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Lezione 02. Introduzione allo studio della famiglia e ... - Psicologia

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FACOLTÀ DI PSICOLOGIA<br />

Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche<br />

dello Sviluppo e dell'Educazione<br />

Sociologia <strong>della</strong><br />

Famiglia<br />

2. <strong>Introduzione</strong> <strong>allo</strong> <strong>studio</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>famiglia</strong> e analisi delle strutture<br />

familiari nel passato<br />

Lorenzo Todesco<br />

lorenzo.todesco<br />

lorenzo todesco@unito. @unito.it it<br />

A.A. 2008-2009 2008 2009


LA STRUTTURA DELLA LEZIONE<br />

• Lo <strong>studio</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>. Aspetti concettuali e metodologici<br />

• Le strutture familiari nel passato europeo<br />

• Industrializzazione e trasformazioni <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>


LO STUDIO DELLA FAMIGLIA: ASPETTI<br />

CONCETTUALI E METODOLOGICI


L’INDIVIDUAZIONE DELLA FAMIGLIA (1)<br />

• Nell’approccio <strong>allo</strong> <strong>studio</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> un problema fondamentale<br />

consiste nell’individuare i criteri che tracciano i confini e definiscono<br />

la <strong>famiglia</strong>, distinguendola sia dalla parentela sia dalle forme di<br />

convivenza non familiari. Si tratta in sostanza di due criteri:<br />

• 1- Il criterio spaziale-residenziale, che delimita lo spazio fisico<br />

<strong>della</strong> convivenza. Chi vive con chi?<br />

• 2 - Il criterio relazionale, che definisce i rapporti tra le diverse<br />

persone come rapporti familiari. Quali legami sono necessari<br />

perché due persone appartengano alla stessa <strong>famiglia</strong>?


L’INDIVIDUAZIONE DELLA FAMIGLIA (2)<br />

• La definizione di questi criteri ha seriamente messo in difficoltà<br />

storici, antropologi e demografi a causa <strong>della</strong> varietà delle forme<br />

familiare e delle regole per la delimitazione dei confini <strong>della</strong><br />

<strong>famiglia</strong>. Tale varietà ha spinto molti antropologi alla ricerca di<br />

funzioni universali <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong><br />

• Tali funzioni da una parte fonderebbero la necessità <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong><br />

in ogni tipo di società e cultura, dall’altra ne garantirebbero<br />

l’individuazione univoca nonostante l’eterogeneità delle forme<br />

familiari nello spazio e nel tempo<br />

• In realtà la ricerca etnografica ha evidenziato che l’universalità delle<br />

funzioni <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> è difficilmente riscontrabile in culture diverse


L’INDIVIDUAZIONE DELLA FAMIGLIA (3)<br />

• Una direzione di ricerca più feconda ha invece cercato di<br />

individuare non le funzioni <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, bensì la struttura <strong>della</strong><br />

<strong>famiglia</strong>. L’interrogativo non è più “a cosa serve la <strong>famiglia</strong>?”, bensì<br />

“chi sta nella <strong>famiglia</strong>?”<br />

• La struttura <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> non si riferisce né al numero dei<br />

membri, né a qualche funzione predominante, ma semplicemente<br />

al tipo di vincolo che lega i membri di una convivenza: vincoli di<br />

affinità, di consanguineità, di matrimonio, e di discendenza<br />

• La struttura <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> viene definita dal modo in cui<br />

le persone che la compongono si collocano lungo i due<br />

assi, rispettivamente orizzontale e verticale, dei rapporti di<br />

sesso e di generazione


LA TIPOLOGIA DI LASLETT (1)<br />

• Laslett e gli storici e i demografi del gruppo di Cambridge hanno<br />

elaborato una tipologia di strutture familiari da un punto di vista<br />

<strong>della</strong> residenzialità e del vincolo<br />

• Il criterio base <strong>della</strong> tipologia è l’individuazione dei nuclei<br />

familiari, costituiti in base a vincoli coniugali (coppie sposate)<br />

o di filiazione (genitori e figli)


