PUGNI DA MAESTRO VESUVIO ZAPPING TUTTI IN CODA - Urban
PUGNI DA MAESTRO VESUVIO ZAPPING TUTTI IN CODA - Urban PUGNI DA MAESTRO VESUVIO ZAPPING TUTTI IN CODA - Urban
SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO TUTTI IN CODA RILASSATEVI! IN FILA SI PUÒ VEDERE UNA CITTÀ DIVERSA PUGNI DA MAESTRO ALL'INDOMITA DI ROMA, DOVE LA BOXE È DAVVERO UNA RELIGIONE VESUVIO ZAPPING UNA NOTTATA ZIZZAGANDO TRA I PALINSESTI PARTENOPEI LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 31/01/05 • EURO zero 35 FEBBRAIO
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SPEDIZIONE <strong>IN</strong> A.P.-70%-MILANO<br />
<strong>TUTTI</strong> <strong>IN</strong> CO<strong>DA</strong><br />
RILASSATEVI! <strong>IN</strong> FILA SI PUÒ VEDERE UNA CITTÀ DIVERSA<br />
<strong>PUGNI</strong> <strong>DA</strong> <strong>MAESTRO</strong><br />
ALL'<strong>IN</strong>DOMITA DI ROMA, DOVE LA BOXE È <strong>DA</strong>VVERO UNA RELIGIONE<br />
<strong>VESUVIO</strong> <strong>ZAPP<strong>IN</strong>G</strong><br />
UNA NOTTATA ZIZZAGANDO TRA I PAL<strong>IN</strong>SESTI PARTENOPEI<br />
LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 31/01/05 • EURO zero<br />
35<br />
FEBBRAIO
SOMMARIO|FEBBRAIO<br />
7 URBAN VOCI<br />
11 URBAN DREAMS<br />
12 QUESTIONE<br />
DI SFUMATURE<br />
14 LA CO<strong>DA</strong> È UGUALE PER <strong>TUTTI</strong><br />
18 FUORI I SECONDI<br />
23 NON FATELO A SAN VALENT<strong>IN</strong>O<br />
26 STREGATI <strong>DA</strong> EVA KANT<br />
28 UNA NOTTE<br />
<strong>DA</strong> TELECAFONE<br />
32 TRA LE PAG<strong>IN</strong>E DI PHILOPAT<br />
34 CHI HA <strong>IN</strong>CASTRATO SUGAR BABE<br />
39 CONVERGENZE<br />
PARALLELE<br />
47 SHOPP<strong>IN</strong>G<br />
49URBAN<br />
GUI<strong>DA</strong> FILM<br />
MEDIA<br />
50<br />
52<br />
69 LIA CELI: IL MORBO DELLA ZUCCA PAZZA LIBRI 53<br />
MUSICA 54<br />
71 UNURBAN<br />
URBAN Mensile - Anno 5, Numero 35 - 31.01.05<br />
RE<strong>DA</strong>ZIONE<br />
redazione@urbanmagazine.it<br />
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via San Calocero 22, 20123 Milano<br />
stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />
via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />
Come nel film Sliding Doors, la legge sul fumo ha diviso<br />
la vita delle persone: chi sta dentro e chi va fuori. E a<br />
seconda della parte del muro in cui ci si trova cambia la<br />
percezione sulla città<br />
Non importa quante volte cadi ma quante riesci<br />
a rialzarti: chi pratica l’arte nobile impara a tirare<br />
cazzotti ma soprattutto a non mollare mai. Una<br />
palestra a Roma conserva tutto il fascino della boxe<br />
dei tempi d'oro<br />
Ventiquattro ore di sana influenza invernale passate a<br />
rovistare tra il meglio e il peggio delle tele-frequenze<br />
campane. La guarigione è assicurata!<br />
Metanopoli, a San Donato Milanese, sud est di Milano.<br />
Quartiere vetrina dell’industria petrolifera italiana, dove<br />
rigorose geometrie international style si specchiano nei<br />
cristalli bluastri dei curtain wall. Blu, verde e azzurro,<br />
omaggio cromatico all’energia degli idrocarburi, sono le<br />
tonalità dominanti<br />
TEATRO 57<br />
ARTE 59<br />
CLUB 61<br />
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MILANO 62<br />
ROMA 64<br />
BOLOGNA 66<br />
TOR<strong>IN</strong>O 67<br />
NAPOLI 69<br />
copertina di:<br />
Zefa<br />
URBAN 5
URBAN VOCI<br />
WISHFUL TH<strong>IN</strong>K<strong>IN</strong>G<br />
Proprio mentre battiamo i denti dal freddo, proprio<br />
quando per strada non ci sono cappotto o piumino<br />
che tengano, l’aria gelida si infila dappertutto e ci dà<br />
un generalizzato e diffuso senso di disagio, tra le idee<br />
che albergano più o meno stabilmente nella zucca si<br />
fa largo la consapevolezza che più in basso di così la<br />
colonnina di mercurio non potrà più andare. Che ormai<br />
la strada verso la bella stagione è di nuovo in discesa<br />
e al più tardi fra sei mesi torneremo incredibilmente a<br />
vagabondare per la città in cerca di ombrosi ripari dalla<br />
canicola. Così, grazie a questo pensiero, nonostante i<br />
persistenti rigori invernali ritorna la voglia di uscire di<br />
casa e vivere la città come più ci piace. E per una volta<br />
abbiamo voluto dare visibilità a questa idea-aspirazione<br />
illustrandola sulla copertina del nostro invernalissimo<br />
numero di <strong>Urban</strong>.<br />
La grande novità di febbraio è che ampliamo decisa-<br />
LETTERE<br />
NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE<br />
Caro <strong>Urban</strong>,<br />
forse è solo una coincidenza, ma la proposta di Steven<br />
Holl per la riqualificazione delle vecchie strutture in<br />
ferro della High line di New York non è una “pensata”<br />
originale. Provare per credere, nella vecchia Europa, Le<br />
Viaduc Daumesnil a Parigi nel XII arrondissement.<br />
La ferrovia che portava dallo snodo di Reuilly fino<br />
alla stazione della Bastille, in centro, è stata oggetto<br />
nel 1969 di un’interessante opera di riqualificazione.<br />
Mentre la vecchia stazione è stata demolita per dare<br />
il posto all’Opéra de la Bastille, il tratto urbano della<br />
linea ferroviaria è stato trasformato in un lungo percorso<br />
pedonale – quasi tutto nel verde – che attraversa<br />
la città, su sopraelevate, tunnel, ponti, condomini con<br />
giardini etc. fino ad arrivare a Place de la Bastille. È<br />
amatissimo dai joggers indigeni o di passaggio e da<br />
tutti coloro che lo percorrono (in ogni stagione) a piedi,<br />
in bici o con i roller.<br />
Alexan Alexanian, Milano<br />
Per fortuna nessuno ha il monopolio delle buone idee.<br />
Forse Steven Holl è passato per il XII arrondissement di<br />
Parigi e ne ha tratto ispirazione, forse l’idea gli è venuta<br />
indipendentemente, comunque sia il progetto di riqualificazione<br />
della High line di New York per noi resta una<br />
pensata geniale.<br />
FEBBRAIO 35<br />
hanno collaborato con noi:<br />
allegra agliardi<br />
andrea baffigo<br />
eleonora baiocchi<br />
fulvia bartoli<br />
maurizio baruffaldi<br />
diego bazzani<br />
mente il numero e la zona di residenza dei nostri lettori:<br />
oltre che nelle nostre cinque città d’elezione, d’ora<br />
in poi <strong>Urban</strong> si potrà trovare anche a Palermo, Bari,<br />
Firenze, Padova e Verona. Così, quanto pesino i pugni<br />
all’Indomita di Roma, come tradiscano i torinesi o quali<br />
siano le trasmissioni televisive cult per i napoletani, lo<br />
sapranno lungo tutto lo stivale.<br />
A questo punto, non resta che augurare buona lettura<br />
ai vecchi affezionati e dare il benvenuto a quei curiosi<br />
che stanno sfogliando le pagine di <strong>Urban</strong> per la prima<br />
volta...<br />
ALIENI POCO ATLETI<br />
justyna bieda<br />
maria broch<br />
serena burioni<br />
ciro cacciola<br />
christian carosi<br />
cesare cicardini<br />
ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
Caro direttore,<br />
ho sempre sospettato che quelli che il Comune spaccia<br />
per cassonetti differenziati fossero delle astronavi<br />
aliene dormienti che presidiano le città, in attesa dell’ordine<br />
di attacco dallo spazio. Ma devo dire che in<br />
questo senso <strong>Urban</strong> mi ha veramente rassicurato. Se gli<br />
E.T. appartengono tutti alla schiatta di quel mingherlino<br />
immortalato nel servizio sulla spazzatura torinese<br />
pubblicato a dicembre, allora davvero non ci dobbiamo<br />
preoccupare!<br />
Tommaso Bonaccioni, Torino<br />
Caro Tommaso,<br />
non sottovalutare gli alieni per le loro dimensioni! Non<br />
solo si dice che il vino migliore stia nella botte piccola,<br />
ma può darsi che quelle misure fetali siano sintomo di<br />
una civiltà avanzatissima in cui la prestanza fisica risulti<br />
irrilevante e poco desiderabile. Non è da escludere che<br />
il nostro omino incarni i canoni della bellezza extraterrestre<br />
e che sul suo pianeta ci siano legioni di femmine<br />
sue simili pronte a saltargli addosso!<br />
daniele coppi<br />
giorgia ferrario<br />
stefano formentini<br />
ailén gamberoni<br />
alessandro lecis<br />
maurizio marsico<br />
ASSAGGIATORE DI STRUFFOLI<br />
Spettabile redazione,<br />
in quanto a struffoli mi considero un vero esperto;<br />
a occhi chiusi, solo dal profumo, riesco a distinguere<br />
quello fatto a Mergellina da quello fritto a<br />
Capodimonte. Lo struffolo pubblicato sullo scorso numero<br />
di <strong>Urban</strong> ha qualcosa che non mi convince.<br />
Non è che non sia un vero struffolo, ma ha un'aria forestiera.<br />
Mi sbaglierò ma quel dolce non è stato fatto a<br />
Napoli…<br />
Massimo Cimbali, Posillipo<br />
Caro Massimo,<br />
ci hai azzeccato. In effetti, lo struffolo fotografato è<br />
stato preparato dalla signora Elena Ferrante, una napoletana<br />
doc, trasferitasi anni fa a Milano. Dopo la foto<br />
il dolce è stato recapitato in redazione ed è stato velocemente<br />
assimilato, da redattori e collaboratori. Tra chi<br />
si è abboffato c’era anche un napoletano, che ha fatto i<br />
complimenti alla cuoca. Complimenti che sottoscriviamo<br />
tutti. Grazie signora Elena!<br />
massimo martignoni<br />
emmanuel mathez<br />
paolo monesi<br />
cinzia negherbon<br />
mirta oregna<br />
alessandra panzeri<br />
laura ruggieri<br />
fabio scamoni<br />
sarah sky schutte<br />
carlo toniolo<br />
marta topis<br />
gianni troilo<br />
URBAN 7
URBAN VOCI<br />
ARTE<br />
A TUTTO<br />
VOLUME<br />
Gallerie d’arte e musei con<br />
dipinti e sculture non sono<br />
certo una novità, l’insolito è<br />
trovare indirizzi che “espongano”<br />
suoni e musica. Almeno<br />
fino all’apertura della prima<br />
location milanese interamente<br />
dedicata alla sound art. Die<br />
Schachtel, questo è il nome<br />
dello spazio, tutto rosso, che<br />
al posto di esporre quadri<br />
d’autore ha appeso alle pareti<br />
potenti diffusori sonori e, oltre<br />
a cocktail e stuzzichini, serve<br />
ai tavoli sonorità elettroniche<br />
e ricercati brani musicali. Lo<br />
si trova in via Monte Bianco<br />
48 a Milano, dove fino al 15<br />
febbraio ci si può godere l’installazione<br />
inaugurale Arpa<br />
Aeolia dell’artista e musicista<br />
Franca Sacchi. |AB|<br />
Dove potrà mai un milanesissimo pittore appartenente a una (per<br />
forza di cose) milanesissima famiglia di creativi presentare la sua ultima<br />
pubblicazione? Ovviamente in una tra le più milanesi librerie di<br />
Milano che, naturalmente, non può che chiamarsi Milano Libri.<br />
Ad attirare verso il policromo volumetto ci pensano una vivacissima<br />
copertina e la rifilatura d’oro delle 450 pagine. All’interno di Ars,<br />
alternate a dotte citazioni e riflessioni personali, schizzi, disegni e di-<br />
I ROBÒ<br />
Non ve ne siete accorti? A dicembre 2004 Roma è stata invasa<br />
dai robò. Lo sbarco è avvenuto in piazza de’ Ricci, vicino a piazza<br />
Navona. La missione era di pace, ma ad attenderli gli automi hanno<br />
trovato una pioggia fitta: tantissime goccioline mandate dall’alto<br />
hanno oscurato il cielo e reso la città irriconoscibile. Costruiti<br />
con carta e cartone, alcuni alti più di tre metri, i robò si sono<br />
dovuti rifugiare nel vicino atelier SCzero2, lontano dall’umidità per<br />
loro tanto letale. Erano venuti per giocare, per riscoprire una dimensione<br />
ludica che nelle grosse città sembra ormai perduta. Era<br />
l’idea di un bambino, realizzata da grandi che non hanno smesso<br />
di fantasticare. Così, dietro a un gioco da ragazzi, diverse connessioni,<br />
dall’artista Fupete alla libreria di arti visive 47thFloor, hanno<br />
accompagnato l’invasione. Peccato per la pioggia, ma la primavera<br />
non tarderà. E presto ne arriveranno altri… |AB|<br />
DIP<strong>IN</strong>TO & PUBBLICATO<br />
pinti scelti tra le molteplici opere di Sergio Fornasetti. Qualcuno preferirà<br />
l’ingenuità del Pesce rosso, qualcun’altro l’austerità dei Flaconi<br />
oppure l’ironia dell’Autoritratto; in ogni caso scorrendo le pagine<br />
della pubblicazione sembra di imbattersi in ordine sparso nelle più<br />
significative avventure artistiche degli ultimi 100 anni.<br />
Senza dubbio, Ars riesce a trasmettere il calore e la passione con cui<br />
l’autore e la curatrice, Laura Suardi, ci si sono cimentati.<br />
URBAN 9<br />
illustrazione: Allegra Agliardi
URBAN DREAMS<br />
LA CITTÀ CHE NON C’È<br />
Non c’è più spazio<br />
per inventare niente,<br />
la metropoli è piena<br />
come un uovo sodo.<br />
Eppure, per una piazza<br />
dall’altra parte del mondo<br />
come per la strada sotto<br />
casa, qualcuno continua<br />
a immaginare qualcosa<br />
di nuovo...<br />
di Daniele Coppi<br />
AUDITORIUM<br />
CON PROSPETTIVA<br />
Uppsala, Svezia – Un monolite di metallo con ampi tagli di cristallo<br />
trasparente, l’unico modo per rendere leggera una struttura tanto imponente.<br />
Era l’obiettivo dei progettisti HTL, Henning Larsens Tegnestue A/S,<br />
quando si sono inventati la nuova sala concerti della città svedese, che<br />
si presenta come un volume unico ma capace di contenere tre differenti<br />
spazi pubblici, tra cui l’auditorium maggiore che può ospitare fino a 1125<br />
spettatori. Dal foyer e dai percorsi, pensati su livelli sfalsati, si privilegia<br />
sempre la vista sulla città, un modo chiaro e univoco per legare l’edificio<br />
al proprio contesto e per cogliere anche dall’esterno le possibili suggestioni<br />
date dagli spazi interni.<br />
SOUTH-ORIENTED<br />
Aomori, Giappone – Northern-style<br />
Housing è il nome che lo studio MaxWan<br />
di Rotterdam – architetti e urbanisti – ha<br />
dato al suo ennesimo brillante progetto: un<br />
complesso residenziale di 200 unità con<br />
annessi spazi pubblici e urban facility per<br />
permettere di uscire e incontrarsi anche<br />
durante i quattro mesi dell’anno in cui il clima<br />
rigido lo rende più difficile. L’intervento<br />
prevede una varietà incredibile di soluzioni:<br />
case a patio orientate a sud e accostate<br />
in linea, piccoli monolocali, appartamenti<br />
con logge coperte e alcuni lussuosi attici.<br />
Nella zona pubblica, una piscina con sauna<br />
e giardino, un ristorante, una biblioteca,<br />
spazi per bambini, una sala espositiva e<br />
soprattutto, con funzione di nucleo vitale<br />
dell’intero progetto, capace di dare un senso<br />
e un ordine alla complessità, un grande<br />
spazio di incontro coperto, alto fino a 35<br />
metri, che riceve luce su tutti i lati.<br />
STUPEFACENTE<br />
LUNGO IL FIUME<br />
Tees Valley, Inghilterra – A giudicare dal progetto, presentato anche alla Biennale di<br />
Venezia, l’area di Middlehaven a Middlesbrough è destinata a diventare uno degli scenari<br />
più stimolanti del nord-est inglese. Un nuovo panorama popolato da icone del XXI secolo,<br />
di immagini e oggetti assolutamente estranei al contesto preesistente, che innescano un<br />
sorprendente dialogo con l’eredità industriale del luogo: torri di raffreddamento, ponti<br />
in acciaio, capannoni. Volutamente provocatorio e per certi versi discutibile Greater<br />
Middlehaven Masterplan porta la firma di Alsop Architects: una risposta energica al programma<br />
governativo volto a stimolare investimenti nelle zone più arretrate del Regno Unito.<br />
URBAN 11
Qualcosa è cambiato. Ma non ho ancora ben capito<br />
cosa sia successo. Ricapitoliamo: stamattina esco di casa,<br />
mi infilo in ascensore, giù fino al piano terra in apnea. Fin<br />
qui tutto regolare: è il prezzo che un non fumatore incallito<br />
deve pagare quando la portinaia sta già lavando le<br />
scale. Ancora una volta Nicotina del piano di sopra mi ha<br />
preceduto (lui, se fa le scale, muore). Deve avere passato<br />
una notte tormentata, poverino: forse il troppo ossigeno<br />
nell’aria lo soffocava, sta di fatto che ha puntato la<br />
sveglia per la fumata notturna in anticipo. “Maledetti, ci<br />
taglierete il labbro inferiore, adesso?”, delirava.<br />
In ufficio sono spariti i posacenere. Adesso dovrò<br />
aspettarmi mozziconi anonimi nei cassetti. La cosa più<br />
strana, però, è che in tutta la giornata nessun collega ha<br />
rischiato di appiccare il fuoco alla scrivania e spargere<br />
cenere sul lavoro di una settimana. Tutti a fumare sul<br />
balcone. Boh. E dire che le ferie potrebbero raccontarsele<br />
anche al coperto, così magari combinano qualcosa,<br />
almeno con la mano libera.<br />
Ma è qui dentro che c’è davvero qualche cosa che non<br />
va. Pensare che lo conosco, questo locale: quanti aperitivi<br />
ci avrò fatto? Stasera trovo subito posto: c’è un continuo<br />
viavai, dentro fuori, strano. Faccio il solito slalom tra<br />
le mani che impugnano bicchieri carichi di frutta esotica.<br />
Per carità, un Margarita addosso è niente in confronto a<br />
una marchiatura a fuoco. Ma stasera le mani gesticolano<br />
orfane di sigarette. Incredibile. Arrivo al bancone senza<br />
procedere a tastoni nella nube di fumo passivo. Sul marciapiede<br />
oltre la vetrata riconosco la biondina dell’altra<br />
sera. È completamente incantata dal fil di fumo che si<br />
alza come un serpente ammaestrato dalle dita gialle di<br />
12 URBAN<br />
un cowboy palestrato. Me la ricordo, la tipa: carrozzeria<br />
da fuoriserie, fiato di una marmitta. Ho fatto il brillante<br />
finché l’atmosfera lacrimogena mi ha costretto alla fuga<br />
in strada per ossigenare i polmoni.<br />
Prendo da bere e il mio amico mi fa: “Esco, vado a fare<br />
comunella con i miei compagni condannati”. “Fumi<br />
fuori?”, gli faccio io. “Ma si battono i denti dal freddo.<br />
Tu, che al ristorante piuttosto di alzarti fai un tiro ogni<br />
agnolotto?”. “Già, stavo meglio quando tu stavi peggio”,<br />
risponde ghignando, e poi me lo indica: in alto sopra<br />
di me, il grande cartello detta legge. Mi giro intorno e<br />
non credo al mio naso: riesco a cogliere il profumo che<br />
portano le ragazze, è svanito quell’odore massificante<br />
che nasconde all’olfatto il vero sapore delle persone.<br />
Chissenefrega se stanotte piove, maglietta e jeans non<br />
devono svernare affumicate fuori dalla finestra e domani<br />
lavatrice a riposo. Resto a bocca aperta, senza fiato, ma<br />
per pochissimo. In città tira un’aria nuova nei posti dove<br />
si sta in compagnia. Improvvisamente si respira, ragazzi,<br />
si respira.<br />
Diego Bazzani<br />
QUESTIONE<br />
DI SFUMATURE<br />
Come nel film Sliding Doors, la legge sul fumo ha diviso la vita delle<br />
persone: chi sta dentro e chi va fuori. E a seconda della parte del muro in<br />
cui ci si trova cambia la percezione sulla città<br />
foto: Gianni Troilo<br />
Scandisco la giornata in funzione della mia bionda<br />
americana.<br />
Il pacchetto con l’intimazione macabra è il mio compagno<br />
di viaggio. Lo apro la mattina e lo getto la sera.<br />
Sì, perché mi piace fumarne sempre e comunque 20 al<br />
giorno. Cerco di non sgarrare mai da questa mia lieve<br />
ossessione. Così apro il pacchetto, conto la rimanenza<br />
ed è come se guardassi l’ora, visto che non porto<br />
l’orologio perché pesa e non si aspira. E lavoro meglio<br />
quando fumo. Altrimenti mi sento solo e penso esclusi-<br />
vamente alla mancanza e perdo concentrazione. Quando<br />
sorseggio il mio caffè al bar con i colleghi, penso al<br />
piacere, alla pura gioia del primo tiro, che invade il palato<br />
ancora vellutato dall’aroma della caffeina. Ma ora?<br />
Spuntano le teste dai balconi degli uffici, rarissimi, o dalle<br />
finestre, almeno queste obbligatorie, con noi poverelli<br />
a tirar boccate rubate... Ma il piacere è scegliere, tempo<br />
e luogo, e accompagnare ai gesti e al pensare il dialogo<br />
muto con la tua sigaretta.<br />
Chi non sa questo non sa nulla.<br />
Esiliati, fuori dai portoni, in quella che è ormai la pausafumatori,<br />
una cosa che svilisce il gusto e umilia l’uomo.<br />
O fuori da trattorie, tavole calde e ristoranti, verso le<br />
due di pomeriggio, sul marciapiede a guardare un nulla,<br />
come carcerati nell’ora d’aria. Ora evito con cura anche<br />
di sapere le date e i luoghi dei concerti che mi fanno<br />
più gola: se non mi sarà più possibile godere della mia<br />
musica e portare alle labbra un filtro caldo preferisco rinunciare.<br />
L’alternativa di uscire, sgomitando, e rientrare,<br />
perdendo il brano preferito e la posizione favorevole dal<br />
palco non è seria. E nemmeno fa ridere.<br />
Io amo i luoghi fumosi. Mi piace parlare con lei e con le<br />
luci basse, alternare un tiro profondo a una confidenza e<br />
osservare insieme gli origami nell’aria del filo di fumo, i<br />
suoi imprevedibili percorsi. E grazie anche a questi, terminare<br />
la serata nel modo più prevedibile.<br />
Il fumo sfuma, elimina i profili netti e suggerisce. La<br />
legge rischiara l’aria dei luoghi chiusi ma rabbuia l’atmosfera.<br />
La semina di mozziconi, concentrati in pochi metri, segnala<br />
i posti più frequentati della città. Appartamento<br />
e auto sono ormai i soli luoghi chiusi dove si è liberi e<br />
beatamente schiavi.<br />
Ma confido di promuovere presto un club-privé, che la<br />
legge finirà per concedere, smagliandosi appena, dove<br />
fumare insieme e ripensare ai bei tempi, quando il solo<br />
appoggiare il pacchetto sul tavolo era un gesto d’affetto<br />
e di appartenza.<br />
Ora siamo di passaggio.<br />
Maurizio Baruffaldi<br />
URBAN 13
What is this? This is a pencil. What is that? That is an<br />
exercise book. Lezione d’inglese, una trentina d’anni fa.<br />
Nel libro degli esercizi, bellissimo e pieno di illustrazioni,<br />
c’era un disegnino simpatico ed enigmatico più degli<br />
altri. Tanti omini in fila alla fermata del bus. Lo strano<br />
non era il pullman a due piani – anche se dal vero, a quei<br />
tempi, non l’aveva ancora visto nessuno, incomprensibile<br />
per noi meridionali d’Europa – ma era proprio quella fila<br />
di persone/pupazzetti imperturbabili, chi con la bombetta,<br />
chi con il Times, chi col cagnolino o la borsa della<br />
14 URBAN<br />
spesa, tutti in serena, garbata, attesa, come pecorelle che<br />
tornano all’ovile. Era l’esempio preferito dall’insegnante<br />
madrelingua per cianciare ore e ore sulla superiorità della<br />
civiltà anglosassone, rispetto alle latine barbarie. Passano<br />
gli anni, cambiano le stagioni e anche nel Bel Paese,<br />
delle code (sic) ce ne siamo fatti una ragione. Manco<br />
fossimo diventati pure noi un po’ più british, dalle Alpi a<br />
Catanzaro, isole comprese. A tutti oggi, volenti e nolenti,<br />
una coda con la Q maiuscola, minuscola, in corsivo o in<br />
grassetto, prima o poi ci tocca. E quando ci tocca è qual-<br />
LACO<strong>DA</strong>ÈUGUALEPER<strong>TUTTI</strong><br />
Ormai sembra un residuato della lontana era pre-Internet e forse proprio per questo quando capita di doversi<br />
mettere in fila l’insofferenza sale alle stelle. Ma non tutte le code vengono per nuocere…<br />
testo: Maurizio Marsico / illustrazioni: Sara Sky Schutte<br />
URBAN 15
cosa di assolutamente trasversale e dirompente rispetto<br />
all’iter quotidiano. La condizione psicologica in cui ci si<br />
trova è uguale o molto simile, per chi si tuffa nei saldi in<br />
Montenapo come per gli extracomunitari transumanti in<br />
fila indiana, marocchina o cingalese, per regolarizzare<br />
il permesso di soggiorno alla questura. Lo scorrere del<br />
tempo metropolitano, fatto di segmenti di minuti che<br />
si riempiono di mille cose da fare prima di ogni sera, in<br />
coda si spezza con uno o più punti interrogativi. L’attesa<br />
e la noia costringono a pensare in modo differente, a<br />
divagare, distrarsi, a perdere tempo, per guadagnarlo. A<br />
setacciare la sabbia dei sogni, in cerca della pepita che ci<br />
faccia passare i minuti e le mezzore senza accorgercene.<br />
Ci guardiamo in giro, osserviamo i dettagli; una scarpa,<br />
una sciarpa, un tic di chi ci precede spalancano tutto un<br />
universo e creano uno squarcio mentale anacronistico in<br />
cui rifluiscono le energie creative di chi è davanti o dietro<br />
a qualcun’altro. Tre minuti possono durare ore e ore, e<br />
