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Progetto ALCOTRA 016 ADM Natura 2000 - Giardini Hanbury

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA<br />

DIPARTIMENTO PER LO STUDIO DEL<br />

TERRITORIO E DELLE SUE RISORSE<br />

Corso Europa, 26 - 16132 GENOVA<br />

Fax. 010 353.8147<br />

<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong><br />

<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong><br />

Relazione ed analisi dei nuovi dati<br />

relativi ad Habitat emergenti.<br />

Bozza cartografica finale degli habitat<br />

a cura di Lugi Minuto e Mauro Mariotti<br />

Rif. Contratto DIPTERIS - Regione Liguria DGR 1807<br />

30 giugno 2010


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione e analisi Habita - Bozza cartografica finale<br />

INDICE<br />

1. PREMESSA...................................................................................................................... 4<br />

2. CONFRONTO TRA BANCHE DAT DEI PARTNERS RELATIVE AGLI HABITAT 6<br />

3. MANUALE PER LA GESTIONE DEL SISTEMA DI SCAMBIO<br />

TRANSFRONTALIERO DI DATI NATURALISTICI DI PREGIO 7<br />

4. PROTOCOLLI DI MONITORAGGIO E SCAMBI TRANSFRONTALIERI DI<br />

ESPERIENZE 8<br />

4.1 Elaborazione delle immagini satellitari QUICKBIRD 12<br />

4.2 Realizzazione della carta degli habitat definitiva 18<br />

4.3 Problematiche e soluzioni per un protocollo di condivisione di dati di<br />

Habitat mediante webservice 21<br />

5. NUOVA LISTA DEGLI HABITAT E RELATIVA ANALISI 26<br />

6. DESCRIZIONE DEGLI HABITAT 35<br />

1170 - Scogliere 36<br />

1210 – Vegetazione annua delle linee di deposito marine 38<br />

1240 – Scogl. con veget. delle coste medit. con Limonium spp. endemici 40<br />

– Acque ferme i corpi idrici e loro componente biotica 43<br />

– Acque dolci correnti; acque correnti di corpi idrici e loro componente<br />

biotica 45<br />

3220 – Corsi d’acqua alpini con vegetazione riparia erbacea 46<br />

3240 – Corsi d’acqua alpini con veg. riparia legnosa a Salix elaeagnos 48<br />

3260 – Fiumi delle pianure e montani con vegetazione Ranuncolion<br />

fluitantis e Callitricho-Batrachion 49<br />

3280 – Saliceti a Salix purpurea mediterranei 51<br />

4030 – Lande secche europee 52<br />

– Arbusteti alti e mantelli riferibili ai Rhamno-Prunetea 54<br />

– Arbusteti alti e mantelli a nocciolo riferibili al Corylo-Populion tremulae 54<br />

4060 – Lande alpine e boreali 55<br />

– Lande, macchie, garighe e arbusteti (non temperati o oromediterranei) 58<br />

5130 – Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 59<br />

5210 – Matorral arborescenti di Juniperus ssp. 61<br />

5320 – Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere 63<br />

5330 – Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici 65<br />

– Habitat arbustivi o erbaceo arbustivi mesomediterranei 68<br />

6110 – Form. erbose calcicole rupicole o basofile dell’Alysso-Sedion albi 69<br />

6170 – Formazioni erbose calcicole alpine o subalpine 71<br />

6210 – Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli<br />

su substrato calcareo 74<br />

6220 – Perc.substeppici di graminacee e p.annue dei Thero-Brachypodietea 77<br />

6230 – Form. erb. a Nardus, ricche di sp., su substr. siliceo delle zone montane 80<br />

6310 - Dehesas con Quercus spp. sempreverde 82<br />

6420 - Prat. umide medit. con p. erbacee alte del Molinio-Holoschoenion 85<br />

6430 - Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile 87<br />

6510 - Praterie magre da fieno a bassa altitudine 89<br />

6520 - Praterie montane da fieno 91<br />

- Megaforbieti ruderali e nitrofili 93<br />

7220 - Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino 94<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione e analisi Habita - Bozza cartografica finale<br />

7230 - Torbiere basse alcaline 96<br />

8120 - Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini 99<br />

8130 - Pietraie e ghiaioni termofili del Mediterraneo occidentale e delle Alpi 101<br />

8210 - Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica 103<br />

8230 - Rocce silicee con vegetazione pioniera 105<br />

8240 - Pavimenti calcarei 107<br />

8310 - Grotte non ancora sfruttate a livello turistico 108<br />

- Boschi temperati a gravitazione centro-europea di latifoglie decidue 109<br />

9110 - Faggeti del Luzulo-Fagetum 110<br />

9150 - Faggeti calcicoli dell’Europa Centrale del Cephalanthero-Fagion 112<br />

- Boschi misti di Acer pseudoplatanus e/o Fraxinus excelsior di incerta<br />

attribuzione 113<br />

- Boschi e boscaglie di Alnus viridis 114<br />

- Boschi e boscaglie di Sorbus aucuparia 115<br />

91HO - Boschi pannonici di Quercus pubescens 116<br />

91EO - Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior 118<br />

9180 - Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion 121<br />

9260 - Foreste di Castanea sativa 123<br />

- Orno-Ostrieti prevalentemente calcifili a gravitazione occidentale-alpica<br />

riferibili all’associazione Plagio-Ostrietum 125<br />

- Altri boschi a carattere montano, con Ostrya carpinifolia dominante 126<br />

- Boscaglie d’invasione a nocciolo (Corylus avellana) 127<br />

92A0 - Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba 128<br />

9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia 130<br />

- Boschi di conifere 133<br />

- Boschi montani e subalpini di abete bianco (Abies alba) 134<br />

- Boschi mesoneutrofili di abete bianco del settore appenninico con evidenti<br />

segni di naturalizzazione e riferibili ai Fagetalia 134<br />

9420 - Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra 135<br />

- Pinete a pino silvestre 137<br />

- Boschi misti montani e subalpini di abeti, pini montani e larice 138<br />

9540 - Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici 139<br />

- Rimboschimenti collinari e montani, interni, di pino nero 142<br />

- Insediamenti sparsi 143<br />

- Reti stradali, autostradali, ferroviarie e altre infrastrutture tecniche 144<br />

- Parchi, ville, giardini, ecc 145<br />

- Oliveti 146<br />

- Ecomosaici agricoli 147<br />

- Muri a secco 148<br />

7. POPOLAMENTO DELLA BANCA DATI E ATTIVAZIONE DEL SISTEMA DI<br />

INTERROGAZIONE TRANSFRONTALIERO CON RELATIVA CARTOGRAFIA 149<br />

7.1 Inizializzazione banca dati di progetto (<strong>ADM</strong>) 149<br />

7.2 Caricamento dei dati relativi agli HABITAT. 151<br />

8. ANALISI DEGLI HABITAT 153<br />

9. CARTOGRAFIA DEGLI HABITAT 157<br />

10. BIBLIOGRAFIA 167<br />

ALLEGATO V – Elenco dei poligoni degli habitat cartografati<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

1. PREMESSA<br />

L’archiviazione nelle banche dati delle informazioni sugli habitat è nella maggior parte dei<br />

casi connessa alla realizzazione di carte a copertura totale delle aree di indagine.<br />

Il presente progetto dopo una scelta iniziale con cui si erano selezionati preliminarmente<br />

solo alcuni tipi di habitat protetti dalla Direttiva 92/43 (habitat “naturali” inclusi nell’Allegato<br />

I e habitat di specie) si è sviluppato invece in modo tradizionale dedicando la propria<br />

attenzione a identificare e cartografare ogni tipo di habitat rilevabile nell’area di progetto<br />

alla scala 1:10.000. Ovviamente le valutazioni e le eventuali scelte gestionali avverranno<br />

in seguito distinguendo, fra gli habitat, quelli soggetti a normative di protezione.<br />

Poiché il <strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> “<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>” ha tra le proprie finalità anche lo<br />

scambio di esperienze e dati fra istituzioni coinvolte nella gestione territoriale e nella<br />

ricerca con particolare riguardo anche alla biodiversità della zona transfrontaliera Italia-<br />

Francia, si è proceduto a un serrato confronto con momenti comuni di rilevamento sul<br />

campo e di scambio-revisione di documenti.<br />

Ogni partecipante al confronto ha contribuito con una visione interpretativa, fortemente<br />

influenzata dai criteri metodologici adottati a livello nazionale da Francia (Cahiers des<br />

Habitats) e Italia (AA.VV., 2009) e regionale (Mariotti, 2008).<br />

Oltre alle esperienze di addestramento in comune condotte sul campo nel luglio 2009, i<br />

partner francesi hanno realizzato una carta degli Habitat per una superficie di cira 2.650<br />

ettari nel SIC “Chauve souris de Breil-sur-Roya”, mentre i partner italiani hanno proseguito<br />

il rilevamento dell’intera area di progetto (e delle sue connessioni ecologiche),<br />

rappresentata nella Fig. 1 e corrispondente a circa 27.400 ettari. La cartografia di parte<br />

italiana è realizzata per la prima volta alla scala 1:1000 per circa 19.800 ettari, mentre è<br />

rivisitata e aggiornata secondo nuovi criteri condivisi per 7.580 ettari. Circa 14.458 ettari<br />

(Parco naturale, Paesaggio protetto e ZPS) corrispondono alla superficie oggetto di<br />

contratto fra DIP.TE.RIS. e Parco delle Alpi Liguri, mentre 12.920 ettari corrispondono alla<br />

superficie oggetto di contratto fra DIP.TE.RIS. e Regione Liguria. Il rilevamento<br />

cartografico nella parte italiana è stato realizzato in modo più speditivo rispetto a quanto<br />

previsto poiché le condizioni meteoclimatiche non hanno permesso il completamento dei<br />

rilevamenti programmati; è stata comunque predisposta una carta degli habitat con<br />

numerose variazioni e integrazioni rispetto alle conoscenze e cartografie disponibili<br />

inizialmente. Occorre peraltro precisare che la richiesta da parte della Regione Liguria di<br />

includere nell’area oggetto d’indagine anche territori ricadenti nella rete ecologica<br />

regionale, formalizzata in un momento ormai avanzato dei lavori ha richiesto un impegno<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

significativo sottraendo tempo e risorse agli studi dedicati ai siti (SIC e ZPS) propri della<br />

rete <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong> e alla rielaborazione finale dei dati.<br />

Entrambi i partner, italiani e francesi, hanno considerato la scala 1:10.000 come scala<br />

nominale delle rispettive carte.<br />

Fig. 1 - Area italiana oggetto della cartografia degli Habitat<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

2. CONFRONTO TRA BANCHE DATI DEI PARTNERS RELATIVE<br />

AGLI HABITAT<br />

A differenza di quanto avvenuto per la flora, per gli habitat non è stato possibile condurre<br />

un reale confronto transfrontaliero fra banche dati dei due paesi, a causa dell’assenza di<br />

una cartografia georeferenziata e/o una banca dati sugli habitat stessi per il territorio<br />

francese preesistente al progetto condotto in ambito <strong>ALCOTRA</strong>.<br />

Lo stesso progetto peraltro ha rappresentato uno stimolo per l’avvio di una banca<br />

dati/cartografia degli habitat proprio sul lato francese.<br />

Pertanto il confronto evidenzia:<br />

a) l’assenza di un sistema consolidato di cartografia-base di dati sugli habitat in<br />

Francia a fronte di una cartografia-base di dati disponibile da circa dieci anni per la<br />

Regione Liguria sul lato italiano, inizialmente limitata agli habitat di maggior pregio o<br />

soggetti a protezione e poi estesa a tutte le tipologie degli habitat nei siti della rete<br />

<strong>Natura</strong> <strong>2000</strong><br />

b) la disponibilità di una cartografia-base di dati realizzata dai partner nel corso del<br />

progetto <strong>ALCOTRA</strong> sia sul lato francese per circa 1.515 ettari e per oltre 27.000<br />

ettari sul lato italiano, come già evidenziato nel capitolo precedente.<br />

c) le differenze più significative riguardano: 1) i tipi di proiezione e sistemi di<br />

riferimento cartografico (Gauss Boaga, UTM per l’Italia; Lambert per la Francia) 2) i<br />

criteri di interpretazione di alcuni habitat, segnatamente i boschi di Quercus<br />

pubescens.<br />

A conclusione del confronto sono stati redatti e condivisi una lista ragionata comune degli<br />

habitat (riportata al capitolo successivo) e un glossario bilingue comprendente voci relative<br />

anche agli habitat<br />

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3. MANUALE PER LA GESTIONE DEL SISTEMA DI SCAMBIO<br />

TRANSFRONTALIERO DI DATI NATURALISTICI DI PREGIO<br />

Sia durante la progettazione sia durante la realizzazione del sistema di scambio<br />

transfrontaliero di dati naturalistici di pregio, si è provveduto alla stesura di un manuale per<br />

la sua gestione (Allegato III). Il sistema ha trovato residenza nel sito della Regione Liguria<br />

http://www.cartografiarl.regione.liguria.it/NAtura<strong>2000</strong><strong>ADM</strong>/menutot.asp<br />

Il manuale ha la funzione sia di spiegare i principi secondo i quali è stato strutturato il<br />

sistema sia spiegare come si possa intervenire su di esso per delle eventuali future<br />

modifiche. Sebbene il sistema lavori in modo estremamente semplice ed intuitivo vi<br />

vengono anche definite le principali modalità d’uso e sono spiegate le potenzialità di<br />

elaborazione che il sistema permette di realizzare navigando in modo abbinato nei due<br />

database di partenza.<br />

Sebbene l’ingegneria e la struttura informatica del sistema sia stata realizzata dalla<br />

DATASIEL, il DIP.TE.RIS. ha collaborato attivamente quale consulente scientifico durante<br />

tutte le operazioni. Già nella definizione delle finalità del sistema si sono fornite idee su<br />

che dati sarebbe stato utile attingere dai database per un qualsiasi utente scientifico e<br />

non. Si è collaborato quindi all’ideazione di un approccio combinato di specie e habitat che<br />

fornisse sia dati puntuali selezionati per specie e/o per area sia dati cartografici sulla<br />

distribuzione dei dati naturalistici. L’interfaccia che si è venuta a creare tra informatici e<br />

scienziati, concretizzata con numerosi incontri a gruppi di lavoro, ha permesso la<br />

realizzazione di uno strumento snello e semplice che fornisce anche ad un grande<br />

pubblico informazioni naturalistiche su un vasto territorio transfrontaliero.<br />

Molto importante è l’aspetto cartografico degli habitat che permette di visualizzare<br />

nell’area di studio transfrontaliera una interpretazione di habitat comune e combinata.<br />

Per quanto ci risulta, questa è la prima esperienza del genere in Europa.<br />

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4. PROTOCOLLI DI MONITORAGGIO E SCAMBI<br />

TRANSFRONTALIERI DI ESPERIENZE<br />

A differenza di quanto rilevato per le specie vegetali non risulta esservi nessun protocollo<br />

di monitoraggio consolidato sul lato della Francia, ma anche per la Liguria esistono dei<br />

criteri e delle linee guida, ma non un sistema consolidato. Lo scambio transfrontaliero delle<br />

esperienze relativamente agli habitat ha portato a una check list abbastanza condivisa, ma<br />

che necessita ancora di approfondimenti comuni.<br />

Il progetto è stato utile per capire reciprocamente (ma solo nell’ambito degli esperti<br />

coinvolti) soprattutto le modalità con cui vengono classificati e cartografati gli habitat.<br />

Per gli scambi futuri, in assenza di una banca dati sugli habitat a scala utile alla gestione<br />

liberamente disponibile sul Web per la parte francese, i soggetti italiano potranno<br />

richiedere dati alle istituzioni francesi attraverso i canali istituzionali. I francesi potranno<br />

invece leggere le informazioni direttamente sui web isituzionali regionali della Liguria.<br />

Di seguito si riporta una sintesi della metodologia adottata per la cartografia<br />

Nell’ambito del progetto <strong>ALCOTRA</strong> <strong>ADM</strong> si è provveduto all’aggiornamento della carta<br />

degli habitat e restituzione in scala 1:10.000 su l’intera area d’indagine. Per questo studio<br />

sono state utilizzate le immagini d’archivio del satellite Quickbird (acquisizione avvenuta<br />

tra il 2003 e il 2006), e il modello digitale del terreno (DEM) in formato grid con dimensioni<br />

delle celle di 5m, integrati con numerosi sopralluoghi sul territorio sia per le rilevazioni<br />

biologiche per specie e habitat, sia per l’individuazione di aree campione necessarie per<br />

l’analisi con tecniche di classificazione guidata e object oriented delle immagini satellitari.<br />

METODOLOGIA DI ELABORAZIONE DEI LIVELLI RASTER<br />

Elaborazioni del DEM (modello digitale del terreno)<br />

Il modello digitale del terreno è stato elaborato utilizzando algoritmi di analisi geospaziali<br />

per estrarre rispettivamente i livelli raster delle<br />

- Acclività (slope)<br />

- Esposizione (aspect)<br />

- Shaded relief<br />

Acclività<br />

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La mappa raster dell’acclività (slope) presenta i dati in formato gradi (valori di inclinazione<br />

rispetto all’orizzontale) con dimensione delle celle pari alla dimensione delle celle del dem<br />

di partenza.<br />

Nella Figura 2 è visibile il livello slope dell’intera area di studio (con sovraimpresse gli<br />

squadri CTR). I valori di acclività variano da 0 a 82° con una netta predominanza delle<br />

aree a maggior acclività.<br />

0 10 20 45 80°<br />

Color table<br />

Fig. 2 – Slope area di studio<br />

Esposizione<br />

La mappa raster dell’esposizione esprime, in gradi la direzione verso la quale si affaccia il<br />

versante.<br />

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L’elaborazione della mappa eseguita sul dem rappresenta i valori in gradi a partire<br />

dall’esposizione est secondo la seguente scala di valori: 90° = Nord, 180°Ovest, 270°Sud,<br />

360° Est<br />

Color table<br />

0 90 180 270 360°<br />

Fig.3 – Mappa raster delle esposizioni nell’area di studio<br />

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La mappa raster shaded relief permette di evidenziare l’andamento dei rilievi<br />

considerando la presenza dell’ombra associata a particolari valori di altitudine e di azimuth<br />

(definiti dall’utente) della fonte luminosa.<br />

In Figura 3 è possibile osservare il risultato di tale operazione renderizzato su un dem. Il<br />

principale vantaggio di questa tecnica risiede nella facilità di poter discernere l’andamento<br />

dei rilievi e dei crinali anche in una finestra mappa GIS bidimensionale.<br />

Fig. 4 – Particolare del shaded relief dell’area di studio<br />

Tutte e tre le mappe raster elaborate sono state prodotte con il software GRASS<br />

(Geographic Resource Analysis Support System) ed integrati insieme in un ambiente GIS<br />

per migliorare la fase di stesura della carta degli habitat definitiva in scala 10.000.<br />

Utilizzando specifici moduli implementati nei GIS ibridi quali GRASS è possibile associare<br />

ai livelli vettoriali informazioni estrapolate dai livelli raster sia semplicemente trasferendo i<br />

valori di ogni pixel ai vettori corrispondenti, sia tramite l’applicazione di funzioni statistiche<br />

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univariate (media, varianza, deviazione standard ecc) oppure funzioni di interpolazione e<br />

geostatistica (regressione multipla, kriging).<br />

4.1 Elaborazione delle immagini satellitari QUICKBIRD.<br />

Il satellite Quickbird è attualmente il satellite che produce immagini con la più alta<br />

risoluzione tra i satelliti per usi civili, potendo arrivare a circa 70 cm di risoluzione<br />

geometrica.<br />

E’ stato lanciato in orbita (a 450 km di altitudine) il 18 ottobre 2001, ed è in grado di<br />

acquisire immagini multispettrali e pancromatiche.<br />

La risoluzione radiometrica (il numero di livelli digitali utilizzati per rappresentare<br />

l’immagine) è di 11 bit, presenta cioè 2048 livelli di grigio per pixel, a differenza dei 256<br />

livelli standard delle immagini a 8 bit.<br />

Questo fatto comporta la possibilità di poter discernere con più accuratezza tra differenti<br />

radiometrie, potendo riconoscere oggetti che altri satelliti non sono in grado di<br />

differenziare.<br />

Quest’ultima proprietà si rende particolarmente utile nello studio dei differenti tipi di<br />

vegetazione, in particolare per le formazioni arbustive.<br />

La risoluzione spettrale delle immagini, per il canale del blue (blu visibile) è tra 450 – 520<br />

nanometri, per il canale del green (verde visibile) è tra 520 – 600 nanometri, per il canale<br />

del red (rosso visibile) è tra 630 – 690 nanometri, per il canale near IR (infrarosso vicino) è<br />

tra 760 – 900 nanometri. La risoluzione geometrica delle bande multispettral i è di 2 m<br />

circa.<br />

L’immagine pancromatica (bianco e nero) di QuickBird si basa su una risoluzione di 61 cm<br />

(al nadir) con una profondità di 11bit per pixel. Il sensore pancromatico recepisce<br />

informazioni al visibile e alla lunghezza d’onda dell’infrarosso vicino ed ha una lunghezza<br />

di banda di 450-900 nm.<br />

Le immagini satellitari utilizzate per il presente studio erano già georiferite e mosaicate in<br />

squadri di ampiezza comunale (es. Pigna, Pieve di Teco, Imperia ecc), si è quindi<br />

provveduto solo all’integrazione con i livelli raster ottenuti in precedenza dal dem (slope,<br />

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aspect, shaded relief) al fine di individuare le tipologie di vegetazione e di habitat di<br />

interesse.<br />

Per fare ciò sono state preventivamente individuate delle aree di controllo a terra per la<br />

classificazione guidata e sono state effettuate le seguenti elaborazioni sulle immagini:<br />

- creazione di immagini a colori reali e a falso colore dell’intera area di studio<br />

- trasformazione di Brovey<br />

Creazione di immagini a falsi colori<br />

Per la corretta digitalizzazione a video della carta degli habitat sono state predisposte<br />

immagini a colori reali e all’infrarosso falso colore.<br />

La banda dell’infrarosso vicino, insieme alla banda pancromatica, è particolarmente utile<br />

per distinguere le differenti tipologie di vegetazione, sia formazioni forestali sia formazioni<br />

arbustive.<br />

La vegetazione infatti respinge la radiazione infrarosso vicino con una intensità che è<br />

proporzionale alle caratteristiche intrinseche (specie presenti), vigore vegetativo (la<br />

vegetazione senescente respinge assai meno della vegetazione giovane o in salute), stato<br />

idrico, ecc.<br />

La vegetazione nell’infrarosso falso colore apparirà con diversi toni di colore rosso, ad<br />

indicare differenze di composizione specifica o di vigore vegetativo.<br />

La clorofilla e gli altri pigmenti assorbono circa il 70 – 90% della banda del blu e del rosso,<br />

per ricavare energia dal processo fotosintetico e respingono la luce nella banda del verde<br />

(per questo motivo la vegetazione appare di colore verde). Anche l’infrarosso vicino viene<br />

fortemente riflesso dalla vegetazione.<br />

A titolo di esempio le conifere appariranno decisamente più scure, le latifoglie più chiare e<br />

brillanti.<br />

Similmente le vegetazione in forte stress idrico e defogliata apparirà di colore più scuro.<br />

Le aree non vegetate e urbanizzate appariranno azzurrine. L’acqua appare nera (non<br />

respinge l’infrarosso).<br />

Contestualmente al colore della vegetazione si deve considerare anche il carattere<br />

tessitura.<br />

Le vegetazioni arboree sono caratterizzate da una tessitura decisamente evidente, le<br />

formazioni erbacee o basso arbustive appaiono invece con tessitura minuta poco visibile.<br />

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Fig. 5 - Area nel comune di Pigna visualizzata a colori reali<br />

Fig. 6 - Area nel comune di Pigna visualizzata in falso colore infrarosso.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Confrontando le figure 5 e 6 nell’immagine ad infrarosso è possibile distinguere con<br />

maggiore facilità differenti tipologie di vegetazione.<br />

In figura 7 è possibile osservare uno stralcio della carta degli habitat in scala 1:10.000<br />

sovrapposta alla immagine satellitare falso colore infrarosso, onde evidenziare che la<br />

perimetrazione degli habitat è stata eseguita rispettando la risposta spettrale del tipo di<br />

vegetazione indagata.<br />

Fig. 7 - Carta degli habitat realizzata su immagine composite NIR<br />

Trasformazione di Brovey<br />

La “trasformazione di Brovey” è stata utilizzata per estrarre informazioni spettrali ad una<br />

scala di maggior dettaglio. Infatti una trasformazione di tipo Brovey permette di fondere<br />

insieme immagini multispettrali con immagini pancromatiche ad elevata risoluzione.<br />

L’algoritmo di elaborazione utilizza tre bande multispettrali (indicate rispettivamente b1, b2,<br />

b3) e una banda pancromatrica (indicata come Pan). Le bande multispettrali sono<br />

rispettivamente il canale del rosso, del verde, e dell’infrarosso vicino<br />

La formula utilizzata per tale trasformazione è la seguente:<br />

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DN_b1<br />

DN_fused = ------------------------------- * DN_pan<br />

DN_b1 + DN_b2 + DN_b3<br />

dove<br />

DN sta per Digital Number (valore di risposta spettrale), per le immagini a 11 bit di<br />

profondità varia tra 0 e 2048.<br />

I canali del satellite utilizzati per la trasformazione di Brovey sono rispettivamente:<br />

• banda del verde visibile in b1<br />

• banda dell’infrarosso vicino NIR in b2<br />

• banda del rosso in b3<br />

• banda pancromatica a maggiore risoluzione (0.7m) in “pan”.<br />

L’immagine che si ottiene presenta le seguenti caratteristiche:<br />

• risoluzione spettrale uguale a quella delle bande multispettrali<br />

• risoluzione geometrica (spaziale) uguale a quella pancromatica<br />

• aspetto molto simile ad un’immagine a colori reali, ma assai meglio contrastata.<br />

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Fig. 8 – Esempio di trasformazione di Brovey nella medesima area di studio delle immagini<br />

precedenti.<br />

In figura 8 è possibile osservare lo stralcio della carta degli habitat su una immagine<br />

composite da trasformazione Brovey grazie alla quale si è mantenuto la massima<br />

risoluzione geometrica possibile con la massima informazione spettrale.<br />

Il miglior dettaglio geometrico dell’immagine, rispetto ad una semplice composite Nir si può<br />

evincere da uno zoom di una porzione dell’area precedente in figura 8.<br />

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Fig. 9 – Particolare dell’immagine composite Brovey<br />

Nella figura 9, l’immagine rappresentata ha una risoluzione di 0,7 m, si possono quasi<br />

contare le singole chiome degli alberi.<br />

4.2 Realizzazione della carta degli habitat definitiva<br />

Nelle immagini precedenti, è stata presentata la carta habitat <strong>ADM</strong> nella sua veste<br />

definitiva, ma per arrivare alla sua realizzazione è stata prodotta una carta utilizzando<br />

tecniche di classificazione delle immagini di “tipo guidato” (supervised), con numerose<br />

aree di controllo a terra, utilizzando algoritmi di classificazione object oriented.<br />

In particolare è stato utilizzato l’algoritmo SMAP, implementato nel GIS GRASS; esso<br />

utilizza una funzione Sequential Maximum A Posteriori per attribuire ogni singolo pixel<br />

dell’immagine alla classe scelta, risultando superiore a molti altri algoritmi di<br />

classificazione.<br />

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In figura 10 è sinteticamente evidenziato uno stralcio del risultato della classificazione con<br />

algoritmo SMAP, i pixel colorati sulla sinistra indicano le varie classi individuate, sulla<br />

destra la shell linux in cui è possibile utilizzare questo particolare tipo di classificazione<br />

supevised. Sullo sfondo l’immagine composite Brovey.<br />

Fig. 10 - Procedura di realizzazione di una classificazione guidata con SMAP<br />

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La carta degli habitat definitiva è stata poi realizzata verificando e modificando i risultati<br />

della classificazione guidata attraverso numerosi rilievi a terra, e procedendo in seguito<br />

alla digitalizzazione a video delle geometrie, pesando insieme i vari layer prodotti (vettoriali<br />

e raster) in un medesimo ambiente GIS<br />

L’elaborazione del modello tridimensionale e delle immagini satellitari e la loro<br />

integrazione con i vettoriali prodotti, è stata effettuata utilizzando il GIS GRASS, questo<br />

GIS è utilizzato per la gestione, l’elaborazione, il modellamento spaziale e la<br />

visualizzazione di dati geografici.<br />

Originariamente scritto, sviluppato, gestito e diffuso dall’U.S. Army Construction<br />

Engineering Research Laboratories (USA-CERL, 1982-1995), sezione dell’US Army Corp<br />

of Engineers, come strumento per la gestione del territorio e la pianificazione ambientale<br />

per scopi militari, è diventato rapidamente un potente strumento in differenti aree della<br />

ricerca scientifica, è utilizzato dalla NASA, NOAA, USDA, DLR, CSIRO, U.S Census<br />

Bureau ecc, e in ambienti accademici in tutto il mondo(in Italia dal Politecnico di Milano,<br />

Ingegneria ambientale di Trento ecc.).<br />

La motivazione di questa scelta risiede nei seguenti motivi:<br />

- migliori algoritmi di elaborazione rispetto ad altri GIS<br />

- maggiore stabilità, tutte le elaborazioni sono state, infatti, effettuate su workstation<br />

Linux con sistema operativo Opensuse 11.1<br />

- possibilità di gestione di immagini di elevate dimensioni > 5 Gigabytes, poiché le<br />

immagini Quickbird essendo ad elevata risoluzione, sono di conseguenza molto<br />

“pesanti”<br />

- possibilità di integrare insieme l’ambiente raster con l’ambiente vector (capacità di<br />

“GIS ibrido”)<br />

- elevatissimo numero di funzioni per il cleaning e la topologia dei livelli vettoriali.<br />

Elevato numero di moduli per il remote sensing, modelizzazione 3D ecc…<br />

La realizzazione delle tabelle alfanumeriche associate alle geometrie (campo Sigle e<br />

Codice Ligure) è stata effettuata con l’ausilio del GIS Mapinfo, per le intuitive e “user<br />

friendly” possibilità di query SQL.<br />

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4.3 Problematiche e soluzioni per un protocollo di condivisione di dati Habitat<br />

mediante webservice<br />

La realizzazione dell’applicazione <strong>ADM</strong> e delle funzionalità del web-service afferenti agli<br />

habitat ha seguito lo schema utilizzato anche per le specie vegetali e animali.<br />

Sono infatti state decise degli elenchi concordati di specie animali, specie vegetali ed<br />

habitat definiti patrimoniali.<br />

Si è quindi provveduto alla realizzazione di tabelle di appoggio utilizzate dall’applicazione<br />

<strong>ADM</strong> per la interrogazione delle rispettive basi di dati italiane e francesi.<br />

Nelle tabelle successive saranno riassunte le informazioni di base concordate necessarie<br />

alla piena funzionalità dell’applicativo <strong>ADM</strong> tramite funzionalità di web-service.<br />

La realizzazione di un webservice permette l’interrogazione delle rispettive base dati<br />

senza doverne modificare i contenuti e permettendo di visualizzare tutte le informazioni<br />

associate ad ogni record.<br />

Lo schema per la costruzione del webservice è rappresentabile di seguito sotto forma di<br />

diagrammi suddivisi in due fasi:<br />

La prima fase è stata di implementazione vera e propria, predisponendo l’elenco di specie<br />

e di habitat da considerare.<br />

Contestualmente alla fase di implementazione delle tabelle si è provveduto ad alcune<br />

necessarie modifiche e aggiornamenti nomenclaturali delle checklist degli habitat della<br />

Liguria e delle specie vegetali e animali.<br />

Quest’ultime si sono rese necessarie in seguito alla fase di ricognizione in campo che ha<br />

permesso di individuare numerose specie e alcune tipologie di habitat non segnalate in<br />

precedenza.<br />

Sempre durante la prima fase di indagine sono emerse alcune problematicità riguardanti<br />

soprattutto le specie animali e gli habitat.<br />

Nella base dati SILENE dei partner francesi del progetto non sono presenti le specie<br />

animali e non esistono schede alfanumeriche associate a geometrie poligonali per gestire<br />

le varie tipologie di habitat.<br />

Invece nella banca dati italiana, attraverso uno serie di schede habitat identificate da un<br />

numero scheda e da un ID_STAZIONE quest’ultime si possono interfacciare con la parte<br />

vettoriale (geometrica) della cartografia e descrivere in modo soddisfacente le differenti<br />

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combinazioni di mosaico, misto e tutte la altre informazioni necessarie (fattori positivi,<br />

fattori negativi..) unitamente a una relazione di tipo “gerarchico” con gli habitat di direttiva.<br />

Appurate queste differenze, ed essendo stato deciso di modificare nelle rispettive basi dati<br />

soltanto gli aspetti afferenti alle nuove indagini avviate, cioè nuove osservazioni o nuove<br />

segnalazione di habitat e specie, unitamente ad aggiornamenti sulla nomenclatura e sulle<br />

sinonimie, si è proceduto nel caso delle specie animali, a produrre un elenco di specie<br />

patrimoniali corredate dalle necessarie informazioni di decodifica, affinché l’applicazione<br />

potesse estrarre le altre informazioni e poi potesse visualizzare, solo per il territorio ligure,<br />

le segnalazioni in un visualizzatore cartografico.<br />

Per gli habitat si è invece deciso di procedere diversamente. Poiché i partner francesi<br />

avevano predisposto una cartografia nel formato shapefile, si è acquisita la mappa<br />

vettoriale prodotta, e opportunamente riproiettata in un sistema di coordinate compatibile<br />

(UTM, con Datum Wgs84) si sono utilizzate le informazioni alfanumeriche contenute nello<br />

shapefile stesso per costruire le tabelle di servizio necessarie alla consultazione e<br />

all’utilizzo del webservice.<br />

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<strong>ADM</strong>_HABITAT_CORINE<br />

<strong>ADM</strong>_SPECIE<br />

Diagramma 1 – implementazione webservice<br />

La mappa è stata vestita utilizzando le regole previste per la carta degli habitat della<br />

Regione Liguria ed è stata ospitata sul server regionale.<br />

La trasformazione di datum tra il sistema utilizzato in Francia per la realizzazione dei<br />

vettoriali (Conformal Conical Lambert II etendu) e quello utilizzato dall’applicazione <strong>ADM</strong><br />

per la visualizzazione cartografica (UTM 32 – Wgs84) è stata realizzata utilizzando i<br />

seguenti parametri:<br />

name: Lambert Conformal Conic<br />

datum: ntf<br />

<strong>ADM</strong>_ENTI<br />

<strong>ADM</strong>_SPECIE<br />

_LOCALI<br />

<strong>ADM</strong>_ZONE<br />

<strong>ADM</strong>_SINONIMI<br />

_LOCALI<br />

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towgs84: -168.000,-60.000,320.000<br />

proj: lcc<br />

ellps: clark80IGN<br />

a: 6378249.<strong>2000</strong>000002<br />

es: 0.0068034876<br />

f: 293.4660212940<br />

lat_0: 46.8000000000<br />

lat_1: 45.8989189644<br />

lat_2: 47.6960145020<br />

lon_0: 2.33722917<br />

x_0: 600000.0000000000<br />

y_0: 2<strong>2000</strong>00.0000000000<br />

# Geodetic Reference System 1980 (IUGG, 1980)grs80 "Geodetic Reference System<br />

1980"<br />

implementati nel GIS GRASS ((Geographic Resource Analysis Support System).<br />

Di seguito si propongono le caratteristiche delle tabelle utilizzate nel progetto.<br />

<strong>ADM</strong>_ENTI<br />

La tabella contiene i codici e le denominazioni dei Enti che forniscono al progetto le<br />

banche dati che alimentano la base dati di progetto.<br />

COD_ENTE varchar2(10) Pk<br />

DESC_ENTE varchar2(200)<br />

<strong>ADM</strong>_SPECIE<br />

La tabella contiene i codici e le denominazioni delle Specie concordate a livello di<br />

progetto.<br />

Tali termini possono differire dal punto di vista “informatico” dalle relative denominazioni<br />

locali, ma nella sostanza identificano in modo univoco, per il progetto, le specie comuni.<br />

ID_SPECIE_PROGETTO number(10) Pk<br />

SPECIE varchar2(400)<br />

<strong>ADM</strong>_SPECIE_LOCALI<br />

La tabella contiene i codici e le denominazioni locali delle specie con il riferimento al<br />

codice concordato a livello di progetto.<br />

COD_ENTE varchar2(10) Pk Fk verso <strong>ADM</strong>_ENTI<br />

ID_SPECIE_LOCALE varchar2(30) Pk<br />

SPECIE_LOCALE varchar2(400)<br />

ID_SPECIE_PROGETTO number(10) Fk verso <strong>ADM</strong>_SPECIE<br />

<strong>ADM</strong>_SINONIMI_LOCALI<br />

La tabella contiene i codici e le denominazioni locali dei sinonimi con il riferimento al<br />

codice locale della specie.<br />

COD_ENTE varchar2(10) Pk<br />

Fk verso <strong>ADM</strong>_ENTI<br />

Fk verso <strong>ADM</strong>_SPECIE_LOCALE<br />

ID_SINONIMO varchar2(30) Pk<br />

SINONIMO_LOCALE varchar2(400)<br />

ID_SPECIE_LOCALE number(10) Fk verso <strong>ADM</strong>_SPECIE_LOCALE<br />

<strong>ADM</strong>_HABITAT_CORINE<br />

La tabella contiene i codici della codifica Corine e le denominazioni dei singoli partner dei<br />

soli habitat presenti nella zona di progetto.<br />

CODICE varchar2(30) Pk<br />

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COD_ENTE varchar2(10) Fk verso <strong>ADM</strong>_ENTI<br />

HABITAT varchar2(400)<br />

<strong>ADM</strong>_ZONE<br />

La tabella contiene i codici delle unità amministrative nella zona di progetto.<br />

ID number Pk<br />

COD_ZONA varchar2(20)<br />

BBOX varchar2(100)<br />

TIPO varchar2(1)<br />

COD_PADRE varchar2(20) Fk verso <strong>ADM</strong>_ZONE<br />

NOME varchar2(200)<br />

COD_ENTE varchar2(10) Fk verso <strong>ADM</strong>_ENTI<br />

La fase 2 del progetto riguardante sia il popolamento delle rispettive base dati sia<br />

l’implementazione e pubblicazione dei dati dei partner, è potuta avvenire grazie all’insieme<br />

di indagini scientifiche che sono state eseguite concordando con i partner metodologie di<br />

lavoro e protocolli di indagini.<br />

Lo strumento del webservice inoltre permette, una volta stabiliti i criteri di scelta delle<br />

entità (specie, habitat) che si vogliono studiare di poter operare individualmente sulle<br />

proprie rispettive basi di dati, senza apportare modifiche sostanziali, e di poter poi<br />

visualizzare, in un ambiente comune (applicazione <strong>ADM</strong> e visualizzatore cartografico<br />

associato), con un definito sistema di proiezione, le osservazioni e le segnalazioni delle<br />

entità indagate con ad esse associate tutte le informazioni, somiglianze e differenze<br />

presenti in ciascuna banca dati.<br />

La fase di aggiornamento dell’elenco delle entità visualizzabili può essere fatta<br />

modificando solamente le tabelle di relazione e di decodifica dell’applicazione <strong>ADM</strong>,<br />

aggiungendo o togliendo per esempio, specie o tipologie di habitat, similmente il<br />

cambiamento nomenclaturale può esere gestito direttamente dall’applicativo <strong>ADM</strong>, che di<br />

fatto non si comporta come una base dati soggetta ad obsolescenza se non aggiornata,<br />

ma come una semplice “via di accesso” alle singole banche dati e, quindi, aggiornata nella<br />

misura in cui sono aggiornate quest’ultime.<br />

Altro vantaggio risiede nella semplicità di utilizzo e nella rapidità di impiego permettendo di<br />

accedere via web a servizi di consultazione di base dati diverse partendo da un’unica<br />

interfaccia.<br />

Nell’esplicitare la fase di implementazione e di studio, relativamente al comparto habitat<br />

del progetto possiamo indicare brevemente tra i risultati conseguiti:<br />

- oltre 2300 nuovi poligoni habitat ridisegnati nell’area di indagine, in scala 1:10.000,<br />

- individuazione di nuove tipologie di habitat.<br />

- altri riportati nei capitoli successivi.<br />

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5. NUOVA LISTA DEGLI HABITAT E RELATIVA ANALISI<br />

