13.06.2013 Views

Particelle atomiche (pdf) - Liceo Scientifico Statale G. Oberdan

Particelle atomiche (pdf) - Liceo Scientifico Statale G. Oberdan

Particelle atomiche (pdf) - Liceo Scientifico Statale G. Oberdan

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

LE PARTICELLE SUBATOMICHE<br />

Fenomeno dell'elettrizzazione<br />

Strofinando con un panno di lana una bacchetta di plastica oppure una bacchetta di vetro si può osservare che,<br />

entrambe sono capaci di attirare verso di loro: pezzetti di carta, piume, palline di sambuco.<br />

Approfondendo l'osservazione si può notare che:<br />

1) la capacità di attrazione si manifesta dopo lo strofinio; prima dello strofinio plastica e vetro risultano indifferenti;<br />

2) due oggetti toccati una prima volta cercano di sfuggire ad un secondo contatto con la stessa bacchetta ed anche tra<br />

loro;<br />

3) due oggetti toccati rispettivamente uno dalla bacchetta di plastica e l'altro da quella di vetro, tendono ad attrarsi;<br />

avvenuto il contatto la tendenza all'attrazione scompare.<br />

Una prima teoria, capace di interpretare i fenomeni osservati, fu proposta da Benjamin Franklin nel 1747. Secondo<br />

Franklin in ogni corpo materiale esiste un misterioso fluido da lui chiamato fluido elettrico; quando due corpi vengono<br />

sottoposti a reciproco strofinio, essi possono cedere o acquistare questo fluido e di conseguenza diventarne più ricchi<br />

(fluido elettrico in eccesso) o più poveri (fluido elettrico in difetto). I corpi con fluido elettrico in eccesso o in difetto si<br />

dicono elettrizzati, i corpi con fluido elettrico in equilibrio si dicono corpi neutri.<br />

Dopo aver stabilito, arbitrariamente di chiamare positivo il flusso in eccesso e negativo il fluido in difetto, le varie<br />

attrazioni o repulsioni vennero così interpretate:<br />

1) corpi elettrizzati con lo stesso segno (+ o -) si respingono;<br />

2) corpi elettrizzati con segni contrari si attraggono perché ciascuno di essi tende a ristabilire la neutralità perduta.<br />

La teoria di Franklin fu la sola capace di interpretare i fenomeni dell'elettrizzazione per oltre un secolo; ad essa va il<br />

merito di aver intuito nella materia la presenza di qualcosa di disquilibrabile.<br />

La scoperta della corrente elettrica<br />

Nel 1800 Alessandro Volta costruì un dispositivo (pila) capace di produrre il fluido elettrico, detto per semplicità<br />

corrente elettrica.<br />

Nel periodo 1800-1830 Faraday, immergendo i poli (positivo e negativo) di una pila dentro sostanze fuse o disciolte in<br />

acqua, studiò gli effetti prodotti dalla corrente elettrica a contatto con tali sostanze.Tra i molti fenomeni osservati, uno,<br />

tra i più sorprendenti, fu quello di scoprire che la corrente elettrica in alcuni casi riusciva a passare attraverso le<br />

sostanze fuse o disciolte in acqua, in altri casi non vi riusciva.<br />

Faraday interpretò tale fenomeno sostenendo che:<br />

1) la corrente elettrica scomponeva le molecole di alcune sostanze in particelle cariche di elettricità positiva e in<br />

particelle cariche di elettricità negativa;<br />

2) queste particelle migravano, ossia erano capaci di muoversi, verso i poli della pila.<br />

Faraday chiamò queste particelle ioni, e dopo aver denominato rispettivamente catodo il polo negativo e anodo il polo<br />

positivo della pila, diede il nome di anioni agli ioni carichi di elettricità negativa e di cationi a quelli carichi di<br />

elettricità positiva; infine chiamò elettroliti quelle sostanze che venivano decomposte in ioni dalla corrente elettrica.<br />

Accettando le idee di Faraday, il passaggio della corrente elettrica attraverso le sostanze fuse o disciolte in acqua era<br />

così interpretato:<br />

1) i cationi toccando il catodo prendono da esso cariche negative;<br />

2) gli anioni toccando l'anodo cedono ad esso le loro cariche negative<br />

3) il continuo prendere e dare cariche elettriche ai rispettivi poli fa sembrare che la corrente elettrica passi attraverso le<br />

sostanze in questione.<br />

4) il non passaggio della corrente elettrica indica che la sostanza non è decomposta in ioni, cioè non sono presenti né<br />

cationi né anioni.<br />

Gli studi che seguirono convalidarono quasi tutte le idee di Faraday; in realtà non è la corrente elettrica che<br />

decompone in ioni le molecole ma gli ioni si formano in seguito ad altri processi. A parte questo errore<br />

l'interpretazione di Faraday circa il passaggio della corrente in soluzioni acquose è tuttora valida.<br />

La scoperta dell'elettrone<br />

Disponendo di una serie di tubi di vetro ripieni di gas e diminuendo progressivamente la quantità di gas contenuta<br />

all'interno, si nota quanto segue:<br />

1) dopo aver collegato i poli (+ e -) di una sorgente di elettricità con le due placchette si assiste allo scoccare di una<br />

scarica elettrica;<br />

2) nei tubi contenenti gas rarefatto, la scarica perde di energia e la luce si diffonde a tutto il tubo;<br />