le ore solo un attimo quando attraversiamo questa zona<br />
morta. Dipende…<br />
Anche fuori città ci sono le code, ma lì in generale le<br />
lancette dell’orologio rintoccano diversamente (c’è un<br />
altro fuso orario) e lo stop forzoso è meno preoccupante,<br />
perché il ritmo quotidiano è già di per sé slow. In città<br />
invece, più ci si avvicina al centro, più la coda diventa<br />
lunga, lunghissima.<br />
Possiamo esserne talvolta l’inizio, ma la fine, sempre (anche<br />
se la coda è formata da una sola persona). Oppure<br />
esserne travolti, quando a caccia di saldi, qualsiasi megastore<br />
somiglia a Wall Street dove i broker urlanti strappano<br />
azioni e obbligazioni e ci troviamo così in mezzo<br />
a quella pazza folla di fanciulle e signore assatanate, a<br />
ravanare tra capetti griffati e non, contagiati dalla stessa<br />
brama isterica di shopping compulsivo per cose che non<br />
avremmo mai e poi mai comprato.<br />
In qualsiasi istante, per qualsiasi motivo, si può incominciarne<br />
una. Code, codini, codone. Sensate. Insensate.<br />
Razionali. Irrazionali. Né d’aragosta e nemmeno alla vaccinara,<br />
ma per il taxi, il super, la banca, la posta, i saldi e<br />
la discoteca. Alla stazione e all’aeroporto, allo stadio e al<br />
Palarock. Dal panettiere e dal dottore, per pagare le multe<br />
o le tasse. Dal dentista e al ristorante, in Comune o al<br />
mercato davanti al verduraio. Cassa veloce questa sconosciuta.<br />
Massimo dieci pezzi, ma di che? Dieci per dieci o<br />
soltanto dieci punto e basta? Chissà chi lo sa.<br />
Rassegne, manifestazioni, grandi eventi: code. Venezia<br />
a Milano, Cannes a Milano, il cinema è una mission impossible,<br />
senza bivacco niente biglietto, senza sofferenza<br />
niente film.<br />
Serpentine o serpentoni, a testuggine come quelle dei<br />
legionari dell’antica Roma, linee rette interminabili dallo<br />
sportello all’eternità, o labirinti per topi da laboratorio.<br />
No, non sono zampogne, ma vere cornamuse made in<br />
Scotland, quelle che si ascoltano, tutti i sabato pomeriggio<br />
al parco Ravizza a Milano. A due passi dall’università<br />
Bocconi, a tre da Porta Ticinese, praticamente quasi centro,<br />
è qui che hanno luogo le prove settimanali all’aperto della<br />
Claymore Pipes & Drums, un’autentica Scottish Pipe Band<br />
con tanto di stemma (spada con doppia elsa), motto in latino<br />
(Luceo Non Uro, ovvero m’illumino ma non mi brucio),<br />
kilt, cappellini, tartan e repertorio very traditional di marce<br />
trionfali e funebri, militari e civili, inni, gighe e country<br />
dance, al traino. E non importa che sia inverno e faccia<br />
un freddo boia, tanto lassù nelle Highlands, il Ferragosto<br />
somiglia al Natale e il clima rigido non spaventa proprio<br />
nessuno (avete presente la cosiddetta doccia scozzese?),<br />
quindi loro, cascasse il mondo, ogni sette giorni sette, sono<br />
di nuovo lì in mezzo al green meneghino, tra mammine<br />
in chiacchiera e bambini frignanti, tra chihuahua isterici e<br />
beagle scontrosi, tra maratoneti del weekend in affanno e<br />
superciuck logorroici deambulanti, a intonare brani, per noi<br />
subalpini, totalmente ignoti.<br />
Cioè, non so se mi spiego, uno scende bello bello a (come<br />
dire) “pisciare” il cane nei giardini sotto casa, e cosa ti<br />
trova??? Piropiropiro, tataratatatà, una fanfara scozzese<br />
al gran completo con uniformi e tutto il resto, in pompa<br />
magna, anzi, massima. Insomma, per Milano, una cosa abbastanza<br />
sconvolgente.<br />
“<strong>IN</strong> QUALSIASI ISTANTE SI PUÒ <strong>IN</strong>COM<strong>IN</strong>CIARNE UNA.<br />
CODE, COD<strong>IN</strong>I, CODONE. SENSATE. <strong>IN</strong>SENSATE”<br />
La coda è il tempo trasformato in geometria. Non inganna<br />
l’attesa, ma la scandisce nanosecondo dopo nanosecondo.<br />
È un numero perentorio sul display, un ticket<br />
(assolutamente) da non perdere, un posto da difendere<br />
con le unghie e coi i denti.<br />
Se ti prepari, magari con un libro, ad affrontare pazientemente<br />
l’attesa, non fai in tempo a leggere la prima parola<br />
che è già il tuo turno, se ti scappa invece la pipì, il tempo<br />
non passa più, anzi rallenta. I computer si bloccano, il<br />
personale va in pausa, la nonnina e il portatore di handicap<br />
ti implorano la precedenza, mentre contorci viscere e<br />
vescica come uno Yogi himalayano o un epilettico con la<br />
lingua di fuori e gli occhi all’insù.<br />
Colonne infami che si estendono dall’Hollywood fino<br />
al Loolapaloosa, dal Tocqueville 13 fino all’Executive<br />
Lounge come un testacoda senza capo né coda, ma con<br />
selezione all’ingresso. Il che vuol dire che se sei vestito<br />
regolare e tutti gli altri sembrano Marilyn Manson, hai<br />
inequivocabilmente “cannato” look. No problem, basta<br />
trovare il locale giusto alla tua attitudine della serata,<br />
da qualche parte ci sarà. E poi, quando sei dentro, coda<br />
per il privè, per il privè del privè e per il privè del privè<br />
del privè. Sorry, è una festa a inviti. Capisco… Al ristorantino<br />
trendy poi, aspettare è spesso penoso, sia per<br />
chi cena, che per chi attende di cenare. Se sei al tavolo,<br />
il cameriere inizia a essere sbrigativo e a spazzar via le<br />
briciole quando sei ancora al primo. Se invece attendi (si<br />
fa per dire) pazientemente, segui il menu portata dopo<br />
portata, con l’acquolina in bocca che si trasforma esponenzialmente<br />
in un fiume in piena. Ma quando quello<br />
(che hai puntato fin dall’inizio seguendo il labiale con<br />
occhi da segugio) finalmente arriva al caffè, e tu credi<br />
abbia finito, ti sfreghi le mani e già pregusti l’antipasto in<br />
un sospirone di sollievo... A quel punto dicevamo, il Mr.<br />
Simpatia di turno, non è che ti va a ordinare: a) cantucci<br />
e vin santo, b) dessert e controdessert, c) amaro, d) vodkina,<br />
e) si fuma due o tre sigarettine, f) più magari un<br />
sigaro cubano, sghignazzando sadicamente sotto i baffi?<br />
Vorresti scomparire e invece non puoi nemmeno andartene<br />
via. Hai la lingua a penzoloni ma rimani lì impalato,<br />
perché uscire è altrettanto difficile che mettersi a sedere,<br />
c’è altra gente che aspetta sbuffando. In coda. E poi, vuoi<br />
proprio lasciarti sfuggire quest’occasione più unica che<br />
rara, di spendere cento yuri a cranio, con gli occhi puntati<br />
addosso come una qualsiasi celebrità da televendita?<br />
Non sia mai.<br />
Vie crucis, vie trucis. Ci vorrebbe il telepass per quasi tutto<br />
e non soltanto per l’autostrada. Bisognerebbe avere<br />
la sirena incorporata e sfrecciare via con uno sprint, tra<br />
raccomandate e partite di calcio, tappetini rossi e carrelli<br />
della spesa, carte bollate e offerte speciali. Precedenza<br />
assoluta, please.<br />
URBAN 17
FUORI<br />
I SECONDI<br />
Non importa quante volte cadi ma quante riesci a rialzarti: chi pratica l’arte nobile impara a tirare cazzotti ma<br />
soprattutto a non mollare mai. Una palestra a Roma conserva tutto il fascino della boxe dei tempi d’oro<br />
testo: Andrea Baffigo / foto: Emmanuel Mathez<br />
18 URBAN<br />
URBAN 19
Avete mai pensato di fare a botte? Menare qualcuno.<br />
Tirargli un destro in faccia, in pieno viso, spaccargli il naso<br />
o, meglio, assestargli un bel gancio sotto il mento. E poi<br />
gustarsi il momento in cui cade a terra. Cose da tutti i giorni.<br />
Ma poi il pensiero non si traduce in azione e l’istinto cede<br />
alla razionalità. E il lupo della steppa si ritira nella tana.<br />
Perché la ragione è dei giusti e la forza dei prepotenti. Così<br />
però le cose non funzionano. Il confronto, il famoso “dialogo”<br />
non è mai solo sul piano spirituale e lo scontro di idee<br />
si traduce spesso sul piano fisico. Nel senso che i segni<br />
delle nostre battaglie, gli incontri con i nostri veri avversari,<br />
si vivono sul corpo: le paure ci fanno tendere i nervi, contrarre<br />
i muscoli, ammalare. E allora basterebbe sfogare il<br />
“rodimento di culo”, la frustrazione, l’insoddisfazione o la<br />
gioia che farebbe demolire un muro a testate, tirando qualche<br />
pugno. Lottando. Agendo.<br />
Sì perché mente e corpo non si possono dividere e per vincere<br />
bisogna usare il cervello, ma anche le mani, le gambe,<br />
il busto, come sul ring, quello vero. “Anticipa il pensiero del<br />
tuo avversario e vincerai” c’è scritto sul muro dell'Indomita.<br />
Che – come recita il nome – non si tira mai indietro e dal<br />
1941 da via Merulana 246 spinge molti pugili ad andare<br />
avanti. Verso tempi di lavoro, sacrificio, responsabilità e<br />
grida. Tante grida. Urla che scandiscono l’allenamento.<br />
“Pronti, posizione e via”, e poi ancora per tre minuti consecutivi<br />
quasi fosse una canzone: “vai, vai, vai, non mollare,<br />
vai”. È la voce di Felice Riotta, ex pugile professionista,<br />
che incita i suoi ragazzi a portare a termine il circuito, un<br />
allenamento a intervalli, tosto, dei più pesanti. Nel quale<br />
i nuovi boxeur ci danno dentro, chi coi pesi, chi sferrando<br />
colpi al vuoto, chi colpendo il sacco appeso al muro. Tre<br />
minuti in cui devi dare tutto, sudare, sferrare più colpi che<br />
puoi, non smettere fino a quando non senti: “Cambio”.<br />
Fino a quel momento i fantasmi sono lì, davanti a te, e<br />
una trentina di pugili tre volte a settimana possono fare<br />
i conti, anzi a pugni, con i propri incubi. Concretizzarli,<br />
schivarne i colpi e colpirli. E poi colpirli ancora. Ma non<br />
basta. “Mamma mia guarda che mosceria. Forza, su, su,<br />
muoversi” grida Felice, da cinque anni gestore di questa<br />
storica palestra di pugilato romana. E col cronografo in<br />
mano, finalmente: “Tempo”.<br />
I ragazzi, e con orgoglio alcune ragazze, smettono di affannarsi<br />
e di lottare e tirano il fiato. Fiato che non manca<br />
al loro allenatore, convinto che il pugilato sia uno sport intenso,<br />
da rispettare, fatto di controllo e di regole. Prima tra<br />
tutte, non si parla di calcio e di politica. Proibito. Almeno in<br />
palestra, durante gli allenamenti.<br />
Allenamenti fatti di un odore acre, di sudore che evapora<br />
e si mischia ai rumori, agli incitamenti, ai colpi sferrati che<br />
fanno stridere le suole delle scarpe sul pavimento. Insieme<br />
al sibilo della corda, che fischia finché qualcuno continua<br />
a saltare. Magari con la faccia da cattivo o semplicemente<br />
facendo il duro, ma lottando in quel momento per qual-<br />
“SUL R<strong>IN</strong>G USA IL CERVELLO NON SOLO LE MANI.<br />
ANTICIPA IL PENSIERO DEL TUO AVVERSARIO E V<strong>IN</strong>CERAI“<br />
cosa di meglio, per più dignità, per sfogarsi, per sapersi<br />
difendere. Per sentirsi meglio, dopo la doccia. Più rilassati<br />
all’uscita, tornando verso casa esausti.<br />
Una palestra dalle atmosfere antiche, in penombra, senza<br />
neon. Con attrezzi, pesi, specchi, cyclette e a ridosso di<br />
una parete il ring, per la “bella” dopo tanto allenamento.<br />
Sul lato opposto un pubblico fatto dai grandi pugili del<br />
passato, appesi al muro sotto forma di decine di locandine<br />
dai colori sbiaditi: sagome, nomi, incontri, mach finiti ko<br />
rievocano la storia di quest’antica disciplina e osservano<br />
gli incontri dei nuovi arrivati. Molte le celebrità italiane in<br />
bianco e nero, alcune passate proprio per gli scalini che<br />
portano all’Indomita.<br />
Uno sport, il pugilato, che inizia da lontano come la storia<br />
di questa palestra, fondata nel ventennio fascista e per<br />
lungo tempo associata ad ambienti di destra, racconta<br />
Felice, 41 anni, vicino a una vecchia foto di alcuni gerarchi<br />
in uniforme ripresi a bordo ring sotto la scritta Roma<br />
Doma. Adesso però le cose sono cambiate, prosegue, e la<br />
maggior parte degli iscritti sono addirittura di sinistra. Ma<br />
le regole sono ferree, e in palestra non si parla di politica<br />
e di calcio naturalmente. Non c’è tempo e manca il fiato,<br />
specialmente durante il circuito.<br />
Chi si viene ad allenare non è né il borgataro di provincia<br />
né il fighetto; per la maggior parte sono professionisti,<br />
avvocati, poliziotti e c’è anche qualche studente, racconta<br />
mister Riotta. Perché la boxe, oggi, è vissuta per lo più a<br />
livello amatoriale, gente che piuttosto di farsi venire l’ulcera<br />
si avvicina a questo sport e scopre una disciplina fatta di<br />
uppercut, tecnica, jab, diete, allenamenti stremanti. E tanta<br />
rivalità. Quella buona, quella uno contro uno, l’atleta contro<br />
il suo fisico, il pugile contro tutto il resto. Incontri leali e<br />
reali, senza ruoli, giochi di potere e rinfacci. Match senza<br />
conseguenze, ripercussioni e sensi di colpa. Dove tutto<br />
l’odio, la rabbia, la prevaricazione finisce al suono della<br />
campanella o al termine di un esercizio. Stremati dopo aver<br />
ballato una specie di tip tap adrenalinico sferrando colpi al<br />
sacco, al vuoto o a chissà cos’altro.<br />
Perché la boxe è una sfida e tra le mura di questa palestra<br />
ne sono state vinte tante, soprattutto ogni volta che un<br />
pugno ti fa andare oltre. Oltre il limite della volta scorsa. Da<br />
battere ancora, con un punteggio migliore. Punteggio che<br />
nei tempi addietro faceva competere l’Indomita con un’altra<br />
palestra storica romana di pugilato, l’Audace Boxe, rivalità<br />
segnate sul tabellone dagli arbitri e alle quali Felice ha partecipato<br />
come professionista. Perché per vincere un incontro<br />
devi essere più bravo dell’avversario, parola di pugile. E<br />
soprattutto usare la testa.<br />
20 URBAN URBAN 21
Abbiamo chiesto agli investigatori torinesi come, dove e quando<br />
vengono colti in flagrante gli amanti delle relazioni parallele.<br />
Sembrerà strano ma c’è qualche romanticone che si fa beccare<br />
proprio nel giorno della festa degli innamorati...<br />
testo: Christian Carosi / foto: Cesare Cicardini<br />
Dura vita per gli amanti! Quelli veri, intendiamoci, i<br />
clandestini insomma con tanto di partner dal quale non<br />
farsi beccare. Un gioco pericoloso e intrigante, ma solo<br />
pochi sono in grado di reggerlo senza incappare in<br />
qualche errore. La conferma arriva dai professionisti del<br />
pedinamento sabaudo che possono vantare una percentuale<br />
di successo nel settore infedeltà superiore al<br />
90 per cento. Non è che i torinesi siano più sprovveduti<br />
degli altri, anzi. Pur tradendo come nel resto d’Italia, ossia<br />
tanto, la loro riservatezza è proverbiale – sanno che<br />
la città è piccola, la gente mormora, in certi ambienti ci<br />
si conosce bene – e pertanto evitano di andare troppo<br />
in giro a vantarsi delle conquiste extraconiugali.<br />
Ciononostante qualche scivolone è sempre possibile e<br />
potrebbe spingere il coniuge a rivolgersi a una agenzia<br />
specializzata nel trovare conferme e documentazioni<br />
scottanti. “In effetti il tradito, quando giunge da noi ha<br />
NONFATELOASANVALENT<strong>IN</strong>O<br />
già una serie di elementi consistenti, sospetti fondati,<br />
qualcosa più di un semplice dubbio. Gli servono solo<br />
delle prove concrete per essere certo del fatto e magari<br />
ottenere i vantaggi che una separazione con addebito<br />
comporta”, conferma il titolare della Ciab Investigazioni,<br />
per il quale “l’errore più frequente dell’infedele è quello<br />
di essere abitudinario, facilitandoci di molto il lavoro”.<br />
URBAN 23
Come fare allora a tenere i piedi in due scarpe senza il<br />
rischio che prima o poi qualcuno si metta a indagare<br />
seriamente? Un buon suggerimento generale è quello di<br />
ritagliarsi spazi adeguati alle scappatelle, l’ideale sono<br />
gli impegni e i viaggi di lavoro, senza troppi eccessi,<br />
con regolarità e savoir faire. Mai farsi prendere troppo<br />
la mano ed evitare di essere scontati. Alle Investigazioni<br />
Generali Riunite più di un caso è stato risolto proprio<br />
perché gli amanti rischiavano quando non avrebbero<br />
dovuto: un salutino per il compleanno, una data da<br />
celebrare insieme, il giorno prima o quello dopo un<br />
weekend o un periodo di ferie sono i momenti più delicati,<br />
dove quasi sempre i sospetti si trasformano in<br />
certezze. C’è anche chi – senza ritegno, aggiungiamo<br />
noi – il giorno di San Valentino preferisce passarlo con<br />
l’amante, innalzando al limite il livello d’allarme nella<br />
mente vigile del compagno ufficiale. E invece, la regola<br />
d’oro è comportarsi bene con l’altro, anche se becco!<br />
Un po’ di tatto, per favore. “Una cosa che proprio non<br />
accetto è la mancanza di rispetto nei confronti del partner”,<br />
tiene a precisare la titolare dell’agenzia Informa<br />
Italia, che come donna non sopporta l’atteggiamento<br />
di certi mariti che oltre a concedersi una scappatella<br />
trascurano la propria compagna. “L’offesa è sempre<br />
gratuita. In fondo, tutti siamo umani, può succedere di<br />
avere una sbandata, ma l’amore che dura veramente è<br />
quello in grado di superare anche certe cose e il rispetto<br />
reciproco è alla base di qualsiasi rapporto”. Quindi<br />
se proprio non riuscite a trattenervi dall’intrecciare<br />
nuove relazioni almeno stateci attenti. Si evitino zone<br />
altamente dubbie, come la strada che parte da corso<br />
Moncalieri verso Lavoretto, certi alberghetti piccanti o il<br />
parco Europa e quello della Tesoreria, o peggio ancora il<br />
Castello di Rivoli. Se qualcuno dovesse vedervi muovervi<br />
da quelle parti, il marchio infamante potrebbe facilmente<br />
ricadere sull’ignaro marito (pare tra l’altro che le donne<br />
siano in questo più furbe). Meglio – ma qui si tratta<br />
di una questione economica, d’altra parte si sa, l’amante<br />
è un lusso – affittare o comprarsi un pied à terre, entrando<br />
ovviamente separati. Attenzione però, anche in questo<br />
caso. Gli ammanchi sul conto corrente potrebbero<br />
essere rivelatori di qualche movimento strano. Per i più<br />
spudorati può andar bene la tecnica dell’incontro pubblico,<br />
mantenendo però un contegno ufficiale, che permetta<br />
sempre di trovare una giustificazione accettabile,<br />
tipo “ci siamo incontrati per caso e siamo andati a berci<br />
un caffè…”. In ogni caso è buona regola non rendersi<br />
troppo rintracciabili: lasciare la macchina e muoversi a<br />
piedi, con frequenti cambi di taxi o mezzi pubblici, un<br />
passaggio in qualche centro commerciale per far perdere<br />
le proprie tracce in mezzo alla folla.<br />
Guai a trascurare l’uso che si fa del telefonino. “La<br />
maggior parte dei tradimenti oggigiorno vengono scoperti<br />
per colpa di un sms”, avverte il responsabile della<br />
Agency Trofer Investigazioni, “ o perché arriva un trillo,<br />
c’è un messaggio in memoria non cancellato, un numero<br />
ricorrente tra le chiamate fatte, perse o ricevute. Non ci<br />
sono dubbi, il cellulare è il nemico numero uno delle relazioni<br />
pericolose! Per questo consiglio sempre di avere<br />
due telefoni, uno per uso normale, lasciato sempre ac-<br />
ceso e a disposizione di eventuali controlli del coniuge,<br />
l’altro solo per gli amanti, da tenere in ufficio o in macchina<br />
e rigorosamente da non far mai vedere. Anche il<br />
gesto di spegnere il telefonino, oppure fare battaglie per<br />
la propria libertà e vietare all’altro di leggerne il contenuto,<br />
sono sintomi che c’è qualcosa sotto”. Mai poi lanciare<br />
una sfida del tipo “ma sei matta? Trova le prove!”,<br />
perché non ci vuole molto a individuare e documentare<br />
gli incontri tra due amanti.<br />
Cautela allora, anche se ormai il tabù del tradimento<br />
sembra essere superato – addirittura tra gli intervistati<br />
c’è chi parla di menefreghismo, chi di opportunismo o<br />
rassegnazione (“son mica scema a lasciarlo, con i soldi<br />
che c’ha… e poi prima o poi si stanca!”) – e resta ancora<br />
in auge quella caratteristica tutta torinese di accettare il<br />
compromesso, preferendo la quiete e la riservatezza allo<br />
scandalo: San Valentino, abbi pazienza anche tu!<br />
URBAN 25
Brillante e inafferrabile tanto quanto il suo<br />
compagno, si è concessa a <strong>Urban</strong> per un’intervista.<br />
Il suo fascino è davvero irresistibile e noi non<br />
abbiamo opposto resistenza<br />
testo: Alberto Coretti<br />
STREGATI<br />
<strong>DA</strong> EVAKANT<br />
Finora non sono bastati gli sforzi del migliore Ginko,<br />
e neppure le trappole tese dai più scaltri criminali.<br />
Diabolik ed Eva Kant sono sempre riusciti a mettere a<br />
segno i loro incredibili colpi. Ma fra poco nella “tranquilla”<br />
cittadina dove vive la coppia, qualcosa potrebbe<br />
cambiare. A marzo esce una guida proprio su Clerville<br />
(Edizioni Astorina), che trasformerà gli appassionati<br />
lettori del fumetto in curiosissimi turisti impegnati sugli<br />
itinerari diabolikiani. Prima che si scateni questa anomala<br />
caccia al ladro ci siamo messi sulle tracce dei due per<br />
un’intervista.<br />
Diabolik non ha voluto saperne, ma l’affascinante Eva si<br />
è concessa...<br />
Volevamo intervistare anche Diabolik, ma alla fine lui<br />
ha desistito. Come mai tu invece non temi le interviste?<br />
Lui non “teme” nulla, men che meno le interviste. È che<br />
non ama parlare di sé… io invece amo parlare di lui.<br />
Ora che Clerville sarà onorata di una guida turistica,<br />
potreste avere maggiori difficoltà nella realizzazione<br />
dei vostri colpi?<br />
Perché mai? La guida parla essenzialmente dei luoghi<br />
dove abbiamo già agito, mentre tutti sanno che noi<br />
non ci ripetiamo mai. Abbiamo saputo che un mago<br />
del computer, certo Cristian, pensa di poter prevedere i<br />
nostri obiettivi proprio in base a questa logica, andando<br />
per esclusione. Ha detto a Ginko: “Diabolik ed Eva Kant<br />
sono come i fulmini: non colpiscono mai due volte nello<br />
stesso posto. Perciò, database e cartina alla mano, possiamo<br />
individuare i loro prossimi bersagli”. Sorrideva,<br />
il presuntuosetto (abbiamo registrato tutto l’incontro,<br />
grazie alle nostre microspie piazzate nel nuovo ufficio<br />
dell’ispettore, proprio dietro la mappa di Clerville) e<br />
allora credo che “bisseremo” uno dei nostri colpi, tanto<br />
per dimostrare di essere sempre imprevedibili.<br />
26 URBAN<br />
Diabolik/Eva Kant©Astorina - Disegno: F. Paludetti, B. Del Vecchio<br />
Diabolik/Eva Kant©Astorina - Disegno: S. Zaniboni<br />
Da quanto si comprende dalla mappa sembra una<br />
città con un ottimo rapporto tra aree edificate e zone<br />
verdi. Come si vive a Clerville?<br />
Tutto sommato, abbastanza bene. Noi preferiamo – anche<br />
per ovvi motivi di privacy – abitare villette immerse nel verde,<br />
e qui c’è molta scelta. La vita è cara, ma questo non ci<br />
preoccupa: noi i soldi li rubiamo! La microcriminalità è poco<br />
presente e non saremo certo noi a lamentarci della macro.<br />
Uno dei punti indiscutibilmente a favore della città è che<br />
qui si invecchia di un anno ogni quattro di quelli solari.<br />
Ti vedi cambiata in questi ultimi dieci anni?<br />
Potrei rispondere con una semicitazione: “Io non sono cambiata:<br />
sono gli altri che mi disegnano così”.<br />
Per molti lettori di Diabolik rappresenti il modello della<br />
compagna ideale, eppure la tua è una femminilità che<br />
esce dagli stereotipi più banali…<br />
Forse c’è chi ritiene “femminile” entrare negli stereotipi<br />
più banali. Lui, per mia fortuna, non la pensa così. Io sono<br />
quella che sono, naturalmente oggi un po’ diversa da quella<br />
che ero ieri o che sarò domani, ma sempre io. Ecco, forse il<br />
“modello di compagna ideale” è proprio quello che evolve<br />
coerentemente a se stesso, prima che alle esigenze del<br />
compagno. E viceversa, ovviamente.<br />
Pur rubando spesso diamanti, non sembri amare particolarmente<br />
indossarli… È vero o no?<br />
Sbandierare le proprie ricchezze non è elegante. Nel mio<br />
caso, poi, sarebbe anche pericoloso.<br />