La seguente lista (Tabella 1) comprende tutti gli habitat che sono stati finora rilevati o che<br />

si ritiene presenti nell’area oggetto di indagine. Essa è stata formulata con il contributo dei<br />

partner sia francesi sia italiani e risulta molto più estesa e articolata di quella preliminare<br />

già riportata nella prima relazione del progetto.<br />

Peraltro non deve ancora essere ritenuta definitiva in senso assoluto poiché sono<br />

prevedibili eventuali minori aggiunte in seguito agli accertamenti programmati nelle fasi<br />

finali del progetto.<br />

NOME NOM CODICE/CODE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

Tabella 1 - Checklist condivisa degli habitat<br />

CODLIGURE CORINE EUNIS ALLEGATO<br />

- ANNEX<br />

ITALIA FRANCE<br />

Scogliere Récifs 1170 A.1.2 11.24,<br />

11.25<br />

A3, A4 I 1 0<br />

Vegetazione Végétation annuelle 1210 B.1.2.1 17.2 B2.1 I 1 0<br />

annua delle linee<br />

di deposito marine<br />

des laisses de mer<br />

Scogliere con Falaises avec 1240 B.2 18.22 B3.3 I 1 0<br />

vegetazione delle végétation des côtes<br />

coste<br />

mediterranee con<br />

méditerranéennes<br />

Limonium<br />

endemici<br />

spp.<br />

Fiumi alpini con Rivières alpines avec 3220 C.2.1.1 24.221, C3.551- I 1 0<br />

vegetazione végétation ripicole<br />

24.222 C3.552<br />

riparia erbacea herbacée<br />

Fiumi alpini con Rivières alpines avec 3240 C.2.1.2 24.224 F9.11 I 1 1<br />

vegetazione végétation ripicole<br />

riparia legnosa a ligneuse à Salix<br />

Salix elaeagnos elaeagnos<br />

Fiumi delle Rivières des étages 3260 C.2.3 24.4 C2.1B I 1 0<br />

pianure e montani planitiaire à<br />

con vegetazione montagnard avec<br />

del Ranunculion végétation du<br />

fluitantis e Ranunculion fluitantis<br />

Callitricho-<br />

et du Callitricho-<br />

Batrachion Batrachion<br />

Saliceti a Salix Saussaies à Saule 3280 C.2.5.2.1 44.122 F9.12 I 1 1<br />

purpurea<br />

pourpre<br />

mediterranei méditerranéennes<br />

Lande secche Landes séches 4030 D.1.1 31.2 F4.2 I 1 1<br />

europee<br />

européennes<br />

Lande alpine e Landes alpines et 4060 D.1.2 31.4 F2.2 I 1 1<br />

boreali<br />

boréales<br />

Boscaglie di Pinus Fourrés à Pinus mugo 4070 nv 31.5 F2.43 I 0 1<br />

mugo e et Rhododendron<br />

Rhododendron hirsutum (Mugohirsutum<br />

(Mugo- Rhododendretum<br />

Rhododendretum<br />

hirsuti)*<br />

hirsuti)*<br />

Lande oro- Landes oro- 4090 D.1.3 31.7 F7.4 I 0 1<br />

mediterraneeméditerranéennes endemiche a endémiques à genêts<br />

ginestre spinose épineux<br />

Formazioni stabili Formation stables 5110 D.2.1.1.1 31.82 F3.12 I 0 1<br />

xerotermofile a xérothermophiles à<br />

Buxus<br />

Buxus sempervirens<br />

sempervirens sui des pentes rocheuses<br />

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NOME NOM CODICE/CODE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

pendii rocciosi<br />

(Berberidion p.p.)<br />

Formazioni<br />

Juniperus<br />

a<br />

communis su<br />

lande<br />

calcicoli<br />

Matorral<br />

o prati<br />

arborescenti<br />

Juniperus spp.<br />

di<br />

Formazioni basse<br />

di euforbie vicino<br />

alle scogliere<br />

Arbusteti termomediterranei<br />

pre-desertici<br />

e<br />

Garighe a Genista<br />

cinerea<br />

Formazioni erbose<br />

calcicole rupicole<br />

o basofile<br />

dell'Alysso-Sedion<br />

albi<br />

Formazioni erbose<br />

calcicole alpine e<br />

subalpine<br />

Praterie xerofile a<br />

Sesleria e carici<br />

sempreverdi<br />

Formazioni erbose<br />

secche<br />

seminaturali e<br />

facies coperte da<br />

cespugli su<br />

substrato calcareo<br />

(Festuco -<br />

Brometalia) (*<br />

notevole fioritura<br />

di orchidee)<br />

Percorsi<br />

substeppici di<br />

graminacee e<br />

piante annue dei<br />

Thero-<br />

Brachypodietea<br />

Comunità<br />

Brachypodium<br />

phoenicoides<br />

a<br />

Praterie ad<br />

Aphyllanthes e<br />

steppe supramediterranee<br />

Formazioni erbose<br />

a Nardus, ricche di<br />

specie, su<br />

substrato siliceo<br />

delle zone<br />

montane (e delle<br />

zone submontane<br />

dell'Europa<br />

continentale)<br />

Dehesas con<br />

Quercus<br />

sempreverde<br />

spp.<br />

Prat. umide medit.<br />

con piante<br />

erbacee alte del<br />

(Berberidion p.p.)<br />

Formations à<br />

Juniperus communis<br />

sur landes ou<br />

pelouses calcaires<br />

Matorrals<br />

arborescents à<br />

Juniperus spp.<br />

Formations basses<br />

d'euphorbes près des<br />

falaises<br />

Fourrés thermoméditerranéens<br />

et<br />

pré-désertiques<br />

Garrigues à Genista<br />

cinerea<br />

Pelouses rupicoles<br />

calcaires ou basiphiles<br />

du Alysso-Sedion albi*<br />

Pelouses calcaires<br />

alpines et subalpines<br />

Versants à Seslérie et<br />

Laîches<br />

sempervirentes<br />

Pelouses sèches<br />

semi-naturelles et<br />

faciès<br />

d'embuissonnement<br />

sur calcaires (Festuco<br />

Brometalia)(*sites<br />

d'orchidées<br />

remarquables)*<br />

Parcours<br />

substeppiques de<br />

graminées et<br />

annuelles du Thero-<br />

Brachypodietea*<br />

Gazons à Brachypode<br />

de Phénicie<br />

Pelouses à<br />

Aphyllanthes<br />

Formations herbeuses<br />

à Nardus, riches en<br />

espéces, sur substrat<br />

siliceux des zones<br />

montagnardes et de<br />

zones<br />

submontagnardes de<br />

l'Europe continentale)<br />

Dehesas à Quercus<br />

spp. sempervirens<br />

Prairies humides<br />

médit. à grandes<br />

herbes de Molinio-<br />

CODLIGURE CORINE EUNIS ALLEGATO<br />

- ANNEX<br />

ITALIA FRANCE<br />

5130 D.2.1.2.1 31.88 F3.16 I 1 1<br />

5210 D.2.1.3.1 32.13 F5.13 I 1 1<br />

5320 D.2.2.1.1 32.217 F5.517 I 1 1<br />

5330 D.2.3.1 32.22-<br />

32.26<br />

F5.52 -<br />

F5.56<br />

I 1 1<br />

?5330 D.2.3.1.5 32.62 F6.62 I 1 1<br />

6110 E.1.1.1 34.11 E1.11 I 1 1<br />

6170 E.1.3 ? 36.41 E4.4 I 1 1<br />

6170 >E.1.3.1.1 36.431 E4.4111 I ? 1<br />

6210 E.2.1 34.31 E1.2 I 1 1<br />

6220 E.2.2 34.5 E1.3 I 1 1<br />

6220 E.2.2.2.1 34.36 E1.2A I 1 1<br />

6220 D.2.2.2.1.2 34.721 E1.52 I 1 1<br />

6230 E.2.3.1 36.31 E4.31,<br />

E1.71<br />

6310 ? 32.11 x<br />

84.6<br />

F5.11,<br />

E7.3<br />

I 1 1<br />

I 1 0<br />

6420 E.4.1.2.1 37.4 E3.1 I 1 0<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

NOME NOM CODICE/CODE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

Molinio-<br />

Holoschoenion<br />

Bordure planiziali,<br />

montane e alpine<br />

di megaforbie<br />

idrofile<br />

Praterie magre da<br />

fieno a bassa<br />

altitudine<br />

(Alopecurus<br />

pratensis,<br />

Sanguisorba<br />

officinalis)<br />

Prati falciati<br />

montani<br />

subalpini<br />

Sorgenti<br />

e<br />

pietrificanti con<br />

formazione<br />

travertino<br />

di<br />

(Cratoneurion) *<br />

Torbiere<br />

alcaline<br />

basse<br />

Ghiaioni calcarei e<br />

scistocalcarei<br />

montani e alpini<br />

(Thlaspietea<br />

rotundifolii)<br />

Pietraie e ghiaioni<br />

termofili<br />

Mediterraneo<br />

del<br />

occidentale e delle<br />

Alpi<br />

Pareti rocciose<br />

calcaree con<br />

vegetazione<br />

casmofitica<br />

Rocce silicee con<br />

vegetazione<br />

pioniera del Sedo-<br />

Scleranthion o del<br />

Sedo albi-<br />

Veronicion dillenii<br />

Pavimenti calcarei<br />

*<br />

Falde rocciose<br />

superficiali<br />

pavimentazioni<br />

e<br />

calcaree naturali,<br />

prive o quasi di<br />

vegetazione<br />

Grotte non ancora<br />

sfruttate a livello<br />

turistico<br />

Faggeti del<br />

Luzulo-Fagetum<br />

Faggeti calcicoli<br />

dell’Europa<br />

Centrale<br />

Cephalanthero-<br />

Fagion<br />

del<br />

Foreste alluvionali<br />

di Alnus glutinosa<br />

e F.xinus excelsior<br />

(Alno-Padion,<br />

Alnion incanae,<br />

Salicion albae) *<br />

Holoschoenion<br />

Mégaphorbiaies<br />

hydrophiles d'ourlets<br />

planitiaires et des<br />

étages montagnard à<br />

alpin<br />

Pelouses maigre de<br />

fauche<br />

altitude<br />

de basse<br />

Prairies de fauche<br />

montagnardes<br />

subalpine<br />

et<br />

Sources pétrifiantes<br />

avec formation de<br />

travertins<br />

(Cratoneurion)*<br />

Tourbières basses<br />

alcalines<br />

Éboulis calcaires et de<br />

schistes calcaires des<br />

étages montagnard à<br />

alpin (Thlaspietea<br />

rotundifolii)<br />

Éboulis ouestméditerranéens<br />

et<br />

thermophiles<br />

CODLIGURE CORINE EUNIS ALLEGATO<br />

- ANNEX<br />

6430 E.4.2 37.7,<br />

37.8<br />

E5.4,<br />

E5.5<br />

ITALIA FRANCE<br />

I 1 1<br />

6510 E.5.1.1 38.2 E2.2 I 1 1<br />

6520 E.5.1.2 38.3 E2.3 I 1 ?<br />

7220 F.2.1.1 54.12 C2.121 I 1 1<br />

7230 F.1.4.1 54.2 D4.1 I 1 1<br />

8120 ? 61.2 H2.4 I 1 1<br />

8130 G.1.3 61.3 H2.5,<br />

H2.6<br />

I 1 1<br />

Pentes rocheuses 8210 G.2.1 62.1 H3.2 I 1 1<br />

calcaires<br />

végétation<br />

avec<br />

chasmophytique<br />

Roches siliceuses 8230 G.3.1 62.42 H3.6 I 1 1<br />

avec végétation<br />

pionniére du Sedo-<br />

Scleranthion ou du<br />

Sedo<br />

dillenii<br />

albi-Veronicion<br />

Pavements calcaires* 8240 G.4.1 62.3 H3.511 I 1 1<br />

Dalles rocheuses 8240? >G; G.7 62.3 H3.5 0? 1 1<br />

Grottes non exploitées<br />

par le tourisme<br />

Hêtraies du Luzulo-<br />

Fagetum<br />

Hêtraies calcicoles<br />

médio-européennes à<br />

Cephalanthero-Fagion<br />

Forêts alluviales à<br />

Alnus glutinosa et<br />

Fraxinus excelsior<br />

(Alno-Padion, Alnion<br />

incanae, Salicion<br />

albae)*<br />

8310 G.6.1 65 H1 I 1 1<br />

9110 H.1.1.1.1.1 41.11 G1.61 I 1 1<br />

9150 H.1.1.1.3 41.16 G1.66 I 1 1<br />

91E0 H.1.1.6.1 44.3,<br />

44.2,<br />

44.13<br />

G1.111,<br />

G1.121,<br />

G1.122<br />

I 1 1<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

NOME NOM CODICE/CODE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

Boschi pannonici<br />

di Quercus<br />

pubescens *<br />

Foreste di<br />

versanti, ghiaioni e<br />

valloni del Tilio-<br />

Acerion*<br />

Foreste<br />

Castanea sativa<br />

di<br />

Foreste a galleria<br />

di Salix alba e<br />

Populus alba<br />

Foreste di<br />

Quercus<br />

Quercus<br />

ilex e<br />

rotundifolia<br />

Foreste alpine di<br />

Larix decidua e/o<br />

Pinus cembra<br />

Pinete<br />

mediterranee di<br />

pini mesogeni<br />

endemici<br />

Foreste<br />

d'Aleppo<br />

di pino<br />

provenzali-liguri<br />

Foreste<br />

endemiche<br />

Juniperus spp.*<br />

Pozze,<br />

abbeveratoi,<br />

cisterne etc<br />

di<br />

Forêts pannoniques<br />

de Quercus<br />

pubescens<br />

Forêts de pentes,<br />

éboulis ou ravins du<br />

Tilio-Acerion*<br />

Forêts de Castanea<br />

sativa<br />

Forêts-galeries à Salix<br />

alba et Populus alba<br />

Forêts à Quercus ilex<br />

et Quercus rotundifolia<br />

Forêts alpines à Larix<br />

decidua et/ou Pinus<br />

cembra<br />

Pinèdes<br />

méditerranéennes de<br />

pins mésogéens<br />

endémiques<br />

Forèts de Pins d'Alep<br />

provenço-liguriennes<br />

Forêts endémiques à<br />

Juniperus spp.*<br />

Flaques d'eau,<br />

abreuvoires, citernes,<br />

etc<br />

CODLIGURE CORINE EUNIS ALLEGATO<br />

- ANNEX<br />

ITALIA FRANCE<br />

91H0 H.1.1.4 41.73 G1.7374 I 1 0<br />

9180 ? H.1.1.3.2 41.4 G1.4 I 0 1<br />

9260 H.1.2.1 41.9 G1.7D5 I 1 1<br />

92A0 H.1.2.3.4 44.141,<br />

44.6<br />

G1.112,<br />

G1.3<br />

I 1 1<br />

9340 H.1.3.2 45.3 G2.1 I 1 1<br />

9420 H.2.1.3 42.31,<br />

42.32<br />

G3.21-<br />

G3.22<br />

I 1 1<br />

9540 H.2.2.1 42.8 G3.7 I 1 ?<br />

9540 H.2.2.1.2 42.843 G3.74 I 1 1<br />

9560 nv 42.A2-<br />

42.A5,<br />

42.A8<br />

G3.9 I 0 1<br />

Null C.1.2.2.2 22 J5, C1 0 1 1<br />

Laghi artificiali Réservoirs Null C.1.2.2.1 22 J5 0 1 1<br />

Acque correnti Lits des riviéres Null C.2.7 24.1 C2 0 1 1<br />

Altre brughiere e Autres bruyères ou Null ? 31 F4 0 1 1<br />

cespuglieti a broussailles<br />

carattere<br />

essentiellement<br />

prevalentemente montagneuuses ou<br />

montano<br />

submontano<br />

o submontagneuses<br />

Arbusteti e Fourrés ou Null D.1.1.3.1 31.8C F3.17 0 1 ?<br />

mantelli a nocciolo broussailles<br />

Corylus avellana<br />

de<br />

Cespuglieti e<br />

brughiere a<br />

Genista cinerea a<br />

carattere montano<br />

Comunità<br />

supramediterranee<br />

di Pteridium<br />

aquilinum<br />

Cespuglieti mesoxerofili<br />

a Cotinus<br />

coggyria<br />

Cespuglieti<br />

calcicoli a Rubus<br />

ulmifolius e<br />

Coriaria myrtifolia<br />

Altre macchie,<br />

garighe o<br />

cespuglieti a<br />

carattere<br />

prevalentemente<br />

mediterraneo o<br />

submediterraneo<br />

Cespuglieti<br />

termofili a Pistacia<br />

Garrigues ou<br />

broussailles<br />

montagnardes à<br />

Genista cinerea<br />

Landes supraméditerranéennes<br />

à<br />

Fougères<br />

Fruticées mésoxérophiles<br />

à Cotinus<br />

coggyria<br />

Fourrés calcicoles à<br />

Rubus ulmifolius et<br />

Coriaria myrtifolia<br />

Autres types des<br />

maquis, garrigue ou<br />

brousses<br />

principalement<br />

Méditerranée ou<br />

subméditerranéennes<br />

Fourrés thermophiles<br />

à Pistacia lentiscus et<br />

Null D.1.2.3.1 32.62 F6.62 0 1 1<br />

Null Null 31.863 E5.33 0 1 1<br />

Null D.2.4.1.2.1 31.89 F3.2 0 1 1<br />

Null D.1.1.2.1.1 31.891 F3.2 0 1 1<br />

Null ? 32 F5 0 1 1<br />

Null D.2.3.1.3 32.214 F5.514 0 1 1<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

NOME NOM CODICE/CODE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

lentiscus e<br />

Rhamnus<br />

alaternus<br />

Cespuglieti<br />

occidentali a<br />

Phillyrea<br />

Garighe a Cistus<br />

albidus<br />

Garighe<br />

supramediterranee<br />

Comunità di<br />

Spartium junceum<br />

Margini di boschi<br />

termofili<br />

Altre brughiere e<br />

cespuglieti a<br />

carattere<br />

prevalentemente<br />

alpino o subalpino<br />

Altri tipi di faggeta<br />

(faggete centrosudeuropee)<br />

Boschi di Quercus<br />

pubescens della<br />

Francia orientale<br />

Boschi di Ostrya<br />

carpinifolia<br />

dominante<br />

supramediterraneo<br />

Boschi di Ostrya<br />

carpinifolia<br />

dominante<br />

montano<br />

Boschi misti di<br />

latifoglie<br />

Rhamnus alaternus<br />

Fourrés occidentaux à<br />

Phillyrea<br />

Garrigues à Cistus<br />

albidus<br />

Garrigues<br />

supraméditerranéenne<br />

Champs de Spartium<br />

junceum<br />

Lisières xérothermophiles<br />

Autres broussailles<br />

essentiellement<br />

alpines ou subalpines<br />

Autres types de bois<br />

de hêtre<br />

Chênaies<br />

pubescentes<br />

orientales<br />

Bois de Charmes<br />

houblon<br />

méditerranéenssupra-<br />

Bois de Charmes<br />

houblon montagnards<br />

Forêts mixte de<br />

feuillus<br />

CODLIGURE CORINE EUNIS ALLEGATO<br />

- ANNEX<br />

ITALIA FRANCE<br />

Null >D.2.3 32.21A3 F5.51A3 0 ? 1<br />

Null D.2.2.2.1.1.2 32.431 F6.13 0 ? 1<br />

Null >D.2.3 32.6 F6.6 0 1 1<br />

Null D.1.1.2.2.2 32.A F5.4 0 1 1<br />

Null Null 34.41 E5.2 1 1<br />

Null Null 36 F2 0 1 1<br />

Null H.1.1.1 41.17 G1.6 0 1 1<br />

Null Null 41.73 G1.73 0 0 1<br />

Null >H.1.2.2 41.812 G1.7C1 0 1 1<br />

Null >H.1.2.2 41.813 G1.7C1 0 1 1<br />

Null ? 41.8,<br />

41.2-<br />

41.4,<br />

41.A-<br />

41.F,<br />

41.H<br />

G1.7/P-<br />

41.8 &<br />

G1.A<br />

0 1 1<br />

Altri boschi di Autres forêts de Null ? 42 G3 0 ? 1<br />

conifere alpini conifères alpines<br />

Boschi misti di Forêts mixtes de Null H.1.1 X H.2 43 G4 0 1 1<br />

conifere e latifoglie conifères et feuillus<br />

Foreste neutrofile Sapinières<br />

Null H.2.1.2 42.112 G3.112 0 1 1<br />

medio-europee di neutrophiles de la<br />

Abies sp., spesso<br />

in associazione ai<br />

boschi di Faggio<br />

zone du Hêtre<br />

Foreste perialpine Forèts péri-alpines à Null 42.591 G3.49 0 0 1<br />

a bosso e Pino Buis de Pins<br />

silvestre<br />

sylvestres<br />

Rimboschimenti a Reboisement à pin Null 42.6 G3.57 0 0 1<br />

pino nero<br />

noir (Pinus nigra)<br />

Boschi di Pinus Forêts de Pin Null H.2.1.4.1 43.58, G3.48, 0 1 1<br />

sylvestris<br />

sylvestre<br />

42.59 G3.49<br />

Canneti Cannieres Null I.6.1 53.6 C3.3 0 1 ?<br />

Popolamenti ad Peuplements de Null I.6.1.1 53.62 C3.32 0 1 1<br />

Arundo donax Cannes de Provence<br />

Edifici e altri Bâtiments et autre Null I.5.5.3 8 J1.31, 0 1 1<br />

manufatti<br />

artefacts traditionnels<br />

J2<br />

tradizionali<br />

pietra<br />

in en pierre<br />

Oliveti Oliveraies Null I.5.2.1 83.11 G2.91 0 1 1<br />

Oliveti<br />

coltivazione<br />

in Oliveraies cultivés Null I.5.2.1.1 83.11 G2.91 0 1 ?<br />

Oliveti<br />

Oliveraies<br />

Null I.5.2.1.2 83.11 G2.91 0 1 ?<br />

abbandonati abandonées<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

NOME NOM CODICE/CODE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

CODLIGURE CORINE EUNIS ALLEGATO<br />

- ANNEX<br />

ITALIA FRANCE<br />

Muri a secco Murs de pierre Null I.5.5.2 84 J2.4 0 1 1<br />

Siepi, orli e<br />

ambienti ecotonali<br />

particolarmente<br />

significativi<br />

Ecomosaici<br />

agricoli<br />

Aree urbane<br />

densamente<br />

edificate<br />

Aree scarsamente<br />

edificate<br />

Haies,<br />

écotones<br />

bords et Null I.5.5.1 84.2 FA 0 1 1<br />

particulièrement<br />

important<br />

Eco-mosaïque<br />

agricole<br />

Null I.5.4 84.4 X08 0 1 1<br />

Villes Null I.1.1 86.1 J1 1 1<br />

Villes Null I.1.2 86.1 J2 1 1<br />

Aree estrattive? Carrières Null I.3? 86.41 J3 1 1<br />

Corpi idrici<br />

altamente artificiali<br />

e strutture<br />

annesse<br />

Eaux douces Null C.1.2.2 89 J5 0 1 1<br />

L’analisi delle tabella 1 e il suo confronto con quelle delle precedenti relazioni evidenzia un<br />

ulteriore incremento dovuto soprattutto al criterio estensivo relativo alla cartografia a<br />

copertura totale, non limitata ai soli habitat emergenti e al reperimento di nuove tipologie di<br />

habitat nel corso delle campagne di rilevamento che hanno determinato anche variazioni<br />

sul quadro generale degli habitat della Liguria (cfr. Tabella 2).<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 31


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

CODICE_LI_H NOME HABITAT<br />

LIGURIA<br />

D.1.2.4<br />

Altre brughiere e<br />

cespuglieti a<br />

carattere<br />

prevalentemente<br />

alpino o subalpino 4<br />

E.1.3 .1.1.4 Aspetti discontinui<br />

e frammentari a<br />

Sesleria e Carex<br />

sempervirens 6<br />

E.2.2.4 Habitat con<br />

vegetazione<br />

riferibile al<br />

Phlomido<br />

lychnitidis-<br />

Brachypodion<br />

retusi 4<br />

E.2.2.4.1 Praterie ad<br />

Aphyllanthes e<br />

steppe supra-<br />

mediterranee 5<br />

E.4 Formazioni<br />

erbacee<br />

mesoigrofile e orli<br />

mesofili o<br />

mesotermofili 2<br />

E.4.3 Margini di boschi<br />

termofili e altri<br />

aspetti<br />

mesotermofili di<br />

orlo 3<br />

E.4.3.1 Aspetti di<br />

vegetazione<br />

riferibile alla classe<br />

Trifolio medii-<br />

Geranietea<br />

E.6 Comunità di<br />

Pteridium<br />

sanguinei 4<br />

aquilinum 2<br />

E.6.1 Comunità<br />

supramediterranee<br />

di Pteridium<br />

aquilinum 3<br />

E.7 Aspetti diversi di<br />

vegetazione<br />

sinantropica 2<br />

Tabella 2 - Aggiunte e correzioni del sistema regionale degli habitat<br />

LIVELLO Sigla Relazione/sigla nat<strong>2000</strong> Relazione/nat<strong>2000</strong> MACRO_MICRO_H RIF_FITOSOC_H RUOLO_DINAM_H METODO_RILEV_H PERIODO_MON_H<br />

A.arb.a<br />

31<br />

33<br />

33<br />

PRI<br />

PRI<br />

PRI<br />

A.Pt<br />

A.Pt<br />

A.Sin<br />

< - - Macro_Micro Dummy MPE FTS 5<br />

< 6170 < Macro_Micro Dummy ICO FTS 5<br />

< 6220 < Macro_Micro Dummy MPE FTS 2<br />

< 6220 < Macro_Micro Dummy MPE FTS 2<br />

= - - Micro Dummy VAR FST dummy<br />

< - - Micro Dummy ICO FTS 5<br />

< - - Micro Dummy ICO FTS 5<br />

= - - Macro_Micro Dummy MPE FTS 5<br />

< - - Macro_Micro Dummy MPE FTS 5<br />

= - - Macro_Micro Dummy SOS FST 5<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

CODICE_LI_H NOME HABITAT<br />

LIGURIA<br />

E.7.1 Megaforbieti<br />

ruderali e nitrofili<br />

per la massima<br />

parte riferibili alla<br />

classe<br />

Artemisietea<br />

vulgaris 3<br />

E.7.1.1 Vegetazione<br />

sinantropica<br />

riferibile all'ordine<br />

Artemisietalia<br />

vulgaris 4<br />

E.7.1.1.1 Megaforbieti<br />

riferibili all'alleanza<br />

Arction lappae 5<br />

E.7.1.1.2 Megaforbieti<br />

nitrofili riferibili<br />

all'alleanza<br />

Rumicion<br />

pseudalpini 6<br />

H.1.1.1.6 Altri tipi di faggeta<br />

(faggete centro-<br />

sudeuropee) 5<br />

H.1.1.3 Boschi e boscaglie<br />

di acero, frassino,<br />

carpino bianco,<br />

tiglio e/o altre<br />

specie montane 4<br />

H.1.1.3.5 Boschi e boscaglie<br />

di Alnus viridis 5<br />

H.1.1.3.6 Boschi e boscaglie<br />

di Sorbus<br />

aucuparia 5<br />

H.1.2.2.4 Altri boschi a<br />

carattere montano,<br />

con Ostrya<br />

carpinifolia<br />

dominante 5<br />

D.2.3.1.5 Formazioni<br />

arbustive o<br />

erbaceo-arbustive<br />

mediterranee o<br />

termomediterranee<br />

caratterizzate da<br />

Genista cinerea 5<br />

D.2.3.1.5.1 Habitat arbustivi o<br />

erbaceo-arbustivi<br />

LIVELLO Sigla Relazione/sigla nat<strong>2000</strong> Relazione/nat<strong>2000</strong> MACRO_MICRO_H RIF_FITOSOC_H RUOLO_DINAM_H METODO_RILEV_H PERIODO_MON_H<br />

6<br />

A.Sin<br />

A.Sin<br />

A.Sin<br />

A.Sin<br />

A.Fs<br />

A.bl<br />

A.bl.Av<br />

A.bl.Sau<br />

A.bl.Oc<br />

28<br />

28<br />

< - - Macro_Micro Dummy SOS FTS 5<br />

< - - Macro_Micro Dummy SOS FTS 5<br />

< - - Macro_Micro Dummy SOS FTS 5<br />

< - - Macro_Micro Dummy SOS FTS 5<br />

= - - Macro Dummy PRC FST 5<br />

< - - Macro Dummy PRC FST 5<br />

= - - Macro Dummy PRC FTS 5<br />

= - - Macro Dummy PRC FTS 5<br />

= - - Macro Dummy PAC FTS 5<br />

< 5330 < Macro_Micro Dummy MPE FTS 5<br />

< 5330 < Macro_Micro Dummy MPE FTS 5<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 33


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

CODICE_LI_H NOME HABITAT<br />

LIGURIA<br />

termomediterranei<br />

xerofili con<br />

vegetazione<br />

riferibile al<br />

Lavandulo<br />

angustifoliae-<br />

Genistion cinereae<br />

D.2.3.1.5.2 Formazioni<br />

mediterranee<br />

riferibili<br />

all’associazione<br />

Euphorbio<br />

spinosae-<br />

Genistetum<br />

cinereae 6<br />

In azzurro<br />

gli habitat<br />

aggiunti<br />

LIVELLO Sigla Relazione/sigla nat<strong>2000</strong> Relazione/nat<strong>2000</strong> MACRO_MICRO_H RIF_FITOSOC_H RUOLO_DINAM_H METODO_RILEV_H PERIODO_MON_H<br />

28<br />

< 5330 < Macro_Micro Dummy MPE FTS 5<br />

In verde i<br />

campi<br />

modificati<br />

Per D.2.3.1.5 il codice già esistente è stato utilizzato per nuovo habitat così che vale sia come modifica sia come aggiunta<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

6. DESCRIZIONE DEGLI HABITAT<br />

Di seguito vengono riportate schede illustrative dei singoli habitat (habitat dell’All.I Direttiva<br />

92/43, Habitat di specie e altri habitat) in ordine per codice del sistema ligure. Per gli<br />

habitat dell’All. I Dir. 92/43 viene riportata una sisntesi del recente manuale interpretativo<br />

italiano con informazioni utili a individuare i caratteri, l’inquadramento fitosociologico e i<br />

processi dinamici, nonché una cartina che evidenzia la distribuzione in Italia; vengono<br />

inoltre riportate indicazioni sulle caratteristiche, prevalentemente distributive (mediante<br />

raffigurazione cartografica di sintesi) e sulle superfici rilevate nell’area di progetto (esclusi<br />

gli elementi di connessione della rete ecologica ligure, REL) e infine una sintesi della<br />

valutazione dello stato conservativo degli habitat stessi. Per gli habitat che non sono<br />

elencati nell’Allegato I dir. 92/43 sono riportati invece solo i caratteri relativi alla presenza<br />

nell’area di progetto.<br />

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1170 - Scogliere<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

NOME NOM<br />

CODICE NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

A.1.2 Scogliere Récifs 1170<br />

CORINE EUNIS<br />

11.24,<br />

11.25<br />

A3,<br />

A4<br />

ALLEGATO NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

I 1 0<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Le scogliere possono essere concrezioni di origine sia biogenica sia geogenica. Sono<br />

substrati duri e compatti su fondi solidi e incoerenti o molli, che emergono dal fondo<br />

marino nel piano sublitorale e litorale. Le scogliere possono ospitare una zonazione di<br />

comunità bentoniche di alghe e specie animali nonché concrezioni e concrezioni<br />

corallogeniche.<br />

Le associazioni di substrato duro (scogliere) di alghe molli e calcaree dei piani del sistema<br />

fitale del Mediterraneo possono trovarsi in contatto catenale con varie fitocenosi ad<br />

Angiosperme marine della Classe Zosteretea marinae<br />

Pignatti 1953 e ad alghe sifonali del genere Caulerpa<br />

della classe Caulerpetea Giaccone e Di Martino 1997.<br />

L’habitat 1170 è talora in contatto con l’habitat 1110<br />

“Banchi di sabbia a debole copertura permanente di<br />

acqua marina” che occupa le superfici della Biocenosi del<br />

Detrico Costiero e della Biocenosi delle Sabbie Fini ben<br />

Calibrate con associazioni a Rodoliti che possono<br />

formare estesi letti con alghe calcaree ed evolvere verso<br />

scogliere biogeniche (Coralligeno di Piattaforma).<br />

L’habitat 1170 inoltre talora è in contatto con l’habitat<br />

8330 “Grotte marine sommerse o semisommerse” sia<br />

nella parte più esterna delle grotte emerse o<br />

semisommerse nei piani superiori sia negli ambienti<br />

circalitorali semioscuri.<br />

L’edificazione delle scogliere biogeniche, sia superficiali sia di profondità, richiede tempi<br />

lunghissimi. Queste formazioni hanno pertanto notevole importanza scientifica e<br />

paesaggistica. Le formazioni superficiali, in particolare, sono soggette a molti fattori di<br />

disturbo quali il calpestamento, l’attracco delle barche da turismo, l’inquinamento delle<br />

acque superficiali e richiedono specifiche misure<br />

di gestione e conservazione.<br />

(Spampinato<br />

et al. in AAVV, 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO:<br />

L’habitat è limitato all’orlo di contatto col mare della maggior parte della linea costiera del<br />

SIC “Capo Mortola” in cui occupa una superficie di circa 3,4 ettari, talora periodicamente<br />

sommersi e si presenta nel piano sopralitorale per circa 25% a mosaico e circa 75% in<br />

continuità con l’habitat 1240 che caratterizza le rocce soprastanti. Ovviamente risulta<br />

molto più sviluppato nel SIC marino antistante (Fondali di Capo Mortola-San Gaetano).<br />

In anni recenti questo habitat e le biocenosi che lo caratterizzano sono stati oggetto di<br />

indagini (Vota, 2008) impiegate per la redazione di norme di conservazione discusse con i<br />

soggetti interessati (operatori della pesca professionale, della pesca ricreativa, del diving e<br />

della nautica) e in fase di adozione come regolamento del SIC marino e dell’Area di tutela<br />

marina di Capo Mortola, inclusa nell’Area Protetta<br />

Regionale dei <strong>Giardini</strong> Botanici <strong>Hanbury</strong><br />

ai sensi della legge istitutiva di questa stessa.<br />

L’importanza scientifica ed ecologica di questo tipo di habitat è notevole. e nel sito<br />

considerato assomma interessi scientifici soprattutto legati alle biocenosi animali<br />

estremamente ricche e agli aspetti geologici caratterizzati dalla presenza di fossili che<br />

testimoniano<br />

gli eventi paleogeografici all’origine di Capo Mortola.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fig. 11 - Localizzazione dell’habitat 1170 nell’area di progetto<br />

(in tratteggio la parte a<br />

mosaico con altri habitat)<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Sulla base di osservazioni e valutazioni effettuate da esperti biologi marini, conoscitori<br />

della zona l’habitat è in buone condizioni presso la riva, mentre evidenzia alterazioni e<br />

problemi significativi nella parte sommersa compresa nell’adiacente SIC marino,<br />

soprattutto in relazione a prelievi da parte di subacquei, ancoraggi ed eccessiva<br />

frequentazione di natanti. Sono in corso di redazioni progetti più accurati di monitoraggio.<br />

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1210 - Vegetazione annua delle linee di deposito marine<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

B.1.2.1<br />

NOME NOM<br />

Vegetazione annua<br />

delle linee di deposito<br />

marine<br />

Végétation<br />

annuelle des<br />

laisses de mer<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

1210 17.2 B2.1 I 1 0<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Formazioni erbacee, annuali (con vegetazione terofitica-alonitrofila) che colonizzano le<br />

spiagge sabbiose e ciottoli fini, in prossimità della battigia dove il materiale organico<br />

portato dalle onde si accumula e si decompone creando un substrato ricco di sali marini e<br />

di sostanza organica in decomposizione. L’habitat è diffuso lungo tutti i litorali sedimentari<br />

italiani e del Mediterraneo dove si sviluppa in contatto con la zona afitoica, in quanto<br />

periodicamente raggiunta dalle onde, e, verso l’entroterra, con le formazioni psammofile<br />

perenni.<br />

La fisionomia è caratterizzata da Cakile maritima subsp.<br />

maritima, Salsola kali, S. soda, Euphorbia peplis,<br />

Polygonum maritimum, Matthiola sinuata, M. tricuspidata,<br />

Atriplex latifolia, A. tatarica var. tornabeni, Raphanus<br />

raphanistrum ssp. maritimus, Glaucium flavum. Frequente<br />

in questa vegetazione è la presenza di giovani individui di<br />

Elymus farctus (= Elytrigia juncea, Agropyron junceum) o<br />

di Sporobolus arenarius a causa del contatto catenale con<br />

la vegetazione delle dune embrionali mentre altre specie<br />

psammofile perenni degli stessi ambienti vi si possono<br />

solo occasionalmente rinvenire: Euphorbia paralias,<br />

Medicago marina, Otanthus maritimus, Eryngium<br />

maritimum. Xanthium italicum di dubbio indigenato è<br />

specie piuttosto diffusa.<br />

Le formazioni erbacee terofitiche colonizzanti le spiagge sabbiose ricche di detriti organici<br />

sono spesso riconducibili all’associazione Salsolo kali–Cakiletum maritimae Costa e<br />

Manzanet 1981 nom. mut. propos. in Rivas-Martínez et al. 2002, essendo la più diffusa in<br />

Italia e nel resto del Mediterraneo, oltre che ad altre associazioni dell’alleanza Euphorbion<br />

peplis Tx 1950. Questo habitat è inoltre caratterizzato da cenosi appartenenti all’alleanza<br />

Thero-Atriplicion Pignatti 1953. Entrambe queste alleanze sono annoverate nell’ordine<br />

Euphorbietalia peplis Tx 1950, classe: Cakiletea maritimae Tüxen & Preising ex Br.-Bl. &<br />

Tüxen 1952.<br />

E’ un habitat pioniero che rappresenta la prima fase di colonizzazione da parte della<br />

vegetazione superiore fanerogamica nella dinamica di costruzione delle dune costiere.<br />

Prende quindi contatto da un lato, con le comunità dunali delle formazioni embrionali<br />

riconducibili all’habitat 2110 "Dune embrionali mobili" e dall'altro lato con la zona afitoica,<br />

periodicamente raggiunta dalle onde. (Biondi e Galdenzi in AAVV, 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO:<br />

Habitat estremamente localizzato e frammentario che ricopre una superficie di appena<br />

0,03 ettari sul margine Est della linea costiera del SIC Capo Mortola, soggetto a forti<br />

variazioni determinate dalle condizioni del mare. Altri frammenti puntiformi sono presenti<br />

anche più a Ovest tra la Foce del Rio Sorba e i Balzi Rossi. Interessanti sono alcuni<br />

aspetti particolarmente ricchi di depositi organici derivanti dalla degradazione di posidonia<br />

spiaggiata. L’importanza degli habitat e alcune delle problematiche di gestione della fascia<br />

costiera di questa zona sono state delineate da Mariotti (2008b).<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fig. 12 - Localizzazione dell’habitat 1210 nell’area di progetto<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Sulla base di osservazioni recenti si evidenzia la progressiva riduzione dei fenomeni di<br />

deposito e l’accentuarsi dei processi erosivi che determinano oltre all’arretramento della<br />

linea di battigia il progressivo impoverimento sino a prolungati periodi di scomparsa<br />

dell’habitat 1210. Ciò è la conseguenza soprattutto di interventi e utilizzi del suolo<br />

generalizzati e ampiamente diffusi nel contesto in cui si trova il SIC di Capo Mortola, quali<br />

il ridotto trasporto solido dei corsi d’acqua arginati o canalizzati. Per lo stato di<br />

conservazione di questi frammenti di habitat 1210 nel futuro si dovrà monitorare e valutare<br />

attentamente l’eventuale incidenza del costruendo porto turistico a Est del SIC.<br />

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1240 - Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp.<br />

endemici<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

B.2<br />

NOME NOM<br />

Scogliere con<br />

vegetazione delle<br />

coste mediterranee<br />

con Limonium spp.<br />

endemici<br />

Falaises avec<br />

végétation des côtes<br />

méditerranéennes<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

1240 18.22 B3.3 I 1 0<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Scogliere e coste rocciose del Mediterraneo ricoperte, seppure in forma discontinua, da<br />

vegetazione con specie alo-rupicole. Si tratta di piante per lo più casmofitiche,<br />

casmocomofite e comofitiche che hanno la capacità di vivere nelle fessure delle rocce e di<br />

sopportare il contatto diretto con l’acqua marina e l’areosol marino. Sono questi importanti<br />

fattori limitanti per le specie vegetali per cui le piante, che possono colonizzare l’ambiente<br />

roccioso costiero, sono altamente specializzate. In rilievo la specie Crithmum maritimum e<br />

le specie endemiche e microendemiche del genere Limonium sp. pl., rese sito-specifiche<br />

da particolari meccanismi di riproduzione asessuata (apomissia) e dalla bassa dispersione<br />

dei propaguli.<br />

La fisionomia è dominata da: Crithmum maritimum,<br />

Limonium sp.pl., Crucianella rupestris, Erodium corsicum,<br />

Spergularia macrorhiza, Asteriscus maritimus. Altre specie<br />

occupano nicchie ecologiche che caratterizzano la variazioni<br />

morfologiche delle coste rocciose: Daucus gingidium, D.<br />

siculus, D. carota ssp. maritimus, Lotus cytisoides,<br />

Reichardia picroides var. maritima, Plantago macrorrhiza,<br />

Frankenia laevis, F. hirsuta, Allium commutatum, A.<br />

ampeloprasum, Helichrysum litoreum, H. pseudolitoreum, H.<br />

rupestre var. rupestre, H. rupestre var. messerii, Seseli<br />

bocconii ssp. praecox, Brassica insularis, Centaurea<br />

cineraria ssp. cineraria, C. cineraria ssp. circaea, C.<br />

diomedea, Senecio bicolor, S. cineraria, Anthyllis barbajovis,<br />

Catapodium balearicum, Bellium crassifolium, Brassica tyrrhena, Hyoseris taurina,<br />

Silene martinolii, Cephalaria mediterranea, Centaurea filiformis ssp. ferulacea, C. f. ssp.<br />

filiformis, Dianthus sardous.<br />

Si tratta di comunità riferibili alle alleanze Crithmo-Staticion Molinier 1934, Crucianellion<br />

rupestris Brullo & Furnari 1988, Erodio corsici-Limonion articulati Gamisans & Muracciole<br />

ex Géhu & Biondi 1994 (ordine Crithmo-Staticetalia Molinier 1934) e Anthyllidion barbaejovis<br />

Brullo & De Marco 1989 (ordine Senecetalia cinerariae Biondi 2007) appartenenti,<br />

tutte, alla classe Crithmo-Staticetea Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952. L’habitat è<br />

inoltre rappresentato da formazioni annoverate nell’alleanza Helichrysion litorei Biondi<br />

2007 dell’ordine Helichrysetalia italici Biondi & Géhu in Géhu & Biondi 1994, classe<br />

Helichryso-Crucianelletea (Sissingh 1974) Géhu, Rivas-Martinez & Tüxen in Géhu 1975<br />

em. Géhu & Biondi 1994.<br />

L'habitat è interessato dalla presenza di fitocenosi pioniere, durevoli, altamente<br />

specializzate che non presentano per lo più comunità di sostituzione. Sono possibili<br />

contatti catenali con l’habitat 1170 “Scogliere”, mentre, verso l’interno, l’habitat entra in<br />

contatto con i pratelli terofitici dell’habitat 6220 “Percorsi substeppici di graminacee e<br />

piante annue dei Thero-Brachypodietea”, con le formazioni a Helichrysum sp.pl. con<br />

euforbie basse (habitat 5320 “Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere”), con la<br />

vegetazione ad arbusti spinosi delle phryganas degli habitat 5420 “Phrygane di<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Sarcopoterium spinosum” e 5430 “Phrygane endemiche dell'Euphorbio-Verbascion”; con<br />

le macchie mediterranee caratterizzanti gli habitat 2250* “Dune costiere con Juniperus<br />

spp.”, 5210 “Matorral arborescenti di Juniperus sp.pl.” e 5330 “Arbusteti termomediterranei<br />

e pre-steppici”, e con le cenosi di sostituzione di queste dell’habitat 2260<br />

“Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavenduletalia”. In alcuni casi la morfologia<br />

delle falesie permette l’insediamento su limitati ripiani di formazioni igrofile temporanee<br />

della classe Isöeto-Nanojuncetea (habitat 3170* “Stagni temporanei mediterranei”) e talora<br />

il trasporto eolico della sabbia che viene accumulata contro le coste rocciose determina il<br />

contatto tra la successione dunale e quella delle falesie marittime per cui l’habitat può<br />

prendere contatto anche con la classe della vegetazione delle dune della classe<br />

Ammophiletea e delle formazioni più stabili della cosiddetta duna grigia della classe<br />

Helichryso-Crucianelletea, ordine Crucianelletalia rispettivamente dell’habitat 2120 “Dune<br />

mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche)” e 2210<br />

“Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae” (Biondi e Galdenzi in AAVV, 2009).<br />

Fig. 13 - Localizzazione dell’habitat 1240 nell’area di progetto (in tratteggio gli aspetti a<br />

mosaico o misti)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Habitat di notevole importanza naturalistica e paesaggistica, presente nel SIC Capo<br />

Mortola dove ricopre una superficie di circa 1,4 ettari lungo la linea costiera, per circa 70%<br />

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in aspetti a mosaico e in continuità con l’habitat 1170 altitudinalmente inferiore.<br />

Probabilmente diffuso anche sul lato Est del capo con aspetti più frammentari.<br />

Per l’importanza degli habitat e alcune delle problematiche di gestione della fascia costiera<br />

di questa zona si rimanda a Mariotti (2008b).<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

L’habitat 1240 risulta essere generalmente poco sensibile a fattori di minaccia e<br />

conseguentemente lo stato di conservazione è sodisfacente. Si rilevano tuttavia fenomeni<br />

di diffusione di specie esotiche che incidono sui caratteri della flora e denomeni di disturbo<br />

antropico sul litorale (specialmente nelle stagioni primaverili ed estive) che incidono sulla<br />

fauna ornitica che troverebbe maggiori potenzialità.<br />

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– Acque ferme di corpi idrici e loro componente biotica<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

