br />

chi ha da spendere e spandere,<br />

l’astice. Una cena marinara senza<br />

andare in rovina!<br />

ZIO PESCE – OFFIC<strong>IN</strong>A DI MARE<br />

via Cicco Simonetta, 8<br />

tel. 02-58109145<br />

chiuso domenica, aperto solo<br />

la sera<br />

illustrazione: Allegra Agliardi<br />

http://www.urbanmagazine.<br />

it/Tarchivio.html<br />

A CIASCUNO LA SUA FONDUTA<br />

Come in baita, forchettina alla mano, da intingere in olio, brodo, formaggio o cioccolato bollente<br />

LE CLOCHARD<br />

02-89155631<br />

Nuova sede per l’erede della<br />

risto-disco anni Ottanta di<br />

Courmayeur: la baita di città, trascorsi<br />

tre anni sul Naviglio, riapre<br />

guidata dal versatile rampollo<br />

Federico Ramazzotti che dai piatti<br />

da dj è passato a quelli in cucina.<br />

Va da sé che la tendenza è savoiardo-valdostana<br />

con ricette e<br />

ingredienti tipici che più tipici non<br />

si può (raclette, braserade, pierrade<br />

e clocherade, con grolla finale<br />

al caffè) ma la vera superstar<br />

rimane la fondue: Valdostana al<br />

formaggio; Vigneronne con vino<br />

e Bourguignonne, con apposito<br />

baslotto in cui cuocere nell’olio<br />

bollente carne di manzo, maiale<br />

e pollo, da tuffare poi in un caleidoscopio<br />

di salsine. La fontina<br />

colata è poi come il prezzemolo:<br />

sugli gnocchi, sui medaglioni di<br />

cervo con mirtilli, sulla polenta…<br />

E per gli indecisi c’è un pratico<br />

menu-degustazione da provare in<br />

coppia per 25 euro.<br />

Viale Tibaldi, 1<br />

Aperto solo la sera, tranne<br />

domenica<br />

Una risto-pizzeria made<br />

in Campania, interamente<br />

bufala-oriented, dove<br />

tutto è tipico, compreso<br />

l’accento dei camerieri<br />

Un’altra ventata di napoletanità<br />

a catena soffia sulla<br />

Madonnina: dopo i plurimi<br />

RossoPomodoro dediti a pizzullelle<br />

e fritti assortiti e la serie<br />

infinita di Anema e Cozze (di<br />

cui l’ultimo approdato con le<br />

sue impepate sulla sponda del<br />

Naviglio), ecco che Milano si<br />

dota di un nuovo polo campano,<br />

questa volta bufala-oriented.<br />

Dove? In porta Romana, dai<br />

Fratelli La Bufala – Pizzaioli<br />

Emigranti che, fatta fortuna,<br />

dopo la Campania Felix (leggi<br />

Napoli, Caserta, Salerno) si sono<br />

lanciati alla conquista del settentrione.<br />

Ma veniamo ai fatti.<br />

Due i piani: uno fronte-strada,<br />

dove si mangia un filino pigiati<br />

(180 i coperti dichiarati) e non<br />

certo in atmosfere da tête-atête,<br />

l’altro underground riservato<br />

alla zona privée (perché a<br />

Milano ogni locale che si rispetti<br />

pare debba averne una) e alla<br />

IL SANTO BEVITORE<br />

02-33614065<br />

La signora Graziella, belga, e il<br />

marito svizzero Filippo Combe,<br />

unite vite, passaporti e tradizioni<br />

gastronomiche, un lustro fa<br />

hanno creato in piena Chinatown<br />

un localino nord-europeizzante<br />

il cui nome si rifà (per chi non lo<br />

sapesse) al romanzo di Joseph<br />

Roth. Ambiente accogliente,<br />

ideale per fare serata con i piatti<br />

rigorosamente di casa loro<br />

(lumache, cozze e anatra), mentre<br />

i cavalli di battaglia (per 18<br />

euro) sono la fondue Chinoise<br />

con brodo, manzo a volontà e<br />

dieci salse (curry, bernese, tapenade,<br />

rafano, mirtilli piccanti<br />

e chi più ne ha più ne metta),<br />

con tanto di patatine, frutta per<br />

pulirsi la bocca e Porto finale da<br />

bere col brodo rimasto; la vera<br />

fonduta svizzera ai tre formaggi<br />

con kirsch e vino bianco e, dulcis<br />

in fundo, la cioco-fonduta in<br />

cui affogare fragole, meringhe,<br />

noci e il pensiero delle calorie<br />

ingurgitate.<br />

Via A. Aleardi, 22<br />

Chiuso lunedì<br />

sala d’attesa (eh sì, la gente<br />

è tanta e si fa la coda). Nota<br />

positiva: griglia e forno della<br />

pizza fumano in bella vista tra i<br />

commensali senza – questo era<br />

il pericolo – impestare i vestiti.<br />

Il menu è infinito, e se l’insegna<br />

recita Pizzeria, non lasciatevi<br />

trarre d’inganno: le pizze ci sono<br />

e pure “bbuone”, classiche<br />

napoletane un po’ spesse e<br />

ricoperte da un mare di mozzarella<br />

(dai 5 euro della Marinara<br />

– salatina – ai 10,50 della Reale<br />

con ricotta, provola e crudo), ma<br />

in verità qui è il bengodi della<br />

bufala a 360 gradi. Non solo<br />

nelle bianche vesti di latticino,<br />

ma in tutto e su tutto, carne dell’animale<br />

inclusa (salsiccia, bistecca,<br />

filetto o straccetto) cotta<br />

alla brace. Rigorosamente tipici,<br />

oltre ai prodotti, i camerieri che<br />

servono con originale accento<br />

e spensieratezza napoletana.<br />

Che volete farci? Pagate il conto<br />

(tra i 15 e i 35 euro) e beveteci<br />

sopra una proverbiale tazzulella<br />

di caffè.<br />

FRATELLI LA BUFALA<br />

viale Sabotino, 1/A<br />

tel. 02-58328448<br />

sempre aperto<br />

LISA’S<br />

02-29405838<br />

Fino a poco tempo fa l’insegna<br />

recitava “Fondue di Pechino”,<br />

poi – forse per attrarre gli<br />

impiegati in pausa-pranzo – il<br />

nome è cambiato (peccato),<br />

ma grazie a Dio o a Buddha,<br />

la qualità no. Questo è infatti<br />

l’unico ristorante pechinese<br />

in città e lo si vede dal menu,<br />

lunghissimo e intraducibile<br />

(nessun problema, vi aiuterà<br />

il giovane e alto proprietario),<br />

in cui primeggia per l’appunto<br />

la fonduta. Per onestissimi 15<br />