Quando sei in azione, a differenza del tuo compagno,<br />
non ti copri il viso: è perché pensi che la tua bellezza ti<br />
protegga più di qualsiasi maschera?<br />
Non sono così presuntuosa. In realtà un cappuccio come il<br />
suo rovinerebbe il trucco – sia pur leggero come il mio – e,<br />
a lungo andare, anche la pelle. Quanto alla calzamaglia integrale,<br />
poi, che su Diabolik è così affascinante… la troverei<br />
un po’ volgare su un corpo femminile.<br />
Ti piacciono i fumetti? Quali sono i tuoi preferiti?<br />
Preferisco i romanzi (non ditelo a lui, che è un fan del<br />
Parker di Richard Stark, ma io potrei quasi innamorarmi<br />
del Montalbano di Camilleri), però leggo con piacere Dylan<br />
Dog, mentre lui si diverte con Ratman e si documenta – di<br />
nascosto – su Martin Mystère.<br />
Se non vivessi a Clerville dove ti piacerebbe stare e<br />
perché?<br />
Vorrei potermi dividere equamente tra la città – sono un<br />
animale urbano, lo ammetto – e una splendida, semideserta,<br />
assolata isola dei mari del sud. Qualche volta riusciamo<br />
a “evadere” (in senso turistico, non vorrei essere fraintesa)<br />
ma, chissà come, va sempre a finire che ci scappa un colpo.<br />
Lavoriamo anche in vacanza, insomma.<br />
Prova ad autodefinirti con due sole parole...<br />
Eva Kant.<br />
URBAN 27
Perdindirindina, certo. Avevo calcolato tutto. Preso<br />
tutte le precauzioni possibili. E, davvero, sincero, giuro,<br />
proprio non volevo. Invece ci son finito a letto anche stavolta.<br />
Un’altra volta. Puntuale. Come “con chi”? Con l’influenza!<br />
Sempre la stessa. Insopportabile. Di quelle che<br />
non ti mollan mica al primo ciclo (di vitamine, echinacea,<br />
etcetera etcì). Insomma, uno strazio. Una tragedia.<br />
Almeno quattro/cinque giorni senza poter uscire/sbirciare/intervistare/inciuciare.<br />
Solitudine urbana doc (“vedi<br />
che succede a fare il single alla tua età?!”: sante parole,<br />
mammà). Vuoto creativo. Impegnativo. Che faccio?<br />
Leggere con 39 non mi pare lucido. Magari mi sparo<br />
una superdose di tv. Chè ancora non ho visto neanche<br />
un frame de Il Ristorante! Ok, comincio un bel telediario.<br />
Sottotitolo: una settimana sfigata a letto. A guardare le<br />
téle. Visioni. Sogno o son influenzato? Dooooooove 6,<br />
telecomandooooooo? A me i tasti. L’accendiamo?<br />
Per una mezz’oretta ci provo: Rai, Mediaset, La7, Mtv &<br />
co. Niente di antidepressivo. Anzi. Così procedo. Spingo<br />
sui tasti del telecomando e così mi ricordo che sono<br />
a letto sì, ma in un preciso punto del pianeta Terra:<br />
Napoli. E allora eccole, in bella sequenza Uhf, le tele<br />
visioni di Napoli: Televomero, Canale 8, Telemiracoli,<br />
Antenna Vesuvio, Telecapri & compagnia bella. Vediamo,<br />
vediamo... Ecco il Telecafone, miao. Fenomeno paranormale<br />
incontrollabile, il Telecafone è uno dei programmi/<br />
personaggi di punta dell’una e trina Telecapri (chè ce<br />
n’è tre di faragliòn-canali: quello “istituscional”, quello<br />
dedicato alle news e quello “tutto sport”). Partorito dalla<br />
geniale mente del signor Oscar Di Maio, titolare sulla<br />
stessa rete anche della sit-com Casa Di Maio (tributo al<br />
signor Vianello e a sua signoria la signora Sandra) e del<br />
varietà musicale Ridendo & Cantando (nel quale interpreta,<br />
anche in luoghi pubblici, le più famose e irresistibili<br />
“macchiette” che un bel dì furono di Totò, di Peppino<br />
e di Scarpetta), il Telecafone non fa il versone al gattone<br />
di Maurizio Seymandone (che nostalgia, superclassifica<br />
show). Piuttosto riesamina le peggiori formule del varietà<br />
televisivo nazionale e le massacra, dissacrandole,<br />
alla napoletana. Con qualche invenzione tutta da vedere,<br />
come le “Feline” al posto delle Veline, e con un ritmo<br />
incalzante anti bon ton: di cafonata in cafonata, tiè! La<br />
verità è che, a guardarle un po’ di più dei soliti tre minuti,<br />
le tv locali sembrano piene di personaggi intrigantosi.<br />
Personaggi o interpreti? Vall’a capire. Il cabaret-in-onda<br />
a Napoli stravince. La trasmissione pilota, un vero cult, è<br />
Telegaribaldi, in onda da anni su Canale 9. Una sorta di<br />
Striscia la notizia extended remix, con due presentatori<br />
e tanti inserti irresistibili, con le trovate e i personaggi<br />
più divertenti, molti dei quali ormai passati a trasmettere<br />
da quel di Milano o di Roma. Da Telegaribaldi sono<br />
passati Biagio Izzo, Antonio e Michele, Rosalia Porcaro,<br />
Gianni Simioli. Solo per citare quelli più noti alle platee<br />
nazionali. Il panorama televisivo cabarettistico a Napoli<br />
è infatti come le vie del signore: infinito. Basta fare un<br />
po’ di zapping per sorridere o ridere a crepapelle con<br />
veterani come Alan De Luca, nelle vesti del neomelodico<br />
28 URBAN<br />
Ciruzzo Tozzi, o come Tony Tammaro, il tamarro ante<br />
litteram e pure honoris causa, autore di celeberrime “tamarrate<br />
nere” come la canzone Patrizia, dedicata a una<br />
fantomatica regina di Baia Domizia, ex amena località<br />
balneare del casertano. O per scoprire nuovi fenomeni<br />
come i Teandria, tre giovanotti che fanno i supereroi sfigatissimi<br />
di serie C (un leit-motiv? “potere degli ziti con<br />
la ricotta, vieni a me!”), in forza al momento su Canale<br />
10 con il programma Telescasso. Incredibili? Influenza<br />
a parte, telecomando alla mano, se ne vedono di tutti i<br />
colori. Tra i più smaglianti, Gigino Don Perignon, vestito<br />
alla Tony Manero anche a mezzogiorno, occhialoni scuri,<br />
capelloni biondi – aggressivissimo (celebre il suo spot<br />
per un’azienda di autodemolizioni!) – e perennemente<br />
al cellulare, e l’irresistibile Subrettina, un metro e 50 di<br />
curve, occhioni azzurri e treccine alla Cappuccetto Rosso<br />
che canta e si dimena, balla e sculetta, erotica e scugnizza,<br />
perfetta per una eventuale avventura sexy soft nel<br />
prossimo volume di Shrek: un portento (ha già inciso<br />
anche un paio di cd: introvabili!) che ha fatto pure il<br />
salto di qualità: la partecipazione una/due/o/tre tantum<br />
a Domenica in... Ma ecco una replica della rissosa, irascibile,<br />
simpaticissima megavolgarona “uè-uè”. Si chiama<br />
Mariarca la “Pulitona”, una verace ragazza tutta acqua e<br />
sapone & detersivi... per modo di dire!<br />
Di canale pirata in telelibera, a termometro 39 mi rendo<br />
conto che anche la musica occupa un posto molto<br />
importante nei palinsesti delle varie emittenti televisive<br />
partenopee. Telemiracoli, anche digitale terrestre, è tra<br />
le più attente alla produzione dei videoclip cosiddetti<br />
neomelodici e contribuisce non poco al successo di cantanti<br />
di quartiere e piccoli divi rionali. Enzo Ilardi o Mauro<br />
Nardi possono essere anche vere star sul palco giusto al<br />
momento giusto. Nardi, per esempio, più e meglio di tante<br />
impreparate popstar da top chart, ha tradotto in video<br />
tutte le... hit del suo ultimo album. In anteprima. Qualche<br />
titolo? Mezza ragazzina. Guappa spagnola. E, se ancora<br />
UNA NOTTE<br />
<strong>DA</strong> TELECAFONE<br />
Ventiquattro ore di sana influenza invernale passate a rovistare tra il meglio<br />
e il peggio delle tele-frequenze campane. La guarigione è assicurata!<br />
testo: Ciro Cacciola / illustrazioni: Alessandro Lecis e Alessandra Panzeri<br />
URBAN 29
non vi basta, Figlio ‘e latino (figlio di latino, che non è un<br />
insulto, al momento) che, a quota ormai prossima ai 40<br />
(di febbre), diventa subito la mia preferita. Per gli aspiranti<br />
sanremesi c’è però una trasmissione ad hoc, Italiani<br />
nel mondo, che funziona come un cantagiro con tanto<br />
di superospiti, preselezioni e finalissima. Non mancano<br />
le raffinatezze. Per gli amanti del jazz, c’è il programma<br />
Volpe alla caccia. Per una più attenta riesamina delle<br />
nuove produzioni un po’ world, un po’ trendy, ecco<br />
invece Mp3. Ma, per i teleappassionati di canzone napoletana,<br />
la più classica, c’è il programma Napoli parole e<br />
musica, in onda tutti i giorni su Canale 21, con la mitica<br />
cantante Gloriana che, come Dorian Gray, più passa il<br />
tempo e più si fa giovane e bella... Come farà??? A cavallo<br />
tra la musica e il gossip radicalscic rimane invece<br />
Ritmi urbani, la striscia più sciccosa, briosa e leggera del<br />
panorama televisivo all’ombra del Vesuvio. Protagonista<br />
la sua bionda conduttrice, la cantante Monica Sarnelli, a<br />
Ma non finisce qui. Fuori corso è il titolo dell’unica<br />
sit-com interurbana dedicata agli studenti universitari<br />
fuori corso. Protagonisti due cugini beneventani in trasferta<br />
a Napoli in un condominio a dir poco surreale,<br />
nel quale si è trasferita da poco anche una simpatica<br />
siciliana, Cammela. Va in onda tutti i giorni su Canale<br />
9 ed ha vinto pure il Premio Millecanali!<br />
E adesso, dunque, vediamo un po’. 36 e 7. Ma allora<br />
mi è passata! L’influenza se n’è andata. Niente febbre.<br />
Una nottata sveglio e nemmeno me ne sono accorto.<br />
Merito della tivvù. Un toccasana. Che sia davvero<br />
un’“arma di distrazione di massa” come diceva la<br />
mostra di un collettivo di giovani artisti qualche mese<br />
fa? Fatto sta che, dopo tutte ‘ste tele-visioni, adesso<br />
mi sento meglio. Un po’ fuori corso, forse, ma pieno di<br />
ritmi. Un napoletano nel mondo. Pronto a fare piazza<br />
pulitona. Subrettino. Under eroe. Insomma: un vero<br />
cafone.<br />
“A QUESTO PUNTO POTREI FORSE DORMIRE UN PO’, MA LA TELEFEBBRE LOCALE ORMAI È <strong>IN</strong>ELUTTABILE“<br />
caccia di vip, eventi, occasioni mondane e serate di gala,<br />
con interviste a raffica montate da suo marito, il regista<br />
Dario Andreano, a mo’ di simpatici tormentoni, che<br />
talora servono a fare anche un po’ di (sana) pubblicità.<br />
Dal successo della trasmissione adesso anche un cd, il<br />
primo di Monica Sarnelli, Lazzare felici, con una hit che<br />
a Napoli è ormai nelle orecchie e sulla bocca di tutti,<br />
Chesta sera, testo e musica di Nino D’Angelo.<br />
A questo punto potrei forse dormire un po’, ma la<br />
telefebbre locale ormai è ineluttabile. Irresistibili i<br />
due teleshow che indagano nel mondo della notte:<br />
WeCanDance e Contatto Television. Stesso format,<br />
più o meno, diversi nello stile. Interviste a voce alta a<br />
proprietari e gestori di one night e discoteche le più<br />
affollate, con sondaggi e demoscopee “live” sui temi<br />
più impegnativi e originali. Momento topico: l’incontro<br />
al vertice con una (presunta) bonazza. Domanda urlata:<br />
ti diverti qui? Risposta urlata: sìììì, tanto. E giù con le<br />
immagini della pista con folla danzante, scuro-occhialuta<br />
e very D&G. Ma Dino Piacenti, voce che tradisce trascorsi<br />
radiofonici e corsi e ricorsi (vichiani) di dizione,<br />
confeziona la sua adorata creatura WeCanDance con<br />
tale cura al punto da riuscire a infilarci pure iniziative<br />
di tipo socioculturale con la stessa verve discotecara di<br />
sempre. Un classico?<br />
Dal nightclubbing allo stadio. Il Napoli è in serie C, ma<br />
i programmi sportivi pro calcio sono sempre tra i più<br />
gettonati. Share altissimi e ospiti ambitissimi, non come<br />
ai tempi dello scudetto, è vero, ma sempre con molta<br />
tifoseria e serietà. Tutto il calcio patuto per patuto (patuto<br />
sta per patito, appassionato, insomma, nella lingua<br />
di Eduardo e Petito) è in prime time da anni e anni, ma<br />
il più in voga al momento sembra essere Videogol, su<br />
Italia Mia 2, condotto da Walter De Maggio, star napoletana<br />
di Radiokisskiss, e dalla superbellissima Maria<br />
Mazza (lontana cugina di Valeria???).<br />
Ovviamente, in una telecittà come Napoli non poteva<br />
mancare un riferimento locale ai reality. Anzi, “vareality”,<br />
sciò. Ci ha pensato un comico napoletano, Lino<br />
D’Angiò, già responsabile delle più riuscite imitazioni di<br />
Antonio Bassolino, governatore della Campania, e Rosa<br />
Russo Iervolino, sindaco di Napoli, a unire in uno stesso<br />
programma le formule (magiche) del varietà e del “reality<br />
show”. Il suo nuovo programma, Facciamo Piazza<br />
Pulita, in onda in prima serata per 90 minuti su Canale<br />
34, è un successone superurbano, con una scenografia<br />
da superproduzione Rai, una piazza-ritrovo in cui si<br />
esibisce ogni sera una stramba pattuglia di artisti, con<br />
tanto di orchestra e direttore d’orchestra (il musicista<br />
pianofortissimo Lorenzo Hengeller), gente che passa e<br />
interagisce e fa battute e gag a raffica sulle compagnie<br />
telefoniche con le tariffe e le offerte che cambiano ogni<br />
5 minuti, guest stars una ciurma di Lecciso napoletane<br />
ovvero di ragazze scartate da ogni altro programma<br />
televisivo e che non sanno fare assolutamente nulla!<br />
URBAN 31
La parola è energia viva, è il nome delle cose, dei<br />
gesti, dei fatti, delle storie, che se non fossero scritte,<br />
narrate, ricordate, documentate, non esisterebbero né<br />
ora né mai. La parola apre porte o le chiude per sempre.<br />
Innesca reazioni o induce al silenzio. La parola è<br />
intelligenza individuale e collettiva.<br />
Facile e difficile, lavorare con le parole. Tutti possediamo<br />
un repertorio sconfinato di immagini, emozioni,<br />
poesia, aneddoti, racconti. Tutti siamo testimoni del<br />
nostro pizzico di Storia. Ma pochi conoscono come<br />
trasformare questa energia in qualcosa di utile, bello,<br />
interessante, prezioso. Come trasformare pensieri in<br />
parole che generano altri pensieri, che generano altre<br />
parole. Come scrivere pagine, che restano. Pagine che<br />
smuovono qualcosa dentro. Libri che passano di mano<br />
in mano e di lettore in lettore.<br />
Marco Philopat è uno di questi. Milanese, classe<br />
1962, ama definirsi agitatore culturale, ma in realtà è<br />
Scrittore con la S maiuscola punto e basta. Anche se<br />
vuole far esplodere nella quotidianità le pagine dei<br />
suoi libri e le sue presentazioni si trasformano spesso<br />
in party che culminano a notte inoltrata nella bisboccia<br />
generale, è nella scrittura che ha messo le ali.<br />
Da quando era direttore, redattore, inviato, cronista<br />
e stampatore di punkzine fotocopiate e autogestite,<br />
fino a oggi che ha pubblicato il suo ultimo romanzo (I<br />
Viaggi di Mel, Shake Edizioni), la passione per lo scrivere<br />
non l’ha più abbandonato, anzi, è forte più di ieri<br />
e meno di domani.<br />
I Viaggi di Mel sembra essere l’ultimo capitolo di<br />
una trilogia a ritroso tutta milanese.<br />
“Direi piuttosto di una trilogia controculturale, nel<br />
senso più internazionalista del termine. Storie milanesi<br />
che si possono riflettere anche in altre realtà. I<br />
punk del Virus di Costretti a sanguinare (1997) sarebbero<br />
potuti esistere anche a Glasgow o a Madrid<br />
e la Banda Bellini (2002) era pur sempre il servizio<br />
d’ordine più celebre degli anni ’70 in tutta l’Italia delle<br />
manifestazioni”.<br />
E adesso invece, l’epopea di Melchiorre Gerbino,<br />
presenzialista del salotto televisivo di Maurizio<br />
Costanzo…<br />
“Non tutti sanno che quel signore pelato, benché ospite<br />
del Maurizio Costanzo Show per ben 70 volte, fu<br />
nel 1966 uno dei primi capelloni della penisola, fondò<br />
la rivista Mondo Beat e praticò la filosofia quotidiana<br />
beatnik, sesso libero compreso, nella tendopoli di via<br />
Ripamonti “Barbonia City”. Mi interessava l’assurdità<br />
del percorso di Gerbino da freak a personaggio televisivo,<br />
da leader della contestazione a istrione da<br />
palcoscenico, da provocatore a profeta globetrotter del<br />
libero amore. Il suo essere personaggio controverso,<br />
quasi paradosso di se stesso. Grande affabulatore,<br />
viaggiatore cosmico, campione di audience senza radici.<br />
La sua generosità e la sua misantropia. La follia che<br />
diventa genio”.<br />
Cosa accomuna il protagonista di Costretti a sanguinare<br />
a Bellini e Gerbino?<br />
“Sono tutti e tre personaggi in fondo tragici, caratterizzati<br />
da una parabola discendente. Che hanno tantissimo<br />
da dire e che hanno creduto, in momenti storici<br />
differenti, a un certo immaginario. Andrea Bellini,<br />
Spartaco di quartiere che si ribella e diventa generale<br />
di un piccolo esercito. Melchiorre Gerbino, uomo libero<br />
con i suoi lati oscuri, difesi da una corazza egotica.<br />
Per me interessante è proprio guardare oggi a ciò che<br />
ne rimane di quegli immaginari. E poi, a parte il caso<br />
di Costretti a sanguinare, libro sostanzialmente autobiografico,<br />
mi interessa anche il processo di immedesimazione<br />
che si instaura, lavorando con persone così<br />
diverse da me. Di entrare in profondità nei rapporti<br />
affettivi, nelle storie d’amore e in quelle familiari”.<br />
Qual è il tuo modo di lavorare?<br />
“Piuttosto artigianale. Mi considero allievo di Primo<br />
Moroni (sono stato per anni commesso della “sua”<br />
libreria Calusca), Nanni Balestrini (ho ereditato da lui<br />
un certo gusto surreal situazionista) e Cesare Bermani<br />
(studioso di Storia Orale). Nel mio modo di scrivere<br />
si intrecciano ricerca storica, racconto orale e narrativa.<br />
Prima registro ore e ore di conversazione, che al<br />
momento della sbobinatura incrocio con dati storici.<br />
32 URBAN<br />
Poi aggiungo testimonianze di supporto e riscrivo il<br />
tutto. Dopo la seconda stesura, faccio il primo giro di<br />
bozze al termine del quale avviene la prima lettura con<br />
i protagonisti e quindi procedo a una nuova ulteriore<br />
stesura”.<br />
Milano ha ancora qualcosa da dire?<br />
“Avrebbe tantissimo da dire, essendo il ponte culturale<br />
tra Mediterraneo ed Europa del Nord, ma per scrittori<br />
ed editori oggi ci sono difficoltà, soprattutto per chi ha<br />
dai 45 anni in giù, nel trovare gli interlocutori giusti ai<br />
piani alti del potere”.<br />
Hai un tuo blog?<br />
“No, a volte impiego un giorno intero per una sola pagina<br />
e poi sono troppo affezionato alla carta stampata”.<br />
Toglimi una curiosità, che diavolo significa Philopat?<br />
“Sono stato battezzato così da una mia amica punk,<br />
perché sono alto, magro e mi muovo in modo spigoloso,<br />
come Filopat, disegno animato ungherese in onda<br />
una ventina d’anni fa sulla Televisione della Svizzera<br />
italiana nel programma Scacciapensieri. Filopat e Patafil<br />
erano i due protagonisti del cartoon…”.<br />
TRA LE PAG<strong>IN</strong>E<br />
DI PHILOPAT<br />
Dove finisce un libro inizia l'altro. Da Costretti a sanguinare alla Banda Bellini alla biografia sul viaggiatore<br />
Melchiorre Gerbino, I Viaggi di Mel: il percorso di uno scrittore che non ha mai tradito la sua anima punk<br />
testo: Maurizio Marsico / foto: Cesare Cicardini<br />
URBAN 33
34 URBAN<br />
Una bambola impaziente con la pistola puntata si<br />
aggira di questi tempi nel capoluogo emiliano. E nessuno<br />
sembra avere nulla in contrario, anche quando<br />
spara sui passanti. Tanto per chiarirci, a qualcuno sarà<br />
capitato di passare in via San Felice durante le feste<br />
e di vedersi trafitto da un fascio luminoso, difficile da<br />
classificare come addobbo natalizio, sputato da un piccolo<br />
negozio. In pratica, un raggio laser sferrato dalla<br />
vetrina attraverso l’intera via, per poi infilarsi nel vicolo<br />
di fronte e percorrerlo fino in fondo come se fosse la lama<br />
di un coltello. A spararlo, chiaramente, la bambolina<br />
sovversiva, nome in codice Sugar Babe, ormai da qualche<br />
anno simbolo di una realtà “itinerante” che merita<br />
una capatina. Si tratta di un negozio, uno shop-expò<br />
di moda, musica e immaginari chiamato Sugar Babe,<br />
aperto lo scorso ottobre in via San Felice 25/d con la<br />
precisa missione di diffondere abiti adatti alle esigenze<br />
e all’estetica contemporanea, creati dall’etichetta<br />
indipendente sugarbabe.org e da altri label del panorama<br />
internazionale. Per parafrasare, un negozio che<br />
contiene pezzi unici provenienti da svariate metropoli<br />
europee, realizzati artigianalmente e utili a comporre<br />
una “divisa” a dir poco contaminata. E che è il risultato<br />
di un lungo percorso passato attraverso diverse fasi:<br />
nel 2001 la vendita dell’abbigliamento avviene sul sito<br />
www.sugarbabe.org, nel 2002 trova dimora nell’atelier<br />
in casa, che diventa Sugar Babe House Shop, un’accogliente<br />
atmosfera dove provare le collezioni, fra una<br />
CHIHA<br />
<strong>IN</strong>CASTRATO<br />
SUGARBABE<br />
Brand indipendenti, dj set, video performance:<br />
un negozio troppo oltre!<br />
testo: Cinzia Negherbon / foto: Gianni Troilo
tazza di tè e un aperitivo musicale. Per approdare nel<br />
2004 nei nuovi spazi, che offrono in particolare due<br />
esclusive collezioni: “ophLove”, capi unici creati con tessuti<br />
ricercati e adatti all’immaginario poetico femminile,<br />
e “proleter-k”, vestiti da lavoro per il proletariato culturale,<br />
e non solo. Sono state realizzate quest’anno per la<br />
prima volta nel paradiso dei label indipendenti, l’isola di<br />
Bali in Indonesia, situazione unica al mondo per la produzione<br />
di piccole collezioni, un posto dove nel giro di<br />
20 chilometri trovi tutto il necessario: dai materiali, alle<br />
fabbriche, ai cargo, agli spedizionieri. Oltre a sugarbabe.<br />
org, le etichette indipendenti proposte vengono per la<br />
maggior parte da designer donne: Sumogirls, graffitistaskater<br />
di Amburgo, l’intimo della mallorquina Carmen<br />
Gonzales (fantastici gli slip con le bandierine), il tattoo<br />
wear di Gado Gado Vienna, i sandali e gli stivaletti<br />
Neoninja (chiaramente con pollicione separato dal resto<br />
delle dita), i cappelli fatti a mano dalla tedesca Silvia<br />
Bundschuh e gli eco-bijou realizzati con oggetti riciclati.<br />
Tutte selezionate previa adesione a uno slogan fondamentale:<br />
“Buy independent be unique”.<br />
E prima di pensare che in fondo sia soltanto moda, è il<br />
caso di dare un’occhiata alla vetrina: se al piano terra al<br />
solito appaiono vestiti e accessori, al piano superiore,<br />
ogni venerdì e sabato dalle 18 alle 19.30, troverete Djs<br />
for sale: esposizione di dj e le dj-ette in azione a offrire<br />
la colonna sonora di turno (dal funk al chillout psichedelico,<br />
alla techno-house al rock’n’roll, vinilico o digitale,<br />
36 URBAN<br />
maschile e femminile) con tanto di etichetta esposta a<br />
raccontare biografia e istruzioni all’ascolto. Per rifarsi gli<br />
occhi invece, i martedì e giovedì pomeriggio di Sugar<br />
Babe propongono Peep Shop, rassegna di immagini statiche<br />
e in movimento da sbirciare attraverso la vetrina,<br />
realizzate dai protagonisti della bedroom generation<br />
con performance che vanno dalla fotografia digitale<br />
al taglia e cuci audio/video, dalla videoperformance<br />
alla interazione dj/vj. E se qualcuno dovesse chiedersi<br />
l’origine di una tale commistione di intenti, faccia pure<br />
riferimento all’accoppiata che l’ha ideata: Sugar Babe<br />
e Omnidrive, alias Elena Skoko, ex cantante dei Cut<br />
oggi stilista indipendente, e Sergio Scanu, protagonista<br />
della scena elettronica italiana indipendente e membro<br />
della Mutoid Waste Company, la tribù dei creativi<br />
riciclatori, dei predicatori urbani mutanti, dei nomadi<br />
della nuova era. Che dopo l’urban-romantica fiamma<br />
scoppiata durante un’edizione della Street Parade si<br />
sono pure sposati, in comune, con una cerimonia a dir<br />
poco urbanoide. “Vuoi tu Sugar Babe, croata di nascita<br />
e cantante rock, sposare il qui presente Sergio Scanu<br />
in arte Omnidrive, dj sardo e mutoid conclamato?”. Per<br />
l’occasione, entrambi indossavano la tuta proleter-k<br />
firmata sugarbabe.org: quella da meccanico. Con tanto<br />
di cyborg-bouquet di spine per lei, perfetto anche per<br />
il successivo rito: secondo la Church of Impossibile alla<br />
presenza del sacerdote Mutoid. A voi scoprire di cosa si<br />
tratta.