C.1.2<br />

C.1.2.2<br />

NOME NOM<br />

Acque ferme di corpi idrici<br />

(e loro componente biotica,<br />

fauna acquatica a<br />

vertebrati e invertebrati,<br />

fito- e zoo-plancton)<br />

Corpi idrici altamente<br />

artificiali e strutture<br />

annesse<br />

Eaux calmes (et<br />

leur élément<br />

biotique)<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

Null 22 C1 0 1 1<br />

Eaux douces Null 89 J5 0 1 1<br />

C.1.2.2.1 Laghi artificiali Réservoirs Null 22 J5 0 1 1<br />

C.1.2.2.2<br />

Pozze, abbeveratoi,<br />

cisterne etc<br />

Flaques d'eau,<br />

abreuvoires,<br />

citernes, etc<br />

Null 22<br />

J5,<br />

C1<br />

0 1 1<br />

I corpi idrici, differenziati secondo le loro dimensioni, origini e caratteristiche morfologiche<br />

(dai bacini di riserva idrica artificiali alle piccole pozze di origine naturale, ai vecchi canali<br />

abbandonati), talora apparentemente insignificanti, rappresentano nell’area di progetto<br />

importanti habitat indispensabili al ciclo riproduttivo di specie di anfibi o svolgono un ruolo<br />

notevole per altre specie animali. Molti di questi habitat rappresentano nuclei semplici o<br />

stepping stones nell’ambito della rete ecologica della Liguria (L.R. 28/2009).<br />

Nell’area di progetto il Lago Tenarda è un bacino artificiale che svolge un ruolo<br />

significativo come specchio acqueo artificiale disponibile per la fauna ornitica (anatidi in<br />

particolare) e per i piccoli vertebrati e invertebrati acquatici. La superficie del lago e delle<br />

strutture connesse assomma in media circa 14 ettari, ma la superficie dello specchio<br />

accqueo può raggiungere i 33 ettari; può contenere circa 2.000.000 m 3 di acqua; la diga, a<br />

gravità ordinaria, è alta circa 33 m e lunga 195 m. Ovviamente sotto il profilo della<br />

continuità ecosistemica essa costituisce comunque una barriera e determina<br />

un’alterazione dei regimi idrici naturali.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Ugualmente importanti sono gli abbeveratoi e le piccole pozze naturali o artificiali, per le<br />

quali si rileva la necessità di un censimento dettagliato e una valutazione ai fini di una<br />

riqualificazione laddove abbiano caratteristiche inidonee alla conservazione della piccola<br />

fauna anfibia o acquatica.<br />

Fig. 14 - Localizzazione dei corpi idrici più significativi per la fauna<br />

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– Acque dolci correnti; acque correnti di corpi idrici e loro componente biotica<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

C.2<br />

C.2.7<br />

NOME NOM<br />

Habitat di acque dolci<br />

correnti<br />

Acque correnti di corpi<br />

idrici e loro<br />

componente biotica<br />

Habitats des<br />

ruisseaux d'eau<br />

douce<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 24.1 C2 0 1 1<br />

Lits des riviéres null 24.1 C2 0 1 1<br />

Il territorio è prevalentemente calcareo e non dispone di corpi d’acqua corrente superficiali<br />

significativi, con parziale eccezione per il limite settentrionale, nell’alto bacino del Tanaro<br />

che, essendo, tuttavia, condiviso con la Regione Piemonte, non è stato statisticamente<br />

valutato. Complessivamente è stata quindi calcolata una superficie di poco superiore a 1<br />

ettaro.<br />

Lo stato di conservazione di questo habitat risente molto del regime pluviometrico<br />

stagionale e delle captazioni per scopi sia irrigui sia potabili.<br />

Gli ambienti acquatici sia correnti, sia di acque ferme meriterebbero tuttavia<br />

approfondimenti di dettaglio futuri, certamente non realizzabili nel breve tempo concesso<br />

dal presente progetto.<br />

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3220 - Corsi d’acqua alpini con vegetazione riparia erbacea<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

C.2.1.1<br />

NOME NOM<br />

Fiumi alpini con<br />

vegetazione riparia<br />

erbacea<br />

Rivières alpines<br />

avec végétation<br />

ripicole herbacée<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

3220<br />

CORINE EUNIS<br />

24.221,<br />

24.222<br />

C3.551-<br />

C3.552<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

I 1 0<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Comunità pioniere di piante erbacee o suffruticose con prevalenza di specie alpine che<br />

colonizzano i greti ghiaiosi e sabbiosi dei corsi d’acqua a regime alpino. Le stazioni sono<br />

caratterizzate dall’alternanza di fasi di inondazione (nei periodi di piena dovuti alla fusione<br />

delle nevi e nelle fasi di morbida)<br />

e disseccamento (generalmente in tarda estate).<br />

Fitosociologicamente rientrano nell’alleanza Epilobion<br />

fleischeri G. Br.-Bl. & J. Br.-Bl. 1931 (classe Thlaspietea<br />

rotundifolii Br.-Bl. 1948, ordine Epilobietalia fleischeri Moor<br />

1958), e nell’alleanza Phalaridion arundinaceae Kopechy<br />

1961 (classe Pragmiti-Magnocaricetea Klika et Novak 1941,<br />

ordine Nasturtio-Glycerietalia Pignatti 1953). Sono<br />

formazioni ad alta dinamica in grado di rigenerarsi<br />

velocemente dopo fenomeni di piena. Il forte dinamismo<br />

morfogenetico fluviale cui sono sottoposte ne blocca<br />

l’evoluzione verso le comunità legnose riparie, ma<br />

contemporaneamente crea nuove superfici su cui questo<br />

tipo di habitat si può dinamicamente rinnovare. Le comunità<br />

di questo habitat ospitano spesso plantule di specie legnose<br />

che indicano la direzione della naturale evoluzione dei popolamenti la cui permanenza è<br />

determinata dalla ricorrenza stagionale degli episodi alluvionali. In queste situazioni<br />

l’habitat può regredire fino a determinare la presenza di ghiaie fluviali prive di vegetazione.<br />

Questo habitat<br />

rappresenta stadi dinamici durevoli ad alte quote; più in basso è in stretta<br />

relazione con gli habitat 3230 “Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Myricaria<br />

germanica” e 3240 “Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos” che<br />

esprimono stadi più evoluti in cui diventa prevalente la vegetazione arbustiva a Myricaria<br />

germanica (3230) o arboreo-arbustiva a Salix eleagnos e Hippophae rhamnoides (3240)<br />

(Zivkovic e Biondi in AAVV, 2009).<br />

CARATTERISTICHE<br />

NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Habitat erbacei o prevalentemente erbacei<br />

propri delle rive e dei greti attivi dei corsi<br />

d’acqua nei piani subalpino e altomontano, che s’insediano in modo discontinuo su<br />

accumuli recenti di sedimenti grossolani, estremamente poveri di sostanze nutritive. Sono<br />

soggetti a fasi di innevamento e scioglimento delle nevi, nonché agli apporti idrici sia<br />

superficiali sia sotterranei. Sono altresì fortemente influenzati dagli equilibri fra erosione e<br />

accumulo dei sedimenti, spesso alterati da interventi idraulici. La struttura orizzontale<br />

evidenzia una distribuzione a chiazze o zolle delle piante in corrispondenza di “tasche” di<br />

sedimento più fine, per lo più ricoperte da ciottoli. Nell’area di progetto sono stati osservati<br />

in diversi punti sparsi lungo i tratti superiori dei corsi d’acqua delle zone più elevate.<br />

La vegetazione è caratterizzata da Calamagrostis pseudophragmites, Scrophularia canina,<br />

Tussilago farfara, Epilobium dodonaei, E. fleischeri, Salix eleagnos (iuv.), Salix purpurea<br />

(iuv.).<br />

La localizzazione<br />

cartografica finora realizzata, non agevole per la ridotta estensione la<br />

notevole frammentazione e l’elevata variabilità dipendente dalle condizioni meteorologiche<br />

stagionali (negli anni di progetto l’innevamento è stato notevolmente prolungato), deve<br />

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essere considerata preliminare e merita successivi approfondimenti. Le superfici<br />

assommano a circa 0,7 ettari.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Le condizioni geomorfologiche e le caratteristiche calcaree del substrato, altamente<br />

permeabili, limitano notevolmente lo sviluppo di questo habitat. Laddove presente non<br />

evidenzia particolari problematiche di conservazione<br />

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3240 - Corsi d’acqua alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

C.2.1.2<br />

NOME NOM<br />

Fiumi alpini con<br />

vegetazione riparia<br />

legnosa a Salix<br />

elaeagnos<br />

Rivières alpines avec<br />

végétation ripicole<br />

ligneuse à Salix<br />

elaeagnos<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

3240 24.224 F9.11 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Formazioni arboreo-arbustive pioniere di salici di greto che si sviluppano sui greti ghiaiososabbiosi<br />

di fiumi con regime torrentizio e con sensibili variazioni del livello della falda nel<br />

corso dell'anno. Tali salici pionieri, con diverse entità tra le quali Salix eleagnos è<br />

considerata la specie guida, sono sempre prevalenti sulle altre specie arboree che si<br />

insediano in fasi più mature. Tra gli arbusti, l’olivello spinoso (Hippophae rhamnoides) è il<br />

più caratteristico indicatore di questo habitat. Lo strato erbaceo è spesso poco<br />

rappresentato e raramente significativo. Queste formazioni hanno la capacità di<br />

sopportare sia periodi di sovralluvionamento<br />

che fenomeni siccitosi.<br />

Sotto il<br />

profilo fitosociologico le formazioni a Salix<br />

eleagnos e/o Hippophaë rhamnoides appartengono<br />

all’alleanza Salicion incanae Aich. 1933 (dell’ordine<br />

Salicetalia purpureae Moor 1958, classe Salici purpureae-<br />

Populetea nigrae (Rivas-Martínez & Cantó ex Rivas-<br />

Martínez & al. 1991) Rivas-Martínez & al. 2002). I salici di<br />

ripa sono in grado di colonizzare le ghiaie nude del corso<br />

alto e medio dei fiumi e di stabilizzarle; il saliceto di ripa è<br />

infatti uno stadio primitivo ma lungamente durevole,<br />

essendo condizionato dalla ricorrenza di eventi alluvionali<br />

che ritardano l’insediamento di un bosco igrofilo più<br />

maturo. Dove il corso del fiume è più stabile e ha portata<br />

meno irregolare, si osservano contatti seriali con i boschi<br />

ripari dell’habitat 91E0* “Foreste alluvionali di Alnus<br />

glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)” rispetto ai<br />

quali il 3240 si insedia dove l’umidità è meno costante ed inferiore è l’apporto di sostanze<br />

nutritizie. In situazioni meno stabili l’habitat 3240 è sostituito dalle formazioni a Myricaria<br />

germanica (3230 “Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Myricaria germanica”),<br />

assai più rare, e dall’habitat erbaceo 3220 “Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea “<br />

con i quali spesso si trova a mosaico. I rapporti dinamici con gli stadi erbacei precedenti e<br />

con eventuali evoluzioni verso formazioni arboree sono determinati soprattutto dalle<br />

caratteristiche del regime idrologico e dalla topografia che possono riguardare anche<br />

l'habitat 6430 "Bordure planiziali, montane ed alpine di megaforbie igrofile".(Biondi e<br />

Zivkovic in AAVV, 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Formazioni arborescenti-arbustive pioniere di salici si sviluppano su tratti di greti ghiaiososabbiosi<br />

di torrenti con sensibili variazioni del livello irdico nel corso dell'anno. Tra le<br />

diverse specie guida è presente Salix eleagnos, mentre manca Hippophae rhamnoides,<br />

altrove considerato il più caratteristico indicatore di questo habitat.<br />

Una precisa localizzazione cartografica, peraltro non agevole per la distribuzione lineare o<br />

puntiforme, sia per il prolungato periodo di copertura nevosa negli anni di progetto sia per<br />

la difficoltà di distinzione rispetto agli habitat 91E0 e 3220. Peraltro, sulla base di<br />

osservazioni da confermare, è opportuno mantenere pro memoria in lista l’habitat.<br />

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3260 - Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e<br />

Callitricho-Batrachion<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

C.2.3<br />

NOME NOM<br />

Fiumi delle pianure e<br />

montani con<br />

vegetazione del<br />

Ranunculion fluitantis<br />

e Callitricho-<br />

Batrachion<br />

Rivières des étages<br />

planitiaire à<br />

montagnard avec<br />

végétation du<br />

Ranunculion fluitantis<br />

et du Callitricho-<br />

Batrachion<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

3260 24.4 C2.1B I 1 0<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Questo habitat include i corsi d’acqua, dalla pianura alla fascia montana, caratterizzati da<br />

vegetazione erbacea perenne paucispecifica formata da macrofite acquatiche a sviluppo<br />

prevalentemente subacqueo con apparati fiorali generalmente emersi del Ranunculion<br />

fluitantis e Callitricho-Batrachion e muschi acquatici. Nella vegetazione esposta a corrente<br />

più veloce (Ranunculion fluitantis) gli apparati fogliari rimangono del tutto sommersi<br />

mentre in condizioni reofile meno spinte una parte delle foglie è portata a livello della<br />

superficie dell’acqua (Callitricho-Batrachion). Questo habitat, di alto valore naturalistico ed<br />

elevata vulnerabilità, è spesso associato alle comunità a Butomus umbellatus; è<br />

importante tenere conto di tale aspetto nell’individuazione dell’habitat. La disponibilità di<br />

luce è un fattore critico e perciò questa vegetazione non s’insedia in corsi d'acqua<br />

ombreggiati dalla vegetazione esterna e dove la limpidezza dell’acqua è limitata dal<br />

trasporto torbido. Le cenosi acquatiche attribuite a questo habitat rientrano nell’alleanza<br />

Ranunculion fluitantis Neuhäusl 1959 e nell’alleanza Ranunculion aquatilis Passarge 1964<br />

(syn. Callitricho-Batrachion Den Hartog & Segal 1964) dell’ordine Potametalia Koch 1926<br />

(classe Potametea Klika in Klika & Novák 1941). Il nome dell’alleanza Callitricho-<br />

Batrachion (segnalata nel nome dell’habitat e sinonimo del Ranunculion aquatilis) deriva<br />

dai generi Callitriche e Batrachium. Quest’ultimo è in realtà un subgenere ritenuto<br />

attualmente mal differenziabile dal genere Ranunculus, pertanto nell’elenco floristico<br />

riportato nella scheda non è indicato.<br />

Si tratta di vegetazione azonale stabile; se il regime<br />

idrologico del corso d’acqua risulta costante, la<br />

vegetazione è controllata nella sua espansione ed<br />

evoluzione dall’azione stessa della corrente. Ove venga<br />

meno l’influsso della corrente possono subentrare<br />

fitocenosi elofitiche della classe Phragmiti-Magnocaricetea<br />

e, soprattutto in corrispondenza delle zone marginali dei<br />

corsi d’acqua, ove la corrente risulta molto rallentata o<br />

addirittura annullata, si può realizzare una commistione<br />

con alcuni elementi del Potamion e di Lemnetea minoris<br />

che esprimono una transizione verso la vegetazione di<br />

acque stagnanti (habitat 3150 “Laghi eutrofici naturali con<br />

vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition”).<br />

Viceversa, un aumento molto sensibile della corrente può<br />

ridurre la capacità delle macrofite di radicare sul fondale ciottoloso e in continuo<br />

movimento. (Zivkovic et al. in AAVV, 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

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Questo tipo di habitat caratterizzato da vegetazione erbacea sommersa con Callitriche sp.<br />

in ambiente reofilo è stato rinvenuto nell’area di progetto solo in un punto (pochi metri<br />

quadrati) sulla riva dell’emissario della torbiera sopra Case Binda al confine con la<br />

Regione Piemonte. L’habitat è altamente vulnerabile e di eccezionale interesse per la<br />

presenza di specie vegetali rare a livello regionale.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

La superficie estremamente ridotta di questo habitat rende particolarmente a rischio la sua<br />

conservazione.<br />

Fig. 15 - Localizzazione dell’habitat 3260 nell’area di progetto<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

3280 - Saliceti a Salix purpurea mediterranei<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

C.2.5.2.1 007<br />

CODICE NOME NOM<br />

Saliceti a Salix<br />

purpurea<br />

mediterranei<br />

Saussaies à Saule<br />

pourpre<br />

méditerranéennes<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

3280 ? 44.122 F9.12 I 1 1<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

I saliceti a Salix purpurea costituiscono uno degli habitat elementari che partecipano<br />

solitamente ai geosigmeti che colonizzano suoli alluvionali, periodicamente inondati, ricchi<br />

di nutrienti, negli alvei e sulle rive dei corsi d’acqua del piano basale nella zona costiera su<br />

sabbie fini o substrato sabbioso-limoso. Tali geosigmeti possono essere interpretati come<br />

sototipi dell’Habitat “3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente con vegetazione<br />

dell’alleanza Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba”.<br />

In realtà secondo la descrizione riportata sia nel manuale europeo d’interpretazione sia in<br />

quello italiano (Biondi e Zivkvovic, 2009) la corrispondenza parrebbe esclusa in quanto si<br />

fa riferimento alla solo componente erbacea e non si fa cenno alla componente legnosa,<br />

che tuttavia è citata nella denominazione ufficiale dell’habitat.<br />

L’habitat è stato segnalato dai partner francesi nell’area campione da essi cartografata,<br />

ma con corrispondenza nulla rispetto agli Habitat <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>.<br />

Esso si rinviene lungo il fiume Roja e i suoi principali affluenti oltre che in tratti di corsi<br />

minori lungo la costa. E’ stato rilevato nell’ambito della porzione di rete ecologica che<br />

connette i siti della rete <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong> seppure in aspetti molto frammentari.<br />

Fig. 16 - Localizzazione dei popolamenti a Salix purpurea segnalati nell’ambito della rete<br />

ecologica<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 51


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

4030 - Lande secche europee<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

D.1.1<br />

NOME NOM<br />

Lande secche<br />

europee<br />

Landes séches<br />

européennes<br />

CODICE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

4030 31.2 F4.2 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Vegetazione basso-arbustiva acidofila generalmente dominata da Calluna vulgaris<br />

(brughiera), spesso ricca in specie dei generi Vaccinium, Genista, Erica e/o di Ulex<br />

europaeus, presente nella Pianura Padana e nelle regioni centro-settentrionali del<br />

versante occidentale della Penisola, dal piano basale a quello submontano-montano.<br />

La distribuzione dell’habitat è atlantico-medioeuropea, per cui è molto raro nelle Alpi<br />

orientali. E’ infatti una vegetazione tipica delle zone con condizioni climatiche di stampo<br />

oceanico, cioè con precipitazioni abbastanza elevate ed elevata umidità atmosferica.<br />

I suoli sono generalmente acidi, sabbiosi o limosi, poveri di nutrienti e asciutti, ma nel caso<br />

dei terrazzi fluvio-glaciali antichi dell’alta Pianura Padana sono molto evoluti (paleosuoli) e<br />

possono presentare fenomeni di ristagno d’acqua. In alcuni casi, l’habitat si rileva anche<br />

su suoli decalcificati derivati da substrati carbonatici, su ofioliti, su depositi morenici o su<br />

morfologie rilevate presenti nell’area delle risorgive.<br />

In Italia, oltre ad alcuni sottotipi indicati nel manuale europeo,si includono le formazioni di<br />

brughiera a Calluna vulgaris codominate da una o più altre specie arbustive, quali Cytisus<br />

scoparius, Ulex europaeus, Erica arborea e/o E. scoparia, dove può essere frequente la<br />

presenza di Pteridium aquilinum. Si tratta di comunità tipiche di pascoli abbandonati e<br />

radure dei boschi di latifoglie collinari e submontani. Tali comunità rappresentano una<br />

variante caratterizzata da specie più schiettamente termofile e mediterranee.<br />

L’habitat, caratterizzato da aspetti di vegetazione a Calluna e Vaccinium, è segnalato<br />

nell’area di progetto presso Cima Donzella dove ricopre una superficie di circa 13 ettari, in<br />

parte a mosaico con praterie o boschi di latifoglie.<br />

Sotto il profilo fitosociologico Le associazioni che possono<br />

essere attribuite a questo habitat sono: Chamaecytiso<br />

hirsuti-Callunetum Oberd. 1964, Erico-Genistetum pilosae<br />

Oberdorfer & Hofmann 1967, Tuberario lignosae-<br />

Callunetum De Dominicis et Casini 1979, Danthonio-<br />

Callunetum Pedrotti 1982 (Genistion pilosae Duvign.<br />

1942, Vaccinio myrtilli-Genistetalia pilosae R.Schub. 1960,<br />

Calluno vulgaris-Ulicetea minoris Br.-Bl. & Tüxen ex Klika<br />

& Hadač 1944); Calluno vulgaris-Ericetum cinereae<br />

(Allorge 1922) Lemée 193 (Cisto salviifolii-Ericion cinereae<br />

Géhu 1975, Ulicetalia minoris Quantin 1935, Calluno<br />

vulgaris-Ulicetea minoris Br.-Bl. & Tüxen ex Klika & Hadač<br />

1944); Calluno-Sarothamnetum scoparii Malc. 1929 em.<br />

Oberd. 1962 (Sarothamnion scoparii Tx. ex Oberd. 1957,<br />

Prunetalia spinosae R. Tx. 1952, Rhamno-Prunetea spinosae Rivas Goday et Borja<br />

Carbonell 1961); Cytiso villosi-Ulicetum europaei Vagge, Biondi, Izco & Pinzi 2004<br />

(Telinion monspessulano-linifoliae Rivas-Martinez, Galan & Cantò 2002, Cytiso villosi-<br />

Telinetalia monspessulanae Rivas-Martinez, Galan & Cantò 2002, Cytisetea scopariostriati<br />

Rivas-Martinez 1975).<br />

Costituiscono, in genere, brughiere collegate agli orli e ai mantelli di numerose tipologie di<br />

boschi acidofili (a dominanza di abete rosso, pino silvestre, faggio, castagno, rovere,<br />

cerro, leccio o pino marittimo). Spesso sono forme di degradazione di questi boschi o di<br />

ricolonizzazione di pascoli abbandonati. La ripresa del bosco, attraverso stadi intermedi a<br />

betulla, a pioppo tremolo o a pino silvestre e a ginepro, riduce la diversità, già di per sé<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 52


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

poco elevata, di queste formazioni. In alcuni casi è la colonizzazione di Cytisus scoparius<br />

a favorire la transizione verso gli stadi dinamici più maturi. Salvo casi di particolari<br />

condizioni topografiche e climatiche locali che possono mantenere stabili tali formazioni, le<br />

brughiere evolvono più o meno rapidamente verso comunità forestali, conservandosi solo<br />

con il periodico passaggio del fuoco o con il pascolo.(Blasi e Copiz in AAVV, 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Questo habitat caratterizzato, nel suo aspetto più rappresentativo, da vegetazione con<br />

prevalenza o significativa presenza di Calluna vulgaris è stato segnalata per un totale di<br />

circa 18 ettari nei dintorni del Passo della Mezzaluna- Monte Arborea (pendici sud di<br />

Monte Donzella), di Case Sciorella, Rocca Dermasio, Bric Seravaglion.<br />

Per circa 64% è segnalato in aspetti a mosaico con habitat erbacei<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Non si evidenziano particolari problematiche per lo stato di conservazione dell’habitat<br />

4030.<br />

Fig. 17 - Localizzazione degli aspetti più tipici dell’habitat 4030 nell’area di progetto<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 53<br />

I


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Arbusteti alti e mantelli riferibili ai Rhamno-Prunetea<br />

- Arbusteti e mantelli a nocciolo (Corylus avellana) riferibili al Corylo-Populion<br />

tremulae<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

D.1.1.2<br />

D.1.1.3.1<br />

NOME NOM<br />

Arbusteti alti e<br />

mantelli riferibili ai<br />

Rhamno-Prunetea<br />

Arbusteti e mantelli<br />

a nocciolo (Corylus<br />

avellana) riferibili al<br />

Corylo-Populion<br />

tremulae<br />

Broussailles hautes et<br />

manteaux relative aux<br />

Rhamno-Prunetea<br />

Fourrés ou<br />

broussailles de<br />

Noisetiers (Corylus<br />

avellana) relative aux<br />

Corylo-Populion<br />

tremulae<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 31.81 F3.1 0 1 0<br />

null 31.81 F3.8C 0 1 0<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Si tratta di vegetazione arbustiva con differenti aspetti a carattere montano, presente<br />

soprattutto su praterie e pascoli abbandonati (riferibili in parte all’habitat 6210), in forte<br />

progressione dinamica verso le formazioni forestali, riferibile in prevalenza ai Prunetalia. in<br />

senso più generico (D.1.1.2) è stata segnalata in alta Valle Arroscia nell’ambito delle<br />

porzioni considerate della rete ecologica di connessione dei siti <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>, ma è diffusa<br />

anche altrove. Sussistono difficoltà a distinguere questi aspetti dalle facies arbustate<br />

dell’Habitat 6210.<br />

L’aspetto a nocciolo (D.1.1.3.1) è invece ampiamente segnalato nell’area di progetto dove<br />

si stima che occupi oltre 800 ettari (circa 3,3% dell’area considerata). Di questi, circa il<br />

43% è segnalato in aspetti misti o a mosaico.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Questi aspetti dinamici di transizione devono essere attentamente considerati per i ruoli<br />

che svolgono rispetto alle attività trofiche e riproduttive dell’ornitofauna, anche se non<br />

pongono particolare problemi di conservazione, dato il progressivo abbandono di prati e<br />

pascoli. Probabilmente dovrebbero essere oggetto di interventi di contenimento a favore<br />

degli spazi più aperti a struttura erbacea.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 54


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

4060 - Lande alpine e boreali<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

D.1.2 Lande alpine e boreali<br />

D.1.2.3.1<br />

NOME NOM<br />

Lande aperte e<br />

pseudogarighe di<br />

ginestre non spinose<br />

riferibili al Lavandulo<br />

angustifoliae-<br />

Genistion cinereae<br />

Landes alpines et<br />

boréales<br />

Landes ouvertes et<br />

psuedogarrigues du<br />

Lavandulo<br />

angustifoliae-<br />

Genistion cinereae<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

4060 31.4 F2.2 I 1 1<br />

4060<br />

32.61,<br />

32.62<br />

F6 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Formazioni di arbusti bassi, nani o prostrati delle fasce alpina, subalpina e montana dei<br />

rilievi montuosi eurasiatici, dominate in particolare da ericacee e/o ginepro nano.<br />

In Italia è presente sulle Alpi e sull’Appennino. Si sviluppa normalmente nella fascia<br />

altitudinale compresa fra il limite della foresta e le praterie primarie d’altitudine ma, in<br />

situazioni particolari, si riscontra anche a quote più basse.<br />

Questo habitat, sulle Alpi, è certamente tra i più diffusi e ben rappresentati poiché include<br />

sia i rodoro-vaccinieti acidofili (Rhododendron ferrugineum, Vaccinium sp.) che i rodoreti<br />

basifili (Rhododendron hirsutum, Rhodothamnus chamaecistus), i tappeti di azalea nana<br />

(Loiseleuria procumbens), le formazioni a ginepro nano (Juniperus communis subsp.<br />

alpina), quelle a ginestra stellata (Genista radiata), ad uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi)<br />

dei crinali ventosi e, infine, quelle a camedrio alpino (Dryas octopetala), qualora non<br />

ricondotte all’habitat 6170 “Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine”).<br />

Scendendo lungo l’Appennino molte di queste comunità (es. rodoreti e vaccinieti)<br />

scompaiono e nella porzione più meridionale è possibile rilevare soprattutto i ginepreti a<br />

Juniperus communis subsp. alpina e a Juniperus hemisphaerica, che vengono inclusi in<br />

questo habitat<br />

Le numerose cenosi che confluiscono in questo tipo<br />

svolgono un ruolo essenziale sia per l'impronta che<br />

conferiscono al paesaggio vegetale, sia per il ruolo di<br />

protezione dei suoli e dei versanti. L’inquadramento<br />

sintassonomico è piuttosto complesso visto il numero<br />

elevato di aspetti cenologici differenti che è possibile<br />

rilevare in Italia (Alpi, Appennino settentrionale, centrale e<br />

meridionale). In generale, comunque, le comunità<br />

suddette vengono ricondotte essenzialmente alle seguenti<br />

alleanze: Loiseleurio-Vaccinion Br.-Bl. in Br.-Bl. et Jenny<br />

1926, Rhododendro-Vaccinion (Br.-Bl. in Br.-Bl. et Jenny<br />

1926) Br.-Bl. 1948, Juniperion nanae Br.-Bl. 1939<br />

(Vaccinio-Piceetea Br.-Bl. in Br.-Bl. et al. 1939), Ericion<br />

carneae Rubel ex Grabherr, Greimler et Mucina 1993<br />

(Erico-Pinetea Horvat 1959), Daphno oleoidis-Juniperion<br />

alpinae Stanisci 1997 (Junipero-Pinetea Rivas-Martinez 1965 nom. inv. prop. 2002),<br />

Berberidion vulgaris Br.-Bl. 1950 (Rhamno-Prunetea spinosae Rivas Goday et Borja<br />

Carbonell 1961) e Geranion sanguinei Tx. ex Muller 1961 (Trifolio-Geranietea Th. Muller<br />

1961).<br />

Molte delle formazioni indicate rappresentano l’espressione climacica della fascia<br />

subalpina superiore e, pertanto, in assenza di perturbazioni, sono destinate a non subire<br />

modificazioni. In alcuni casi sono formazioni pioniere favorite dalla persistenza di fattori<br />

limitanti<br />

(crinali ventosi, versanti ripidi, innevamento prolungato, acidità del suolo, aridità,<br />

ecc.).<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Si tratta di un habitat che è stato fortemente contratto per favorire il pascolo, originando<br />

praterie che, se abbandonate, vengono ricolonizzate spontaneamente, seppure con<br />

velocità variabile. In termini sindinamici: al di sopra del limite del bosco, l’evoluzione di<br />

queste formazioni è molto limitata, salvo la colonizzazione in ambiente alpino di alberi<br />

sparsi, mentre per alcune, più tipiche della fascia montana, potrebbe manifestarsi in tempi<br />

più o meno lunghi una evoluzione verso le formazioni forestali, essenzialmente di conifere<br />

sulle Alpi e di faggio sull’Appennino.<br />

La gran parte delle specie erbacee presenti in queste comunità sono caratteristiche delle<br />

praterie circostanti, a dimostrazione di un collegamento dinamico. Ma l’intervallo di tempo<br />

necessario per il recupero delle praterie di sostituzione, una volta abbandonate dal<br />

pascolo, soprattutto quelle dei vaccinieti, è probabilmente piuttosto lungo in quanto le<br />

graminacee che dominano queste associazioni prative, fortemente competitive e dotate di<br />

robusti apparati radicali, rendono difficile l’insediamento delle comunità legnose.<br />

A seconda dell’aspetto considerato e delle particolari condizioni stazionali, possono<br />

formarsi complessi mosaici o contatti (seriali o catenali) con praterie (curvuleti, firmeti,<br />

festuceti, elineti, seslerieti, nardeti, brachipodieti, brometi), saliceti nani delle vallette nivali,<br />

rupi casmofitiche, formazioni glareicole, mughete, alneti di ontano verde, pinete di pino<br />

nero, pinete di pino silvestre, lariceti, cembreti, abetine, peccete, faggete e perfino con gli<br />

ostrieti del Cytisantho-Ostryetum. In particolare le formazioni a Genista radiata dei<br />

versanti meridionali dell'arco alpino, in espansione a seguito dell'abbandono dei prati e dei<br />

pascoli, sono a contatto sia con formazioni di seslerio-brometo (6210 e 6170), che con le<br />

mughete basifile (4070).(Blasi e Copiz in AAVV, 2009)<br />

Fig. 18 - Localizzazione dell’habitat 4060 (tipo D.1.2) nell’area di progetto (in tratteggio gli<br />

aspetti misti o a mosaico)<br />

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CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Comprende differenti habitat altomontani con vegetazione sempreverde a struttura basso<br />

arbustiva e scarsa componente erbacea: i rodoreti, i vaccinieti, i ginepreti e i ginestreti<br />

nani. Spesso partecipano a mosaici o aspetti misti con boschi di larice o praterie<br />

subalpine. Le specie caratterizzanti dei rodoreti e vaccinieti sono Rhododendron<br />

ferrugineum, Vaccinium myrtillus, V. gaultherioides. I ginepreti nani, sono dominati da<br />

Juniperus nana (Juniperus communis ssp. alpina). Le superfici attribuite agli aspetti più<br />

tipici dell’habitat ricoprono circa 273 ettari, di cui circa 73% in aspetti misti o a mosaico.<br />

Altri aspetti in parte riferibili all’habitat 4060 sono le lande aperte o pseudogarighe delle<br />

quote più elevate dell’area dominate da Lavandula angustifolia e Genista cinerea,<br />

differenti, ma non facilmente distinguibili dagli aspetti più termofili rinvenibili alle quote<br />

minori. Questi aspetti ricoprono circa 935 ettari dei quali 92% partecipano a mosaici o<br />

formazioni miste.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

La superficie di questo tipo di habitat può considerarsi prevalentemente stabile o in<br />

espansione, con locali episodi di riduzione. Salvo situazioni puntuali non sussistono rischi<br />

particolari per il suo stato di conservazione.<br />

Fig. 19 - Localizzazione dell’habitat 4060 (tipo D.1.2.3.1 a Lavandula e Genista cinerea)<br />

nell’area di progetto (in tratteggio gli aspetti misti o a mosaico)<br />

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- Lande, macchie, garighe e arbusteti non temperati o oromediterranei (pro parte)<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

D.2<br />

D.2.1<br />

D.2.1.3<br />

D.2.2.<br />

NOME NOM<br />

Lande, macchie, garighe e arbusteti<br />

(non temperati o oromediterranei)<br />

Lande, macchie e pseudomacchie<br />

mediterranee, submediterranee o<br />

submontani, in genere a sclerofille<br />

sempreverdi<br />

Arbusteti arborescenti mediterranei,<br />

submediterranei o submontani<br />

Garighe e pseudogarighe<br />

mediterranee, submediterranee o<br />

submontane<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 31.4 F2.2 I 1 1<br />

null 1 ?<br />

null 1 ?<br />

null 32.2 F5.517 0 1 0<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Si tratta di vegetazione con struttura da erbaceo-suffruticosa ad arborescente<br />

mediterranea, submediterranea o submontana per lo più a sclerofille sempreverdi.<br />

Comprende altri aspetti, alcuni dei quali riferibili ad habitat dell’allegato I della Direttiva<br />

43/92, illustrati nei successivi capitoli. L’habitat nella sua accezione più generale (D.2), che<br />

potrebbe essere meglio dettagliata da uno studio più approfondito, è segnalato su una<br />

superficie di circa 26 ettari, di cui 83% in formazioni miste o a mosaico con habitat erbacei.<br />

Il sottotipo D2.2 a struttura erbaceo-arbustiva o suffruticosa, più aperta, è segnalato su<br />

circa 538 ettari, pressochè tutti in aspetti misti o a mosaico con formazioni erbacee; non si<br />

esclude che parte di esso; nella zona più costiera possa essere riferito all’habitat 5320.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Questi aspetti dinamici, che svolgono un ruolo importante rispetto alle attività trofiche e<br />

riproduttive della fauna, non pongono particolare problemi di conservazione, salvo<br />

variazioni al loro interno connesse a fenomeni di disturbo come il passaggio del fuoco.<br />

Fig. 20 - Localizzazione di aspetti generici di lande macchie, garighe e arbusteti (D.2 a<br />

sinistra e D.2.2 a destra)<br />

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5130 - Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

D.2.1.2.1<br />

NOME NOM<br />

Formazioni a<br />

Juniperus<br />

communis su lande<br />

o prati calcicoli<br />

Formations à<br />

Juniperus communis<br />

sur landes ou<br />

pelouses calcaires<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

5130 31.88 F3.16 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Arbusteti più o meno radi dominati da Juniperus communis. Sono generalmente cenosi<br />

arbustive aperte, che includono sia gli ambiti di prateria in cui il ginepro comune forma<br />

piccoli nuclei che gli ambiti in cui il ginepro, spesso accompagnato da altre specie<br />

arbustive (fra cui Rosa sp. pl., Crataegus monogyna, Prunus spinosa), forma nuclei più<br />

ampi. Si tratta di cenosi secondarie che colonizzano praterie pascolate e prato-pascoli ora<br />

in abbandono. Sono diffusi nella fascia collinare e montana, prevalentemente su substrati<br />

carbonatici, ma anche di natura diversa, in condizioni da xerofile a mesoxerofile. L’habitat<br />

è presente in tutta l’Italia settentrionale e centrale; nella regione alpina è poco comune<br />

mentre è frequente nell’area appenninica.<br />

L’habitat 5130 può essere interpretato come un mosaico<br />

di comunità erbacee e arbustive riconducibili a syntaxa<br />

differenti. Su substrati calcarei (31.881) i diversi tipi di<br />

praterie su cui si insediano i nuclei di Juniperus communis<br />

possono essere inquadrate essenzialmente nella classe<br />

Festuco-Brometea Br.-Bl. et Tx. ex Br.-Bl. 1949, mentre le<br />

porzioni arbustate più chiuse possono essere riferite<br />

all’ordine Prunetalia spinosae Tx. 1952 e alle alleanze<br />

Berberidion vulgaris Br.-Bl ex Tx 1952 o Cytision<br />

sessilifolii Biondi et al. 1988; su substrati più acidi, in<br />

ambiti di brughiera, le comunità attribuite al sottotipo<br />

31.882 sono state riferite alla classe Calluno-Ulicetea Br.-<br />

Bl. & Tx. ex Klika & Hadac 1944 o, nel caso delle<br />

comunità piemontesi che si insediano su suoli derivati da<br />

ofioliti o paleosuoli, alla classe Nardo-Callunetea Oberdorfer 1979.<br />

L’habitat costituisce uno stadio secondario legato all’abbandono o alla diminuzione delle<br />

pratiche gestionali che si origina in seguito alla ricolonizzazione di praterie<br />

precedentemente pascolate o, più raramente, falciate o coltivate, da parte del ginepro<br />

comune. (Blasi e Del Vico in AAVV., 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Habitat corrispondente a stadio secondario insediato su pascoli abbandonati e dominato<br />

da arbusti di ginepro comune alti 1-3 m. E’ segnalato sul Monte Ceppo in prossimità<br />

dell’area considerata, ma è verosimile la sua presenza altrove.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fig. 21 - Localizzazione dell’habitat 5130 in vicinanza dell’area di progetto<br />

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5210 - Matorral arborescenti di Juniperus spp.<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

D.2.1.3.1<br />

NOME NOM<br />

Matorral<br />

arborescenti di<br />

Juniperus spp.<br />

Matorrals<br />

arborescents à<br />

Juniperus spp.<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

5210 32.13 F5.13 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Macchie di sclerofille sempreverdi mediterranee e submediterranee organizzate attorno a<br />

ginepri arborescenti (Juniperus oxycedrus e J. phoenicea). Sono costituite da specie<br />

arbustive che danno luogo a formazioni per lo più impenetrabili. Tali formazioni possono<br />

essere interpretate sia come stadi dinamici delle formazioni forestali (matorral secondario),<br />

sia come tappe mature in equilibrio con le condizioni edafiche particolarmente limitanti che<br />

non consentono l’evoluzione verso le formazioni forestali (matorral primario). L’habitat è<br />

tipico dei substrati calcarei e si ritrova prevalentemente in aree ripide e rocciose del piano<br />

termomediterraneo.<br />

Le formazioni caratterizzanti i matorral arborescenti a<br />

ginepro sono riferibili essenzialmente alle alleanze<br />

Juniperion turbinatae Rivas-Martinez 1975 corr. 1987 e<br />

Oleo-Ceratonion Br.-Bl. ex Guinochet & Drouineau 1944<br />

em. Rivas-Martínez 1975, entrambe incluse nell’ordine<br />

Pistacio-Rhamnetalia alaterni Rivas-Martinez 1975, classe<br />

Quercetea ilicis Br.-Bl. (1936) 1947, in cui lo strato<br />

arboreo è costituito dalle specie Juniperus oxycedrus e<br />

Juniperus phoenicea ssp. turbinata.<br />

La formazione caratterizzante il matorral arborescente a<br />

Juniperus phonicea ssp. turbinata è riferibile alle<br />

associazioni Oleo-Juniperetum turbinatae (Sardegna,<br />

Lazio, Campania) e Chameropo-Juniperetum turbinatae<br />

(Sicilia) che nelle località con bioclima termomediterraneo<br />

tendono a costituire lo stadio maturo della serie del “ginepro fenicio” su substrati<br />

carbonatici mentre nelle zone con bioclima mesomediterraneo si presentano come serie<br />

edafoxerofila o stadio bloccato su emergenze rocciose. Tali associazioni di solito<br />

prendono contatti di tipo catenale con associazioni delle serie della lecceta. L’associazione<br />

Erico-Juniperetum turbinatae si rinviene invece su substrati granitici, mentre l'Euphorbio<br />

characias-Juniperetum turbinatae si sviluppa sulle scisti della Sardegna settentrionaleoccidentale.<br />

Inoltre i matorral arborescenti di Juniperus sp. pl. sono dinamicamente<br />

collegati con altri habitat con cui spesso sono in “mosaico”: con il 5330 "Arbusteti termomediterranei<br />

e pre-steppici"; 5320 "Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere"<br />

(Euphorbion pithyusae), con le praterie del 6220 "Percorsi substeppici di graminacee e<br />

piante annue dei Thero-Brachypodietea" (Phlomido lychnitidis-Brachypodion retusi), con le<br />

foreste di sclerofille mediterranee del 9340 "Foreste di Quercus ilex e Quercus<br />

rotundifolia" e del 9320 "Foreste di Olea e Ceratonia". Altri habitat associati sono il 9560*<br />

“Foreste endemiche di Juniperus spp.”. Queste foreste sono formazioni di altitudine media<br />

dominate da Juniperus sp. pl. I matorral arborescenti di Juniperus sp. pl. sono<br />

generalmente associati in campo con questo habitat, dal momento che derivano da loro,<br />

come per i ginepri fenici del Piemonte che si accompagnano ai turiferi. In Toscana<br />

formazioni arborescenti a J. oxycedrus trovano condizioni ottimali su affioramenti di<br />

serpentini e dal punto di vista dinamico rappresentano uno stadio di passaggio fra garighe<br />

dell’Armerio-Alyssetum bertolonii s.l. e boschi, che a dominanza di sclerofille sempreverdi<br />

o di latifoglie decidue, in relazione alle caratteristiche climatiche delle stazioni. (Biondi e<br />

Galdenzi in AAVV:, 2009)<br />

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CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

L’habitat 5210 è caratterizzato da arbusti alti 1-2 m di ginepro rosso (J. oxycedrus),<br />

segnalato nel SIC di Capo Mortola con superficie ridotta (inferiore a 2 ettari). Tale<br />

segnalazione merita un approfondimento di carattere interpretativo. Aspetti a ginepro<br />

fenicio (J. phoenicea) e a J. thurifera sono invece rarissimi e di ridotta superficie, presso il<br />

confine con la Francia, e con carattere più rupicolo. Nel complesso sdi stima che l’habitat<br />

copra circa 27 ettari, sempre in formazioni miste o a mosaico in precentuali variabili da 10<br />

a 60% per lo più con habitat erbacei o rupestri.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione può essere considerato mediamente buono per i ginepreti a<br />

