anna boschi-mail Art 50 2012 - Boek 861
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Corrispondenze La Mailart è l'arte più longeva e più diffusa anche se la meno conosciuta. Sembra una contraddizione di termini che rispecchiano la definizione su Ray Johnson come artista più famoso e meno conosciuto. Due facce della stessa medaglia. Ma dall'alto dei suoi 50 anni, secondo la vulgata più diffusa, continua a dimostrare una vitalità che difficilmente si può riscontrare in altri movimenti artistici e che non ha più bisogno di dimostrare di esistere anche se una parte del sistema dell'arte continua a vederla con scetticismo. Scetticismo superato con il suo ingresso in situazioni museali. Infatti diverse fondazioni e istituzioni soprattutto americane non hanno esitato ad acquisirne gli archivi. E' un fenomeno bizzarro o una realtà così evidente da sembrare un sogno? Un sogno che dura da 50 anni e che vede secondo i più un punto di partenza nell'artista americano Ray Johnson. Ma la catena dell'arte è sempre figlia di un anello precedente e Ray Johnson ha trovato a sua volta in Mary Wilson, artista d'istinto che evocava lo spirito americano, un punto di partenza. Ma Ray Johnson ha pensato bene di diffondere il suo messaggio con quella spregiudicatezza di un giovane che crede nel suo lavoro come in una nuova frontiera. Mailart Highway 33 Giancarlo Da Lio Negli anni cinquanta condizionati ed affascinati forse dalla disponibilità del nuovo mezzo televisivo eravamo tutti incantati nel vedere crescere sempre più alti i grattacieli di New York e consideravamo un magico capolavoro il ponte di San Francisco per quanto tutto questo non fosse recente. Ma solo allora entrava capillarmente nelle nostre conoscenze come veniva proposto. Ci facevano amare quell'America mitica, quasi paese di sogno, che aveva la Route 66, le cascate del Niagara e la Statua della Li-ber-tà. Arrivarono poi gli anni sessanta ed in questa America Ray Johnson fondava la sua scuola di corrispon-danza e nasceva l'idea della rete. Un'idea vincente dato che dopo 50 anni Noi siamo maglie attive di quella stessa rete. Quale Movimento ha goduto maggior longevità? Movimento in cui è possibile spaziare dal disegno all'incisione, dalla Poesia lineare a quella visiva, dal Francobollo al Libro d'Artista in nome di creatività e comunicazione. Ma è principalmente dell'amico del cuore Ray che Bill Wilson vuole parlare quando incontra un mailartista nel mondo per valorizzarne il contributo e mettere in evidenza come sia nata questa lunga storia. Parla poco di se Bill, ma racconta con entusiasmo dell'amico e di come questo ragazzo frequentasse la sua casa. Una famiglia di artisti in cui si individua la predominanza di May, madre di Bill, artista che aveva iniziato (ma non solo per necessità di risparmiare sui materiali) a riciclare oggetti di vita quotidiana di grandi e piccole dimensioni. Pur di garantire a queste opere una vita nuova e duratura non esitava a spedirle per posta. Tiziana Baracchi
Part. della mostra “50 years of mail art”, 2012 34
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Corrispondenze<br />
La Mailart è l'arte più longeva e più diffusa anche se la meno conosciuta. Sembra una contraddizione di termini che<br />
rispecchiano la definizione su Ray Johnson come artista più famoso e meno conosciuto. Due facce della stessa<br />
medaglia. Ma dall'alto dei suoi <strong>50</strong> anni, secondo la vulgata più diffusa, continua a dimostrare una vitalità che<br />
difficilmente si può riscontrare in altri movimenti artistici e che non ha più bisogno di dimostrare di esistere anche<br />
se una parte del sistema dell'arte continua a vederla con scetticismo. Scetticismo superato con il suo ingresso in<br />
situazioni museali. Infatti diverse fondazioni e istituzioni soprattutto americane non hanno esitato ad acquisirne<br />
gli archivi. E' un fenomeno bizzarro o una realtà così evidente da sembrare un sogno? Un sogno che dura da <strong>50</strong><br />
anni e che vede secondo i più un punto di partenza nell'artista americano Ray Johnson. Ma la catena dell'arte è<br />
sempre figlia di un anello precedente e Ray Johnson ha trovato a sua volta in Mary Wilson, artista d'istinto che<br />
evocava lo spirito americano, un punto di partenza. Ma Ray Johnson ha pensato bene di diffondere il suo messaggio<br />
con quella spregiudicatezza di un giovane che crede nel suo lavoro come in una nuova frontiera.<br />
Mailart Highway<br />
33<br />
Giancarlo Da Lio<br />
Negli anni cinquanta condizionati ed affascinati forse dalla disponibilità del nuovo mezzo televisivo eravamo tutti<br />
incantati nel vedere crescere sempre più alti i grattacieli di New York e consideravamo un magico capolavoro il<br />
ponte di San Francisco per quanto tutto questo non fosse recente. Ma solo allora entrava capillarmente nelle nostre<br />
conoscenze come veniva proposto. Ci facevano amare quell'America mitica, quasi paese di sogno, che aveva la<br />
Route 66, le cascate del Niagara e la Statua della Li-ber-tà. Arrivarono poi gli anni sessanta ed in questa America<br />
Ray Johnson fondava la sua scuola di corrispon-danza e nasceva l'idea della rete. Un'idea vincente dato che dopo<br />
<strong>50</strong> anni Noi siamo maglie attive di quella stessa rete. Quale Movimento ha goduto maggior longevità? Movimento<br />
in cui è possibile spaziare dal disegno all'incisione, dalla Poesia lineare a quella visiva, dal Francobollo al Libro<br />
d'<strong>Art</strong>ista in nome di creatività e comunicazione. Ma è principalmente dell'amico del cuore Ray che Bill Wilson vuole<br />
parlare quando incontra un <strong>mail</strong>artista nel mondo per valorizzarne il contributo e mettere in evidenza come sia<br />
nata questa lunga storia. Parla poco di se Bill, ma racconta con entusiasmo dell'amico e di come questo ragazzo<br />
frequentasse la sua casa. Una famiglia di artisti in cui si individua la predominanza di May, madre di Bill, artista che<br />
aveva iniziato (ma non solo per necessità di risparmiare sui materiali) a riciclare oggetti di vita quotidiana di grandi<br />
e piccole dimensioni. Pur di garantire a queste opere una vita nuova e duratura non esitava a spedirle per posta.<br />
Tiziana Baracchi