CONVERGENZE PARALLELE<br />
Metanopoli, a San Donato Milanese, sud est di<br />
Milano. Quartiere vetrina dell’industria petrolifera<br />
italiana, dove rigorose geometrie international style<br />
si specchiano nei cristalli bluastri dei curtain wall.<br />
Blu, verde e azzurro, omaggio cromatico all’energia<br />
degli idrocarburi, sono le tonalità dominanti<br />
foto: Cesare Cicardini<br />
styling: Stefano Formentini<br />
trucco: Fulvia Bartoli<br />
consulenza architettonica: Massimo Martignoni<br />
modella: Justyna Bieda - Future<br />
assistente stylist: Eleonora Baiocchi<br />
TRENCH CUSTO BARCELLONA / CALZE WOLFORD / ARCHITETTURA MARCO BACIGALUPO, UGO RATTI, SECONDO PALAZZO UFFICI, 1959-1962<br />
URBAN 39
GIUBBOTTO <strong>IN</strong> PELLE GOFFRATA GIORGIO BRATO / M<strong>IN</strong>I ABITO MANGO<br />
40 URBAN<br />
ABITO <strong>IN</strong> LANA TRICOT GAS / CALZE WOLFORD / STIVALI FORNAR<strong>IN</strong>A<br />
URBAN 41
SCARPE REEF / ABITO HOMELESS / GIUBBOTTO NORTH SAILS / CALZE WOLFORD<br />
42 URBAN<br />
ABITO <strong>IN</strong> LANA FORNAR<strong>IN</strong>A / LEGG<strong>IN</strong>GS WOLFORD / GIACCAVENTO GAS / STIVALI CLONE /<br />
ARCHITETTURA MARIO BACCIOCCHI, CHIESA DI SANTA BARBARA, 1955<br />
URBAN 43
BERRETTO GAS / GIACCONE PAUL SMITH / CALZE GOLDEN LADY / ABITO WOLFORD / STIVALETTI HENRY BEGUEL<strong>IN</strong><br />
ARCHITETTURA MARIO BACCIOCCHI, STAZIONE DI SERVIZIO AGIP (ORA BAR M<strong>IN</strong>ERVA), 1953<br />
44 URBAN
TSSS˜TSS ˜SHOPP<strong>IN</strong>G di Maria Broch<br />
Striscia, sibila, cambia pelle, ma, soprattutto,<br />
vi avvolge tra le sue spire. Perché, per dirla con Oscar Wilde,<br />
potete resistere a tutto tranne che alle tentazioni<br />
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02-392451<br />
TEMPO DI<br />
SEDUZIONE<br />
Avvolge completamente<br />
la cassa e si interseca tra<br />
le maglie del bracciale, il serpente<br />
di Snake Chain, l’orologio<br />
emblema di Roberto Cavalli<br />
Timewear. Euro 350.<br />
Info: www.sectorgroup.it<br />
VITA<br />
SPERICOLATA<br />
È realizzata in morbido<br />
camoscio nero la cintura<br />
di Giorgio Armani con la<br />
fibbia serpente in metallo.<br />
Prezzo su richiesta.<br />
Info: 02-723181<br />
<strong>IN</strong>DURRE <strong>IN</strong><br />
TENTAZIONE<br />
A dir poco conturbante, il profumo<br />
Roberto Cavalli Oro. Dove il serpente, icona della<br />
griffe, è protagonista assoluto e si fa ancora più<br />
prezioso. Da euro 43<br />
NOTE DI DESIDERIO<br />
Intense note di ambra e gelsomino<br />
per Trouble Parfum, l’essenza dell’universo di Boucheron,<br />
dove regna la tentazione. Euro 154,50<br />
AVVOLTO A TE<br />
Striscia intorno al tuo polso<br />
il bracciale di Just Cavalli, arricchito<br />
con tanti strass e una grande pietra<br />
verde. Euro 175.<br />
Info: 02-762091<br />
ISTIGAZIONE<br />
AL GIOCO<br />
Emana vibrazioni ironiche<br />
e divertenti il serpente<br />
a sonagli stampato sulla t-shirt della nuova collezione<br />
uomo di Etro. Euro 90. Info: www.etro.it<br />
KOBRA BAG<br />
Ti trasformerai in una moderna Eva che si muove<br />
nell’Eden metropolitano con l’eccentrica e selvaggia borsa di Gilli.<br />
Prezzo su richiesta. Info: 02-76024174<br />
URBAN 47
Gaetano Pesce, Caravage vase, 1988-92<br />
GUI<strong>DA</strong>FEBBRAIO<br />
FILM 50<br />
MEDIA 52<br />
LIBRI 53<br />
MUSICA 54<br />
LA STAR DEL MESE: Gaetano Pesce. Il rumore del<br />
tempo. Milano, Triennale, fino al 18 aprile 2005.<br />
BUONI E CATTIVI<br />
CAPOLAVORO<br />
Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />
GRANDE<br />
Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />
BUONO<br />
Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />
VABBÈ<br />
Coraggio, consideriamola una prova generale<br />
BLEAH!<br />
Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />
ALLEGRA AGLIARDI<br />
BUONI E CATTIVI<br />
HA DISEGNATO QUESTO MESE PER URBAN<br />
TEATRO 57<br />
ARTE 59<br />
CLUB 61<br />
milano| Anime giapponesi 2<br />
Appassionanti, esuberanti, fantastiche:<br />
le avventure a cartoni<br />
animati made in Japan colpiscono<br />
ancora. Ce le propone la rassegna<br />
di cinema d’animazione nipponico<br />
Anime giapponesi 2, una cinque<br />
giorni tutta da passare con gli<br />
occhi fissi sul grande schermo,<br />
come dimostrato dal successo<br />
della prima edizione. Per la gioia<br />
di amanti del genere o nuovi fan,<br />
al cinema Palestrina tornano ad<br />
alternarsi le opere di autori cult<br />
e assolute rarità, come Princess<br />
Mononoke di Hayao Miyazaki,<br />
Jin-Roh sceneggiato da Mamoru<br />
Oshii per la regia di Hiroyuki<br />
Okiura e Inuyasha diretto da Toshiya<br />
Shinohara. E se vi sembra<br />
giapponese...<br />
Info: tel. 02-6702700<br />
Dal 9 al 13 febbraio<br />
FOOD: Milano 62<br />
Roma 64<br />
Bologna 66<br />
Torino 67<br />
Napoli 69<br />
I MAESTRI DELL'ANIME-MANGA<br />
C<strong>IN</strong>QUE ARTISTI <strong>IN</strong> DIRITTURA F<strong>IN</strong>ALE<br />
Chi sarà il vincitore del Premio Furla per l’Arte<br />
2005? In attesa di scoprirlo fra qualche settimana,<br />
si può approfittare della mostra allestita a Villa delle<br />
Rose a Bologna fino al 3 aprile per curiosare tra le<br />
opere dei cinque finalisti e scommettere sul proprio<br />
CONTEST| Diesel-U-Music<br />
Una festa della musica tout court<br />
più che un semplice concorso. È<br />
tempo di Diesel-U-Music 2005, che<br />
anche quest’anno prevede quattro<br />
macro-categorie in gara – elettronica,<br />
dance, urban e alternative rock<br />
– oltre al nuovo veejeing award,<br />
destinato al vj più interessante del<br />
momento. Cosa aspettate a inviare<br />
il vostro brano inedito?<br />
www.diesel-u-music.com<br />
TOR<strong>IN</strong>O| Linguaggi Jazz<br />
Francesca Sortino Quintet (5<br />
febbraio), Andy McCloud’s Gentlemen<br />
of Jazz (12 febbraio), Three<br />
Guitars (19 febbraio) e Robin<br />
Eubanks Trio (26 febbraio): sono<br />
i prossimi appuntamenti di Linguaggi<br />
Jazz, edizione numero 10,<br />
il festival che mixa stimoli e suggestioni<br />
sotto il segno del jazz. Al<br />
Piccolo Regio Puccini.<br />
www.centrojazztorino.it<br />
favorito. A contendersi il premio di 20mila euro (e la<br />
mostra personale alla fondazione Querini Stampalia<br />
di Venezia) i video, le performance e le animazioni<br />
digitali di Alex Cecchetti, Rä di Martino, Christian<br />
Frosi, Deborah Ligorio e Pietro Roccasalva.<br />
ROMA|Sensoralia<br />
Arti visuali più musica elettronica<br />
uguale: Sensoralia, ovvero l’esperienza<br />
di un’immersione totale nel<br />
mondo delle avanguardie digitali.<br />
Provare per credere al teatro Palladium,<br />
in compagnia di Jimi Tenor e<br />
Skoltz Kolgen, Philip Jeck & Dalo,<br />
Nous featuring Meg e Marco (99<br />
Posse), Avatar orchestra e Fennesz.<br />
Tutto in febbraio.<br />
www.teatro-palladium.it<br />
URBAN 49<br />
Rä di Martino
Ris ovvero Reparto<br />
Investigazioni Scientifiche.<br />
La fiction italiana aggiunge<br />
un altro imperdibile tassello<br />
al suo grande mosaico artistico.<br />
Gli americani hanno<br />
Csi, noi abbiamo i Ris.<br />
Ma come avrà notato chi ha<br />
già visto le prime puntate,<br />
qui l’aspetto scientifico e il<br />
laboratorio sono limitati solo<br />
a una parte della storia.<br />
Le indagini sul campo e le<br />
investigazioni sono ancora<br />
indispensabili ai nostri sceneggiatori<br />
per rendere apprezzabili<br />
degli intrecci.<br />
Il risultato, a giudicare dalle<br />
prime due puntate, è l’ennesima<br />
fiction di polizia, carabinieri,<br />
santi, poeti ed eroi.<br />
Tanto odore di casa nostra,<br />
per una televisione che copia<br />
ancora dai suoi piccoli<br />
modelli.<br />
50 URBAN<br />
FICTION<br />
GARZANT<strong>IN</strong>A<br />
- Lei si preoccupa soltanto di<br />
chi perde. Tipico degli intellettuali:<br />
egoisti ma pieni di<br />
pietà. (Monica Vitti a Marcello<br />
Mastroianni, La notte)<br />
- Non fidarti dei poeti vestiti<br />
da poeta, figliolo: di solito<br />
non producono niente.<br />
(Vittorio Gassman a Giancarlo<br />
Giannini, Lo zio indegno)<br />
- Lo so, dovrei lavorare invece<br />
di cercare dei fessi da imbrogliare,<br />
ma non posso, perché<br />
nella vita ci sono più fessi<br />
che datori di lavoro. (Totò,<br />
Tototruffa ’62)<br />
- L’uomo passa la prima metà<br />
della propria vita cercando<br />
di capire le femmine e la<br />
seconda metà cercando di<br />
dimenticare quello che ha imparato.<br />
(Al Pacino, L’orecchio<br />
dei Whit)<br />
FILM<br />
DI FABIO SCAMONI<br />
DI CAPRIO CHIAMA,<br />
SCORSESE RISPONDE<br />
Di nuovo insieme,<br />
il gatto e la volpe di<br />
Hollywood hanno già<br />
messo le mani sul<br />
Golden Globe<br />
THE AVIATOR<br />
Martin Scorsese<br />
Andare a vedere un film di<br />
Martin Scorsese è sempre un<br />
grande piacere per gli occhi.<br />
Anche quando il regista italoamericano<br />
non è in stato di<br />
grazia. Dopo l’immane fatica<br />
di Gangs of New York, un<br />
progetto che ha inseguito e<br />
voluto per decenni, Scorsese è<br />
stato convinto da Di Caprio a<br />
prendere in mano e dirigere The<br />
Aviator, una megaproduzione<br />
con budget da 100 milioni<br />
di dollari. Ma chi è l’aviatore<br />
del titolo? Forse non tutti<br />
conoscono la favolosa storia<br />
di Howard Hughes, un uomo<br />
che ha riempito le cronache e<br />
le fantasie degli americani per<br />
decenni, per i suoi soldi, per i<br />
suoi sogni e per le sue donne.<br />
Hughes è stato regista e produttore<br />
cinematografico. Con<br />
il cinema ha messo da parte i<br />
suoi primi milioni di dollari che<br />
gli hanno permesso di conoscere<br />
e fidanzarsi con attrici del<br />
calibro di Katharine Hepburn e<br />
Ava Gardner; ma soprattutto di<br />
finanziare la sua grande passione:<br />
volare. A lui si deve la co-<br />
struzione dell’aereo più veloce<br />
a turboelica, a lui si devono i<br />
primi viaggi commerciali transoceanici<br />
(la TWA è stata in suo<br />
possesso per diversi anni), a lui<br />
si deve l’idrovolante più grande<br />
del mondo. Ma Hughes non era<br />
solo un grande magnate con il<br />
pallino degli aerei. Era anche<br />
un insopportabile ipocondriaco<br />
con disturbi ossessivo-compulsivi.<br />
Disturbi che lo hanno<br />
portato all’isolamento in una<br />
bellissima villa di Los Angeles e<br />
in una suite di un casinò di Las<br />
Vegas. La vita di Hughes è sicuramente<br />
un ottimo soggetto<br />
cinematografico, ma come tutte<br />
le storie troppo dense, difficile<br />
da ridurre in tre ore di film.<br />
I pregi della pellicola sono<br />
tanti. Bellissime le scenografie<br />
un po’ liberty e un po’ futuriste<br />
di Dante Ferretti, ottima la recitazione<br />
di Cate Blanchett nel<br />
ruolo della Hepburn e bravo<br />
anche Di Caprio a costruire il<br />
difficile personaggio di Hughes.<br />
Il problema del film è che, nonostante<br />
il titolo, non decolli.<br />
L’enorme quantità di effetti<br />
speciali hanno forse bloccato<br />
la tecnica di un autore come<br />
Scorsese, che sembra dirigere<br />
con mano un po’ stanca.<br />
SEI ANNI DI SEX&THE CITY<br />
Per chi ancora vaga invano per il tubo catodico in cerca di Carrie e amiche, ecco il dvd con l’opera definitiva<br />
SEX AND THE CITY<br />
La serie completa<br />
Iniziare a vedere un telefilm<br />
richiede sempre pazienza e dedizione.<br />
A volte guardare una<br />
o due puntate non è sufficiente<br />
per entrare nel clima delle storie<br />
e affezionarsi ai protagonisti.<br />
Specialmente quando i personaggi<br />
non sono monodimensionali<br />
o quando le vicende non si<br />
concludono in un singolo episodio.<br />
Sex and the City richiede<br />
questa dedizione, dedizione che<br />
viene appagata nell’arco di quattro<br />
o cinque puntate. Così per<br />
quei pigri che non hanno avuto<br />
la costanza di stare davanti al televisore<br />
per partecipare alle crisi<br />
sentimentali e alle gioie amorose<br />
di Carrie Bradshaw esce il 23<br />
febbraio tutta la serie in dvd sub<br />
specie cofanetto, a distanza di<br />
un anno dalla messa in onda in<br />
America dell’ultima seguitissima<br />
puntata. Sex and the City è stato<br />
tenuto in produzione per sei anni.<br />
Un lungo lasso di tempo in cui<br />
Carrie insieme alle sue amiche<br />
Samantha, la libertina, Charlotte,<br />
la bacchettona, e Miranda, la<br />
pasionaria, hanno rivoltato New<br />
York come un calzino. Hanno<br />
frequentato l’alta società, il<br />
ceto medio e la working class;<br />
hanno speso migliaia di dollari<br />
per scarpe, vestiti e per aiutare<br />
gli altri; si sono sposate, hanno<br />
divorziato; in una parola hanno<br />
vissuto. Cercando l’amore della<br />
loro vita, mettendo gli uomini<br />
sotto il microscopio, trovando<br />
loro pregi e difetti – ma soprattutto<br />
difetti! Sex and the City<br />
è un’enciclopedia dei rapporti<br />
uomo-donna; è un mondo in cui<br />
tutti ci riconosciamo e su cui tutti<br />
hanno voluto dire una parola,<br />
per difenderlo e per accusarlo.<br />
Ma raramente si è visto un telefilm<br />
che meglio abbia raccontato<br />
i tempi in cui viviamo. Pochi gli<br />
extra, ma quando sarete arrivati<br />
in fondo alle 94 puntate, vi sentirete<br />
sicuramente appagati.
LA FORESTA DEI<br />
PUGNALI VOLANTI<br />
Zhang Yimou<br />
Andare a vedere un film di<br />
Zhang Yimou non è solo<br />
un’immersione nella Cina presente<br />
o passata ma anche una<br />
purificazione per gli occhi. Le<br />
cromature, i bilanciamenti dei<br />
colori, il senso delle proporzioni,<br />
l’eleganza delle forme:<br />
un’estetica mai fine a se stessa<br />
ma tutta orientata verso il piacere<br />
di chi guarda. Dopo Hero,<br />
l’ispirato regista cinese si ferma<br />
nel periodo degli imperatori,<br />
quando le lotte per il potere<br />
erano feroci e insanguinate.<br />
Rispetto al film precedente, La<br />
foresta dei pugnali volanti ha<br />
una storia più compiuta, ancora<br />
una volta però composta di quadri<br />
armonici: come quello nella<br />
foresta di bambù o quello tra i<br />
fiocchi di neve. In realtà, più che<br />
un film di arti marziali è una storia<br />
d’amore dove due capitani,<br />
per eseguire gli ordini devono<br />
uccidere la donna di cui si sono<br />
innamorati, il misterioso capo<br />
dei ribelli. Interpretata dalla bellissima<br />
Zhang Yiyi, conosciuta<br />
ne La tigre e il dragone e vista<br />
di recente in 2046, ancora una<br />
volta musa di Yimou.<br />
Il lancio del dvd di King<br />
Arthur? In un castello<br />
inglese, naturalmente<br />
Un magnifico castello nella<br />
dolce campagna inglese. Cinque<br />
cavalieri con abiti colorati che<br />
si scontrano come nei vecchi<br />
tornei. In un angolo, un falcone<br />
e un avvoltoio che guardano incuriositi.<br />
Nell’altro, alcune tende<br />
con operai che piegano cerchietti<br />
di metallo costruendo metri di<br />
maglia ferrata. Un arciere scaglia<br />
dardi a ripetizione contro una<br />
piccola sagoma posta in cima a<br />
un paletto. E poi fanti che praticano<br />
la nobile arte della lotta,<br />
dotti che spiegano i simboli degli<br />
stemmi nobiliari, artigiani che<br />
forgiano armature splendenti.<br />
In questa cornice medioevale la<br />
Buena Vista, casa di distribuzio-<br />
IL MERCANTE<br />
DI VENEZIA<br />
Michael Radford<br />
Michael Radford ha evidentemente<br />
un grande amore per il<br />
nostro paese. Dopo aver firmato<br />
la regia de Il Postino, va<br />
a Venezia per ambientare, con<br />
grande originalità, l’adattamento<br />
della tragedia shakespeariana.<br />
Diciamo subito una cosa, se il<br />
film ha un qualche merito, se<br />
ha un minimo di interesse, lo si<br />
deve alle superbe prove d’attore<br />
di Al Pacino, negli ingombranti<br />
panni del ruvido e avaro<br />
Shylock, e di Jeremy Irons, che<br />
veste gli abiti del suo antagonista<br />
Antonio. Radford, regista<br />
senza guizzi, di suo ci mette, come<br />
sempre, molto poco. Venezia<br />
è vista con gli occhi abbagliati<br />
del turista; calli, campi e ponti<br />
sono raccontati attraverso sbiadite<br />
fotografie; le isole della laguna<br />
sono posizionate secondo<br />
una geografia inesistente e a volte<br />
fastidiosa. Perlomeno il testo<br />
è stato rispettato: l’adattamento<br />
è filologico, i testi quelli originali.<br />
La visione del film può essere<br />
una bella esperienza per entrare<br />
nel mondo di Shakespeare.<br />
Oppure un ripasso scolastico in<br />
vista di una interrogazione.<br />
ne della Walt Disney, ha deciso<br />
di presentare il Director’s Cut di<br />
King Arthur. Magari non sembra,<br />
ma dietro un film in costume ci<br />
sono importanti ricerche storiche.<br />
Possiamo soprassedere a<br />
volte sulla veridicità della storia<br />
36<br />
Olivier Marchal<br />
Se esiste un genere nel quale<br />
i francesi ancora eccellono è il<br />
poliziesco. Se poi il gioco non è<br />
più quello del “guardia e ladri”<br />
ma quello del “gatto e del topo”,<br />
gioco in cui i due contendenti<br />
sono entrambi poliziotti,<br />
beh ancora meglio. Il regista<br />
Olivier Marchal è stato poliziotto,<br />
conosce bene la materia e<br />
conosce bene il modo di agire<br />
dei suoi colleghi. E per questa<br />
storia si è ispirato a fatti veramente<br />
accaduti. 36 è il numero<br />
civico della via dove è situata la<br />
prefettura di Parigi. All’interno<br />
lavorano Daniel Auteuil, poliziotto<br />
poco rispettoso delle<br />
regole ma devoto alla causa, e<br />
Gérard Depardieu, poliziotto in<br />
carriera che punta in alto, calpestando<br />
se necessario anche<br />
i colleghi. Lo sfondo alla loro<br />
battaglia sono la corruzione,<br />
la malavita e un gruppo di<br />
assassini che ammazza senza<br />
scrupoli. La storia è quasi<br />
perfetta fino a tre quarti, fino<br />
al drammatico epilogo nella<br />
guerra Auteuil-Depardieu. Poi,<br />
l’intreccio deve essere chiuso e<br />
con esso anche l’interesse nel<br />
film.<br />
ma raramente sul contesto nel<br />
quale si muovono i personaggi.<br />
Studiosi e accademici vengono<br />
coinvolti per dare il loro parere.<br />
Ci raccontano per esempio che<br />
le regole della guerra non sono<br />
state sempre le stesse, che nel<br />
RAY<br />
Taylor Hackford<br />
Entrare nella vita di Ray Charles<br />
è anche fare un viaggio nella<br />
provincia americana del dopoguerra.<br />
L’America delle discriminazioni<br />
razziali, l’America<br />
delle battaglie per i diritti civili,<br />
l’America dei poveri che con<br />
uno strumento riscattavano le<br />
loro origini. L’infanzia di Ray<br />
Charles non è stata facile: un<br />
fratello perso in un incidente,<br />
la vista che se ne va per un’infezione.<br />
In giovane età Ray<br />
se ne va di casa per suonare<br />
il pianoforte, prima con altre<br />
band e poi da solo. La sua musica<br />
è stata copiata da tanti se<br />
non da tutti; le sue contaminazioni<br />
hanno fatto prima scalpore<br />
e poi scuola. Hackford, non<br />
nuovo alle biografie musicali<br />
dopo quella di Ritchie Valens in<br />
La Bamba, si sofferma sugli anni<br />
più tormentati della sua vita,<br />
sicuramente quelli più creativi.<br />
Indulgendo molto sugli aspetti<br />
meno etici: la dipendenza dalle<br />
droghe e dal sesso. Ray è un<br />
affresco della vita di un’epoca<br />
perfettamente colorato da un<br />
grande Jamie Foxx (appena<br />
visto in Collateral) nel ruolo del<br />
musicista.<br />
<strong>IN</strong>VITATI ALLA TAVOLA DI RE ARTÙ<br />
medioevo gli arcieri hanno acquisito<br />
un ruolo fondamentale o<br />
le armature venivano costruite<br />
da bottegai italiani secondo<br />
regole precise. Dopo queste informazioni<br />
il film non guadagna<br />
sapori diversi, però si apprezza<br />
di più il lavoro di squadra che<br />
sta dietro al cinema. Torniamo<br />
alla nuova versione del film.<br />
Antoine Fuqua, il regista di<br />
Training day, lo ha rimontato più<br />
a sua immagine e somiglianza<br />
che non a quella del produttore<br />
Jerry Bruckheimer. Sequenze<br />
più crude, motivazioni dei<br />
personaggi più profonde ma<br />
soprattutto uno sviluppo narrativo<br />
un po’ più plausibile. Gli<br />
extra non sono moltissimi. Oltre<br />
all’usuale commento del regista,<br />
c’è un discreto making-off e la<br />
possibilità di vedere un finale<br />
alternativo.<br />
FESTIVAL<br />
Il nero più nero<br />
di Courmayeur<br />
Nella prima metà di dicembre<br />
si svolge nella piccola<br />
cittadina di Courmayeur un<br />
festival che è un appuntamento<br />
importante per tutti coloro<br />
che amano il noir. Dopo tanti<br />
anni di frequentazione non ho<br />
ancora capito che cosa rientri<br />
esattamente nella categoria<br />
“noir”. Credo basti che ci sia<br />
qualcuno che muoia non per<br />
cause naturali, ma non sono<br />
sicurissimo. Comunque durante<br />
i cinque giorni del Noir<br />
in Festival scrittori, registi,<br />
editori e produttori si recano<br />
in fondo alla Valle d’Aosta per<br />
presentare qualcosa, ma curiosamente<br />
non per ascoltare<br />
quello che hanno da proporre<br />
gli altri. Insomma, ognuno per<br />
conto suo. E sì che editoria e<br />
cinematografia sono legati da<br />
un filo molto grosso: il cinema<br />
ha rubato alla letteratura<br />
di genere il rubabile, ma, da<br />
qualche tempo, anche l’immaginario<br />
degli scrittori è pieno<br />
di citazioni cinematografiche.<br />
La tendenza attuale dei produttori<br />
è poi quella di fare film<br />
tratti da libri, bene se sono<br />
gialli (si veda Michele Placido<br />
con Romanzo criminale o<br />
Salvatores con Quo vadis baby?);<br />
gli editori poi gongolano<br />
quando un regista compra<br />
i diritti di un loro libro, non<br />
tanto per gli importi pagati<br />
quanto per le copie che verranno<br />
vendute se il film sarà<br />
visto da un discreto pubblico.<br />
Però, di vedere alla stessa tavola<br />
scrittori e registi proprio<br />
non se ne parla. Peccato, magari<br />
potrebbero venirne fuori<br />
percorsi interessanti. Intanto,<br />
aspettando che avvenga, l’esiguo<br />
pubblico di Courmayeur<br />
poteva scegliere tra guardare<br />
film (spesso deludenti) o<br />
ascoltare autori presentare i<br />
loro libri, spesso interessanti.<br />
Se siete amanti del genere e<br />
volete saperne di più, il sito è<br />
www.noirfest.com.<br />
URBAN 51
52 URBAN<br />
E-GAMES<br />
ROLLERCOASTER TYCOON 3<br />
Pc<br />
I tycoon letteralmente sono<br />
i magnati, ma nel mondo<br />
degli e-game sono i giochini<br />
manageriali. Rollercoaster<br />
Tycoon 3 è il terzo capitolo<br />
di una saga in cui si vestono<br />
i panni di un magnate dei<br />
parchi divertimento. In questo<br />
strategico gestionale dovrete<br />
realizzare un gigantesco<br />
parco giochi dotato di tutti i<br />
comfort. Dovrete allestire 18<br />
parchi divertimento e il vostro<br />
successo sarà stabilito dalla<br />
qualità dei giochi e dalla frequentazione<br />
dei clienti.<br />
SUPERCAR<br />
Ps2<br />
Vi ricordate David Hasselhoff<br />
nel ruolo di Michael Knight, il<br />
pilota del telefilm Supercar?<br />
Beh, la Supercar è tornata<br />
sotto forma di e-game.<br />
Ovviamente è un gioco di<br />
guida, con una buona dose<br />
di azione, e la macchina Kitt<br />
è attrezzata di molte armi<br />
d’attacco e difesa. Le missioni<br />
sono ben costruite. Il problema<br />
è che il gioco, esattamente<br />
come il telefilm e come<br />
l’attore protagonista, è un po’<br />
legnosetto. Indicato per i veri<br />
amanti del genere.<br />
ALEXANDER<br />
Pc<br />
Tratto dall’omonimo film di<br />
Oliver Stone, Alexander è un<br />
gioco di strategia in tempo<br />
reale mutuato da Cossack,<br />
titolo di culto di qualche anno<br />
fa. Bisogna trovare l’oro, raccogliere<br />
le risorse, costruire<br />
città e organizzare un esercito<br />
di dimensioni ciclopiche (si<br />
possono gestire contemporaneamente<br />
truppe composte<br />
da 20mila unità). Riuscirete<br />
a ripercorrere le gesta di uno<br />
dei più grandi condottieri della<br />
storia e forse potrete avere<br />
un vostro impero dove il sole<br />
non tramonta mai. In più, il<br />
gioco è ricco di immagini del<br />
film.<br />
illustrazione: Allegra Agliardi<br />
MEDIA<br />
PAURA DELL'ELETTROSMOG?<br />
MEGLIO AN<strong>DA</strong>RE <strong>DA</strong>L SARTO<br />
Nuovi tessuti ci<br />
salveranno dai cattivi<br />
odori come dalle onde<br />
elettromagnetiche<br />
Il lavoro sta cambiando e noi<br />
ci dobbiamo adeguare.<br />
I vari momenti della giornata<br />
possono alternarsi con una prevedibilità<br />
pari all’alternanza di<br />
pioggia e sole ad Amsterdam in<br />
marzo. Ritmi serrati capovolgono<br />
anche i più classici standard:<br />
si lavora solo in ufficio? No.<br />
Ogni posto va bene: un bar<br />
per un caffè, al supermercato,<br />
in macchina col cellulare ma<br />
senza dimenticarsi l’auricolare<br />
e, perché no, al bagno, per una<br />
sigaretta e due chiacchiere sul<br />
tal progetto...<br />
Ma attenzione, tutta questa frenesia<br />
deve assolutamente stare<br />
entro certi paletti: le statistiche<br />
parlano chiaro, nelle relazioni<br />
di lavoro e durante incontri importanti<br />
certi odori proprio non<br />
vanno.<br />
La legge Sirchia ci dà una mano,<br />
l’aperitivo non sarà un problema<br />
se poi dobbiamo incontrare<br />
il nostro capo a cena perchè<br />