Juniperus oxycedrus, mentre per quelli a J. phoenicea, stante la ridotta superficie ed<br />

estrema frammentazione, sussistono condizioni di rischio moderato.<br />

Fig. 22 - Localizzazione dell’habitat 5210 nell’area di progetto<br />

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5320 - Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

D.2.2.1.1<br />

D.2.2.2<br />

NOME NOM<br />

Formazioni basse<br />

di euforbie vicino<br />

alle scogliere<br />

Altre garighe pù<br />

o meno termofile,<br />

costiere o non<br />

Formations<br />

basses<br />

d'euphorbes près<br />

des falaises<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

5320 32.217 F5.517 I 1 1<br />

5320 32.<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Garighe litorali subalofile a dominanza di camefite che si sviluppano su litosuoli in una<br />

fascia compresa tra le falesie direttamente esposte all’azione del mare e le comunità<br />

arbustive della macchia mediterranea, con possibili espansioni verso l'interno. Queste<br />

cenosi sono presenti lungo la costa tirrenica, dalla Liguria alla Sicilia, in Sardegna<br />

settentrionale ed in corrispondenza del promontorio del Gargano, su litosuoli di varia<br />

natura. La loro distribuzione geografica è quindi prevalentemente tirrenica; del resto le<br />

comunità incluse in questo habitat sono caratterizzate da diverse specie ad areale<br />

mediterraneo-occidentale. In termini bioclimatici l’ambito di pertinenza di queste garighe, in<br />

accordo con Rivas-Martìnez, è il macrobioclima mediterraneo ed in particolare il bioclima<br />

pluvistagionale-oceanico; il termotipo è quello termomediterraneo e l’ombrotipo è quello<br />

secco inferiore. Le specie dominanti sono Helichrysum italicum (Liguria e Puglia);<br />

Helichrysum litoreum (Lazio, Toscana, Puglia); Euphorbia pythusa (Sardegna); Anthyllis<br />

barba-jovis (Liguria, Toscana, Campania e Puglia); Thymelaea hirsuta (Liguria). In<br />

particolare le comunità a dominanza di Thymelaea hirsuta sono estremamente localizzate<br />

presso le falesie calcaree di Bergeggi-Capo Vado e non sono state inquadrate dal punto di<br />

vista sintassonomico.<br />

Sotto il profilo fitosociologico, le cenosi ascrivibili a questo<br />

habitat sono in parte riferibili all’ordine Helichrysetalia<br />

italici Biondi & Géhu 1994 della classe Helichryso<br />

staechadis-Crucianelletea maritimae (Géhu, Rivas-<br />

Martìnez, R. Tüxen 1973 in Bon & Géhu 1973) Sissingh<br />

1974 em. Géhu & Biondi 1994. In particolare le comunità a<br />

Euphorbia pithyusa e Artemisia densiflora nell’alleanza<br />

Euphorbion pithyusae Biondi & Géhu 1974, mentre le<br />

garighe a dominanza di specie del genere Helichrysum<br />

nell’alleanza Helichrysion litorei Biondi 2007. Le garighe a<br />

dominanza di Anthyllis barba-jovis invece sono inquadrate<br />

nell’alleanza Antyllidion barba-jovis Brullo & De Marco<br />

1989, dell’ordine Senecetalia cinerariae Biondi 2007.<br />

Queste comunità occupano una fascia compresa tra le<br />

cenosi fortemente alofile delle falesie a dominanza di Crithmum maritimum e specie del<br />

genere Limonium (habitat 1240 – Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con<br />

Limonium spp. endemici) e le comunità arbustive della macchia mediterranea; possono<br />

espandersi verso l’interno a causa di eventi di disturbo a carico delle comunità di macchia<br />

ma in generale hanno carattere primario. (Blasi e Burrascano in AAVV., 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Comunità prossime alla linea di costa ma più interne rispetto alle cenosi spiccatamente<br />

alofile a Crithmum maritimum e Limonium sp.pl.. L’habitat, per lo più in mosaico con<br />

habitat erbacei e rupestri, nel suo aspetto più rappresentativo si ritrova con diffusione<br />

discontinua nel SIC di Capo Mortola e nelle sue vicinanze, dove è segnalato per una<br />

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superficie stimata di circa 9 ettari (D.2.2.1.1) mentre è segnalato su circa 6 ettari nel SIC<br />

del M. Grammondo con aspetti meno tipici, forse da rivedere come attribuzione.<br />

Fig. 23 - Aree in cui sono segnalati aspetti riferiti all’habitat 5320<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione può essere considerato di livello medio e risente molto della<br />

elevata pressione antropica costiera.<br />

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5330 - Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

D.2.3.1<br />

D.2.3.1.5<br />

D.2.3.1.5.2<br />

NOME NOM<br />

Arbusteti termomediterranei<br />

e predesertici<br />

Formazioni arbustive<br />

o erbaceo-arbustive<br />

mediterranee o<br />

termomediterranee<br />

caratterizzate da<br />

Genista cinerea<br />

Formazioni<br />

mediterranee riferibili<br />

all’associazione<br />

Euphorbio spinosae-<br />

Genistetum cinereae<br />

Fourrés thermoméditerranéens<br />

et prédésertiques<br />

Garrigues à<br />

Genista cinerea<br />

Garrigues à<br />

Genista cinerea<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

5330<br />

CORINE EUNIS<br />

32.22-<br />

32.26<br />

F5.52<br />

-<br />

F5.56<br />

ALLEGATO<br />

- NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

I 1 1<br />

5330 32.62 F6.62 I 1 1<br />

5330 32.61 F6.62 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Arbusteti caratteristici delle zone a termotipo termo-mediterraneo. Si tratta di cenosi<br />

piuttosto discontinue la cui fisionomia è determinata sia da specie legnose (Euphorbia<br />

dendroides, Chamaerops humilis, Olea europaea, Genista ephedroides, Genista tyrrhena,<br />

Genista cilentina, Genista gasparrini, Cytisus aeolicus, Coronilla valentina) che erbacee<br />

perenni (Ampelodesmos mautitanicus sottotipo 32.23). In Italia questo habitat è presente<br />

negli ambiti caratterizzati da un termotipo termomediterraneo, ma soprattutto laddove<br />

rappresentato da cenosi a dominanza di Ampelodesmos mauritanicus può penetrare in<br />

ambito mesomediterraneo. Cenosi ascrivibili a questo habitat sono presenti dalla Liguria<br />

alla Calabria e nelle isole maggiori, lungo le coste rocciose. In particolare sono presenti<br />

lungo le coste liguri, sulle coste della Sardegna settentrionale, della Toscana meridionale<br />

e delle isole dell’Arcipelago Toscano, lungo le coste del Lazio meridionale e della<br />

Campania, a Maratea, sulle coste calabre sia tirreniche che ioniche, con una particolare<br />

diffusione nella zona più meridionale della regione. Per quanto riguarda le coste adriatiche<br />

comunità di arbusteti termomediterranei sono presenti dal Salento al Conero, in particolare<br />

lungo i litorali rocciosi salentini, garganici, alle isole Tremiti ed in corrispondenza del Monte<br />

Conero. In Sicilia e Sardegna tutti i sottotipi si rinvengono anche nell’interno ricalcando la<br />

distribuzione del termotipo termomediterraneo. Mentre nell’Italia peninsulare, specialmente<br />

nelle regioni meridionali, nelle zone interne sono presenti solo cenosi del sottotipo<br />

dominato da Ampelodesmos mauritanicus, la cui distribuzione è ampiamente influenzata<br />

dal fuoco.<br />

Sotto il profilo sintassonomico gli arbusteti a dominanza di<br />

Euphorbia dendroides sono tutti riferibili allo stesso gruppo<br />

di associazioni (Oleo-Euphorbieta dendroidis Géhu &<br />

Biondi 1997 dell’alleanza Oleo-Ceratonion siliquae Br.-Bl.<br />

1936, ordine Pistacio lentisci-Rhamnetalia alaterni Rivas<br />

Martinez 1975, classe Quercetea ilicis Br.-Bl. 1947). La<br />

stessa alleanza è quella di riferimento per le comunità<br />

dominate o codominate da Chamaerops humilis. Le<br />

praterie ad Ampelodemos mauritanicus rientrano nella<br />

classe Lygeo-Stipetea Riv.-Mart. 1978 che include le<br />

praterie mediterranee termofile dominate da grosse<br />

graminacee cespitose e in particolare nell’ordine<br />

Hyparrenietalia Riv.-Mart. 1978. Le formazioni ad<br />

Euphorbia dendroides e Periploca angustifolia delle isole<br />

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del Canale di Sicilia sono riferite all’alleanza Periplocion angustifoliae Rivas Martinez 1975<br />

dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia Rivas Martinez 1975. Le cenosi a dominanza di specie<br />

del genere Genista sono inquadrate nella Classe Cisto Lavanduletea Br.-Bl.in Br.-Bl.,<br />

Molinier & Wagner 1940 e nell’ordine Lavanduletalia Br.-Bl.in Br.-Bl., Molinier & Wagner<br />

1940 em. Rivas Martinez 1968 . In particolare sono riferite all’alleanza Calicotomo villosae-<br />

Genistion tyrrhenae Biondi 1997 le cenosi delle isole tirreniche e del Cilento; sono incluse<br />

nell’alleanza Teucrion mari Gamisans & Muracciole 1984 le cenosi della Sardegna; mentre<br />

le comunità a Genista cinerea rilevate in Liguria sono incluse nell’alleanza Lavandulo<br />

angustifoliae-Genistion cinereae Barbero, Loisel & Quézel 1972 dell’ordine Ononidetalia<br />

striatae Br.-Bl. 1950 (Classe Festuco-Brometea Br.-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl. 1949).<br />

Gli arbusteti a Euphorbia dendroides possono avere carattere primario laddove le<br />

condizioni stazionali non permettano l’evoluzione della vegetazione verso forme più<br />

complesse; tuttavia spesso queste cenosi rappresentano stadi di sostituzione di comunità<br />

di macchia alta a Juniperus oxycedrus, J. phoenicea (habitat 5210 – Matorral arborescenti<br />

di Juniperus spp.), a Olea europaea (habitat 9320 - Foreste di Olea e Ceratonia) o a mirto<br />

e lentisco. Invece se disturbate possono essere sostituite da garighe a cisti o a elicrisi, a<br />

Phagnalon spp., Genista corsica o Thymelea hirsuta e Thymus capitatum in Sardegna<br />

(habitat 5320 - Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere).<br />

I contatti catenali che interessano le comunità di altri sottotipi sono per quanto riguarda la<br />

fascia più prossima alla linea di costa con comunità casmofitiche alofile (habitat 1240 –<br />

Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici) o<br />

garighe subalofile (habitat 5320 - Formazioni basse di euforbie vicino alle scogliere).<br />

Internamente invece il contatto dell’Oleo-Euphorbietum dendroidis è con le formazioni<br />

perenni dell’Hyparrhenion hirtae (habitat 6220* – Percorsi substeppici di graminacee<br />

piante annue dei Thero-Brachypodietea), con alcuni aspetti riferibili alla vegetazione<br />

casmofitica (habitat 8210 - Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica) e con le<br />

garighe nanofanerofitiche a dominanza di Rosmarinus officinalis e Cistus sp. pl., con le<br />

garighe a Cistus sp. pl., anche con le pinete a Pinus halepensis (habitat 9540 – Pinete<br />

mediterranee di pini mesogeni endemici) e con la macchia a dominanza di sclerofille<br />

sempreverdi o boschi di leccio (habitat 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus<br />

rotundifolia), con cui queste comunità sono spesso anche in contatto seriale. Le comunità<br />

ad Ampelodesmos mauritanicus sono praterie secondarie che sostituiscono comunità di<br />

macchia mediterranea, boschi di leccio e nelle regioni più meridionali anche boschi a<br />

dominanza di roverella. A fronte di eventi di disturbo che eliminino gli accumuli di suolo su<br />

cui si insedia l’ampelodesmo, questo può essere sostituito da comunità a dominanza di<br />

Hyparrhenia hirta o da praterie a dominanza di terofite (habitat 6220 – Percorsi substeppici<br />

di graminaceee piante annue dei Thero-Brachypodietea). Nei settori più interni le comunità<br />

arbustive che ricolonizzano l’ampelodesmeto possono essere quasi del tutto prive di<br />

specie della macchia mediterranea essendo costituite principalmente da Spartium<br />

junceum. Le comunità a dominanza di ginestre della sezione ephedrospartum sono stadi<br />

di sostituzione dei boschi di leccio (habitat 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus<br />

rotundifolia) e se disturbate vengono sostituite da garighe a cisti (Cistus salvifolius, C.<br />

incanus e C. monspeliensis) o da ampelodesmeti. Sono invece in contatto catenale<br />

spesso con gli arbusteti a Euphorbia dendroides ascrivibili al sottotipo 32.22. Quindi<br />

attualmente esistono vaste superfici interessate dalla presenza di ginestreti senescenti,<br />

nei quali sono attive le dinamiche di recupero dei ginepreti. Trattandosi in ognuno dei<br />

sottotipi di comunità caratterizzate da una certa discontinuità sono frequenti dei pattern a<br />

mosaico in cui gli arbusteti mediterranei si alternano a comunità erbacee dominate da<br />

emicriptofite o da terofite (habitat 6220– Percorsi substeppici di graminaceee piante annue<br />

dei Thero-Brachypodietea). (Blasi e Burrascano in AAVV:, 2009)<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Sono stati distinti nell’ultima fase del progetto le formazioni a Genista cinerea<br />

maggiormente termomediterranee, attribuibili all’habitat 5330, localizzati ad altitudine<br />

minore (in corrispondenza della serie dei Quercetalia ilicis), legati a un maggior grado di<br />

xerotermofilia e dominati da specie proprie della macchia mediterranea e delle garighe<br />

come Satureja montana, Euphorbia spinosa ssp. ligustica, Lavandula angustifolia (aspetti<br />

riferibili al Lavandulo angustifoliae-Genistion cinereae o più precisamente all’associazione<br />

Euphorbio spinosae-Genistetum cinereae). Gli altri aspetti di maggiore altitudine e a<br />

carattere più alpino sono stati già riportati con parziale riferimento all’habitat 4060.<br />

Si segnala infine la probabile appartenenza all’habitat 5330 degli aspetti a Coronilla<br />

valentina e di quelli a Coronilla juncea ricadenti nel SIC di Capo Mortola e nei suoi dintorni,<br />

dove è presente anche Ampelodesmos mauritanica. Nel complesso le superfici attribuite<br />

all’habitat 5330 assommano a circa 694 ettari, di cui il 95% in aspetti a mosaico o misti.<br />

Fig. 24 - Localizzazione degli aspetti a Genista cinerea per lo più riferibili all’habitat, 5330<br />

e degli aspetti a Coronilla valentina e a Coronilla juncea (triangolo rosso)<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Nell’area di progetto l’habitat 5330 caratterizzato per lo più dagli aspetti più termofili a<br />

Genista cinerea, può essere valutato in buon stato di conservazione e in condizioni di<br />

relativa stabilità o espansione. Ciò è probabilmente favorito anche dalle variazioni generali<br />

di innalzamento termico del clima, oltre che dall’abbandono di pratiche rurali. Peraltro<br />

l’habitat è in parte favorito dal passaggio del fuoco.<br />

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- Habitat arbustivi o erbaceo arbustivi mesomediterranei<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

D.2.4<br />

D.2.4.1<br />

NOME NOM<br />

Habitat arbustivi o erbaceo<br />

arbustivi mesomediterranei<br />

Macchie basse o alte<br />

mesomediterranee<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 32.3 F5.25 0 1 ?<br />

null 32.3 F5.25 0 1 ?<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Si tratta di aspetti diversi di macchia dominati da specie comuni quali Calicotome spinosa,<br />

Erica arborea, Pistacia terebinthus, P. lentiscus, ecc, rientranti nella serie del leccio e non<br />

riferibili ad habitat esplicitamente previsti dall’All. I della Direttiva 43/92.<br />

Sono segnalati nelle zone facenti parte della rete ecologica regionale che connette i siti<br />

della rete <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>,. ma verosimilmente presenti anche all’interno o ai margini di<br />

questi.<br />

Svolgono un ruolo importante nella difesa del suolo avviando i processi dinamici di<br />

ricostituzione verso le comunità forestali in una settore della Riviera dove l’uso del<br />

territorio con l’agricoltura intensiva e gli incendi hanno inciso fortemente sulla naturalità<br />

riducendo l’estensione dei boschi mediterranei.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

6110 - Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

E.1.1.1<br />

NOME NOM<br />

Formazioni erbose<br />

calcicole rupicole o<br />

basofile dell'Alysso-<br />

Sedion albi<br />

Pelouses rupicoles<br />

calcaires ou<br />

basiphiles du<br />

Alysso-Sedion albi*<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

6110 34.11 E1.11 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Pratelli xerotermofili, erboso-rupestri, discontinui, colonizzati da vegetazione pioniera di<br />

terofite e di succulente, con muschi calcifili e licheni, dal piano mesomediterraneo a quello<br />

supratemperato inferiore, localmente fino all'orizzonte subalpino. Il substrato è<br />

generalmente calcareo, ma può interessare anche rocce ofiolitiche o vulcaniti.<br />

Le cenosi appartenenti<br />

a questo habitat sono state<br />

inquadrate per l'Appennino nelle associazioni Petrorhagio<br />

saxifragae-Sedetum sexangularis Venanzoni e Gigante<br />

1999, Sedetum sexangulari-rupestris Di Pietro et al. 2006<br />

e, in Cilento, Sedo albi-Alyssetum orientalis Corbetta et<br />

al., 2004. Per il Carso triestino ed isontino e per<br />

l'Appennino settentrionale è stata rinvenuta l'associazione<br />

Alysso alyssoidis-Sedetum albi Oberd. et Th. Müller in<br />

Müller 1961. Per il Carso è stato inoltre descritto un<br />

"fitocenon a Sedum montanum/orientale" (Poldini, 1980).<br />

Tali syntaxa si inquadrano nell'alleanza Alysso alyssoidis-<br />

Sedion albi Oberdorfer & Müller in Müller 1961, ordine<br />

Sedo-Scleranthetalia Br.-Bl. 1955, classe Sedo-<br />

Scleranthetea Br.-Bl. 1955 em. Th. Müller 1961.<br />

Considerate le situazioni estreme<br />

e molto peculiari, queste comunità sono<br />

sostanzialmente stabili se considerate in termini seriali. Si possono riconoscere a volte<br />

termini ancora più primitivi, su affioramenti rocciosi costituiti unicamente da muschi calcifili<br />

(Tortellion) e licheni (Toninion coeruleo-nigricantis). In tal caso, evidentemente, si tratta di<br />

comunità da riferire all’habitat 8210 “Pareti rocciose calcaree con vegetazione<br />

casmofitica”. Tra le associazioni di contatto nel carso triestino prevalgono quelle licheniche<br />

nei punti di maggiore aridità e quelle del Saturejion subspicatae (Festuco-Brometea) nei<br />

punti di accumulo di terriccio; inoltre su suoli con maggiore componente argillosa sono<br />

frequenti contatti con l'alleanza Vulpio-Crepidion Poldini 1989. Nell'Appennino centromeridionale<br />

si sviluppano contatti analoghi con l'alleanza Artemisio albae-Saturejion<br />

montanae, con le praterie xerofile dell'alleanza Phleo-Bromion (habitat 6210 “Formazioni<br />

erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo") e anche<br />

con formazioni di macchia arbustiva dell'habitat 5130 "Formazioni a Juniperus communis<br />

su lande o prati calcicoli”. Non sempre evidentissimo è anche il confine con aspetti<br />

termofili dei pavimenti calcarei (habitat 8240 “Pavimenti calcarei”). (Lasen e Poldini in<br />

AAVV., 2009)<br />

CARATTERISTICHE<br />

NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Micro habitat caratterizzati da vegetazione<br />

prevalentemente erbaceo-suffruticosa, basifila,<br />

discontinua, per gran parte nudi e soggetti a erosione. Si osservano spesso su accumuli di<br />

detriti medio-fini e forme di erosione in lacune dei pascoli e a contatto con rocce compatte.<br />

Le specie che meglio caratterizzano l’habitat sono quelle succulente appartenenti ai generi<br />

Sedum e Sempervivum, accompagnate da diverse specie erbacee a ciclo annuo o<br />

perenne con habitus xerofitico, licheni e muschi. Nella cartografia l’habitat figura<br />

pressoché sempre associato a mosaico con habitat rupestri o di praterie discontinue, non<br />

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essendo possibile riportare cartograficamente la presenza di tessere di dimensioni spesso<br />

minime sparse o disposte linearmente alla base di pendii spesso impervi; in tali mosaici<br />

l’habitat 6110 partecipa con percentuali variabili, raramente sino al 50%. La superficie<br />

occupata è stata stimata in circa 11 ettari, ma le difficoltà oggettive potrebbero avere<br />

indotto da un lato a una sovrastima delle superfici e dall’altro a una sottostima delle<br />

presenze dell’habitat.<br />

Fig. 25 - Localizzazione dell’habitat 6110 nell’area di progetto<br />

STATO<br />

DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Nell’area di progetto l’habitat 6110 può essere valutato<br />

in buon stato di conservazione e in<br />

condizioni di relativa stabilità. Ciò è dovuto soprattuto alla scarsità di fattori di minaccia.<br />

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6170 - Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

E.1.3<br />

E.1.3.1.2.1<br />

NOME NOM<br />

Formazioni erbose<br />

calcicole alpine e<br />

subalpine<br />

Praterie xerofile a<br />

Sesleria e carici<br />

sempreverdi<br />

Pelouses calcaires<br />

alpines et<br />

subalpines<br />

Versants à Seslérie<br />

et Laîches<br />

sempervirentes<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

6170 36.41 E4.4 I 1 1<br />

6170 36.431 E4.4111 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Praterie alpine e subalpine, talvolta anche discontinue, comprese le stazioni a prolungato<br />

innevamento, (vallette nivali, dell'Arabidion caeruleae) delle Alpi e delle aree centrali e<br />

meridionali degli Appennini e sviluppate, di norma, sopra il limite del bosco, su suoli<br />

derivanti da matrice carbonatica (o non povera di basi). Talvolta anche sotto il limite della<br />

foresta nel piano altimontano e nelle forre umide prealpine (seslerieti di forra)<br />

eccezionalmente anche a 300-500<br />

m di quota.<br />

Sotto il profilo sintassonomico si riferiscono di seguito solo<br />

i riferimenti coerenti con il territorio indagato. Le alleanze<br />

esclusive delle alpi sud-occidentali sono:<br />

- Avenion sempervirentis Barbero 1968 (= Avenion<br />

montanae Barbero 1968 p.p.) afferisce dell’ordine<br />

Seslerietalia caeruleae Br.-Bl. in Br.-Bl. & H. Jenny 1926,<br />

classe Elyno-Seslerietea Br.-Bl. 1948 (= Festuco-<br />

Seslerietea Barbero & Bonin 1969).<br />

- Ononidion cenisiae Barbero 1972 (che Theurillat et al.,<br />

1995 sinonimizzano con Avenion sempervirentis) è da<br />

inquadrare nell’ordine Ononidetalia striatae Br.-Bl. 1952<br />

della classe Festuco valesiacae-Brometea erecti Br.-Bl. &<br />

Tüxen ex Br.-Bl. 1949 (l’ordine Ononidetalia striatae è<br />

fatto afferire da Theurillat et al. 1995, alla classe Elyno-<br />

Seslerietea Br.-Bl. 1948).<br />

Per le Alpi si riconoscono le seguenti alleanze: Seslerion albicantis Br.-Bl. in Br.-Bl. &<br />

Jenny 1926 (ordine Seslerietalia coeruleae Br.-Bl. in Br.-Bl. & Jenny 1926, classe<br />

Seslerietea albicantis Br.-Bl. in Br.-Bl. & Jenny 1926) Seslerion coeruleae e Caricion<br />

austroalpinae Sutter 1962 [ordine Seslerietalia coeruleae Br.-Bl. in Br.-Bl. & Jenny 1926,<br />

classe Elyno-Seslerietea Br.-Bl. 1948 (= Festuco-Seslerietea Barbero & Bonin 1969)].<br />

Anche Caricion firmae Gams 1936 (del medesimo ordine Seslerietalia), il cui riferimento<br />

Corine è 36.433, va incluso in questo sottotipo.<br />

Si tratta di habitat assai articolati che includono numerose comunità, a contatto sia di tipo<br />

seriale che catenale. Da situazioni assai primitive (mosaici con 8120 “Ghiaioni calcarei e<br />

scisto-calcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii)” e 8210 “Pareti rocciose calcaree<br />

con vegetazione casmofitica”) si passa progressivamente verso cenosi più acidificate, al<br />

punto che nel sottotipo del Caricion ferrugineae, in alcuni casi, il limite con 6150<br />

“Formazioni erbose boreo-alpine silicicole “ non è sempre ben definibile. Le diverse<br />

comunità afferenti a questo tipo di habitat sono spesso in contatto topografico con<br />

mughete (4070 "Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum -Mugo-<br />

Rhododendretum hirsuti-") [assenti nel terriutorio indagato] e detriti di falda (appunto,<br />

8120). Sotto il limite potenziale della foresta, l’evoluzione post abbandono determina la<br />

scomparsa delle comunità del 6170 “Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine”<br />

(seslerieti e firmeti) a favore di consorzi arbustivi ad ericacee (da ricondurre all’habitat<br />

4060 “Lande alpine e boreali” sia per aspetti basifili che per brughiere acidofile).<br />

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Ovunque, sotto il limite della vegetazione arbustiva, la presenza di pino mugo, rododendri,<br />

ontano verde, altri arbusti, oltre a plantule di Larix, Picea e Pinus cembra, testimonia una<br />

dinamica evolutiva facilmente interpretabile e condizionata sia dai fattori morfologici che<br />

dai livelli di utilizzazione. Le situazioni più complesse sono, peraltro, non quelle primitive,<br />

ma quelle più evolute in cui, per motivi di substrato, o di suoli più profondi, l’acidificazione<br />

superficiale è avanzata. In assenza di fattori limitanti lo sviluppo, gli arbusti e le altre<br />

specie legnose colonizzano i siti originando, nella situazione attuale, appunto, mosaici<br />

intricati. Nelle stazioni fresche, a lungo innevamento, o con apporto naturale di sostanze<br />

organiche, i passaggi e le compenetrazioni con comunità di Adenostylion (es.<br />

Peucedanetum ostruthii), codice 6430 “Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie<br />

idrofile”, sono relativamente diffuse. (Lasen et al in AAVV:., 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Habitat tipici delle praterie discontinue o più raramente continue della fascia altomontana e<br />

subalpina, per lo più dal pascolo o condizionate da vento e acclività accentuati. La<br />

vegetazione è dominata da piccole specie graminoidi o da uno strato misto di erbe,<br />

camefite e nanofanerofite di bassa taglia. Localmente sono presenti aspetti con graminoidi<br />

di maggiore taglia (Helictotrichon sempervirens, H. parlatorei, ecc ). In corrispondenza di<br />

depressioni con maggiore disponibilità idrica la cotica è più compatta, mentre in<br />

corrispondenza di creste o versanti fortemente acclivi, talora gradinati, l’habitat ha<br />

copertura discontinua o a cordoni ed è a diretto contatto con aspetti rupestri o tipici dei<br />

detriti in ripetute e ravvicinate alternanze.<br />

Fig. 26 - Localizzazione dell’habitat 6170<br />

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Spesso risulta difficoltosa la distinzione fra gli habitat riferibili a 6170 con quelli di prateria<br />

a maggiore componente termofila, riconducibile a 6210 o con lande alpine riferibili a 4060.<br />

Allo stesso Habitat 6170 appartengono frammenti di vegetazione a Carex sempervirens, di<br />

notevole importanza, localizzati sul versante nord del Gruppo Saccarello - Fronté.<br />

Nel complesso la superficie occupata dall’habitat 6170 è stata stimata in circa 1217 ettari<br />

(circa il 5% dell’area di progetto) di cui circa 94% nell’ambito di aspetti a mosaico o misti.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Nell’area di progetto lo stato di conservazione dell’habitat 6110 può essere valutato di<br />

livello medio, ma in progressiva riduzione. Ciò è testimoniato soprattutto dalla diffusione di<br />

aspetti a mosaico o misti in cui si evidenziano significative presenze di specie legnose che<br />

tendono a riavviare i processi dinamici di ricostituzione del manto forestale. Localmente<br />

situazioni di sovrapascolamento e stazionamento del bestiame hanno portato<br />

all’affermazione da un lato di praterie impoverite a Nardus stricta e dall’altro a megaforbieti<br />

con piante nitrofile.<br />

Poichè la valutazione dello stato di conservazione deve fondarsi soprattutto sul confronto<br />

tra la superficie della situazione attuale e quella potenziale dell’habitat si possono<br />

esprimere le seguenti considerazioni. Nel territorio indagato il limite dell’albero è prossimo<br />

alla quota maggiore del territorio stesso e anche le fasce altimetriche più elevate non<br />

corrispondono, se non in percentuale insignificante, alla potenzialità per i pascoli alpini. Se<br />

col termine potenziale si considera la potenzialità naturale, ne consegue che la superficie<br />

attuale è superiore a quella effettivamente potenziale in conseguenza di attività rurali<br />

esercitate più intensamente nel passato. Se invece per potenzialità si intende quella<br />

agronomica dell’alpeggio allore ne consegue che la superficie attuale è inferiore alle<br />

possibilità, testimoniate dagli usi territoriali del passato. Queste due alternative<br />

porterebbero a due valutazioni differenti: una con trend positivo a favore di altri habitat e<br />

una con trend negativo. In realtà sarebbe più opportuno utilizzare per una valutazione<br />

sullo stato di conservazione diversi parametri, fra i quali popolamenti faunistici (avifauna<br />

ed entomofauna) e floristici. In base a ciò, considerando quanto espresso nella relazione<br />

circa la ricchezza specifica del territorio, lo stato di conservazione può essere valutato di<br />

livello medio.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 73


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6210 - Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su<br />

substrato calcareo<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

E.2.1<br />

NOME NOM<br />

Formazioni erbose<br />

secche seminaturali<br />

e facies coperte da<br />

cespugli su<br />

substrato calcareo<br />

(Festuco -<br />

Brometalia)<br />

(*notevole fioritura<br />

di orchidee)<br />

Pelouses sèches seminaturelles<br />

et faciès<br />

d'embuissonnement sur<br />

calcaires (Festuco<br />

Brometalia)(*sites<br />

d'orchidées<br />

remarquables)*<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO<br />

- NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

6210 34.31 E1.2 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Praterie polispecifiche perenni a dominanza di graminacee emicriptofitiche, generalmente<br />

secondarie, da aride a semimesofile, diffuse prevalentemente nel Settore Appenninico ma<br />

presenti anche nella Provincia Alpina, dei Piani bioclimatici Submeso-, Meso-, Supra-<br />

Temperato, riferibili alla classe Festuco-Brometea, talora interessate da una ricca<br />

presenza di specie di Orchideaceae ed in tal caso considerate prioritarie (*). Per quanto<br />

riguarda l’Italia appenninica, si tratta di comunità endemiche, da xerofile a semimesofile,<br />

prevalentemente emicriptofitiche ma con una possibile componente camefitica, sviluppate<br />

su substrati di varia natura.<br />

Per individuare il carattere prioritario deve essere soddisfatto almeno uno dei seguenti<br />

criteri:<br />

(a) il sito ospita un ricco contingente di specie di orchidee;<br />

(b) il sito ospita un’importante popolazione di almeno una specie di orchidee ritenuta non<br />

molto comune a livello nazionale;<br />

(c) ) il sito ospita una o più specie di orchidee ritenute rare, molto rare o di eccezionale<br />

rarità a livello nazionale.<br />

La specie fisionomizzante è quasi sempre Bromus erectus, ma talora il ruolo è condiviso<br />

da altre entità come Brachypodium rupestre.<br />

L’Habitat 6210 per il territorio italiano viene prevalentemente riferito all’ordine Brometalia<br />

erecti Br.-Bl. 1936.<br />

Sotto il profilo sintassonomico si riferiscono di seguito solo<br />

i riferimenti coerenti con il territorio indagato, ma si rileva<br />

che nel manuale italiano d’interpretazione sono presenti<br />

anche altre indicazioni riferite al settore appenninico,<br />

valide per le quote inferiori dell’area di progetto. Per i<br />

brometi alpini sono riconosciute le alleanze Bromion erecti<br />

Koch 1926 (= Mesobromion erecti Br.-Bl & Moor 1938),<br />

inclusa la suballeanza Seslerio caeruleae-Mesobromenion<br />

erecti Oberdorfer 1957, per gli aspetti mesofili;<br />

Xerobromion erecti (Br.-Bl & Moor 1938) Moravec in Holub<br />

et al. 1967 per gli aspetti xerofili; Festuco amethystinae-<br />

Bromion erecti Barbero & Loisel 1972 per gli aspetti<br />

xerofili delle Alpi liguri.<br />

In questo habitat vanno inoltre inserite le praterie<br />

subcontinentali dell'ordine Festucetalia valesiacae (34.31), per gli aspetti riguardanti le<br />

alleanze Cirsio-Brachypodion pinnati Hadac & Klika in Klika & Hadac 1944 e Diplachnion<br />

serotinae Br.-Bl. 1961.<br />

Le praterie dell’Habitat 6210, tranne alcuni sporadici casi, sono habitat tipicamente<br />

secondari, il cui mantenimento è subordinato alle attività di sfalcio o di pascolamento del<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 74


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bestiame, garantite dalla persistenza delle tradizionali attività agro-pastorali. In assenza di<br />

tale sistema di gestione, i naturali processi dinamici della vegetazione favoriscono<br />

l’insediamento nelle praterie di specie di orlo ed arbustive e lo sviluppo di comunità riferibili<br />

rispettivamente alle classi Trifolio-Geranietea sanguinei e Rhamno-Prunetea spinosae;<br />

quest’ultima può talora essere rappresentata dalle ‘Formazioni a Juniperus communis su<br />

lande o prati calcicoli’ dell’Habitat 5130. All’interno delle piccole radure e discontinuità del<br />

cotico erboso, soprattutto negli ambienti più aridi, rupestri e poveri di suolo, è possibile la<br />

presenza delle cenosi effimere della classe Helianthemetea guttati riferibili all’Habitat<br />

6220* ‘Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea’ o<br />

anche delle comunità xerofile a dominanza di specie del genere Sedum, riferibili all’Habitat<br />

6110 ‘Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi’. Può<br />

verificarsi anche lo sviluppo di situazioni di mosaico con aspetti marcatamente xerofili a<br />

dominanza di camefite riferibili agli habitat delle garighe e nano-garighe appenniniche<br />

submediterranee (classi Rosmarinetea officinalis, Cisto-Micromerietea).<br />

Dal punto di vista del paesaggio vegetale, i brometi sono tipicamente inseriti nel contesto<br />

delle formazioni forestali caducifoglie collinari e montane a dominanza di Fagus sylvatica<br />

(Habitat 9110 ‘Faggeti del Luzulo-Fagetum’, 9120 ‘Faggeti acidofili atlantici con sottobosco<br />

di Ilex e a volte di Taxus’, 9130 ‘Faggeti dell'Asperulo-Fagetum’, 9140 ‘Faggeti subalpini<br />

dell'Europa Centrale con Acer e Rumex arifolius’, 9150 ‘Faggeti calcicoli dell'Europa<br />

Centrale del Cephalanthero-Fagion, 91K0 ‘Faggete illiriche dell’Aremonio-Fagion’, 9210*<br />

‘Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex’, 9220 ‘Faggeti degli Appennini con Abies alba e<br />

faggeti con Abies nebrodensis’) o di Ostrya carpinifolia, di Quercus pubescens (Habitat<br />

91AA ‘Boschi orientali di roverella’), di Quercus cerris (Habitat 91M0 ‘Foreste Pannonico-<br />

Balcaniche di cerro e rovere’) o di castagno (9260 ‘Foreste di Castanea sativa’).(gigante e<br />

Selvaggi in AAVV., 2009<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Comprende habitat caratterizzati da praterie mesoxeriche più termofile di quelle<br />

propriamente dei piani altomontani e subalpini, dominate da specie diverse, per lo più<br />

graminoidi, soggette localmente a pascolo. Si ritrovano sovente in aspetti arbustati o con<br />

nuclei arborescenti confondibili con aspetti a mosaico cui partecipano habitat arbustivi o<br />

con habitat complessi quali 6310. Spesso ospitano ricchi popolamenti di orchidacee e<br />

acquisiscono importanza prioritaria. La distinzione rispetto a 6170 e 6220 ai limiti<br />

altitudinali superiori e inferiori non è sempre agevole. La superficie occupata dall’habitat<br />

6210 è stata stimata in 1117 ettari circa (4,6% dell’area di progetto) di cui l’87% in aspetti<br />

misti o a mosaico.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Nell’area di progetto lo stato di conservazione dell’habitat 6210 può essere valutato di<br />

livello medio-buono, ma in progressiva riduzione soprattutto negli aspetti puramente<br />

erbacei a favore soprattutto di quelli arbustati direttamente connessi con i processi<br />

dinamici di ricostituzione del manto forestale.<br />

Localmente situazioni di sovrapascolamento e stazionamento del bestiame hanno portato<br />

all’affermazione da un lato di praterie impoverite a Nardus stricta e dall’altro a megaforbieti<br />

con piante nitrofile.<br />

La mancanza o la riduzione di attività di pascolo e/o sfalcio, esercitate con intensità<br />

congrua, limitano anche i popolamenti di orchidee, che tuttavia sono ancora ben<br />

rappresentati nell’area di progetto.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 75


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fig. 27 - Localizzazione dell’habitat 6210<br />

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6220 - Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

E.2.2<br />

E.2.2.1.1<br />

E.2.2.4.1<br />

NOME NOM<br />

Percorsi substeppici<br />

di graminacee e<br />

piante annue dei<br />

Thero-Brachypodietea<br />

Comunità a<br />

Brachypodium<br />

phoenicoides<br />

Praterie ad<br />

Aphyllanthes e steppe<br />

supra-mediterranee<br />

Parcours<br />

substeppiques de<br />

graminées et<br />

annuelles du Thero-<br />

Brachypodietea*<br />

Gazons à Brachypode<br />

de Phénicie<br />

Pelouses à<br />

Aphyllanthes<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

6220 34.5 E1.3 I 1 1<br />

6220 34.36 E1.2A I 1 1<br />

6220 34.721 E1.52 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Praterie xerofile e discontinue di piccola taglia a dominanza di graminacee, su substrati di<br />

varia natura, spesso calcarei e ricchi di basi, talora soggetti ad erosione, con aspetti<br />

perenni (riferibili alle classi Poetea bulbosae e Lygeo-Stipetea, con l’esclusione delle<br />

praterie ad Ampelodesmos mauritanicus che vanno riferite all’Habitat 5330 ‘Arbusteti<br />

termo-mediterranei e pre-steppici’, sottotipo 32.23) che ospitano al loro interno aspetti<br />

annuali (Helianthemetea guttati), dei Piani Bioclimatici Termo-, Meso-, Supra- e Submeso-<br />

Mediterraneo, con distribuzione prevalente nei settori costieri e subcostieri dell’Italia<br />

peninsulare e delle isole, occasionalmente rinvenibili nei territori interni in corrispondenza<br />

di condizioni edafiche e microclimatiche<br />

particolari.<br />

I diversi aspetti dell’Habitat 6220* per il territorio italiano<br />

possono essere riferiti alle seguenti classi: Lygeo-Stipetea<br />

Rivas-Martínez 1978 per gli aspetti perenni termofili,<br />

Poetea bulbosae Rivas Goday & Rivas-Martínez in Rivas-<br />

Martínez 1978 per gli aspetti perenni subnitrofili ed<br />

Helianthemetea guttati (Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine &<br />

Nègre 1952) Rivas Goday & Rivas-Martínez 1963 em.<br />

Rivas-Martínez 1978 per gli aspetti annuali. Nella prima<br />

classe vengono incluse le alleanze: Polygonion tenoreani<br />

Brullo, De Marco & Signorello 1990, Thero-Brachypodion<br />

ramosi Br.-Bl. 1925, Stipion tenacissimae Rivas-Martínez<br />

1978 e Moricandio-Lygeion sparti Brullo, De Marco &<br />

Signorello 1990 dell’ordine Lygeo-Stipetalia Br.-Bl. et O.<br />

Bolòs 1958; Hyparrhenion hirtae Br.-Bl., P. Silva &<br />

Rozeira 1956 (incl. Aristido caerulescentis-Hyparrhenion hirtae Brullo et al. 1997 e<br />

Saturejo-Hyparrhenion O. Bolòs 1962) ascritta all’ordine Hyparrhenietalia hirtae Rivas-<br />

Martínez 1978. La seconda classe è rappresentata dalle tre alleanze Trifolio subterranei-<br />

Periballion Rivas Goday 1964, Poo bulbosae-Astragalion sesamei Rivas Goday & Ladero<br />

1970, Plantaginion serrariae Galán, Morales & Vicente <strong>2000</strong>, tutte incluse nell’ordine<br />

Poetalia bulbosae Rivas Goday & Rivas-Martínez in Rivas Goday & Ladero 1970. Infine gli<br />

aspetti annuali trovano collocazione nella terza classe che comprende le alleanze<br />

Hypochoeridion achyrophori Biondi et Guerra 2008 (ascritta all’ordine Trachynietalia<br />

distachyae Rivas-Martínez 1978), Trachynion distachyae Rivas-Martínez 1978,<br />

Helianthemion guttati Br.-Bl. in Br.-Bl., Molinier & Wagner 1940 e Thero-Airion Tüxen &<br />

Oberdorfer 1958 em. Rivas-Martínez 1978 (dell’ordine Helianthemetalia guttati Br.-Bl. in<br />

Br.-Bl., Molinier & Wagner 1940).<br />

La vegetazione delle praterie xerofile mediterranee si insedia di frequente in<br />

corrispondenza di aree di erosione o comunque dove la continuità dei suoli sia interrotta,<br />

tipicamente all’interno delle radure della vegetazione perenne, sia essa quella delle<br />

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garighe e nano-garighe appenniniche submediterranee delle classi Rosmarinetea<br />

officinalis e Cisto-Micromerietea; quella degli ‘Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici’<br />

riferibili all’Habitat 5330; quella delle ‘Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-<br />

Lavanduletalia riferibili all’Habitat 2260; quella delle ‘Formazioni erbose secche<br />

seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo’ della classe Festuco-<br />

Brometea, riferibili all’Habitat 6210; o ancora quella delle ‘Formazioni erbose rupicole<br />

calcicole o basofile dell’Alysso-Sedion albi’ riferibile all’Habitat 6110, nonché quella delle<br />

praterie con Ampelodesmos mauritanicus riferibili all’Habitat 5330 ‘Arbusteti termomediterranei<br />

e pre-steppici’. Può rappresentare stadi iniziali (pionieri) di colonizzazione di<br />

neosuperfici costituite ad esempio da affioramenti rocciosi di varia natura litologica, così<br />

come aspetti di degradazione più o meno avanzata al termine di processi regressivi legati<br />

al sovrapascolamento o a ripetuti fenomeni di incendio. Quando le condizioni ambientali<br />

favoriscono i processi di sviluppo sia del suolo che della vegetazione, in assenza di<br />

perturbazioni, le comunità riferibili all’Habitat 6220* possono essere invase da specie<br />

perenni arbustive legnose che tendono a soppiantare la vegetazione erbacea, dando<br />

luogo a successioni verso cenosi perenni più evolute. Può verificarsi in questi casi il<br />

passaggio ad altre tipologie di Habitat, quali gli ‘Arbusteti submediterranei e temperati’, i<br />

