Sfoglia la monografia 25 anni Centro Aiuti per l'Etiopia

Venticinque anni di attività 

Un ponte di amore verso gli ultimi 

1983 

2008 

25° 

anniversario di attività del Centro Aiuti per l’Etiopia 

Centro Aiuti per l’Etiopia 

ONLUS

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Le PERSONE

Le PERSONE 

Il Centro Aiuti per l’Etiopia nasce a Mergozzo (Verbania) 

il 24/12/1983 su iniziativa di Roberto Rabattoni. 

Nel 1988, con atto notarile, si regolarizza l’Associazione, 

retta da uno statuto. 

Associazione ONLUS a carattere strettamente 

assistenziale che non persegue fi ni di lucro, il Centro 

Aiuti per l’Etiopia promuove iniziative che hanno per 

obiettivo l’educazione, l’istruzione, l’assistenza sociale e 

sanitaria a favore delle popolazioni di Etiopia ed Eritrea. 

L’Associazione opera in modo volontario al fine di 

promuovere la cultura della solidarietà a favore di migliaia di 

bambini che chiedono di diventare titolari a tutti gli effetti di 

un diritto primordiale: quello di sopravvivere. Vivere, infatti, 

nella complessa e tormentata regione etiope, risulta ancora 

un privilegio accordato a pochi. 

Esposta a carestie ed epidemie ricorrenti, la popolazione 

etiope vive, inoltre, sulla propria pelle la terribile 

contraddizione tra una crescita demografi ca fra le più 

vistose di tutto il continente africano e una mortalità, specie 

infantile, fra le più drammatiche, tristemente agevolata 

dalla assoluta mancanza di risorse alimentari e di strutture 

sanitarie adeguate. 

Il fi ne ultimo e fondamentale dell’Associazione è quello 

di tradurre la solidarietà delle persone in interventi 

concreti, verifi cabili e soprattutto direttamente funzionali 

alle esigenze primarie della gente etiope. Forte di questo 

“credo” il Centro Aiuti per l’Etiopia da molti anni continua 

la sua opera attraverso l’incontro, l’accoglienza e l’assistenza 

dei più deboli, dei poveri e soprattutto dei bambini. Vuole 

considerare ogni uomo fratello, con le opportunità ed i 

diritti di tutti. 

In questi anni, grazie alla generosità di molti, un numero 

sempre crescente di bambini è stato assistito in più di 50 

villaggi di Etiopia, Eritrea e Sudan. Le attività di sostegno 

ed assistenza nei villaggi vengono svolte in collaborazione 

con il Vescovo della Diocesi di Emdibir e con l’Ordine dei 

Frati Minori Cappuccini, con i quali è stato stipulato un 

concordato, a maggiore garanzia del perfetto svolgimento 

delle iniziative intraprese. 

Oggi sono alcune centinaia i volontari che, a vario titolo 

e con disparate modalità di impegno, mantengono viva ogni 

iniziativa senza alcun compenso o rimborso spese. Per 

questo, ogni offerta, dalla più piccola alla più generosa, viene 

interamente destinata alla realizzazione delle nuove opere 

in progetto o al mantenimento delle iniziative in corso. 

La sede del Centro Aiuti per l’Etiopia è in Via quarantadue 

martiri, 189 - 28924 Verbania Fondotoce (VB) Italia, aperta 

da lunedì a venerdì 9:00 - 12:30 e 14:00 - 18:30. 

Centro 

Aiuti per 

l’Etiopia 

... In breve

Roberto 

Rabattoni 

Presidente 

dell’associazione 


25° 25 25° 25 25° 25 


1983 

2008 200825 

200825 




2008anniversario 2008anniversario 2008anniversario di attività del Centro Aiuti per l’Etiopia 

ONLUS 

Le PERSONE 

Il Cuore è quella piccola fi amma capace di avvolgere il 

Mondo. Lo dimostra anche la storia dei nostri 25 anni di 

associazione. 

Tanti, veramente tanti benefattori, mediante l’adozione 

a distanza e offerte libere o mirate a svariati progetti, ci 

hanno permesso di aiutare migliaia di Fratelli e Sorelle sparsi 

nei luoghi più disparati e dimenticati dell’Etiopia, Eritrea e 

Sudan. 

Come avete fatto a farvi esperti di questi luoghi martoriati 

da guerre, carestie, fame, malattie e morte? 

É stata prima di tutto la conoscenza del cuore. 

Sapendo che in ogni parte di queste terre c’è tanto bisogno 

della Vostra solidarietà, avete risposto alla conoscenza del 

cuore. 

Questo è ciò che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha 

chiamato la civiltà dell’amore. 

È la strada più effi cace per andare incontro ai bisogni 

dell’umanità per risolvere i problemi degli ultimi fra gli 

ultimi. 

Mi auguro che anche in fututo tantissimi riescano ancora a 

capire che è più bello donare che ricevere. 

In questi giorni mi trovo nella regione del Wollaita colpita 

da carestia e sto vedendo tanti corpi martoriati dalla fame, 

soprattutto tanti bambini denutriti. Con il Vostro generoso 

aiuto tanti di loro si salveranno… purtroppo per tantissimi 

è già troppo tardi. 

Auguro a tutti di provare l’immensa gioia di aver salvato 

tanti piccoli innocenti la cui colpa è soltanto quella di essere 

nati in questa parte del mondo. 

Cordialmente Vi saluto e a nome di tutti questi nostri 

Fratelli Vi ringrazio. 

Il Signore Vi benedica e Vi ricompensi 

Soddo – Wollaita 

14 Giugno 2008 

Roberto Rabattoni

Le PERSONE 

Le origini sono friulane, 86 anni or sono, l’adolescenza è a 

Milano, la Milano popolare che riserva per lui anche l’incontro 

con i frati e la nascita della vocazione con l’approfondimento 

degli studi secondo l’iter canonico. Subito dopo l’ordinazione, 

il 4 marzo 1950 celebra la prima messa ed a settembre 

Padre Roberto Bello parte in missione per l’Eritrea: 18 anni 

in quella terra. “C’è stata una bella accoglienza da parte 

della gente, ho studiato il tigrino, la loro lingua, per potermi 

meglio avvicinare. Ho vissuto in tutte le realtà missionarie 

di quel paese e in esse, oltre a curare la crescita dei fratini 

locali, abbiamo costruito tante opere nuove in parrocchia 

ad Asmara dove ho fatto il parroco”. 

“Dopo qualche tempo mi hanno mandato a visitare la 

missione del Guraghe e quando ho comunicato che stavo 

tornando, il superiore ha detto: “no, aspetta vengo io!” e mi 

ha fatto fare il superiore lì. C’erano due parrocchie dove 

abbiamo costruito la nuova chiesa e gestivamo il lebbrosario 

con quaranta poveri bambini malati”. Dal 1969 circa, viene 

trasferito ad Addis Abeba nella parrocchia del SS. Salvatore, 

una delle parrocchie più centrali della città, dove è incaricato 

della comunità italiana e contribuisce alla realizzazione di 

grandi opere quali l’ampliamento del convento e l’apertura 

dello studentato teologico-filosofico che può arrivare fino 

a 250 studenti. 

“Nel 1982 circa, ho conosciuto Roberto Rabattoni, che 

non avendo figli, era venuto ad Addis Abeba per adottare 

un bambino, svolte le pratiche dell’adozione, insieme siamo 

andati a prenderlo. Ci diedero una bambina. Da allora nacque 

in lui l’amore per l’Etiopia; sentiva il desiderio, il bisogno, 

di fare qualcosa per ricompensare il paese che gli ha dato 

una figlia. Ha iniziato così a cercare aiuti in Italia ed ha poi 

fondato l’associazione Centro Aiuti per l’Etiopia, grazie alla 

quale ormai non si contano le opere umanitarie a favore di 

queste popolazioni martoriate. 

Dal 1994 circa, Roberto Rabattoni mi ha chiesto di 

dirigere il Villaggio “Madonna della Vita”, un piccolo paradiso 

per i bambini orfani che comprende un bel dormitorio, la 

sala da pranzo, il parco giochi, una chiesetta e l’infermeria. 

Tutto è nato grazie all’intervento di Roberto che, detto fatto, 

ha comprato il terreno –che aveva 500 proprietari!– da 

destinare a quest’opera importante e dopo non poche 

difficoltà è riuscito a far nascere l’orfanotrofio. 

Dal 2000, la mia età avanzata non mi ha più consentito di 

rimanere in Etiopia, ora spesso Roberto mi viene a prendere 

ed andiamo in qualche parrocchia dove siamo invitati per 

parlare dell’Associazione e delle adozioni a distanza. Ogni 

volta, al termine di queste giornate, ringrazio davvero con il 

cuore le centinaia di persone che si dimostrano sensibili e 

solidali avviando sempre tante nuove adozioni a distanza”. 

Padre Roberto Bello 

Padre 

Roberto 

Bello 

Decano dei 

missionari italiani 

in Etiopia 

Nel mese di maggio del 2010 è tornato 

al Padre il nostro caro Padre Roberto 

Bello, dopo aver trascorso 56 anni di 

missione in Etiopia e gli ultimi 4 in Italia, a 

Milano. 

Abbiamo perso un grandissimo 

collaboratore, un gigante di carità, di 

umiltà e di spiritualità, il “Padre dei 

poveri” come lo chiamavano in Etiopia, 

per noi tutti è stata una grande perdita.

Suor 

Giuseppina 

Una vita 

dedicata agli ultimi 

Ora Suor Giuseppina non è più fra noi, 

nel 1996 ha raggiunto la casa del Padre. Il 

suo orfanotrofi o è stato chiuso ed i bambini 

affi dati ad altri istituti. É rimasta però nel 

cuore di tutti la sua fi gura di donna sola 

e coraggiosa, è rimasta la testimonianza 

della sua fi ducia nella Provvidenza, che le 

ha permesso di costruire cose grandi. 




1983 







ONLUS 

Le PERSONE 

Il Centro Aiuti per l’Etiopia è venuto a contatto con 

molte realtà missionarie; una delle più belle e senza dubbio 

la più stupefacente è quella che ha vissuto ad Addis Abeba 

una suora etiopica, di nome Giuseppina. La ricordiamo 

attraverso le parole che Roberto Rabattoni aveva scritto 

su di lei alcuni anni fa. 