• Nucleare<br />

Semplice<br />

• Multiplo<br />

• Esteso<br />

• Senza<br />

struttura<br />

LA TIPOLOGIA DI LASLETT (2)<br />

• Tutti i componenti <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> fanno parte di uno<br />

stesso nucleo, in qualità di coniuge oppure di genitore<br />

oppure di figlio. Es: due coniugi con o senza figli<br />

(<strong>famiglia</strong> nucleare coniugale), un solo genitori con figli<br />

(<strong>famiglia</strong> nucleare monogenitore)<br />

• Nella <strong>famiglia</strong> si ha la presenza di più di un nucleo<br />

familiare (famiglie a ceppo, frérèches, ascendenti,<br />

discendenti). Es: coppia dei genitori che vivono con il<br />

figlio sposato e sua moglie<br />

• Nella <strong>famiglia</strong> vi è un solo nucleo, ma vi sono anche<br />

persone che non appartengono a questo nucleo, ma sono<br />

con esso imparentate (in qualità di fratelli, suoceri,<br />

ecc.). Es.: coppia sposata con o senza figli che vive con<br />

la madre di lei<br />

• Convivenza tra persone senza legame o con un<br />

legame di parentela diversa da quello coniugale e di<br />

filiazione, oppure una persona che vive sola. Es: due<br />

fratelli


• Graficamente…<br />

• Aggregato<br />

domestico<br />

multiplo<br />

Femmina<br />

Maschio<br />

LA TIPOLOGIA DI LASLETT (3)<br />

• Aggregato<br />

domestico<br />

esteso<br />

• Aggregato<br />

domestico<br />

nucleare<br />

semplice<br />

Rapporto di coppia<br />

Rapporto di filiazione<br />

• Aggregato<br />

domestico<br />

senza<br />

struttura


LA STRUTTURA E LE RELAZIONI FAMILIARI (1)<br />

• Nello <strong>studio</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> Barbagli propone la distinzione tra<br />

struttura e relazioni familiari, suggerendo che le famiglie possono<br />

essere classificate, oltre che per la struttura, anche per le relazioni<br />

• La struttura designa le regole con cui una convivenza si forma<br />

e si trasforma, la sua composizione. Es: struttura familiare<br />

estesa, multipla, etc.<br />

• Le relazioni familiari designano i rapporti di autorità e di<br />

affetto esistenti all’interno dell’aggregato domestico. In questo<br />

caso, la contrapposizione è tra <strong>famiglia</strong> patriarcale e <strong>famiglia</strong><br />

coniugale intima


LA STRUTTURA E LE RELAZIONI FAMILIARI (2)<br />

• Si tratta di una distinzione importante in quanto segnala l’esistenza<br />

di dimensioni diverse entro l’esperienza familiare<br />

• Tuttavia tale distinzione rischia di nascondere i modelli di<br />

distribuzione dell’autorità che presiedono la definizione alla<br />

definizione <strong>della</strong> struttura familiare e che insieme ne derivano…<br />

• …Autorità nei rapporti tra i sessi: es. le frérèches, dove gli<br />

uomini sono sempre tra tra loro consanguinei, mentre le donne,<br />

se sposate, sono presenti come affini, dunque acquisite ed in<br />

qualche modo estranee<br />

• …Autorità nei rapporti tra le generazioni: es. le famiglie<br />

multiple discendenti e ascendenti presuppongono una diversa<br />

distribuzione dell’autorità lungo l’asse generazionale,<br />

rispettivamente alla coppia anziana piuttosto che a quella giovane


LA PROSPETTIVA DEL CORSO DI VITA NELLO STUDIO<br />

DELLA FAMIGLIA (1)<br />

• Il passaggio da <strong>famiglia</strong> multipla discendente a <strong>famiglia</strong> multipla<br />

ascendente segnala che nello <strong>studio</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> la dimensione<br />