‘Matorral arborescenti mediterranei’ e le ‘Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche’<br />

riferibili rispettivamente agli Habitat dei gruppi 51, 52 e 53 (per le tipologie che si<br />

rinvengono in Italia).<br />

Dal punto di vista del paesaggio vegetale, queste formazioni si collocano generalmente<br />

all’interno di serie di vegetazione che presentano come tappa matura le pinete<br />

mediterranee dell'Habitat 2270 'Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster'; la<br />

foresta sempreverde dell’Habitat 9340 ‘Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia’ o il<br />

bosco misto a dominanza di caducifoglie collinari termofile, quali Quercus pubescens, Q.<br />

virgiliana, Q. dalechampi, riferibile all’Habitat 91AA ‘Boschi orientali di roverella’, meno<br />

frequentemente Q. cerris (Habitat 91M0 ‘Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere’).<br />

(Gigante in AAVV:, 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Comprende habitat erbacei nettamente xerici e termofili localizzati esclusivamente nelle<br />

parti più meridionali dell’area di progetto, (Capo Mortola, Grammondo, parti inferiori di<br />

Testa d’Alpe) sovente limitati come superficie e molto frammentati o con andamento<br />

lineare. Aspetti particolari sono quelli caratterizzati da Brachypodium phoenicoides (a<br />

Capo Mortola e dintorni) o da Aphyllanthes monspeliensis, nettamente costieri. Questi<br />

ultimi, pur previsti nella check list condivisa in ambito transfrontaliero, non sono tuttavia<br />

stati segnalati nell’area di progetto.<br />

Qui la superficie occupata dall’habitat 6220 è stata stimata in circa 110 ettari, di cui circa<br />

92% in aspetti a mosaico o misti, per la maggior parte con l’habitat 6210.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Nell’area di progetto lo stato di conservazione dell’habitat 6220 può essere valutato di<br />

livello medio-basso, soprattutto in rapporto alla forte pressione antropica esercitata nella<br />

fascia costiera o più in generale più prossima alla costa.<br />

Si tratta di una zona che peraltro risente più di altre della diffusione di specie esotiche che<br />

alterano la naturalità degli habitat. Anche la ridotta attività del pascolo contribuisce a<br />

limitare l’habitat 6220.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 78


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

.<br />

Fig. 28 - Localizzazione dell’Habitat 6220<br />

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6230 - Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone<br />

montane<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

E.2.3.1<br />

NOME NOM<br />

Formazioni erbose a<br />

Nardus, ricche di<br />

specie, su substrato<br />

siliceo delle zone<br />

montane (e delle<br />

zone submontane<br />

dell'Europa<br />

continentale)<br />

Formations herbeuses à<br />

Nardus, riches en<br />

espéces, sur substrat<br />

siliceux des zones<br />

montagnardes et de zones<br />

submontagnardes de<br />

l'Europe continentale)<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

6230 36.31<br />

CORINE EUNIS<br />

E4.31,<br />

E1.71<br />

ALLEGATO<br />

- NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Praterie chiuse mesofile, perenni, a prevalenza o a significativa partecipazione di Nardus<br />

stricta, localizzate in aree pianeggianti o poco acclivi, da collinari ad altimontanosubalpine,<br />

delle Alpi e degli Appennini, sviluppate su suoli acidi, derivanti da substrati a<br />

matrice silicatica, o anche carbonatica, ma in tal caso soggetti a lisciviazione.<br />

In Italia, nell'habitat sono comprese le comunità dell'ordine Nardetalia strictae Oberd. ex<br />

Preising 1949 (cl. Nardetea strictae Rivas Goday in Rivas-Goday & Rivas-Martinez 1963)<br />

appartenenti alle alleanze Violion caninae Schwickerath 1944, Nardo-Agrostion tenuis<br />

Sillinger 1933 e Ranunculo-Nardion Bonin 1972. Secondo indicazione esplicita di EUR27,<br />

inoltre, è riferibile a questo habitat anche Sieversio-Nardetum strictae Lüdi 1948 (Nardion<br />

strictae Br.-Bl. 1926, Festucetalia spadiceae Barbero 1970, classe Caricetea curvulae Br.-<br />

Bl. 1948), limitatamente agli aspetti subalpini.<br />

Nelle Alpi e nell'Appennino settentrionale le comunità a<br />

nardo rappresentano aspetti di sostituzione delle faggete<br />

su silice. In aree alpine queste formazioni forestali sono<br />

riferibili agli habitat 9110 "Faggeti del Luzulo-Fagetum" e<br />

9120 "Faggeti acidofili atlantici con sottobosco di Ilex e a<br />

volte di Taxus (Quercion robori-petreae o Ilici-Fagenion)".<br />

L'habitat inoltre si rinviene nell'area potenziale per le<br />

peccete riferibili all'habitat 9410 "Foreste acidofile<br />

montane e alpine di Picea (Vaccinio-Piceetea)". Nei<br />

nardeti subalpini, inoltre, in assenza di gestione,<br />

l'evoluzione verso il rodoreto a rododendro ferrugineo<br />

(4060 "Lande alpine e boreali") si osserva<br />

frequentemente con veri e propri mosaici. In assenza di<br />

interventi agro-pastorali, i nardeti sono destinati ad essere<br />

invasi da specie arbustive o arboree. Tra le specie arboree nella fascia montana entra<br />

spesso Betula pendula o Pinus sylvestris e, talvolta, anche Corylus avellana e Populus<br />

tremula, oltre a Picea e Larix e, talora, Pinus cembra. Con assai maggiore frequenza,<br />

tuttavia, si osservano lembi di nardeto montano invasi da aggruppamenti a rosa e ginepro<br />

(habitat 5130 “Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcioli”).<br />

Le situazioni più xeriche sono quasi ovunque interessate da abbondante partecipazione di<br />

Calluna vulgaris che prelude alla formazione di brughiere asciutte della classe Calluno-<br />

Ulicetea (habitat 4030 "Lande secche europee"). Gli aspetti più pingui della prateria sono<br />

spesso determinati da varianti gestionali e dalla morfologia di dettaglio, e dal contatto con<br />

triseteti dell'habitat 6520 “Praterie montane da fieno”. In gran parte dell’area dolomitica,<br />

dove le minacce sono di due tipi, l’abbandono o l’intensificazione delle concimazioni, i<br />

nardeti si sono fortemente ridotti e, spesso, si osserva che essi sono relegati a fasce<br />

marginali, che rappresentano, in realtà, uno scrigno di biodiversità e sono assai importanti<br />

per la fauna. Nelle stazioni più fresche e a migliore disponibilità idrica, i nardeti vengono<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 80


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

sostituiti, o invasi, da aggruppamenti monospecifici a Deschampsia caespitosa, da<br />

considerare come forme di degradazione. Nardeti paucispecifici sono diffusi in aree molto<br />

frequentate dai cervi e da altri ungulati. Su suoli con elevata capacità di ritenzione idrica<br />

sono diffusi i nardeti igrofili, quasi sempre favoriti da un pascolamento estensivo, a<br />

contatto con le torbiere di transizione con sfagni (habitat 7140 “Torbiere di transizione e<br />

instabili”), oppure con gli aggruppamenti a Molinia caerulea (habitat 6410 "Praterie con<br />

Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae)"). Nei versanti a<br />

sud e più xerici, è inoltre frequente il contatto del nardeto (sempre Sieversio-Nardetum in<br />

massima parte) con cenosi di Festucion variae e Festucion spadiceae (habitat 6150<br />

"Formazioni erbose boreo-alpine silicicole") e, in stazioni un po’ più fresche, con quelle di<br />

Agrostion schraderianae. (Lasen et al in AAVV:., 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Comprende habitat erbacei dominati da Nardus stricta al quale si accompagnano diverse<br />

specie acidofile (Festuca rubra, Arnica montana, Antennaria dioica, ecc). L’origine di tali<br />

habitat è legata generalmente a un pascolo eccessivo e a una acidificazione del suolo.<br />

La superficie occupata dall’habitat 6230 nell’area di progetto è stata stimata in circa 468<br />

ettari, di cui circa 91% osservabili in aspetti a mosaico o misti alla scala adottata.<br />

Fig. 29 - Localizzazione dell’habitat 6230<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Nei casi in cui l’effetto del pascolo è molto accentuato si può osservare una progressiva<br />

perdita di specie a favore del nardo e conseguentemente a una diffusione di aspetti<br />

degradati lontani dalla piena rappresentatività dell’habitat.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 81


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6310 - Dehesas con Quercus spp. sempreverde<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

E.3.1<br />

NOME NOM<br />

Dehesas con<br />

Quercus spp.<br />

sempreverde<br />

Dehesas à Quercus<br />

spp. sempervirens<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

6310<br />

CORINE EUNIS<br />

32.11 x<br />

84.6<br />

F5.11,<br />

E7.3<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

I 1 0<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Pascoli alberati a dominanza di querce sempreverdi (Quercus suber, Q.ilex, Q.coccifera),<br />

indifferenti al substrato, da termomediterraneo inferiore secco inferiore a<br />

supramediterraneo inferiore umido superiore. Sono presenti maggiormente nella<br />

subregione biogeografica Mediterranea occidentale, quindi in Italia maggiormente, ma non<br />

esclusivamente, nel versante tirrenico, isole incluse. Si tratta comunque di un habitat<br />

seminaturale, mantenuto dalle attività agro-zootecniche, in particolare l’allevamento brado<br />

ovi-caprino, bovino e suino.<br />

Si tratta di un habitat a forte determinismo antropico, dove<br />

non sempre è possibile pervenire ad un inquadramento<br />

sintassonomico delle cenosi presenti. I pascoli alberati<br />

derivano infatti dal diradamento di preesistenti comunità<br />

forestali a dominanza di querce sempreverdi. In Italia<br />

queste sono riferite quasi sempre all’alleanza centromediterranea<br />

Fraxino orni-Quercion ilicis Biondi,<br />

Casavecchia & Gigante 2003, che include tutti i boschi a<br />

dominanza di leccio e sughera in bioclima Mediterraneo<br />

Pluvistagionale Oceanico (ordine Quercetalia ilicis Br.-Bl.<br />

ex Molinier 1934 em. Rivas-Martìnez 1975, classe<br />

Quercetea ilicis Br.-Bl. ex A. & O. Bolòs 1950). Fanno<br />

eccezione i pascoli alberati a quercia spinosa, inclusi<br />

nell’alleanza Juniperion turbinatae Rivas-Martìnez 1975<br />

corr. 1987 (ordine Pistacio lentisci-Rhamnetalia alaterni Rivas Martìnez 1975, classe<br />

Quercetea ilicis Br.-Bl. ex A. & O. Bolòs 1950). Le comunità erbacee sono costituite da<br />

specie pabulari, mentre il corteggio floristico nemorale è solitamente scomparso. Nel<br />

Mediterraneo occidentale le comunità pascolive ovine sono inquadrate nell’alleanza<br />

Trifolio subterranei-Periballion Rivas Goday 1964 (ordine Poetalia bulbosae Rivas Goday<br />

& Rivas-Martínez in Rivas Goday & Ladero 1970, classe Poetea bulbosae Rivas Goday &<br />

Rivas-Martínez in Rivas-Martínez 1978), rinvenuta anche in Sardegna dove queste<br />

praterie sono state attribuite alla associazione Poo bulbosae -Trifolietum subterranei Rivas<br />

Goday 1964) Rivas Goday & Ladero 1970 della quale in Sardegna è stata descritta la<br />

subassociazione trifolietosum igrescentis Ladero, Biondi & Mossa 1992. Nel caso di<br />

pascoli lavorati, concimati o nitrificati da sovrapascolamento, si assiste ad un cambio della<br />

composizione floristica, per cui le comunità erbacee sono inquadrabili nell’alleanza Echio<br />

plantaginei-Galactition tomentosae O. Bolòs & Molinier 1969, ordine Thero-Brometalia<br />

(Rivas Goday & Rivas-Martínez ex Esteve 1973) O. Bolòs 1975 della classe Stellarietea<br />

mediae Tüxen, Lohmeyer & Preising ex von Rochow 1951.<br />

Le dinamiche naturali tendono alla ricostituzione delle comunità forestali sempreverdi.<br />

L’uso intensivo invece, impedendo la rinnovazione delle specie forestali, può portare alla<br />

perdita dell’habitat a dehesa e alla costituzione di pascoli aperti, privi della componente<br />

arborea. I contatti seriali sono prevalentemente con le comunità camefitiche e arbustive<br />

mediterranee che occuperebbero vaste aree se cessasse il pascolo e riattiverebbero le<br />

dinamiche della successione secondaria. Si tratta di garighe acidofile della classe Cisto-<br />

Lavanduletea Br.-Bl. in Br.-Bl., Molinier & Wagner 1940 e calcicole della classe<br />

Rosmarinetea officinalis Rivas-Martínez, Fernández-González, Loidi, Lousã & Penas<br />

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2001. Gli arbusteti sono inquadrabili invece nelle alleanze Oleo-Ceratonion siliquae Br.-Bl.<br />

ex Guinochet & Drouineau 1944 em. Rivas-Martìnez 1975 (9320 "Foreste di Olea e<br />

Ceratonia") ed Ericion arboreae (Rivas-Martìnez ex Rivas-Martìnez, Costa & Izco 1986)<br />

Rivas-Martìnez 1987 della classe Quercetea ilicis Br.-Bl. ex A. & O. Bolòs 1950 (ordine<br />

Pistacio lentisci-Rhamnetalia alaterni Rivas Martìnez 1975), nell’alleanza Telinion<br />

monspessulano-linifoliae Rivas-Martínez, Fernández-González, Loidi, Lousã & Penas<br />

2001 della classe Cytisetea scopario-striati Rivas-Martínez 1975 (ordine Cytiso villosi-<br />

Telinetalia monspessulanae Rivas-Martínez, Fernández-González, Loidi, Lousã & Penas<br />

2001), e infine nell’alleanza Pruno-Rubion ulmifolii O. Bolòs 1954 della classe Rhamno-<br />

Prunetea Rivas-Goday & Borja ex Tüxen 1962 (ordine Prunetalia spinosae Tüxen 1952).<br />

In Liguria quando vengono a cessare pascolo, incendio e/o diboscamento, si ha uno<br />

sviluppo di macchie alte e forteti più o meno densi che precedono il bosco di sughera o di<br />

leccio riferibili ai codici 9330 o 9340. Inoltre dove l’habitat 6310 non ha caratteri tipici per<br />

l’assenza di una gestione estensiva e omogenea delle attività agropastorali idonee al suo<br />

mantenimento, si osservano continui contatti seriali fra piccole tessere erbacee, arbustive<br />

o arborescenti. In qualche caso l’habitat può avere il ruolo di mantello con specie<br />

prenemorali insediate su formazioni erbacee appartenenti a 6210 o 6220 oppure può<br />

rappresentare un antico orlo di formazioni boschive di leccio o di sughera o di altre<br />

formazioni arboree dense mediterranee. (Farris in AAVV., 2009).<br />

Fig. 30 - Localizzazione dell’habitat 6310 nell’area di progetto<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Si tratta di un complesso di habitat elementari costituito da praterie a carattere<br />

tendenzialmente mediterraneo corredate da nuclei arborei o arborescenti di Quercus ilex<br />

(o altre specie dei Quercetalia ilicis), sulle quali viene esercitato ( o veniva esercitato) il<br />

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pascolo, ovino o bovino. La distinzione rispetto a un mosaico di 6210 e 9340 non è<br />

agevole. E’ presente nella parte meridionale dell’area di progetto con una superficie<br />

occupata stimata in circa 763 ettari, di cui circa 80% in aspetti a mosaico con altri habitat.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Anche questo habitat risente del calo di intensità delle attività di pascolo che sono<br />

determinanti per il suo mantenimento, ma soprattutto ha una limitata estensione in quanto<br />

gran parte del suo areale potenziale è stato occupato dalle colture (in particolare da quelle<br />

floricole in serra). Gli esempi rilevati risultano comunque di discreta qualità<br />

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6420 - Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-<br />

Holoschoenion<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

E.4.1.2.1<br />

NOME NOM<br />

Praterie umide<br />

mediterranee con<br />

piante erbacee alte<br />

del Molinio-<br />

Holoschoenion<br />

Prairies humides<br />

méditerranéennes à<br />

grandes herbes de<br />

Molinio-Holoschoenion<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

6420 37.4 E3.1 I 1 0<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Giuncheti mediterranei e altre formazioni erbacee igrofile, di taglia elevata, del Molinio-<br />

Holoschoenion, prevalentemente ubicate presso le coste in sistemi dunali, su suoli<br />

sabbioso-argillosi, ma talvolta presenti anche in ambienti umidi interni capaci di tollerare<br />

fasi temporanee di aridità.<br />

L'habitat viene riferito all’alleanza Molinio-Holoschoenion<br />

vulgaris Br.-Bl. ex Tchou 1948 dell'ordine<br />

Holoschoenetalia vulgaris Br.-Bl. ex Tchou 1948 della<br />

classe Molinio-Arrhenatheretea Tx. 1937.<br />

Rapporti seriali: il pascolamento, in particolare di bovini ed<br />

equini, favorisce la persistenza di queste formazioni a<br />

giunchi nel tempo. In assenza di attività agro-pastorali si<br />

verifica l'invasione da parte di specie igrofile arbustive<br />

(salici ecc.) che conduce allo sviluppo di boscaglie e<br />

boschi a dominanza di frassino meridionale degli habitat<br />

91B0 "Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia", 91F0<br />

"Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur,<br />

Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus<br />

angustifolia (Ulmenion minoris)". Sulle coste<br />

nordadriatiche, le condizioni subalofile in cui si sviluppano queste comunità, le rendono<br />

relativamente stabili.<br />

I contatti catenali sono vari e si possono considerare, fra gli altri, diversi aspetti di<br />

vegetazione elofitica e palustre quali canneti e cariceti; frequente è il mosaico con pozze<br />

effimere degli habitat 3120, "Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni<br />

generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isoetes spp.", 3170* "Stagni<br />

temporanei mediterranei" e 3130, "Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con<br />

vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isoeto-Nanojuncetea" e con giuncheti alofili<br />

dell'habitat 1410 "Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)". A contatto con<br />

queste comunità, nelle aree più asciutte, possono svilupparsi praterie subnitrofile a<br />

dominanza di Agrostis stolonifera riferibili all'ordine Plantaginetalia majoris Tx. et Preis. in<br />

Tx. 1950.<br />

In alcune regioni questo habitat include junceti retrodunali in rapporti catenali con<br />

Caricetum elatae Koch, Cladietum marisci (Allorge) Zobrist, Phragmitetum communis e<br />

Alno-Fraxinetum oxycarpae. Nelle zone umide retrodunali del settore jonico il contatto<br />

catenale è con le cenosi del Plantaginion crassifoliae (Juncetalia maritimae). Sulle coste<br />

nordadriatiche, inoltre, si rilevano contatti con gli elementi della lecceta extrazonale e con<br />

comunità di Ruppietea e di Juncetalia maritimi. (Lasen et alin AAVV:., 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Microhabitat igrofilo localizzato nella fascia costiera su superfici estremamente ridotte,<br />

soprattutto in prossimità di rivi o depressioni.<br />

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Le operazioni di rilevamento hanno portato alla segnalazione di una tessera di pochi metri<br />

quadrati in un'unica località, ma non si escludono altre presenze.<br />

Fig. 31 - Localizzazione dell’habitat 6420 segnalato nell’area di progetto<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

L’habitat 6420 risente della forte pressione antropica, della impermeabilizzazione diffusa<br />

del suolo, della canalizzazione dei corsi d’acqua e dell’uso agricolo intensivo rilevabili in<br />

tutta la fascia costiera.<br />

La superficie ridotta dei frammenti di questo habitat porta a valutare di livello basso lo<br />

stato di conservazione.<br />

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6430 - Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

E.4.2<br />

NOME NOM<br />

Bordure planiziali,<br />

montane e alpine<br />

di megaforbie<br />

idrofile<br />

Mégaphorbiaies<br />

hydrophiles d'ourlets<br />

planitiaires et des étages<br />

montagnard à alpin<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

6430<br />

CORINE EUNIS<br />

37.7,<br />

37.8<br />

E5.4,<br />

E5.5<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Comunità di alte erbe a foglie grandi (megaforbie) igrofile e nitrofile che si sviluppano, in<br />

prevalenza, al margine dei corsi d’acqua e di boschi igro-mesofili, distribuite dal piano<br />

basale a quello alpino.<br />

Possono essere distinti due sottotipi principali:<br />

- comunità di megaforbie igro-nitrofile planiziali e collinari, più raramente montane (37.7);<br />

- comunità di megaforbie igrofile dei piani da alto-montano ad alpino (37.8)<br />

In massima parte le comunità di Calthion R. Tx, 1937 em. Bal.-Tul. 1978 sono riconducibili<br />

ai due sottotipi.<br />

Le prime si inquadrano negli ordini Convolvuletalia sepium Tx. ex Mucina 1993<br />

(Calystegetalia sepium) con le alleanze Convolvulion sepium Tx. ex Oberdorfer 1957<br />

(Senecionion fluviatilis R. Tx. 1950), Petasition officinalis Sillinger 1933, Calthion Tx. 1937<br />

e Bromo ramosi-Eupatorion cannabini O. Bolos e Masalles in O. Bolos 1983 e Galio<br />

aparines-Alliarietalia petiolatae Goers e Mueller 1969 (Glechometalia hederaceae) con le<br />

alleanze Aegopodion podagrariae R. Tx. 1967, Galio-Alliarion petiolatae Oberd. et<br />

Lohmeyer in Oberd. et ali 1967, Impatienti noli-tangere-Stachyon sylvaticae Goers ex<br />

Mucina in Mucina et ali 1993, Conio maculati-Sambucion ebuli (Bolos & Vigo ex Riv.-Mart.<br />

et ali 1991) Riv.-Mart. et ali 2002 (= Sambucion ebuli) (classe Galio-Urticetea Passarge ex<br />

Kopecky 1969). Le seconde si inquadrano nelle alleanze Rumicion alpini Ruebel ex Klika<br />

et Hadac 1944 e Adenostylion alliariae Br.-Bl. 1926 dell'ordine Adenostyletalia Br.-Bl.<br />

1930 e Calamagrostion arundinaceae (Luquet 1926) Jenik 1961 dell'ordine<br />

Calamagrostietalia villosae Pavl. in Pavl. et al. 1928 (classe Mulgedio-Aconitetea Hadac et<br />

Klika in Klika 1948 (=Betulo-Adenostyletea Br.-Bl. et R. Tx. 1943). Le comunità della<br />

suballeanza Calthenion (R. Tx. 1937) Bal.-Tul. 1978, sono riconducibili, in massima parte,<br />

ad uno dei due sottotipi.<br />

La diversità di situazioni (sono coinvolte almeno tre classi di<br />

vegetazione in questo codice), rende difficili le<br />

generalizzazioni. In linea di massima questi consorzi igronitrofili<br />

possono derivare dall’abbandono di prati umidi<br />

falciati, ma costituiscono più spesso comunità naturali di orlo<br />

boschivo o, alle quote più elevate, estranee alla dinamica<br />

nemorale. Nel caso si sviluppino nell'ambito della<br />

potenzialità del bosco, secondo la quota, si collegano a stadi<br />

dinamici che conducono verso differenti formazioni forestali<br />

quali querco-carpineti, aceri-frassineti, alnete di ontano nero<br />

e bianco, abieteti, faggete, peccete, lariceti, arbusteti di<br />

ontano verde e saliceti. I contatti catenali sono molto<br />

numerosi e articolati e interessano canneti, magnocariceti,<br />

arbusteti e boschi paludosi, praterie mesofile da sfalcio. I megaforbieti subalpini sono<br />

spesso in mosaico, secondo la morfologia di dettaglio, con varie comunità erbacee ed<br />

arbustive.<br />

I megaforbieti montano-subalpini, ancorchè spesso frammentari, non sono confondibili con<br />

altre comunità rientranti in natura <strong>2000</strong>. Data la componente nitrofila, invece, si dovrà<br />

valutare se si tratta di situazioni apprezzabili a livello naturalistico o di semplici stadi di<br />

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degradazione (alcune comunità di Rumicion alpini). Nel caso, frequente, di radure<br />

boschive di una certa dimensione, meritano di essere segnalate, anche quando, per motivi<br />

di scala, si tenderà a inglobarle negli habitat nemorali (9410 “Foreste acidofile montane e<br />

alpine di Picea (Vaccinio-Piceetea)”, 9420 “Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus<br />

cembra”, 9140 “Faggeti subalpini dell'Europa Centrale con Acer e Rumex arifolius”) o<br />

arbustivi (alneta di ontano verde, 4060 “Lande alpine e boreali“). (Lasen in AAVV:, 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Microhabitat meso-igrofilo localizzato lungo i margini delle formazioni boschive e in<br />

prossimità di rivi minori (spesso in vicinanza di pascoli) diffuso con tessere di superficie<br />

variabile, ma sempre ridotta, dal livello del mare sino alle quote più elevate. Il riporto<br />

cartografico è quasi ovunque impossibile per il livello di scala adottato; è in via di<br />

definizione la segnalazione simbolica degli aspetti più meritevoli di conservazione.<br />

Fig. 32 - Localizzazione di uno degli aspetti più rappresentativi dell’habitat 6430<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

L’habitat 6430 non evidenzia particolari problemi di conservazione. Anche se non<br />

segnalato è abbastanza diffuso in quanto accompagna diversi altri habitat costituendone<br />

l’orlo.<br />

Le difficoltà maggiori risiedono proprio nell’approntamento di metodi atti a cartografare,<br />

valutare e monitorare l’habitat medesimo.<br />

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6510 - Praterie magre da fieno a bassa altitudine<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

E.5.1.1<br />

NOME NOM<br />

Praterie magre da fieno a<br />

bassa altitudine<br />

(Alopecurus pratensis,<br />

Sanguisorba officinalis)<br />

Pelouses<br />

maigre de<br />

fauche de<br />

basse altitude<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

6510 38.2 E2.2 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Prati da mesici a pingui, regolarmente falciati e concimati in modo non intensivo,<br />

floristicamente ricchi, distribuiti dalla pianura alla fascia montana inferiore, riferibili<br />

all’alleanza Arrhenatherion. Si includono anche prato-pascoli con affine composizione<br />

floristica. In Sicilia tali formazioni che presentano caratteristiche floristiche diverse pur<br />

avendo lo stesso significato ecologico, vengono riferite all’alleanza Plantaginion cupanii.<br />

Le praterie afferenti a questo codice rientrano nella classe Molinio-Arrhenatheretea R. Tx.<br />

1937 em. R. Tx. 1970, ordine Arrhenatheretalia R. Tx. 1931 e comprendono la<br />

maggioranza delle associazioni dell'alleanza Arrhenatherion elatioris Koch 1926, restando<br />

escluse quelle a carattere marcatamente<br />

sinantropico.<br />

Si tratta di tipi di vegetazione che si possono mantenere<br />

esclusivamente attraverso interventi di sfalcio essendo,<br />

infatti, la vegetazione potenziale rappresentata da<br />

formazioni arboree. Anche la concimazione è decisiva. In<br />

sua assenza, pur assicurando regolari falciature, si<br />

svilupperebbero, secondo le caratteristiche dei diversi siti,<br />

altri tipi di prateria, soprattutto mesoxerofila (6210 “<br />

Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte<br />

da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia)”),<br />

o xerofila (62A0 "Formazioni erbose secche della regione<br />

submediterranea orientale -Scorzoneretalia villosae-". PIù<br />

raramente anche i molinieti (6410 “Praterie con Molinia su<br />

terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion<br />

caeruleae)”) favoriti dall'assenza di drenaggi (a volte<br />

anche indiretti), o i nardeti collinari-montani (6230 “Formazioni erbose a Nardus, ricche di<br />

specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle zone submontane dell'Europa<br />

continentale)”) Il loro abbandono conduce, spesso anche rapidamente, a fasi di<br />

incespugliamento, spesso precedute da altri consorzi erbacei. Facies ad Avenula<br />

pubescens dominanti, ad esempio, sono già sintomatiche, mentre il brachipodieto (a<br />

Brachypodium rupestre) rappresenta uno stadio di transizione prenemorale. La presenza<br />

di alcuni elementi di Cynosurion potrebbe dipendere dalla gestione, a volte variabile anche<br />

nel breve periodo. La comunità matura dipenderà molto dal contesto biogeografico di quel<br />

territorio. Nelle Alpi sudorientali, ad esempio, gli arrenatereti gravitano nella fascia di<br />

competenza dei boschi di querce e carpino bianco (91L0 "querceti di rovere illirici -<br />

Erythronio-Carpinion"-) o delle faggete termofile (91K0 "Foreste illiriche di Fagus sylvatica<br />

-Aremonio-Fagion"-. I contatti catenali sono anch’essi assai variabili, e possono<br />

interessare comunità idro-igrofile, sia erbacee che legnose, e sinantropico-ruderali. (Lasen<br />

et al, 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Habitat mantenuto da attività di sfalcio, purtroppo in declino, esercitata ormai quasi<br />

esclusivamente in prossimità degli insediamenti rurali e quindi per lo più esterna ai siti<br />

considerati. Nell’ambito della classificazione <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong> nelle fasi di rilevamento<br />

antecedenti il progetto, prima della pubblicazione di diversi manuali interpretativi, si è<br />

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preferito il riferimento all’habitat 6510, ma nelle fasi di rilevamento più recenti si sono<br />

riconsiderate alcune attribuzioni preferendo, in diversi casi, il riferimento all’habitat 6520<br />

denominato “Prati montani da fieno”. La superficie complessivamente occupata dall’habitat<br />

è stata stimata in circa 97 ettari, di cui una parte significativa in piccole tessere adiacenti o<br />

prossime agli insediamenti.<br />

Fig. 33 - Localizzazione dell’habitat 651<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

L’habitat 6510 potrebbe essere sicuramente molto meglio rappresentato, ma la ridotta<br />

estensione è dovuta al progressivo abbandono delle pratiche rurali o al loro mutare. Lo<br />

stato di conservazione degli esempi rimasti, misurabile attraverso al ricchezza specifica<br />

dello strato erbaceo e, in senso negativo dalla diffusione di specie legnose o comunque<br />

invasive, è di livello medio.<br />

Risulterebbe particolarmente importante l’attivazione di processi di programmazione e<br />

incentivazione delle praticher rurali atte a mantenere ed eventualmente ri-espandere<br />

l’habitat.<br />

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6520 - Praterie montane da fieno<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

E.5.1.2<br />

E.5.1.2.1<br />

NOME NOM<br />

Prati falciati montani<br />

e subalpini<br />

Praterie e prati<br />

montani con<br />

vegetazione riferibile<br />

al Triseto<br />

flavescentis-<br />

Polygonion bistortae<br />

Prairies de fauche<br />

montagnardes et<br />

subalpine<br />

Prairies de fauche<br />

montagnardes avec<br />

vegetation des Triseto<br />

flavescentis-<br />

Polygonion bistortae<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

6510 38.3 E2.3 I 1 1<br />

6510 38.3 E2.3 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Praterie mesofile, più o meno pingui, montano-subalpine, ricche di specie. Di norma<br />

falciate, ma talvolta anche pascolate in modo non intensivo. Prevalgono elementi di Poo-<br />

Trisetetalia ai quali si associano, talvolta, componenti di Nardetalia, Seslerietalia e/o<br />

Festuco-Brometea.<br />

I prati pingui montano-subalpini sono espressione della classe Molinio-Arrhenatheretea R.<br />

Tx. 1937 em. R. Tx. 1970 e dell'ordine Poo alpinae-Trisetetalia Ellmauer et Mucina 1993.<br />

Essi includono le comunità dell'alleanza Polygono-Trisetion Br.-Bl. et R. Tx. ex Marshall<br />

1947 nom. inv.<br />

Anche per le comunità afferenti a 6520, si tratta di<br />

situazioni determinate dall’utilizzo antropico. La<br />

vegetazione potenziale, sia nella fascia montana che in<br />

quella subalpina, è sempre di tipo nemorale. I triseteti<br />

sono stati ricavati, storicamente, a scapito di faggete,<br />

abieteti, peccete e lariceti o larici-cembreti. In prossimità<br />

dei prati il larice è spesso tra le specie più competitive e si<br />

sviluppa sui lembi abbandonati. Frequenti sono gli stadi di<br />

incespugliamento con ingresso di specie arboree,<br />

soprattutto conifere. In versanti a sud l’abbandono<br />

favorisce anche stadi cespugliati con ginepri e rose<br />

selvatiche. Numerosi prati falciati, che un tempo erano<br />

sicuramente da riferire ai triseteti, sono oggi abbandonati<br />

e solo sporadicamente pascolati da ovini. Soprattutto sui<br />

terreni decalcificati l'abbandono dei triseteti porta spesso alla formazione di orli vistosi<br />

dominati da Chaerophyllum aureum. I contatti catenali sono anch’essi condizionati dalla<br />

morfologia di dettaglio e dall’uso pregresso del suolo. Oltre a boschi e cespuglieti, anche<br />

torbiere, megaforbieti, rupi e detriti possono essere situati a stretto contatto. (Lasen e<br />

Sburlino in AA.VV., 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Habitat mantenuto da attività di sfalcio, purtroppo in declino, esercitata ormai quasi<br />

esclusivamente in prossimità degli insediamenti rurali e quindi in molti casi esterna ai siti<br />

considerati. In diiversi casi l’attribuzione all’habitat 6520 è avvenuta nelle fasi più recenti<br />

del rilevamento, mentre in precedenza era stata privilegiata l’attribuzione all’habitat 6510.<br />

L’habitat ha una distribuzione più settentrionale e più elevato rispetto all’habitat<br />

precedente e la superficie complessivamente occupata è stata stimata in circa 11 ettari, di<br />

cui circa un quarto in ambito di mosaici o aspetti misti.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

L’habitat 6520 è in forte regressione rispetto a quanto si poteva osservare in passato a<br />

causa dell’abbandono o al mutare delle pratiche rurali. Lo stato di conservazione degli<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 91


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esempi rimasti, misurabile attraverso al ricchezza specifica dello strato erbaceo e, in<br />

senso negativo dalla diffusione di specie legnose o comunque invasive, è di livello buono.<br />

Risulterebbe particolarmente importante l’attivazione di processi di programmazione e<br />

incentivazione delle praticher rurali atte a mantenere ed eventualmente ri-espandere<br />

l’habitat.<br />

Fig. 34 - Localizzazione dell’habitat 6520<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 92


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Megaforbieti ruderali e nitrofili<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

E.7<br />

E.7.1.1.2<br />

NOME NOM<br />

Aspetti diversi di vegetazione<br />

sinantropica<br />

Megaforbieti nitrofili riferibili<br />

all'alleanza<br />

pseudalpini<br />

Rumicion<br />

CODICE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

null<br />

CORINE EUNIS<br />

31,<br />

37<br />

E1.4,<br />

E5<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

0 1 1<br />

null 37.8 E5.5 0 1 1<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Microhabitat legati soprattutto alle aree di stazionamento del bestiame, spesso dominati<br />

da Rumex alpinus e Chenopodium bonus-henricus. La componente nitrofila è<br />

praticamente esclusiva, la ricchezza specifica e il livello naturalistico piuttosto bassi e ciò<br />

induce a considerare questi aspetti come semplici stadi di degradazione, non inquadrabili<br />

tra i megaforbieti già descritti per l’habitat 6430 e non meritevoli di conservazione, bensì<br />

degni di attenzione per un loro contenimento.<br />

La localizzazione è nella parte più settentrionale dell’area di progetto e la superficie<br />

rilevata assomma a circa 10 ettari.<br />

Fig. 35 - Localizzazione dell’habitat E.7.1.1.2<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 93


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

7220 - Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

F.2.1.1<br />

NOME NOM<br />

Sorgenti pietrificanti<br />

con formazione di<br />

travertino<br />

(Cratoneurion) *<br />

Sources pétrifiantes<br />

avec formation de<br />

travertins<br />

(Cratoneurion)*<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

7220 54.12 C2.121 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Comunità a prevalenza di briofite che si sviluppano in prossimità di sorgenti e pareti<br />

stillicidiose che danno origine alla formazione di travertini o tufi per deposito di carbonato<br />

di calcio sulle fronde. Si tratta quindi di formazioni vegetali spiccatamente igro-idrofile,<br />

attribuite all’alleanza Cratoneurion commutati che prediligono pareti, rupi, muri<br />

normalmente in posizioni ombrose, prevalentemente calcarei, ma che possono svilupparsi<br />

anche su vulcaniti, scisti, tufi, ecc. Questa vegetazione che presenta un'ampia diffusione<br />

nell'Europa meridionale, è costituita da diverse associazioni che in Italia esprimono una<br />

notevole variabilità, a seconda della<br />

latitudine delle stazioni.<br />

Le specie<br />

caratteristiche delle associazioni del<br />

Cratoneurion sono: Palustriella commutata (syn.:<br />

Cratoneuron commutatum), Palustriella commutata var.<br />

falcata, Didymodon tophaceus, Hymenostylium<br />

recurvirostrum, Gymnostomum calcareum, Pellia<br />

endiviifolia, Pellia epiphylla, Southbya tophacea, Bryum<br />

pallens, Orthothecium rufescens.<br />

Può essere aggiunta anche la presenza significativa di<br />

alcune piante superiori quali Tofieldia calyculata,<br />

Pinguicula vulgaris, Parnassia aplustris, Saxfraga<br />

aizoides.<br />

Il riferimento<br />

sintassonomico è alla Classe Montio-<br />

Cardaminetea Br.-Bl. et Tx ex Klika et Had. 1944, Ord.:<br />

Montio-Cardaminetalia Pawl. 1928, All.: Cratoneurion<br />

commutati W. Koch 1928, Ass.: Cratoneuretum filicinocommutati Aichinger 1933,<br />

Cratoneuretum falcati Gams 1927, Aggr. a Eucladium verticillatum, Aggr. a Gymnostomum<br />

recurvirostre.<br />

Le associazioni del Cratoneurion commutati sono considerabili come comunità durevoli<br />

che risentono però molto delle variazioni idriche stagionali. In presenza di un maggiore<br />

apporto idrico le comunità del Cratoneurion vengono sostituite dalle associazioni idrofile<br />

dei Platyphypnidio-Fontinaletea antipyreticae. Queste prendono rapporti catenali con le<br />

comunità della classe Adiantetea (nuovo habitat da proporre). (Aleffi e Spampinato in<br />

AAVV:, 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Microhabitat di notevole interesse scientifico, segnalato per la prima volta in Liguria in<br />

epoca recente, nell’ambito della realizzazione della Carta degli Habitat e ritrovato nel<br />

corso del presente progetto anche in poche altre stazioni, coincidenti con quelle dei<br />

popolamenti di Pinguicula vulgaris. Gli aspetti rilevati non sono particolarmente ricchi nella<br />

loro componente briofitica e occupano superfici estremamente ridotte, spesso sui margini<br />

di scarpate stradali, tuttavia rivestono notevole importanza scientifica.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fig. 36 - Localizzazione dell’habitat 7220<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 7220 può essere considerato discreto. La notevole<br />

frammentazione, la rarità e la ridotta superficie, nonché la localizzazione particolare<br />

dell’habitat 7220 evidenzia una condizione di rischio molto elevato per lo stesso.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

7230 - Torbiere basse alcaline<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

F.1.4.1<br />

NOME NOM<br />

Torbiere basse<br />

alcaline<br />

Tourbières basses<br />

alcalines<br />

CODICE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

7230 54.2 D4.1 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Torbiere basse alcaline legate a sistemi di zone umide, del tutto o per la maggior parte<br />

occupati da comunità torbigene a dominanza di carici calcicole di piccola taglia e muschi<br />

bruni. Si sviluppano su suoli permanentemente inondati da acque calcaree, soligene o<br />

topogene, ricche di basi, con falda superficiale (la formazione di torba avviene<br />

generalmente in acqua). Si tratta di habitat tipici del Macrobioclima Temperato e diffusi, in<br />

Italia settentrionale sia sulle Alpi che nell’avanterritorio alpino quali resti di un’antica<br />

vegetazione periglaciale, che, sporadicamente, si estente nell’Appennino centrale e<br />

meridionale. I sistemi delle torbiere basse alcaline possono includere elementi delle<br />

praterie umide (Molinietalia caerulaeae, CORINE 37), dei cariceti (Magnocaricion,<br />

CORINE 53.2), dei canneti (Phragmition, CORINE 53.1), dei cladieti (CORINE 53.3,<br />

Habitat 7210*), aspetti delle torbiere di transizione (CORINE 54.5, 54.6, Habitat 7140) e<br />

della vegetazione acquatica e anfibia<br />

(22.3, 22.4) o legata alle sorgenti (54.1).<br />

La vegetazione delle<br />

torbiere basse alcaline viene<br />

inquadrata nell’alleanza Caricion davallianae Klika 1934,<br />

ascritta all’ordine Caricetalia davallianae Br.-Bl. 1949 ed<br />

alla classe Scheuchzerio-Caricetea fuscae R. Tüxen 1937.<br />

Possono essere citate le associazioni, Schoenetum<br />

ferruginei Du Rietz 1925 (Primulo-Schoenetum ferruginei<br />

(Koch 1926) Oberd. 1957 em. 1962), Caricetum<br />

davallianae Dutoit 1924, Eleocharitetum pauciflorae Lüdi<br />

1921, Juncetum subnodulosi Koch 1926, Schoenetum<br />

nigricantis Koch 1926, Erucastro-Schoenetum nigricantis<br />

Poldini 1973, Erucastro-Schoenetum nigricantis Poldini<br />

1973 em. Sburlino et Ghirelli 1995. Possono essere<br />

incluse in questo habitat anche fitocenosi dell’alleanza<br />

Caricion fuscae Koch 1926 em. Klika 1934 se<br />

caratterizzate da una forte presenza di specie basifile quali Parnassia palustris, Tofieldia<br />

caliculata ed anche comunità caratterizzate da Eriophorum latifolium quale specie<br />

fisionomica di riferimento, soprattutto nella parte meridionale dell'areale di distribuzione<br />

dell'Habitat.<br />

Le paludi calcaree dell’Habitat 7230 si sviluppano dalla pianura fino al piano subalpino,<br />

ove si possono trovare lembi di origine primaria sviluppati in piccole aree paludose<br />

alimentate da sorgenti. In generale le caratteristiche stazionali di questi tipi di vegetazione<br />

sono rappresentate da suoli torbosi fortemente idromorfi ricchi in basi; il pH può variare da<br />

valori neutri ad alcalini. La sindinamica delle associazioni dell’alleanza Caricion<br />

davallianae è nota in Italia soltanto per poche località; nella torbiera di Fiavé (Trentino) è<br />

stata descritta la Serie alpina edafoigrofila turficola del salice cenerognolo (Salix cinerea)<br />

[Saliceto cinereae sigmetum], che comprende anche alcune associazioni dell’alleanza in<br />

esame e presenta la seguente articolazione (Canullo et al., 1991, 1994): arbusteto<br />

paludoso a salice cenerognolo (Salicetum cinerae); prati umidi (Gentiano-Molinietum,<br />

Lysimachio-Filipenduletum); prati torbosi neutro-basifili (Caricetum davallianae,<br />