“L’ho incontrata per la prima volta nel 1983; allora aveva 

74 anni e da sola si preoccupava della sopravvivenza di 10 

bambini denutriti e sofferenti. Sono trascorsi 10 anni da quel 

lontano 1983 e suor Giuseppina oggi, a 84 anni, è sempre sola 

ed i bambini di cui si sta prendendo cura sono circa 100. 

É vero, il nostro “Centro” da alcuni anni si è preso 

l’impegno di mantenere questi bambini dal punto di vista 

economico, ma rimango sempre stupefatto di fronte 

all’impegno umano e spirituale di questa missionaria così 

tenace nel proseguire la propria vocazione d’amore senza 

alcun ripensamento, cedimento o paura. 

Ho l’opportunità di vederla ogni anno, in occasione dei 

miei viaggi in Etiopia, ed ogni volta ella mi fa presente la sua 

maggiore preoccupazione, l’unico vero dramma che vive ogni 

giorno della sua vita: la salvezza dei bambini! 

“All’inizio”, mi dice, “ogni giorno al calar del sole uscivo a 

raccogliere i bambini abbandonati alla periferia della città, per 

sottrarli alle iene. Vagavo per ore alla ricerca di quei piccoli, e 

quanti ne ho trovati! 

Con il trascorrere degli anni le forze mi hanno un po’ 

abbandonato; certe cose non riesco più a farle. Così ora mi 

preoccupo di conoscere le madri in procinto di dare alla luce i 

propri fi gli; chiedo loro di non abbandonarli, di consegnarli a me 

nel caso non fossero in grado di allevarli. In questo modo i bambini 

corrono meno pericoli e risulta più facile assisterli, dal momento 

che il “Centro” provvede alla loro assistenza”. 

“Signore non mi abbandonare”, mi dice sempre, “non 

dimenticarmi, fallo per loro, per i bambini”! 

Rimango sempre commosso, attonito e frastornato di 

fronte a questa suora così forte, coraggiosa e semplice! 

Penso con gioia alle decine di bambini ai quali suor 

Giuseppina ha trovato una famiglia attraverso l’adozione 

giuridica. 

Trattenendo a stento le lacrime le dico di stare tranquilla, 

l’assicuro che non l’abbandoneremo mai, che i suoi bambini 

sono tanto importanti, anche per noi. 

É giunto il momento di riprendere il mio viaggio per 

gli altri villaggi; ci salutiamo quindi con affetto, dandoci 

appuntamento alla prossima volta. Mentre ci lasciamo penso 

tra me: “Ho viaggiato per anni, ho percorso migliaia di chilometri 

in tutto il mondo alla ricerca di uno scopo e di un senso da dare 

alla mia vita! Suor Giuseppina non si è mai mossa da qui, ed ha 

incontrato chi le ha bruciato il cuore!” 

Roberto Rabattoni

Le PERSONE 

Padre dei Poveri 

Nella fausta ricorrenza del 25 mo anniversario della 

fondazione del Centro Aiuti per l’Etiopia mi è gradito 

ricordare il signor Roberto Rabattoni, strumento scelto 

dal Signore per realizzare un progetto di solidarietà umana 

e cristiana eccezionale, a dire poco. I bambini sono i suoi 

prediletti, al vederli si intenerisce facilmente. Il suo ideale è 

quello di non fare mancare niente ai bambini: cibo, vestiti, 

scarpe, educazione scolastica e tutto quello che aiuta a 

costruire la dignità della persona umana. 

Il signor Roberto Rabattoni non risparmia niente di sé per 

difendere i diritti dei bambini. La sua è una vera vocazione 

sorta a sorpresa circa venticinque anni fa quando venne in 

Etiopia per adottare una bambina. Intanto che il processo 

burrocratico degli incartamenti per l’adozione legale 

prendeva il suo ritmo, il signor Roberto Rabattoni ebbe la 

possibilità di visitare una stazione missionaria diretta dai Frati 

Minori Cappuccini a Maganasse, nel Guraghe. Non aveva quasi 

messo piede nella missione che subito si trova circondato da 

numerosi bambini, di tenera età, tutti sorridenti ed affabili. 

Anche se non lo conoscevano gli si attaccavano alla mano 

e non lo lasciavano più. 

Assieme alla loro affabilità, quello che gli fece più impressione, 

era la costituzione fi sica dei bambini, tanto emaciata, gracile, 

vestiti con poveri indumenti sgualciti, sembrava che non si 

reggessero in piedi. Si rivolse quindi al parrocco della chiesa 

per chiedergli il perchè di quella fragilità e povertà. Si informò 

della loro alimentazione, cura della salute, educazione 

scolastica. Quando comprese che la mancanza di cibo era una 

delle cause della fragilità dei bambini scoprì la sua vocazione 

e missione per il bene dei bambini del Guraghe. Da quel 

giorno in poi il suo cuore era con i bambini del Guraghe. Il 

suo motto era “Non deve mancare il pane ai bambini, non 

preoccupatevi delle spese, mi occupo io con l’aiuto di Dio 

e della Madonna.” Cosi iniziò la sua avventura di solidarietà 

con i poveri. Oggi, il Signor Roberto Rabattoni, piccolo di 

statura, ma di grandi ideali, umile nell’atteggiamento, ma 

degno del più grande rispetto, è conosciuto come il “Padre 

dei Poveri”. 

Le vie del Signore sono misteriose. Dio si è servito del 

signor Roberto Rabattoni e del movimento di solidarietà con 

i poveri da lui promosso per salvare la vita di tanti bambini. 

Inizialmente lasciò la somma necessaria per una quarantina di 

bambini, diede ordine che si costruisse un forno per il pane, 

prese delle foto dei bambini e ritornò in Italia con una nuova 

missione da svolgere. Era una vera chiamata di Dio. Senza 

alcun riserbo umano iniziò a parlare di ciò che aveva visto 

nel Guraghe ai vicini, agli amici e a quanti potevano in qualche 

modo sostenere la causa. Il suo invito era quello di rinunicare 

ad un caffè per sfamare un bambino nel Guraghe. 

Le adesioni divennero sempre più numerose. Cosi iniziò 

l’opera delle adozioni a distanza quale iniziativa effi cace per 

Monsignor 

Mosé 

Ghebre- 

ghiorghis 

Vescovo della 

Diocesi di Indibir




1983 







ONLUS 

Le PERSONE 

sostenere bambini bisognosi. Una iniziativa cosi brillante non poteva lasciare indifferenti persone di buona volontà. Tanti 

aderirono non soltanto per adottare a distanza dei bambini ma anche per partecipare attivamente al movimento. Cosi 

nacque il Centro Aiuti per l’Etiopia. In numerosissime città Italiane nacquero dei gruppi di solidarietà. Un modello di 

solidarietà effi cace era bello e fatto. In seguito tante altre istituzioni adotteranno il sistema per portare avanti i loro 

programmi di solidarietà. 

Si sa che un terreno fertile produce frutti ubertosi. Il signor Roberto Rabattoni era già una persona impegnata 

spiritualmente e dal punto di vista della solidarietà umana, prima ancora che il Signore lo chiamasse a questa avventura. 

Assieme a sua moglie Anna, una santa donna, sempre pronta a servizio dei poveri, avevano deciso di accogliere chiunque 

si trovava in diffi coltà economiche e bussava alla loro porta, specialmente gli stranieri che non avevano alcun appoggio. 

La loro casa era aperta per tutti. Quando il numero dei bisognosi continuò a crescere la famiglia Rabattoni ha dovuto 

mettere a disposizione anche edifi ci ed ambienti ottenuti in eredità. Era in vista di questa nobiltà d’animo e disponibilità 

umana e spirituale della Famiglia Rabattoni che il Signore ha chiamato il signor Roberto Rabattoni ad una missione più 

impegnativa. 

A distanza di 25 anni il progetto dei bambini sostenuti a distanza che ha raggiunto ormai la cifra di 35.000 bambini 

si è esteso in un impegno di solidarietà con i giovani che desiderano costruirsi un futuro migliore, con gli orfani che 

cercano una famiglia, con quanti sono soggetti a malattie gravi che richiedono un intervento chirurgico negli ospedali 

specializzati in Europa o altrove, con bambini affetti da HIV/AIDS, insomma dove sorge una necessità il Centro Aiuti 

per l’Etiopia è li, pronto a intervenire. 

Le scuole materne ed elementari che sono state costruite dal Centro Aiuti per l’Etiopia nel Guraghe sono una 

trentina. Una scuola professionale ben arredata con gli strumenti e macchinari necessari per l’istruzione è stata ultimata 

ad Emdibir e si spera che inizi il lavoro fra qualche mese. Quindici pozzi per l’acqua potabile sono stati trivellati ad 

una profondità di circa 160 metri per il bene della popolazione del Guraghe, anche quelli attezzati con il generatore, 

la pompa a immersione, il sebatoio, le fontane per la distributione dell’acqua ai villaggi. Sono in corso pure progetti di 

agricoltura sempre a benefi cio dell’infanzia abbandonata. 

L’intervento caritativo del Centro Aiuti per l’Etiopia non si limita soltanto alla zona del Guraghe. Si estende a tutta 

l’Etiopia. Sarebbe interessante fare un elenco completo di tutte le opere svolte per avere un’idea del bene fatto. 

Tanti giovani sono stati sistemati con un lavoro e una famiglia grazie all’intervento del Centro Aiuti per l’Etiopia. Le 

adozioni legali hanno risolto il problema di migliaia di bambini che attualmente si trovano in Italia con una famiglia che offre 

tutto l’amore e l’affetto famigliare. Basta partecipare all’incontro annuale delle famiglie adottive alla Fiera di Montichiari 

per rendersi conto quanto successo il Centro Aiuti per l’Etiopia abbia avuto anche in questo campo. Il signor Roberto 

Rabattoni avrà fatto più di 200 viaggi in Etiopia per perorare la causa dei bambini abbandonati presso le autorità civili 

e le ambasciate internazionali. Quando si tratta di difendere la causa dei poveri ed inermi, il signor Roberto Rabattoni 

diventa un avvocato imbattibile ai sacrifi ci e ai ragionamenti politici. Non si dà pace fi nche non ha raggiunto lo scopo. 

La sua arma preferita per ottenere risultati non sono ragionamenti umani, ma la totale fi ducia in Dio e nell’intervento 

della Vergine Madre Dio che lui ama e invoca senza posa. Ogni successo è attribuito a Dio e alla Madonna. “É lui che fa 

tutto, non io” è l’espressione che gli viene spontanea sulle labbra ogni volta che riesce a sfondare casi diffi cili. 