euro ecco il brodo bollente,<br />

piccante o non, in cui muniti<br />

di bacchette immergerete verdure<br />

(funghi, bambù, cavolo),<br />

carne (vitello, manzo, agnello)<br />

e pesce (gamberi, calamari,<br />

granchio) intinti in una speciale<br />

salsa pechinese di otto<br />

ingredienti che il cuoco non ci<br />

ha voluto rivelare. Insieme vi<br />

porteranno tofu, spaghetti di<br />

soia e gamberi… buona “foltuna”<br />

dunque e buon appetito.<br />

Via Tadino, 52<br />

Sempre aperto<br />

LA RACLETTE<br />

02-89401316<br />

Con il 2005 festeggia dieci<br />

anni il primo, unico e originale<br />

ristorante milanese dedicato alla<br />

Raclette, formaggio francese<br />

fatto colare a fette su montagne<br />

di patate e salumi: un ricco piatto<br />

dello sciatore che sull’argine<br />

del Naviglio riscuote successo<br />

(credeteci) in ogni stagione. Da<br />

un’isola centrale – per 11,50 euro<br />

a cranio – ci si serve di patate<br />

e formaggio a volontà, insieme si<br />

ordinano a scelta salumi (mocetta,<br />

lardo di Colonnata o Arnad,<br />

speck, prosciutto di Parma,<br />

coppa piacentina e così via, dai<br />

5,50 ai 7 euro) o, con 3 euro,<br />

la Raclette si fa vegetariana con<br />

verdure grigliate e pomodori<br />

alla piastra. In alternativa, si pesca<br />

dal ricco menu una fonduta<br />

Valdoise in coccio di terracotta<br />

rivisitata con gorgonzola (12<br />

euro) e si chiude con l’immancabile<br />

grappino. Doppio consiglio:<br />

saltate il pranzo e bevete solo<br />

alcolici, sarà una goduria.<br />

Alzaia Naviglio Grande, 38<br />

Chiuso lunedì<br />

ATTENZIONE! NON ABBUFALATEVI<br />

ROSSO&BIANCO<br />

Eravamo quattro amici<br />

al bar…<br />

Tutto ha avuto inizio una<br />

sera, in un locale di Milano<br />

(e dove se no?) intorno a<br />

un buon bicchiere di vino.<br />

Quattro amici decidono di fare<br />

qualcosa che – primo – li diverta;<br />

secondo, diverta anche<br />

altri; terzo, abbia a che fare<br />

con il vino; quarto, e non ultimo,<br />

non sia l’ennesima trovata<br />

commerciale: i wine-bar<br />

in città spuntano come funghi<br />

e degustare è talmente di<br />

moda che ormai non c’è più<br />

gusto nel farlo. Poi un giorno<br />

i quattro amici si restringono:<br />

Marco e Matteo, 67 anni in<br />

due, entrambi con sangue<br />

veneziano nelle vene (ora capite<br />

la passione per ombre e<br />

cicchetti), l’uno imprenditore,<br />

l’altro copywriter, ma impastati<br />

con nuove tecnologie,<br />

pubblicità e comunicazione,<br />

si buttano animaecore nel loro<br />

vinopensiero e cominciano<br />

a predicarlo ai quattro venti<br />

facendosi chiamare Enoterici.<br />

È un successo. Ma che fanno?<br />

Easy. Tutti i Mercoledrink<br />

scelgono un wine-bar milanese<br />

e organizzano per gli<br />

adepti una degustazione<br />

accompagnata da salumi, salami<br />

o magari un risotto, con<br />

un costo sostenibile che viaggia<br />

dai 10 ai 15 euro (vino<br />

permettendo); appuntamento<br />

che spesso e volentieri si tramuta<br />

in Cenoterica, con qualche<br />

euro e qualche bicchiere<br />

in più. Per seguire la corrente<br />

basta iscriversi sul sito e scoprire<br />

la wine-date più vicina.<br />

L’iniziativa è aperta a tutti i<br />

Bacco-fan, neofiti o già avvinati,<br />

con un’unica controindicazione:<br />

divieto assoluto per<br />

sommelier-secchioni!<br />

ENOTERICI<br />

www.enoterici.com<br />

matteo@enoterici.com<br />

marco@enoterici.com<br />

URBAN 63


PRIMA&DOPO<br />

LE COPPELLE<br />

06-6832410<br />

Un salotto nel salotto questo<br />

piccolo frequentatissimo american<br />

bar su una delle piazzette<br />

più fashion della capitale. Si entra<br />

e si è già al bancone bar per<br />

gli aperitivi, senza troppi assaggi<br />

ma con un rigoroso “olive e patatine”<br />

al massimo. A destra una<br />

lunga sala tutta divani e cuscini,<br />

aria intima piuttosto minimal<br />

chic. Qui va meglio per rhum<br />

invecchiato (ce ne sono ben 18<br />

tipi) o un long drink anche molto<br />

long perché si va avanti oltre le<br />

due di notte.<br />

Piazza delle Coppelle, 52<br />

Sempre aperto<br />

OMBRE ROSSE<br />

06-5884155<br />

Seduti sotto i funghi-stufa godetevi<br />

un dehor molto bohemien<br />

tra artigiani vagamente etnici<br />

e qualche indovino su piazza<br />

Sant’Egidio. L’interno con quell’aria<br />

primo Novecento non è<br />

meno piacevole: vecchio bancone,<br />

specchi, pavimento bianco<br />

e nero. Buona musica d’ascolto,<br />

dal vivo il giovedì, e tante cose<br />

da prendere: un tè ma anche<br />

aperitivi con frutta secca ripiena,<br />

involtini di coppa e albicocca.<br />

Ottimo whisky, rhum, grappe e<br />

cocktail. Un must la prima colazione,<br />

alle sette del giorno dopo.<br />

Piazza Sant’Egidio, 12<br />

Chiuso domenica mattina<br />

FRIENDS<br />

06-5816111<br />

Fino a un po’ di tempo fa i suoi<br />

buffet per l’aperitivo erano mitici,<br />

ora forse ha un po’ ridotto però<br />

andateci lo stesso. Uno perché<br />

speriamo torni a sfiziarci di tanti<br />

assaggi, due perché i camerieri<br />

sono simpatici, l’ambiente<br />

anche, le paste sono più che<br />

discrete e la piazza è ancora una<br />

volta una delle più carine della<br />

città. Luci e arredi high-tech<br />

fanno quasi modernariato ormai,<br />

ma la gente sta fuori, in piedi, e<br />

c’è sempre un bel giro.<br />

Piazza Trilussa, 34<br />

Chiuso domenica mattina<br />

MANGIARE & BERE | ROMA<br />

DI LAURA RUGGIERI<br />

ACQUANEGRA: MOLTO PIÙ<br />