Schoenetum ferruginei, Trichophoretum alpini); vegetazione terofitica su suolo torboso<br />

umido (Cyperetum flavescentis). In assenza di gestione (abbandono delle tradizionali<br />

attività di sfalcio) le cenosi dell’Habitat 7230 evolvono rapidamente verso le ‘Praterie con<br />

Molinia su terreni calcarei, torbosi o argillosolimosi (Molinion caeruleae)’ dell’Habitat 6410<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 96


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

o le ‘Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile’ dell’Habitat 6430. Non si<br />

concorda con questa opinione. Le comunità di torbiera bassa neutro-alcalina sono di per<br />

sé durevoli o, al limite, possono incespugliarsi (p.e. con formazione di saliceti a Salix<br />

cinerea, Frangula alnus). Diversa è la situazione in caso di abbassamento della falda (p.e.<br />

per drenaggio antropico) o nel caso di fenomeni di eutrofizzazione; in quest’ultimo caso<br />

può diventare anche molto abbondante Molinia, ma il corteggio floristico resta quello di<br />

Caricetalia davallianae; vere comunità di Molinion possono essere ricavate dall’uomo<br />

attraverso drenaggio (non troppo forte) e sfalcio ma non rappresentano una naturale<br />

evoluzione dell’Habitat di torbiera. Per la dinamica delle comunità di 7230 nella Pianura<br />

veneto-friulana si veda Sburlino et al. (1996). Sono molto frequenti i contatti catenali sia<br />

con i pascoli calcarei dell’Habitat 6170 ‘Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine’<br />

che con le cenosi degli Habitat 7140 ‘Torbiere di transizione e instabili’ o 7240 ‘Formazioni<br />

pioniere alpine del Caricion bicoloris-atrofuscae’. Contatti catenali possono avvenire anche<br />

con praterie xerofile, mesofile o igrofile (Habitat 62A0, 6210, 6510, 6520, 6410) e con<br />

cenosi basso-arbustive di 4030.<br />

Le paludi calcaree comprendono diverse associazioni divenute ormai molto rare in tutta<br />

Italia e ovunque in corso di degenerazione, regressione e scomparsa a seguito di<br />

drenaggi, abbandono della fienagione e conseguente degenerazione per penetrazione di<br />

specie estranee (prevalentemente degli ordini Molinietalia e Arrhenatheretalia) e processo<br />

della successione secondaria, con sviluppo di specie arbustive e arboree (Alnus glutinosa,<br />

Frangula alnus, Salix sp. pl., ecc.).<br />

La specie Carex davalliana è distribuita sulle Alpi e nell’Appennino settentrionale, con<br />

alcune stazioni disgiunte nell’Appennino centrale (Marche e Abruzzo). L’alleanza Caricion<br />

davallianae presenta una distribuzione analoga a quella della specie, benché<br />

sull’Appennino essa risulti molto impoverita dal punto di vista floristico. In Italia essa è<br />

distribuita come segue: nella Regione alpina, sottoregione alpina, è abbastanza diffusa,<br />

per quanto ovunque in progressiva riduzione; nella Regione continentale, sottoregioni<br />

continentale e padana, è rara e localizzata. Possono essere incluse in questo habitat<br />

anche fitocenosi dell’alleanza Caricion fuscae Koch 1926 em. Klika 1934 se caratterizzate<br />

da una forte presenza di specie basifile quali Parnassia palustris, Tofieldia caliculata ed<br />

anche comunità caratterizzate da Eriophorum latifolium quale specie fisionomica di<br />

riferimento, soprattutto nella parte meridionale dell'areale di distribuzione dell'Habitat.<br />

(Venanzoni in AAVV., 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Habitat idro-igrofilo di eccezionale interesse, prossimo al margine meridionale della propria<br />

diffusione. La Torbiera sopra Margheria Binda, al confine con la regione Piemonte viene<br />

segnalata per la prima volta nei suoi aspetti naturalistici proprio nell’ambito del presente<br />

progetto. Essa ospita diversi habitat elementari fra i quali emerge per maggiore estensione<br />

il cariceto a Carex nigra. Di notevole valore, soprattutto in rapporto al corteggio floristico<br />

con Swertia perennis, Triglochin palustris, Drosera rotundifolia, è il frammento di torbiera<br />

immediatamente a nord della precedente, disposta lungo un solco vallivo.<br />

complessivamente la superficie dell’habitat è stato stimato in meno di un ettaro. La prima<br />

specie citata è stata segnalata come nuova per la flora ligure (Marsili et al, 2009)<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 7230 può essere considerato buono. L’apporto idrico<br />

soprattutto attraverso le precipitazioni nevose è dicreto e ne garantisce la conservazione<br />

anche se tra gli abitanti dei dintorni viene riferita una maggiore estensione e una maggiore<br />

profondità dell’acqua in un passato abbastanza recente.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 97


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fig. 37 - Localizzazione dell’habitat 7230<br />

Fig. 38 - Particolare della localizzazione dell’habitat 7230<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 98


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

8120 - Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

G.1.2<br />

NOME NOM<br />

Ghiaioni calcarei e<br />

scistocalcarei<br />

montani e alpini<br />

(Thlaspietea<br />

rotundifolii)<br />

Éboulis calcaires et de<br />

schistes calcaires des<br />

étages montagnard à<br />

alpin (Thlaspietea<br />

rotundifolii)<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

8120 61.2 H2.4 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Ghiaioni mobili calcescistici, calcarei e marnosi dal piano montano all'alpino con comunità<br />

erbacee pioniere perenni delle alleanze Drabion hoppeanae (detriti criofili di calcescisti o<br />

di rocce di diversa natura dei piani alpino e nivale), Thlaspion rotundifolii (detriti<br />

mesoxerofili dei calcari compatti a elementi medi, a elementi fini e dei calcescisti e rocce<br />

ultrabasiche dal piano subalpino a alpino), Festucion dimorphae (= Linario-Festucion<br />

dimorphae) e Petasition paradoxi (= Gymnocarpion robertiani) (detriti mesoigrofili di calcari<br />

a elementi fini o di diversa pezzatura e dei calcescisti), Dryopteridion submontanae (=<br />

Arabidenion alpinae) (detriti calcarei o ultrabasici a blocchi).<br />

La vegetazione<br />

dei detriti di falda è compresa nella classe<br />

Thlaspietea rotundifolii Br.-Bl. in Br.-Bl. et Jenny 1926.<br />

Afferenti all'habitat 8120 sono le comunità dell'ordine<br />

Drabetalia hoppeanae Zollitsch 1968 (con l'alleanza<br />

Drabion hoppeanae Zollitsch 1968) e tra quelle di<br />

Thlaspietalia rotundifolii Br.-Bl. in Br.-Bl. et Jenny 1926,<br />

tutte quelle di Thlaspion rotundifolii Jenny-Lips 1930 e la<br />

maggior parte di quelle di Petasition paradoxi Zollitsch ex<br />

Lippert 1966. Per ambedue queste alleanze sono state<br />

descritte numerose associazioni.<br />

Dell'alleanza Festucion dimorphae<br />

Bonin 1969 (= Linario-<br />

Festucion dimorphae Avena & Bruno 1975), dei ghiaioni<br />

mobili dalle Alpi marittime agli Appennini dal piano<br />

montano all'alpino, sono state descritte le due suballeanze<br />

Thlaspienion stylosi Avena e Bruno 1975 (piano alpino) e Linario-Festucenion dimorphae<br />

Avena e Bruno 1975 (piani subalpino e montano).<br />

Per i detriti carbonatici<br />

vale, in linea generale, quanto già riferito a proposito di 8110<br />

“Ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale (Androsacetalia alpinae e Galeopsietalia<br />

ladani)”. Fenomeni ricorrenti di ringiovanimento dei suoli mantengono a lungo queste<br />

comunità pioniere, determinando solo, di volta in volta, modifiche spaziali che si<br />

compensano. I contatti catenali più frequenti (micromosaici) sono verso comunità erbacee<br />

di 6170 “Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine” (firmeti e seslerieti) o arbustive<br />

(junipero-rodoreti -4060 “Lande alpine e boreali", mughete 4070 “Boscaglie di Pinus mugo<br />

e Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti)”, saliceti 4080 “Boscaglie<br />

subartiche di Salix spp.”, soprattutto Salicetum waldsteinianae nell’area dolomitica), più<br />

raramente con nuclei arborei di larice e/o abete rosso. Frequenti anche i contatti spaziali<br />

con cenosi subnivali di Arabidetalia caeruleae, spesso in mosaico e poco cartografabili. La<br />

tradizione del pascolamento, e la frequentazione degli ungulati selvatici, inducono sovente<br />

lo sviluppo di nuclei di Rumicion alpini e di Adenostylion nelle falde detritiche in via di<br />

parziale consolidamento. Da richiamare, inoltre, i contatti e le transizioni tra comunità di<br />

Petasition paradoxi e quelle dei greti torrentizi (Salicion eleagni ed Epilobietalia fleischeri).<br />

Contatti, non sempre facili da discriminare nella fascia montana, interessano comunità di<br />

Stipion calamagrostis che sono riferite all’habitat 8130 “Ghiaioni del Mediterraneo<br />

occidentale e termofili”. (Lasen et al in aAVV., 2009).<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 99


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Il rilevamento di dettaglio ha permesso di confermare la presenza dell’habitat 8120 anche<br />

per nel settore ligure dell’area di progetto,<br />

nonostante le difficoltà della distinzione rispetto<br />

all’habitat 8130 dovuta alla commistione di caratteri alpini e mediterranei osservabile<br />

spesso anche a quote elevate. L’habitat 8120 si rinviene soprattutto nella parte<br />

settentrionale e occupa una superficie stimata in circa 84 ettari di cui 76% in aspetti a<br />

mosaico.<br />

Fig. 39 - Localizzazione dell’habitat 8120<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo<br />

stato di conservazione dell’habitat 8120 può essere considerato buono e non<br />

sussistono rischi particolari.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 100


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

8130 - Pietraie e ghiaioni termofili del Mediterraneo occidentale e delle Alpi<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

G.1.3<br />

NOME NOM<br />

Pietraie e ghiaioni<br />

termofili del<br />

Mediterraneo<br />

occidentale e delle<br />

Alpi<br />

Éboulis ouestméditerranéens<br />

et<br />

thermophiles<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

8130 61.3<br />

CORINE EUNIS<br />

H2.5,<br />

H2.6<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Ghiaioni, pietraie e suoli detritici ad esposizione calda delle Alpi e degli Appennini con<br />

vegetazione termofila degli ordini Androsacetalia alpinae p., Thlaspietalia rotundifolii p.,<br />

Stipetalia calamagrostis e Polystichetalia<br />

lonchitis p.<br />

Il riferimento sintassonomico per le Alpi è allo Stipion<br />

calamagrostis Jenny in Br.-Bl- et al. 1952 (Stipetalia<br />

calamagrostis Oberd. et Seibert in Oberd. 1977, classe<br />

Thlaspietea rotundifolii Br.-Bl. 1948) e Silenion marginatae<br />

Lakusic 1966 (Thlaspietalia) delle pietraie carsiche<br />

nordadriatiche. Nell'Appennino settentrionale si rinviene<br />

invece l'associazione Cryptogrammo-Dryopteridetum<br />

oreaidis Riv.Mart. in Riv-Mart. et Costa 1970 corr. Riv.-Mart.<br />

et ali 1991 dell'alleanza Dryopteridion oreaidis Riv.-Mart.<br />

1977 corr. Riv.-Mart. et al 1991, ordine Androsacetalia<br />

alpinae Br.-Bl. in Br.-Bl- et Jenny 1926. Le formazioni<br />

vegetali che colonizzano i ghiaioni costituiscono stadi<br />

dinamici bloccati.<br />

Rapporti catenali: con la vegetazione dell'habitat 8210 "Pareti rocciose calcaree con<br />

vegetazione casmofitica", con le praterie secondarie dell'habitat 6210 "Formazioni erbose<br />

secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-<br />

Brometalia)". (Lasen et al in AAVV., 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

L’habitat 8130 è caratterizzato da comunità proprie di pietraie incoerenti di natura<br />

prevalentemente calcarea su acclività variabili da 25 a 100% sia come sfasciumi ai piedi di<br />

pareti rocciose sia come depositi di torrenti o di fenomeni crionivali (talora attivi nel<br />

passato e ora cessati o rallentati). Gli elementi variano di dimensioni da fini a grossolane,<br />

talora con blocchi di discrete dimensioni; anche la mobilità degli stessi elementi può<br />

variare in base alla pendenza e al contesto, con aspetti altamente mobili oppure un poco<br />

consolidati. L’habitat è localizzato dal piano mediterraneo a quello subalpino, ma in<br />

quest’ultimo solo con particolari condizioni microclimatiche, ben soleggiate. La percentuale<br />

di copertura vegetale può variare, ma è solitamente bassa e comunque quasi mai<br />

superiore a 50%. Gli aspetti si differenziano soprattutto in base alla tipologia del substrato<br />

e della collocazione geografica e altitudinale. Il corteggio floristico comprende:<br />

Scrophularia canina, Vincetoxicum hirundinaria, Erysimum spp, Epilobium spp, Rumex<br />

scutatus, Iberis sempervirens, Laserpitium gallicum. Alle quote meno elevate tra le specie<br />

più significative troviamo: Melica ciliata, Teucrium chamaedrys, T.montanum, Galium<br />

corrudifolium. In aree limitate si osservano diverse specie del genere Campanula, e<br />

Saxifraga oppositifolia, Tra gli aspetti più tipici sono quelli dominati da Achnatherum<br />

calamagrostis. In condizioni di minore soleggiamento si può rinvenire Gymnocarpium<br />

robertianum.<br />

La localizzazione prevalente è nella parte meridionale dell’area di progetto; l’habitat<br />

occupa superfici stimate in circa 219 ettari, per la quasi totalità in aspetti a mosaico.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 101


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fig. 40 - Localizzazione dell’habitat 8130<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 8130 può essere considerato buono e non<br />

sussistono rischi particolari.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

8210 - Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

G.2.1<br />

NOME NOM<br />

Pareti rocciose<br />

calcaree con<br />

vegetazione<br />

casmofitica<br />

Pentes rocheuses<br />

calcaires avec<br />

végétation<br />

chasmophytique<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

8210 62.1 H3.2 I 1 1<br />

Comunità casmofitiche delle rocce carbonatiche, dal livello del mare nelle regioni<br />

mediterranee a quello cacuminale<br />

nell’arco alpino.<br />

L'habitat viene individuato nell'ambito delle comunità della<br />

classe Asplenietea trichomanis (Br.-Bl. in Meier et Br-Bl.<br />

1934) Oberd. 1977 ed in particolare nei seguenti livelli<br />

sintassonomici: ordine Onosmetalia frutescentis Quezel<br />

1964 con l'alleanza Campanulion versicoloris Quezel<br />

1964; ordine Potentilletalia caulescentis Br.-Bl. in Br.-Bl. et<br />

Jenny 1926 con le alleanze Saxifragion australis Biondi &<br />

Ballelli ex Brullo 1983, Saxifragion lingulatae Rioux &<br />

Quézel 1949, Cystopteridion Richard 1972 e Potentillion<br />

caulescentis Br.-Bl. et Jenny 1926; ordine Asplenietalia<br />

glandulosi Br.-Bl. in Meier et Br.-Bl. 1934 con le alleanze<br />

Dianthion rupicolae Brullo & Marcenò 1979 e Centaureion<br />

pentadactylis Brullo, Scelsi & Spampinato 2001; ordine<br />

Centaureo-Campanuletalia Trinajstic 1980, alleanza<br />

Centaureo-Campanulion Horvatic 1934; alleanze Asperulion garganicae Bianco, Brullo, E.<br />

& S. Pignatti 1988 (esclusiva del Gargano - Puglia); Campanulion versicoloris Quezel<br />

1964 (esclusiva del Salento e delle Murge - Puglia); Caro multiflori-Aurinion megalocarpae<br />

Terzi & D'Amico 2008 (esclusiva della Basilicata e della Puglia); per la Sardegna è stato<br />

descritto l'ordine Arenario bertoloni-Phagnaletalia sordidae Arrigoni e Di Tommaso 1991<br />

con l'alleanza Centaureo-Micromerion cordatae Arrigoni e Di Tommaso 1991 a cui vanno<br />

riferite le associazioni Laserpitio garganicae-Asperuletum pumilae Arrigoni e Di Tommaso<br />

1991, Helichryso-Cephalarietum mediterraneae Arrigoni e Di Tommaso 1991. Possono<br />

rientrare nell'habitat anche le comunità riferibili all'alleanza Polypodion serrati Br.-Bl. in Br.-<br />

Bl. Roussine et Négre 1952 (classe Anomodonto-Polypodietea cambrici Riv.-Mart. 1975,<br />

ordine Anomodonto-Polypodietalia O. Bolòs et Vives in O. Bolos 1957).<br />

Le comunità casmofitiche, espressione azonale, sono pioniere, ma hanno scarsissima<br />

probabilità evolutiva. A volte, invece, ai fini operativi di rilevamento cartografico, sono<br />

mascherate all’interno di aree boscate o arbustate con le quali sono in contatto. La gamma<br />

di possibilità è troppo ampia per meritare di essere esemplificata. Non mancano, inoltre,<br />

specialmente a quote elevate, contatti e difficoltà di discriminazione con situazioni primitive<br />

di 6170 “Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine” (es. Caricetum firmae<br />

potentilletosum nitidae) e con la vegetazione dei detriti dell’habitat 8120 “Ghiaioni calcarei<br />

e scisto-calcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii)”. Più raramente, a quote più<br />

basse, si verificano contatti con comunità dei prati arido-rupestri riferibili agli habitat 62A0<br />

“Formazioni erbose secche della regione submediterranea orientale (Scorzoneretalia<br />

villosae)” e 6110* “Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi”.<br />

(Lasen et al in AAVV., 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

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Habitat a sviluppo tendenzialmente verticale, ma presente anche su versanti a declivio<br />

meno ripido soggetti a erosione. Le distinzioni delle diverse fitocenosi si basano su<br />

caratteri climatici e in particolare sulle differenze nel soleggiamento. Il ricoprimento da<br />

parte delle piante vascolari è sempre molto basso (0,5-25%), spesso inferiore a 5%. In<br />

quasi tutti gli aspetti troviamo una significativa componente pteridofitica con Asplenium<br />

trichomanes, A. ruta-muraria, Ceterach officinarum, Polypodium vulgare, P. interjectum,<br />

Anogramma leptophylla.<br />

Sarà opportuno, In una eventuale fase successiva distinguere con simboli particolari le<br />

falesie verticali dalle altre zone rupestri, anche in relazione al diverso ruolo esercitato nei<br />

riguardi dell’ornitofauna.<br />

E’ localizzato prevalentemente nella zona centro-settentrionale dell’area di progetto. La<br />

superficie occupata dall’habitat 8210 è stata stimata in circa 577 ettari, per massima parte<br />

(89%) in aspetti a mosaico.<br />

Fig. 41 - Localizzazione dell’habitat 8210<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 8210 può essere considerato buono e non<br />

sussistono rischi particolari, tranne che per situazioni in cui è particolarmente intensa<br />

l’attività di arrampicata.<br />

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8230 - Rocce silicee con vegetazione pioniera<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

G.3.1<br />

NOME NOM<br />

Rocce silicee con<br />

vegetazione pioniera<br />

del Sedo-Scleranthion<br />

o del Sedo albi-<br />

Veronicion dillenii<br />

Roches siliceuses avec<br />

végétation pionniére<br />

du Sedo-Scleranthion<br />

ou du Sedo albi-<br />

Veronicion dillenii<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

8230 62.42 H3.6 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Comunità pioniere di Sedo-Scleranthion o Arabidopsidion thalianae (= Sedo albi-<br />

Veronicion dillenii), spesso ricche di muschi e/o licheni, che colonizzano suoli superficiali<br />

su rocce silicee in erosione (Rhizocarpetea<br />

geographici).<br />

Le comunità che identificano questo habitat sono riferibili<br />

alla classe Koelerio-Corynephoretea Klika in Klika et<br />

Novak 1941, ordine Sedo-Scleranthetalia Br.-Bl. 1955, che<br />

comprende le alleanze Sedo-Scleranthion biennis Br.-Bl.<br />

1955 e Arabidopsidion thalianae Passarge 1964. Sulla<br />

base della corrispondenza precisa con il codice Corine-<br />

Biotopes, si dovrebbero includere in questo habitat anche<br />

le comunità licheniche della classe Rhizocarpetea<br />

geographici Wirth 1972.<br />

Le particolari condizioni di esposizione (soprattutto<br />

soggette a erosione eolica) determinano scarse possibilità<br />

evolutive verso suoli più profondi sui quali potrebbero<br />

insediarsi sia comunità erbacee (habitat 6230 “Formazioni<br />

erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo<br />

delle zone montane (e delle zone submontane dell'Europa continentale)”, che cenosi<br />

camefitiche ed arbustive (ad esempio con Arctostaphylos uva-ursi e/o Juniperus sabina,<br />

oppure alcune specie del genere Rosa). I contatti catenali interessano diverse comunità,<br />

ma quelli più frequenti, a parte le pareti con vere casmofite dell’habitat 8220 “Pareti<br />

rocciose silicee con vegetazione casmofitica”, o i detriti dell’habitat 8110 “Ghiaioni silicei<br />

dei piani montano fino a nivale (Androsacetalia alpinae e Galeopsietalia ladani)”, sono<br />

quelli prativi, già sopra elencati, oltre agli arbusteti riferibili agli habitat 5130 “Formazioni a<br />

Juniperus communis su lande o prati calcicoli” e 4060 “Lande alpine e boreali”. (Lasen in<br />

AAVV., 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Microhabitat di substrati erosi, caratterizzato da detriti medio-fini, associato a praterie<br />

discontinue o altri habitat di substrati rocciosi compatti a natura non schiettamente<br />

calcarea. Tra le specie più significative si possono citare: Le specie più frequenti o tipiche<br />

sono le crassulacee dei generi Sedum e Sempervivum. Per la notevole framentazione il<br />

riporto cartografico alla scala adottata non può essere rappresentativo di tutte le situazioni<br />

osservabili. Nel complesso la superficie occupata dall’habitat 8230 è stata stimata in circa<br />

75 ettari, per oltre 80% in aspetti a mosaico.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 8230 può essere considerato buono e non soggetto<br />

a rischi particolarmente accentuati.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fig. 42 - Localizzazione dell’habitat 8230<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

8240 - Pavimenti calcarei<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

G.4<br />

NOME NOM<br />

Habitat di substrati<br />

calcarei erosi con<br />

vegetazione pioniera<br />

G.4.1 Pavimenti calcarei *<br />

Pavements<br />

calcaires*<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 62 H3 0 1 1<br />

8240 62.3 H3.511 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Superfici calcaree suborizzontali con vegetazione rada, spesso con muschi e licheni, che<br />

si estendono dalle creste dei massicci e delle piattaforme calcareo-dolomitiche esposte ad<br />

avanzati processi di carsificazione,<br />

dal bioclima alpino a quello collinare.<br />

E’ un habitat a prevalente<br />

determinismo geomorfologico<br />

che può interessare molteplici classi di vegetazione. Per le<br />

caratteristiche morfologiche tipiche questo habitat è<br />

sostanzialmente stabile. In ogni caso, secondo l’orizzonte<br />

altitudinale e le condizioni climatiche, i contatti con altri tipi<br />

di habitat possono essere molteplici. Particolarmente<br />

frequenti quelli con habitat casmofitici (8210 "Pareti<br />

rocciose calcaree con vegetazione casmofitica"), con le<br />

praterie alpine discontinue dell'habitat 6170 "Formazioni<br />

erbose calcicole alpine e subalpine" e con l'habitat 6110*<br />

"Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile<br />

dell'Alysso-Sedion albi". (Lasen et al. in AAVV., 2009)<br />

CARATTERISTICHE<br />

NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Microhabitat riportato nella lista in quanto verosimilmente presente anche nel territorio, ma<br />

non ancora non rilevato.<br />

In zone della rete ecologica<br />

di connessione dei siti della rete <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong> sono segnalate<br />

aree genericamente riferite a substrati calcarei erosi.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

8310 - Grotte non ancora sfruttate a livello turistico<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

G.6.1<br />

NOME NOM<br />

Grotte non ancora<br />

sfruttate a livello<br />

turistico<br />

Grottes non<br />

exploitées par le<br />

tourisme<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

8310 65 H1 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Grotte non aperte alla fruizione turistica, comprensive di eventuali corpi idrici sotterranei,<br />

che ospitano specie altamente specializzate, rare, spesso strettamente endemiche, e che<br />

sono di primaria importanza nella conservazione di specie animali dell’ Allegato II quali<br />

pipistrelli e anfibi. I vegetali fotosintetici si rinvengono solo all’imboccatura delle grotte e<br />

sono rappresentati da alcune piante vascolari, briofite e alghe.<br />

La vegetazione brio-pteridofitica presente all’imboccatura delle grotte è stata riferita a varie<br />

associazioni. In Sicilia è talora presente il Thamnobryo alopecuri-Phyllitidetum scolopendrii<br />

Brullo, Privitera & Puglisi 1992, associazione del Adiantion<br />

capilli-veneris Br.-Bl. ex Horvatic 1934. Per le grotte del<br />

Carso triestino Poldini (1989) riporta alcune associazioni del<br />

Cystopteridion (Nordhag. 1936) J.L. Rich. 1972, quali<br />

l’Asplenio-Cystopteridetum fragilis Oberd. (1936) 1949 e<br />

Phyllitido-Plagiochiletum cavernarum Tomazic 1946.<br />

In assenza di perturbazioni ambientali, sia naturali<br />

(variazioni nel regime idrico), sia antropiche, l’habitat è<br />

stabile nel tempo ed è caratterizzato da una notevole<br />

costanza dei fattori ecologici nel lungo periodo. Esso<br />

rappresenta un ambiente di rifugio per una fauna<br />

cavernicola, spesso strettamente endemica, di notevole<br />

interesse biogeografico. (Spampinato in AAVV., 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI<br />

PROGETTO<br />

Microhabitat presente in diversi punti<br />

dell’area di progetto, di particolare<br />

importanza per la fauna troglobia (cfr.<br />

parte della relazione sui chirotteri).<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI<br />

PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat<br />

8310 può essere considerato buono e<br />

non soggetto a rischi particolarmente<br />

accentuati, salvo situazioni limitate in<br />

cui saltuariamente le cavità e il territorio<br />

circostante sono frequentati dal<br />

bestiame.<br />

Fig. 43 - Localizzazione dell’habitat<br />

8310<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 108


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Boschi temperati a gravitazione centro-europea di latifoglie decidue<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.1<br />

NOME<br />

Boschi temperati a gravitazione<br />

centro-europea di latifoglie decidue<br />

CODICE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 41 G1 0 1 1<br />

Questa categoria è stata impiegata per indicare boschi di caducifoglie per i quali non vi è<br />

una specie prevalente nella fisionomia o per i quali non è stata possibile una verifica<br />

attendibile. Tale categoria si estende su una superficie stimata in circa 1116 ettari di cui<br />

circa 80% in aspetti misti o a mosaico.<br />

Fig. 44 - Localizzazione dell’habitat H.1.1, bosco di caducifoglie<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

9110 Faggeti del Luzulo-Fagetum<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.1.1.1.1<br />

NOME NOM<br />

Faggeti del<br />

Luzulo-Fagetum<br />

Hêtraies du<br />

Luzulo-Fagetum<br />

CODICE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

9110 41.11 G1.61 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Faggete, pure o miste, talvolta coniferate, dei substrati silicatici o particolarmente poveri di<br />

carbonati, oligotrofiche od oligo-mesotrofiche, a reazione francamente acida, da<br />

submontane ad altimontane, dell’arco alpino.<br />

Le faggete acidofile vengono di regola riferite alla classe Querco-Fagetea Br.-Bl. et Vlieger<br />

in Vlieger 1938, ordine Quercetalia roboris R. Tx. 1931 e all'alleanza Luzulo-Fagion<br />

Lohmeyer et R. Tx. in R. Tx. 1954. In Italia sono rappresentate le associazioni:<br />

- Luzulo luzuloidis-Fagetum Meusel 1937 (=Luzulo albidae-Fagetum)<br />

- Castaneo sativae-Fagetum (Wraber 1955) Marincek et Zupancic 1995 (Poldini, ex<br />

schedis)<br />

- Phytocoenon Rhododendron ferrugineum-Fagus sylvatica prov. (Del Favero & Lasen,<br />

1993)<br />

Per le faggete acidofile delle Alpi sudoccidentali, si segnalano le seguenti associazioni del<br />

Luzulo-Fagion Lohmeyer et R. Tx. in R. Tx. 1954 :<br />

Luzulo niveae-Fagetum sylvaticae Ellenberg et Klötzli 1972<br />

Luzulo pedemontanae-Fagetum sylvaticae Oberdorfer et Hoffmann 1967<br />

Veronico urticifoliae – Fagetum sylvaticae Montacchini 1972 (= Luzulo pedemontanae-<br />

Fagetum sylvaticae Oberd. et Hofmann 1967 veronicetosum urticifoliae (Montacchini<br />

1972) Arrigoni et al. 1997)<br />

Bardat al., 2004 nelle Alpi marittime francesi (e dunque potenzialmente in quelle italiane) e<br />

Aeschimann et al. (2004) per le Alpi del sud riconoscono la suballeanza: Galio rotundifoliii<br />

- Fagenion sylvaticae Gamisans (1977) 1979 (= Luzulo pedemontanae - Fagenion<br />

sylvaticae Rameau 1993.<br />

Le comunità di Luzulo-Fagion sono da considerarsi<br />

climatozonali, termine maturo della serie e possono<br />

essere precedute, secondo l’altitudine ed altri fattori, da<br />

varie cenosi che includono sia stadi seriali precedenti, ad<br />

esempio con abbondanza di Populus tremula e Betula<br />

pendula (da abbandono di prati), o anche Corylus, che da<br />

stadi di sostituzione derivanti dalle utilizzazioni che,<br />

spesso, almeno in fascia montana, favoriscono la Picea e,<br />

in quella collinare e submontana, querce e castagno. Da<br />

segnalare anche i contatti con situazioni ricche di pino<br />

silvestre in stazioni con apporti alluvionali o substrati<br />

ghiaiosi. Sempre a causa delle dinamiche selvicolturali,<br />

nella fascia montana, potrebbe essere difficile riconoscere<br />

comunità di Luzulo-Fagetum da cenosi a dominanza di<br />

conifere (Luzulo nemorosae-Abietetum e Luzulo-Piceetum). La variante altimontanosubalpina<br />

a Rhododendron ferrugineum (dei suoli carbonatici decalcificati),<br />

sostanzialmente stabile essendo tipica di suoli acidi maturi, è spesso a contatto con lariceti<br />

primitivi, boschi di conifere, mughete e arbusteti subalpini. Castaneo-Fagetum stabilisce<br />

contatti seriali con i corileti a Daphne mezereum e Luzula nivea e le praterie a Festuca<br />

rubra e Stellaria graminifolia. (Lasen et al in AAVV:., 2009)<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 110


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Le faggete hanno una discreta estensione soprattutto nella parte più interna e distante dal<br />

mare; per la maggior parte sono riferibili all’habitat 9110 e solo in percentuale minima<br />

all’habitat 9150 (rilevato presso il Monte Ceppo in area esterna a quella di progetto. La<br />

superficie è stata stimata in circa 3783 ettari di cui circa 76% in aspetti puri e 24% in<br />

aspetti misti o a mosaico.<br />

Fig. 45 - Localizzazione dell’habitat 9110<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 9110 può essere considerato di livello medio ed<br />

evidenzia margini di miglioramento in relazione a una gestione selvicolturale più attenta<br />

alla biodiversità. Salvo situazioni limitate, non si rilevano rischi particolarmente accentuati.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

9150 Faggeti calcicoli dell’Europa Centrale del Cephalanthero-Fagion<br />

CODICE NOME NOM<br />

040<br />

Faggeti<br />

calcicoli<br />

dell’Europa<br />

Centrale del<br />

Cephalanthero-<br />

Fagion<br />

Hêtraies calcicoles<br />

médio-européennes<br />

à Cephalanthero-<br />

Fagion<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO<br />

- NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

H.1.1.1.3 9150 41.16 G1.66 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Faggete alpine e prealpine della fascia collinare e montana, xerotermofile, calcifile, di<br />

pendii acclivi e/o suoli superficiali, con umidità alternante e soggetti a deficit idrico, della<br />

suballeanza Cephalanthero-Fagenion R. Tx. in R. Tx. et Oberd. 1958, alleanza Fagion<br />

sylvaticae Luquet 1926, ordine Fagetalia sylvaticae Pawlowski in Pawlowski et al. 1928,<br />

classe Querco-Fagetea Br.-Bl. et<br />

Vlieger in Vlieger 1937.<br />

In molte circostanze, la scarsa evoluzione e profondità del<br />

suolo è il risultato di secolari ceduazioni. Tuttavia, le<br />

stesse condizioni stazionali, salvo la formazione di sacche<br />

di terreno più profondo, in cui potrebbero albergare specie<br />

più mesofile, rallentano i processi evolutivi. Altrimenti, la<br />

progressiva affermazione di cenosi afferenti a 9130<br />

"Faggeti dell'Asperulo-Fagetum" sarebbe garantita. Nei<br />

settori più collinari anche il contatto con il Carpinion è<br />

possibile, in caso di terreni a maggiore capacità di<br />

ritenzione idrica. Queste formazioni si sono sviluppate su<br />

alcuni versanti (ripidi pendii), in seguito all’abbandono<br />

dello sfalcio di prati magri e asciutti, o del pascolamento di<br />

ovicaprini. Stadi arbustivi, in cui possono svolgere un ruolo<br />

importante Genista radiata (più orientale, quindi sovente<br />

vicino a formazioni poi riferibili all'habitat 91K0 "Foreste illiriche di Fagus sylvstica"),<br />

Amelanchier ovalis, Cotoneaster nebrodensis possono essere fisiologici e favoriti da<br />

incendi. Nelle Alpi occidentali sono diffusi arbusteti a Buxus sempervirens e vari stadi di<br />

Prunetalia, anche per effetto di tagli o di abbandono. I contatti più frequenti sono con ornoostrieti<br />

(ma gli ostrio-faggeti saranno di preferenza attribuiti a 91K0), pinete di pino<br />

silvestre (per le quali è stato proposto un nuovo codice), boschi di cerro, rovere o<br />

roverella. Rispetto ad altri tipi di faggeta, queste hanno probabilmente un minore livello di<br />

naturalità, ma per effetto delle condizioni stazionali conservano una varietà floristica<br />

sovente superiore a quella di cenosi più naturaliformi. La presenza di orchidee rare è,<br />

ovviamente, un elemento naturalistico da non sottovalutare. (Lasen et al in AAVV.., 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

L’habitat non è stato ancora osservato e identificato con sicurezza nell’area di progetto.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 112


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Boschi misti di Acer pseudoplatanus e/o Fraxinus excelsior di incerta attribuzione<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.1.3.3<br />

NOME<br />

Boschi misti di Acer pseudoplatanus<br />

e/o Fraxinus excelsior di incerta<br />

attribuzione<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 41.4 G1.A4 0 1 1<br />

Questa categoria comprende boschi dominati da Acer pseudoplatanus e boschi misti con<br />

presenza significativa di questa specie. Tale categoria si estende su una superficie stimata<br />

in circa 61 ettari per gran parte in aspetti misti.<br />

Fig. 46 - Localizzazione dell’habitat H.1.1.3.3, bosco con Acer psedoplatanus<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 113


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Boschi e boscaglie di Alnus viridis<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.1.3.5<br />

NOME<br />

Boschi e boscaglie di<br />

Alnus viridis<br />

CODICE NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO - NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 31.61 F2.31 0 1 1<br />

Questa categoria comprende boschi e boscaglie dominate da Alnus viridis e boschi misti<br />

con presenza significativa di questa specie. Tale categoria si estende su una superficie<br />

stimata in circa 89 ettari per circa 75% in aspetti misti o a mosaico.<br />

Fig. 47 - Localizzazione dell’habitat H.1.1.3.5, boschi e boscglie con Alnus viridis<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 114


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Boschi e boscaglie di Sorbus aucuparia<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.1.3.6<br />

NOME<br />

Boschi e boscaglie di Sorbus<br />

aucuparia<br />

CODICE NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO - NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 41.E 0 1 1<br />

Questa categoria comprende boschi e boscaglie dominate da Sorbus aucuparia e boschi<br />

misti con presenza significativa di questa specie. Tale categoria si estende su una<br />

superficie stimata in circa 14 ettari per circa 70% in aspetti puri.<br />

Fig. 48 - Localizzazione dell’habitat H.1.1.3.6, boschi e boscglie con Sorbus aucuparia<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 115


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

91HO - Boschi pannonici di Quercus pubescens<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.1.4<br />

NOME NOM<br />

Boschi pannonici<br />

di Quercus<br />

pubescens *<br />

Forêts pannoniques<br />

de Quercus<br />

pubescens<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

91H0 41.73 G1.7374 I 1 0<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Querceti xerofili e radi di Quercus pubescens delle vallate interne alpine delle Alpi orientali<br />

italiane con clima a carattere continentale. Si rinvengono come formazioni edafo-xerofile<br />

lungo i versanti assolati esposti a sud in cui la presenza di specie a gravitazione orientale,<br />

submediterranea e centro-europea è sensibile mentre le aree di potenzialità dell’habitat<br />

sono occupate dalle colture arboree intensive (vigneti e frutteti). Le condizioni edafiche,<br />

nell'ambito di un macrobioclima temperato favoriscono lo sviluppo di questi boschi anche<br />

in stazioni collinari padane e sul<br />

bordo meridionale dell'arco alpino.<br />

I boschi di roverella<br />

cui l’habitat 91H0 fa riferimento, si<br />

inquadrano nella classe Querco-Fagetea Br.-Bl. & Vlieger<br />

in Vlieger 1937 nell’ordine Quercetalia pubescentipetraeae<br />

Klika 1933, nell'alleanza Quercion pubescentipetraeae<br />

Br.-Bl. 1932 che in Italia si rinviene<br />

prevalentemente nel settore alpino orientale e nelle<br />

suballeanze Seslerio autumnalis-Ostryenion carpinifoliae<br />

Blasi, Di Pietro & Filesi 2004 (aree carsiche italiane) e<br />

Ostryo-Carpinenion orientalis Poldini 1982 della fascia<br />

esalpica dal Friuli fino al lago di Garda e forse oltre,<br />

entrambi dell'alleanza Carpinion orientalis Horvat 1958.<br />

Rapporti seriali: la boscaglia di roverella è in contatto<br />

dinamico con formazioni arbustive dell’alleanza<br />

Berberidion e con prati aridi dell’habitat 6210 “Formazioni<br />

erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-<br />

Brometalia) (*notevole fioritura di orchidee)) o steppici dell’habitat 6240* “Formazioni<br />

erbose sub-pannoniche”, con la vegetazione di orlo della classe Trifolio-Geranietea.<br />

Rapporti catenali: con pinete di pino silvestre, boschi<br />

mesofili che tendono al Carpinion,<br />

con boschi a dominanza di carpino nero.<br />

A questo habitat vanno riferiti i querceti<br />

termofili delle vallate interne alpine orientali<br />

(Trentino Alto-Adige nella Val Venosta e forse anche Lombardia) in cui si riscontrano<br />

affinità ecologiche e floristiche con quelle dei querceti pannonici. Allo stesso habitat sono<br />

riferiti i querceti termofili e xerofili a carattere subcontinentale delle regioni settentrionali<br />

(Liguria, Veneto, Emilia Romagna). I querceti segnalati per le regioni peninsulari con<br />

influenza submediterranea vanno riferiti all’habitat 91AA. (Biondi et al in AAVV.., 2009).<br />

CARATTERISTICHE<br />

NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Habitat forestale d’importanza prioritaria, d’incerta attribuzione. Nella vicina zona francese<br />

i boschi di roverella non sono attribuiti ad alcun habitat dell’allegato I dir. 92/43. Si ritiene<br />

che almeno parte dei boschi di Quercus pubescens della zona italiana di progetto possa<br />

essere riferito all’habitat 91H0 come peraltro indicato anche dal manuale italiano di<br />

interpretazione (Biondi et al., 2009). Permangono dubbi basati sul fatto che per la parte<br />

francese l’interpretazione di questi boschi è differente. La superficie stimata dell’habitat<br />

assomma a circa 1100 ettari di cui circa 71% in formazioni miste.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 116


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fig. 49 - Localizzazione dell’habitat 91H0<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 91H0 può essere considerato di livello medio ed<br />

evidenzia margini di miglioramento in relazione a una gestione selvicolturale più attenta<br />

alla biodiversità. Salvo situazioni limitate, non si rilevano rischi particolarmente accentuati.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 117


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

91EO - Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.1.6.1<br />

NOME NOM<br />

Foreste alluvionali di<br />

Alnus glutinosa e<br />

Fraxinus excelsior<br />

(Alno-Padion, Alnion<br />

incanae, Salicion<br />

albae) *<br />

Forêts alluviales à<br />

Alnus glutinosa et<br />

Fraxinus excelsior<br />

(Alno-Padion,<br />

Alnion incanae,<br />

Salicion albae)*<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

91E0<br />

CORINE EUNIS<br />

44.3,<br />

44.2,<br />

44.13<br />

G1.111,<br />

G1.121,<br />

G1.122<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Foreste alluvionali, ripariali e paludose di Alnus spp., Fraxinus excelsior e Salix spp.<br />

presenti lungo i corsi d’acqua sia nei tratti montani e collinari che planiziali o sulle rive dei<br />

bacini lacustri e in aree con ristagni idrici non necessariamente collegati alla dinamica<br />

fluviale. Si sviluppano su suoli alluvionali spesso inondati o nei quali la falda idrica è<br />

superficiale, prevalentemente in macrobioclima temperato ma penetrano anche in quello<br />

mediterraneo dove l’umidità edafica<br />

lo consente.<br />

I boschi ripariali di salice bianco appartengono all’alleanza<br />

Salicion albae Soó 1930 (ordine Salicetalia purpureae Moor<br />

1958, classe Salici purpureae-Populetea nigrae Rivas-<br />

Martínez & Cantó ex Rivas-Martínez , Báscones, T.E. Díaz,<br />

Fernández-González & Loidi classis nova (addenda).<br />

I boschi ripariali di ontano e/o frassino si inseriscono<br />

nell’alleanza Alnion incanae Pawłowski in Pawłowski,<br />

Sokołowski & Wallisch 1928 (= Alno-Ulmion Braun-Blanquet<br />

e R. Tüxen ex Tchou 1948 em. T. Müller e Görs 1958; =<br />

Alno-Padion Knapp 1942; = Alnion glutinoso-incanae<br />

(Braun-Blanquet 1915) Oberdorfer 1953) che caratterizza<br />

generalmente il tratto superiore dei corsi d’acqua e nelle<br />

suballeanze Alnenion glutinoso-incanae Oberd. 1953 e<br />

Hyperico androsaemi-Alnenion glutinosae Amigo et al. 1987 (dell’Appennino meridionale).<br />

Le ontanete ripariali del Mediterraneo occidentale sono incluse nell’alleanza Osmundo-<br />

Alnion glutinosae (Br.-Bl., P. Silva & Rozeira 1956) Dierschke & Rivas-Martínez in Rivas-<br />