Per quanto riguarda i malati, persone che avevano perso tutta la speranza di vivere in seguito a malattie gravi, hanno 

ora ricuperato la salute e vivono una vita che loro stessi defi niscono “rinascita”, grazie all’intervento del Centro aiuti 

per l’Etiopia. Anche in questo caso, non ci sono istituzioni sanitarie e autorità mediche che non abbiano risposto 

positivamente alle richieste del Centro Aiuti per l’Etiopia. 

La sede del Centro Aiuti per l’Etiopia in Addis Abeba è nata modestamente con un piccolo centro di accoglienza 

per bambini abbandonati e poi pian pianino vi hanno aggiunto una cappella, un ambulatorio ben attrezzato, la casa per 

gli ospiti e tutto un nuovo edifi cio per i bambini affetti dal HIV/AIDS. 

Le opere di benefi cienza svolte in questi 25 anni dal Centro Aiuti per l’Etiopia costituiscono un contributo signifi cativo 

nella campagna della cura dell’infazia abbandonata, lotta contro la fame, le malattie endemiche e il sottosviluppo in 

Etiopia. Ci auguriamo che continui con lo stesso impegno e successo anche in futuro. 

Padre Mosé

Le PERSONE 

Conobbi Roberto Rabattoni nel lontano 1983. 

Incontrandolo per la prima volta ebbi la percezione che 

sarebbe stato l’uomo della provvidenza per i poveri 

dell’Etiopia. Un uomo di fede e di preghiera non poteva che 

essere vicino a Dio e quindi vicino ai poveri e coloro che 

soffrono. 

Per aiutare i poveri, Roberto fondò l’Associazione “Centro 

Aiuti per l’Etiopia”. Con la collaborazione dei Frati 

Cappuccini della Viceprovincia d’Etiopia quest’opera di bene 

si diffuse velocemente e in pochi anni assunse proporzioni 

inizialmente impensate. 

Sappiamo tutti che aiutare i poveri non è una cosa semplice. 

Anche Roberto ha avuto le sue diffi coltà nel portare avanti 

i diversi progetti socio-assistenziali e di promozione umana, 

tuttavia per tutti questi anni, è andato avanti senza dare alcun 

segno di cedimento grazie alla sua grande fede in Dio e la 

sua profonda devozione alla Madonna. 

Col tempo il Centro Aiuti per l’Etiopia diffuse la sua opera 

di bene anche a favore dei bambini eritrei con il programma 

delle adozioni a distanza nella zona del bassopiano occidentale 

dove la popolazione era maggiormente provata a causa della 

siccità e della guerra. 

Nel 1989 a causa della escalation della guerra tra i movimenti 

di Liberazione dell’Eritrea ed il Governo Centrale di Addis 

Abeba le popolazioni dell’altipiano eritreo furono costrette 

ad abbandonare i propri villaggi, divenuti teatro di scontri tra 

le parti belligeranti, per cercare protezione ed aiuto nelle 

zone liberate dell’Eritrea. Mentre la Caritas Eritrea distribuiva 

aiuti massicci alle popolazioni che si trovavano sotto il 

controllo del Governo etiopico non poteva, per ovvie ragioni, 

raggiungere le popolazioni eritree che erano fuori zona. Per 

questo motivo la Caritas Eritrea chiese alle Caritas sorelle 

nel mondo di soccorrere le popolazioni che si trovavano 

nelle zone controllate dai Movimenti di Liberazione con 

l’operazione “CROSS BORDER OPERATION” attraverso 

i confi ni con il Sudan. 

Rabattoni, decise subito di intraprendere un viaggio con me in 

Eritrea per sincerarsi sulla reale situazione della popolazione 

e in modo particolare per aiutare i bambini orfani di guerra. 

Dalla capitale Khartoum ci portammo a Port Sudan e da 

lì ci inoltrammo in Eritrea. Dopo un estenuante viaggio 

durato tutta la notte -in quel periodo si poteva viaggiare 

solo di notte per evitare i raid aerei dell’aviazione etiopica- 

raggiungemmo la località Solomona, dove si trovava uno dei 

centri di raccolta delle popolazioni civili. Lì trovammo più di 

500 bambini orfani di guerra e fi gli di guerriglieri impegnati 

sul Fronte. 

Il nostro incontro con i responsabili del centro fu molto 

cordiale. Roberto spiegò loro che la sua Associazione si 

occupava maggiormente di bambini in diffi coltà. I responsabili 

Padre 

Haile 

Tesfai 

Tekemariam 

Frate Cappuccino, 

Cappellano della 

Comunità Cattolica 

Etiope-Eritrea di Milano 

e Provincia




1983 







ONLUS 

Le PERSONE 

gli dissero che avevano bisogno urgente di latte in farina, biscotti e zucchero. Tornato in Italia, nel giro di pochi giorni, 

organizzò l’invio dei viveri richiesti in quantità suffi ciente per il mantenimento dei bambini per la durata di due anni. 

L’aiuto per i bambini di Solomona durò infatti fi no al 1991 quando l’esercito del movimento di liberazione dell’Eritrea 

entrava nella capitale Asmara e l’esercito etiopico, per l’intercessione della Vergine santa che gli Eritrei venerano col 

titolo di Kidane Mehret (Patto di Misericordia), abbandonavano la città senza colpo ferire. L’esercito in fuga era composto 

di 120 mila soldati. 

Oggi, il Centro Aiuti per l’Etiopia presta la sua opera di bene anche in Sudan dove vivono più di duecentomila profughi 

Eritrei. Grazie agli aiuti che vengono erogati annualmente dal Centro Aiuti per l’Etiopia stiamo garantendo l’istruzione 

scolastica a più di 5.000 bambini Eritrei dislocati nei campi profughi di Khartoum, Kassala, Port Sudan e Wad Sherifei. 

Posso asserire senza tema di errare che Roberto è una persona che crede con profonda convinzione nella divina 

provvidenza. Non conosco una richiesta di aiuto alla quale Roberto abbia risposto negativamente. 

Roberto non ha fatto i corsi di fi losofi a e teologia ma si rimane estasiati a sentirlo commentare la parola di Dio. Ai 

suoi appelli di solidarietà le gente non può che rispondere generosamente. 

Un giorno ci portammo in una parrocchia. Chiedemmo al parroco di permetterci di fare un appello ai fedeli per invitarli 

a dare la loro adesione al nostro programma delle adozioni scolastiche in Sudan. Il parroco ci disse che la domenica 

precedente un sacerdote di un Istituto Religioso era venuto per lo stesso motivo ma solo pochi parrocchiani avevano 

risposto al suo appello. “Lei ci permetta” - gli disse Roberto - “di parlare per pochi minuti, il resto lo farà la provvidenza”. 

In quella domenica raccogliemmo più di duecento adesioni. 

Oggi, grazie all’opera di solidarietà del Centro Aiuti per l’Etiopia migliaia di bambini hanno il pane quotidiano, l’acqua pulita 

e la fortuna di frequentare la scuola. Inoltre, il Centro Aiuti per l’Etiopia, per l’impegno indefesso di Rabattoni, ha curato 

e sta seguendo le pratiche burocratiche di adozioni giuridiche per migliaia di bambini Etiopici. La festa/incontro nazionale 

che ogni anno viene organizzata con la partecipazione massiccia degli associati e dei simpatizzanti dell’Associazione e 

dei genitori dei bambini è la dimostrazione palpabile che questa opera di bene è benedetta da Dio. 

Voglia il Signore donare lunga vita al nostro caro Roberto. Un uomo piccolo di statura ma un gigante nello spirito e nel 

desiderio di lavorare per il bene dei fratelli che si trovano nel bisogno. 

Padre Marino Haile

Le PERSONE 

Quando avevo 12 anni sono stato adottato a distanza 

grazie al Centro Aiuti per l’Etiopia. Poi nel 1992 mi hanno 

inviato in Italia per 8 mesi. Mi trovavo bene ma, per disguidi 

burocratici, sono dovuto rientrare in Etiopia e ho cominciato 

ad aiutare l’Associazione. Poco tempo dopo mi fu chiesto 

di assumermi l’incarico di procuratore in Addis Abeba 

per conto del Centro Aiuti per l’Etiopia per le pratiche di 

adozione giuridica. Ciò mi spaventava ed ho rifi utato. Con 

molta insistenza mi è stato chiesto più volte e, con molta 

paura, ho fi nalmente accettato questo compito. 

Ora sono 16 anni che faccio il procuratore. É un lavoro 

molto impegnativo e delicatissimo ma lo faccio con piacere 

perché la grandissima mia soddisfazione è quella di aver fatto 

partire per l’Italia otre 900 bambini orfani. 

L’impegno è tantissimo ma la mia gioia supera l’impegno 

perché questi bambini che sono miei fratelli hanno trovato 

una famiglia che dà loro affetto e pane. Perché, come sapete, 

il pane da noi tanti bambini non ce l’hanno. Per questo voglio 

continuare fi no a quando il Signore mi permetterà di fare il 

procuratore per aiutare tanti altri bambini orfani a trovare 

un futuro migliore. 

Ringrazio il Centro Aiuti per l’Etiopia per tutte le opere 

sociali che in questi 25 anni ha fatto a favore del nostro 

paese: è un bene incalcolabile. 

Penso che sia l’Associazione migliore che opera nel nostro 

paese e per questo sono fi ero e orgoglioso di far parte del 

Centro Aiuti per l’Etiopia. 

Hailù Araya 

Hailù 

Araya 

Procuratore 

per l’adozione 

giuridica 

internazionale

Luigi 

Paternoster 

Vice presidente 

della Associazione 


ONLUS 

1983 

200825° 


Le PERSONE 

Sono entrato a far parte del Centro Aiuti per L’Etiopia, 

come volontario, nel 1993, a seguito dell’invito di un amico 

a voler collaborare per l’inserimento dei dati delle adozioni 

a distanza su computer. 

Fino ad allora tutte le registrazioni venivano fatte su carta e 

quindi diventava sempre più difficoltoso tenere aggiornati i 

registri, conoscere la situazione degli adottanti e avere dati 

statistici su cui potersi confrontare. 

Ho accettato volentieri, contagiato dall’entusiasmo dei 

collaboratori del Centro, mi sono subito dato da fare, aiutato 

da Mario che mi portava a casa pacchi di bollettini postali, 

ricevute di versamenti in contanti e nuove adozioni. 

Il lavoro aumentava sempre più e perciò si decise di assumere 

una persona a tempo pieno per gli inserimenti, trasferendo 

in tal modo l’ufficio da casa mia a un locale della palazzina di 

proprietà di Roberto in via Francia ad Albo di Mergozzo. 