CHE UN'ACQUA M<strong>IN</strong>ERALE<br />

Cucina giusta, ambiente<br />

caldo, prezzi azzeccati e<br />

una carta con125 acque<br />

minerali<br />

Prendete due professionisti<br />

delle notti romane: uno, Danilo<br />

Proietti, mente e anima di alcuni<br />

dei luoghi cult della capitale,<br />

dal Goa al Ketumbar passando<br />

attraverso nuovi concept dell’intrattenimento<br />

e stili di vita.<br />

L’altro, Alessio Fabrizi, pierre di<br />

razza dei locali e delle serate<br />

più modaiole di Roma. Metteteli<br />

insieme per un nuovo progetto,<br />

Ha aperto durante la Notte<br />

bianca questo wine bar con<br />

una piccola scelta da ristorante<br />

in una strada alberatissima del<br />

quartiere Parioli. L’ambiente è<br />

minimal dalle linee pure, i colori<br />

sui toni del bianco, beige e<br />

grigio chiaro, i volumi lineari e<br />

puliti. Anche la cucina è quasi<br />

minimale, non fosse altro che<br />

per i piccoli spazi. Giovanissimi i<br />

camerieri con i difetti ma anche<br />

i pregi del caso. Verrebbe da<br />

dire che qui il cibo non conti poi<br />

tanto, se la cosa non suonasse<br />

un po’ strana… ma questo è<br />

un ristorante a due passi da<br />

piazza Navona. Vi aspettereste<br />

l’ennesimo locale fashion tutto<br />

immagine, bella gente e prezzi<br />

alle stelle. E invece no, ecco<br />

Acquanegra, aperto solo da<br />

qualche mese e già lanciatissimo.<br />

Food design sì, atmosfera<br />

quella giusta, aperitivi affollati e<br />

musica lounge, con dj e non, e<br />

talvolta anche dal vivo, e perfino<br />

una compilation, Acquanegra, in<br />

uscita ogni sei mesi. Ma soprattutto<br />

una cucina vera, buona,<br />

nostrana e perfino salutista,<br />

resa più lieve e curata in alcune<br />

specialità regionali, a un prezzo<br />

un book’s bar e i libri sì che<br />

regnano sovrani e campeggiano<br />

a parete al posto delle bottiglie.<br />

Non sono d’arredo come in quei<br />

pub con le finte copertine di<br />

legno in bella vista, perché a fine<br />

cena a ogni cliente ne arriva<br />

uno in regalo. E c’è di più, a fine<br />

giugno si terrà un premio letterario<br />

Book’s Bar per scrittori<br />

esordienti. Mentre aspettate di<br />

trovare l’ispirazione per l’incipit,<br />

provate il carpaccio di tre pesci<br />

con salsa al gusto tabulé, gli<br />

gnocchi di zucca oppure il polpettone<br />

con ripieno di verdure.<br />

veramente sorprendente. Evviva!<br />

E si mangia anche a tutte le ore<br />

(la sera si ordina fino all’una). Il<br />

locale, circa 900 metri quadri,<br />

è davvero molto bello: cemento<br />

resinato a terra, materiali come<br />

tek e vetro: da quello di alcune<br />

teche per la gastronomia<br />

per uno snack più veloce all<br />

day a quello delle grandi pareti-finestre<br />

sulla strada. Linee<br />

pulite, spazi leggeri come gli<br />

esili papiri che ritornano citati<br />

anche nelle foto retroilluminate<br />

incassate alle pareti. Atmosfere<br />

fluide, molte candele e una luce<br />

sommessa. Ci vai anche solo<br />

Volete due buoni motivi per sorvolare<br />

sul dessert? Ci è sembrato<br />

che lo chef sui dolci dovesse<br />

ancora perfezionarsi un po’ e,<br />

last but not least, alla porta accanto<br />

c’è una delle migliori gelaterie<br />

di Roma: aria da vecchia<br />

latteria (soprattutto prima della<br />

ristrutturazione quando il locale<br />

ci piaceva ancora di più) e un<br />

gelato fantastico.<br />

BOOK’S BAR<br />

via Eleonora Duse, 1/E<br />

tel. 06-80691468<br />

chiuso domenica<br />

per passare una serata in un bel<br />

posto. Incontri gente, ti fermi<br />

per un aperitivo prolongé (serata<br />

clou la domenica) con tanti<br />

assaggi sul bancone lungo 12<br />

metri che gira intorno a tre sale<br />

del locale. Poi passi al tavolo per<br />

la cena e scopri che si mangia<br />

anche bene: magari un flan di<br />

zucchine, la cacio e pepe, un filetto<br />

di spigola agli agrumi e per<br />

finire il tiramifoglie, rivisitazione<br />

light di una millefoglie. Arrivano<br />

altri amici per un cocktail after<br />

dinner e alla fine hai speso al<br />

massimo sui 20-25 euro. A<br />

pranzo invece con 7 euro mangi<br />

tre mezze porzioni in un grande<br />

piatto unico, mentre il sabato e<br />

la domenica c’è il brunch, costa<br />

15 euro ed è servito al tavolo.<br />

Complimenti e continuate così,<br />

soprattutto ora che arriverà anche<br />

lo spazio al piano inferiore<br />

con un grande tavolo degustazione<br />

per prodotti di nicchia e<br />

vini da scoprire. Anche se ad<br />

Acquanegra il vero must sono le<br />

acque: 125 da tutto il mondo in<br />

carta (con tanto di schede sulle<br />

caratteristiche e consigli sugli<br />

abbinamenti), ma soprattutto a<br />

parete. Scaffalature squadrate,<br />

appena illuminate come citazioni<br />

di dipinti di Morandi: bottiglie le<br />

più diverse, solo di acqua, però.<br />

Per lo più bellissime, alcune da<br />

collezione come la Voss o la Tau,<br />

e c’è perfino l’Acquanegra: se ti<br />

piacciono puoi pure comprarle.<br />

ACQUANEGRA<br />

largo del Teatro Valle, 9<br />

tel. 06-68136830<br />

aperto dalle 10 alle 2<br />

BIBLIOTECA CON CUC<strong>IN</strong>A<br />

Carpacci di pesce con dignità letteraria, fine cena con book gift. Buon appetito e buona lettura!<br />

illustrazione: Allegra Agliardi<br />

<strong>DA</strong> MEZZANOTTE <strong>IN</strong> POI<br />

Per languori tardivi, per improvvisi appetiti notturni: dove spiluccare dal tramonto all’alba<br />