temporale ricopre un ruolo di primo piano; per questo la prospettiva<br />

del corso di vita si dimostra particolarmente utile<br />

• In generale, la prospettiva del corso di vita mette in luce il fatto che<br />

in ogni società sia gli individui sia i ruoli che essi svolgono sono<br />

stratificati per età


LA PROSPETTIVA DEL CORSO DI VITA NELLO STUDIO<br />

DELLA FAMIGLIA (2)<br />

• Dalla posizione che ciascuno occupa nella struttura per età <strong>della</strong><br />

popolazione dipendono i diritti, i doveri, le attività che si svolgono e<br />

i rapporti che si stabiliscono con gli altri<br />

• L’età, come il sesso, è una caratteristica ascritta; tuttavia, a<br />

differenza del sesso, quello dell’età è uno status di transizione,<br />

perché finché si è in vita si passa da un’età all’altra<br />

• Ciò significa che che se alcuni gruppi di età godono di maggior<br />

potere, maggior prestigio e maggiori risorse economiche di altri<br />

ciascuno può aspettarsi di farne parte, prima o poi


LA PROSPETTIVA DEL CORSO DI VITA NELLO STUDIO<br />

DELLA FAMIGLIA (3)<br />

• Il corso <strong>della</strong> vita non è biologicamente determinato, ma è una<br />

costruzione sociale; le fasi in cui si articola (infanzia, gioventù, età<br />

adultà, vecchiaia), così come la scansione temporale di tali fasi muta<br />

tanto nello spazio quanto nel tempo<br />

• Nelle transizioni tra una fase del corso di vita e l’altra hanno luogo<br />

i riti di passaggio, ovvero le cerimonie che accompagnano ogni<br />

modificazione di posto, di stato, di posizione sociale e di età, il cui<br />

scopo è segnalare e riconoscere il formarsi di nuove relazioni sociali


LA PROSPETTIVA DEL CORSO DI VITA NELLO STUDIO<br />

DELLA FAMIGLIA (4)<br />

• Nello <strong>studio</strong> <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> la prospettiva del corso di vita ricopre<br />

un ruolo chiave dal momento che nel corso del tempo la struttura e i<br />

rapporti di potere all’interno <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> si trasformano<br />

• Berkner criticando Laslett segnala che si può parlare correttamente<br />

di struttura familiare solo nel senso di regole che presiedono al<br />

definire chi vive con chi ed entro quali rapporti di autorità lungo il<br />

corso di vita, e non solo in un particolare momento o fase del corso<br />

di vita


LA PROSPETTIVA DEL CORSO DI VITA NELLO STUDIO<br />

DELLA FAMIGLIA (5)<br />

• Ad esempio…<br />

Famiglia nucleare<br />

semplice (coppia<br />

con un figlio)<br />

Muore<br />

anche<br />

l’altro<br />

genitore<br />

Famiglia nucleare<br />

semplice (coppia<br />

con un figlio)<br />

Il figlio si<br />

sposa e<br />

vive con<br />

la moglie<br />

nella casa<br />

dei genitori<br />

Famiglia<br />

multipla<br />

Uno<br />

dei<br />

genitori<br />

muore<br />

Famiglia<br />

estesa


LA PROSPETTIVA DEL CORSO DI VITA NELLO STUDIO<br />

DELLA FAMIGLIA (6)<br />

• Dunque, con il passare del tempo, da una fase all’altra del corso di<br />

vita mutano:<br />

• I componenti di una <strong>famiglia</strong> (per nascite, morti, matrimoni,<br />

scelte di vita)<br />

• I rapporti che li legano (il tipo di vincolo)<br />

• Le posizioni nella <strong>famiglia</strong> (ad es. l’attribuzione di competenze,<br />

potere, autorità)


L’INDETERMINATEZZA DEI CONFINI DELLA FAMIGLIA<br />

• Però attenzione! Anche il criterio del vivere sotto lo stesso tetto –<br />

apparentemente il più ovvio per distinguere la <strong>famiglia</strong> dal resto<br />