Ci sono voluti circa due anni per trasferire tutti i 

dati dal supporto cartaceo al sistema informatico e 

contemporaneamente mettersi alla pari con le registrazioni 

e iniziare a tenere i contatti con le famiglie che avevano dei 

bambini adottati a distanza. 

Io intanto ne approfittavo, in collaborazione con un esperto 

informatico, per migliorare il sistema, introducendo stampe 

selettive, nuovi tabulati con dati utili ai fini statistici e il 

programma per la stampa delle etichette per agevolare il 

lavoro delle scritture dai vari villaggi d’Etiopia alle famiglie 

adottive. 

Le adozioni nel frattempo continuavano ad aumentare e 

a diffondersi per tutta Italia e pure le adozioni giuridiche 

avevano un’impennata. Necessitava altro personale e così, 

gradualmente, si è passati alle attuali tre persone addette 

alle adozioni a distanza ed ai progetti, più una persona che 

si occupa esclusivamente dell’adozione giuridica. 

Venne installato un programma adatto alle nuove esigenze e 

messi i computer in rete: era nato un vero ufficio che trovava 

nella nuova sede di Fondotoce un posto più accogliente e 

spazioso, migliorando così le proprie prestazioni e la propria 

immagine. 

Nel 1994 feci il mio primo viaggio in Etiopia con 

Roberto e Maria Grazia che poi avrebbe adottato due 

bambini. 

Subito all’arrivo rimasi sconvolto: all’aeroporto i bagagli 

venivano tutti aperti e controllati e alla fine diventava un 

bel problema rimetterli a posto. Attraversando Addis 

Abeba, con un autista spericolato qual è Padre Roberto, mi 

sembrò di essere finito in un formicaio: gente che andava 

e veniva; ragazzotti di corsa con in testa casse di acqua 

minerale o altro; gruppi di asinelli che trasportavano legna o 

paglia, trotterellando in mezzo al traffico caotico, seguiti dal

Le PERSONE 

padrone in affanno per tenere il loro passo e non perderli di 

vista; donne ricurve sotto il peso di enormi fascine di legna; 

persone sdraiate sui cordoli che dormivano incuranti dei 

rumori e del traffi co; donne ai bordi coi loro piccoli, la fame 

dipinta negli occhi; greggi di capre che non so cosa potessero 

mangiare in quanto non c’era un fi lo d’erba su quella terra 

rossa e arida e poi macchine, macchine e macchine, vecchie 

e sgangherate coi tubi di scappamento che sembravano 

ciminiere; fi le interminabili di taxi di color blu sempre 

stracolmi: quando un viaggiatore scende il taxi si arresta e 

sta fermo fi no a quando non vi sale un’altra persona, per 

poter sempre viaggiare al completo. 

Poi rifugi di emergenza dei più poveri: un tetto di lamiera 

e come pareti un pezzo di cellophan tenuto fermo da 

grossi sassi. E ancora donne e uomini sdraiati per terra che 

sembravano morti. 

Arrivato al Villaggio Madonna della Vita mi sembrò di essere 

arrivato su un altro pianeta; le guardie e le inservienti che ti 

salutano sorridenti, perfi no i cani ti fanno festa e poi tanti, 

tanti bambini che appena ti vedono ti chiamano papà, coi 

loro occhioni imploranti e tanto espressivi. 

Trascorsi alcuni giorni al Villaggio, stando molto coi bambini, 

mentre Maria Grazia si dava da fare per insegnare alle 

addette della cucina a preparare la pasta asciutta, il risotto, 

il minestrone e la bistecca. 

Di notte si dormiva poco perché i cani erano agitatissimi 

per la vicinanza delle jene: abbaiavano in continuazione e 

correvano a perdifi ato per tutto il perimetro del villaggio. 

Poi con Roberto sono andato a visitare il villaggio di San 

Francesco che inaugurava proprio in quei giorni il nuovo 

refettorio.Qui ho conosciuto Suor Giuliana, una suora 

irlandese che gestiva il centro: un donnone grande e grosso, 

ma molto buona e con un gran cuore. I bambini erano tutti 

nelle aule scolastiche a imparare a leggere nel labirinto 

delle lettere dell’alfabeto amarico che è composto da più di 

duecento segni: un bimbo indica con un bastone una lettera 

o una parola, ne pronuncia il suono e tutti gli altri ripetono 

la stessa cosa. E si continua così per ore. Quando si entrava 

in un’aula, i bambini ci accoglievano con canti molto belli, 

con l’accompagnamento di un tamburo percosso a mano 

dalla maestra. 

Sono stato poi nell’orfanotrofi o di Suor Giuseppina che 

teneva un centinaio di bambini e che, di notte, usciva per 

le strade di Addis Abeba a raccogliere gli abbandonati per 

evitare che fossero sbranati dalle jene. 

Sempre con Roberto sono andato in seguito nel villaggio di 

Nazareth. Appena arrivati, i bambini ci accolsero con canti 

bellissimi e ci offrirono un mazzo di fi ori. Fu una grande 

emozione. In questo villaggio, gestito da padre Teklehamanot,




1983 







ONLUS 

Le PERSONE 

ci sono delle belle coltivazioni e pure un allevamento di 

mucche belle grasse a differenza di quelle tutta pelle e ossa 

che si vedono in giro in Addis Abeba o in altri villaggi. Una 

parte del latte e della carne viene data anche agli abitanti 

più bisognosi della cittadina. 

Vicino a Nazareth ci sono le terme di Sodorè: là ci siamo 

divertiti a lanciare caramelle alle scimmie che uscivano da 

ogni angolo del bosco. Siamo ripartiti, dopo alcuni giorni, 

alla volta del Guraghe, una regione bellissima, e qui ho avuto 

l’occasione di visitare i villaggi di Maganasse, Owiatiè, Oma, 

Burat Gheto e Jeterek. 

Ogni volta che ci si fermava, durante il viaggio, si veniva 

circondati da frotte di bambini, richiamati dal rumore della 

macchina, come fosse un tam-tam: si offriva loro qualche 

caramella: erano tutti felici e non sapevano come ringraziarci 

coi loro continui inchini e i loro sorrisi accattivanti. 

Strada facendo, ci siamo imbattuti in un gruppo di uomini 

che, in riva ad un fi ume, cantando, stavano riempiendo 

un’autocisterna con dei secchi. Chissà quanto tempo avranno 

impiegato per riempirla! Ma per gli Etiopi il tempo non ha 

importanza: fi nire prima o dopo per loro è la stessa cosa. 

Abbiamo passato due notti a Maganasse: la sera, dopo una 

certa ora veniva tolta la corrente ed entrava in funzione il 

generatore. Allora si usciva all’aperto e ci si beava alla vista 

del cielo stellato, non inquinato come da noi dalle luci, con 

stelle grandi e luminose, come solo si possono vedere vicino 

all’equatore. In camera ci si serviva di una candela. 

Ho avuto anche la possibilità di visitare un tucul: è stata una 

bella esperienza. Il padrone ci ha accolti con tanta gioia: ci ha 

offerto il caffè e parlava in continuazione: noi naturalmente 

non capivamo una parola. Per il caffè abbiamo aspettato quasi 

un’ora. É un rito e lo si prepara in questo modo: si parte 

prima di tutto dal caffè verde, lo si tosta su carboni ardenti, 

poi lo si macina in un mortaio di legno con un pestello e infi ne 

lo si mette in una brocca di terracotta con dell’acqua sempre 

sui carboni ardenti e si aspetta che sia estratto. É molto 

buono e delicato, addolcito con lo zucchero di canna. 

Al centro del tucul c’è una buca per il fuoco dove si scaldano 

i cibi e le bevande. Il tetto è fatto di paglia e fango ed è 

altissimo, sostenuto da grossi e lunghi pali, simili a quelli 

dei nostri circhi e con un’apertura centrale in alto per 

l’aerazione. La struttura esterna è fatta di legni intrecciati, 

con rivestimento di foglie di banano. All’interno c’è la parte 

riservata alla dispensa, la parte centrale ricoperta di stuoie 

che fa da dormitorio e da sala di ricevimento e infi ne su 

un lato la parte riservata alle mucche e alle capre. Il tutto 

è circondato all’esterno da una staccionata per difendersi 

dalle jene. 

Nei vari centri, tanti ma tanti bambini, belli e vispi grazie 

all’adozione a distanza, a differenza degli anni addietro

Le PERSONE 

quando, per carenza di cibo, così ci raccontavano i frati, erano 

degli scheletrini. 

Anche qui aule scolastiche con il rito dell’apprendimento 

dell’alfabeto; refettori con un bel piatto caldo ricco di 

proteine e un bel bicchiere di latte a mezzogiorno; servizi 

igienici, docce, infermerie, pozzi e altre attrezzature. 

Feci altri viaggi in Etiopia, due dei quali assieme 

a mia moglie. 

Di questi viaggi ricordo tre episodi che ancora adesso, a 

distanza di anni, mi hanno lasciato un segno profondo e che 

non dimenticherò tanto facilmente. 

Il primo riguarda il piccolo Yohannes. Era un bimbetto 

di cinque anni che amava molto disegnare ed era molto 

diligente e sveglio. Purtroppo gli era stato diagnosticato un 

tumore alla testa. Era venuto in Italia attraverso la nostra 

organizzazione per farsi curare al Centro tumori di Milano, 

ma ormai non c’era più niente da fare. 

Io l’ho conosciuto in quell’occasione: aveva imparato anche 

l’italiano nel breve tempo della sua permanenza tra noi. 

Con l’aiuto di Hailù andai a comprare una bicicletta, sapendo 

che piaceva tanto a Yohannes e con questa andai a casa sua 

con mia moglie: era a letto e sembrava un morticino. Soffriva 

molto. Quando gli ho mostrato la bici, l’ha guardata con 

occhi spenti, ha accennato a un breve sorriso, poi si è girato 

dall’altra parte. A me è sembrato che piangesse. 

Prima di andare via mi sono avvicinato, gli ho fatto una 

carezza, gli ho dato un bacio e gli ho detto: “Ciao Yohannes”; 

e lui, con voce fl ebile e quasi impercettibile, mi disse: “Ciao 

Luigi”. Sono uscito da quella stanza con un nodo alla gola e 

le lacrime agli occhi. 

Dopo due mesi moriva. Povero bambino! Per tutti noi del 

Centro fu una vera tragedia. 