LA PROVENCE SOTTO CASA<br />

Le delizie della cucina<br />

regionale francese<br />

di un parigino “alla<br />

vaccinara”<br />

Tutto il calore, l’atmosfera e<br />

i piatti di un autentico bistrot<br />

francese. Potremmo essere in<br />

una strada del Marais a Parigi e<br />

invece siamo dietro a via Veneto,<br />

vicino a locali da turisti un po’<br />

demodé. Hubert Vallois, invece,<br />

giovane parigino ex informatico<br />

con una straordinaria passione<br />

per i fornelli e un grande amore<br />

per l’Italia, vi conquisterà con<br />

piatti di rigorosa e sostanziosa<br />

tradizione. Messa al bando la<br />

nouvelle couisine o tendenze<br />

modaiole, qui si mangia secondo<br />

ricette regionali e preferibilmente<br />

di campagna, che sia la Provenza<br />

o il Périgord. Una cucina casalinga<br />

dai sapori intensi a base<br />

di prodotti che arrivano dalla<br />

Francia e dai condimenti piuttosto<br />

ricchi, ideale in questi mesi<br />

freddi. E allora per cominciare<br />

i tanti paté o per esagerare la<br />

terrina di foie gras e poi una<br />

goduriosissima zuppa di cipolle,<br />

la soupe Parmentier, il confit<br />

d’anatra, le cosce di rana alla<br />

provenzale leggermente croccanti<br />

e perfino le lumache come<br />

si fanno in Borgogna, servite in<br />

ciotolina con un coperchio di pastasfoglia.<br />

Non è certo da dieta,<br />

ma decisamente memorabile, la<br />

tartiflette della Savoia, un tegame<br />

di patate, lardo e formaggio<br />

reblochon. Dopo questo inno alle<br />

calorie fermatevi a chiacchierare<br />

con Hubert che arriverà al vostro<br />

tavolo raccontandovi ricette<br />

contadine apprese dalla mamma<br />

dopo la laurea in economia e<br />

commercio. Musica di sottofondo<br />

di chansonnier in due piccole sale<br />

con pochi tavoli e molto legno,<br />

ottimi vini d’Oltralpe con ricarichi<br />

onesti e dolci da non mancare<br />

– come la tarte tatin e la soave<br />

creme brulée – rischiano di farvi<br />

diventare habituè, con una spesa<br />

sui 35 euro.<br />

LE BISTROT D’HUBERT<br />

via Sardegna, 135<br />

tel. 06-42013161<br />

chiuso sabato a pranzo<br />

e domenica<br />

Da Anacleto si beve<br />

bene ma non si tira tardi<br />

64 URBAN URBAN 65<br />

SHAMS<br />

06-57301550<br />

In via Galvani, cuore della movida<br />

capitolina, se vuoi mangiare<br />

etnico fino alle 4 del mattino<br />

vai da Shams, anche take away.<br />

Certo non avrai un tavolo tutto<br />

per te, ma al bancone sugli sgabelli<br />

è anche più divertente: tra<br />

una chiacchiera e l’altra non si<br />

è mai soli, mentre ti affettano il<br />

kebab di agnello a qualsiasi ora.<br />

Seduto lì puoi scegliere un cous<br />

cous oppure le falafel con le<br />

salse: buonissima quella di baba<br />

ganoush (vellutata di melanzane<br />

e crema di sesamo). È un piatto<br />

quasi unico lo shwarma giroll<br />

con la pita. Alla fine tra sapori<br />

maghrebini e mediorientali non<br />

avrai speso più di 10 euro. Così<br />

resterebbe fuori solo il dolce,<br />

per esempio una baklava forse<br />

un po’ troppo sciropposa. Ma<br />

c’è sempre un cornettaio di riserva<br />

in zona.<br />

Via Galvani, 12<br />

Sempre aperto<br />

LA BASE<br />

06-4740659<br />

Spaghetti alla carbonara alle prime<br />

luci dell’alba? Oppure carne<br />

argentina invece che un cappuccino?<br />

Pressoché unico posto a<br />

Roma dove si può osare tanto è<br />

La Base, aperto fino alle cinque<br />

(ma attenti, la cucina è aperta<br />

“solo” fino alle 4 e mezza!). Se<br />

invece arrivate entro le 20,45<br />

c’è lo sconto del 20 per cento.<br />

Più o meno tutti ci siamo passati<br />

almeno una volta, magari anche<br />

solo per una bruschetta e pizza<br />

dopo la discoteca. Il locale non<br />

è proprio di quelli che passano<br />

inosservati, tra il pub e la trattoria<br />

ipercarica con un bel po’<br />

di luci a effetto che fanno tanto<br />

una piccola Las Vegas casareccia.<br />

Si mangia sotto le presenze<br />

scultoree di Louis Armstrong,<br />

Ella Fitzgerald, i Blues Brothers<br />

con tanto di saletta al piano inferiore<br />

dedicata a Elvis.<br />

Via Cavour, 274<br />

Sempre aperto<br />

SABY’S BEAN<br />

06-6864038<br />

Poco più che un corner con un<br />

bancone, è una sorta di piccolo<br />

faro nella notte nel triangolo<br />

più caciarone della capitale,<br />

tra Campo dei Fiori e piazza<br />

Navona. Quando lo adocchi<br />

hai la sensazione di essere finalmente<br />

in uno di quei piccoli<br />

empori fornitissimi del Village<br />

a New York o a Soho a Londra,<br />

dove a qualsiasi ora della notte<br />

puoi comprare un tramezzino<br />

uova sode e cucumber o fare la<br />

spesa dopo il teatro, il ristorante,<br />

il cocktail bar. Beh, il tramezzino<br />

al cucumber c’è anche qui:<br />

lo si mangia fuori sulla panchina,<br />

seguito magari da un’insalata<br />

greca o svedese coi gamberetti.<br />

Per stare sul nostrano,<br />

lasagne vegetariane e cannelloni<br />

caldi e magari pure una bottiglia<br />

di vino. E per chiudere, brioche<br />

e cioccolata!<br />

Via del Biscione, 14<br />

Chiuso domenica<br />

COYOTE BAR<br />

339-8721836<br />

Un locale multiforme in cima<br />

al Monte dei Cocci a<br />

Testaccio, dove concedersi<br />

un succulento mix di carni<br />

alla griglia anche alle tre di<br />

notte o solo bere una birra<br />

sulla bellissima terrazza (in<br />

inverno coperta e riscaldata,<br />

don’t worry). L’atmosfera si<br />

scalda veramente quando si<br />

fanno le ore piccole e i ritmi<br />

incalzano e si balla a oltranza<br />

con dj resident e ospiti che<br />

si alternano, soprattutto nelle<br />

serate clou. Tra una nota<br />

e l’altra, si mangiano anche<br />

primi piatti e pizza, insalate o<br />

solo un panino. Buona l’offerta<br />

di cocktail e drink vari per<br />

bere in compagnia (il locale è<br />

piuttosto vivace) ma anche da<br />

sorseggiare in due ritagliandosi<br />

angoli decisamente più<br />

riservati.<br />

Via di Monte Testaccio, 48<br />

Sempre aperto<br />

illustrazione: Allegra Agliardi<br />

ROSSO&BIANCO<br />

Da quando ha cambiato casa<br />

Anacleto Bleve forse incute ancor<br />

più un certo sacro rispetto.<br />

Siamo nel gotha delle enoteche<br />

e non a caso il “grande padre”<br />