<strong>della</strong> parentela – non è sempre un discriminante sufficientemente<br />

chiaro…<br />

• Nel passato, va ricordata la presenza dei servi, o casi come le<br />

“famiglie tacite” nella Francia contadina tradizionale…<br />

• …Nel presente, i genitori anziani che vivono soli ma passano<br />

gran parte del loro tempo nella casa del figlio, oppure i figli di<br />

coppie separate/divorziate con l’affido condiviso, oppure i nonni<br />

che passano gran parte <strong>della</strong> giornata con i nipotini


LE STRUTTURE FAMILIARI NEL PASSATO<br />

EUROPEO


LA FAMIGLIA-IMPRESA<br />

• Per molti secoli la <strong>famiglia</strong> ha costituito non solo il modo di fare<br />

fronte alla riproduzione e garantire la continuità delle generazioni,<br />

ma anche una vera propria impresa: a seconda dei ceti, un’impresa<br />

produttiva (contadini e artigiani), un’impresa finanziaria (borghesia<br />

urbana e mercantile), un’impresa politica (alta aristocrazia)<br />

• Anche nella <strong>famiglia</strong> contemporanea sono riscontrabili alcune<br />

caratteristica di impresa, ma nelle famiglie del passato questa<br />

dimensione era un aspetto costitutivo ovvio e atteso


LA TESI DEL PROCESSO DI CONTRAZIONE<br />

DELLA FAMIGLIA (1)<br />

• Storici e demografi si sono a lungo interrogati su quale fosse la<br />

struttura familiare prevalente nell’Europa occidentale<br />

• Durkheim sostiene che nel corso del tempo si è assisto ad un<br />

processo di progressiva contrazione: dalla <strong>famiglia</strong> multipla del<br />

gruppo di parenti prevalente nel passato alla <strong>famiglia</strong> nucleare<br />

contemporanea, dove ogni matrimonio dà origine anche ad una<br />

nuova convivenza<br />

• L’industrializzazione avrebbe giocato un ruolo essenziale in questo<br />

processo, favorendo la formazione delle famiglie nucleari<br />

nell’Europa capitalistica e industriale in un primo momento, e<br />

favorendo l’esportazione di questo modello di struttura familiare in<br />

altre culture in un secondo momento


LA TESI DEL PROCESSO DI CONTRAZIONE<br />

DELLA FAMIGLIA (2)<br />

• In realtà le prime ricerche dei demografi del gruppo di Cambridge<br />

mostrarono una realtà ben diversa, dal momento che la <strong>famiglia</strong><br />

nucleare era il modello di struttura familiare prevalente già verso la<br />

metà del XV secolo in diversi paesi del nord Europa, ed in<br />

particolare proprio in Inghilterra, la patria <strong>della</strong> Rivoluzione<br />

Industriale<br />

• La nuclearizzazione <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> occidentale, più che una<br />

conseguenza, sembra essere una circostanza favorevole<br />

all’industrializzazione stessa, nella misura in cui questa si è sviluppata<br />

in primo luogo nelle zone dove prevaleva la <strong>famiglia</strong> nucleare


I TRE MODELLI DI STRUTTURA FAMILIARE (1)<br />

• Non si può parlare di un modello di struttura familiare prevalente<br />

nell’Europa moderna, ma perlomeno di tre diversi modelli: il<br />

modello di <strong>famiglia</strong> occidentale, prevalente nelle regioni situate a<br />

ovest di una linea immaginaria tracciata da S. Pietroburgo a Trieste<br />

(detta linea di Hajnal) il modello di <strong>famiglia</strong> orientale, prevalente<br />

nelle regioni situate a est di tale linea, e il modello di <strong>famiglia</strong><br />