L’altro episodio riguarda il Centro di Madre Teresa. 

Al Villaggio Madonna della vita c’erano due bimbette molto 

belle e carine che erano già state adottate. Purtroppo, ad 

un controllo, erano risultate sieropositive e in quei giorni 

avevano delle perdite di siero alle orecchie e al naso. 

Non c’era né Roberto né Hailù. Mi misi allora in contatto 

con le suore maltesi e queste si diedero subito da fare per 

i documenti e per il trasferimento delle bimbe presso il 

centro di madre Teresa. 

Quando arrivai e spiegai il tutto a una suorina italiana, 

questa prese in braccio le due bimbe e corse a farle vedere 

alla superiora, tutta felice e contenta. Anche la superiora le 

prese e le strinse al cuore. Poi me le fecero salutare e le 

portarono via. Non le ho più riviste e nemmeno saputo se 

avessero avuto un miglioramento o altro. 

Intanto la superiora mi faceva visitare alcuni reparti. C’era 

di tutto: moribondi, mutilati, donne, uomini, bambini, tutti




1983 







ONLUS 

Le PERSONE 

con grossi problemi e tutti assistiti da queste suore sempre 

sorridenti e disponibili ai lavori più umili. In tutto c’erano 

più di cinquecento persone. 

Quando ero arrivato, avevo notato che fuori dal cancello 

c’erano delle donne stese a terra e degli uomini mezzo 

moribondi, mentre dei giovanotti scaricavano da un camion 

materassi, brandine, coperte e altro. Era ormai sera e si 

faceva buio. Una suora venne dalla superiora che mi stava 

mostrando il centro e le disse: “Madre, adesso chiudiamo. 

Continueremo domani”. La suora la guardò, quasi volesse 

rimproverarla, e chiese: “C’è ancora gente che aspetta là 

fuori? “Quella rispose di sì. Allora la superiora con voce 

ferma e suadente disse. “Avanti, avanti tutta questa grazia di 

Dio, avanti! Rendiamo grazie al Signore”. 

Il terzo episodio fu l’incontro coi ragazzi di strada che 

mi spaventò non poco. 

Una sera tornando a casa con Roberto ci siamo persi nel 

dedalo di Addis Abeba. Roberto ad un certo punto, dopo 

vari tentativi di capire dove fossimo fi niti, andò in cerca di 

un telefono per chiamare in aiuto padre Roberto. 

Io rimasi solo; chiusi bene tutti i fi nestrini e rimasi in 

attesa. Intanto cominciavano ad avvicinarsi dei ragazzi 

che circondarono ben presto la macchina. Mi guardavano 

attraverso i vetri e portando le dita unite alla bocca mi 

facevano capire che avevano fame. Io cercavo di far loro 

capire che non avevo niente. Quelli insistevano con la 

loro mimica e cominciavano ad arrabbiarsi. Ad un certo 

punto si misero a scuotere la macchina, a farla dondolare 

pericolosamente. Io non sapevo più cosa fare ed ebbi paura. 

Finalmente si avvicinò una guardia con il manganello e quelli 

fuggirono. 

Poi arrivò Roberto e gli raccontai il tutto. Venni così a 

sapere che quei poveri ragazzi non hanno né un riparo né 

una famiglia, che mangiano rimasugli di cibo che trovano 

rovistando nei cassoni delle immondizie, contendendolo 

ai cani. Poi la notte si radunano alla stazione delle corriere 

e per rendere meno duri i morsi della fame, con un fi lo di 

cotone, aspirano benzina dalle narici, come fosse una droga 

e si addormentano intontiti da quei vapori. 

Di lì a poco arrivò il nostro salvatore, padre Roberto, che 

conoscendo a memoria Addis Abeba non aveva impiegato 

molto per trovarci, dopo la telefonata. 

Al Villaggio Madonna della Vita in quegli anni era sorta la 

chiesa, si erano completati i poliambulatori, rifatti gli uffi ci, 

nuove camere per gli ospiti, ammodernato l’orfanotrofi o 

che andava ospitando sempre più bambini, in attesa di una 

adozione giuridica. Peccato che nel frattempo era sorta 

vicino una moschea: per cinque volte al giorno il muezzin, 

con altoparlante, cantava la sua nenia per invitare i fedeli

Le PERSONE 

musulmani alla preghiera. 

Mia moglie si dava da fare per aiutare in cucina le ragazze, 

stava coi bambini e si dedicava al giardinaggio, sua passione. 

Riuscì a fare una piccola aiuola, con in mezzo un fi ore 

bellissimo. 

Poi è arrivato il momento di partire, anche se a malincuore. 

Siamo partiti per l’Italia e dato l’addio ad Addis Abeba che 

in amarico signifi ca appunto “Nuovo Fiore”. 

Luigi Paternoster

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ONLUS 

1983 

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La Divina Provvidenza, 

attraverso decine di migliaia di benefattori piccoli e grandi, ha operato 

in questi 25 anni a favore dei poveri, dei bisognosi, degli ammalati di 

un popolo che chiede aiuto. Il Centro Aiuti per l’Etiopia si è solo fatto 

carico di distribuire ciò che non ci apparteneva. 

A nome dei bambini, giovani e adulti che hanno benefi ciato e 

benefi ciano della vostra solidarietà, dei Frati Cappuccini e di tutti 

coloro che in Etiopia operano all’interno della nostra associazione, 

vi ringraziamo. 

Elencarvi tutti sarebbe qui troppo lungo e fatalmente porterebbe 

a dimenticare qualcuno. 

Che il Signore vi ricompensi per ciò che avete fatto. 

gli 

verso ultimi 

amore di ponte ppoonntttteee Un UUnn

LE OPERE 

1985 

1985 

1986 

1987 

COSTRUZIONE OSPEDALETTO 

Realizzato nel villaggio di Maganasse: 

di complessivi mq 258, è adibito 

all’assistenza sanitaria d’urgenza e a 

clinica per maternità. 

ESCAVAZIONE POZZO 

Realizzato nel villaggio di Owiatiè 

per la distribuzione dell’acqua tanto 

scarsa quanto necessaria. 

COSTRUZIONE ASILO 

Realizzato nel villaggio di 

Maganasse: di complessivi mq 158, è 

capace di ospitare circa 200 bambini 

bisognosi. 

LABORATORIO 

Realizzato nel villaggio 

di Maganasse: destinato alla 

fabbricazione di scarpe per lebbrosi, 

è stato costruito utilizzando tre 

containers.

1988 

dal 

1988 

REFETTORIO 

Realizzato Realizzato nel villaggio di Oma: 

dispone di di cucina cucina e e magazzino 

provviste per l’alimentazione di circa 

320 bambini. 

Nelle foto i bambini in fi la in attesa di 

entrare nel refettorio e una tavolata 

all’interno. 

ADOZIONE A DISTANZA 

Avviate in maniera informale già dal 

1985, le adozioni a distanza destinate 

a garantire la sopravvivenza di bambini 

bisognosi, dal 1988 vengono condotte 

in modo sistematico. 

In un numero sempre crescente 

di villaggi, i bambini benefi ciano di 

assistenza e di un pasto al giorno. Un 

grande dono scaturito da un piccolo 

impegno! 

Per i due bambini ritratti nelle foto 

in basso, l’adozione a distanza ha 

signifi cato la salvezza: portati nel 

villaggio di Maganasse in una situazione 

di evidente grave denutrizione, grazie 

alle cure mediche ed alla regolare 

nutrizione, sono sopravissuti ed hanno 

potuto condurre una vita normale. 

Alla somministrazione degli aiuti 

provvedono, nella maggior parte 

dei villaggi, i religiosi della Diocesi 

di Emdibir e i padri missionari 

dell’Ordine dei Frati Minori 

Cappuccini, mentre le Suore Orsoline 

gestiscono tre strutture. 

Naturalmente, una parte esigua 

degli aiuti è anche destinata a pagare 

personale locale: maestri, cuochi, 

assistenti, che distribuiscono i pasti e 

animano la giornata dei bambini presso 

i villaggi. 

Al Villaggio Madonna della Vita, 

sito in Addis Abeba, fa capo un 

ingente numero di bambini (oltre 

15.000) sostenuti dalle adozioni 

a distanza. Poichè per loro non è 

possibile svolgere le ordinarie e 

quotidiane attività di assistenza, gioco, 

scolarizzazione e somministrazione 

del pasto, la quota del sostegno viene 

consegnata trimestralmente ai familiari. 




1983 







ONLUS 

LE OPERE

LE OPERE 

1989 

1989 

1990 

1990 

AMPLIAMENTO ASILO 

Realizzato nel villaggio di 

Maganasse: l’asilo esistente (edifi cato 

nel 1986) è stato ampliato con un 

refettorio, per accogliere un maggior 

numero di bambini. 

AMBULATORIO 

AMBULATORIO 

Presso il villaggio di Emdibir 

é iniziata la costruzione di un 

ambulatorio destinato alle prime cure 

e situato a 10 km dall’ospedaletto di 

Maganasse. 

ADOZIONE A DISTANZA 

Si è dato inizio alle adozioni a 

distanza dei bambini orfani di guerra 

in Eritrea. 

Non pare vero, tuttavia l’adozione 

a distanza ha salvato anche le 

due bambine ritratte nelle foto 

sottostanti. Malate di Tubercolosi, è 

bastato un trattamento di Etambutolo 

per ridare loro la forza di correre e 

giocare.

1990 

1990 

1990 

1990 

1990 

1991 

1991 

PROGETTO PANDA 

É stata acquistata un’autovettura 

Fiat Panda 4x4 da da adibire come 

ambulanza per il trasporto dei malati 

nella regione del Guraghe. 

ATTREZZATURE 

AMBULATORIALI 

Per la missione di Nazareth é stata 

acquistata un’apparecchiatura per 

effettuare radiografi e ai polmoni. 

ENERGIA ELETTRICA 

Per il villaggio di Oma é stato 

acquistato un generatore di energia 

elettrica con motore diesel per 

l’alimentazione di una pompa per 

l’acqua. 

COMPLETAMENTO ASILO 

Nel villaggio di Maganasse sono 

stati resi funzionanti l’asilo (edifi cato 

nel 1986) e il refettorio (edifi cato nel 

1989) con l’arredo (tavoli, panche, 

stoviglie) e la cucina. 

ASSISTENZA PROFUGHI DI 

GUERRA 

Attuata in Sudan nel villaggio di 

Kassala: Kassala: nel 1991 è stata stata portata 

a termine la costruzione di un 

edifi cio prefabbricato di circa 300 

mq nei pressi del confi ne eritreo. 