alla cui scuola sono cresciute<br />

schiere di degustatori ha scelto<br />

uno spazio che più bello e<br />

prestigioso non poteva essere:<br />

Palazzo Lante della Rovere a<br />

due passi dal Pantheon. Sale<br />

magniloquenti, grandi spazi<br />

(ben 900 metri quadri!), soffitti<br />

affrescati, addirittura sculture,<br />

marmi e una fontana, con Bacco,<br />

ovviamente. Forse l’insieme è fin<br />

quasi troppo solenne, anche se<br />

adeguato a un’esperienza del<br />

palato e dello spirito altrettanto<br />

straordinaria. Tina, moglie di<br />

Anacleto, ha già posizionato sul<br />

bancone lungo sette metri molti<br />

suoi piatti forti. A cominciare dai<br />

carpacci, come quello strepitoso<br />

di baccalà. Eccellenti gli involtini,<br />

sua specialità: peperone con<br />

tonno delle Azzorre, acciughe e<br />

capperi, magatello di manzo con<br />

verza rossa e aceto balsamico<br />

e poi tante selezioni di salumi<br />

e formaggi. Per accompagnare<br />

in degustazione almeno 15 vini<br />

(dai 6 ai 50 euro al bicchiere:<br />

ebbene sì 50 euro perché qui se<br />

volete farvi del male vi stappano<br />

perfino una bottiglia da 300<br />

euro). I piccoli dolci sono cercati,<br />

provati e selezionati andando in<br />

giro per l’Italia. In questo tempio<br />

del buon bere c’è anche la possibilità<br />

per i privati di conservare<br />

le proprie bottiglie. Avrete capito,<br />

insomma, che siamo oltre il<br />

top, ma è un vero peccato che<br />

gli orari siano da educande: non<br />

oltre le 22 la chiusura (martedì<br />

e sabato addirittura alle 20). E<br />

chissà che Anacleto o almeno<br />

suo figlio Alessandro non vogliano<br />

cedere un po’ alla notte e<br />

regalarci un po’ di tempo in più<br />

e grandi piaceri con orari meno<br />

severi…<br />

CASA BLEVE<br />

via del Teatro Valle, 48/49<br />

tel. 06-6865970<br />

chiuso domenica e lunedì


PRIMA&DOPO MUSICA PER LA PANCIA<br />

ANTICA DROGHERIA<br />

CALZOLARI<br />

051-222858<br />

Non wine-bar: mescita di vino!<br />

Perché qui, al posto della solita<br />

lista alla lavagna, i vini sono tutti<br />

esposti e anche per un solo<br />

bicchiere ti aprono la boccia.<br />

Da degustare, rigorosamente<br />

in piedi, all’interno del negozio<br />

o sotto il portico appena fuori<br />

dalla porta. Il vino più pregiato<br />

del momento è una bottiglia<br />

da 5 litri Chateau d’Yquem,<br />

rarissimo Sauternes del valore<br />

di 5mila euro. Il locale nasce<br />

nel 1920 come drogheria, oggi<br />

è anche enoteca e spaccio di<br />

prodotti tipici. Ultima chicca, il<br />

gestore Stefano Del Fiore: poeta<br />

dialettale…<br />

Via Giuseppe Petroni, 9<br />

Chiuso domenica<br />

FORMOSA CAFÉ<br />

051-241251<br />

Per un aperitivo dopo il lavoro,<br />

per iniziare la serata prima<br />

della disco o semplicemente<br />

per ascoltare della buona musica<br />

lounge: il Formosa Café. E<br />

anche per l’occhio, che vuole la<br />

sua parte, un design originale<br />

in stile american bar. Ottimi i<br />

cocktail (specialità della casa il<br />

Formosa), da provare la stuzzicheria<br />

(tataki di tonno), strategica<br />

la posizione (a pochi passi<br />

dalla zona universitaria). E non<br />

male anche la gente.<br />

Via Ranzani, 13<br />

Sempre aperto<br />

IL MARSAL<strong>IN</strong>O<br />

051-238675<br />

Wine&music bar, osteria, enoteca<br />

e aperitivo mangereccio: e<br />

molto di più. Alla faccia delle dimensioni<br />

del locale, a Bologna il<br />

Marsalino è diventato un luogo<br />

di culto. Il locale è estremamente<br />

accogliente, il gestore un fiume<br />

di simpatia e la musica gravita<br />

sul jazz elettronico e dintorni.<br />

La vera particolarità del<br />

luogo? I giovedì del Marsalino:<br />

rassegna di cabaret e teatro. E<br />

ancora reading di poesia e cene<br />

a lume di candela.<br />

Via Marsala, 13/d<br />

Sempre aperto<br />

66 URBAN<br />

MANGIARE & BERE | BOLOGNA<br />

DI C<strong>IN</strong>ZIA NEGHERBON<br />

& CIBO PER LE ORECCHIE<br />

Dj set tra una polpetta<br />

di ceci e uno sformato di<br />

zucchine<br />

Una volta arrivati davanti alla<br />

porta, probabilmente ad accogliervi<br />

sarà la mascotte del locale:<br />

il mitico Arturo, distinto bulldog<br />

francese grande ascoltatore<br />

di musica. Che a ritmo della<br />

stessa si fionderà verso di voi<br />

senza troppa timidezza, per poi<br />

accompagnarvi sgambettando<br />

attraverso il locale: un nuovo bistro,<br />

expo&store café aperto da<br />

dicembre nel cuore di Bologna.<br />

Uno spazio globale polivalente<br />

diviso in tre settori indipendenti<br />

ma comunicanti e con un con-<br />

PASTICCERIA D’AZEGLIO<br />

051-583310<br />

Se avete solo cinque minuti,<br />

fate un salto in questa pasticceria<br />

per un assaggio variegato.<br />

I tavolini sono solo all’aperto<br />

sotto il portico (tutto l’anno),<br />

ma all’interno avete pur sempre<br />

il bancone. Da non perdere<br />

le mini-Sacher della casa e<br />

a Carnevale sfrappole (ossia<br />

chiacchiere bolognesi) a manetta!<br />

Per vostra conoscenza:<br />

ha accontentato clienti illustri<br />

come il Papa.<br />

Via D’Azeglio, 69<br />

Aperto dalle 6,30 alle 21.30<br />

Chiuso martedì<br />

cept che mira piuttosto in alto:<br />

concentrare in un unico spazio<br />

tutte le forme d’arte più innovative,<br />

a tutte le ore del giorno.<br />

Con le proposte più strettamente<br />

culinarie si parte già dalla<br />

mattina, che prevede una ricca<br />

colazione al tavolino o al bancone,<br />

e si continua con il brunch e<br />

poi con il lunch vero e proprio,<br />

che propone (a prezzi modici)<br />

opzioni vegetariane come cous<br />

cous e polpette di ceci con riso<br />

basmati, oppure tomino con verdure<br />

e sformato di zucchine, ma<br />

anche insalate di pollo e trofie<br />

con funghi e salsiccia. Poi arriva<br />

il tè del pomeriggio, da sorseggiare<br />

nell’angolo lettura sfogliando<br />

qualche libro o una rivi-<br />

ANTICA BOLOGNA<br />

051-231064<br />

Per una pausa più prolungata<br />

che soddisfi palato e vista,<br />

l’Antica Bologna è il locale<br />

perfetto. Frequentato da uomini<br />

d’affari che al mattino non<br />

disdegnano una lussuosa colazione,<br />

è l’ideale per gli amanti<br />

