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Il serpente di carta<br />
Questa mostra organizzata dall'infaticabile artista e networker bolognese Anna Boschi, con le opere di 400 <strong>Art</strong>isti<br />
in rappresentanza di 37 Nazioni Internazionali, celebra la Mail <strong>Art</strong> ( nata <strong>50</strong> anni fa come una pratica artistica<br />
d'avanguardia che consisteva nell'inviare per posta a uno o a più destinatari, cartoline, disegni, buste, libri, collage,<br />
lettere, poesie visive etc...elaborati, dossier , fanzine, etc...) che aveva nell'intento del suo indiscusso e riconosciuto<br />
padre fondatore, ( Grande <strong>Art</strong>ista e collagista, autonomo e sperimentatore che operava tra POP ART e il gruppo<br />
FLUXUS) l'idea di realizzare una rete relazionale tra artisti scavalcando il circuito ufficiale del mercato dell'<strong>Art</strong>e,<br />
riappropriandosi così della grande libertà espressiva non solo estetica ma anche civile e sociale, e della possibilità<br />
di condividere senza filtri e inquinamenti extra estetici l'atto creativo.<br />
Per la prima volta nel campo artistico non c'erano più steccati e divisioni tra mittente e ricevente e questo inseriva<br />
nel discorso teorico della comunicazione artistica un grande concetto di autonomia e condivisione che scardinava<br />
le regole del mercato e dei suoi attori e intermediari (galleristi, collezionisti, critici, etc..), annullando di colpo la<br />
dicotomia <strong>Art</strong>e e Vita, che anzi venivano sempre più contaminate, come contaminate erano la scrittura e l'immagine,<br />
<strong>Art</strong>e e Poesia (che seppure avevano avuto dei precedenti illustri con il Futurismo, i Calligrammi di Apollinaire e le<br />
sperimentazioni del poeta DADA Tristan Tzara, le valigie di Duchamp) si affermava in maniera assoluta con la Mail<br />
<strong>Art</strong>.<br />
Ben presto quest'idea travalicò gli steccati nazionali imponendosi su scala internazionale, svolgendo una funzione<br />
trasversale di stimolo e di officina creativa su altre correnti d'avanguardia e la partecipazione al Movimento di grandi<br />
personalità artistiche. Gli artisti non solo si parlavano e si confrontavano, ma realizzavano delle vere opere collettive,<br />
lavoravano su progetti e tematiche comuni (pace, ecologia, temi sociali e civili, celebrazioni artistiche, etc...) e si<br />
incontravano fisicamente in meetings e performances facendo dell'amicizia tra artisti uno dei valori fondanti della<br />
Mail <strong>Art</strong>.<br />
La Mail <strong>Art</strong> ha resistito sia all'assedio delle fotocopie (xerox art) che di Internet ( e-<strong>mail</strong> art), che alle tentazioni<br />
cannibalizzatrici del mercato dell'<strong>Art</strong>e e vive oggi un rinnovato interesse sia critico che di pubblico e un rinnovato<br />
interesse sia da parte del collezionismo che delle Istituzioni <strong>Art</strong>istiche Museali pubbliche e private.<br />
Ho sempre pensato alla Mail <strong>Art</strong> come ad un serpente di carta, un miagolio d'inchiostri randagi, un albero creativo<br />
con tante ramificazioni estetiche e forti radici poetiche ed etiche. Insomma qualcosa che non si vende e non si<br />
compra, ma si condivide, si documenta, si archivia, si museizza, in breve si socializza l'atto creativo con un approccio<br />
collettivo alla produzione e fruizione estetica.<br />
Non a caso la prima opera stampata, documentata di Mail <strong>Art</strong>, s'intitola IL SERPENTE DI CARTA di Ray Johnson, che<br />
non erano altro che un gruppo di moticos, che l'artista Fluxus e suo amico Dick Higgings, aveva ricevuto in quegli<br />
anni. Era il 1965 e solo 3 anni prima, cioè nel 1962, Ray Johnson aveva fondato la CorresponDance School of <strong>Art</strong>,<br />
mettendo in moto il meccanismo della Mail <strong>Art</strong>.<br />
Ma cerchiamo di approfondire un attimo quello che resta a mio avviso uno dei nuclei fondanti e la matrice creativa<br />
fondamentale e creativo-genetica della <strong>mail</strong> <strong>Art</strong>, cioè il collage o come li chiamava Ray Johnson i “Moticos”.<br />
Cosa intendeva per “Moticos”, ce lo rivelava Ray Johnson stesso quando scrisse: “…Ho ormai un grosso mucchio<br />
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