Completato nelle sue strutture 

interne viene adibito a ricovero, 

infermeria e prima assistenza ai 

profughi di guerra eritrei. Da allora, 

tutti gli anni viene inviato un 

fi nanziamento per l’assistenza dei 

profughi. 

AIUTI URGENTI 

Nei primi mesi dell’anno sono stati 

inviati in Eritrea 750 q.li di di zucchero, 

400 q.li di lenticchie e 150 q.li di latte 

in polvere. 

Nel mese di dicembre sono stati 

inviati 8 containers (6 in Etiopia e 

2 in Eritrea) con generi alimentari 

(olio, farina, latte, zucchero e pasta) 

medicinali, vestiario e coperte per 

tamponare una drammatica situazione 

di emergenza. 




1983 







ONLUS 

LE OPERE

LE OPERE ADOZIONE 

dal 

1991 

GIURIDICA 

INTERNAZIONALE 

Sollecitata da molti nostri amici e 

benefattori, dal dal 1991 anche tramite il 

Centro Aiuti per l’Etiopia l’adozione 

giuridica internazionale è una realtà. 

Nessun bambino al mondo deve 

crescere solo, tutti hanno diritto 

di avere una famiglia ed è con 

questo spirito che opera la nostra 

associazione, non certamente per fi ni 

di lucro. 

L’adozione giuridica offre un futuro 

certo ai bambini orfani e abbandonati, 

una casa, un ambiente familiare, una 

preziosa occasione per giungere 

all’appuntamento con l’accoglienza e 

l’amore. 

Siamo immensamente grati alle 

numerosissime coppie che, in vari 

modi e con molteplici carismi, hanno 

voluto restare vicine alla nostra 

associazione, divenendone volontari 

attivi e testimoni viventi dei bisogni 

del popolo che aiutiamo. É grazie a 

queste famiglie, di tutta Italia, che il 

Centro Aiuti per l’Etiopia ha visto 

crescere notevolmente negli anni 

il numero di adozioni a distanza e 

la raccolta di offerte destinate ai 

numerosi progetti di sostegno e 

sviluppo ed agli interventi straordinari 

fi nalizzati a fronteggiare particolari 

emergenze.

1985 

1993 

1993 

1993 

1993 

1993 

INVIO CONTAINERS 

In In questi anni, anni, sono stati inviati 

in Etiopia ed Eritrea 36 containers 

contenenti beni di prima necessità, 

generi alimentari, medicinali, vestiario, 

macchine per cucire, macchine per 

maglieria, un ciclostile, un trattore ed 

altri beni offerti dai benefattori. 

PROTESI e CAPANNE 

sono stati acquistati protesi 

ed apparecchi ortopedici per 

handicappati ed è stata fi nanziata 

la costruzione di capanne per i 

senzatetto di padre Solomon. 

TUCUL 

nel villaggio di Ferhen, grazie 

all’impegno dei benefattori e di padre 

Ignazio, con le offerte pervenute è 

stato possibile ricostruire circa 40 

Tucul. 

AUTOBOTTE 

Per il trasporto dell’acqua nel 

desolato ed arido Bassopiano 

Orientale eritreo, é stata inviata 

un’autobotte con capacità di 12.000 

litri utilizzata dalle varie missioni della 

zona. 

FUORISTRADA CAMIONCINO 

NISSAN 

É stato inviato in Eritrea, alla 

missione di Mehelab, un camioncino 

fuoristrada Nissan per il trasporto 

dei malati gravi. Precedentemente 

il padre cappuccino responsabile 

provvedeva a questo trasporto a 

dorso d’asino, lungo un tragitto della 

durata di circa dieci ore. 




1983 







ONLUS 

LE OPERE

LE OPERE 

La situazione in Etiopia 

L’idea del villaggio nasce nel momento di maggior 

bisogno, alla fi ne delle ostilità tra Etiopia ed Eritrea. 

A quell’epoca si avevano su tutto il territorio, in 

particolare su quello eritreo, gravi problemi rappresentati 

dal rientro dei profughi fuggiti in massa nel Sudan e 

dispersi ovunque. Il Centro Aiuti per l’Etiopia, concentrava 

pertanto le sue attenzioni sui bambini eritrei orfani di 

guerra di padre e di madre. 

All’inizio del 1991, in quelle che furono le basi militari dei 

guerriglieri, sono stati radunati, grazie all’interessamento 

dei Padri Cappuccini della provincia Etiopia/Eritrea, circa 

2.500 bambini orfani bisognosi di ogni tipo di assistenza. 

La Provvidenza ha voluto che, mentre si pensava 

alla soluzione di tale problema, l’UNI decidesse di 

fare riferimento al Centro Aiuti per l’Etiopia per la 

realizzazione di un villaggio. 

Si è deciso di ubicare il villaggio UNI, presso la località 

Eritrea di Saganeiti, punto di convergenza degli orfani di 

guerra. Tale villaggio, situato sulla direttrice che collega 

Asmara a Massaua a circa 60 Km dalla stessa Asmara, è 

stato scelto anche per il clima favorevole che con la sua 

altitudine di 1500 m s.l.m. presenta vegetazione, acqua, 

temperatura mite e in generale un ambiente ideale per 

l’assistenza e la crescita dei bambini. 

Sul lotto in cui sono state collocate le strutture si trovava 

un piccolo edifi cio di circa 300 mq destinato a noviziato 

dei Padri Cappuccini abbandonato perché gravemente 

danneggiato. La costruzione del villaggio UNI in tale luogo 

costituì anche lo stimolo e l’occasione per recuperare 

tale edifi cio integrandolo e destinandolo a supporto del 

villaggio stesso. 

Realizzazione del villaggio 

Il materiale offerto dall’UNI e dalle aziende associate 

è stato collocato in tre containers che hanno raggiunto, 

con altri cinque destinati all’Etiopia, il porto di Massaua. In 

tutti i containers oltre ai materiali, sono stati inseriti viveri 

di prima necessità e vestiario che garantirono un primo 

concreto aiuto ai bambini. 

Le coperture articolate su tre edifi ci furono destinate 

a dormitorio, ambulatorio, refettorio, aula scolastica. Il 

villaggio fu completato con la costruzione, con materiali 

tradizionali, di edifi ci accessori per servizi igienici, cucina, 

dispensa e aule scolastiche all’aperto. 

Tali interventi rappresentarono un grosso impegno 

per il Centro Aiuti per l’Etiopia che diede la precedenza, 

nella destinazione dei fondi a disposizione, alla 

sopravvivenza dei 2500 orfani. Con l’aiuto provvidenziale 

delle offerte che ci pervenirono, l’opera poté giungere a 

completamento. 

1991 

1994 

VILLAGGIO U.N.I. 

Il 22/10/1991 l’UNI (Ente 

Nazionale di Unifi cazione) in 

occasione del suo 70° anniversario 

ha consegnato al Centro Aiuti 

per l’Etiopia una copertura in 

tensostruttura di 600 mq unitamente 

ad altro utilissimo materiale offerto 

dalle aziende associate perché 

venissero utilizzati in Etiopia come 

riparo e ricovero per i bambini orfani 

di guerra.

1992 

1994 

1992 

1994 

San FRANCESCO 

ASILO E REFETTORIO 

In periferia di di Addis Abeba nella 

zona zona di Gullele, é stato portato 

a termine l’asilo-refettorio che 

copre una superfi cie di 850 mq. Il 

complesso, chiamato San Francesco, 

è dotato di 6 aule scolastiche, 

refettorio e una infermeria. É 

attrezzato con cucina, forno 

professionale per il pane e magazzino 

provviste per l’alimentazione di 1400 

ragazzi soli e abbandonati, chiamati 

“fi gli della strada”. 

PROGETTO YETEREK 

1) Assistenza bambini: 

Nel settembre del 1993 il piccolo 

refettorio preesistente é stato 

sostituito con una struttura in 

muratura di 450 mq comprendente 

asilo, refettorio e aule scolastiche in 

grado di ospitare 1.000 bambini. 

Nell’agosto 1994 l’opera è stata 

completata con la costruzione di 

un pozzo per l’acqua, più che mai 

necessaria. La spesa fi nale dell’opera è 

stata di circa 119.000 Euro. 

2) Autonomia comunità 

locali: Nel 1994 si è dato il via 

alla fondazione di una scuola di 

agraria che, oltre alle strutture 

per l’istruzione professionale, 

comprende un lotto di terreno su 

cui si sperimentano con successo 

coltivazioni varie. 

É inoltre stato fornito un potente 

generatore di corrente ed é stato 

realizzato il pozzo per l’acqua. 

La nuova diversifi cazione degli aiuti 

mira a coinvolgere la popolazione, 

soprattutto quella più giovane 

ed a liberarla, a fi ne progetto, 

da dipendenze tecnologiche ed 

assistenziali. 


25° 25 25° 25° 25 25° 25 


1983 







ONLUS 

LE OPERE

LE OPERE VILLAGGIO 

1 

2 

3 

dal 

1994 

MADONNA 

DELLA VITA 

É la la sede dell’orfanotrofi o per la 

prima e la seconda infanzia, situato in 

periferia di Addis Abeba. Quest’opera 

è strettamente legata all’adozione 

giuridica internazionale; qui vengono 

ospitati, nutriti ed assistiti i bambini 

orfani in attesa di adozione giuridica. 

Negli anni il Villaggio Madonna 

della Vita ha subito moltissime 

trasformazioni e migliorie; la 

superfi cie su cui si estende è di circa 

10.000 mq, molti dei quali usufruibili 

per il gioco, pavimentati o a verde. 

Ad oggi la struttura comprende: 

- La Cappella (foto 1), fi nanziata dal 

Circolo S. Pietro in Roma, nella quale 

ogni giorno i bambini si raccolgono 

in preghiera e un sacerdote celebra 

quotidianamente la messa 

- L’orfanotrofi o di circa 300 m 2 che 

comprende una struttura (foto 2) 

per i più grandi (dai 2-3 anni fi no 

agli 8-9 anni), attrezzata con letti a 

castello per accogliere fi no a circa 

100 bambini, servizi e locale per il 

pranzo. I più piccoli trovano posto 

in un edifi cio (foto 3) attrezzato con 

le culle (capienza fi no a 80 neonati), 

servizi e un ingresso indipendente. 