3) procedendo nella rarefazione, si nota che la luce scompare, ma le pareti interne del tubo diventano fluorescenti,<br />

ossia luminose.<br />

Goldstein (1876) suppose che la luminosità osservata fosse provocata dall'impatto sulla parete vetrosa di uno sciame di<br />

radiazioni provenienti dal catodo; pertanto chiamò queste radiazioni raggi catodici.Crookes (1879) con speciali tubi di


vetro da lui ideati e contenenti gas a bassissima pressione, eseguì altre esperienze che caratterizzarono le proprietà dei<br />

raggi catodici.<br />

Esperienze sui tubi di Crookes<br />

1) Interponendo tra il catodo e l'anodo di un tubo di Crookes un ostacolo metallico (ad esempio una croce di Malta), si<br />

nota la sua ombra sulla parete di vetro opposta al catodo.<br />

2) Ponendo sotto il tubo un magnete si nota che lo sciame luminoso subisce una flessione giacché viene attratto dal<br />

polo positivo del magnete e respinto da quello negativo.<br />

3) Interponendo sempre tra catodo e anodo una piccola ruota a pale mobili, si nota che quest'ultima si muove come<br />

sospinta da un vento, e precisamente va verso l'anodo.<br />

Dalle esperienze eseguite si poterono trarre le seguenti conclusioni:<br />

- I raggi catodici erano costituiti da piccolissime particelle viaggianti in linea retta (i corpi interposti davano ombra);<br />

- tali particelle erano dotate di una certa massa (erano capaci di far muovere una piccola ruota a pale);<br />

-avevano una carica elettrica negativa (erano attratte dal polo positivo del magnete);<br />

- non dipendevano né dal particolare tipo di metallo costituente il catodo, né dal tipo di gas contenuto nei vari tubi<br />

(variando i gas contenuti nei tubi, i raggi catodici mostravano sempre le stesse proprietà).<br />

Sulla natura dei raggi catodici si discusse per più di un decennio; Crookes sosteneva che erano costituiti da molecole<br />

di gas cariche negativamente e quindi respinte dal catodo; Hertz constatando che questi raggi potevano attraversare<br />

delle lamine metalliche molto sottili, sosteneva che essi non potevano essere molecole perché, avendo una discreta<br />

massa, erano impossibilitate ad attraversare un corpo. La soluzione fu trovata da Thomson che riuscì a determinare il<br />

rapporto carica/massa di queste particelle che risultò essere pari a 1,759 * 108 coulomb/grammi<br />

Considerando che queste particelle :<br />

1) potevano provenire o dagli atomi costituenti il catodo o dalle molecole gassose contenute nel tubo;<br />

2) non dipendevano dal particolare tipo di catodo o tipo di gas impiegato;<br />

3) possedevano tutte lo stesso tipo di rapporto carica/massa;<br />

si poté concludere che esse erano tutte uguali tra loro e dovevano essere presenti in tutti gli atomi. A queste particelle<br />

venne dato il nome di elettroni. Nel 1906 Millikan determinò il valore della carica elettrica posseduta da un elettrone<br />

che risultò essere pari a 1,602 * 10-19 coulomb.<br />

Conosciuta così la carica elettrica e conoscendo il rapporto carica/massa fu possibile calcolare anche il valore della<br />

massa dell'elettrone: 9,11*10 -28 g.<br />

La scoperta degli ioni positivi<br />

Nel 1886 Goldstein usando un tubo di scarica con il catodo forato, mise in evidenza che anche dall'anodo partivano<br />

delle radiazioni, da lui chiamati raggi canali.<br />

Nel ventennio successivo Wien e Thomson studiando il comportamento di questi raggi, ne determinarono la natura, la<br />

carica e il rapporto carica/massa; i risultati più salienti furono questi:<br />

1) anche i raggi canali sono costituiti da particelle; tali particelle hanno una carica elettrica positiva<br />

2) le particelle hanno una massa molto più grande della carica elettrica posseduta.<br />

3) a queste particelle venne dato il nome di ioni positivi.<br />

Circa la natura e l'origine di questi ioni positivi altre esperienze dimostrarono che gli ioni positivi sono costituiti da<br />

atomi o molecole che dietro l'impatto con gli elettroni emessi dal catodo perdono i propri elettroni. La scoperta di<br />

questi ioni positivi, messa accanto a quella degli elettroni e alla nota neutralità degli atomi, convalidò e rinforzò una<br />

vecchia ipotesi secondo cui negli atomi doveva esistere un altro tipo di particella subatomica avente una carica<br />

elettrica di valore uguale ma contraria come segno a quella posseduta dagli elettroni.<br />

Il protone<br />

All'inizio di questo secolo furono messe a punto speciali apparecchiature che permisero di ricavare la massa degli ioni<br />

positivi. Particolari studi furono eseguiti sugli ioni idrogeno (H + ) perché questo elemento ha gli atomi più piccoli di<br />

tutti gli altri elementi (1,7 * 10 -24 g). I risultati sperimentali rilevarono che entro i limiti della precisione delle misure<br />

la massa dello ione H + era quasi uguale alla massa dell'atomo di idrogeno. Questo fatto, supportato dalla<br />

considerazione che uno ione H + è un atomo di idrogeno privato di un elettrone, permise di pensare che anche la<br />

rimanente parte fosse costituita da una sola particella. A questa particella venne dato il nome di protone; ad essa fu<br />

assegnata, come massa, il valore di 1,67 * 10 -24 g ossia 1836 volte quella dell'elettrone. L'idea che in tutti gli atomi<br />

fossero presenti protoni ed elettroni in egual numero fu da tutti accettata perché bene interpretava la neutralità degli<br />

atomi, la formazione degli ioni e il fenomeno dell'elettrizzazione.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!