meridionale, prevalente nel mezzogiorno europeo


I TRE MODELLI DI STRUTTURA FAMILIARE (2)<br />

• In rosso, la linea di Hajnal; in blu, le aree ad elevata fecondità ad<br />

ovest <strong>della</strong> linea di Hajnal


I TRE MODELLI DI STRUTTURA FAMILIARE (3)<br />

FAMIGLIA OCCIDENTALE FAMIGLIA ORIENTALE<br />

• Età al matrimonio: relativamente<br />

alta, soprattutto per le donne (23-24<br />

anni)<br />

• Differenza di età tra i coniugi:<br />

contenuta<br />

• Età al matrimonio: molto bassa,<br />

soprattutto per le donne (16-17 anni)<br />

• Differenza di età tra i coniugi:<br />

elevata<br />

• Fecondità: contenuta • Fecondità: elevata<br />

• Regola di residenza: neolocale • Regola di residenza: patrilocale<br />

• Presenza di servi: sì • Presenza di servi: no


I TRE MODELLI DI STRUTTURA FAMILIARE (4)<br />

FAMIGLIA MERIDIONALE<br />

• In generale, l’Europa meridionale si è rivelata irriducibile a un unico, o anche ad un<br />

prevalente, modello di struttura familiare<br />

• Prevalgono famiglie multiple di vario tipo: la frérèches in alcune zone <strong>della</strong> Francia<br />

meridionale, la <strong>famiglia</strong> multipla discendente in alcune zone <strong>della</strong> Toscana, la <strong>famiglia</strong><br />

ceppo in alcune zone dell’Austria meridionale e nel Tirolo<br />

• Ciò che sembra distinguere la <strong>famiglia</strong> meridionale è il suo essere radicata in una fitta<br />

rete parentale dai confini permeabili all’interno <strong>della</strong> quale avvengono continui scambi di<br />

aiuto e di risorse


LA DIVERSIFICAZIONE DELLE STRUTTURE FAMILIARI (1)<br />

• In sintesi, si può affermare che la <strong>famiglia</strong> europea per quanto<br />

riguarda la struttura appare in epoca moderna largamente diversificata<br />

• La struttura e l’ampiezza <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> dipendevano in larga misura<br />

dalle risorse materiali, legali e culturali disponibili nelle diverse<br />

epoche, nelle diverse aree geografiche e nei diversi ceti : disponibilità<br />

di terra, ampiezza del patrimonio, risorse politiche, modelli di eredità<br />

• In ambiente rurale per formare una <strong>famiglia</strong> neolocale sono<br />

necessarie risorse (terreni, denaro); le forme dei contratti agricoli<br />

favoriscono una struttura familiare piuttosto che un’altra; in una<br />

<strong>famiglia</strong> aristocratica si può decidere di far sposare solo il<br />

primogenito per evitare di frazionare il patrimonio familiare…etc.


LA DIVERSIFICAZIONE DELLE STRUTTURE FAMILIARI (2)<br />

• Nella <strong>famiglia</strong> contadina si riscontra l’interdipendenza esistente tra<br />

struttura <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, ciclo di vita e risorse<br />

• La <strong>famiglia</strong> contadina è in perenne ricerca dell’equilibrio tra forza<br />

lavoro disponibile, bocche da sfamare e necessità produttive<br />

• In talune fasi del ciclo di vita può essere presente un problema<br />

di eccedenze di bocche da sfamare rispetto alle necessità<br />

produttive (quando i figli sono piccoli); in altre fasi del ciclo di<br />

vita si può invece registrare un’eccedenza di manodopera<br />

(quando i figli crescono)<br />

• Per questa ragione nelle famiglie contadine si mettevano in atto<br />

strategie di flessibilizzazione <strong>della</strong> manodopera, assumendo servi in<br />

caso di eccedenze di bocche da sfamare, e mandando i propri figli a<br />

servire in caso di un’eccedenza di manodopera


IL CASO ITALIANO (1)<br />

• L’Italia è un ottimo esempio <strong>della</strong> diversificazione delle strutture<br />

familiari sia a livello diacronico (nel corso del tempo) sia a livello<br />

sincronico (tra le regioni, tra la città e la campagna, tra i ceti)<br />

• In Italia l’urbanizzazione e l’industrializzazione hanno portato<br />

effettivamente ad un’affermazione su larga scala <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong><br />