Nel piano sottostante al reparto dei 

neonati, sono state ricavate la cucina, 

la dispensa, tre camere per gli autisti 

ed una camera per una suora

- Una grande palazzina polifunzionale 

di tre piani (foto 4), dove trovano 

posto 13 camere con bagno 

completamente arredate (foto 5), 

destinate alle famiglie adottanti; 

la scuola di sartoria, dotata di 14 

macchine da cucire e un telaio, 

frequentata da ragazze, che 

successivamente sono in grado 

di avviare una propria attività per 

cedere il posto ad altre giovani; un 

laboratorio di analisi cliniche (foto 6) 

dove lavora stabilmente un analista; la 

lavanderia per tutto il villaggio 

- il tucul multiuso (foto 7,8 e 9) di 

200 m 2 è il luogo dove vengono 

somministrati il pranzo e la cena e 

dove le famiglie adottanti si possono 

intrattenere durante le giornate di 

permanenza al villaggio 

- La “Casa della Speranza” (foto 10,11 

e 12), voluta per ospitare bambini 

sieropositivi, completa di camere 

arredate, cucina, servizi e lavanderia. 

Le mamme dei bambini, anch’esse 

affette da HIV/AIDS, ricevono 

sostegno domiciliare 




1983 







ONLUS 

LE OPERE 

4 

5 6 

8 9 

10 

7 

11 

12

LE OPERE 

13 

15 

16 

17 

14 

- una palazzina (foto 13), donata 

da un benefattore, che comprende 

l’uffi cio dove vengono distribuiti gli 

aiuti dell’adozione a distanza e le aule 

per l’asilo e le elementari (foto 14); 

qui per tre giorni alla settimana un 

maestro insegna a leggere e a scrivere 

in italiano ai bambini più grandicelli, 

al fi ne di facilitare il loro inserimento 

nella scuola italiana 

- la palazzina (foto 15) con le camere 

e locali riservati alla direzione ed 

ai visitatori, con servizi, cucinetta e 

soggiorno 

- La palazzina degli ambulatori (foto 16) 

che comprende tre locali completati 

secondo le indicazioni del Ministero 

della Sanità; uno di questi è attrezzato 

per la pediatria, gli altri sono destinati a 

reparto di prima accoglienza e servono 

a tenere in isolamento i bimbi appena 

arrivati al villaggio, per compiere i primi 

accertamenti circa il loro stato di salute 

e scongiurare il diffondersi di malattie 

infettive sui bambini già residenti 

- Per i più grandicelli vi è un’area 

gioco con un campetto da calcio 

ed un tukul aperto (foto 17) per la 

stagione delle piogge. 

I bambini della casa della speranza, 

possono usufruire di un piccolo parco 

giochi attrezzato con scivoli e altalene 

- Il villaggio è inoltre dotato di un 

pozzo per l’acqua, con relative 

cisterne per la distribuzione nelle 

palazzine. 

Il Villaggio Madonna della Vita è 

un’opera permanente, sviluppatasi 

negli anni che dà lavoro a giovani, 

uomini e donne, professionisti e non, 

il cui numero è di poco inferiore alle 

100 unità. Anche questa è dunque 

un’opera umanitaria di grande 

valore che dà sostentamento e 

sicurezza a molte famiglie che non 

devono più vivere di espedienti o di 

accattonaggio.

dal 

1998 

PROGETTO VIAGGI della 

SPERANZA 

Le offerte destinate a 

quest’iniziativa umanitaria hanno 

permesso di operare e curare 

numerosissime persone in Etiopia, 

mentre molte, affette da gravi 

patologie non curabili negli ospedali 

locali, sono stati trasportati in Italia 

e fatti curare nelle nostre strutture. 

Spesso la permanenza nel nostro 

paese si è protratta per mesi ed è 

anche stato necessario affi ttare un 

locale dove dare alloggio ai pazienti 

ed ai loro famigliari. 

Ricordiamo qui solo alcuni casi. 

Uno di questi ragazzi è Getahun 

Tamrat (foto a destra), giunto in 

Italia a novembre del 2002 con 

poche speranze: da cinque anni aveva 

perso la vista da un occhio mentre 

l’altro era seriamente compromesso. 

Operato al Policlinico di Milano ha 

recuperato la vista. 

Nel 2004, Samuel e Yodit, (ritratti 

in alto a destra) lui 28 anni, lei 26, due 

fi glie di sette e cinque anni, colpiti 

dalle schegge di una bomba lanciata 

da un aereo da guerra, sono stati fatti 

venire in Italia per effettuare indagini 

approfondite ed idonee a verifi care 

lo stato delle loro ferite e per le 

eventuali terapie presso l’ospedale 

Niguarda Cà Granda di Milano. Yodit, 

la moglie, è stata curata per una 

frattura biossea scomposta al braccio 

sinistro. Purtroppo per Samuel è 

stata confermata una grave invalidità 

permanente senza alcuna possibilità 

di miglioramento e/o di cure. 

Dimessi entrambi dal Niguarda sono 

stati accolti presso la Casa Cardinal 

Giovanni Colombo di Milano, per un 

periodo di convalescenza protetta, 

prima del rientro in Eritrea. 

Considerata la grave invalidità fi sica 

che, in una nazione ancora priva 

di strutture e di assistenza sociale, 

costituisce un enorme handicap, 

abbiamo deciso di dare loro una cifra 

che consentisse di aprire un negozio 

nel villaggio, così che potessero 

mantenere se stessi e le fi glie. 




1983 







ONLUS 

LE OPERE 

Torino 10/05/2008 

Mio fi glio, chiamato Lealem BZUNEH, di 11 anni, colpito dal 

cancro per sette anni, stava seguendo la cura nell’Ospedale 

Tikur Anbessa (Black Lion Hospital) di Addis Abeba, 

però il consiglio dei medici ha espresso il suo parere al 

Ministero della Sanità affermando che il bambino non 

sarebbe guarito in Etiopia per mancanza di varie cose ed 

ha scritto una lettera a noi genitori per cercare un ente 

che potesse aiutarci per continuare la cura fuori dal paese. 

Tramite alcune persone, ho trovato questa organizzazione. 

Il presidente del centro è venuto a vedere il bambino, dopo 

neanche un mese, coprendo ogni spesa, ci hanno portati in 

Italia dove attualmente, mio fi glio è in fase di guarigione dal 

cancro al collo e si sente tranquillo e sereno uscendo dal 

suo trauma. 

Anche io, mamma di Lealem, chiamata Abeba ABAI, mentre 

stavo assistendo mio fi glio, mi sono sentita male e i medici 

hanno riscontrato una grave malattia nel mio corpo. 

L’organizzazione “Centro Aiuti per l’Etiopia” mi hanno 

fatto curare ricoverandomi in ospedale. Perciò, non solo 

mio fi glio, ma anche io sto proseguendo la cura di questa 

mia grave malattia. 

Il loro aiuto non si è fermato qui. Ci hanno affi ttato una 

casa coprendo l’affi tto e tutte le spese. In più ci procurano 

tutte le cose necessarie che ci consentono di vivere una vita 

tranquilla. Inoltre, ci sostengono moralmente, rimanendoci 

accanto affi nché non ci scoraggiamo e non ci sentiamo soli. 

Per di più, mentre noi siamo qui, sostengono anche il resto 

della famiglia che è rimasto giù porgendogli aiuti fi nanziari. 

Personalmente, mi mancano parole per parlare del Centro. 

In breve dico grazie e che Dio vi restituisca tutto quel che 

avete fatto per noi. 

Abeba ABAI

LE OPERE CENTRO 

2003 

dal 

2004 

dal 

2004 

2004 

NUTRIZIONALE 

Presso il il villaggio di Emdeber Emdeber é 

stato stato costruito costruito un refettorio per un 

nuovo centro nutrizionale gestito 

dalle suore Francescane, dove viene 

distribuito un pasto al giorno a circa 

700 - 800 bambini adottati a distanza. 

AIUTO AI POVERI POVERI 

Il Il Progetto Pane, nato in risposta risposta 

ad un’urgenza impellente dei poveri 

di Addis Abeba, è divenuto, nel 

corso degli anni, un nostro impegno 

assiduo; dal 2004, quasi ogni giorno 

distribuiamo pane nei quartieri della 

periferia, dove intere famiglie vivono 

lungo i marciapiedi a ridosso dei muri 

dei fabbricati, riparandosi dal freddo 

e dalla pioggia con sacchi e teli di 

politene, sotto i quali dormono. 

Talvolta riusciamo anche a distribuire 

latte e vestiario per i neonati. I più 

bisognosi vengono aiutati anche con 

un pasto caldo. 

PROGETTO PROGETTO ORFANELLI 

Abbiamo iniziato ad edifi care i 

centri di prima accoglienza; piccole 

strutture indispensabili per offrire 

asilo e vitto agli orfani o ai piccoli 

abbandonati dalle loro mamme 

disperate. Sono così sorti, nel 2005, 

il centro di prima accoglienza a 

Cittu nel Guraghe (120 Km a Sud 

di Addis Abeba) ed a Weliso, nella 

regione Oromia (115 Km da Addis 

Abeba), nel 2006 i centri di Emdibir 

(200 km dalla capitale) nella regione 

dell’Oromia, di Soddo (550 Km a 

sud di Addis Abeba) nel Wollaita e un 

quarto centro presso il villaggio di 

Nazareth. Da questi centri, dopo una 

breve permanenza, i bambini vengono 

trasferiti nell’orfanotrofi o della nostra 

associazione ad Addis Abeba. 

AIUTI AI PROFUGHI 

È proseguito proseguito l’aiuto ai profughi del 

campo Eritreo di Kassala per i quali 

sono stati inviati 15.000 Euro e altri 

10.000, anche quest’anno, sono stati 

destinati alla scuola.

dal 

2004 

2005 

2005 

2005 

2005 

EMERGENZA ORFANELLI 

A A Bahir-Dar, Bahir-Dar, in attesa che 

sorgessero i nostri centri di di prima 

accoglienza, nel corso del 2004 

e 2005, sono stati inviati aiuti 

economici per il sostentamento degli 

orfanelli ospitati nell’orfanotrofi o 

statale. 

Aiuti economici, latte e vestiti, con la 

stessa fi nalità, sono stati inviati anche 

al villaggio di Soddo Wollaita. 

AIUTI VARI 

A Weliso, nella regione Oromia, 

è stato costruito un salone dove 

somministrare il pranzo ai bambini 

dell’adozione a distanza. 

Per il villaggio di Emdibir sono stati 

acquistati 200 nuovi banchi da scuola. 