del tè del pomeriggio e, chiaramente,<br />

per i golosi di ogni<br />

categoria. La ricca varietà di<br />

pasticcini e torte vanta l’utilizzo<br />

esclusivo di lievito naturale<br />

e burro.<br />

Via San Vitale, 88<br />

Aperto tutti i giorni dalle 7<br />

alle 20.30<br />

sta specializzata. E si finisce con<br />

l’aperitivo pre-disco, con un buffet<br />

talmente ricco da giustificare<br />

l’assenza dell’opzione cena, alla<br />

presenza di dj cool come Pasta<br />

Boys, Rodriguez, Pornofunky e<br />

Flavio Vecchi. A differenziare il<br />

locale, dunque, il condimento<br />

onnipresente della musica. I veri<br />

estimatori bolognesi si saranno<br />

infatti accorti che il nome ricorda<br />

fin troppo quello di un noto<br />

negozio di dischi in via Zucchi<br />

(il Main Street Records), specializzato<br />

in vinile e frequentato<br />

da collezionisti, dj e amanti del<br />

rare groove, della techno Detroit<br />

e dell’easy listening. Ebbene,<br />

da febbraio sarà l’intero negozio<br />

a trasferirsi qui assieme<br />

OSTERIA BROCCA<strong>IN</strong>DOSSO<br />

051-234153<br />

Se il vostro scopo è un’intensa<br />

e prolungata sosta, potenzialmente<br />

di ore a seconda<br />

della capacità di stomaco, il<br />

paradiso dei golosi Osteria<br />

Broccaindosso è quello che<br />

fa per voi. L’atmosfera ha un<br />

sapore antico, quello di una<br />

taverna piena di legno, con<br />

lume di candela e grappoli di<br />

aglio e peperoncino che calano<br />

dal soffitto. Qui potrete degustare<br />

una cenetta deliziosa con<br />

prodotti tipici di buona qualità.<br />

Ma vale la pena, almeno una<br />

volta nella vita, arrivarci a sto-<br />

ai proprietari Luca, Mauro ed<br />

Emanuel, e a Luca Trevisi della<br />

Hot Groovy Records. Che a scadenza<br />

fissa si proporranno una<br />

programmazione incentrata sulla<br />

musica, con dj set e live act.<br />

E le sorprese continuano con<br />

le esposizioni a rotazione delle<br />

opere di artisti emergenti, come<br />

il giovane siciliano Sacha Garcia<br />

attualmente in mostra; e ancora<br />

video proiezioni, installazioni<br />

e performance. In sostanza,<br />

peccati di gola, viaggi mentali e<br />

sonorità ricercate.<br />

MSC/MA<strong>IN</strong> STREET CAFÉ<br />

via Polese, 7/2A<br />

tel. 051-270610<br />

chiuso domenica<br />

LA CARICA DEGLI ZUCCHERI<br />

Torte, mousse e sfrappole: l’inverno si combatte a suon di calorie. Per cinque minuti o un’intera serata<br />

maco vuoto e sfondarsi solo<br />

di dolci. Perché quest’osteria<br />

offre un servizio tutto particolare:<br />

pagate un “ticket” e<br />

mangiate fino a esaurimento!<br />

Scordatevi dunque il concetto<br />

di “porzione”: qui vi verrà portato<br />

il dolce per intero. Mousse<br />

al cioccolato (intere ciotole,<br />

ripeto), mascarpone, bignè<br />

ripieni, panna cotta, tiramisù,<br />

zabaione, zuppa inglese, dolce<br />

al caffè, mousse di fragola e ricotta<br />

o al limone, torta ai pinoli,<br />

alla frutta, della nonna, margherita,<br />

crostate, sfrappole…<br />

Via Broccaindosso, 7/A<br />

Chiuso domenica<br />

illustrazione: Allegra Agliardi


MANGIARE & BERE | TOR<strong>IN</strong>O<br />

DI CHRISTIAN CAROSI<br />

NIENTE FRONZOLI, A TAVOLA<br />

CI VUOLE CONCENTRAZIONE<br />

Atmosfere chic-rarefatte,<br />

per percorsi degustativi<br />

inconsueti<br />

Gianni, Stefano e Alessandro.<br />

Tre giovani soci per un progetto<br />

culinario tutto da assaporare<br />

sperimentando il gusto<br />

di piatti tradizionali e interessanti<br />

variazioni sul tema.<br />

L’azzardo, quello di aprire un<br />

anno fa un ristorante a Torino,<br />

quando i segnali di crisi erano<br />

già ben evidenti, la concorrenza<br />

agguerrita e il rischio di imbarcarsi<br />

in un’avventura senza<br />

sbocco reale.<br />

Eppure con caparbietà e passione<br />

gli ostacoli diventano<br />

sfide e il piacere del successo<br />

si gusta maggiormente. I clienti<br />

tornano portando gli amici,<br />

i commensali sono gratificati<br />

dalle proposte mai banali<br />

presentate con gusto, l’atmosfera<br />

si fa via via più calda.<br />

Per cui non fatevi ingannare<br />

dall’ambiente minimal che caratterizza<br />

l’arredo del locale,<br />

dall’essenzialità quasi zen con<br />

cui è apparecchiata la tavola<br />

o dall’aplomb del restaurant<br />

manager che vi serve in sala:<br />

si tratta di una scenografia<br />

accuratamente predisposta per<br />

esaltare l’esperienza papillare<br />

ed estetica dei piatti e dei vini<br />

senza creare troppe distrazioni<br />

esterne. D’altra parte, ci vuole<br />

un filo di concentrazione per<br />

degustare una delle 250 referenze<br />

offerte in mescita e abbinate<br />

con perizia alle diverse<br />

portate. È bene prepararsi<br />

con un minimo di attenzione<br />

ad assaporare un antipasto<br />

di petto e coscia di piccione<br />

glassato al miele di castagno e<br />

cipolline d’Ivrea. Anche l’insalata<br />

di trota fario con rughetta<br />

e salsa al Moscato d’Amburgo<br />

o il salmone di torrente con<br />

mandorle e crema di porri<br />

richiedono una certa predisposizione<br />

d’animo. Lentamente<br />

si viene introdotti senza forzature<br />

lungo un percorso fatto<br />

di piacevoli sorprese e solide<br />

conferme che solo l’attenta<br />

ricerca dei prodotti all’origine<br />

e l’amore per la preparazione<br />

artigianale dei piatti è in grado<br />

di offrire. Né mancano alla<br />

carta esperienze più “robuste”<br />

come quella garantita dai ravioli<br />

di provola affumicata, dalle<br />

tagliatelle al ragù francese<br />

o dagli ossibuchi alla piemontese<br />

con tortino di polenta e<br />

porri, per toccare l’apoteosi<br />

con una specialità della Val<br />

Stura: l’agnello sambucano<br />

passato in un profumato pangrattato.<br />

Con antipasti e primi<br />

che si aggirano intorno agli 8<br />

euro e secondi tra i 14 e i 18,<br />

l’invito a sedere sotto la volta<br />

luminosa del Light non rischia<br />

neppure di lasciarvi delusi al<br />

momento del conto.<br />

LIGHT<br />

via Giacosa, 10/A bis<br />

tel. 011-19707281<br />

chiuso domenica e lunedì<br />

a pranzo<br />

PROPRIO TUTTA UN'ALTRA BIRRA<br />

Nelle Langhe, all’ombra dei vitigni di nebbiolo, fermentano birre come non le avete mai viste<br />