Martínez 1975 (che vicaria nel Mediterraneo occidentale l’Alnion incanae) e nella<br />

suballeanza Hyperico hircini-Alnenion glutinosae Dierschke 1975 (che ha una<br />

distribuzione limitata alla parte meridionale della penisola italiana).<br />

Sia l’Alnion incanae che l’Osmundo-Alnion glutinosae rientrano nell’ordine Populetalia<br />

albae Br.-Bl. ex Tchou 1948 (classe Salici purpureae-Populetea nigrae Rivas-Martínez &<br />

Cantó ex Rivas-Martínez , Báscones, T.E. Díaz, Fernández-González & Loidi classis nova<br />

(addenda)) che comprende associazioni forestali insediate nell’alveo maggiore dei corsi<br />

d’acqua, sui terrazzi più alti e più esterni, quindi interessati più raramente dalle piene,<br />

rispetto all’ordine Salicetalia purpureae Moor 1958 (in cui ricadono i saliceti).<br />

Infine, le ontanete ad Alnus glutinosa delle aree paludose (variante 44.91) rientrano<br />

nell’alleanza Alnion glutinosae Malcuit 1929 (ordine Alnetalia glutinosae Tüxen 1937,<br />

classe Alnetea glutinosae Br.-Bl. & Tüxen ex Westhoff, Dijk & Passchier 1946). La classe<br />

Alnetea glutinosae, a differenza della Salici-Populetea nigrae, comprende associazioni<br />

forestali sviluppate in ambienti paludosi, al di fuori dell’influenza diretta dei corsi d’acqua;<br />

infatti tali ambienti si incontrano in depressioni o terreni pianeggianti, sempre con falda<br />

freatica affiorante e con suoli idromorfi che spesso contengono un’alta percentuale di<br />

sostanza organica non decomposta (torba).<br />

I boschi ripariali e quelli paludosi sono per loro natura formazioni azonali e lungamente<br />

durevoli essendo condizionati dal livello della falda e dagli episodi ciclici di morbida e di<br />

magra. Generalmente sono cenosi stabili fino a quando non mutano le condizioni<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 118


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

idrologiche delle stazioni sulle quali si sviluppano; in caso di allagamenti più frequenti con<br />

permanenze durature di acqua affiorante tendono a regredire verso formazioni erbacee<br />

(ciò che non avviene per le ontanete paludose che si sviluppano proprio in condizioni di<br />

prolungato alluvionamento); in caso di allagamenti sempre meno frequenti tendono ad<br />

evolvere verso cenosi forestali mesofile più stabili.<br />

Rispetto alla zonazione trasversale del fiume (lungo una linea perpendicolare all’asse<br />

dell’alveo) le ontanete ripariali possono occupare posizione diverse. Nelle zone di<br />

montagna si sviluppano direttamente sulle rive dei fiumi, in contatto catenale con le<br />

comunità idrofile di alte erbe (habitat 6430 “Bordure planiziali, montane e alpine di<br />

megaforbie idrofile”) e con la vegetazione di greto dei corsi d’acqua corrente (trattata nei<br />

tipi 3220 “Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea”, 3230 “Fiumi alpini con<br />

vegetazione riparia legnosa a Myricaria germanica”, 3240 “Fiumi alpini con vegetazione<br />

riparia legnosa a Salix elaeagnos”, 3250 “Fiumi mediterranei a flusso permanente con<br />

Glaucium flavum”, 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion<br />

fluitantis e Callitricho-Batrachion”, 3270 “Fiumi con argini melmosi con vegetazione del<br />

Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p.”, 3280 “Fiumi mediterranei a flusso permanente<br />

con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba”, 3290 “Fiumi<br />

mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion”). In pianura questi boschi<br />

ripariali si trovano normalmente, invece, lungo gli alvei abbandonati all’interno delle<br />

pianure alluvionali in contatto catenale con i boschi ripariali di salice e pioppo.<br />

Lungo le sponde lacustri o nei tratti fluviali dove minore è la velocità della corrente, i<br />

boschi dell’habitat 91E0* sono in contatto catenale con la vegetazione di tipo palustre<br />

riferibile agli habitat 3110 “Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale delle pianure<br />

sabbiose (Littorelletalia uniflorae), 3120 "Acque oligotrofe a bassissimo contenuto minerale<br />

su terreni generalmente sabbiosi del Mediterraneo occidentale con Isoetes spp.”, 3130<br />

“Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o<br />

degli Isoeto-Nanojuncetea”, 3140 “Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica<br />

di Chara spp.”, 3150 “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o<br />

Hydrocharition”, 3160 “Laghi e stagni distrofici naturali” e 3170 “Stagni temporanei<br />

mediterranei”.<br />

Verso l’esterno dell’alveo, nelle aree pianeggianti e collinari, i boschi ripariali sono in<br />

contatto catenale con diverse cenosi forestali mesofile o termofile rispettivamente delle<br />

classi Querco-Fagetea e Quercetea ilicis, verso cui potrebbero evolvere con il progressivo<br />

interramento. In particolare possono entrare in contatto catenale con i boschi termofili a<br />

Fraxinus oxycarpa (91B0 “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia”), i boschi a<br />

dominanza di farnia (habitat 9160 "Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'Europa<br />

Centrale del Carpinion betuli”) e le foreste miste riparie a Quercus robur dell'habitat 91F0<br />

“Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor,<br />

Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris)”. Contatti possono avvenire<br />

anche con le praterie dell’habitat 6510 “Praterie magre da fieno a bassa altitudine<br />

Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis”. In montagna sono invece in contatto con le<br />

praterie dell’habitat 6520 "Praterie montane da fieno” o con le foreste di forra del Tilio-<br />

Acerion (habitat 9180 “Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion”). In stazioni<br />

montane fresche si osserva la normale evoluzione delle alnete di Alnus incana verso<br />

boschi più ricchi di abete rosso (climax della pecceta montana). (Biondi et al in AAVV..,<br />

2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Habitat d’importanza prioritaria, non molto diffuso nell’area di progetto soprattutto a causa<br />

del substrato calcareo fortemente drenante e delle captazioni che riducono la disponibilità<br />

idrica superficiale. Si osserva soprattutto lungo alcuni corsi d’acqua (Bevera e Barbaira)<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 119


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

come fascia boscata riparia e in un caso si presenta come bosco umido di versante:<br />

verosimilmente presente anche sul confine settentrionale tra le regioni Liguria e Piemonte.<br />

La superficie stimata di questo habitat assomma a oltre 140 ettari disposti linearmente<br />

lungo alcuni solchi vallivi, spesso in commistione con boschi mesofili di latifoglie.<br />

Fig. 50 - Localizzazione dell’habitat 91E0<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 91E0 può essere considerato di livello medio, risente<br />

delle condizioni geolitologiche non favorevoli e delle captazioni. Sussitono notevoli<br />

margini di miglioramento in relazione a una gestione delle risorse idriche più attenta alla<br />

biodiversità.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 120


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

9180 - Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.1.3.2<br />

NOME NOM<br />

Foreste di versanti,<br />

ghiaioni e valloni<br />

del Tilio-Acerion*<br />

Forêts de pentes,<br />

éboulis ou ravins<br />

du Tilio-Acerion*<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

9180 41.4 G1.4 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Boschi misti di caducifoglie mesofile che si sviluppano lungo gli impluvi e nelle forre umide<br />

con abbondante rocciosità superficiale e talvolta con abbondanti muschi, nel piano<br />

bioclimatico supratemperato e penetrazioni in quello mesotemperato. Frequenti lungo i<br />

versanti alpini, specialmente esterni e prealpini, si rinvengono sporadicamente anche in<br />

Appennino con aspetti floristicamente impoveriti. Si distinguono tre prevalenti tipologie<br />

boschive diverse per caratteristiche ecologiche e biogeografiche:<br />

1) aceri frassineti mesofili degli ambienti più freschi, corrispondenti ai codici corine<br />

biotopes 41.41 (per gli Appennini e per le Alpi) e 41.43 (per le Alpi) riferibili alle<br />

suballeanze Lunario-Acerenion, Lamio orvalae-Acerenion e Ostryo-Tilienion;<br />

2) aceri-tiglieti più termofili dei precedenti, situati nei versanti protetti e quindi più caldi,<br />

corrispondenti al codice corine biotope 41.45 e alla suballeanza Tilio-Acerenion (Tilienion<br />

platyphylli).<br />

3) boschi meso-igrofili di forra endemici dell’Italia meridionale caratterizzati dalla presenza<br />

di specie ad areale mediterraneo (Ostrya carpinifolia, Festuca exaltata, Cyclamen<br />

hederifolium, Asplenium onopteris) e a specie endemiche dell’Italia meridionale (Acer<br />

obtusatum ssp. neapolitanum) riferibili alle alleanze: Lauro nobilis-Tilion platyphylli (Italia<br />

meridionale, rinvenuta per ora in<br />

Puglia al Gargano) e Tilio-Ostryon (Calabria e Sicilia).<br />

Sotto il profilo sintassonomico i boschi dell’habitat 9180*<br />

vengono tutti riferiti alla classe Querco-Fagetea Br.-Bl. &<br />

Vlieger in Vlieger 1937. Per l’Italia settentrionale e centrale<br />

l’ordine e l’alleanza di riferimento sono Fagetalia<br />

sylvaticae Pawlowski in Pawlowski, Sokolowski & Wallisch<br />

1928 e Tilio platyphylli-Acerion pseudoplatani Klika 1955.<br />

Per l'Italia settentrionale le suballeanze di riferimento<br />

sono: Lunario-Acerenion pseudoplatani (Moor 1973) Th.<br />

Müller 1992, Lamio orvalae-Acerenion pseudoplatani<br />

Marinček 1990 e Tilienion platyphylli (Moor 1073) T. Müller<br />

1992. I boschi dell’Appennino centro-settentrionale<br />

vengono riferiti alla suballeanza Ostryo carpinifoliae-<br />

Tilienion platyphylli Košir, Čarni & Di Pietro 2008 mentre<br />

per l’Italia meridionale l’alleanza di riferimento è Lauro<br />

nobilis-Tilion platyphylli Biondi, Casavecchia & Biscotti 2008. Sempre per l’Italia<br />

meridionale, infine, i boschi di forra del piano mesotemperato submediterraneo a contatto<br />

con le leccete vengono attribuiti all’ordine Quercetalia pubescenti-petraeae Klika 1933 e<br />

all’alleanza Tilio-Ostryon Brullo, Scelsi & Spampinato 2001.<br />

Rapporti seriali: l’habitat<br />

occupa stazioni con morfologia e microclima peculiari pertanto<br />

non presenta comunità di sostituzioni sempre note. Localmente, nell'Appennino centrale,<br />

gli acereti del Tilio-Acerion dell'associazione Aceretum obtusati-pseudoplatani Biondi et al.<br />

2002 subass. aconitetosum neapolitani Allegrezza 2003 si pongono in collegamento<br />

dinamico con la vegetazione di megaforbie dell'associazione Ranunculo lanuginosi-<br />

Aconitetum neapolitani Allegrezza 2003 (Habitat 6430 "Bordure planiziali, montane e<br />

alpine di megaforbie idrofile").<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 121


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Rapporti catenali: in Appennino i boschi di tiglio sono in rapporto catenale con le faggete<br />

sia microterme sia termofile delle suballeanze Cardamino kitaibelii-Fagenion (Aremonio-<br />

Fagion) e Geranio versicoloris-Fagion del piano bioclimatico supratemperato ascritte<br />

all’habitat 9210* “Apennine beech forests with Taxus and Ilex” e 9220* “Apennine beech<br />

forests with Abies alba and beech forests with Abies nebrodensis”. Non è raro ritrovare<br />

boschi mesofili ad aceri e tigli nel piano bioclimatico mesotemperato in contatto con boschi<br />

misti di cerro e carpino bianco dell’alleanza Erythronio-Carpinion riferibili all’habitat 91L0<br />

“Querceti di rovere illirici (Erythronio-Carpinion)” e di orno-ostrieti (alleanza Carpinion<br />

orientalis). Possono trovarsi in contatto, o ospitare al loro interno, con habitat rocciosi<br />

riferibili all’8210 “Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica”.<br />

Nell’Italia settentrionale e sulle Alpi i boschi riferibili all’habitat 9180 sono in contatto con i<br />

boschi di querce o di rovere e castagno degli habitat 9260 “Boschi di Castanea<br />

sativa”e<br />

9160 “Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli” e<br />

con i boschi di carpino bianco dell’alleanza Erythronio-Carpinion dell’habitat 91L0<br />

“Querceti di rovere illirici (Erythronio-Carpinion)" per quanto riguarda gli aspetti più<br />

termofili, con faggete ed abieti-faggete degli habitat 9130 “Faggeti dell’Asperulo-Fagetum”,<br />

9150 “Faggeti calcicoli dell’Europa centrale del Cephalanthero-Fagion” e 91K0 “Foreste<br />

illiriche di Fagus sylvatica (Aremonio-Fagion)” per quanto attiene invece agli aspetti più<br />

mesofili. Talvolta l’habitat è inoltre in contatto spaziale con ontanete di ontano bianco<br />

dell’habitat 91E0* “Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion,<br />

Alnion incanae, Salicion albae)” e con praterie di fondovalle dell’habitat 6510 “Praterie<br />

magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis)”. (Biondi<br />

e Casavecchia in AAVV., 2009)<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Trattasi<br />

di habitat che può essere escluso dalla parte italiana dell’area di progetto in<br />

quanto le rare presenze di alberi di tiglio non caratterizzano alcun habitat, ma rientrano in<br />

altre tipologie.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 122


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

9260 - Foreste di Castanea sativa<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.2.1<br />

NOME NOM<br />

Foreste di<br />

Castanea sativa<br />

Forêts de<br />

Castanea sativa<br />

CODICE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

9260 41.9 G1.7D5 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Boschi acidofili ed oligotrofici dominati da castagno. L’habitat include i boschi misti con<br />

abbondante castagno e i castagneti d’impianto (da frutto e da legno) con sottobosco<br />

caratterizzato da una certa naturalità (sono quindi esclusi gli impianti da frutto produttivi in<br />

attualità d'uso che coincidono con il codice Corine 83.12 - impianti da frutto Chestnut<br />

groves e come tali privi di un sottobosco naturale caratteristico) dei piani bioclimatici<br />

mesotemperato (o anche submediterraneo) e supratemperato su substrati da neutri ad<br />

acidi (ricchi in silice e silicati), profondi e freschi e talvolta su suoli di matrice carbonatica e<br />

decarbonatati per effetto delle precipitazioni. Si rinvengono sia lungo la catena alpina e<br />

prealpina sia lungo l’Appennino.<br />

I boschi a dominanza di Castanea sativa derivano<br />

fondamentalmente da impianti produttivi che, abbandonati,<br />

si sono velocemente rinaturalizzati per l’ingresso di specie<br />

arboree, arbustive ed erbacee tipiche dei boschi naturali<br />

che i castagneti hanno sostituito per intervento antropico.<br />

In tutta Italia, sono state descritte numerose associazioni<br />

vegetali afferenti a diversi syntaxa di ordine superiore. Si<br />

fa riferimento pertanto all’ordine Fagetalia sylvaticae Pawl.<br />

in Pawl. et al. 1928 (classe Querco-Fagetea Br.-Bl. &<br />

Vlieger in Vlieger 1937) e alle alleanze Erythronio dentiscanis-Carpinion<br />

betuli (Horvat 1958) Marincek in<br />

Wallnöfer, Mucina & Grass 1993 (suballeanza Pulmonario<br />

apenninae-Carpinenion betuli Biondi, Casavecchia, Pinzi,<br />

Allegrezza & Baldoni 2002) e Carpinion betuli Issler 1931<br />

per i castagneti del piano bioclimatico supratemperato, all’ordine Quercetalia roboris<br />

Tüxen 1931 e all’alleanza Quercion robori-petraeae Br.-Bl. 1937 per i castagneti più<br />

acidofili del piano bioclimatico mesotemperato, all’ordine Quercetalia pubescenti-petraeae<br />

Klika 1933 per i castagneti del piano mesotemperato con le alleanze Teucrio siculi-<br />

Quercion cerridis Ubaldi (1988) 1995 em. Scoppola & Filesi 1995 per l’Italia centrooccidentale<br />

e meridionale, Erythronio dens-canis-Quercion petraeae Ubaldi (1988) 1990<br />

per l’Appennino settentrionale marnoso-arenaceo e l’alleanza Carpinion orientalis Horvat<br />

1958 con la suballeanza mesofila Laburno-Ostryon (Ubaldi 1981) Poldini 1990 per i<br />

castagneti neutrofili.<br />

Rapporti seriali: i castagneti rappresentano quasi sempre formazioni di sostituzione di<br />

diverse tipologie boschive. In particolare occupano le aree di potenzialità per boschi di<br />

cerro dell’habitat 91M0 “Foreste pannonico-balcaniche di quercia cerro-quercia sessile”,<br />

carpineti e querco-carpineti degli habitat 91L0 “Querceti di rovere illirici (Erythronio-<br />

Carpinion)” e 9190 “Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur”,<br />

acero-frassineti nel piano bioclimatico mesotemperato di faggete degli habitat 91K0<br />

“Foreste illiriche di Fagus sylvatica (Aremonio-Fagion)” e 9210 “Faggeti degli Appennini<br />

con Taxus e Ilex” in quello supratemperato. Pertanto le formazioni arbustive ed erbacee di<br />

sostituzione sono quelle appartenenti alle serie dei boschi potenziali.<br />

Rapporti catenali: nel piano mesotemperato l’habitat è in rapporto catenale con le faggete<br />

degli habitat 9210* “Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex”, 91K0 “Foreste illiriche di<br />

Fagus sylvatica (Aremonio-Fagion)”, 9110 “Faggeti del Luzulo-Fagetum” e 9120 “Faggeti<br />

acidofili atlantici con sottobosco di Ilex e a volte di Taxus (Quercion robori-petraeae o Ilici-<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 123


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fagenion)” e gli aspetti di sostituzione di queste, con boschi di carpino nero o di roverella<br />

dell’habitat 91AA “Boschi orientali di quercia bianca” , con i boschi di forra dell’habitat 9180<br />

“Foreste di versanti, ghiaioni, e valloni del Tilio-Acerion” e con boschi ripariali degli habitat<br />

91E0 “Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion<br />

incanae, Salicion albae)” e 92A0 “Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba”.<br />

Benché largamente favorito dall'azione antropica, è stata confermata la presenza di nuclei<br />

autoctoni nelle aree collinari e prealpine a substrato silicatico. In ogni caso, il contributo<br />

paesaggistico e di biodiversità (frequenti gli stadi ricchi di geofite) resta più che<br />

apprezzabile. (Biondi e Casavecchia in AAVV., 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

I castagneti sono spesso frammisti ad altre formazioni forestali e localizzati alle quote più<br />

basse dell’area considerata. La superficie stimata per l’habitat 9260 assomma a circa 890<br />

ettari di cui circa 60 in aspetti misti o a mosaico con altre formazioni.<br />

Fig. 51 - Localizzazione dell’habitat 9260<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 9260 può essere considerato di livello medio-basso,<br />

risente di una gestione selvicolturale che privilegia la ceduazione e della scarsità di<br />

individui annosi. Sussistono notevoli margini di miglioramento in relazione a una gestione<br />

selvicolturale più attenta alla biodiversità.<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Orno-Ostrieti prevalentemente calcifili a gravitazione occidentale-alpica riferibili<br />

all’associazione Plagio-Ostrietum<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.2.2.2<br />

NOME<br />

Orno-Ostrieti prevalentemente calcifili a<br />

gravitazione occidentale-alpica riferibili<br />

all’associazione Plagio-Ostrietum<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 41.81 G1.7C 0 1 1<br />

Questa categoria comprende una parte dei boschi e delle boscaglie dominate da Ostrya<br />

carpinifolia e boschi misti con presenza significativa di questa specie e corteggio floristico<br />

peculiare del territorio alle quote inferiori. Tale categoria si estende su una superficie<br />

stimata in circa 678 ettari per gran parte in aspetti misti o a mosaico.<br />

Fig. 52 - Localizzazione dell’habitat H.1.2.2.2, orno-ostrieti (pro parte)<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Altri boschi a carattere montano, con Ostrya carpinifolia dominante<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.2.2.4<br />

NOME<br />

Altri boschi a carattere montano,<br />

con Ostrya carpinifolia dominante<br />

CODICE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 41.81 G1.7C 0 1 1<br />

Questa categoria comprende una parte dei boschi e delle boscaglie dominate da Ostrya<br />

carpinifolia e boschi misti con presenza significativa di questa specie a carattere più<br />

montano rispetto al tipo precedente. Tale categoria si estende su una superficie stimata in<br />

circa 1000 ettari per 68% in aspetti misti o a mosaico.<br />

Fig. 53 - Localizzazione dell’habitat H.1.2.2.4, orno-ostrieti (pro parte)<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Boscaglie d’invasione a nocciolo (Corylus avellana)<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.2.3.1<br />

NOME<br />

Boscaglie d’invasione a nocciolo<br />

(Corylus avellana)<br />

CODICE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 31.8C F3.17 0 1 1<br />

Questa categoria comprende boscaglie miste codominate da Corylus avellana e insediate<br />

per lo più su pascoli abbandonati. Tale categoria si estende su una superficie stimata in<br />

circa 52 ettari.<br />

Fig. 54 - Localizzazione dell’habitat H.1.2.3.1, boscaglie d’invasione a Corylus avellana<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

92A0 - Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.2.3.4<br />

NOME NOM<br />

Foreste a galleria<br />

di Salix alba e<br />

Populus alba<br />

Forêts-galeries à<br />

Salix alba et<br />

Populus alba<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

92A0<br />

CORINE EUNIS<br />

44.141,<br />

44.6<br />

G1.112,<br />

G1.3<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Boschi ripariali a dominanza di Salix spp. e Populus spp. presenti lungo i corsi d’acqua del<br />

bacino del Mediterraneo, attribuibili alle alleanze Populion albae e Salicion albae. Sono<br />

diffusi sia nel piano bioclimatico mesomediterraneo che in quello termomediterraneo oltre<br />

che nel macrobioclima temperato, nella variante submediterranea.<br />

I saliceti ripariali rientrano nell’alleanza Salicion albae Soó 1930 (ordine Salicetalia<br />

purpureae Moor 1958), mentre i boschi di pioppo nell’alleanza Populion albae Br.-Bl. ex<br />

Tchou 1948 (ordine Populetalia albae Br.-Bl. ex Tchou 1948). Entrambi gli ordini sono<br />

inclusi nella classe Salici purpureae-Populetea nigrae Rivas-Martínez & Cantó ex Rivas-<br />

Martínez , Báscones, T.E. Díaz, Fernández-González & Loidi, classis nova (addenda).<br />

I boschi ripariali sono per loro natura formazioni azonali e lungamente durevoli essendo<br />

condizionati dal livello della falda e dagli episodi ciclici di morbida e di magra.<br />

Generalmente sono cenosi stabili fino a quando non mutano le condizioni idrologiche delle<br />

stazioni sulle quali si sviluppano; in caso di allagamenti più frequenti con permanenze<br />

durature di acqua affiorante, tendono a regredire verso formazioni erbacee; in caso di<br />

allagamenti sempre meno frequenti, tendono ad evolvere verso cenosi mesofile più stabili.<br />

Verso l’interno dell’alveo i saliceti arborei si rinvengono frequentemente a contatto con la<br />

vegetazione pioniera di salici arbustivi (habitat 3240 “Fiumi alpini con vegetazione riparia<br />

legnosa a Salix elaeagnos”), con le comunità idrofile di alte erbe (habitat 6430 “Bordure<br />

planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile”) e in genere con la vegetazione di greto<br />

dei corsi d’acqua corrente (trattata nei tipi 3250 “Fiumi mediterranei a flusso permanente<br />

con Glaucium flavum”, 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del<br />

Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion”, 3270 “Fiumi con argini melmosi con<br />

vegetazione del Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p.”, 3280 “Fiumi mediterranei a<br />

flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba” e<br />

3290 “Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion”). Lungo le<br />

sponde lacustri o nei tratti fluviali, dove minore è la velocità della corrente, i contatti<br />

catenali si esprimono con la vegetazione di tipo palustre trattata nei tipi 3120 “Acque<br />

oligotrofe a bassissimo contenuto minerale su terreni generalmente sabbiosi del<br />

Mediterraneo occidentale con Isoetes spp.”, 3130 “Acque stagnanti, da oligotrofe a<br />

mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isoeto-Nanojuncetea”, 3140<br />

“Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.”, 3150 “Laghi<br />

eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition", 3160 “Laghi e<br />

stagni distrofici naturali” e 3170 “Stagni temporanei mediterranei”.<br />

I saliceti ed i pioppeti sono in collegamento catenale tra loro, occupando zone<br />

ecologicamente diverse: i saliceti si localizzano sui terrazzi più bassi raggiunti<br />

periodicamente dalle piene ordinarie del fiume, mentre i pioppeti colonizzano i terrazzi<br />

superiori e più esterni rispetto all’alveo del fiume, raggiunti sporadicamente dalle piene<br />

straordinarie. I boschi dell’habitat 92A0 possono entrare in contatto catenale con le<br />

ontanete riparali dell’habitat 91E0* “Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus<br />

excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)”, con i boschi igro-termofili a<br />

Fraxinus oxycarpa (habitat 91B0 "Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia") e con le<br />

foreste miste riparie a Quercus robur dell'habitat 91F0 “Foreste miste riparie di grandi fiumi<br />

a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia<br />

(Ulmenion minoris)”. (Zivkovic e Biondi in AAVV., 2009).<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 128


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Questo habitat è rappresentato più compiutamente (seppure con tessere degradate e di<br />

ridotta dimensione) solo nel Roja e nei suoi affluenti principali dove è stato osservato in<br />

una piccola area della rete ecologica.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 129


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.1.3.2<br />

NOME NOM<br />

Foreste di Quercus<br />

ilex e Quercus<br />

rotundifolia<br />

Forêts à Quercus<br />

ilex et Quercus<br />

rotundifolia<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

9340 45.3 G2.1 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Boschi dei Piani Termo-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo (ed occasionalmente<br />

Subsupramediterraneo e Mesotemperato) a dominanza di leccio (Quercus ilex), da<br />

calcicoli a silicicoli, da rupicoli o psammofili a mesofili, generalmente pluristratificati, con<br />

ampia distribuzione nella penisola italiana sia nei territori costieri e subcostieri che nelle<br />

aree interne appenniniche e prealpine; sono inclusi anche gli aspetti di macchia alta, se<br />

suscettibili di recupero. Per il territorio italiano vengono riconosciuti i sottotipi 45.31 e<br />

45.32:<br />

45.31. Leccete termofile prevalenti nei Piani bioclimatici Termo- e Meso-Mediterraneo<br />

(occasionalmente anche nel Piano Submediterraneo), da calcicole a silicicole, da rupicole<br />

a mesofile, dell’Italia costiera e subcostiera.<br />

45.32. Leccete mesofile prevalenti nei Piani bioclimatici Supra- e Submeso-Mediterranei<br />

(occasionalmente anche nei Piani Subsupramediterraneo e Mesotemperato), da calcicole<br />

a silicicole, da rupicole a mesofile, dei territori collinari interni, sia peninsulari che insulari,<br />

e, marginalmente, delle aree prealpine. Il Sottotipo 45.32 riferisce principalmente agli<br />

aspetti di transizione tra le classi Quercetea ilicis e Querco-Fagetea che si sviluppano<br />

prevalentemente lungo la catena appenninica e, in minor misura, nei territori interni di<br />

Sicilia e Sardegna e sulle pendici più calde delle aree insubrica e prealpina ove assumono<br />

carattere relittuale.<br />

Le leccete della penisola italiana sono distribuite nelle<br />

Province biogeografiche Italo-Tirrenica, Appennino-<br />

Balcanica e Adriatica e svolgono un ruolo di cerniera tra<br />

l’area tirrenica ad occidente e quella adriatica ad oriente;<br />

sulla base delle più recenti revisioni sintassonomiche esse<br />

vengono riferite all’alleanza mediterranea centro-orientale<br />

Fraxino orni-Quercion ilicis Biondi, Casavecchia & Gigante<br />

2003 (ordine Quercetalia ilicis Br.-Bl. ex Molinier 1934 em.<br />

Rivas-Martínez 1975, classe Quercetea ilicis Br.-Bl. ex A.<br />

& O. Bolòs 1950), all’interno della quale vengono<br />

riconosciuti due principali gruppi ecologici, uno termofilo e<br />

l’altro mesofilo. Le cenosi a dominanza di leccio distribuite<br />

nei territori peninsulari e siciliani afferiscono alla<br />

suballeanza Fraxino orni-Quercenion ilicis Biondi,<br />

Casavecchia & Gigante 2003 mentre per quanto riguarda il Settore Sardo, il riferimento è<br />

alla suballeanza Clematido cirrhosae-Quercenion ilicis Bacchetta, Bagella, Biondi,<br />

Filigheddu, Farris & Mossa 2004. Sono riferibili a questo habitat anche gli aspetti<br />

inquadrati da vari Autori nelle alleanze Quercion ilicis Br.-Bl. ex Molinier 1934 em. Rivas-<br />

Martínez 1975 ed Erico-Quercion ilicis Brullo, Di Martino & Marcenò 1977.<br />

Le leccete del Sottotipo 45.31, presenti nell’Italia peninsulare costiera ed insulare,<br />

costituiscono generalmente la vegetazione climatofila (testa di serie) nell’ambito del Piano<br />

bioclimatico meso-mediterraneo e, in diversi casi, in quello termo-mediterraneo, su<br />

substrati di varia natura. Le tappe dinamiche di sostituzione possono coinvolgere le<br />

fitocenosi arbustive riferibili agli Habitat 2250 ‘Dune costiere con Juniperus spp.’ e 5210<br />

‘Matorral arborescenti di Juniperus spp.’, gli arbusteti e le macchie dell’alleanza Ericion<br />

arboreae, le garighe dell’Habitat 2260 ‘Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 130


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Lavenduletalia’ e quelle della classe Rosmarinetea, i ‘Percorsi substeppici di graminacee e<br />

piante annue dei Thero-Brachypodietea’ dell’Habitat 6220*. I contatti catenali coinvolgono<br />

altre formazioni forestali e preforestali quali le pinete dell’Habitat 2270 ‘Dune con foreste di<br />

Pinus pinea e/o Pinus pinaster’ o dell’Habitat 9540 ‘Pinete mediterranee di pini mesogeni<br />

endemici’, le ‘Dehesas con Quercus spp. sempreverde’ dell’Habitat 6310, i querceti<br />

mediterranei dell’Habitat 91AA ‘Boschi orientali di roverella’, i ‘Querceti a Quercus trojana’<br />

dell’Habitat 9250, le ‘Foreste di Olea e Ceratonia’ dell’Habitat 9320, le ‘Foreste di Quercus<br />

suber’ dell’Habitat 9330, le ‘Foreste di Quercus macrolepis’ dell’Habitat 9350, i ‘Matorral<br />

arborescenti di Laurus nobilis’ dell’Habitat 5230, la ‘Boscaglia fitta di Laurus nobilis’<br />

dell’Habitat 5310, i ‘Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia’ dell’Habitat 91B0, le<br />

‘Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor,<br />

Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia’ dell’Habitat 91F0, le ‘Foreste di Platanus<br />

orientalis e Liquidambar orientalis’ dell’Habitat 92C0.<br />

Le leccete del Sottotipo 45.32 rappresentano prevalentemente (ma non solo) aspetti<br />

edafo-xerofili in contesti caratterizzati dalla potenzialità per la foresta di caducifoglie, o<br />

comunque esprimono condizioni edafiche e topoclimatiche particolari. Le tappe dinamiche<br />

di sostituzione sono spesso riferibili ad arbusteti della classe Rhamno-Prunetea (in parte<br />

riconducibile all’Habitat 5130 ‘Formazioni a Juniperus communis su lande o prati<br />

calcicoli’), a garighe della classe Rosmarinetea, a ‘Formazioni erbose rupicole calcicole o<br />

basofile dell’Alysso-Sedion albi’ dell’Habitat 6110, a ‘Percorsi substeppici di graminacee e<br />

piante annue dei Thero-Brachypodietea’ dell’Habitat 6220*. I contatti catenali coinvolgono<br />

generalmente altre formazioni forestali decidue o miste riferibili alla classe Querco-<br />

Fagetea, quali ad esempio i querceti mediterranei dell’Habitat 91AA ‘Boschi orientali di<br />

roverella’, le ‘Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere’ dell’Habitat 91M0, i ‘Faggeti<br />

degli Appennini con Taxus e Ilex’ dell’Habitat 9210, i ‘Faggeti degli Appennini con Abies<br />

alba e faggeti con Abies nebrodensis’ dell’Habitat 9220, le ‘Foreste di Castanea sativa’<br />

dell’Habitat 9260. (Gigante in AAVV., 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

L’habitat è presente nella parte più meridionale dell’area di progetto, dove risale sino a<br />

quote di un certo interesse, mentre è sottorappresentato nella fascia costiera rispetto alle<br />

potenzialità.<br />

La superficie occupata dall’habitat 9340 è stata stimata in circa 359 ettari di cui circa il<br />

75% in aspetti misti o a mosaico.<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 9340 può essere considerato di livello medio-basso,<br />

risente di una gestione selvicolturale che privilegia la ceduazione. Sussistono notevoli<br />

margini di miglioramento in relazione a una gestione selvicolturale più attenta alla<br />

biodiversità, che permetta uno sviluppo maggiore almeno di una parte degli individu<br />

arborei.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 131


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fig. 55 - Localizzazione dell’habitat 9340<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 132


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Boschi di conifere<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

NOME<br />

CODICE NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO - NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

H.2 Boschi di conifere null 42 G3 0 1 1<br />

H.2.1<br />

Boschi temperati e alpini di<br />

conifere<br />

null 42 G3 0 1 1<br />

Queste categorie sono state impiegata per indicare boschi misti o a mosaico con conifere<br />

per i quali non è stata possibile una verifica attendibile sulla specie dominante o privi di<br />

una specie dominante. Tali categorie si estendono su una superficie stimata in circa 456<br />

ettari.<br />

Fig. 56 - Localizzazione degli habitat H.2 e H.2.1, boschi di conifere<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 133


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Boschi montani e subalpini di abete bianco (Abies alba)<br />

- Boschi mesoneutrofili di abete bianco del settore appenninico con evidenti segni<br />

di naturalizzazione e riferibili ai Fagetalia<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.2.1.2<br />

H.2.1.2.3<br />

NOME<br />

Boschi montani e subalpini di abete<br />

bianco (Abies alba)<br />

Boschi mesoneutrofili di abete bianco del<br />

settore appenninico con evidenti segni di<br />

naturalizzazione e riferibili ai Fagetalia<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 42.11 G3.11 0 1 1<br />

null 42.112 G3.112 0 1 1<br />

Queste categorie comprendono boschi con significativa presenza di abete bianco che si<br />

estendono su una superficie stimata in circa 815 ettari di cui circa 33% in aspetti misti o a<br />

mosaico.<br />

Fig. 57 - Localizzazione degli habitat H.2.1.2 e H.2.1.2.3, boschi con presenza di abete<br />

bianco<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 134


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

9420 - Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.2.1.3<br />

NOME NOM<br />

Foreste alpine di<br />

Larix decidua e/o<br />

Pinus cembra<br />

Forêts alpines à<br />

Larix decidua<br />

et/ou Pinus<br />

cembra<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

9420<br />

CORINE EUNIS<br />

42.31,<br />

42.32<br />

G3.21-<br />

G3.22<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Foreste subalpine, o talvolta altimontane, con prevalenza di Larix decidua e/o Pinus<br />

cembra, costituenti formazioni pure o miste, talvolta associate con Picea abies o Pinus<br />

uncinata.<br />

Nell'ambito della classe Vaccinio-Piceetea Br.-Bl. in Br.-Bl.<br />

et al. 1939, ordine Piceetalia excelsae Pawlowski in<br />

Pawlowski et al. 1928, le cenosi mesofile su substrati<br />

silicatici afferiscono a Larici-Pinetum cembrae (Pallmann<br />

et Haffter 1933) Ellenberg 1963 (Piceion excelsae<br />

Pawlowski in Pawlowski et al., 1928). Quelle xerofile si<br />

riferiscono a Cotoneastro-Pinetum cembrae Béguin et<br />

Theurillat 1982. Le cembrete e anche i lariceti basifili<br />

vengono inquadrati in Erico-Pinion mugo Leibundgut 1948<br />

nom. inv. (Erico-Pinetalia Horvat 1959; Erico-Pinetea<br />

Horvat 1959); le associazioni di riferimento sono Pinetum<br />

cembrae Bojko 1931, Laricetum deciduae Bojko 1931,<br />

Rhodothamno-Laricetum (Zukrigl 1973) Willner et Zukrigl<br />

1999.<br />

I boschi di larice possono assumere un carattere di comunità durevole, soprattutto nelle<br />

Alpi orientali ove la concorrenza dell'abete rosso è rilevante. I contatti con l'habitat 9410<br />

"Foreste acidofile di Picea montano-alpine" sono spesso evidenti e si riscontrano varianti<br />

altitudinali. A parte l’influenza del pascolamento e delle attività antropiche, si verificano<br />

anche fenomeni naturali, collegati a innevamento e apporti detritico-colluviali, che<br />

favorendo il ringiovanimento dei suoli accrescono la competitività del larice. La presenza<br />

del pino cembro, in alcuni distretti ostacolata in quanto poco favorevole al pascolo,<br />

corrisponde a situazioni più vicine a quelle naturali. Non mancano, peraltro, aspetti in cui<br />

sia larice che pino cembro colonizzano direttamente versanti rupestri e, soprattutto il<br />

larice, falde detritiche e massi grossolani stabilizzati. I contatti più frequenti, in relazione ai<br />

tipi presenti, sono quelli con gli arbusteti, a Alnus viridis (buona disponibilità idrica e di<br />

nutrienti), a Rhododendron ferrugineum, a Juniperus nana e ad Arctostaphylos uva ursi<br />

e/o Juniperus sabina, o a Erica carnea e Pinus mugo nei settori basifili. Si segnalano,<br />

inoltre, stadi di larici-cembreto subalpino (m 1800-<strong>2000</strong>) in cui, con Picea quasi assente, o<br />

al massimo accessoria, è vitale e ben rappresentato l’abete bianco (nel sottobosco a<br />

Rhododendron ferrugineum, con o senza Alnus viridis). L’abbandono di pascoli e prati, sta<br />

favorendo ricolonizzazioni su vasti comprensori, soprattutto da parte del larice. Si è notato,<br />

peraltro, che nelle aree dove il portaseme non manca, anche il cembro svolge<br />

egregiamente la funzione di diretto colonizzatore di praterie e pascoli. Una situazione<br />

peculiare delle Dolomiti più interne a clima continentale è la pineta cosiddetta endalpica,<br />

che nella fascia altimontana (1400-1800 m) è prevalente in alcuni versanti ed è<br />

caratterizzata da una consociazione di pino silvestre, pino cembro, pino mugo, abete<br />

rosso e larice. Nelle Alpi occidentali, infine, da non trascurare i rapporti con formazioni<br />

ricche di Pinus uncinata, mediamente più primitive o confinate su versanti con minori<br />

probabilità evolutive. Nel settore sud-alpino lombardo (Alpi Orobie e gruppo dell'Adamello)<br />

le formazioni a Pinus cembra si rinvengono sovente impostate su praterie a Festuca<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 135


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

scabriculmis, che mantengono intatta la loro composizione floristica, associate a uno<br />

strato arbustivo a Juniperus nana. In queste situazioni è spesso presente Picea excelsa.<br />

(Lasen e Sburlino in AAVV., 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Gli aspetti forestali a larice o misti con larice, pur di antica origine artificiale, sono ormai<br />

ampiamente spontaneizzati e sono per gran parte riferibili all’habitat 9420.; si presentano<br />

con strutture diverse: da aspetti radi a boschi relativamente densi, talora con ruolo di<br />

colonizzazione su prati o rupi. Si estende su una superficie stiamta in circa 1633 ettari, di<br />

cui 36% in aspetti misti o a mosaico.<br />

Fig. 58 - Localizzazione dell’habitat 9420<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 9420 può essere considerato di livello buono, per la<br />

varietà di aspetti con cui si presenta, anche se sussistono notevoli margini di<br />

miglioramento in relazione a una gestione selvicolturale più attenta alla biodiversità, che<br />

eviti l’abbattimento avvenuto nel passato di alberi vetusti.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 136


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Pinete a pino silvestre<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.2.1.4.1<br />

NOME<br />

Pinete a pino<br />

silvestre<br />

CODICE NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

null<br />

CORINE EUNIS<br />

42.591 G3.49<br />

ALLEGATO - NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

0 1 1<br />

Questa categoria comprende boschi dominati in purezza da Pinus sylvestris e boschi misti<br />

con significativa presenza di questa specie che si estendono su una superficie stimata in<br />

circa 2750 ettari (11, 4 % del territorio indagato) di cui circa 55% in aspetti misti o a<br />

mosaico.<br />

Fig. 59 - Localizzazione degli habitat H.2.1.4.1, boschi di pino silvestre<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 137


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Boschi misti montani e subalpini di abeti, pini montani e larice<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.2.1.6<br />

NOME<br />

Boschi misti montani e subalpini<br />

di abeti, pini montani e larice<br />

CODICE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

null 42 G3 0 1 1<br />

Questa categoria comprende boschi misti con diverse specie di conifere montane e<br />

subalpine che si estendono su una superficie stimata di circa 4 ettari.<br />

Fig. 60 - Localizzazione dell’habitat H.2.1.6, boschi misti di conifere montane e subalpine<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 138


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

9540: Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.2.2.1<br />

H.2.2.1.1<br />

H.2.2.1.2<br />

NOME NOM<br />

Pinete<br />

mediterranee di<br />

pini mesogeni<br />

endemici<br />

Pinete a pino<br />

marittimo (Pinus<br />

pinaster)<br />

Foreste di pino<br />

d'Aleppo<br />

provenzali-liguri<br />

Pinèdes<br />

méditerranéennes de<br />

pins mésogéens<br />

endémiques<br />

Pinédes de Pinus<br />

pinaster<br />

Forèts de Pins d'Alep<br />

provenço-liguriennes<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

9540 42.8 G.3.7 I 1 1<br />

9540 42.823 G3.72 I 1 1<br />

9540 42.843 G3.74 I 1 1<br />

FRASE DIAGNOSTICA E ALTRE NOTE RELATIVE ALL’HABITAT IN ITALIA<br />

Pinete mediterranee e termo-atlantiche a pini termofili mediterranei: Pinus pinaster, P.<br />

pinea, P. halepensis, Pinus brutia, localizzate in territori a macrobioclima mediterraneo<br />

limitatamente ai termotipi termo e mesomediterraneo. Presentano in genere una struttura<br />

aperta che consente la rinnovazione delle specie di pino e la presenza di un denso strato<br />

arbustivo costituito da specie sclerofille sempreverdi. Talora costituiscono delle formazioni<br />

di sostituzione dei boschi dei Quercetalia ilicis o delle macchie mediterranee dei Pistacio-<br />

Rhamnetalia alaterni. Rientrano in questo habitat gli impianti artificiali realizzati da molto<br />

tempo che si sono stabilizzati e inseriti in un contesto di vegetazione naturale.<br />