nucleare nel XIX e nel XX secolo, ma nella società italiana preindustriale<br />

non prevaleva sicuramente la <strong>famiglia</strong> multipla<br />

• Nelle campagne del mezzogiorno il modello produttivo a coltura<br />

estensiva (il latifondo) prevedendo un grosso frazionamento del<br />

terreno, favorisce l’affermarsi <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> nucleare – in cui vi era il<br />

numero di braccia necessario a coltivare un terreno di piccole<br />

dimensioni – senza che tale affermazione avesse alcun legame con<br />

l’industrializzazione


IL CASO ITALIANO (2)<br />

• La <strong>famiglia</strong> multipla non prevaleva neppure nelle città del centronord,<br />

dove dal XIV secolo in poi la maggior parte degli individui<br />

viveva in famiglie nucleari<br />

• La <strong>famiglia</strong> multipla era invece prevalente nelle campagne del<br />

centro-nord, dove la forma di <strong>allo</strong>cazione <strong>della</strong> terra basata su contratti<br />

di affitto riguardanti terreni medio-grandi favoriva la formazione di<br />

famiglie numerose


L’INSTABILITÀ DELLE STRUTTURE FAMILIARI<br />

NEL PASSATO (1)<br />

• I mutamenti nella struttura <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> nel passato non erano<br />

dovuti solamente alle risorse disponibili, alla regolamentazione<br />

dell’accesso alla terra e all’eredità e alla fase del ciclo di vita, ma<br />

anche a una serie di eventi imprevisti più o meno tragici – ben più<br />

diffusi rispetto a oggi – che ridefinivano continuamente la struttura<br />

<strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, talvolta mettendone in dubbio la stessa sopravvivenza<br />

• In primo luogo, nonostante le epidemie e le carestie avessero<br />

cominciato a ridursi in Europa a partire dalla seconda metà del<br />

seicento, ancora a metà dell’ottocento la mortalità era molto diffusa a<br />

tutte le età<br />

• Secondo Livi Bacci a fronte di un numero medio di 6 figli<br />

partoriti, una donna poteva aspettarsi di averne solo 3,2 viventi<br />

alla fine <strong>della</strong> sua vita riproduttiva


L’INSTABILITÀ DELLE STRUTTURE FAMILIARI<br />

NEL PASSATO (2)<br />

• La ricomposizione <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> tramite il matrimonio del genitore<br />

rimasto vedovo era un fenomeno ampiamente diffuso, anche perché<br />

una <strong>famiglia</strong> spezzata era inefficiente dal punto di vista produttivo;<br />

era anche diffusa la dispersione nella parentela degli orfani di<br />

entrambi i genitori<br />

• La morte, e le sue conseguenze, ricadevano sulla popolazione in<br />

modo segmentato per sesso e per età: le donne rischiavano di morire<br />

giovani per cause legate al parto, ragion per cui i figli potevano più<br />

frequentemente rimanere orfani di madre da piccoli, mentre il rischio<br />

di rimanere orfani di padre era meno legato all’età<br />

• Visti i rischi legati al parto, erano ben più diffuse le matrigne<br />

piuttosto che i patrigni


L’INSTABILITÀ DELLE STRUTTURE FAMILIARI<br />

NEL PASSATO (3)<br />

• La diversa diffusione delle matrigne e dei patrigni era dovuta anche<br />

al fatto che uomini e donne non avevano le stesse possibilità di<br />

risposarsi: una donna poteva sposarsi solo se la terra, o l’attività<br />

commerciale lasciatale dal marito, costituiva un bene appetibile. Al<br />

contrario, la presenza di figli costituiva un impedimento alle nozze di<br />

una vedova anche giovane, sia perché costituivano un peso<br />

economico, sia per motivi di successione ereditaria<br />

• Per questa ragione i figli delle vedove rischiavano più di quelli dei<br />

vedovi di rimanere in una <strong>famiglia</strong> spezzata, o anche di essere dispersi<br />

nella parentela


L’INSTABILITÀ DELLE STRUTTURE FAMILIARI<br />

NEL PASSATO (4)<br />

• La vasta diffusione <strong>della</strong> vedovanza ha dato luogo, soprattutto per gli<br />