l’odore di fumo non ci preoccupa<br />
più. Ma è sempre un dispiacere<br />
dover rifiutare un invito a<br />
pranzo di un amico al suo ristorante<br />
cinese preferito, se poco<br />
Per quelli che si occupano<br />
di marketing, il packaging è<br />
una cosa importante, anche se<br />
spesso si rivela un pacco più<br />
dopo c’è un briefing importante<br />
per programmare i prossimi mesi<br />
di lavoro.<br />
Si sforano alla grande i paletti<br />
di cui sopra, la puzza di fritto<br />
è la prima della lista. Come<br />
muoversi? Ecco che ancora una<br />
volta sono gli scienziati a venire<br />
in aiuto, in questo caso quelli<br />
del CNR di Napoli, che hanno<br />
messo a punto un tessuto nelle<br />
cui fibre si annidano le molecole<br />
di un polimero naturale, la ciclodestrina,<br />
in grado di trattenere<br />
fumo e cattivo odore, affinché<br />
non si leghi alle fibre intaccando<br />
che un pacchetto. Alcune volte<br />
però capita che sia tecnologicamente<br />
avanzato e amico<br />
della natura. Negli Stati Uniti<br />
i tessuti. Un sogno diventato<br />
realtà!<br />
Un ultimo avvertimento: nonostante<br />
lo stato avanzatissimo<br />
delle ricerche tecnologiche, non<br />
possiamo mica dimenticarci che<br />
siamo esseri umani. E che alcuni<br />
oggetti che quotidianamente<br />
vengono utilizzati di più, come<br />
i telefoni cellulari, rilasciano<br />
nell’atmosfera strane invisibili<br />
onde, le radiazioni elettromagnetiche,<br />
che pare non facciano<br />
proprio bene alla salute (specialmente<br />
dei bambini).<br />
Anche in questo caso basterà<br />
hanno infatti brevettato una<br />
pellicola plastica estremamente<br />
sensibile, che reagisce quando<br />
è in contatto con elementi organici.<br />
Per farla breve, si tratta<br />
di un simil domopack molto<br />
speciale in grado di dirci se le<br />
mele che stiamo conservando<br />
siano acerbe, mature o marce.<br />
C’è un vero e proprio semaforino<br />
sulla pellicola con tanto dei<br />
classici colori rosso, giallo e<br />
verde. Anche se le mele marce<br />
saltano facilmente all’occhio<br />
e quella muffa bianca sembra<br />
darvi fastidio, consultate il semaforo<br />
prima di fare una scelta<br />
azzardata.<br />
Ma il mondo del packaging alimentare<br />
non smette di stupirci.<br />
acquistare vestiti ad hoc, fatti<br />
con particolari tessuti ideati dalla<br />
Larry Mark Twain, un nome di<br />
Tom Sawyeriana memoria, una<br />
garanzia insomma.<br />
Hanno inserito un microchip<br />
nascosto tra fodera e fessura,<br />
in grado di proteggere le parti<br />
vitali dall’elettrosmog. Certo,<br />
ci difenderà dalle radiazioni,<br />
ma non sarà facile spiegarlo<br />
agli agenti di sicurezza degli<br />
aeroporti e delle banche, che<br />
passeranno ore a frugarci nelle<br />
tasche per capire cosa continua<br />
a suonare al metal detector!<br />
ATTENZIONE ALLE MELE MARCE<br />
Nessuna verdura potrà più imputridire in incognito. A fare la spia sarà la pellicola della confezione<br />
Sapete cos’è l’active packaging?<br />
Molto in voga in Giappone, è un<br />
impacchettamento nella plastica<br />
che però prevede la dispersione<br />
delle sostanze gassose negative.<br />
Questi spazzini dei gas<br />
si chiamano scavenger e il più<br />
importante è quello dell’ossigeno,<br />
in grado di ritardare di 30<br />
giorni la formazione della muffa,<br />
che non riesce a moltiplicarsi in<br />
assenza di ossigeno. Come dicono<br />
gli ideatori di questi active<br />
packaging, le applicazioni sono<br />
infinite, l’unico problema è far<br />
accettare ai consumatori europei<br />
la presenza di questi strani sacchettini<br />
di scavenger nella busta<br />
delle verdure.<br />
illustrazione: Allegra Agliardi
LIBRI<br />
DI MARTA TOPIS<br />
SICULO-METROPOLITANO<br />
CATANIA CONNECTION<br />
Ammazzatine, babbecù,<br />
pasta di mandorle e<br />
una sfilza di personaggi<br />
stralunati, che più che<br />
dalla Piovra sembrano<br />
uscire da una Pulp<br />
Fiction nostrana<br />
CHI È LOU SCIORT<strong>IN</strong>O<br />
Ottavio Cappellani<br />
Neri Pozza, 2004<br />
220 pp., 14,50 euro<br />
“…La via Etnea taglia perpendicolarmente<br />
la città: una<br />
staffilata che porta dritta al<br />
vulcano. Salendo, sulla destra,<br />
a metà circa della sua<br />
estensione, si apre un vicolo.<br />
Il vicolo è buio. Congiunge via<br />
Etnea a piazza Carlo Alberto,<br />
che di mattino è piazza di fiera,<br />
mercato ambulante, di sera<br />
invece è svuotata e deserta,<br />
illuminata a malapena da una<br />
luce rosa e spettrale. La vita<br />
notturna dei pub, che si svolge<br />
fino a qualche centinaio di metri<br />
più sotto, non arriva fin qui.<br />
Qualche studente ubriaco che<br />
rincasa, ogni tanto. Qualche<br />
improvviso vociare che rimbomba<br />
e subito si spegne,<br />
niente più. La luce elettrica<br />
si infila nel vicolo di riflesso,<br />
rimbalzando sui marciapiedi<br />
bagnati e sui rigagnoli lasciati<br />
dal temporale di ottobre. È il<br />
periodo in cui la sera si indossano<br />
con piacere i primi maglioni<br />
di lana.<br />
Un bar è ancora aperto.<br />
Sedute attorno a un tavolo di<br />
plastica quattro persone, in<br />
quel bar, pendono dalle labbra<br />
di Zu Mimmo. Zu Mimmo<br />
ha un emporio nel quartiere.<br />
Lo chiamano Zu Mimmo da<br />
sempre. Nessuno si ricorda più<br />
il perché. “Caaaaaazzo” dice<br />
Nuccio, e gli scappa quasi da<br />
ridere. “Minchia ne ho visti di<br />
morti ammazzati, ma mai così<br />
taaaaanto ammazzati”. Tuccio<br />
guida una Mercedes incidentata<br />
a tutta velocità. “Che<br />
cazzo fai, ridi?” dice Tuccio a<br />
Nuccio. “Chi, io? Ma figurati<br />
se rido”, risponde Nuccio indignato.<br />
“Minchia, ma lo hai<br />
visto come gli è esplosa la<br />
testa? Come cazzo ce l’aveva<br />
quello, la testa? Gonfiata a<br />
pressione con l’aria?” E ride.<br />
Tuccio lo guarda. Serio...”<br />
Solo un catanese doc come<br />
Cappellani (classe 1969, coltivatore<br />
di carrube e fondatore<br />
di una rock band) poteva scrivere<br />
una storia così: parole in<br />
dialetto (se sapete cosa sono<br />
i càusi o i vitriati a voi non<br />
servirà l’utile glossario siculoitaliano<br />
aggiunto a fine libro)<br />
che si mescolano a quelle in<br />
“italglish” dei protagonisti<br />
italo-americani in un cocktail<br />
che fa spanciare dalle risate. A<br />
questa divertente difficoltà di<br />
lettura si somma la straripante<br />
serie di personaggi che si agitano<br />
tra la Nuova Yorche del<br />
“businissi” cinematografico<br />
e i più stereotipati quartieri<br />
di Catania. In uno di questi,<br />
e proprio nella vecchia bottega<br />
di zu Mimmo, ha luogo<br />
quell’ammazzatina attorno a<br />
cui gira tutta la storia: atmosfere<br />
da parodia del Padrino,<br />
attori che più che dalla Piovra<br />
sembrano uscire da una<br />
Pulp Fiction italiana e nutriti<br />
babbecù (leggi BBQ) dove si<br />
sprecano paste di mandorla e<br />
“camice di seta indiana da cambiare<br />
ogni quarto d’ora perché<br />
ci fanno l’alone di sudore sotto<br />
le ascelle”. Superate le prime<br />
pagine, entrate nello spirito<br />
e scoprite come va a finire…<br />
Sorrisi assicurati.<br />
IL CIELO DI TOR<strong>IN</strong>O <strong>IN</strong> UNA STANZA<br />
Squallida tragedia di una<br />
madre che sogna per la<br />
sua bambina un futuro<br />
da velina<br />
NIENTE, PIÙ NIENTE<br />
AL MONDO<br />
Massimo Carlotto<br />
Edizioni e/o, 2004<br />
69 pp., 7 euro<br />
immagine tratta dalla copertina: Chi è Lou Sciortino, Neri Pozza, 2004<br />
Partiamo dall’autore, che<br />
molti conoscono perché qualche<br />
anno fa per errore (alla<br />
faccia dell’errare humanum<br />
est) è stato incarcerato per<br />
terrorismo in quel di Padova,<br />
ma che in realtà è un prolifico<br />
scrittore. Poi passiamo<br />
al titolo, che riprende una<br />
strofa della hit di Gino Paoli,<br />
Il cielo in una stanza. Infine<br />
buttiamo l’occhio sul risvolto<br />
di copertina che parla di una<br />
tragedia familiare sullo sfondo<br />
di Torino operaia. L’insieme<br />
di questo “monologo per un<br />
delitto”, come recita il sottotitolo,<br />
si direbbe grigio e cupo,<br />
roba da tagliarsi le vene, e<br />
invece – credeteci – per quanto<br />
queste poche pagine siano<br />
ciniche e amare (molto), scorrono<br />
veloci e leggere (certo<br />
non spensierate) e in alcuni<br />
punti ti strappano addirittura<br />
un mezzo (non di più) sorriso.<br />
Protagonisti sullo squallido<br />
palcoscenico torinese Arturo,<br />
operaio finito in cassa integrazione,<br />
la moglie che si arrabbatta<br />
tra mega-discount e bicchierini<br />
di vermouth, e la figlia<br />
per cui sognano un futuro da<br />
velina. Ma oltre non vi diciamo<br />
perché il volume è breve e<br />
guasteremmo la lettura.<br />
SHORT<br />
Storie di padri e figli<br />
tra Londra e Lisbona<br />
IL MIO ORECCHIO<br />
SUL SUO CUORE<br />
Hanif Kureishi<br />
Bompiani, 2004<br />
235 pp., 15 euro<br />
Il ritrovamento del manoscritto<br />
Un’adolescenza indiana di<br />
papà Shani, impiegato d’Ambasciata,<br />
diventa per Hanif un<br />
invito a ripercorrere la storia<br />
della famiglia Kureishi, pakistani<br />
benestanti trapiantati in<br />
terra d’Albione. E fin qui tutto<br />
fila liscio. Poi compare anche la<br />
trilogia autobiografica del fratello<br />
di Shani, Omar. E la storia<br />
si complica di personaggi e avvenimenti,<br />
passando dall’India<br />
colonialista fino alla Londra di<br />
King’s Road in cui Hanif diventa<br />
quello che il padre avrebbe<br />
sempre voluto essere: uno<br />
scrittore famoso. Consigliato a<br />
tutti i fan di Kureishi, suggerito<br />
a tutti gli altri: noi gli diamo<br />
solo tre dita non perché non<br />
sia bello, ma perché il genere<br />
dell’autobiografia – anche se<br />
ben fatta – porta sempre con<br />
sé una briciolina di noia.<br />
CHE FARÒ QUANDO TUTTO<br />
BRUCIA?<br />
Antònio Lobo Atunes<br />
Feltrinelli, I Narratori, 2004<br />
526 pp., 20 euro<br />
Se un mattone alto più di 500<br />
pagine non vi terrorizza e vi<br />
ritenete in grado di decifrare<br />
un guazzabuglio di parole in<br />
libertà, allora siete pronti per<br />
affrontare la lettura di questo<br />
romanzone. Carlos, padre<br />
del piccolo Paulo e marito di<br />
Judite, abbandona la famiglia<br />
per fare la drag queen nei bassifondi<br />
di Lisbona e vivere con<br />
il fidanzato Rui. Ma per capirla<br />
bisogna afferrare i pensieri<br />
sconnessi di Paulo diventato<br />
ormai trentenne che delira tra<br />
droga, alcol e ricordi. Un fiume<br />
di parole in piena, fino all’ultima,<br />
Soraia, nome di battaglia<br />
usato dallo stravagante padre<br />
per calcare le scene.<br />
URBAN 53
1 .<br />
2 .<br />
3 .<br />
4 .<br />
5 .<br />
6 .<br />
7 .<br />
8 .<br />
9 .<br />
HOT HIT<br />
Le più scaricate a fine<br />
gennaio da I Tunes<br />
Music Store - Italia<br />
GREEN <strong>DA</strong>Y<br />
Boulevard of broken dreams<br />
M<strong>IN</strong>A<br />
Vai e Vai e Vai<br />
THE CHEMICAL BROTHERS<br />
Galvanize<br />
ROBBIE WILLIAMS<br />
Misunderstood<br />
MICHAEL BUBLÉ<br />
Spider-Man<br />
L<strong>IN</strong>K<strong>IN</strong> PARK & JAY-Z<br />
Numb / Ancore<br />
GWEN STEFANI<br />
What you waiting for?<br />
HOOBASTANK<br />
The reason<br />
VASCO ROSSI<br />
Un senso<br />
JENNIFER LOPEZ<br />
10 . Get right<br />
ZOOM<br />
Per gli amanti della live<br />
music e della musica sperimentale,<br />
gli eventi di Raum<br />
– lo spazio di Xing, Pierrot<br />
Lunaire e H-amb – sono appuntamenti<br />
imperdibili, tra<br />
più gettonati delle notti bolognesi.<br />
Dall’8 febbraio si riparte<br />
con le serie Desco music,<br />
Living room, Phonorama<br />
e Dialogico. Dalle performance<br />
realizzate in spazi ridotti a<br />
stretto contatto pubblico/musicisti,<br />
ai colloqui sonori tra<br />
generazioni e generi completamente<br />
diversi, agli eclettici<br />
live media lab, ce n’è proprio<br />
per tutti i gusti.<br />
Info: www.xing.it/raum.hmtl<br />
54 URBAN<br />
MUSICA<br />
DI PAOLO MONESI<br />
<strong>DA</strong>I PROFETI DEL GRUNGE<br />
È ARRIVATA LA BIBBIA<br />
NIRVANA<br />
With the lights out<br />
Geffen<br />
Il Nirvana dovrebbe essere<br />
eterno, ma il paradisiaco nome<br />
non ha certo giovato alla longevità<br />
del gruppo che nel 1986<br />
ad Aberdeen (capitale della<br />
bistecca), vicino a Seattle (fra<br />
le città americane considerate<br />
fino ad allora più sfigate) grazie<br />
al geniale Kurt Cobain e a Chris<br />
Novoselic inizia a scrivere alcune<br />
delle più belle pagine di un<br />
rock nuovo, fuori dal tempo e<br />
fuori dagli schemi. In una parola:<br />
fuori. A distanza di tre anni esce<br />
il loro primo lavoro: Bleach. Ma<br />
solo con Nevermind riescono a<br />
infiammare il mondo. Intanto alla<br />
batteria arriva il futuro fondatore<br />
dei Foo Fighters, Dave Grohl.<br />
In Utero, del 1993, li consacra,<br />
ma nel 1994 fine della storia:<br />
dopo aver tentato invano di farsi<br />
fuori (almeno) un’altra volta, Kurt<br />
Cobain riesce a uccidersi.<br />
Se amate la band, due cose non<br />
vanno ignorate: la biografia<br />
“pesa” di Charles Cross (Heavier<br />
than heaven), scritta depilandosi,<br />
a giudicare dai pochi peli<br />
sulla lingua con cui racconta i<br />
particolari più reconditi della<br />
vita di Kurt, e questo cofanetto<br />
che vale una statua equestre in<br />
bronzo nella piazza di Seattle. I<br />
consacratori del grunge, raccontati<br />
in tre cd e in un dvd davvero<br />
SOTTOFONDO<br />
UNA GALASSIA MUSICALE DENTRO AL GARAGE<br />
Te la canti e te la suoni: parte seconda. Viaggio nella house garage, dalle origini alle ultime tendenze<br />
Continua il viaggio di <strong>Urban</strong><br />
alla scoperta delle definizioni<br />
dei generi musicali. Dopo il rock<br />
garage, ecco il mondo della<br />
house garage. La garage come<br />
evoluzione del genere house<br />
nasce a New York verso la fine<br />
degli anni ’80 e deve il proprio<br />
nome alle leggendarie serate del<br />
Paradise Garage, uno dei locali<br />
più cool della Grande Mela, dove<br />
il resident dj Larry Levan mixava<br />
le tracce della tradizione funk e<br />
soul con le ritmiche nate dalla<br />
sperimentazione elettronica.<br />
Rispetto alle altre evoluzioni della<br />
musica house (acid, deep, ecc.)<br />
la garage è quella più fortemente<br />
legata agli elementi fondanti della<br />
tradizionale house di Chicago<br />
leggendari. Decine di incisioni<br />
inedite, live, acustiche, demo, di<br />
tutti i tipi! Addirittura due versioni<br />
inedite di Rape me, bellissime.<br />
Nel dvd vedere impressionanti<br />
versioni “cantina band” di Love<br />
buzz, Scoff, Resting. Chiamarli<br />
videoclip mi fa lo stesso effetto<br />
di quei tipi che definiscono“nudo<br />
d’autore” certe foto che non verrebbero<br />
così neppure usando lo<br />
speculum. Dall’87 fino agli ultimi<br />
anni, in un crescendo di sicurezza<br />
nelle esecuzioni e sguardi<br />
sempre più persi, tutte le glorie<br />
della band compresa la mia preferita<br />
Smells like teen spirit, sono<br />
rappresentate in video ruvidi e<br />
ipnotici.<br />
e il cantato occupa sempre almeno<br />
la metà dei brani.<br />
In questa playlist troverete un<br />
omaggio al genere, ma soprattutto<br />
agli ingredienti che lo<br />
hanno generato: dalle origini,<br />
rappresentate dal soul di Marvin<br />
Gaye (che consiglio in versione<br />
originale, visti gli orrendi e infiniti<br />
tentivi di remix house e non)<br />
e da quello ancora più disco di<br />
Donna Summer prodotta dall’elvetico<br />
Giorgio Moroder, per<br />
arrivare all’elettronica seminale e<br />
visionaria dei Kraftwerk. Ci sono<br />
i classici come Tony Humphries<br />
e i Masters at Work di “Little”<br />
Louie Vega che hanno rielaborato<br />
il suono delle origini per<br />
fornire una prospettiva nuova;<br />
Fra l’altro è proprio With the lights<br />
out, celebre verso di Smells<br />
like teen spirit, a dare il titolo<br />
al cofanetto che contiene le<br />
bellissime Here she comes now,<br />
registrata nel 1990 a un tributo<br />
per i Velvet Underground e ben<br />
tre brani del maestro del blues<br />
Leadbelly, amatissimo dalla<br />
band: They hung him on a cross,<br />
Grey Goose e Ain’t it a shame.<br />
Che impressione vederli in<br />
una esibizione live alla Rhino<br />
Records con Dan Peters ancora<br />
alla batteria! E in un video amatoriale<br />
nel tinello di Novoselic<br />
con i primissimi supporter, giovanissimi…<br />
E che figata il booklet: 60 pagi-<br />
poi le tendenze di fine anni ’90<br />
ben rappresentate dal newyorchese<br />
Armand Van Helden, dagli<br />
eclettici Blaze e dal narcotico<br />
Moodymann; infine alcune produzioni<br />
contemporanee che<br />
ripercorrono la garage house<br />
del passato cercando di fornirne<br />
un’interpretazione ancora convincente.<br />
1) Larry Levan, Live at the<br />
Paradise Garage, Cd, 2000<br />
2) Marvin Gaye, What’s going<br />
on?, Lp, 1971<br />
3) D.Summer-G.Moroder, Love<br />
to love you, 1975<br />
4) Kraftwerk, Trans Europe<br />
Express, Lp, 1977<br />
5) Esg, Moody, 12”, 1981<br />
6) Fingers Inc., Can you feel it,<br />
ne a colori con foto rare e le note<br />
sui brani firmate da Thurston<br />
Moore dei Sonic Youth e dal<br />
grande Neil Strauss.<br />
Costano troppo oltre 60 brani?<br />
Risponderei ai soliti detrattori<br />
dell’opera con il titolo di un pezzo<br />
che troverete nel cofanetto<br />
in un’inedita e non datata registrazione<br />
acustica: All apologies.<br />
Perché a dieci anni dalla scomparsa<br />
di Kurt Cobain avere in un<br />
sol colpo il meglio della band<br />
che ha cambiato la musica degli<br />
anni ’90 non ha prezzo.<br />
Courtney Love, in realtà, conserva<br />
altro materiale inedito. E chissà<br />
che non decida di farci un bel<br />
regalo proprio quest’anno…<br />
12”, 1988<br />
7) Sueno Latino, Sueno latino,<br />
12”, 1989<br />
8) Tony Humphries, Sindae,<br />
12”, 1991<br />
9) Masters at Work, I can’t get<br />
no sleep, 12”, 1993<br />
10) Basement Jaxx, Ep2, Ep,<br />
1995<br />
11) Kerri Chandler, Kaoz on<br />
King st., Lp, 1997<br />
12) Moodymann, Silent introduction,<br />
Lp, 1997<br />
13) Blaze, Basic Blaze, Lp, 1998<br />
14) Armand Van Helden, 2 future<br />
4 u, Lp, 1999<br />
15) Mood 2 Swing feat. Lea-<br />
Lorien, I got love, 12”, 2004<br />
16) Pusher, Night Birds, 12”,<br />
2004<br />
THE CHEMICAL BROTHERS<br />
Push the button<br />
Virgin Italy<br />
2007. Questo potrebbe essere<br />
l’anno di uscita di questo album<br />
dei Chemical Brothers.<br />
Come il precedente Come with<br />
us, suona due anni più avanti il<br />
loro Push the button, anticipato<br />
dal singolo Galvanize suonato<br />
prima di Natale da tutte le radio<br />
con un tormento: il campione di<br />
un brano orientaleggiante che<br />
ti entra in testa e non ti molla<br />
più. Ed è proprio lo stop in<br />
Galvanize a metà pezzo a dare il<br />
titolo all’album.<br />
Geniali anche stavolta, Tom<br />
Rowlands e Ed Simons, trovatisi<br />
nell’88 a Manchester per studiare,<br />
non hanno mai sbagliato<br />
un disco. Anche nei brani più<br />
difficili si sente il beat dei club<br />
di Manchester sui quali hanno<br />
plasmato la loro musica. Prima<br />
per hobby col nome di Dust<br />
Brothers, che furono costretti a<br />
cambiare, poiché già usato da<br />
un gruppo di produttori dietro<br />
a Paul’s Boutique dei Beastie<br />
Boys, poi col loro attuale nome,<br />
hanno sfornato album che<br />
riescono a coinvolgere diverse<br />
generazioni per freschezza e<br />
spirito di divertimento.<br />
Degno di Joy division e di New<br />
order, Push the button raccoglie<br />
l’eredità musicale di un grande<br />
maestro nel cuore di tutti: Brian<br />
Eno. Era dai tempi dei Talking<br />
Heads che non si vedeva un album<br />
come questo, da ascoltare<br />
tutto d’un fiato.<br />
A.A.V.V.<br />
Outro <strong>Urban</strong><br />
Halidon<br />
Bruno La Corte è un genio! Ha<br />
concentrato in un doppio cd i<br />
suoni della metropoli di tutti (o<br />
quasi) i generi più cool.<br />
L’impresa di far convivere<br />
Corovon dei Metropolitan Jazz<br />
Affair e Bolo by night di Dj Shocca<br />
è perfettamente riuscita e la urban<br />
culture puoi viverla in un colpo<br />
solo in Outro <strong>Urban</strong>. Una preziosa<br />
raccolta antologica di brani<br />
che, rappresentando jazz, acid<br />
jazz, nu cool, r&b, drum’n’bass,<br />
hip hop, rap cercano di mettere<br />
ordine in varie espressioni artistiche<br />
fondamentali per respirare la<br />
vita delle più affascinanti metropoli<br />
del mondo.<br />
Così a fianco di un paio di chicche<br />
dei 7th floor ci sono i Jestofunk<br />
e lo spaghetti hip hop di Roc<br />
Barakys aka Dj Shocca, a fianco<br />
degli Wax Poetic con Norah Jones<br />
e del leggendario Tricky col suono<br />
della sua Bristol, la Asian Dub<br />
Foundation con Sinead O’Connor<br />
e così via.<br />
Nel cd arancione – Downtown<br />
– trovi il suono della vita metropolitana<br />
dei ragazzi per bene, il<br />
look impomatato che piace ai frequentatori<br />
dei sushi bar alla moda.<br />
Nel cd azzurro – Suburbi – c’è<br />
il ritmo delle minoranze agitate e<br />
la rabbia della periferia.<br />
Le metropoli ci parlano con i loro<br />
artisti, con i loro suoni e hanno<br />
sempre qualcosa di interessante<br />
da ascoltare.<br />
Outro <strong>Urban</strong> è il loro Best.<br />
neri e artisti preferiti è sempre più<br />
facile imbattersi in radio online di<br />
ogni tipo, e oggi è possibile realizzare<br />
la propria personal radio.<br />
La cosa sconvolgente è che chiunque<br />
può farsela gratis! Stanno<br />
proliferando le personal radio su<br />
Yahoo e all’indirizzo www.launch.<br />
yahoo.com puoi realizzare la tua,<br />
registrandoti come utente Yahoo.<br />
Scegli genere e artisti preferiti e<br />
invita i tuoi amici ad ascoltare la<br />
tua selezione musicale online. La<br />
qualità è buona, ma se desideri<br />
una qualità “near cd” devi pagare<br />
ROBERTO KUNSTLER<br />
Kunstler<br />
Aliante dischi<br />
Roberto Kunstler è noto come<br />
autore dei testi di Sergio<br />
Cammariere e di parte delle musiche<br />
di alcune delle sue più belle<br />
canzoni, una collaborazione che<br />
continua dal 1992. Ma chi ama<br />
il ricco panorama italiano della<br />
musica di livello sa che l’artista<br />
romano è anche un appassionato<br />
interprete. Nel 2001 partecipa<br />
con due brani alla colonna sonora<br />
di L’amore probabilmente di<br />
Bertolucci. Nel 1984 esce il suo<br />
primo 45 giri, Danzando con la<br />
notte e col vento. Nel 2003 partecipa<br />
come autore a Sanremo ottenendo<br />
il terzo posto e il premio<br />
della critica con Tutto quello che<br />
un uomo firmata con Cammariere.<br />
Dopo i precedenti lavori Gente<br />
comune, Mamma, Pilato non mi<br />
vuole più ed Eclettico ecclesiastico,<br />
l’album Kunstler è pieno di<br />
sorprese. Le più gradite? In viaggio,<br />
scritta sul treno Roma-Milano,<br />
Torre di guardia coi tre accordi<br />
presi in prestito da All along the<br />
watchtower di Bob Dylan e Io<br />
farei qualsiasi cosa, una canzone<br />
d’amore così angelica che sembra<br />
un jingle pubblicitario.<br />
Se non lo sentite in radio non<br />
stupitevi: non è un disco abbastanza<br />
stupido. In compenso il<br />
prezzo ridotto, solo 13 euro e<br />
40, è gradito ma non era necessario.<br />
Piuttosto, sono in molti<br />
i discografici che dovrebbero<br />
vergognarsi del prezzo pieno dei<br />
loro cd.<br />
qualche dollaro al mese.<br />
Anche Winamp offre questa possibilità<br />
tramite Shoutcast, ma lo<br />
streaming costa! E il massimo<br />
consentito gratis sono solo 32<br />
ascoltatori in contemporanea.<br />
Comunque, vi basterà scaricare<br />
Winamp dal sito www.winamp.<br />
com e configurarlo. Se poi volete<br />
dare un nome alla vostra radio<br />
andate su Yellowpages nella finestra<br />
output del plugin e alla voce<br />
“description”, digitate il nome<br />
preferito. Per invitare i vostri amici<br />
ad ascoltarvi basterà mandare il<br />
NICK THE NIGHTFLY<br />
Live at the Blue Note Milan<br />
Edel<br />
Chi ama la buona musica conosce<br />
Nick The Nightfly come dj di<br />
Rmc e di Radio Capital.<br />
Mi stupì molto scoprire che è<br />
anche un ottimo cantante. Con<br />
lo stesso calore con cui comunica<br />
in radio riesce a trasferire la<br />
sua energia positiva così naturalmente<br />
cantando. A fine 2004,<br />
il fortunato concerto al Blue<br />
Note Milano di Nick The Nightfly<br />
& The Montecarlo Nights<br />
Orchestra con Sarah Jane Morris<br />
è diventato un grande album live<br />
pieno di classici jazz (e jazzy)<br />
adatti a un pubblico vastissimo.<br />
La Monte Carlo Nights Orchestra<br />
passa dal Big Band jazz al soul<br />
jazz e al pop raffinato con disinvoltura<br />
ed è composta dai<br />
più importanti session men e<br />
solisti jazz dell’area milanese.<br />
Nel disco, Nick eccelle in I’ve<br />
got you under my skin e supera<br />
egregiamente la difficile prova di<br />
Wives and lovers, mentre con la<br />
meravigliosa voce di Sarah Jane<br />
Morris potete godervi un’allegra<br />
versione di Me and Mrs Jones<br />
o la bellissima Raindrops keep<br />
fallin on my head di Bacharach.<br />
Ci sono anche tre brani registrati<br />
in diretta in studio e un pezzo<br />