Degustare una pinta di birra<br />

come se si trattasse di<br />

un calice di prezioso Barolo,<br />

osservandone il colore, inspirando<br />

gli odori e centellinando<br />

l’assaggio. Tutto ciò accade<br />

veramente nel microbirrificio<br />

Baladin dove l’arte di produrre<br />

la bevanda dei faraoni è praticata<br />

con maestria dal creativo<br />

Teo, uno che di fermentazione<br />

se ne intende parecchio. Dopo<br />

aver studiato con i maestri<br />

del Nord Europa è tornato al<br />

paese d’origine per proporre<br />

le sue invenzioni al luppolo,<br />

squarciando la tradizione che<br />

vede le Langhe famose per il<br />

loro Dolcetto. Per chi si reca<br />

tra queste belle colline, l’alternativa<br />

al rosso oggi sono<br />

le bionde e le scure rigorosamente<br />

preparate in casa con<br />

la stessa passione dei mastri<br />

vinai, curando la scelta degli<br />

elementi di base, la fermentazione,<br />

le fasi di imbottigliamento<br />

e mescita. Il risultato<br />

sono sapori e consistenze<br />

uniche nel loro genere, una selezione<br />

accuratamente studiata<br />

e proposta alla clientela: si va<br />

dall’erotica Elixir che racchiude<br />

l’essenza del calore dell’alcool<br />

(10%!) e l’armonia dei distillati<br />

torbati delle Islay dai quali ha<br />

origine, fino alla richiestissima<br />

Super (10 euro la bottiglia da<br />

75 cc.) ispirata alle birre d’abbazia<br />

belghe, caratterizzata<br />

da “un intenso bouquet di<br />

fiori caldi, albicocca e banana<br />

matura con punte di mandorla<br />

amara”: non a caso ha ottenuto<br />

nel 2000 il titolo di “migliore<br />

d’Italia” al Great British Beer<br />

Festival. La sperimentazione<br />

continua di Teo è arrivata a<br />

sviluppare anche gelatine a<br />

base di birra, soprannominate<br />

kikke, che si accompagnano<br />

ai piatti suggeriti dallo chef.<br />

Il tutto in un ambiente informale,<br />

dominato dai fusti in cui<br />

si prepara il magico fermento<br />

e accompagnati dalla musica,<br />

suonata dal vivo il mercoledì<br />

sera.<br />

LE BALAD<strong>IN</strong><br />

piazza V Luglio, 15 – Piozzo<br />

(Cuneo)<br />

tel. 0173-778013<br />

chiuso lunedì<br />

illustrazione: Allegra Agliardi<br />

PRIMA&DOPO<br />

E-LASTICO<br />

011-3819590<br />

Chi lo ha detto che ai Docks<br />

Dora ci si va solo a tarda sera?<br />

Qui si può far colazione,<br />

pranzare, bersi un aperitivo e<br />

navigare gratuitamente in rete,<br />

godendosi anche durante il<br />

giorno uno spazio ristrutturato<br />

con cura che dispone di un<br />

ingresso autonomo rispetto<br />

all’area dei magazzini. Per far<br />

tardi c’è sempre tempo, il programma<br />

dei concerti è ricco e<br />

nel fine settimana si tirano anche<br />

le tre. Cocktail a 6 euro.<br />

Via Valprato, 76<br />

Chiuso domenica<br />

MOOD LIBRI E CAFÉ<br />

011-5660809<br />

Se non ce la fate ad arrivare<br />

fino a casa per iniziare la<br />

lettura del libro che vi siete<br />

appena comprati o volete<br />

sfogliare con calma i testi<br />

prima di fare la vostra scelta,<br />

qui siete liberi di farlo. Magari<br />

davanti a una tazza di caffè<br />

con torta o sorseggiando<br />

l’aperitivo con quel fare un<br />

po’ bohemien che dona tanto.<br />

Atmosfera accogliente, arredamento<br />

ricercato e il piacere<br />

di nutrire contemporaneamente<br />

mente e corpo rendono<br />

esclusiva l’esperienza.<br />

Via Cesare Battisti, 3/e<br />

Aperto dalle 8 alle 21<br />

Chiuso domenica<br />

GALLERY CAFFÈ<br />

011-8170107<br />

Per gli appassionati dell’aperitivo<br />

ricco e del buon vino che<br />

amano rilassarsi in ambienti<br />

dal sapore retrò, un tipico<br />

caffè arredato in stile con tanto<br />

di soffitto a cassettoni in<br />

legno. Ideale per non perdere<br />

l’atmosfera dei tempi andati<br />

che si può assaporare in una<br />

visita al museo Accorsi che si<br />

trova lì a pochi passi. Il buffet<br />

è il punto di forza con tartine,<br />

grana, pasta per tutti i gusti.<br />

Via Po, 59/a<br />

Chiuso domenica<br />

URBAN 67


MANGIARE & BERE | NAPOLI<br />

STUZZICH<strong>IN</strong>I E CANZONETTE?<br />

RIVOLGETEVI AL FONOCHEF<br />

Un risto-disco per tutte<br />

le ore e tutti i gusti<br />

F due punti fonoteca. Ovvero<br />

come un negozio di dischi<br />

del tipo letto/visto/inevitabilmente<br />

amato in Alta fedeltà si<br />

“r-evoluziona” senza mutare<br />

geneticamente e sviluppa un<br />

food bar niente male.<br />

Riassunto delle puntate precedenti.<br />

Partorita nel 1991 con<br />

la formula del noleggio cd e<br />

vinili, habitat naturale per la<br />

libera circolazione della cultura<br />

musicale, “La” Fonoteca<br />

è stata laboratorio di sperimentazione<br />

per avanguardie<br />

musicali urbane e feconda<br />

fucina di gruppi emergenti.<br />

Forte di questa sua identità,<br />

con un nuovo “electro chill<br />

out compilation design” e con<br />

l’aggiunta di nuovi spazi luminosi<br />

e ospitali, uno dei quali<br />

voluttuosamente food bar,<br />

“La” Fonoteca è oggi spazio<br />

multifunzionale, interattivo e<br />

multimediale, molto europeo<br />

e poco mittel, dove ci si può<br />

nutrire in più sensi, per tutti<br />

i sensi, passando dal tatto al<br />

gusto, dalla vista all’olfatto,<br />

dall’udito allo spirito.<br />

Facciamo un giro? L’arancio,<br />

il bianco, il verde delle luci<br />

interrompono lievemente il<br />

leit-motiv vinaccia/cannadifucile<br />

scelto per omogeneizzare<br />

pareti e floor. Tutto<br />

è geometricamente light:<br />

persino le toilette, segnalate<br />

da gigantograffiti uomo &<br />

donna, trasmettono la voglia<br />

di tornare presto a visitarle…<br />

Il nuovo fonotecaro foodbar<br />

funziona con menu cangianti a<br />

seconda dell’ora, ergo si divide<br />

in quattro grandi categorie<br />

(kantiane?): breakfast, pranzo,<br />

tea time, luuuungo aperitivo/cena/dopocena<br />

etc. Di<br />

mattina, con calma, dalle dieci<br />

in poi, ecco allora un’allegra<br />

possibilità di prima (vabbè,<br />

facciamo seconda) colazione<br />

a base di yogurt composti e<br />

cereali, frullati e centrifugati,<br />