uomini, a quella che Segalen ha definito una poligamia successiva, pur<br />

in un’epoca in cui in vaste zone d’Europa il matrimonio era<br />

considerato indissolubile; il fenomeno delle famiglie ricostituite, e dei<br />

conseguenti rapporti di parentela più o meno complicati e più o meno<br />

tesi non sono certo un fenomeno recente<br />

• Un altro fattore di instabilità delle strutture familiari nel passato sono<br />

i processi migratori, che coinvolgevano in primo luogo le famiglie<br />

contadine<br />

• L’equilibrio tra risorse disponibili e bocche da sfamare veniva<br />

mantenuto facendo migrare alcuni membri <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, sia come si<br />

è visto tra i figli sia, nelle zone agricole meno redditizie, tra gli adulti,<br />

in genere maschi


L’INSTABILITÀ DELLE STRUTTURE FAMILIARI<br />

NEL PASSATO (5)<br />

• Vi erano anche processi migratori connessi con lo stesso lavoro: i<br />

pastori, che migravano ogni stagione e i braccianti, che si muovevano<br />

con i tempi dei vari raccolti<br />

• Talvolta era l’intera <strong>famiglia</strong> a migrare, allentando i vincoli<br />

con la parentela geograficamente prossima: era un evento<br />

frequente per i contadini non proprietari, <strong>allo</strong>rché il padrone del<br />

terreno disdiceva il contratto di affitto costringendoli a cercare<br />

un altro terreno altrove


L’INSTABILITÀ DELLE STRUTTURE FAMILIARI<br />

NEL PASSATO (6)<br />

• Diversi <strong>studio</strong>si segnalano che nel corso del tempo si è assistito ad un<br />

processo di stabilizzazione delle strutture familiari, a causa <strong>della</strong><br />

diminuzione dei tassi di mortalità e dell’aumento e <strong>della</strong><br />

diversificazione delle risorse disponibili, aumento e diversificazione<br />

che hanno portato ad un contenimento dei processi migratori<br />

• Inoltre, è avvenuto un processo di omogeneizzazione delle strutture<br />

familiari, non più fortemente segnate da lutti e migrazioni e nemmeno<br />

da una rigida forma di accesso alla proprietà, che ha portato in Europa<br />

all’affermazione <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> nucleare


L’INSTABILITÀ DELLE STRUTTURE FAMILIARI<br />

NEL PASSATO (7)<br />

• Tuttavia, proprio mentre si è affermata in alcuni paesi asiatici, la<br />

<strong>famiglia</strong> nucleare ha iniziato a perdere di importanza nei paesi europei<br />

dove, a partire dagli anni sessanta del secolo scorso, si è registrata una<br />

forte diminuzione del numero delle prime e delle seconde nozze, un<br />

forte aumento delle separazioni legali e dei divorzi e una netta<br />

flessione <strong>della</strong> fecondità<br />

• Questi cambiamenti hanno portato ad una nuova disomogeneizzazione<br />

delle strutture familiari<br />

• Tale nuova disomogeneizzazione non va dunque vista come un<br />

fenomeno nuovo, ma piuttosto interpretata nel contesto del lungo<br />

processo ora descritto


INDUSTRIALIZZAZIONE E<br />

TRASFORMAZIONI DELLA FAMIGLIA


GLI EFFETTI DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE SULLA<br />

FAMIGLIA (1)<br />

• Se è vero che la <strong>famiglia</strong> nucleare era diffusa in Europa già prima del<br />

processo di industrializzazione, è altrettanto vero che tale processo ha<br />

portato ad una rapida diffusione <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> nucleare anche in aree<br />

dove in precedenza erano diffuse altre forme di struttura familiare<br />

• L’industrializzazione è un fenomeno storico sociale complesso, che<br />

comprende fenomeni diversi tra loro. Quali sono le caratteristiche ed i<br />

processi legati all’industrializzazione che hanno effetti sulla <strong>famiglia</strong>?