originale dedicato a Ellington,<br />
BSwing.<br />
Mixato da Dino Ceglie, già<br />
produttore di grandi dischi,<br />
e Guglielmo Dimitri al Nikto<br />
Studio di Milano, è un cd imperdibile.<br />
FATEVI LA RADIO SU MISURA<br />
Gratis o con pochi euro in rete è possibile crearsi la propria radio, che trasmette tutto e solo quello che volete voi<br />
Musica e telecomunicazioni<br />
sono legate fin dalla nascita: fu<br />
proprio Thomas Alva Edison a<br />
costruire il fonografo, un apparecchio<br />
capace di registrare e di<br />
riprodurre il suono, scoperto casualmente<br />
mentre tentava di trasferire<br />
su carta i punti dell’alfabeto<br />
Morse. Chi ama la musica, oggi<br />
passa ore su Internet a caccia di<br />
info e di mp3 da trasferire sul proprio<br />
Pc. Ma a che serve scaricare<br />
musica se possiamo ascoltarla<br />
quando vogliamo direttamente<br />
dalla rete? Ricercando i propri ge-<br />
link alla vostra personal radio.<br />
Semplice, no? Il numero di ascoltatori<br />
appare cliccando sull’icona<br />
del server di fianco all’orologio,<br />
oppure in basso a destra nella<br />
finestra del server. E se fare una<br />
radio non ti interessa, con la ricerca<br />
per artista o brano, scoprirai<br />
che quello che cerchi sta andando<br />
in onda in quel preciso istante su<br />
decine di radio altrui: un clic e lo<br />
senti con un’ottima qualità audio.<br />
Merita una visita anche la versione<br />
radio dei blog: www.radioblog.<br />
com. Insomma, siamo tutti dj!<br />
CONCERTI<br />
MILANO<br />
Tiromancino<br />
8 febbraio<br />
Mazdapalace<br />
Info: 02-33400551<br />
Paolo Conte<br />
dal15 al 20 febbraio<br />
Teatro Smeraldo<br />
Info: 02-29006767<br />
ROMA<br />
The Vandals +<br />
Underminded + God Awful<br />
2 febbraio<br />
Circolo degli Artisti<br />
Info: 06-70305684<br />
Elvis Costello<br />
6 febbraio<br />
Parco della Musica<br />
Info: 06-80241281<br />
Sergio Cammariere<br />
9 febbraio<br />
Parco della Musica<br />
Info: 06-80241281<br />
TOR<strong>IN</strong>O<br />
Frankie Hi Nrg Mc<br />
11 febbraio<br />
Hiroshima Mon Amour<br />
Info: 011-3176636<br />
BOLOGNA<br />
Anastacia<br />
9 febbraio<br />
Palamalaguti – Casalecchio<br />
di Reno<br />
Info: 051-758758<br />
Elisa<br />
19 febbraio<br />
Paladozza<br />
Info: 051-557283<br />
NAPOLI<br />
Franco Battiato<br />
7 febbraio<br />
Palapartenope<br />
Info: 081-5700008<br />
URBAN 55
TEATRO<br />
DI GIORGIA FERRARIO<br />
SPETTACOLI <strong>IN</strong> SOFFITTA<br />
Passioni incestuose e<br />
riflessioni sul tempo:<br />
il teatro si fa al Dms<br />
BOLOGNA<br />
La Soffitta<br />
Da diciassette anni si è guadagnato<br />
a Bologna la fama di<br />
osservatorio privilegiato sui vari<br />
aspetti della ricerca artistica<br />
contemporanea. E così, puntuale,<br />
il Centro La Soffitta torna a<br />
proporci – nella nuova sede dei<br />
laboratori Dms – la sua stagione<br />
artistica, che senza porsi troppi<br />
freni si spinge per cinque mesi<br />
dalle performance teatrali, ai<br />
concerti, alla danza, ai progetti<br />
cinematografici.<br />
A proposito di teatro, a febbraio<br />
sono attesi la compagnia Fanny<br />
& Alexander, con Ardis I (Les<br />
enfants maudits) e Adescamenti,<br />
e l’attrice argentina Naira<br />
Gonzalez, con Kronos gelato.<br />
I primi sono protagonisti di un<br />
approfondimento sull’infanzia<br />
ambiguo e inquietante, a partire<br />
dai testi di Nabokov. Siamo in<br />
una Wunderkammer tappezzata<br />
di cornici che racchiudono det-<br />
MILANO<br />
Fotofinish<br />
I mille volti di un uomo che<br />
non vuole sentirsi solo e per<br />
questo popola la sua esistenza<br />
di fotografie, immagini che sono<br />
frutto di un delirio triste e<br />
malinconico. Ed eccolo vestire<br />
i panni del fotografo esperto<br />
e subito dopo quelli di un<br />
NAPOLI<br />
Sun flower moon<br />
Nuove suggestioni e tanta<br />
poesia nell’ultimo “gioiello”<br />
di Moses Pendleton. Dopo 25<br />
anni di strabilianti successi, i<br />
Momix continuano a far sognare<br />
e grazie alla tecnica del teatro<br />
nero, che sperimentano per<br />
la prima volta, i loro movimenti<br />
godranno di una particolare<br />
luminescenza. Lo spettacolo<br />
ha debuttato in gennaio a<br />
Philadelphia.<br />
Teatro Bellini<br />
Dal 4 febbraio<br />
tagli magrittiani di volti e corpi:<br />
un uomo seduto in un angolo<br />
(spettatore o narratore?) assiste<br />
al crescere della passione<br />
incestuosa tra i fratelli Ada e<br />
Van. In sottofondo, musica per<br />
pianoforte e onde Martenot.<br />
Frammenti di immagini, parole,<br />
suoni, per mostrare ma non svelare<br />
completamente i segreti di<br />
quella stanza.<br />
Naira Gonzalez, attrice dell’Odin<br />
Teatret di Danimarca<br />
e fondatrice, insieme a César<br />
Brie, del Teatro de Los Andes,<br />
presenta invece una riflessione<br />
sul tempo, giocando con le<br />
parole per provocare il pubblico.<br />
Trecentotrentuno modi per<br />
fermarne lo scorrere: luoghi<br />
comuni, frasi fatte, modi di dire<br />
recitati, mimati, danzati sul testo<br />
di Luca Clabot… Ma all’udire<br />
l’ultima parola, “il tempo è<br />
scaduto”, lo spettatore si gela<br />
davvero.<br />
Laboratori Dms<br />
tel. 051-2092413<br />
Ardis I – Adescamenti<br />
dal 31 gennaio al 3 febbraio<br />
Kronos gelato<br />
25 febbraio<br />
SE LA SOLITUD<strong>IN</strong>E HA TANTE FACCE<br />
Nei gironi infernali della follia umana, la mancanza dell’altro scatena la mente in un circo di interpretazioni<br />
politico che parla alla folla, un<br />
costruttore di ospedali e il primario<br />
di questi… personaggi<br />
che si moltiplicano attraverso<br />
l’immagine del protagonista.<br />
Ma la follia crescente arriva a<br />
trasformarlo in donna e persino<br />
in cane. Siamo al momento<br />
della verità: l’amara scoperta<br />
di una solitudine che non può<br />
essere fotografata proprio per-<br />
MILANO<br />
Orgia<br />
Un Uomo e una Donna travolti<br />
da una passione tanto forte da<br />
distruggerli. Una tortura sotto<br />
forma di sesso estremo e violento,<br />
mischiato a parole e ricordi:<br />
un sacrificio rituale che diventa<br />
sadomasochismo. Gli spettatori<br />
sono quasi parte della scena, per<br />
evidenziare la potente fisicità di<br />
quest’opera, tra le più visionarie<br />
di Pasolini. La tournée prosegue a<br />
Torino, Bologna e Rovigo.<br />
Spazio Xpò<br />
Dal 24 al 28 febbraio<br />
ché è l’assenza di qualcuno.<br />
L’autore-attore Antonio Rezza<br />
si muove tra teli e panneggi<br />
bianchi nello spazio scenico<br />
allestito da Flavia Mastrella,<br />
coautrice dei suoi spettacoli.<br />
I due artisti collaborano dal<br />
1987 e hanno realizzato sette<br />
opere teatrali, film e molti cortometraggi,<br />
oltre a mostre personali<br />
e romanzi. Ciò che segna<br />
TOR<strong>IN</strong>O<br />
Cecità<br />
Una spaventosa epidemia di<br />
“mal bianco” colpisce un intero<br />
paese diffondendo violenza e<br />
brutalità, in un circolo vizioso<br />
di meschinità e prevaricazioni.<br />
Tratto dal romanzo del premio<br />
Nobel José Saramago, riadattato<br />
per il teatro da Gigi Dall’Aglio,<br />
Cecità è uno sguardo leggero<br />
e impietoso al tempo stesso<br />
sulla precarietà della condizione<br />
umana.<br />
Cavallerizza Reale<br />
Dall’8 al 20 febbraio<br />
il loro prezioso lavoro sono<br />
il distacco coraggioso da una<br />
realtà che non condividono,<br />
una grande coerenza e la forza<br />
di dire ciò che pensano, senza<br />
dover cercare il compiacimento<br />
del pubblico.<br />
Teatro Out Off<br />
dal 22 febbraio<br />
al 20 marzo<br />
M0MIX, AMORI MALEDETTI E NUOVE <strong>DA</strong>NZE<br />
ROMA<br />
Equilibrio<br />
Diretto da Giorgio Barberio<br />
Corsetti, il festival della nuova<br />
danza crea un ponte tra le<br />
grandi figure storiche e le nuove<br />
forze, che sperimentano la contaminazione<br />
con altri linguaggi<br />
come parola, suono, video.<br />
Uovo, la performance in apertura<br />
della rassegna, si snoda<br />
in un percorso appositamente<br />
creato per l’architettura dell’Auditorium.<br />
Auditorium Parco della Musica<br />
Dal 13 febbraio ad aprile<br />
FOYER<br />
Acrobati, trasformisti<br />
e figli di Marconi<br />
MILANO<br />
The Peking Acrobats<br />
Una tradizione che dura da<br />
2mila anni e una vita consacrata<br />
all’allenamento e alla<br />
disciplina rende formidabili<br />
questi acrobati cinesi, conosciuti<br />
e apprezzati in tutto il<br />
mondo e sbarcati finalmente<br />
anche in Italia. La loro arte nasce<br />
dalla fusione di giocoleria,<br />
equilibrismo, ginnastica, senza<br />
trascurare suggestioni di origine<br />
religiosa e mitologica.<br />
Teatro Smeraldo<br />
Dall’8 al 13 febbraio<br />
ROMA<br />
Concha Bonita<br />
Partito da Buenos Aires come<br />
Pablo, virile maschio argentino,<br />
arriva a Parigi e in un attimo<br />
si ritrova con attributi molto<br />
diversi e un nuovo nome<br />
che dice tutto: Concha Bonita.<br />
La vita sembra sorrider…le,<br />
è corteggiatissima, ricca e<br />
bella, ma il passato di marito e<br />
padre busserà alla sua porta...<br />
In sintesi, una brillante commedia<br />
musicale di ispirazione<br />
latinoamericana, diretta da<br />
Alfredo Arias con musiche di<br />
Nicola Piovani.<br />
Teatro Ambra Jovinelli<br />
Dal 2 al 27 febbraio<br />
BOLOGNA<br />
Cartoline da Pontecchio Marconi<br />
È un regista-computer a dirigere<br />
gli attori e a decidere<br />
ciò che deve avvenire sul<br />
palcoscenico. Perché è proprio<br />
l’elettronica il punto d’incontro<br />
tra noi e Marconi. La sua<br />
intuizione geniale, il “tempo<br />
immediato”, il collegamento<br />
istantaneo, senza fili, ha fatto<br />
un balzo di un secolo per<br />
diventare il fondamento della<br />
nostra società.<br />
Teatro Dehon<br />
Dal 17 al 27 febbraio<br />
URBAN 57
ARTE<br />
DI FLORIANA CAVALLO<br />
IMPERFEZIONE SU TELA Disegni in esclusiva<br />
e nuovi dipinti a olio:<br />
a voi Jenny Saville<br />
ROMA<br />
Jenny Saville<br />
Forme sinuose, colli affusolati,<br />
glutei da calendario. Non cercateli<br />
nelle opere di Jenny Saville,<br />
please. Perché semmai, nei suoi<br />
disegni, foto o monumentali<br />
dipinti, proliferano corpi in attesa<br />
di provvidenziali interventi<br />
di chirurgia plastica. O carcasse<br />
di animali, esaminate con maniacale<br />
interesse scientifico e<br />
trasferite sulla tela con robuste<br />
e sanguigne pennellate, intrise<br />
di rossi e marroni.<br />
Vie di mezzo non ce ne sono.<br />
E non sarà troppo difficile scoprirlo<br />
al Macro, dove è allestita<br />
un’ampia mostra di opere della<br />
trentaquattrenne ragazzaccia<br />
dell’arte inglese. Già amata dai<br />
vip e contesa alle aste internazionali.<br />
Macro<br />
fino al 1° maggio<br />
PERCORSI D…ARTE IMPREVEDIBILI<br />
MILANO<br />
Caution on fire<br />
Per conoscere gli autori più nuovi<br />
e scoprire l’altro volto dell’arte<br />
americana: in via Vespucci 5<br />
nasce AR Contemporary Gallery,<br />
TOR<strong>IN</strong>O<br />
Mario Merz<br />
Le serie degli Igloo, realizzati<br />
nei più svariati materiali; poi<br />
ideata da Roberto Annicchiarico<br />
e Barbara Davis. La stagione si<br />
apre con le forme e le visioni di<br />
Robert Kelly, Paul Fleming, Joe<br />
Mancuso, Santiago Cucullu ed<br />
Emilio Perez.<br />
Dall’11 febbraio all’11 marzo<br />
l'avventura dell'Arte Povera e<br />
le sorprendenti installazioni<br />
degli anni Settanta in cristallo,<br />
neon, pietre o addirittura<br />
ortaggi, frutta e giornali; infine,<br />
le opere più recenti, dove<br />
compaiono animali primordiali<br />
come coccodrilli, zebre o tigri.<br />
Sono tutti esposti a Torino<br />
per la grande mostra di Mario<br />
Merz alla Gam e al Castello<br />
di Rivoli. Che, in più, anticipa<br />
l'apertura della fondazione a<br />
lui dedicata, prevista entro il<br />
2005.<br />
Fino al 27 marzo<br />
ROMA<br />
Anselm Kiefer<br />
Regine e vestali, poetesse e<br />
divinità. Kiefer le scomoda tutte<br />
e si mette sulle tracce della<br />
Storia attraverso le grandi icone<br />
femminili del passato.<br />
A villa Medici la sua nuova<br />
grande mostra di opere per lo<br />
più inedite, molte delle quali<br />
create sul posto. Dipinti, libri,<br />
sculture e installazioni.<br />
Fino all’8 marzo<br />
MILANO<br />
Laura Liverani<br />
Allestita negli spazi di Mi-<br />
Camera Bookstore la mostra<br />
Piccionaie è un’occasione per<br />
conoscere il lavoro della giovane<br />
fotografa bolognese, che<br />
per le architetture impossibili<br />
di Hong Kong sembra avere<br />
una vera e propria passione.<br />
Un percorso di 19 immagini<br />
ci porta nella geografia della<br />
gigantesca città asiatica, spingendoci<br />
a esplorare gli spazi<br />
psicologici che si creano tra<br />
cose, persone e paesaggio<br />
urbano.<br />
Dal 24 febbraio<br />
al 15 marzo<br />
Jenny Saville, Reverse, 2002-2003, olio su tela<br />
ART TOUR<br />
Un maestro, una<br />
novità e un Mussolini<br />
very pop<br />
MILANO<br />
Mario Schifano<br />
Dopo la bella mostra<br />
romana del 2002, un altro<br />
appuntamento da non<br />
perdere per i tanti estimatori<br />
dell’arte di Schifano. Stavolta<br />
sono riunite negli spazi della<br />
fondazione Marconi sotto il<br />
titolo Schifano 1960-1964.<br />
Dal monocromo alla strada<br />
ben 164 opere: dai dipinti<br />
con pochi colori a quelli<br />
dove i riferimenti ai dettagli<br />
di strada, come le strisce<br />
pedonali o i “pezzi” di Coca<br />
Cola e di Esso, si fanno<br />
sempre più urgenti.<br />
Tel. 02-29404373<br />
Dal 9 febbraio al 26 marzo<br />
ROMA<br />
ab/wo<br />
Un’altra new entry nel mondo<br />
delle gallerie romane: merito<br />
di Angelo Barone e William<br />
Odon che da Chicago sono<br />
recentemente sbarcati in<br />
vicolo delle Grotte 19 con<br />
ab/wo. Tra i protagonisti<br />
della prossima collettiva, gli<br />
artisti metà astrattisti e metà<br />
figurativi Lesile Baum, Mark<br />
Frisanti, Don Guss, James<br />
Stauber e Friese Undine.<br />
Tel. 06-68135436<br />
Dal 4 febbraio al 24 marzo<br />
BOLOGNA<br />
Marcus Harvey<br />
A più di due anni dalla sua ultima<br />
personale newyorchese,<br />
l’artista di Leeds si presenta<br />
in Italia alla galleria Marabini<br />
con The Führer’s Cakes, un’installazione<br />
ispirata a Hitler<br />
e Mussolini, che tra rimandi<br />
pop si insinuano sulla tela<br />
sotto forma di inquietanti presenze<br />
spettrali.<br />
Tel. 051-6447482<br />
Fino al 30 aprile<br />
URBAN 59
CLUB<br />
ECCENTRICO GOGANGA<br />
Venerdì rock e sabato<br />
funky soul: l’inflessibile<br />
regola del Goganga<br />
MILANO<br />
Goganga<br />
Nonostante la stagione milanese<br />
sembri ancora piuttosto<br />
fiacca e frammentaria, siamo<br />
felici di dare il benvenuto al<br />
Goganga, nuovo club nato e<br />
pensato proprio per riempire<br />
il vuoto che attanaglia la città.<br />
L’idea di partenza è stata quella<br />
di creare un punto di ritrovo in<br />
un’area ancora tutta da scoprire,<br />
spostando il pubblico nottambulo<br />
dal centro verso la zona sud.<br />
ROMA<br />
Anticaja e Petrella<br />
Un modo di dire, un negozio di<br />
antiquariato, un locale notturno.<br />
In due parole “Anticaja e Petrella”<br />
che in romanesco vuol dire robe<br />
vecchie, antiche, ma che è anche<br />
il nome di un’omonima associazione<br />
culturale che, da via Monte<br />
della Farina 62, sbalordisce con<br />
una caotica semplicità dall’atmosfera<br />
molto romana.<br />
Appena entri ti fa esordire con<br />
espressioni di stupore tipo:<br />
“oohhh, ma guarda questo e<br />
quello, e che cos’è quest’altro?”.<br />
E si tratta di una sfida vincente,<br />
sia perché i “padri” del Goganga<br />
ne hanno già vinte di precedenti<br />
(con il Ragoo in viale Monza e<br />
l’Union Club di Città studi), ma<br />
anche perché la zona 4 riserverà<br />
parecchie sorprese nei prossimi<br />
anni. Non è un caso che molti<br />
siti industriali stiano diventando<br />
e diventeranno costosissimi<br />
loft… E se avete dubbi basta<br />
dare un’occhiata al Goganga<br />
stesso, che altro non è che un<br />
vecchio capannone ristrutturato<br />
e reinterpretato con gusto da<br />
Campus&Davighi. Il risultato<br />
è uno spazio ampio e completamente<br />
rinnovato, dall’arredo<br />
caldo e coloratissimo, caratterizzato<br />
dall’utilizzo di materiali<br />
di recupero, lampade in resina,<br />
Se ci passi di giorno trovi dei bei<br />
divani in pelle, mobili inglesi dell’Ottocento,<br />
credenze, lampadari,<br />
quadri, modellini di aerei in legno,<br />
statue della Madonna e altre figure<br />
religiose. Se ci passi di sera, invece,<br />
trovi le stesse cose e in più<br />
ti puoi bere una birra, mangiare<br />
qualcosa e ascoltare un concertino.<br />
Due grosse grotte, proprio<br />
sotto la chiesa di Sant’Andrea<br />
della Valle, senza riscaldamento<br />
– tanto non serve – ospitano<br />
questo insolito locale aperto dal<br />
1987, dal sapore antico, polveroso,<br />
che strizza l’occhio alle<br />
antiche locande-osterie di una<br />
alluminio, plexiglas e lana. Oltre<br />
a una postazione per i dj, il club<br />
è dotato di un palco professionale<br />
con una buona acustica e<br />
pochi problemi di vicinato. Altro<br />
punto a favore è la formula da<br />
disco bar che prevede l’ingresso<br />
assolutamente gratuito, salvo<br />
occasioni particolari, e il costo<br />
delle consumazioni nella media.<br />
Segnaliamo inoltre che, oltre<br />
a una ricca lista di cocktail, c’è<br />
anche una grande attenzione<br />
alla scelta dei vini. Dando un’occhiata<br />
alla programmazione del<br />
mese, alla consolle si alternano<br />
diversi selecter con unico comune<br />
denominatore, cioè selezioni<br />
rigorosamente rock al venerdì<br />
e funky soul al sabato. Lunedì<br />
7 febbraio si tiene lo showcase<br />
volta. Tavoli in legno, un piccolo<br />
palco per i concerti e alle pareti<br />
alcuni dipinti a olio che raccontano<br />
la storia di Enzo Pedriacci,<br />
meglio conosciuto come Enzo<br />
Anticaja, ultimo discendente di<br />
un’antica famiglia di straccivendoli<br />
romani.<br />
“Tra lo stracciarolo di una volta e<br />
il ladro ci passava poco” ricorda<br />
Enzo, che una volta uscito da<br />
Regina Coeli e dopo aver ricevuto<br />
la benedizione dal papa, ha<br />
invitato un suo amico a suonare<br />
la chitarra in quello che era solo<br />
un negozio di anticaje, “ma da<br />
allora ogni sera veniva gente e<br />
dei danesi Saybia e giovedì 10<br />
quello di Stefano Vergani, mentre<br />
per giovedì 24 è previsto lo<br />
spettacolo di cabaret di Debora<br />
Villa, già Iena e protagonista<br />
di Camera Café. Al Goganga lo<br />
spazio a disposizione è parecchio<br />
e pronto a raddoppiare,<br />
tutto dipenderà dalla voglia di<br />
spostarsi e di cambiare le vecchie<br />
abitudini dei milanesi. Ancora<br />
scettici? Provate a farci un<br />
salto e non preoccupatevi di non<br />
trovare posto per parcheggiare.<br />
Benvenuto allora Goganga, con<br />
Gaber nel cuore e una città da<br />
conquistare.<br />
AILÉN GAMBERONI<br />
via Cadolini, 39<br />
tel. 02-36508503<br />
<strong>DA</strong>LL'ANTIQUARIO SI SUONA SOTTOTERRA<br />
così è nato il locale”. Di giorno,<br />
oltre ai corsi di ceramica, ospita<br />
alcuni detenuti del carcere che<br />
vi lavorano e di sera si trasforma<br />
in un club, che nascosto dietro<br />
ai mobili, offre una discreta<br />
programmazione. Martedì lirica,<br />
giovedì cabaret, venerdì e sabato<br />
musica dal vivo, domenica le<br />
partite della Roma. Pochi turisti,<br />
sempre aperto, da non perdere<br />
la pasta e fagioli più buona di<br />
Roma.<br />
ANDREA BAFFIGO<br />
via Monte della Farina, 62<br />
tel. 06-68192176<br />
NIGHTLIFE<br />
Al calar delle tenebre<br />
la vita si accende<br />
NAPOLI<br />
Slovenly rock’n’roll bar<br />
Band-tributo ai miti del r’n’r, indie<br />
bande dal trip sonoro pre, post<br />
+ during punk, psycho selector<br />
di nuova generazione. Tutto<br />
questo e altro ancora in un posto<br />
rokkettaro, metallaro, punkettaro<br />
ma con il gusto del party e la<br />
filosofia del divertimento. Gruppi<br />
musicali – les plus bizarre! – on<br />
stage che arrivano da tutto il<br />
mondo. E una programmazione<br />
che è tutto un programma.<br />
Vico San Geronimo, 24<br />
Tel. 081-5526108<br />
TOR<strong>IN</strong>O<br />
Rockcity<br />
Il venerdì è dedicato alla musica<br />
elettronica curata dallo<br />
staff 10x10 by Fabio Moretto.<br />
Il resident dj Marcelo Tag, già<br />
impegnato nel Circoloco, evento<br />
nato nel 1999 a Ibiza, è abituato<br />
a esportare la sua atmosfera di<br />
festa nelle notti torinesi: suoni<br />
house in tutte le sfaccettature,<br />
non solo abilità nel mixare dischi,<br />
ma continua ricerca di contaminazioni.<br />
Ambiente un po’ in,<br />
come pure il prezzo d’ingresso:<br />
13 euro con consumazione.<br />
Corso Dante, 19/a<br />
Tel. 011-3194737<br />
BOLOGNA<br />
Covo Club<br />
Locale alternativo bolognese<br />
con 20 anni di storia, offre una<br />
programmazione che va dai<br />
concerti di gruppi locali ai grandi<br />
nomi stranieri, con un’attenzione<br />
particolare per le sottoculture<br />
giovanili, dall’indie al northern<br />
soul alla progressive trance.<br />
Frequentatissime le feste a tema,<br />
come gli all-nighters, i raduni mod<br />
che attirano fan da tutt’Europa.<br />
Da non perdere le serate del 4<br />
febbraio con Giant Sand + John<br />
Parish e del 18 con The Eternals.<br />
Viale Zagabria, 1<br />
Tel. 051-505801<br />
Aperto da giovedi a sabato<br />
dalle 22<br />
URBAN 61
PRIMA&DOPO<br />
20<br />
02-8376591<br />
Alle Colonne, lo storico tabaccaio<br />
liberty si ripropone in versione<br />
design-lounge diventando food<br />
& drink (mangia e bevi a tutte le<br />
ore), music & art (dj-set la sera,<br />
proposte di cd e tele contemporanee<br />
alle pareti), books &<br />
design (consultazione e vendita<br />
libri, arredamento minimal), day<br />
& night. In tutto questo bailame<br />
l’aperitivo è a 6 euro con buffet<br />
della “mammetta” (polenta, salsiccia,<br />
arrosto) e poi il 20 di ogni<br />
mese, un evento a sorpresa.<br />
Via Celestino IV ang.<br />
via San Vito<br />
Sempre aperto<br />
KÖPI CLUB MILANO<br />
02-29511139<br />
Restano arredamento e nome,<br />
ma cambia la gestione: ed ecco<br />
che il locale si infarcisce di iniziative<br />
serali e (urrah!) i prezzi<br />
si abbassano. Così al Köpi (che<br />
altro non è che un omaggio subliminale<br />
alla König Pilsner) ora si<br />
aperitiva con 5 euro rimpinzandosi<br />
di tartine, verdurine, patatine,<br />
insalatine, focaccine, olivine…<br />
Sfilano sul bancone birra König<br />
Pilsner (ovvio), Red Beer, Super<br />
Tennent’s e la mitica Guinness, in<br />
pinte medie dai 4 ai 6 euro.<br />
Via Spontini, 6<br />
Chiuso lunedì dopo le 15 e<br />
domenica fino alle 15<br />
DIANA H CLUB<br />
BAXTERLOUNGE<br />
02-20582081<br />
Prima optical-pop, poi bianco-minimalista<br />
e ora vintage-style rivisitato:<br />
il camaleontico bar interno<br />
dell’hotel Diana Majestic cambia<br />
vestito a ogni stagione ma è<br />
sempre alla moda. Se ci andate<br />
a prendere l’aperitivo tra le 19 e<br />
le 22 pagherete 8 euro e con 2<br />
euro di differenza ve lo serviranno<br />
al divanetto. Quest’ultimo va<br />
in coppia o in gruppo, in forma<br />
di mini-salottino illuminato da<br />
cascate di cristalli. Andare sul<br />
presto per accaparrarsene uno.<br />
Viale Piave, 42<br />
Sempre aperto<br />
62 URBAN<br />
MANGIARE & BERE | MILANO<br />
DI MIRTA OREGNA<br />
VIA <strong>IN</strong>TERNET LA PAUSA<br />
PRANZO È PRESTO SERVITA<br />
Spuntino in ufficio? Fate comunella col collega, armatevi di mouse e il pranzo è consegnato. A base di<br />
tacos, centrifugati iper-salutari, chic sushi box o intramontabili panini e tramezzini<br />
Uscire o non uscire? Questo è<br />
il dilemma della pausa pranzo.<br />
Soprattutto in un mese freddo<br />
come febbraio. Se siete stufi del<br />
solito panino o della pasta in<br />
vetrinetta del bar, se non siete tra<br />
i Fantozzi che godono di mensa<br />
aziendale o non ne potete più di<br />
farvi portare l’ennesima pizza-express,<br />
ecco il delivery che gioverà<br />
allo spirito e soprattutto allo stomaco.<br />
Comune denominatore per<br />
tutti un sito da cui ordinare quello<br />
che si vuole mettere sotto i denti<br />
e una spesa minima obbligatoria<br />
per consegna: fate dunque comunella<br />
col vicino di scrivania, armatevi<br />
di mouse e il pranzo è servito.<br />
Per le giornate più uggiose ci sono<br />
i matti di JungleJuice<br />
(www.junglejuice.it): basta l’allegra<br />
colonna sonora del sito per regalare<br />
un raggio di sole al proprio<br />
intervallo. Pro-umore e pro-salute,<br />
acerrime nemiche della caloria<br />
inutile, le loro proposte sono<br />
a base di frutta e verdura: dai<br />
centrifugati anti-stress a quelli<br />
per combattere l’insonnia (3,50-<br />
5 euro), dalle invitanti insadonie<br />
metà insalate e metà macedonie<br />
(5-7 euro) ai divertenti mofongo<br />
(5-6 euro) con cereali fino ai bagels<br />
ripieni senza – udite udite<br />
– colestorolo.<br />
Se i ritmi tropicali non fanno per<br />
voi, per rendere più piccante<br />
(ma non troppo) la pausa si può<br />
pensare a un saporito tacos texmex:<br />
Bacchetteforchette<br />