Le pinete a pino marittimo<br />

(Pinus pinaster) si insediano su<br />

substrati di natura silicea o comunque su suoli acidi;<br />

presentano uno strato arbustivo di specie sempreverdi tra<br />

le quali predominano specie indicatrici di tali condizioni<br />

edafiche quali Erica arborea ed Arbutus unedo. Nella<br />

Penisola Italiana sono presenti in Liguria e Toscana, dove<br />

sono distribuite dalla fascia mesomediterranea a quella<br />

sub mediterranea fino a 700 m di quota. In Liguria sui<br />

serpentini è localizzato l’Euphorbio ligusticae-Pinetum<br />

pinastri Furrer & Hofmann 1960 (Pignatti, 1998). Altre<br />

pinete naturali a Pinus pinaster si rinvengono a Pantelleria<br />

dove la specie è presente con la sottospecie Pinus<br />

pinaster ssp. hamiltoni che sono state riferite al Genisto<br />

aspalathoidis-Pinetum hamiltonii (Brullo et al., 1977;<br />

Gianguzzi 1999a, 1999b). Altre pinete a Pinus pinaster si rinvengono nella Sardegna<br />

settentrionale sui monti della Gallura.<br />

Le pinete a Pinus pinea sono autoctone probabilmente solo nella Sicilia nord-orientale<br />

come è evidenziato da resi fossili, altrove si tratta verosimilmente di vecchie introduzione<br />

che si sono inserite nel contesto della vegetazione naturale. In Sicilia queste pinete si<br />

localizzano su substrati di natura silicea all’interno delle fasce bioclimatiche termo e<br />

mesomediterranea e sono state riferite a due distinte associazioni: il Cisto crispi-Pinetum<br />

pineae Bartolo, Brullo & Pulvirenti 1994, localizzato sui monti Peloritani (Bartolo et al.<br />

1994) ed il Cisto cretici-Pinetum pineae Brullo, Minissale, Siracusa, Scelsi & Spampinato<br />

2002 presente sugli Erei e sulle Madonie (Brullo et al. 2002).<br />

Le pinete a Pinus halepensis sono, tra le pinete mediterranee, quelle più diffuse, e si<br />

rinvengono soprattutto nell’Italia meridionale e nelle Isole (Agostini 1964, 1967). Esse<br />

sono state oggetto di numerosi studi fitosociologici e sono state riferite a diverse<br />

associazioni qui di seguito citate. Il Thymo-Pinetum halepensis De Marco & Caneva 1985<br />

si localizza nella fascia termomediterranea su substrati marnosi, viene riportato per la<br />

Puglia (Taranto) e la Sicilia meridionale, con varie subassociazioni (De Marco & Caneva,<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 139


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

1985; Bartolo et al., 1986; Biondi et al., 2004). Il Pistacio lentisci-Pinetum halepensis De<br />

Marco & Caneva 1985 si localizza su substrati calcarei nella fascia termomesomediterrana,<br />

è riportato per Cilento, Gargano, Isole Tremiti, Sardegna sudoccidentale,<br />

Pantelleria e Calabria nord-orientale (Corbetta et al., 2004; De Marco &<br />

Caneva, 1985; Bartolo et al., 1986; Gianguzzi 1999a, 1999b; Spampinato 1990). L’Erico-<br />

Pinetum halepensis De Marco & Caneva 1985 si localizza su substrati di natura silicea<br />

all’interno della fascia bioclimatica mesomediterranea, viene riportato per la Calabria nordorientale,<br />

la Sardegna sud-occidentale (Isola di San Pietro) e le Isole Eolie (De Marco &<br />

Caneva, 1985; Bartolo et al., 1986; Spampinato, 1990). Il Plantago albicantis-Pinetum<br />

halepensis Bartolo, Brullo, Minissale & Spampinato 1986 si localizza su substrati sabbiosi<br />

del litorale presso Taranto (Bartolo et al., 1986; Biondi et al., 2004). Lo Junipero oxycedri-<br />

Pinetum halepensis Vagge <strong>2000</strong> è stato descritto da Vagge (<strong>2000</strong>) per le coste rocciose di<br />

natura calcarea della Liguria in aree a bioclima mesomediterraneo. Il Cyclamino<br />

hederifoliae-Pinetum halepensis è stato descritto per le gravine pugliesi dove si localizza<br />

su substrati calcarei in aree a bioclima termomediterraneo secco con penetrazioni nella<br />

fascia mesomediterranea subumida (Biondi et al., 2004). Il Coronillo emeroidis-Pinetum<br />

halepensis Biondi, Casavecchia, Guerra, Medagli, Beccarisi & Zuccarello 2004 è stato<br />

descritto per le Marche ma è presente anche in Abruzzo (Allegrezza et al., 2006; Pirone,<br />

1985) dove costituisce una formazione meso-xerofila localizzata in aree costiere con<br />

bioclima mesomediterraneo su areniti più o meno consolidate. In Umbria il pino d’Aleppo si<br />

rinviene all’interno delle leccete termofile miste su calcare del Fraxino orni-Quercetum ilicis<br />

Horvatic (1956) 1958 pinetosum halepensis Horvatic 1958 (Biondi et al., 2002).<br />

Le pinete mediterranee hanno in genere un ruolo edafoclimatofilo, localizzandosi in<br />

specifiche condizioni ambientali dove la pedogenesi è bloccata, su suoli poveri in nutrienti<br />

e poco evoluti. Grazie alle capacità colonizzatrici dei pini mediterranei possono<br />

rappresentare in aree con suoli erosi o degradati uno stadio all’interno della sedie<br />

dinamica che porta verso formazione forestali sempreverdi. I contatti catenali e seriali<br />

sono dunque con le formazioni forestali dei Quercetea ilicis. Le pinete a Pinus pinaster<br />

hanno contatti catenali con le leccete del Viburno-Quercetum ilicis, mentre quelle su ofioliti<br />

dell' Euphorbio ligusticae-Pinetum pinastri si pongono in un contesto di vegetazione<br />

temperata e possono rappresentare uno stadio durevole o evolvere verso i querceti a<br />

Quercus petraea.<br />

Le pinete a Pinus pinea della Sicilia, nelle aree a pedogenesi bloccata, rappresentano uno<br />

stadio durevole che prende contatto con le garighe acidofile dei Cisto-Micromerietea o dei<br />

Cisto-Lavanduletea. In altri contesti possono rappresentare uno stadio della serie<br />

dinamica dei querceti del Erico-Quercetum virgiliane.<br />

Più articolata è la posizione sindinamica delle pinete a Pinus halepensis in relazione alla<br />

diversificata vegetazione che originano. Le formazioni più termofile riferite al Thymo-<br />

Pinetum halepensis, rappresentano delle formazioni edafoclimatofile durevoli e hanno<br />

normali contatti seriali con le garighe dei Cisto-Micromerietea e dei Rosmarinetea<br />

officinalis. Le altre tipologie di pinete a pino d’Aleppo possono rappresentare degli stadi<br />

durevoli o transitori. Esse contraggono rapporti sindinamici con le formazioni di macchia<br />

dell’Oleo-Ceratonion e più in generale rientrano nelle serie dinamiche di leccete termofile<br />

basifile del Fraxino orni-Quercion ilicis. (Spampinato in AAVV., 2009).<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Le pinete a Pinus halepensis costiere e quelle a Pinus pinaster in posizione generalmente<br />

più arretrata sono riferibili all’habitat 9540.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 140


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

Fig. 61 - Localizzazione dell’habitat 9540<br />

STATO DI CONSERVAZIONE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Lo stato di conservazione dell’habitat 9420 può essere considerato di livello medio-basso<br />

per gli aspetti a Pinus halepensis in ragione dei danni da incendi e della diffusione di<br />

specie invasive, mentre si può considerare basso per i lembi residui a Pinus pinaster, che<br />

oltre a effetti apportati dal passaggio del fuoco, portano evidenti segni di parassitosi.<br />

Margini di milgioramento sussistono per il primo tipo.<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 141


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Rimboschimenti collinari e montani, interni, di pino nero<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

H.3.6.1<br />

NOME NOM<br />

Rimboschimenti<br />

collinari e<br />

montani, interni,<br />

di pino nero<br />

Reboisement<br />

à pin noir<br />

(Pinus nigra)<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

Null 42.6 G3.57 0 1 1<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Formazioni dense o radi di pino nero sviluppatesi da attività non recenti di<br />

rimboschimento.<br />

Fig. 62 - Localizzazione dei principali rimboschimenti di pino nero (H.3.6.1)<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 142


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Insediamenti sparsi<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

I.1.2<br />

NOME NOM<br />

Habitat di zone urbanizzate<br />

residenziali a tessuto discontinuo<br />

(insediamenti sparsi)<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

Villes Null 86.1 J2 0 1 1<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Nuclei abitati sparsi o loro frazioni e infrastrutture connesse la cui superficie è stata<br />

stimata in circa 33 ettari.<br />

Fig. 63 - Localizzazione degli insediamenti (I.1.2)<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 143


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Reti stradali, autostradali, ferroviarie e altre infrastrutture tecniche<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

I.2.2<br />

NOME NOM<br />

Habitat di reti stradali,<br />

autostradali, ferroviarie e altre<br />

infrastrutture tecniche<br />

CODICE<br />

NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

Null 86.1 J4 0 1 1<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

E’ stata evidenziata solo la presenza di un tratto autostradale nella zona sud dell’area<br />

studiata.<br />

Fig. 64 - Localizzazione del tratto autostradale (I.2.2)<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 144


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Parchi, ville, giardini, ecc<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

I.4.1<br />

NOME NOM<br />

Parchi, ville,<br />

giardini, ecc<br />

Parcs et<br />

jardins<br />

CODICE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

Null 85.3 I.2 0 1 1<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

E’ stata evidenziata solo la presenza della parte coltivata dei <strong>Giardini</strong> Botanici <strong>Hanbury</strong> per<br />

una superficie di circa 7,5 ettari.<br />

Fig. 65 - Localizzazione di giardini (I.4)<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 145


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Oliveti<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

NOME NOM<br />

CODICE NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO - NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

I.5.2.1 Oliveti Oliveraies Null 83.11 G2.91 0 1 1<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Gli oliveti rappresentano una delle colture più importanti del contesto e svolgono un ruolo<br />

trofico importante anche per molte specie ornitiche o, più in generale di vertebrati. Ai<br />

margini della aree considerate sono presenti sia in aspetti odiernamente in coltura sia in<br />

aspetti abbandonati e a vario livello colonizzati dalla vegetazione spontanea.<br />

La superficie è stata stimata in circa 263 ettari.<br />

Fig. 66 - Localizzazione degli oliveti (I.5.2.1), in coltura e in abbandono<br />

Università di Genova - DIP.TE.RIS. 146


<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Ecomosaici agricoli<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

I.5.4<br />

NOME NOM<br />

Ecomosaici<br />

agricoli<br />

Eco-mosaïque<br />

agricole<br />

CODICE<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO -<br />

NATURA <strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

Null 84.4 X08 0 1 1<br />

CARATTERISTICHE NELL’AREA DI PROGETTO<br />

Sempre ai margini delle zone considerate troviamo, per lo più in prossimità di insediamenti<br />

rurali anche ecomosaici agricoli con coltivazioni varie di ridotte dimensioni a diretto<br />

contatto con la vegetazione naturale, che svolgono un ruolo importante sia per il presidio<br />

del territorio da parte dell’uomo sia per la fauna.<br />

La superficie occupata è stata stimata in circa 88 ettari.<br />

Fig. 67 - Localizzazione delle aree con ecomosaici agricoli<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

- Muri a secco<br />

CODICE<br />

LIGURE<br />

I.5.5.2<br />

NOME NOM<br />

Muri a<br />

secco<br />

Murs de<br />

pierre<br />

CODICE NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

CORINE EUNIS<br />

ALLEGATO - NATURA<br />

<strong>2000</strong><br />

IT FR<br />

Null 84 J2.4 0 1 1<br />

I muri a secco rappresentano un altro microhabitat importante per invertebrati e piccoli<br />

vertebrati (erpetofauna in particolare), alcuni dei quali protetti da direttive internazionali. La<br />

diffusione nell’area di progetto è notevole; il rilevamento cartografico si è limitato a<br />

evidenziare le zone in cui tale habitat gioca un ruolo maggiormente significativo che<br />

assommano a circa 26 ettari.<br />

Fig. 68 - Localizzazione di una delle principali aree con muri a secco<br />

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7. POPOLAMENTO DELLA BANCA DATI E ATTIVAZIONE DEL<br />

SISTEMA DI INTERROGAZIONE TRANSFRONTALIERO CON<br />

RELATIVA CARTOGRAFIA<br />

Nell’aprile e nel giugno 2010 si è provveduto al caricamento dei dati nel database della<br />

Regione Liguria. L’inserimento è avvenuto in modo massivo caricando tutte le informazioni<br />

con l’aiuto dei tecnici della Datasiel. Tutte le informazioni e i dati puntiformi sulle specie<br />

sono quindi ora a disposizione del Committente. Il caricamento dei dati non ha creato<br />

particolari problemi, mentre qualche difficoltà in più è si è avuto con gli habitat per<br />

problemi di geometrie ma di questo si forniscono dettagli nella realazione legata agli<br />

habitat.<br />

Come da richiesta del committente abbiamo anche provveduto la caricamento dei dati<br />

sull’Avifauna riferiti alle ZPS dell’area di studio prodotti del progetto “Monitoraggio della<br />

comunità ornitica nelle ZPS e nelle aree liguri di maggiore vocazionalità avifaunistica e/o<br />

agricola” gestito dal Parco del Beigua.<br />

7.1. Inizializzazione banca dati di progetto (<strong>ADM</strong>)<br />

Elementi<br />

Zone ITA<br />

Zone FR<br />

Input Record<br />

caricati<br />

Data caricamento<br />

Habitat progetto<br />

Habitat locale<br />

86 2.4.2010<br />

Specie di progetto specie_progetto.xls 317 22.10.2009<br />

Specie ITA specie_locali_Italia.xls 317 28.10.2009<br />

Specie FR specie_locali_Francia.xls 314 22.10.2009<br />

Sinonimi ITA sinonimi_locali_Italia.xls 33 28.10.2009<br />

Sinonimi FR sinonimi_locali_Francia.xls 1503 28.10.2009<br />

E’ stato utilizzato un file Access (<strong>ADM</strong>.mdb) per trasferire i dati da EXCEL in banca<br />

dati. i dati francesi è stato attribuito il codice ente CBNM e a quelli italiani il codice ente<br />

RLIG.<br />

2 aprile 2010<br />

Base dati di PROGETTO: Caricamenti HABITAT<br />

Sono stati caricati i dati nella tabella <strong>ADM</strong>_HABITAT (86 elementi) insrendo anche il campi<br />

Codice_italiano e Codice_francese poter caricare i valori in Habitat_locali.<br />

Si sono richiesti gli URL dei servizi esposti dalla Francia (web services).<br />

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1. Caricamento di stazioni Puntiformi<br />

A partire dal foglio excel e mediante la trasformazione in Access sono state utilizzate le<br />

seguenti query di inserimento:<br />

Per rispettare SOLO la gerarchia ISA si devono valorizzare BIO_STAZIONI,<br />

bio_stazione_specie, bio_staz_specie_punt:<br />

INSERT INTO BIODIVERSITA_BIO_STAZIONI ( identificativo, nascita, compilatore,<br />

toponimo, precisione, validita, quota )<br />

SELECT id_staz, data, 38, cod_toponimo, precisione, 0, quota<br />

FROM bio_stazioni_adm;<br />

Per inserire gli elenchi associate alla stazione:<br />

INSERT<br />

comune )<br />

INTO BIODIVERSITA_BIO_STAZIONI_COMUNI (staz_codice, provincia,<br />

SELECT id_staz, provincia, comuni<br />

FROM bio_stazioni_adm;<br />

INSERT INTO BIODIVERSITA_BIO_STAZIONI_RILEVATORI ( staz_codice, rilevatore )<br />

SELECT id_staz, id_rilevatore<br />

FROM bio_stazioni_adm;<br />

INSERT INTO BIODIVERSITA_BIO_STAZIONI_SQUADRI ( staz_codice, squadro )<br />

SELECT id_staz, squadro<br />

FROM bio_stazioni_adm;<br />

INSERT INTO BIODIVERSITA_BIO_STAZIONI_BIOCLIMI ( staz_codice,<br />

bioclima_codice )<br />

SELECT id_staz, bioclima<br />

FROM bio_stazioni_adm;<br />

INSERT INTO BIODIVERSITA_BIO_STAZIONI_BIOGEOGRAFIE ( staz_codice,<br />

biogeografia_codice )<br />

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SELECT id_staz, biogeogr<br />

FROM bio_stazioni_adm;<br />

Aggiornamento sequence per tabella Bio_stazioni_US:<br />

Drop SEQUENCE "BIODIVERSITA"."BIO_ID_ASS_US";<br />

CREATE SEQUENCE "BIODIVERSITA"."BIO_ID_ASS_US" MINVALUE 1 MAXVALUE<br />

999999999999999999999999999 INCREMENT BY 1 START WITH 20603 CACHE 20<br />

NOORDER NOCYCLE ;<br />

Risultati finali<br />

Tabella Elementi inseriti<br />

Bio_stazioni ISA stazione 1160<br />

Bio_stazione_specie ISA stazione 1160<br />

Bio_staz_specie_punt ISA stazione 1160<br />

Bio_stazioni_rilevatori elenco 1160<br />

Bio_stazioni_comuni elenco 1160<br />

Bio_stazioni_squadri elenco 1160<br />

Bio_stazioni_biogeografie elenco 1160<br />

Bio_stazioni_bioclimi elenco 1160<br />

Bio_stazioni_US Specie osservate 2812<br />

Sequence BIO_ID_ASS_US Drop e create<br />

7.2 Caricamento dei dati relativi agli HABITAT.<br />

Si elencano, sommariamente, i passi che sono stati fatti per inserire nella BD della<br />

Biodiversità della Regione Liguria gli habitat censiti con il progetto <strong>ADM</strong>.<br />

• Aggiornare la check list degli habitat inserendo gli habitat (circa 20)<br />

• Estrarre dalla carta degli habitat aggiornata da Mariotti i dati (STAZIONI) da inserire<br />

in banca dati (2046+317+311)<br />

• E’ rimasto indefinito con Arpal come comportarsi per le osservazioni che<br />

“aggiornano” dati già esistenti. La banca dati prevederebbe la gestione della<br />

storicizzazione dei dati (morte/nascita), ma potrebbero essere plausibili anche<br />

questi due scenari:<br />

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o Eliminazione delle stazioni esistenti e conseguente inserimento delle nuove<br />

osservazioni<br />

o Aggiornamento delle stazioni esistenti<br />

Il caricamento completo della cartografia finale degli habitat sul sistema non è stato fatto<br />

completamente per decisione dell’ARPAL, attuale gestore della banca di dati ligure.<br />

Nonostante una riunione ad hoc alla fine di giugno, si è decido di aspettare per il<br />

caricamento completo. Per tale motivo pur essendo i dati attualmente tutti pronti (compresi<br />

i corridoi ecologici) il lavoro non è stato eseguito per nostra volontà.<br />

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8. ANALISI DEGLI HABITAT<br />

Viene di seguito riportata la tabella sinottica con gli habitat rilevati sia nell’area di progetto<br />

condivisa con i partner francesi sia quelli rilevati nella porzione della rete ecologica della<br />

Liguria (REL) di connessione dei siti della Rete <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong> citata nella premessa.<br />

Per gli habitat presenti nell’area di progetto condivisa - con eccezione per gli habitat<br />

puntiformi - sono riportate le stime delle superfici occupate, mentre tale dato non viene<br />

fornito per la porzione della REL.<br />

Gli habitat sono presentati secondo l’ordine del codice habitat del sistema regionale<br />

aggiornato (colonna 1); sono inoltre riportati: superfici in ettari (colonna 2); percentuali<br />

(colonna 3) riferite al totale della superficie rilevata; denominazione dell’habitat secondo il<br />

sistema regionale (colonna 4); eventuale corrispondenza con i codici <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong><br />

(colonne 5 e 6); presenza nei siti e/o nella porzione di REL (colonne 7 e 8).<br />

Tutti i poligoni con il proprio identificativo, le sigle di vestizione, i codici regionali e le<br />

percentuali di copertura dei singoli habitat sono riportato nell’Allegato V.<br />

Fig. 69 - Percentuali delle superfici delle macrocategorie degli habitat rispetto al totale<br />

dell’area rilevata nei siti (esclusa porzione REL)<br />

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Tabella 3 - Habitat rilevati e relativa superficie<br />

Hab Ha_Hab % Nome Habitat natura<strong>2000</strong> relaz SITI REL<br />

A.1.2 3,40 0,014<br />

Habitat dei fondi duri tra il sopralitorale e l’infralitorale delle scogliere<br />

sommerse e semisommerse<br />

1170 = 1 1<br />

B.1.2.1 0,03 0,000<br />

Vegetazione delle linee di deposito marine su substrati<br />

prevalentemente sabbiosi, ghiaiosi o misti<br />

1210 = 1 1<br />

B.2 1,36 0,006<br />

0,020<br />

Habitat delle scogliere e falesie marine emerse 1240 = 1 0<br />

C.1.2 0,00 0,000 Acque ferme di corpi idrici e loro componente biotica null 1 1<br />

C.1.2.2.1 14,29 0,059 Laghi artificiali null 1 0<br />

C.1.2.2.2 0,00 0,000 Pozze, abbeveratoi, cisterne etc null 1 0<br />

C.2.1.1 0,68 0,003 Corsi d’acqua alpini e relativa vegetazione erbacea 3220 = 1 0<br />

C.2.1.2 0,00 0,000 Corsi d'acqua alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos 3240 = 1 0<br />

C.2 0,00 0,000 Habitat di acque dolci correnti null 0 1<br />

C.2.3 0,00 0,000<br />

Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion<br />

fluitantis e Callitricho-Batrachion<br />

3260 = 1 1<br />

C.2.5.2.1 0,00 0,000 Saliceti a Salix purpurea mediterranei 3280 # 0 1<br />

C.2.7 1,13 0,005<br />

0,067<br />

Acque correnti di corpi idrici e loro componente biotica null 1 1<br />

D.1.1 18,01 0,075 Lande secche riferibili ai Calluno-Ulicetea 4030 < 1 0<br />

D.1.1.2 0,00 0,000 Arbusteti alti e mantelli riferibili ai Rhamno-Prunetea null 0 1<br />

D.1.1.3.1 802,94 3,335<br />

Arbusteti e mantelli a nocciolo (Corylus avellana) riferibili al Corylo-<br />

Populion tremulae<br />

null 1 0<br />

D.1.2 273,05 1,134 Habitat propri di lande alpine, subalpine e boreali 4060 = 1 0<br />

D.1.2.3.1 934,75 3,882<br />

Lande aperte e pseudogarighe di ginestre non spinose riferibili al<br />

Lavandulo angustifoliae-Genistion cinereae<br />

4060 < 1 1<br />

D.2 26,41 0,110 Lande, macchie, garighe e arbusteti (non temperati o oromediterranei) null 1 0<br />

D.2.1 0,00 0,000<br />

Lande, macchie e pseudomacchie mediterranee, submediterranee o<br />

submontani, in genere a sclerofille sempreverdi<br />

null 0 1<br />

D.2.1.2.1 0,00 0,000 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 5130 = 0 0<br />

D.2.1.3 0,00 0,000 Arbusteti arborescenti mediterranei, submediterranei o submontani null 0 1<br />

D.2.1.3.1 26,64 0,111 Ginepreti arborescenti 5210 = 1 0<br />

D.2.2 537,68 2,233<br />

Garighe e pseudogarighe mediterranee, submediterranee o<br />

submontane<br />

null 1 0<br />

D.2.2.1.1 8,89 0,037<br />

Garighe costiere termofile a Euphorbia spp., Helichrysum spp. e altri<br />

generi<br />

5320 = 1 0<br />

D.2.2.2 5,69 0,024 Altre garighe pù o meno termofile, costiere o non 5320 < 1 0<br />

D.2.3.1 21,32 0,089 Habitat arbustivi o erbaceo-arbustivi termo-mediterranei xerofili 5330 = 1 1<br />

D.2.3.1.5 0,00 0,000<br />

Formazioni arbustive o erbaceo-arbustive mediterranee o<br />

termomediterranee caratterizzate da Genista cinerea<br />

5330 < 0 1<br />

D.2.3.1.5.2 672,32 2,792<br />

Formazioni mediterranee riferibili all’associazione Euphorbio spinosae-<br />

Genistetum cinereae<br />

5330 < 1 0<br />

D.2.4 0,00 0,000 Habitat arbustivi o erbaceo arbustivi mesomediterranei null 0 1<br />

D.2.4.1 0,00 0,000 Macchie basse o alte mesomediterranee null 0 1<br />

13,820<br />

Formazioni discontinue pioniere rupicole, collinari o montane, riferibili<br />

E.1.1.1 11,01 0,046 all’Alysso alyssoidis-Sedion albi, caratterizzate da specie diverse di<br />

Sedum, Cerastium, Minuartia, Thymus, licheni e muschi<br />

6110 = 1 1<br />

E.1.3 1217,14 5,055 Formazioni erbose alpine e subalpine 6170 = 1 0<br />

E.1.3.1.2.1 0,00 0,000 Praterie xerofile a Sesleria e carici sempreverdi 6170 < 1 0<br />

E.2.1 1116,77 4,638<br />

E.2.2 110,11 0,457<br />

E.2.2.1.1 0,00 0,000<br />

Formazioni erbose secche seminaturali con dominanza di specie<br />

perennni riferibili ai Brometalia erecti<br />

Praterie e pratelli meso- e termo-mediterranei xerofili, con significativa<br />

componente di specie annue, in parte riferibili alla classe Stipo-<br />

Brachypodietea distachyae<br />

Habitat con vegetazione erbacea prevalentemente annuale neutrofila,<br />

xerofila riferibile ai Brachypodietalia distachyae<br />

6210 = 1 1<br />

6220 = 1 0<br />

6220 < 0 1<br />

E.2.3.1 468,63 1,946 Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, delle zone montane 6230 = 1 0<br />

E.3.1 763,34 3,170<br />

Mosaici di pascoli arborati e macchie arborescenti meso-mediterranee<br />

a Quercus ilex<br />

6310 = 1 1<br />

E.4.1.2.1 0,14 0,001<br />

Formazioni erbacee umide mediterranee riferibili ai Molinio<br />

arundinaceae-Holoschoenion vulgaris<br />

6420 = 1 0<br />

E.4.2 0,00 0,000 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile 6430 = 1* 1*<br />

E.5.1.1 97,15 0,403 Praterie e prati magri da fieno a bassa altitudine 6510 = 1 1<br />

E.5.1.2 11,31 0,047 Prati falciati montani e subalpini 6520 = 1 1<br />

E.5.1.2.1 0,00 0,000<br />

Praterie e prati montani con vegetazione riferibile al Triseto<br />

flavescentis-Polygonion bistortae<br />

6520 < 0 1<br />

E.7 0,00 0,000 Aspetti diversi di vegetazione sinantropica null 0 1<br />

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<strong>Progetto</strong> <strong>ALCOTRA</strong> <strong>016</strong> "<strong>ADM</strong> <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong>" Relazione ed analisi Habitat - Bozza cartografica finale<br />

E.7.1.1.2 10,69 0,044 Megaforbieti nitrofili riferibili all'alleanza Rumicion pseudalpini null 1 0<br />

15,808<br />

F.1.4.1 0,20 0,001 Torbiere basse alcaline 7230 = 1 0<br />

F.2.1.1 0,00 0,000<br />

Habitat eliofili subalpini e montani di zone sorgive con acque dure<br />

pietrificanti con vegetazione riferibili al Cratoneurion commutatae<br />

7220 = 1 0<br />

G.1.2 83,77<br />

0,001<br />

0,348<br />

Habitat delle pietraie e dei ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e<br />

alpini<br />

8120 ? 1 0<br />

G.1.3 218,88 0,909<br />

Habitat delle pietraie e dei ghiaioni termofili del Mediterraneo<br />

occidentale e delle Alpi<br />

8130 = 1 0<br />

G.2.1 577,60 2,399<br />

Habitat dei pendii e delle pareti rocciose calcaree con vegetazione<br />

casmofitica<br />

8210 = 1 1<br />

G.3.1 74,40 0,309<br />

Habitat di substrati silicei erosi con vegetazione pioniera del Sedo-<br />

Scleranthion<br />

8230 = 1 0<br />

G.4 0,00 0,000 Habitat di substrati calcarei erosi con vegetazione pioniera null 0 1<br />

G.6.1 0,00 0,000 Habitat di grotte o cavità non utilizzate per il turismo 8310 = 1 1<br />

G.7 0,00 0,000<br />

3,965<br />

Altri aspetti con aree nude o con vegetazione scarsa null 0 1<br />

H.1.1 1111,32 4,615 Boschi temperati a gravitazione centro-europea di latifoglie decidue null 1 1<br />

H.1.1.1.1.1 3783,45 15,713 Faggete acidofile oligotrofe riferibili all’associazione Luzulo-Fagetum 9110 = 1 0<br />

H.1.1.3.3 61,38 0,255<br />

Boschi misti di Acer pseudoplatanus e/o Fraxinus excelsior di incerta<br />

attribuzione<br />

null 1 0<br />

H.1.1.3.5 88,75 0,369 Boschi e boscaglie di Alnus viridis null 1 0<br />

H.1.1.3.6 13,92 0,058 Boschi e boscaglie di Sorbus aucuparia null 1 0<br />

H.1.1.4 1106,63 4,596 Boschi con prevalenza di roverella riferibili al Quercion pubescentis 91H0 = 1 1<br />

H.1.1.6 0,00 0,000 Formazioni boschive riparie null 0 1<br />

H.1.1.6.1 142,19 0,591<br />

Boschi e boscaglie riparie o alluvionali e boschi idro-igrofili ad Alnus<br />

glutinosa e/o Fraxinus excelsior<br />

91E0 = 1 0<br />

H.1.2.1 890,65 3,699 Castagneti 9260 = 1 1<br />

H.1.2.2 0,00 0,000 Orno-Ostrieti e ostrieti riferibili al Quercion pubescenti-petraeae null 0 1<br />

H.1.2.2.2 678,55 2,818<br />

Orno-Ostrieti prevalentemente calcifili a gravitazione occidentale-alpica<br />

riferibili all’associazione Plagio-Ostrietum<br />

null 1 0<br />

H.1.2.2.4 1003,49 4,168 Altri boschi a carattere montano, con Ostrya carpinifolia dominante null 1 1<br />

H.1.2.3 0,00 0,000 Boscaglie d’invasione null 0 1<br />

H.1.2.3.1 52,46 0,218 Boscaglie d’invasione a nocciolo (Corylus avellana) null 1 0<br />

H.1.2.3.4 0,00 0,000<br />

Boschi ripari fluviali con aspetti a galleria di Salix alba e Populus alba<br />

riferibili ai Salicetea purpureae<br />

92A0 = 0 1<br />

H.1.3.2 359,33 1,492 Boschi e boscaglie di leccio (Quercus ilex) 9340 = 1 1<br />

H.2 379,35 1,575 Boschi di conifere null 1 1<br />

H.2.1 77,04 0,320 Boschi temperati e alpini di conifere null 1 1<br />

H.2.1.2 1,39 0,006 Boschi montani e subalpini di abete bianco (Abies alba) null 1 0<br />

H.2.1.2.3 813,83 3,380<br />

Boschi mesoneutrofili di abete bianco del settore appenninico con<br />

evidenti segni di naturalizzazione e riferibili ai Fagetalia<br />

null 1 0<br />

H.2.1.3 1633,34 6,783 Boschi montani e subalpini di larice 9420 = 1 0<br />

H.2.1.4.1 2752,15 11,430 Pinete a pino silvestre null 1 1<br />

H.2.1.6 4,11 0,017 Boschi misti montani e subalpini di abeti, pini montani e larice null 1 0<br />

H.2.2.1 577,75 2,399 Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici 9540 = 1 0<br />

H.2.2.1.1 0,00 0,000 Pinete a pino marittimo (Pinus pinaster) 9540 < 0 1<br />

H.2.2.1.2 0,00 0,000 Pinete a pino d’Aleppo (Pinus halepensis) 9540 < 0 1<br />

H.3.6.1 21,63 0,090 Rimboschimenti collinari e montani, interni, di pino nero null 1 1<br />

64,592<br />

I.1.1 0,00 0,000 Habitat di zone urbanizzate residenziali a tessuto continuo null 0 1<br />

I.1.2 33,29 0,138<br />

Habitat di zone urbanizzate residenziali a tessuto discontinuo<br />

(insediamenti sparsi)<br />

null 1 1<br />

I.2.2 0,85 0,004<br />

Habitat di reti stradali, autostradali, ferroviarie e altre infrastrutture<br />

tecniche<br />

null 1 1<br />

I.3 0,00 0,000 Habitat di aree estrattive, cantieri, discariche null 0 1<br />

I.3.1 0,00 0,000 Habitat di aree estrattive null 0 1<br />

I.4.1 7,46 0,031 Parchi, ville, giardini, ecc null 1 0<br />

I.4.2 0,00 0,000 Habitat a verde di aree sportive (campi da gioco, ecc.) null 0 1<br />

I.5 0,00 0,000 Habitat di aree agricole null 0 1<br />

I.5.2.1 263,49 1,094 Habitat di zone agricole con prevalenza di oliveti null 1 1<br />

I.5.2.1.1 0,00 0,000 Habitat di zone agricole con prevalenza di oliveti in coltura null 0 1<br />

I.5.2.1.2 0,00 0,000 Habitat di zone agricole con prevalenza di oliveti in stato di abbandono null 0 1<br />

I.5.4 87,98 0,365 Habitat di ecomosaici agricoli eterogenei null 1 1<br />

I.5.4.1 0,00 0,000<br />

Habitat di ecomosaici agricoli eterogenei con colture arboree e<br />

seminativi<br />

null 0 1<br />

I.5.5.1 0,00 0,000 Habitat di filari, viali alberati e siepi arboree o arboreo-arbustive null 0 1<br />

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I.5.5.2 25,62 0,106 Habitat dei muri a secco null 1 0<br />

I.5.5.3 0,00 0,000 Habitat di edifici rurali sparsi con caratteri costruttivi tradizionali null 0 1<br />

I.6.1.1 0,00 0,000 Canneti ad Arundo donax null 1 1<br />

1,739<br />

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9. CARTOGRAFIA DEGLI HABITAT<br />

Viene qui riportata la versione finale della carta degli habitat in scala 1:50.000 per poterli<br />

presentare in versione A4. L’elaborazione originale della versione derinitiva è redatta alla<br />

scala 1:10.000 e allegata in tavole fuori testo. Per semplicità gli habitat sono presentati per<br />

SIC come raffigurato nel quadro di unione (Figura 70). La scala di restituzione è 1:50.000,<br />

per ragioni di limitazioni del formato della presente relazione, ma la scala nominale della<br />

bozza è comunque 1:10.000. La bozza della legenda è riportata qui sotto. Per essa si è<br />

cercata una vestizione che fosse simile a quella utilizzata nella precedente carta degli<br />

habitat e unitaria con quella che a livello transfrontaliero sarà pubblicata in rete attraverso<br />

il WEB Service previsto dal progetto. I colori sono stati assegnati per gruppi di habitat<br />

onde semplificare la lettura della carta. Non sono stati colorati (area barrata in diagonale)<br />

in questa versione tutti gli habitat non compresi nell’Allegato I della Direttiva Habitat<br />

92/42/CEE poiché non contemplati nel progetto. Di essi però si sono raccolti i dati e<br />

disegnati i relativi poligoni.<br />

Habitat compresi nell’Allegato I della Direttiva 92/43 (e s.m.e i.)<br />

Habitat marini<br />

Habitat di scogliera sommersi e semisommersi (1170 )<br />

Habitat costieri di interfaccia fra ecosistemi marini e terrestri su substrati duri o mobili<br />

Aree di spiaggia comprendenti frammenti dell’habitat 1210 (vegetazione delle linee di deposito marine)<br />

Aree rupestri con aspetti alofili riferibili all’habitat 1240 (scogliere e falesie marine emerse con<br />

vegetazione dei Crithmo-Limonietea)<br />

Habitat di acque dolci correnti<br />

Fiumi alpini e relativa vegetazione erbacea riferibile all’habitat 3220<br />

Fiumi alpini e relativa vegetazione legnosa (Salix elaeagnos) riferibile all’habitat 3220<br />

Corsi d’acqua montani o di pianura e relativa vegetazione sommersa riferibili all’habitat 3260<br />

(Ranunculion fluitantis, Callitricho-Batrachion)<br />

Aree alluvionali mediterranee con vegetazione nitrofila erbacea e fasce riparie a salici e pioppo bianco<br />

riferibili all’habitat 3280<br />

Habitat di lande e arbusteti temperati<br />

Aree con dominanza dell’habitat 4030 (Lande secche europee)<br />

Aree con dominanza dell’habitat 4060 (Lande alpine e boreali)<br />

Aree con dominanza dell’habitat 4090 (Lande oromediterranee spinose)<br />

Habitat di macchie, garighe e arbusteti in genere a sclerofille mediterranee e submediterranee<br />

Aree con dominanza dell’habitat 5110 (Arbusteti a bosso)<br />

Aree con dominanza o presenza dell’habitat 5130 (Lande e praterie arbustate a ginepro comune)<br />

Siti con presenza di macchie arborescenti a ginepro riferibili all’habitat 5210<br />

Aree con garighe costiere riferibili all’habitat 5320 (aspetti ad Helichrysum)<br />

Aree con aspetti arbustivi o erbaceo-arbustivi riferibili agli habitat 5330 (formazioni a euforbia arborea,<br />

ampelodesma, ginestra cenerina)<br />

Habitat di praterie (talora arbustate) e praterie discontinue<br />

Habitat di formazioni erbacee xeriche a copertura rada e discontinua<br />

Aree con rupi e pietraie colonizzate da aspetti riferibili all’habitat 6110 (formazioni a Sedum, Cerastium,<br />

Alyssum)<br />

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Aree con dominanza dell’habitat 6170 (Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine)<br />

Habitat di praterie seminaturali xeriche, più o meno continue, talora arbustate<br />

Aree con dominanza dell’habitat 6210 (Formazioni erbose secche seminaturali)<br />

Aree con dominanza o presenza dell’habitat 6220 (Praterie e pratelli meso- e termo-mediterranei<br />

xerofili)<br />

Aree con dominanza dell’habitat 6230 (Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato<br />

siliceo delle zone montane)<br />

Ecomosaici erbaceo-arbustivi con habitat di macchia o forteto mediterranei prevalentemente a<br />

leccio<br />

Aree con dominanza dell’habitat 6310 (Dehesas con Quercus spp. sempreverde)<br />

Habitat di formazioni erbacee mesoigrofile<br />

Siti con formazioni erbacee umide mediterranee riferibili all’habitat 6420 ( Molinio-Holoschoenion)<br />

Siti alpini, montani o di pianura con aspetti igronitrofili di orlo ad alte erbe riferibili all’habitat 6430<br />

Aree con con habitat propri di praterie e prati falciati mesofile (6510, 6520)<br />

Aree con dominanza dell'habitat 6510 (Praterie magre da fieno a bassa altitudine)<br />

Aree con dominanza dell'habitat 6520 (Prat falciati montani delle Alpi)<br />

Torbiere e altri habitat connessi<br />

Zone umide sorgive di acque dure pietrificanti (Cratoneuron) riferibili all’habitat 7220<br />

Ecomosaici idro-igrofili con dominanza o significativa presenza dell'habitat 7230 (Torbiere basse<br />

alcaline)<br />

Habitat rupestri e grotte<br />

Siti con dominanza o presenza dell'habitat 8130 (Pietraie e ghiaioni termofili del Mediterraneo<br />

occidentale e delle Alpi)<br />

Aree con dominanza dell'habitat 8210 (Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica)<br />

Siti rupestri con vegetazione pioniera del Sedo-Scleranthion riferibile all’habitat 8230<br />

Siti con substrati calcarei in aspetti riferibili all’habitat 8240 (Pavimenti calcarei)<br />

Siti con grotte riferibili all’habitat 8310<br />

Aree con habitat forestali di latifoglie<br />

Habitat forestali temperati a gravitazione centro-europea di latifoglie decidue<br />

Aree con dominanza di faggete corrispondenti o parzialmente riferibili all'habitat 9110 (Faggeti del<br />

Luzulo - Fagetum)<br />

Aree con dominanza di faggete corrispondenti o parzialmente riferibili all'habitat 9150 (Faggeti calcicoli<br />

dell’Europa Centrale del Cephalanthero-Fagion)<br />

Aree con dominanza o presenza di foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion<br />

corrispondenti o parzialmente riferibili all’habitat 9180<br />

Fasce riparie e boschi idro-igrofili riferibili all'habitat 91E0 (Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e<br />

Fraxinus excelsior)<br />

Aree con dominanza di boschi corrispondenti o parzialmente riferibili all'habitat 91H0 (Boschi pannonici<br />

di Quercus pubescens)<br />

Habitat forestali a gravitazione mediterranea di latifoglie decidue<br />

Aree con dominanza dell'habitat 9260 (Foreste di Castanea sativa)<br />

Rive fluviali con foreste a galleria di Salix alba e Populus alba riferibili all’habitat 92A0<br />

Habitat forestali a gravitazione mediterranea di latifoglie sempreverdi<br />

Aree con dominanza o presenza dell’habitat 9340 (Foreste di Quercus ilex)<br />

Habitat forestali temperati e alpini di conifere<br />

Aree con dominanza di boschi corrispondenti o parzialmente riferibili all'habitat 9420 (Foreste alpine di<br />

Larix decidua e/o Pinus cembra)<br />

Habitat forestali mediterranei di conifere<br />

Aree con dominanza dell'habitat 9540 (Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici)<br />

Altri Habitat (non All. I), inclusi Habitat di specie degli All. II, IV e V della<br />

Direttiva 92/43 (e s.m. e i.)<br />

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Fig. 70 – Quadro d’unione delle tavole prodotte<br />

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11. BIBLIOGRAFIA<br />

AA.VV., 2009 - Manuale italiano di interpretazione della vegetazione -<br />

http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp<br />

European Commission, 2007 - Interpretation manual of european union habitats. EUR 27.<br />

LI.BI.OSS., 2005 - Protocollo di Monitoraggio per specie ed habitat delle direttive CEE<br />

43/92 e 409/79. Metodi di raccolta e indicatori. Rapporti Tecnici LI.BI.OSS 78 pp.<br />

Mariotti M.G., 2008a - Atlante degli Habitat. <strong>Natura</strong> <strong>2000</strong> in Liguria. Regione<br />

Liguria/ARPAL. 592 pp.<br />

Mariotti M.G., 2008b - <strong>Natura</strong> e ambiente - in: Bobbio R., Progettare nuovi paesaggi<br />

costieri. Metodi e proposte per la Liguria occidentale. Marsilio, Venezia: 21-28.<br />

Vota P. - La futura Area di Tutela Marina regionale di Capo Mortola: stato delle<br />

conoscenze - Relatori Cattaneo Vietti R. e Diviacco G., Università di Genova Facoltà<br />

di Scienze MFN AA. 2007/2008<br />

Sburlino G., Bracco F., Buffa G., Ghirelli L., 1996- Rapporti dinamici e spaziali nella<br />

vegetazione legata alle torbiere basse neutro-alcaline delle risorgive della Pianura<br />

padana orientale (Italia settentrionale). Colloques Phytosociologiques, 24: 285-294<br />

Marsili S., Calbi M., Mariotti M.G., Ferrando U., Peccenini S., Dente F., Montanari C.,<br />

2009 - Swertia perennis L. - Inform.Bot.Ital., 41/2: 355.<br />

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