cocktail dietetici e post-sbornia,<br />

con caffetteria very originale<br />

including caffè del forno<br />

(zucchero di canna, cannella,<br />

chiodi di garofano, caffè caldo<br />

e brandy: supergulp!) e frappé<br />

persino al carcadé. A pranzo<br />

(che fonofame!) piatti del giorno<br />

tipo zuppe, sartù di riso,<br />

insalatone, piadine, crepes e<br />

croissant agrodolci e/o salati.<br />

Dalle cinque, torte antilanguorino<br />

e cicchetti scacciapensieri.<br />

Di sera, gli aperitivi<br />

featuring le invenzioni di Zac<br />

the fonochef, la musica dei dj<br />

non-resident e poi libri, cd e<br />

tuttoquantofamusica molti-<br />

plicato un sacco di fonogente<br />

carinacarina. Perdindirina,<br />

fonocara, che vuoi di più?<br />

Quanto ai prezzi, l’idea base<br />

qui è il 5 euro politico. Che<br />

magari arriva al 6. Insomma,<br />

piucchessufficiente.<br />

Ah, c’è anche la navigazione<br />

gratuita. Traghetto per<br />

Procida?<br />

FONOTECA<br />

via Morghen, 31<br />

tel. 081-5560338<br />

sempre aperto (h 10-24)<br />

NOVITÀ PER CENA E D<strong>IN</strong>TORNI<br />

Pizza sì, ma non solo. Quattro nuove tappe dall’aperitivo al dopocena per buongustai un po’ curiosi<br />

OLIVA & CAPPERI<br />

081-7810081<br />

Baccalà, polipetti, focacce, fritture,<br />

pizze, ripieni al forno, primi e<br />

secondi piatti rigorosamente in<br />

diretta dai migliori e più classici<br />

ricettari napoletani. Ma l’arredo<br />

è elegante, il servizio garboso e<br />

simpatizzante, i quadri carini, i<br />

prezzi nella media (pizza&birra<br />

10 euro). Due piani. Bella new<br />

entry. Consegna a domicilio. In<br />

the City.<br />

Via Monteoliveto, 33/35<br />

Chiuso domenica<br />

SUD TERRANEA CLUB<br />

081-5522114<br />

A pochi metri da piazza Dante,<br />

dal Modernissimo e da piazza<br />

del Gesù, una novità che mette<br />

insieme enogastronomia, musica<br />

dal vivo, teatro e cabaret. Gli aficionado<br />

del sabato si esibiscono<br />

“live” in maniera spontanea e<br />

divertente. Complice una buona<br />

carta di vini e l’accogliente atmosfera<br />

della “casa”. Si apre alle<br />

18.30. Happy hour.<br />

Vico Quercia I, 3<br />

Aperto da venerdì a domenica<br />

PIZZA RE<br />

081-7644086<br />

DI CIRO CACCIOLA<br />

I re più importanti della storia<br />

sono tutti riportati nel menu, in<br />

un gioco accattivante e saporito,<br />

che premia i sapori con le teste<br />

coronate più famose d’Europa.<br />

La vera regina però anche qui<br />

resta la Margherita, o la pizza<br />

in generale. All’elegante piccola<br />

sala con vista mare si aggiunge<br />

un’ampia sala inferiore. Per la<br />

pizza, non più di 15 euro.<br />

Via Partenope, 2/a<br />

Sempre aperto<br />

MISS JOCELYN RADIO BAR<br />

335-5278189<br />

Il concept è ambizioso. “Essere<br />

controcorrente significa oggi<br />

tornare alla tradizione”. L’idea è<br />

di Jocelyn, americana in trasferta<br />

napoletana, tenuta a battesimo<br />

da musicisti dell’area 99 Posse<br />

e Almamegretta in versione selector<br />

e decollata già bene con<br />

suoni poco aggressivi e atmosfere<br />

molto salottiere. Per l’aperitivo.<br />

Oppure dopocena. Get together?<br />

Via Martucci, 28<br />

Sempre aperto<br />

illustrazione: Allegra Agliardi<br />

PRIMA&DOPO<br />

YOGURTLANDIA<br />

0421-224679<br />

Sapete quante qualità ha lo<br />

yogurt? Non contiene aromi<br />

artificiali. Ha meno calorie del<br />

gelato tradizionale. È ricco di<br />

preziosi fermenti lattici vivi.<br />

E così via. Qui lo trovate in<br />

decine di varianti e di gusti,<br />

in coppette o confezioni da<br />

asporto. Sistemato su un<br />

buon piatto di frutta fresca<br />

sostituisce il pranzo. Fast<br />

food alternativo & light. E<br />

magrissimo: solo l’1 per cento<br />

di grassi!<br />

Piazza Santa Maria La<br />

Nova, 2<br />

Sempre aperto<br />

FANTASIE DI PANE<br />

081-668175<br />

Esiste da sempre. Cioè, da<br />

anni. Adesso però è in gran<br />

voga tra i single della zona<br />

chic & rich. Perché, oltre a<br />

sfornare decine di tipi diversi<br />

di pane, pizze farcite e ripiene,<br />

focacce & co., prepara<br />

contorni, primi piatti, paste<br />

fresche, fritturine, arancini<br />

di riso, brioche e dolci da<br />

colazione e dessert pronti a<br />

risolvere la vita in cucina ai<br />

più pigri.<br />

Via Schipa, 46<br />

Chiuso domenica pomeriggio<br />

e giovedì pomeriggio<br />

A 41<br />

339-7269403<br />

Wine bar molto musicale che<br />

promette (e mantiene) antipasti,<br />

tagliate di formaggi &<br />

salumi biologici, panini intriganti,<br />

cocktail carioca & paulistani<br />

ma anche (soprattutto)<br />

una buona carta di vini suddivisi<br />

per regione. Insomma,<br />

no primi piatti. Sì divertimento.<br />

Due salette dall’arredo<br />

pieno di citazioni (dall’Egitto<br />

a Keith Haring) e di specchi,<br />

luci soffuse e bambù. Che<br />

funziona. Cooooool?<br />

Via Arcoleo, 41<br />

Chiuso lunedì<br />

URBAN 69


© Simon C Roberts/nb Pictures/Grazia Neri<br />

UNURBAN<br />

l'altrove che avete sempre inseguito<br />

A Mirny, qualche grado sotto il Circolo Polare Artico<br />

nella Siberia orientale, le temperature medie invernali si<br />

aggirano intorno ai meno 40 e a volte in gennaio-febbraio<br />

lambiscono i meno 60. In un luogo dalla natura<br />

tanto ostile è facile immaginare lande desolate lontane<br />

centinaia di chilometri dal primo avamposto umano. E<br />

invece Mirny è conosciuta in un tutto il mondo perché<br />

nel 1955 i geologi vi hanno scoperto un prezioso giacimento<br />

minerario. Sul ciglio di una miniera a cielo aperto<br />

profonda 500 metri, è sorta una piccola cittadina, dove,<br />

salvo con un permesso speciale, gli stranieri non possono<br />

accedere.<br />

Chi vi abita sembra essere molto orgoglioso della propria<br />

miniera, tanto che le coppie fresche di matrimonio,<br />

dopo le foto di rito sulla piattaforma panoramica, buttano<br />

la bottiglia di champagne vuota nel cratere.<br />

abitare<br />

sul<br />

baratro<br />

URBAN 71

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