(www.bacchetteforchette.it) per 15<br />
euro te ne consegna tre ancora<br />
caldi e fumanti, ripieni di pollo,<br />
manzo, queso o chili, accompagnati<br />
dall’istituzionale guacamole<br />
e panna acida; o se temi un cocco<br />
post-prandiale puoi scegliere a<br />
9,50 euro una delle variopinte<br />
salad, come la Montezuma (niente<br />
a che vedere con la terribile<br />
vendetta del viaggiatore) fatta di<br />
pollo, prosciutto cotto, formaggio,<br />
insalata e noci, da condire come<br />
sopra: fidatevi, niente male. Il cuoco<br />
virtuale si appoggia a ristoranti<br />
reali: basta un click online e il tacos<br />
si trasforma in curry, spaghetti<br />
di soia o risotto.<br />
Ai più trendy va segnalato il re<br />
del giappo-food: ParcoSushi,<br />
Sembra che a Milano i locali mangerecci<br />
in serie siano l’ultimo trend<br />
del momento: aperto il primo di<br />
successo ecco il secondo e immancabilmente<br />
il terzo. E questo è<br />
proprio un terzo che non vive (ma<br />
è aiutato) della fama dei fratelli<br />
maggiori. Zio Pesce (nome senza<br />
un perché, ma che tutti ricorderanno)<br />
è l’ultima creatura del gruppo<br />
Seven, quattro soci che hanno<br />
imbroccato la formula giusta e dopo<br />
un caloroso wine-bar a Porta<br />
Genova e uno sulla Martesana, si<br />
sono dati all’ittica tornando in zona<br />
Ticinese. Lo spazio, defilato dal<br />
che ha da poco inaugurato la<br />
sede di via Giovanni da Procida<br />
18 (www.parcosushi.it). I box da<br />
delivery, chicchissimi se si vuole<br />
impressionare la collega o un cliente,<br />
contengono di tutto e di più<br />
(3-16 euro) come il toro temaki,<br />
rotolone fatto a mano con tonno;<br />
sashimi spesso di octopus; o lo<br />
speciale roll tutto-riso ricoperto di<br />
semi di sesamo con tonno, gamberi<br />
e alga, oltre a una bustinaomaggio<br />
di giappo-green-tea di<br />
ArtedelRicevere. E a chi vi dice che<br />
i sushi sono tutti uguali, intingetelo<br />
nella soia e fategli vedere che non<br />
si stacca un chicco che è uno!<br />
Evergreen il tramezzino, ripieno<br />
traffico, prima era occupato da un<br />
avvocato con l’hobby della cucina,<br />
ma non ci riconoscerete nulla: oggi<br />
l’arredamento è 100 per cento<br />
in stile Seven, con parquet, tappeti<br />
di cocco, tendaggi country, casse<br />
e scatole di vino sparse ovunque.<br />
Sulle lavagnette alle pareti<br />
il pescato di giornata: attenzione<br />
dunque, quello che c’è oggi non<br />
è detto ci sia domani, ma di certo<br />
c’è una scelta discreta tra primi,<br />
secondi e dolci, un piatto di carne<br />
per non scontentare nessuno e,<br />
da premiare, un ottimo rapporto<br />
qualità-prezzo. Lo Zio propone<br />
con ogni bendiddio (2,50 euro<br />
l’uno): speck e radicchio senza<br />
maionese, roastbeef, lattuga e<br />
semi di senape per carnivori, uova,<br />
peperone grigliato e basilico per<br />
vegetariani. Tramezzino Itì<br />
(www.tramezzino.it) accontenta<br />
tutti e ve li consegna in una scatola<br />
di cartoncino che farà la sua<br />
porca figura anche sulla scrivania<br />
del capo più scettico. Altrimenti<br />
per chi si incaponisce con il panino,<br />
ci pensa il Panino Giusto, con<br />
i suoi gustosi, costosi gioielli, da<br />
ordinare su www.myfood.it.<br />
Certo, il delivery vi costerà qualche<br />
euro in più, ma volete mettere<br />
la comodità?<br />
PESCE? QUEL CHE PASSA LO ZIO<br />
Il mare in tavola, fresco fresco di giornata. E il conto non va mai per traverso<br />
sfiziosi antipasti (zeppole di mare,<br />
sarde in carpione e salmone marinato<br />
tanto per far venire l’acquolina),<br />
pastasciutte pesciose e i pesci<br />
trovati di buon mattino al mercato,<br />
per un totalone che viaggia sui<br />
20/25 euro. Poi c’è il vino e, per<br />
chi ha da spendere e spandere,<br />
l’astice. Una cena marinara senza<br />
andare in rovina!<br />
ZIO PESCE – OFFIC<strong>IN</strong>A DI MARE<br />
via Cicco Simonetta, 8<br />
tel. 02-58109145<br />
chiuso domenica, aperto solo<br />
la sera<br />
illustrazione: Allegra Agliardi<br />
http://www.urbanmagazine.<br />
it/Tarchivio.html<br />
A CIASCUNO LA SUA FONDUTA<br />
Come in baita, forchettina alla mano, da intingere in olio, brodo, formaggio o cioccolato bollente<br />
LE CLOCHARD<br />
02-89155631<br />
Nuova sede per l’erede della<br />
risto-disco anni Ottanta di<br />
Courmayeur: la baita di città, trascorsi<br />
tre anni sul Naviglio, riapre<br />
guidata dal versatile rampollo<br />
Federico Ramazzotti che dai piatti<br />
da dj è passato a quelli in cucina.<br />
Va da sé che la tendenza è savoiardo-valdostana<br />
con ricette e<br />
ingredienti tipici che più tipici non<br />
si può (raclette, braserade, pierrade<br />
e clocherade, con grolla finale<br />
al caffè) ma la vera superstar<br />
rimane la fondue: Valdostana al<br />
formaggio; Vigneronne con vino<br />
e Bourguignonne, con apposito<br />
baslotto in cui cuocere nell’olio<br />
bollente carne di manzo, maiale<br />
e pollo, da tuffare poi in un caleidoscopio<br />
di salsine. La fontina<br />
colata è poi come il prezzemolo:<br />
sugli gnocchi, sui medaglioni di<br />
cervo con mirtilli, sulla polenta…<br />
E per gli indecisi c’è un pratico<br />
menu-degustazione da provare in<br />
coppia per 25 euro.<br />
Viale Tibaldi, 1<br />
Aperto solo la sera, tranne<br />
domenica<br />
Una risto-pizzeria made<br />
in Campania, interamente<br />
bufala-oriented, dove<br />
tutto è tipico, compreso<br />
l’accento dei camerieri<br />
Un’altra ventata di napoletanità<br />
a catena soffia sulla<br />
Madonnina: dopo i plurimi<br />
RossoPomodoro dediti a pizzullelle<br />
e fritti assortiti e la serie<br />
infinita di Anema e Cozze (di<br />
cui l’ultimo approdato con le<br />
sue impepate sulla sponda del<br />
Naviglio), ecco che Milano si<br />
dota di un nuovo polo campano,<br />
questa volta bufala-oriented.<br />
Dove? In porta Romana, dai<br />
Fratelli La Bufala – Pizzaioli<br />
Emigranti che, fatta fortuna,<br />
dopo la Campania Felix (leggi<br />
Napoli, Caserta, Salerno) si sono<br />
lanciati alla conquista del settentrione.<br />
Ma veniamo ai fatti.<br />
Due i piani: uno fronte-strada,<br />
dove si mangia un filino pigiati<br />
(180 i coperti dichiarati) e non<br />
certo in atmosfere da tête-atête,<br />
l’altro underground riservato<br />
alla zona privée (perché a<br />
Milano ogni locale che si rispetti<br />
pare debba averne una) e alla<br />
IL SANTO BEVITORE<br />
02-33614065<br />
La signora Graziella, belga, e il<br />
marito svizzero Filippo Combe,<br />
unite vite, passaporti e tradizioni<br />
gastronomiche, un lustro fa<br />
hanno creato in piena Chinatown<br />
un localino nord-europeizzante<br />
il cui nome si rifà (per chi non lo<br />
sapesse) al romanzo di Joseph<br />
Roth. Ambiente accogliente,<br />
ideale per fare serata con i piatti<br />
rigorosamente di casa loro<br />
(lumache, cozze e anatra), mentre<br />
i cavalli di battaglia (per 18<br />
euro) sono la fondue Chinoise<br />
con brodo, manzo a volontà e<br />
dieci salse (curry, bernese, tapenade,<br />
rafano, mirtilli piccanti<br />
e chi più ne ha più ne metta),<br />
con tanto di patatine, frutta per<br />
pulirsi la bocca e Porto finale da<br />
bere col brodo rimasto; la vera<br />
fonduta svizzera ai tre formaggi<br />
con kirsch e vino bianco e, dulcis<br />
in fundo, la cioco-fonduta in<br />
cui affogare fragole, meringhe,<br />
noci e il pensiero delle calorie<br />
ingurgitate.<br />
Via A. Aleardi, 22<br />
Chiuso lunedì<br />
sala d’attesa (eh sì, la gente<br />
è tanta e si fa la coda). Nota<br />
positiva: griglia e forno della<br />
pizza fumano in bella vista tra i<br />
commensali senza – questo era<br />
il pericolo – impestare i vestiti.<br />
Il menu è infinito, e se l’insegna<br />
recita Pizzeria, non lasciatevi<br />
trarre d’inganno: le pizze ci sono<br />
e pure “bbuone”, classiche<br />
napoletane un po’ spesse e<br />
ricoperte da un mare di mozzarella<br />
(dai 5 euro della Marinara<br />
– salatina – ai 10,50 della Reale<br />
con ricotta, provola e crudo), ma<br />
in verità qui è il bengodi della<br />
bufala a 360 gradi. Non solo<br />
nelle bianche vesti di latticino,<br />
ma in tutto e su tutto, carne dell’animale<br />
inclusa (salsiccia, bistecca,<br />
filetto o straccetto) cotta<br />
alla brace. Rigorosamente tipici,<br />
oltre ai prodotti, i camerieri che<br />
servono con originale accento<br />
e spensieratezza napoletana.<br />
Che volete farci? Pagate il conto<br />
(tra i 15 e i 35 euro) e beveteci<br />
sopra una proverbiale tazzulella<br />
di caffè.<br />
FRATELLI LA BUFALA<br />
viale Sabotino, 1/A<br />
tel. 02-58328448<br />
sempre aperto<br />
LISA’S<br />
02-29405838<br />
Fino a poco tempo fa l’insegna<br />
recitava “Fondue di Pechino”,<br />
poi – forse per attrarre gli<br />
impiegati in pausa-pranzo – il<br />
nome è cambiato (peccato),<br />
ma grazie a Dio o a Buddha,<br />
la qualità no. Questo è infatti<br />
l’unico ristorante pechinese<br />
in città e lo si vede dal menu,<br />
lunghissimo e intraducibile<br />
(nessun problema, vi aiuterà<br />
il giovane e alto proprietario),<br />
in cui primeggia per l’appunto<br />
la fonduta. Per onestissimi 15<br />
euro ecco il brodo bollente,<br />
piccante o non, in cui muniti<br />
di bacchette immergerete verdure<br />
(funghi, bambù, cavolo),<br />
carne (vitello, manzo, agnello)<br />
e pesce (gamberi, calamari,<br />
granchio) intinti in una speciale<br />
salsa pechinese di otto<br />
ingredienti che il cuoco non ci<br />
ha voluto rivelare. Insieme vi<br />
porteranno tofu, spaghetti di<br />
soia e gamberi… buona “foltuna”<br />
dunque e buon appetito.<br />
Via Tadino, 52<br />
Sempre aperto<br />
LA RACLETTE<br />
02-89401316<br />
Con il 2005 festeggia dieci<br />
anni il primo, unico e originale<br />
ristorante milanese dedicato alla<br />
Raclette, formaggio francese<br />
fatto colare a fette su montagne<br />
di patate e salumi: un ricco piatto<br />
dello sciatore che sull’argine<br />
del Naviglio riscuote successo<br />
(credeteci) in ogni stagione. Da<br />
un’isola centrale – per 11,50 euro<br />
a cranio – ci si serve di patate<br />
e formaggio a volontà, insieme si<br />
ordinano a scelta salumi (mocetta,<br />
lardo di Colonnata o Arnad,<br />
speck, prosciutto di Parma,<br />
coppa piacentina e così via, dai<br />
5,50 ai 7 euro) o, con 3 euro,<br />
la Raclette si fa vegetariana con<br />
verdure grigliate e pomodori<br />
alla piastra. In alternativa, si pesca<br />
dal ricco menu una fonduta<br />
Valdoise in coccio di terracotta<br />
rivisitata con gorgonzola (12<br />
euro) e si chiude con l’immancabile<br />
grappino. Doppio consiglio:<br />
saltate il pranzo e bevete solo<br />
alcolici, sarà una goduria.<br />
Alzaia Naviglio Grande, 38<br />
Chiuso lunedì<br />
ATTENZIONE! NON ABBUFALATEVI<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Eravamo quattro amici<br />
al bar…<br />
Tutto ha avuto inizio una<br />
sera, in un locale di Milano<br />
(e dove se no?) intorno a<br />
un buon bicchiere di vino.<br />
Quattro amici decidono di fare<br />
qualcosa che – primo – li diverta;<br />
secondo, diverta anche<br />
altri; terzo, abbia a che fare<br />
con il vino; quarto, e non ultimo,<br />
non sia l’ennesima trovata<br />
commerciale: i wine-bar<br />
in città spuntano come funghi<br />
e degustare è talmente di<br />
moda che ormai non c’è più<br />
gusto nel farlo. Poi un giorno<br />
i quattro amici si restringono:<br />
Marco e Matteo, 67 anni in<br />
due, entrambi con sangue<br />
veneziano nelle vene (ora capite<br />
la passione per ombre e<br />
cicchetti), l’uno imprenditore,<br />
l’altro copywriter, ma impastati<br />
con nuove tecnologie,<br />
pubblicità e comunicazione,<br />
si buttano animaecore nel loro<br />
vinopensiero e cominciano<br />
a predicarlo ai quattro venti<br />
facendosi chiamare Enoterici.<br />
È un successo. Ma che fanno?<br />
Easy. Tutti i Mercoledrink<br />
scelgono un wine-bar milanese<br />
e organizzano per gli<br />
adepti una degustazione<br />
accompagnata da salumi, salami<br />
o magari un risotto, con<br />
un costo sostenibile che viaggia<br />
dai 10 ai 15 euro (vino<br />
permettendo); appuntamento<br />
che spesso e volentieri si tramuta<br />
in Cenoterica, con qualche<br />
euro e qualche bicchiere<br />
in più. Per seguire la corrente<br />
basta iscriversi sul sito e scoprire<br />
la wine-date più vicina.<br />
L’iniziativa è aperta a tutti i<br />
Bacco-fan, neofiti o già avvinati,<br />
con un’unica controindicazione:<br />
divieto assoluto per<br />
sommelier-secchioni!<br />
ENOTERICI<br />
www.enoterici.com<br />
matteo@enoterici.com<br />
marco@enoterici.com<br />
URBAN 63
PRIMA&DOPO<br />
LE COPPELLE<br />
06-6832410<br />
Un salotto nel salotto questo<br />
piccolo frequentatissimo american<br />
bar su una delle piazzette<br />
più fashion della capitale. Si entra<br />
e si è già al bancone bar per<br />
gli aperitivi, senza troppi assaggi<br />
ma con un rigoroso “olive e patatine”<br />
al massimo. A destra una<br />
lunga sala tutta divani e cuscini,<br />
aria intima piuttosto minimal<br />
chic. Qui va meglio per rhum<br />
invecchiato (ce ne sono ben 18<br />
tipi) o un long drink anche molto<br />
long perché si va avanti oltre le<br />
due di notte.<br />
Piazza delle Coppelle, 52<br />
Sempre aperto<br />
OMBRE ROSSE<br />
06-5884155<br />
Seduti sotto i funghi-stufa godetevi<br />
un dehor molto bohemien<br />
tra artigiani vagamente etnici<br />
e qualche indovino su piazza<br />
Sant’Egidio. L’interno con quell’aria<br />
primo Novecento non è<br />
meno piacevole: vecchio bancone,<br />
specchi, pavimento bianco<br />
e nero. Buona musica d’ascolto,<br />
dal vivo il giovedì, e tante cose<br />
da prendere: un tè ma anche<br />
aperitivi con frutta secca ripiena,<br />
involtini di coppa e albicocca.<br />
Ottimo whisky, rhum, grappe e<br />
cocktail. Un must la prima colazione,<br />
alle sette del giorno dopo.<br />
Piazza Sant’Egidio, 12<br />
Chiuso domenica mattina<br />
FRIENDS<br />
06-5816111<br />
Fino a un po’ di tempo fa i suoi<br />
buffet per l’aperitivo erano mitici,<br />
ora forse ha un po’ ridotto però<br />
andateci lo stesso. Uno perché<br />
speriamo torni a sfiziarci di tanti<br />
assaggi, due perché i camerieri<br />
sono simpatici, l’ambiente<br />
anche, le paste sono più che<br />
discrete e la piazza è ancora una<br />
volta una delle più carine della<br />
città. Luci e arredi high-tech<br />
fanno quasi modernariato ormai,<br />
ma la gente sta fuori, in piedi, e<br />
c’è sempre un bel giro.<br />
Piazza Trilussa, 34<br />
Chiuso domenica mattina<br />
MANGIARE & BERE | ROMA<br />
DI LAURA RUGGIERI<br />
ACQUANEGRA: MOLTO PIÙ<br />
CHE UN'ACQUA M<strong>IN</strong>ERALE<br />
Cucina giusta, ambiente<br />
caldo, prezzi azzeccati e<br />
una carta con125 acque<br />
minerali<br />
Prendete due professionisti<br />
delle notti romane: uno, Danilo<br />
Proietti, mente e anima di alcuni<br />
dei luoghi cult della capitale,<br />
dal Goa al Ketumbar passando<br />
attraverso nuovi concept dell’intrattenimento<br />
e stili di vita.<br />
L’altro, Alessio Fabrizi, pierre di<br />
razza dei locali e delle serate<br />
più modaiole di Roma. Metteteli<br />
insieme per un nuovo progetto,<br />
Ha aperto durante la Notte<br />
bianca questo wine bar con<br />
una piccola scelta da ristorante<br />
in una strada alberatissima del<br />
quartiere Parioli. L’ambiente è<br />
minimal dalle linee pure, i colori<br />
sui toni del bianco, beige e<br />
grigio chiaro, i volumi lineari e<br />
puliti. Anche la cucina è quasi<br />
minimale, non fosse altro che<br />
per i piccoli spazi. Giovanissimi i<br />
camerieri con i difetti ma anche<br />
i pregi del caso. Verrebbe da<br />
dire che qui il cibo non conti poi<br />
tanto, se la cosa non suonasse<br />
un po’ strana… ma questo è<br />
un ristorante a due passi da<br />
piazza Navona. Vi aspettereste<br />
l’ennesimo locale fashion tutto<br />
immagine, bella gente e prezzi<br />
alle stelle. E invece no, ecco<br />
Acquanegra, aperto solo da<br />
qualche mese e già lanciatissimo.<br />
Food design sì, atmosfera<br />
quella giusta, aperitivi affollati e<br />
musica lounge, con dj e non, e<br />
talvolta anche dal vivo, e perfino<br />
una compilation, Acquanegra, in<br />
uscita ogni sei mesi. Ma soprattutto<br />
una cucina vera, buona,<br />
nostrana e perfino salutista,<br />
resa più lieve e curata in alcune<br />
specialità regionali, a un prezzo<br />
un book’s bar e i libri sì che<br />
regnano sovrani e campeggiano<br />
a parete al posto delle bottiglie.<br />
Non sono d’arredo come in quei<br />
pub con le finte copertine di<br />
legno in bella vista, perché a fine<br />
cena a ogni cliente ne arriva<br />
uno in regalo. E c’è di più, a fine<br />
giugno si terrà un premio letterario<br />
Book’s Bar per scrittori<br />
esordienti. Mentre aspettate di<br />
trovare l’ispirazione per l’incipit,<br />
provate il carpaccio di tre pesci<br />
con salsa al gusto tabulé, gli<br />
gnocchi di zucca oppure il polpettone<br />
con ripieno di verdure.<br />
veramente sorprendente. Evviva!<br />
E si mangia anche a tutte le ore<br />
(la sera si ordina fino all’una). Il<br />
locale, circa 900 metri quadri,<br />
è davvero molto bello: cemento<br />
resinato a terra, materiali come<br />
tek e vetro: da quello di alcune<br />
teche per la gastronomia<br />
per uno snack più veloce all<br />
day a quello delle grandi pareti-finestre<br />
sulla strada. Linee<br />
pulite, spazi leggeri come gli<br />
esili papiri che ritornano citati<br />
anche nelle foto retroilluminate<br />
incassate alle pareti. Atmosfere<br />
fluide, molte candele e una luce<br />
sommessa. Ci vai anche solo<br />
Volete due buoni motivi per sorvolare<br />
sul dessert? Ci è sembrato<br />
che lo chef sui dolci dovesse<br />
ancora perfezionarsi un po’ e,<br />
last but not least, alla porta accanto<br />
c’è una delle migliori gelaterie<br />
di Roma: aria da vecchia<br />
latteria (soprattutto prima della<br />
ristrutturazione quando il locale<br />
ci piaceva ancora di più) e un<br />
gelato fantastico.<br />
BOOK’S BAR<br />
via Eleonora Duse, 1/E<br />
tel. 06-80691468<br />
chiuso domenica<br />
per passare una serata in un bel<br />
posto. Incontri gente, ti fermi<br />
per un aperitivo prolongé (serata<br />
clou la domenica) con tanti<br />
assaggi sul bancone lungo 12<br />
metri che gira intorno a tre sale<br />
del locale. Poi passi al tavolo per<br />
la cena e scopri che si mangia<br />
anche bene: magari un flan di<br />
zucchine, la cacio e pepe, un filetto<br />
di spigola agli agrumi e per<br />
finire il tiramifoglie, rivisitazione<br />
light di una millefoglie. Arrivano<br />
altri amici per un cocktail after<br />
dinner e alla fine hai speso al<br />
massimo sui 20-25 euro. A<br />
pranzo invece con 7 euro mangi<br />
tre mezze porzioni in un grande<br />
piatto unico, mentre il sabato e<br />
la domenica c’è il brunch, costa<br />
15 euro ed è servito al tavolo.<br />
Complimenti e continuate così,<br />
soprattutto ora che arriverà anche<br />
lo spazio al piano inferiore<br />
con un grande tavolo degustazione<br />
per prodotti di nicchia e<br />
vini da scoprire. Anche se ad<br />
Acquanegra il vero must sono le<br />
acque: 125 da tutto il mondo in<br />
carta (con tanto di schede sulle<br />
caratteristiche e consigli sugli<br />
abbinamenti), ma soprattutto a<br />
parete. Scaffalature squadrate,<br />
appena illuminate come citazioni<br />
di dipinti di Morandi: bottiglie le<br />
più diverse, solo di acqua, però.<br />
Per lo più bellissime, alcune da<br />
collezione come la Voss o la Tau,<br />
e c’è perfino l’Acquanegra: se ti<br />
piacciono puoi pure comprarle.<br />
ACQUANEGRA<br />
largo del Teatro Valle, 9<br />
tel. 06-68136830<br />
aperto dalle 10 alle 2<br />
BIBLIOTECA CON CUC<strong>IN</strong>A<br />
Carpacci di pesce con dignità letteraria, fine cena con book gift. Buon appetito e buona lettura!<br />
illustrazione: Allegra Agliardi<br />
<strong>DA</strong> MEZZANOTTE <strong>IN</strong> POI<br />
Per languori tardivi, per improvvisi appetiti notturni: dove spiluccare dal tramonto all’alba<br />
LA PROVENCE SOTTO CASA<br />
Le delizie della cucina<br />
regionale francese<br />
di un parigino “alla<br />
vaccinara”<br />
Tutto il calore, l’atmosfera e<br />
i piatti di un autentico bistrot<br />
francese. Potremmo essere in<br />
una strada del Marais a Parigi e<br />
invece siamo dietro a via Veneto,<br />
vicino a locali da turisti un po’<br />
demodé. Hubert Vallois, invece,<br />
giovane parigino ex informatico<br />
con una straordinaria passione<br />
per i fornelli e un grande amore<br />
per l’Italia, vi conquisterà con<br />
piatti di rigorosa e sostanziosa<br />
tradizione. Messa al bando la<br />
nouvelle couisine o tendenze<br />
modaiole, qui si mangia secondo<br />
ricette regionali e preferibilmente<br />
di campagna, che sia la Provenza<br />
o il Périgord. Una cucina casalinga<br />
dai sapori intensi a base<br />
di prodotti che arrivano dalla<br />
Francia e dai condimenti piuttosto<br />
ricchi, ideale in questi mesi<br />
freddi. E allora per cominciare<br />
i tanti paté o per esagerare la<br />
terrina di foie gras e poi una<br />
goduriosissima zuppa di cipolle,<br />
la soupe Parmentier, il confit<br />
d’anatra, le cosce di rana alla<br />
provenzale leggermente croccanti<br />
e perfino le lumache come<br />
si fanno in Borgogna, servite in<br />
ciotolina con un coperchio di pastasfoglia.<br />
Non è certo da dieta,<br />
ma decisamente memorabile, la<br />
tartiflette della Savoia, un tegame<br />
di patate, lardo e formaggio<br />
reblochon. Dopo questo inno alle<br />
calorie fermatevi a chiacchierare<br />
con Hubert che arriverà al vostro<br />
tavolo raccontandovi ricette<br />
contadine apprese dalla mamma<br />
dopo la laurea in economia e<br />
commercio. Musica di sottofondo<br />
di chansonnier in due piccole sale<br />
con pochi tavoli e molto legno,<br />
ottimi vini d’Oltralpe con ricarichi<br />
onesti e dolci da non mancare<br />
– come la tarte tatin e la soave<br />
creme brulée – rischiano di farvi<br />
diventare habituè, con una spesa<br />
sui 35 euro.<br />
LE BISTROT D’HUBERT<br />
via Sardegna, 135<br />
tel. 06-42013161<br />
chiuso sabato a pranzo<br />
e domenica<br />
Da Anacleto si beve<br />
bene ma non si tira tardi<br />
64 URBAN URBAN 65<br />
SHAMS<br />
06-57301550<br />
In via Galvani, cuore della movida<br />
capitolina, se vuoi mangiare<br />
etnico fino alle 4 del mattino<br />
vai da Shams, anche take away.<br />
Certo non avrai un tavolo tutto<br />
per te, ma al bancone sugli sgabelli<br />
è anche più divertente: tra<br />
una chiacchiera e l’altra non si<br />
è mai soli, mentre ti affettano il<br />
kebab di agnello a qualsiasi ora.<br />
Seduto lì puoi scegliere un cous<br />
cous oppure le falafel con le<br />
salse: buonissima quella di baba<br />
ganoush (vellutata di melanzane<br />
e crema di sesamo). È un piatto<br />
quasi unico lo shwarma giroll<br />
con la pita. Alla fine tra sapori<br />
maghrebini e mediorientali non<br />
avrai speso più di 10 euro. Così<br />
resterebbe fuori solo il dolce,<br />
per esempio una baklava forse<br />
un po’ troppo sciropposa. Ma<br />
c’è sempre un cornettaio di riserva<br />
in zona.<br />
Via Galvani, 12<br />
Sempre aperto<br />
LA BASE<br />
06-4740659<br />
Spaghetti alla carbonara alle prime<br />
luci dell’alba? Oppure carne<br />
argentina invece che un cappuccino?<br />
Pressoché unico posto a<br />
Roma dove si può osare tanto è<br />
La Base, aperto fino alle cinque<br />
(ma attenti, la cucina è aperta<br />
“solo” fino alle 4 e mezza!). Se<br />
invece arrivate entro le 20,45<br />
c’è lo sconto del 20 per cento.<br />
Più o meno tutti ci siamo passati<br />
almeno una volta, magari anche<br />
solo per una bruschetta e pizza<br />
dopo la discoteca. Il locale non<br />
è proprio di quelli che passano<br />
inosservati, tra il pub e la trattoria<br />
ipercarica con un bel po’<br />
di luci a effetto che fanno tanto<br />
una piccola Las Vegas casareccia.<br />
Si mangia sotto le presenze<br />
scultoree di Louis Armstrong,<br />
Ella Fitzgerald, i Blues Brothers<br />
con tanto di saletta al piano inferiore<br />
dedicata a Elvis.<br />
Via Cavour, 274<br />
Sempre aperto<br />
SABY’S BEAN<br />
06-6864038<br />
Poco più che un corner con un<br />
bancone, è una sorta di piccolo<br />
faro nella notte nel triangolo<br />
più caciarone della capitale,<br />
tra Campo dei Fiori e piazza<br />
Navona. Quando lo adocchi<br />
hai la sensazione di essere finalmente<br />
in uno di quei piccoli<br />
empori fornitissimi del Village<br />
a New York o a Soho a Londra,<br />
dove a qualsiasi ora della notte<br />
puoi comprare un tramezzino<br />
uova sode e cucumber o fare la<br />
spesa dopo il teatro, il ristorante,<br />
il cocktail bar. Beh, il tramezzino<br />
al cucumber c’è anche qui:<br />
lo si mangia fuori sulla panchina,<br />
seguito magari da un’insalata<br />
greca o svedese coi gamberetti.<br />
Per stare sul nostrano,<br />
lasagne vegetariane e cannelloni<br />
caldi e magari pure una bottiglia<br />
di vino. E per chiudere, brioche<br />
e cioccolata!<br />
Via del Biscione, 14<br />
Chiuso domenica<br />
COYOTE BAR<br />
339-8721836<br />
Un locale multiforme in cima<br />
al Monte dei Cocci a<br />
Testaccio, dove concedersi<br />
un succulento mix di carni<br />
alla griglia anche alle tre di<br />
