You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
eggere il confronto, per rilevanza dei contenuti e controllo formale, coi grandi maestri del passato (da Kurt Schwitters<br />
a Max Ernst) come pure coi suoi migliori contemporanei (da Jirí Kolár a Richard Hamilton).<br />
Potrei sproloquiare su molti eroi del collage. Basti pensare agli autori di tanti spettacolari manifesti rock e copertine<br />
di dischi psichedelici degli anni Sessanta, come lo strabiliante e sottovalutato David Singer (o Randy Tuten, Alton<br />
Kelley, Bonnie MacLean Graham), una tradizione che è stata portata avanti nei decenni successivi da maestri<br />
underground come il beffardo grafico neo-situazionista Jamie Reid (autore delle campagne che hanno lanciato i<br />
Sex Pistols) e l'agitatore politico Winston Smith (che ha dato scandalo col suo lavoro di satira sociale per i Dead<br />
Kennedys). Dada, Futurismo, Surrealismo, Fluxus, Poesia Visiva, tutti questi storici movimenti artistici mi hanno<br />
sempre fortemente attratto proprio perché il collage ha giocato un ruolo molto importante nella loro estetica. Ci<br />
sono poi le preferenze personali, ad esempio alcuni autori legati alla Beat Generation e alla tendenza della Junk<br />
<strong>Art</strong> (“arte spazzatura”) emersa in California alla fine degli anni Cinquanta e nei primi Sessanta (Wallace Berman,<br />
Bruce Conner, Jess, George Herms, Edward Kienholz e la loro "costellazione eretica" di amici), o Joseph Cornell con<br />
le sue poetiche “scatole”, o Al Hansen e il suo nipotino Beck, o Gianfranco Baruchello e Oyvind Fahlström (non<br />
esattamente dei collagisti, ma mai troppo distanti dal genere). Ray Johnson figura comunque in cima alla lista: forse<br />
non sarà così per i libri di storia, ma per me rimane il migliore. Conservo tutti i materiali relativi all’artista in due<br />
scatoloni del mio archivio E.O.N., e ogni volta che mi immergo in quei reperti si apre la porta di una sorprendente<br />
dimensione alternativa. Ray ha messo a punto una tecnica di lavorazione davvero unica e inimitabile, garbatamente<br />
ossessiva, che gli ha permesso di trasformare l’ubiqua presenza nella nostra vita delle immagini e dei miti dei mass<br />
media, così come i pettegolezzi che circondano il mondo dell'arte (e, in realtà, temi attinti dalle più diverse branche<br />
del sapere), in una serie di enigmi labirintici, di opere in progress che in piccoli, criptici rebus epifanici condensano<br />
una gran quantità di idee, di ironia e bellezza. Il collage non è mai stato così maturo, o così figo.<br />
Una volta divenuti esperti in materia, si comincia a distinguere tra i veri maestri del montaggio (verbo)visuale, che<br />
sono davvero rari, e i dilettanti ed imitatori. Quello del collage era negli anni Cinquanta un settore in grande<br />
fermento e Johnson ha conosciuto di persona e intrattenuto rapporti epistolari con praticanti di prima grandezza<br />
come Cornell e Berman (era tra gli altri in contatto anche col figlio di Max Ernst). Ray conosceva a fondo la tradizione<br />
del collage e ciò gli ha permesso di ampliare i confini del genere in direzioni alquanto differenti sia dalla scuola<br />
"pittorica" di assemblaggio tipica di uno Schwitters (o un Rauschenberg) che dall’altra tendenza predominante,<br />
quella della critica sociale alla maniera di John Heartfield. Adottando un approccio più concettuale e ironico, l’artista<br />
usava sottili giochi di parole e omofonie come materia di collage verbale assieme ad immagini “trovate” (o ricevute),<br />
selezionate con gran cura, per dar forma ad un linguaggio cifrato pieno di motti di spirito personali e di libere<br />
associazioni nello stile del "flusso di coscienza", in un esercizio para-enigmistico capace ad esempio di collegare<br />
Marcel Duchamp con Marcel Marceau e poi Marilyn Monroe (non è affatto casuale che ciascun nome sia composto<br />
di 13 lettere).<br />
Coincidenze e assonanze assumono valore di verità nell’opera di Johnson, il caso non è mai casuale, il paradosso<br />
e la contraddizione vengono applicati con metodo e (numerologico) rigore, mentre elementi diversi vengono<br />
costantemente sottratti o aggiunti ai lavori, anche a distanza di molti anni. Ad un tempo, Ray corteggia e respinge<br />
la fama, il sistema dell'arte e la pratica di una ricca vita sociale. L'uomo e le sue immagini ritagliate nel cartone<br />
rimangono in gran parte un affascinante mistero, fino alla sua ultima e fatale performance. Per certo, l'artista ha<br />
14