GLI EFFETTI DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE SULLA<br />

FAMIGLIA (2)<br />

• 1 - Un primo processo di primaria importanza è il passaggio dalla<br />

<strong>famiglia</strong> unità produttiva all’economia familiare salariata; le famiglie si<br />

trasformano da unità produttive in unità economiche, nel senso che<br />

tutti i membri <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong>, salvo i bambini molto piccoli e gli inabili,<br />

sono chiamati a contribuire alla borsa comune<br />

• L’introduzione del sistema di fabbrica porta ad una separazione dei<br />

diversi ambiti di lavoro e delle diverse figure familiari e crea i<br />

presupposti per la creazione di uno spazio domestico vero e proprio,<br />

non mescolato <strong>allo</strong> spazio di lavoro<br />

• Le attività produttive vengono nettamente separate da quelle<br />

riproduttive, nella misura in cui non possono più essere effettuate<br />

nello stesso spazio e nello stesso tempo<br />

• Emergono le necessità di cura, con i bambini che non possono più<br />

essere accuditi sul luogo di lavoro


GLI EFFETTI DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE SULLA<br />

FAMIGLIA (3)<br />

• Di conseguenza, si delinea una più netta divisione dei compiti e degli<br />

spazi per uomini e donne e si assiste ad una differenziazione dei corsi<br />

di vita maschili e femminili<br />

• La maternità colloca le donne fuori dai luoghi di lavoro più<br />

moderni, e gli uomini adulti passano sempre più tempo al di<br />

fuori <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong><br />

• L’industrializzazione crea due figure speculari e complementari<br />

a livello urbano e delle classi lavoratrici: l’operaio e la casalinga.<br />

Quest’ultima figura si sviluppò più lentamente come figura ben<br />

definita, rimanendo a lungo mescolata con tratti di lavoratrice<br />

saltuaria, precaria o a domicilio


GLI EFFETTI DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE SULLA<br />

FAMIGLIA (4)<br />

• 2 - Si trasformano, in modo spesso contraddittorio, i rapporti tra le<br />

generazioni <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong><br />

• Da un lato, l’accesso ad un salario individuale favorisce i fenomeni<br />

di individuazione e di separazione, in particolare se i membri <strong>della</strong><br />

<strong>famiglia</strong> abitano e lavorano in città diverse<br />

• Dall’altro, la solidarietà economica familiare rimane un cemento<br />

fortissimo, anche perché solo dividendo le spese dell’<strong>allo</strong>ggio e del<br />

cibo e mettendo in comune i salari di tutti i membri <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> che<br />

lavoravano in fabbrica e il lavoro domestico e di amministrazione<br />

<strong>della</strong> madre di <strong>famiglia</strong> le risorse erano sufficienti<br />

• Accanto all’esempio di figli che si <strong>allo</strong>ntanano definitivamente<br />

dalla <strong>famiglia</strong>, vi sono anche i figli che per anni, pur lavorando<br />

altrove, mandano parte del proprio salario a casa


GLI EFFETTI DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE SULLA<br />

FAMIGLIA (5)<br />

• 3 - Avviene la prima transizione demografica, il complesso fenomeno<br />

che comportò il passaggio dall’alto tasso di mortalità e di fecondità<br />

caratteristico delle società pre-industriali alla situazione attuale<br />

caratterizzata bassa mortalità e bassa fecondità<br />

• Una fase intermedia di questo processo coincidente con il periodo<br />

<strong>della</strong> prima industrializzazione vide contemporaneamente un<br />

abbassamento <strong>della</strong> mortalità, dovuto al miglioramento delle<br />

condizioni igieniche e di salute, e un innalzamento <strong>della</strong> fecondità,<br />

dovuto soprattutto ad un aumento dei tassi di nuzialità<br />

• Da una parte, i matrimoni avvenivano in età più giovane; dall’altra,<br />

la possibilità di procurarsi un reddito indipendentemente dalle risorse<br />

disponibili in <strong>famiglia</strong> rese più accessibile il matrimonio a strati<br />

sociali e a membri <strong>della</strong> <strong>famiglia</strong> che prima ne erano esclusi

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