notte o solo bere una birra<br />
sulla bellissima terrazza (in<br />
inverno coperta e riscaldata,<br />
don’t worry). L’atmosfera si<br />
scalda veramente quando si<br />
fanno le ore piccole e i ritmi<br />
incalzano e si balla a oltranza<br />
con dj resident e ospiti che<br />
si alternano, soprattutto nelle<br />
serate clou. Tra una nota<br />
e l’altra, si mangiano anche<br />
primi piatti e pizza, insalate o<br />
solo un panino. Buona l’offerta<br />
di cocktail e drink vari per<br />
bere in compagnia (il locale è<br />
piuttosto vivace) ma anche da<br />
sorseggiare in due ritagliandosi<br />
angoli decisamente più<br />
riservati.<br />
Via di Monte Testaccio, 48<br />
Sempre aperto<br />
illustrazione: Allegra Agliardi<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Da quando ha cambiato casa<br />
Anacleto Bleve forse incute ancor<br />
più un certo sacro rispetto.<br />
Siamo nel gotha delle enoteche<br />
e non a caso il “grande padre”<br />
alla cui scuola sono cresciute<br />
schiere di degustatori ha scelto<br />
uno spazio che più bello e<br />
prestigioso non poteva essere:<br />
Palazzo Lante della Rovere a<br />
due passi dal Pantheon. Sale<br />
magniloquenti, grandi spazi<br />
(ben 900 metri quadri!), soffitti<br />
affrescati, addirittura sculture,<br />
marmi e una fontana, con Bacco,<br />
ovviamente. Forse l’insieme è fin<br />
quasi troppo solenne, anche se<br />
adeguato a un’esperienza del<br />
palato e dello spirito altrettanto<br />
straordinaria. Tina, moglie di<br />
Anacleto, ha già posizionato sul<br />
bancone lungo sette metri molti<br />
suoi piatti forti. A cominciare dai<br />
carpacci, come quello strepitoso<br />
di baccalà. Eccellenti gli involtini,<br />
sua specialità: peperone con<br />
tonno delle Azzorre, acciughe e<br />
capperi, magatello di manzo con<br />
verza rossa e aceto balsamico<br />
e poi tante selezioni di salumi<br />
e formaggi. Per accompagnare<br />
in degustazione almeno 15 vini<br />
(dai 6 ai 50 euro al bicchiere:<br />
ebbene sì 50 euro perché qui se<br />
volete farvi del male vi stappano<br />
perfino una bottiglia da 300<br />
euro). I piccoli dolci sono cercati,<br />
provati e selezionati andando in<br />
giro per l’Italia. In questo tempio<br />
del buon bere c’è anche la possibilità<br />
per i privati di conservare<br />
le proprie bottiglie. Avrete capito,<br />
insomma, che siamo oltre il<br />
top, ma è un vero peccato che<br />
gli orari siano da educande: non<br />
oltre le 22 la chiusura (martedì<br />
e sabato addirittura alle 20). E<br />
chissà che Anacleto o almeno<br />
suo figlio Alessandro non vogliano<br />
cedere un po’ alla notte e<br />
regalarci un po’ di tempo in più<br />
e grandi piaceri con orari meno<br />
severi…<br />
CASA BLEVE<br />
via del Teatro Valle, 48/49<br />
tel. 06-6865970<br />
chiuso domenica e lunedì
PRIMA&DOPO MUSICA PER LA PANCIA<br />
ANTICA DROGHERIA<br />
CALZOLARI<br />
051-222858<br />
Non wine-bar: mescita di vino!<br />
Perché qui, al posto della solita<br />
lista alla lavagna, i vini sono tutti<br />
esposti e anche per un solo<br />
bicchiere ti aprono la boccia.<br />
Da degustare, rigorosamente<br />
in piedi, all’interno del negozio<br />
o sotto il portico appena fuori<br />
dalla porta. Il vino più pregiato<br />
del momento è una bottiglia<br />
da 5 litri Chateau d’Yquem,<br />
rarissimo Sauternes del valore<br />
di 5mila euro. Il locale nasce<br />
nel 1920 come drogheria, oggi<br />
è anche enoteca e spaccio di<br />
prodotti tipici. Ultima chicca, il<br />
gestore Stefano Del Fiore: poeta<br />
dialettale…<br />
Via Giuseppe Petroni, 9<br />
Chiuso domenica<br />
FORMOSA CAFÉ<br />
051-241251<br />
Per un aperitivo dopo il lavoro,<br />
per iniziare la serata prima<br />
della disco o semplicemente<br />
per ascoltare della buona musica<br />
lounge: il Formosa Café. E<br />
anche per l’occhio, che vuole la<br />
sua parte, un design originale<br />
in stile american bar. Ottimi i<br />
cocktail (specialità della casa il<br />
Formosa), da provare la stuzzicheria<br />
(tataki di tonno), strategica<br />
la posizione (a pochi passi<br />
dalla zona universitaria). E non<br />
male anche la gente.<br />
Via Ranzani, 13<br />
Sempre aperto<br />
IL MARSAL<strong>IN</strong>O<br />
051-238675<br />
Wine&music bar, osteria, enoteca<br />
e aperitivo mangereccio: e<br />
molto di più. Alla faccia delle dimensioni<br />
del locale, a Bologna il<br />
Marsalino è diventato un luogo<br />
di culto. Il locale è estremamente<br />
accogliente, il gestore un fiume<br />
di simpatia e la musica gravita<br />
sul jazz elettronico e dintorni.<br />
La vera particolarità del<br />
luogo? I giovedì del Marsalino:<br />
rassegna di cabaret e teatro. E<br />
ancora reading di poesia e cene<br />
a lume di candela.<br />
Via Marsala, 13/d<br />
Sempre aperto<br />
66 URBAN<br />
MANGIARE & BERE | BOLOGNA<br />
DI C<strong>IN</strong>ZIA NEGHERBON<br />
& CIBO PER LE ORECCHIE<br />
Dj set tra una polpetta<br />
di ceci e uno sformato di<br />
zucchine<br />
Una volta arrivati davanti alla<br />
porta, probabilmente ad accogliervi<br />
sarà la mascotte del locale:<br />
il mitico Arturo, distinto bulldog<br />
francese grande ascoltatore<br />
di musica. Che a ritmo della<br />
stessa si fionderà verso di voi<br />
senza troppa timidezza, per poi<br />
accompagnarvi sgambettando<br />
attraverso il locale: un nuovo bistro,<br />
expo&store café aperto da<br />
dicembre nel cuore di Bologna.<br />
Uno spazio globale polivalente<br />
diviso in tre settori indipendenti<br />
ma comunicanti e con un con-<br />
PASTICCERIA D’AZEGLIO<br />
051-583310<br />
Se avete solo cinque minuti,<br />
fate un salto in questa pasticceria<br />
per un assaggio variegato.<br />
I tavolini sono solo all’aperto<br />
sotto il portico (tutto l’anno),<br />
ma all’interno avete pur sempre<br />
il bancone. Da non perdere<br />
le mini-Sacher della casa e<br />
a Carnevale sfrappole (ossia<br />
chiacchiere bolognesi) a manetta!<br />
Per vostra conoscenza:<br />
ha accontentato clienti illustri<br />
come il Papa.<br />
Via D’Azeglio, 69<br />
Aperto dalle 6,30 alle 21.30<br />
Chiuso martedì<br />
cept che mira piuttosto in alto:<br />
concentrare in un unico spazio<br />
tutte le forme d’arte più innovative,<br />
a tutte le ore del giorno.<br />
Con le proposte più strettamente<br />
culinarie si parte già dalla<br />
mattina, che prevede una ricca<br />
colazione al tavolino o al bancone,<br />
e si continua con il brunch e<br />
poi con il lunch vero e proprio,<br />
che propone (a prezzi modici)<br />
opzioni vegetariane come cous<br />
cous e polpette di ceci con riso<br />
basmati, oppure tomino con verdure<br />
e sformato di zucchine, ma<br />
anche insalate di pollo e trofie<br />
con funghi e salsiccia. Poi arriva<br />
il tè del pomeriggio, da sorseggiare<br />
nell’angolo lettura sfogliando<br />
qualche libro o una rivi-<br />
ANTICA BOLOGNA<br />
051-231064<br />
Per una pausa più prolungata<br />
che soddisfi palato e vista,<br />
l’Antica Bologna è il locale<br />
perfetto. Frequentato da uomini<br />
d’affari che al mattino non<br />
disdegnano una lussuosa colazione,<br />
è l’ideale per gli amanti<br />
del tè del pomeriggio e, chiaramente,<br />
per i golosi di ogni<br />
categoria. La ricca varietà di<br />
pasticcini e torte vanta l’utilizzo<br />
esclusivo di lievito naturale<br />
e burro.<br />
Via San Vitale, 88<br />
Aperto tutti i giorni dalle 7<br />
alle 20.30<br />
sta specializzata. E si finisce con<br />
l’aperitivo pre-disco, con un buffet<br />
talmente ricco da giustificare<br />
l’assenza dell’opzione cena, alla<br />
presenza di dj cool come Pasta<br />
Boys, Rodriguez, Pornofunky e<br />
Flavio Vecchi. A differenziare il<br />
locale, dunque, il condimento<br />
onnipresente della musica. I veri<br />
estimatori bolognesi si saranno<br />
infatti accorti che il nome ricorda<br />
fin troppo quello di un noto<br />
negozio di dischi in via Zucchi<br />
(il Main Street Records), specializzato<br />
in vinile e frequentato<br />
da collezionisti, dj e amanti del<br />
rare groove, della techno Detroit<br />
e dell’easy listening. Ebbene,<br />
da febbraio sarà l’intero negozio<br />
a trasferirsi qui assieme<br />
OSTERIA BROCCA<strong>IN</strong>DOSSO<br />
051-234153<br />
Se il vostro scopo è un’intensa<br />
e prolungata sosta, potenzialmente<br />
di ore a seconda<br />
della capacità di stomaco, il<br />
paradiso dei golosi Osteria<br />
Broccaindosso è quello che<br />
fa per voi. L’atmosfera ha un<br />
sapore antico, quello di una<br />
taverna piena di legno, con<br />
lume di candela e grappoli di<br />
aglio e peperoncino che calano<br />
dal soffitto. Qui potrete degustare<br />
una cenetta deliziosa con<br />
prodotti tipici di buona qualità.<br />
Ma vale la pena, almeno una<br />
volta nella vita, arrivarci a sto-<br />
ai proprietari Luca, Mauro ed<br />
Emanuel, e a Luca Trevisi della<br />
Hot Groovy Records. Che a scadenza<br />
fissa si proporranno una<br />
programmazione incentrata sulla<br />
musica, con dj set e live act.<br />
E le sorprese continuano con<br />
le esposizioni a rotazione delle<br />
opere di artisti emergenti, come<br />
il giovane siciliano Sacha Garcia<br />
attualmente in mostra; e ancora<br />
video proiezioni, installazioni<br />
e performance. In sostanza,<br />
peccati di gola, viaggi mentali e<br />
sonorità ricercate.<br />
MSC/MA<strong>IN</strong> STREET CAFÉ<br />
via Polese, 7/2A<br />
tel. 051-270610<br />
chiuso domenica<br />
LA CARICA DEGLI ZUCCHERI<br />
Torte, mousse e sfrappole: l’inverno si combatte a suon di calorie. Per cinque minuti o un’intera serata<br />
maco vuoto e sfondarsi solo<br />
di dolci. Perché quest’osteria<br />
offre un servizio tutto particolare:<br />
pagate un “ticket” e<br />
mangiate fino a esaurimento!<br />
Scordatevi dunque il concetto<br />
di “porzione”: qui vi verrà portato<br />
il dolce per intero. Mousse<br />
al cioccolato (intere ciotole,<br />
ripeto), mascarpone, bignè<br />
ripieni, panna cotta, tiramisù,<br />
zabaione, zuppa inglese, dolce<br />
al caffè, mousse di fragola e ricotta<br />
o al limone, torta ai pinoli,<br />
alla frutta, della nonna, margherita,<br />
crostate, sfrappole…<br />
Via Broccaindosso, 7/A<br />
Chiuso domenica<br />
illustrazione: Allegra Agliardi
MANGIARE & BERE | TOR<strong>IN</strong>O<br />
DI CHRISTIAN CAROSI<br />
NIENTE FRONZOLI, A TAVOLA<br />
CI VUOLE CONCENTRAZIONE<br />
Atmosfere chic-rarefatte,<br />
per percorsi degustativi<br />
inconsueti<br />
Gianni, Stefano e Alessandro.<br />
Tre giovani soci per un progetto<br />
culinario tutto da assaporare<br />
sperimentando il gusto<br />
di piatti tradizionali e interessanti<br />
variazioni sul tema.<br />
L’azzardo, quello di aprire un<br />
anno fa un ristorante a Torino,<br />
quando i segnali di crisi erano<br />
già ben evidenti, la concorrenza<br />
agguerrita e il rischio di imbarcarsi<br />
in un’avventura senza<br />
sbocco reale.<br />
Eppure con caparbietà e passione<br />
gli ostacoli diventano<br />
sfide e il piacere del successo<br />
si gusta maggiormente. I clienti<br />
tornano portando gli amici,<br />
i commensali sono gratificati<br />
dalle proposte mai banali<br />
presentate con gusto, l’atmosfera<br />
si fa via via più calda.<br />
Per cui non fatevi ingannare<br />
dall’ambiente minimal che caratterizza<br />
l’arredo del locale,<br />
dall’essenzialità quasi zen con<br />
cui è apparecchiata la tavola<br />
o dall’aplomb del restaurant<br />
manager che vi serve in sala:<br />
si tratta di una scenografia<br />
accuratamente predisposta per<br />
esaltare l’esperienza papillare<br />
ed estetica dei piatti e dei vini<br />
senza creare troppe distrazioni<br />
esterne. D’altra parte, ci vuole<br />
un filo di concentrazione per<br />
degustare una delle 250 referenze<br />
offerte in mescita e abbinate<br />
con perizia alle diverse<br />
portate. È bene prepararsi<br />
con un minimo di attenzione<br />
ad assaporare un antipasto<br />
di petto e coscia di piccione<br />
glassato al miele di castagno e<br />
cipolline d’Ivrea. Anche l’insalata<br />
di trota fario con rughetta<br />
e salsa al Moscato d’Amburgo<br />
o il salmone di torrente con<br />
mandorle e crema di porri<br />
richiedono una certa predisposizione<br />
d’animo. Lentamente<br />
si viene introdotti senza forzature<br />
lungo un percorso fatto<br />
di piacevoli sorprese e solide<br />
conferme che solo l’attenta<br />
ricerca dei prodotti all’origine<br />
e l’amore per la preparazione<br />
artigianale dei piatti è in grado<br />
di offrire. Né mancano alla<br />
carta esperienze più “robuste”<br />
come quella garantita dai ravioli<br />
di provola affumicata, dalle<br />
tagliatelle al ragù francese<br />
o dagli ossibuchi alla piemontese<br />
con tortino di polenta e<br />
porri, per toccare l’apoteosi<br />
con una specialità della Val<br />
Stura: l’agnello sambucano<br />
passato in un profumato pangrattato.<br />
Con antipasti e primi<br />
che si aggirano intorno agli 8<br />
euro e secondi tra i 14 e i 18,<br />
l’invito a sedere sotto la volta<br />
luminosa del Light non rischia<br />
neppure di lasciarvi delusi al<br />
momento del conto.<br />
LIGHT<br />
via Giacosa, 10/A bis<br />
tel. 011-19707281<br />
chiuso domenica e lunedì<br />
a pranzo<br />
PROPRIO TUTTA UN'ALTRA BIRRA<br />
Nelle Langhe, all’ombra dei vitigni di nebbiolo, fermentano birre come non le avete mai viste<br />
Degustare una pinta di birra<br />
come se si trattasse di<br />
un calice di prezioso Barolo,<br />
osservandone il colore, inspirando<br />
gli odori e centellinando<br />
l’assaggio. Tutto ciò accade<br />
veramente nel microbirrificio<br />
Baladin dove l’arte di produrre<br />
la bevanda dei faraoni è praticata<br />
con maestria dal creativo<br />
Teo, uno che di fermentazione<br />
se ne intende parecchio. Dopo<br />
aver studiato con i maestri<br />
del Nord Europa è tornato al<br />
paese d’origine per proporre<br />
le sue invenzioni al luppolo,<br />
squarciando la tradizione che<br />
vede le Langhe famose per il<br />
loro Dolcetto. Per chi si reca<br />
tra queste belle colline, l’alternativa<br />
al rosso oggi sono<br />
le bionde e le scure rigorosamente<br />
preparate in casa con<br />
la stessa passione dei mastri<br />
vinai, curando la scelta degli<br />
elementi di base, la fermentazione,<br />
le fasi di imbottigliamento<br />
e mescita. Il risultato<br />
sono sapori e consistenze<br />
uniche nel loro genere, una selezione<br />
accuratamente studiata<br />
e proposta alla clientela: si va<br />
dall’erotica Elixir che racchiude<br />
l’essenza del calore dell’alcool<br />
(10%!) e l’armonia dei distillati<br />
torbati delle Islay dai quali ha<br />
origine, fino alla richiestissima<br />
Super (10 euro la bottiglia da<br />
75 cc.) ispirata alle birre d’abbazia<br />
belghe, caratterizzata<br />
da “un intenso bouquet di<br />
fiori caldi, albicocca e banana<br />
matura con punte di mandorla<br />
amara”: non a caso ha ottenuto<br />
nel 2000 il titolo di “migliore<br />
d’Italia” al Great British Beer<br />
Festival. La sperimentazione<br />
continua di Teo è arrivata a<br />
sviluppare anche gelatine a<br />
base di birra, soprannominate<br />
kikke, che si accompagnano<br />
ai piatti suggeriti dallo chef.<br />
Il tutto in un ambiente informale,<br />
dominato dai fusti in cui<br />
si prepara il magico fermento<br />
e accompagnati dalla musica,<br />
suonata dal vivo il mercoledì<br />
sera.<br />
LE BALAD<strong>IN</strong><br />
piazza V Luglio, 15 – Piozzo<br />
(Cuneo)<br />
tel. 0173-778013<br />
chiuso lunedì<br />
illustrazione: Allegra Agliardi<br />
PRIMA&DOPO<br />
E-LASTICO<br />
011-3819590<br />
Chi lo ha detto che ai Docks<br />
Dora ci si va solo a tarda sera?<br />
Qui si può far colazione,<br />
pranzare, bersi un aperitivo e<br />
navigare gratuitamente in rete,<br />
godendosi anche durante il<br />
giorno uno spazio ristrutturato<br />
con cura che dispone di un<br />
ingresso autonomo rispetto<br />
all’area dei magazzini. Per far<br />
tardi c’è sempre tempo, il programma<br />
dei concerti è ricco e<br />
nel fine settimana si tirano anche<br />
le tre. Cocktail a 6 euro.<br />
Via Valprato, 76<br />
Chiuso domenica<br />
MOOD LIBRI E CAFÉ<br />
011-5660809<br />
Se non ce la fate ad arrivare<br />
fino a casa per iniziare la<br />
lettura del libro che vi siete<br />
appena comprati o volete<br />
sfogliare con calma i testi<br />
prima di fare la vostra scelta,<br />
qui siete liberi di farlo. Magari<br />
davanti a una tazza di caffè<br />
con torta o sorseggiando<br />
l’aperitivo con quel fare un<br />
po’ bohemien che dona tanto.<br />
Atmosfera accogliente, arredamento<br />
ricercato e il piacere<br />
di nutrire contemporaneamente<br />
mente e corpo rendono<br />
esclusiva l’esperienza.<br />
Via Cesare Battisti, 3/e<br />
Aperto dalle 8 alle 21<br />
Chiuso domenica<br />
GALLERY CAFFÈ<br />
011-8170107<br />
Per gli appassionati dell’aperitivo<br />
ricco e del buon vino che<br />
amano rilassarsi in ambienti<br />
dal sapore retrò, un tipico<br />
caffè arredato in stile con tanto<br />
di soffitto a cassettoni in<br />
legno. Ideale per non perdere<br />
l’atmosfera dei tempi andati<br />
che si può assaporare in una<br />
visita al museo Accorsi che si<br />
trova lì a pochi passi. Il buffet<br />
è il punto di forza con tartine,<br />
grana, pasta per tutti i gusti.<br />
Via Po, 59/a<br />
Chiuso domenica<br />
URBAN 67
MANGIARE & BERE | NAPOLI<br />
STUZZICH<strong>IN</strong>I E CANZONETTE?<br />
RIVOLGETEVI AL FONOCHEF<br />
Un risto-disco per tutte<br />
le ore e tutti i gusti<br />
F due punti fonoteca. Ovvero<br />
come un negozio di dischi<br />
del tipo letto/visto/inevitabilmente<br />
amato in Alta fedeltà si<br />
“r-evoluziona” senza mutare<br />
geneticamente e sviluppa un<br />
food bar niente male.<br />
Riassunto delle puntate precedenti.<br />
Partorita nel 1991 con<br />
la formula del noleggio cd e<br />
vinili, habitat naturale per la<br />
libera circolazione della cultura<br />
musicale, “La” Fonoteca<br />
è stata laboratorio di sperimentazione<br />
per avanguardie<br />
musicali urbane e feconda<br />
fucina di gruppi emergenti.<br />
Forte di questa sua identità,<br />
con un nuovo “electro chill<br />
out compilation design” e con<br />
l’aggiunta di nuovi spazi luminosi<br />
e ospitali, uno dei quali<br />
voluttuosamente food bar,<br />
“La” Fonoteca è oggi spazio<br />
multifunzionale, interattivo e<br />
multimediale, molto europeo<br />
e poco mittel, dove ci si può<br />
nutrire in più sensi, per tutti<br />
i sensi, passando dal tatto al<br />
gusto, dalla vista all’olfatto,<br />
dall’udito allo spirito.<br />
Facciamo un giro? L’arancio,<br />
il bianco, il verde delle luci<br />
interrompono lievemente il<br />
leit-motiv vinaccia/cannadifucile<br />
scelto per omogeneizzare<br />
pareti e floor. Tutto<br />
è geometricamente light:<br />
persino le toilette, segnalate<br />
da gigantograffiti uomo &<br />
donna, trasmettono la voglia<br />
di tornare presto a visitarle…<br />
Il nuovo fonotecaro foodbar<br />
funziona con menu cangianti a<br />
seconda dell’ora, ergo si divide<br />
in quattro grandi categorie<br />
(kantiane?): breakfast, pranzo,<br />
tea time, luuuungo aperitivo/cena/dopocena<br />
etc. Di<br />
mattina, con calma, dalle dieci<br />
in poi, ecco allora un’allegra<br />
possibilità di prima (vabbè,<br />
facciamo seconda) colazione<br />
a base di yogurt composti e<br />
cereali, frullati e centrifugati,<br />
cocktail dietetici e post-sbornia,<br />
con caffetteria very originale<br />
including caffè del forno<br />
(zucchero di canna, cannella,<br />
chiodi di garofano, caffè caldo<br />
e brandy: supergulp!) e frappé<br />
persino al carcadé. A pranzo<br />
(che fonofame!) piatti del giorno<br />
tipo zuppe, sartù di riso,<br />
insalatone, piadine, crepes e<br />
croissant agrodolci e/o salati.<br />
Dalle cinque, torte antilanguorino<br />
e cicchetti scacciapensieri.<br />
Di sera, gli aperitivi<br />
featuring le invenzioni di Zac<br />
the fonochef, la musica dei dj<br />
non-resident e poi libri, cd e<br />
tuttoquantofamusica molti-<br />
plicato un sacco di fonogente<br />
carinacarina. Perdindirina,<br />
fonocara, che vuoi di più?<br />
Quanto ai prezzi, l’idea base<br />
qui è il 5 euro politico. Che<br />
magari arriva al 6. Insomma,<br />
piucchessufficiente.<br />
Ah, c’è anche la navigazione<br />
gratuita. Traghetto per<br />
Procida?<br />
FONOTECA<br />
via Morghen, 31<br />
tel. 081-5560338<br />
sempre aperto (h 10-24)<br />
NOVITÀ PER CENA E D<strong>IN</strong>TORNI<br />
Pizza sì, ma non solo. Quattro nuove tappe dall’aperitivo al dopocena per buongustai un po’ curiosi<br />
OLIVA & CAPPERI<br />
081-7810081<br />
Baccalà, polipetti, focacce, fritture,<br />
pizze, ripieni al forno, primi e<br />
secondi piatti rigorosamente in<br />
diretta dai migliori e più classici<br />
ricettari napoletani. Ma l’arredo<br />
è elegante, il servizio garboso e<br />
simpatizzante, i quadri carini, i<br />
prezzi nella media (pizza&birra<br />
10 euro). Due piani. Bella new<br />
entry. Consegna a domicilio. In<br />
the City.<br />
Via Monteoliveto, 33/35<br />
Chiuso domenica<br />
SUD TERRANEA CLUB<br />
081-5522114<br />
A pochi metri da piazza Dante,<br />
dal Modernissimo e da piazza<br />
del Gesù, una novità che mette<br />
insieme enogastronomia, musica<br />
dal vivo, teatro e cabaret. Gli aficionado<br />
del sabato si esibiscono<br />
“live” in maniera spontanea e<br />
divertente. Complice una buona<br />
carta di vini e l’accogliente atmosfera<br />
della “casa”. Si apre alle<br />
18.30. Happy hour.<br />
Vico Quercia I, 3<br />
Aperto da venerdì a domenica<br />
PIZZA RE<br />
081-7644086<br />
DI CIRO CACCIOLA<br />
I re più importanti della storia<br />
sono tutti riportati nel menu, in<br />
un gioco accattivante e saporito,<br />
che premia i sapori con le teste<br />
coronate più famose d’Europa.<br />
La vera regina però anche qui<br />
resta la Margherita, o la pizza<br />
in generale. All’elegante piccola<br />
sala con vista mare si aggiunge<br />
un’ampia sala inferiore. Per la<br />
pizza, non più di 15 euro.<br />
Via Partenope, 2/a<br />
Sempre aperto<br />
MISS JOCELYN RADIO BAR<br />
335-5278189<br />
Il concept è ambizioso. “Essere<br />
controcorrente significa oggi<br />
tornare alla tradizione”. L’idea è<br />
di Jocelyn, americana in trasferta<br />
napoletana, tenuta a battesimo<br />
da musicisti dell’area 99 Posse<br />
e Almamegretta in versione selector<br />
e decollata già bene con<br />
suoni poco aggressivi e atmosfere<br />
molto salottiere. Per l’aperitivo.<br />
Oppure dopocena. Get together?<br />
Via Martucci, 28<br />
Sempre aperto<br />
illustrazione: Allegra Agliardi<br />
PRIMA&DOPO<br />
YOGURTLANDIA<br />
0421-224679<br />
Sapete quante qualità ha lo<br />
yogurt? Non contiene aromi<br />
artificiali. Ha meno calorie del<br />
gelato tradizionale. È ricco di<br />
preziosi fermenti lattici vivi.<br />
E così via. Qui lo trovate in<br />
decine di varianti e di gusti,<br />
in coppette o confezioni da<br />
asporto. Sistemato su un<br />
buon piatto di frutta fresca<br />
sostituisce il pranzo. Fast<br />
food alternativo & light. E<br />
magrissimo: solo l’1 per cento<br />
di grassi!<br />
Piazza Santa Maria La<br />
Nova, 2<br />
Sempre aperto<br />
FANTASIE DI PANE<br />
081-668175<br />
Esiste da sempre. Cioè, da<br />
anni. Adesso però è in gran<br />
voga tra i single della zona<br />
chic & rich. Perché, oltre a<br />
sfornare decine di tipi diversi<br />
di pane, pizze farcite e ripiene,<br />
focacce & co., prepara<br />
contorni, primi piatti, paste<br />
fresche, fritturine, arancini<br />
di riso, brioche e dolci da<br />
colazione e dessert pronti a<br />
risolvere la vita in cucina ai<br />
più pigri.<br />
Via Schipa, 46<br />
Chiuso domenica pomeriggio<br />
e giovedì pomeriggio<br />
A 41<br />
339-7269403<br />
Wine bar molto musicale che<br />
promette (e mantiene) antipasti,<br />
tagliate di formaggi &<br />
salumi biologici, panini intriganti,<br />
cocktail carioca & paulistani<br />
ma anche (soprattutto)<br />
una buona carta di vini suddivisi<br />
per regione. Insomma,<br />
no primi piatti. Sì divertimento.<br />
Due salette dall’arredo<br />
pieno di citazioni (dall’Egitto<br />
a Keith Haring) e di specchi,<br />
luci soffuse e bambù. Che<br />
funziona. Cooooool?<br />
Via Arcoleo, 41<br />
Chiuso lunedì<br />
URBAN 69
© Simon C Roberts/nb Pictures/Grazia Neri<br />
UNURBAN<br />
l'altrove che avete sempre inseguito<br />
A Mirny, qualche grado sotto il Circolo Polare Artico<br />
nella Siberia orientale, le temperature medie invernali si<br />
aggirano intorno ai meno 40 e a volte in gennaio-febbraio<br />
lambiscono i meno 60. In un luogo dalla natura<br />
tanto ostile è facile immaginare lande desolate lontane<br />
centinaia di chilometri dal primo avamposto umano. E<br />
invece Mirny è conosciuta in un tutto il mondo perché<br />
nel 1955 i geologi vi hanno scoperto un prezioso giacimento<br />
minerario. Sul ciglio di una miniera a cielo aperto<br />
profonda 500 metri, è sorta una piccola cittadina, dove,<br />
salvo con un permesso speciale, gli stranieri non possono<br />
accedere.<br />
Chi vi abita sembra essere molto orgoglioso della propria<br />
miniera, tanto che le coppie fresche di matrimonio,<br />
dopo le foto di rito sulla piattaforma panoramica, buttano<br />
la bottiglia di champagne vuota nel cratere.<br />
abitare<br />
sul<br />
baratro<br />
URBAN 71