EDIFICAZIONI 

A Cittu, nel Guraghe, è stata 

edifi cata una scuola di cinque classi 

(foto a lato), è stato scavato un pozzo 

e costruita una fontana con otto 

rubinetti, cui possono attingere tutti 

gli abitanti dei dintorni. Quest’opera 

allevia la vita delle donne, ora non più 

costrette a fare chilometri a piedi per 

procurarsi l’acqua. 

PROGETTO ETI-HOPE 

Nell’Irob, provincia etiope sita 

nell’estremo nord del paese sono 

stati scavati due pozzi muniti di 

relative cisterne, uno in località Elisan 

e l’altro nel villaggio di Weratle, 

intitolati a San Pio da Pietrelcina e 

San Nicola Vescovo. 

AIUTI AI PROFUGHI 

Abbiamo continuato il sostegno 

ai profughi in Sudan concentrati 

nei campi di Kassala, Port Sudan e 

Kartoum. Inoltre, a Kassala, sono 

stati assistiti ragazzi mutilati di guerra 

e stipendiati trenta maestri che 

impartiscono lezioni ai circa 2500 

bambini. É stata portata a termine 

la ricostruzione dei 500 m2 Abbiamo continuato il sostegno 

ai profughi in Sudan concentrati 

dei tetti 

delle scuole, realizzati ora in lamiera 

con controsoffi tto in legno per 

isolare dal caldo. 




1983 







ONLUS 

LE OPERE

LE OPERE 

2005 

2006 

2006 

dal 

2006 

AIUTO AI POVERI 

In Addis Abeba, con i fondi del 

“Progetto pane” abbiamo continuato 

ad aiutare le mamme più bisognose 

dei quartieri poveri distribuendo 

pane, latte, pasti caldi e vestiario. 

EDIFICAZIONI NEL GURAGHE 

a Emdibir 

Sono state ultimate le 3 palazzine 

e capannoni che ospiteranno le 

scuole professionali e sono stati 

installati i macchinari per avviare la 

falegnameria, l’offi cina da fabbro e di 

meccanica, la sartoria e la maglieria. 

É stata arredata e resa funzionante 

la scuola superiore. 

Su un terreno della Diocesi, è stata 

avviata la scuola di agricoltura per 

120 persone 

a Goru e Wolkitè 

In collaborazione con la Diocesi 

di Emdibir sono state realizzate e 

arredate due scuole presso i villaggi 

nei quali è attiva l’adozione a distanza 

a Kulit 

É stato realizzato un asilo. 

AIUTI VARI 

Sono stati stati inviati aiuti straordinari 

ai profughi del Sudan e si è provveduto 

al rifacimento del tetto di una scuola. 

CURE MEDICHE E 

INTERVENTI CHIRURGICI 

Con crescente generosità, medici 

pediatri, chirurghi e personale 

infermieristico specializzato, si sono 

prestati, talvolta anche gratuitamente, 

presso le nostre strutture in Etiopia 

a visitare, curare ed operare piccoli, 

giovani ed adulti ammalati. 

Sempre più spesso, strutture 

ospedaliere italiane ricoverano 

pazienti fatti venire in Italia a motivo 

delle loro gravi condizioni di salute. 

Tutto questo è possibile grazie 

alle offerte che ci pervengono, ma 

soprattutto alla collaborazione 

concreta, all’impegno, al calore, 

all’umanità e dedizione, con cui 

volontari della nostra associazione, 

ma anche simpatizzanti, operatori 

sociali e insegnanti di scuole in

2007 

dal 

2007 

ospedale aiutano i pazienti a superare 

i momenti diffi cili della malattia vissuti 

lontano dalla loro terra e spesso 

anche dai loro cari. 

ACQUA PULITA, BISOGNO 

PRIMARIO 

Solo potendo disporre di acqua 

pulita si riescono a scongiurare le 

più banali infezioni che colpiscono 

indistintamente bambini e adulti e 

facilmente debilitano le persone già 

provate dalla fame. Per rispondere a 

questa esigenza, a giugno del 2007 si 

è stipulato un contratto con una ditta 

specializzata per l’escavazione e la 

fornitura di 11 pozzi da realizzarsi nei 

villaggi di Agamsa, Barkarè, Bazerek, 

Darge, Debretie, Emdibir, Goru, Gumuz, 

Kulit, Yeror e Zizencho. 

Ogni pozzo è stato fornito completo 

di generatore di corrente, pompa, 

tubazioni, serbatoio per la raccolta e 

fontana con più rubinetti, da dove la 

popolazione, prima costretta a fare 

chilometri per procurarsi acqua sporca, 

ora può facilmente attingere acqua 

pulita, a pochi metri dai tucul in cui vive. 

PROGETTO ETI-HOPE 

Dal gennaio sono iniziati i lavori 

per l’ampliamento di una mulattiera 

per collegare due piccoli centri: Ayga 

e Weratle distanti 25 Km, situati a 

nord dell’Etiopia, nella provincia Irob 

confi nante con l’Eritrea. La zona è 

particolarmente impervia ed i lavori 

sono effettuati totalmente a mano da 

circa 50 operai. 

Ad opera ultimata sarà possibile 

percorrere con un fuoristrada l’intero 

percorso che va da Weratle ad 

Adigrat, capoluogo della provincia. 

Ciò consentirà lo spostamento più 

agevole per la popolazione del luogo, 

fi no ad oggi quasi del tutto isolata, 

permettendo un miglioramento dei 

pochi scambi commerciali esistenti 

e rendendo possibile il trasporto dei 

malati, normalmente effettuato a spalla 

per decine di chilometri. 

Nel corso degli ultimi mesi, i lavori 

sono proseguiti con la costruzione di 

alcuni piccoli ponti in legno. 




1983 







ONLUS 

LE OPERE

LE OPERE PROGETTO 

dal 

2007 

PROGETTO AGRICOLTURA 

Con il progetto agricoltura, pur 

non trascurando le emergenze ed il 

sostentamento a distanza dei bambini 

in stato di denutrizione, miriamo a 

potenziare gli interventi di sviluppo, 

unici in grado di dare ai villaggi 

l’autonomia alimentare necessaria. 

Sono partiti quattro progetti 

pilota, di cui a lato si vedono i primi 

risultati nel villaggio di Attat. Per 

la prima volta, in questa regione 

martoriata dalla fame, sono stati 

raccolti cavoli, piselli, carote, patate e 

granoturco con grande felicità degli 

abitanti.

2007 

2007 

2007 

EDIFICAZIONI NEL GURAGHE 

a Barkarè 

É stata terminata la costruzione di 

una scuola e sono stati avviati i lavori 

di realizzazione di un pozzo per la 

distribuzione dell’acqua nel villaggio 

che si trova in una fra le zone più 

povere dell’Etiopia. 

a Kulit 

É stato dotato di cucina e 

refettorio l’asilo realizzato l’anno 

precedente. Ora i bambini, alcuni 

dei quali percorrono ogni mattina 

chilometri a piedi per raggiungere la 

scuola, possono usufruire anche di 

queste nuove strutture. 

Gumuz 

Presso il villaggio del popolo dei 

Gumuz si è avviata la costruzione di 

un ambulatorio medico. 

a Emdibir 

Si è dato inizio alla costruzione di 

una sala mensa per dare un pasto a 

circa 500 poveri. 

CASA DI ACCOGLIENZA 

A Combolchà è in corso la 

costruzione della casa di accoglienza 

per la cura degli ammalati di HIV- 

AIDS (circa 500 m2 A Combolchà è in corso la 

costruzione della casa di accoglienza 

), avviata su 

richiesta del Governo etiope. 

PROGETTO ORFANELLI 

Nel corso dell’anno sono 

stati inviati gli aiuti necessari 

al mantenimento dei bambini 

temporaneamente ospiti nei quattro 

centri di prima accoglienza per orfani: 

Cittu, Emdibir, Nazareth e Wollaita. 




1983 







ONLUS 

LE OPERE

LE OPERE Appello 

dal 

2007 

2008 

urgente: 

PROGETTO DONNA 

Nel dicembre del 2007, Roberto 

Rabattoni, in visita visita in Etiopia, 

si imbatteva in una situazione 

drammatica: nella regione di Wolaita, 

a Soddo, circa 300 donne (salite poi 

a 500) erano state colpite da un 

virus che causa prolasso all’utero 

e dovevano essere operate al più 

presto perchè a rischio di vita. 

É subito stato lanciato un appello 

per raccogliere fondi per sottoporre 

ad intervento chirurgico il maggior 

numero di donne possibile. Il costo 

di ogni intervento era stimato in 250 

Euro. Le offerte non hanno tardato ad 

arrivare e dopo poche settimane le 

prime donne venivano già sotoposte 

ad intervento. A giugno del 2008, 

90 donne erano state operate, 

la copertura fi nanziaria avrebbe 

consentito di operarne molte di più, 

ma la ricezione ospedaliera non lo 

permetteva. I primi ricoveri sono 

stati effettuati nell’ospedale del 

Wolaita, ma per aumentare il numero 

di interventi altre donne sono state 

trasportate in aereo fi no alla capitale 

e operate in Addis Abeba. Al costo 

dell’intervento, si è così aggiunta 

la spesa del viaggio, della degenza 

pre e post intervento (nelle nostre 

strutture) e di un minimo di corredo 

di biancheria e vestiario necessario 

per scongiurare ulteriori infezioni. 

Il progetto è ancora in corso e 

contiamo di riuscire a farle operare 

tutte. 

EMERGENZA FAME NEL 

WOLLAITA 

Un Un ulteriore appello a seguito di 

una drammatica carestia alimentare ci 

è giunto a giugno 2008. 

La zona colpita è ancora il Wolaita, 

ci siamo immediatamente resi 

disponibili a collaborare stanziando 

100.000 Euro; i Ministeri, le forze di 

polizia locali e le Suore francescane 

si sono occupate della distribuzione 

degli aiuti.

Un bambino è inno alla vita, 

è la primizia dell’uomo, 

una fonte incontaminata d’amore 

e di sentimenti da preservare con amorevoli cure … 

Centro Aiuti per l’Etiopia -Associazione ONLUS- 

Via Quarantadue Martiri, 189 - 28924 Verbania Fondotoce (VB) Italia 

Tel. 0323 497320 - Fax 0323 583062 - E-mail: info@centroaiutietiopia.org - http://www.centroaiutietiopia.it 

Stampato nel settembre 2008

Sfoglia la monografia 25 anni Centro Aiuti per l'Etiopia

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