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Prossemica e cinesica - Dante Alighieri

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Il comportamento spaziale (I)<br />

• Ogni corpo si colloca in uno spazio, si muove in esso e assume<br />

una certa “orientazione” e posizione rispetto agli oggetti o alle<br />

persone che lo circondano.<br />

• Lo studio dei movimenti di un individuo nell’ambiente fisico,<br />

possono consentire di comprenderne aspetti della personalità,<br />

stati emotivi, atteggiamenti interpersonali, norme, valori e<br />

condizionamenti culturali.<br />

• Il comportamento spaziale è fortemente condizionato da fattori<br />

culturali e da fattori socio-emozionali, nonché dalla struttura<br />

fisica dell’ambiente stesso.<br />

Prof. Uberta Ganucci Cancellieri – Psicologia Sociale – Università per Stranieri <strong>Dante</strong> <strong>Alighieri</strong> Reggio di Calabria


• Comprende:<br />

Il comportamento spaziale (II)<br />

la distanza interpersonale<br />

il contatto corporeo<br />

l’orientazione<br />

la postura<br />

• Dall’integrazione di questi elementi nasce quella che Kendon<br />

(1973) ha definito “configurazione spaziale”.<br />

Prof. Uberta Ganucci Cancellieri – Psicologia Sociale – Università per Stranieri <strong>Dante</strong> <strong>Alighieri</strong> Reggio di Calabria


Il comportamento spaziale (III)<br />

• Il rapporto dell’uomo con lo spazio è visibile nel<br />

suo comportamento territoriale: delimitazione<br />

di un’area intorno a sé (spazio personale) e<br />

difesa della stessa dalle possibili ed eventuali<br />

intrusioni altrui (difesa dello spazio personale).<br />

• L’invasione dello spazio personale altrui può verificarsi<br />

attraverso intrusione fisica, visiva (es. sguardo fisso), uditiva<br />

(es. rumore eccessivo) od olfattiva (es. odori forti): cioè tutti<br />

gli stimoli che sollecitano i diversi apparati sensoriali (tattile,<br />

visivo, uditivo, olfattivo) in maniera invasiva ed esagerata, o<br />

considerata imbarazzante e fastidiosa, da chi la subisce.<br />

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Il comportamento spaziale (IV)<br />

• Questi comportamenti hanno la funzione comunicativa di<br />

esprimere atteggiamenti interpersonali, di informare<br />

l’interlocutore delle proprie intenzioni e delle proprie<br />

preferenze e scopi relazionali.<br />

• Esistono enormi differenze culturali nell’ampiezza e nei<br />

significati sociali dello spazio personale e della sua<br />

difesa/intrusione (es. occidentali vs mediorientali)<br />

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• Informa su:<br />

La distanza interpersonale<br />

intimità e rapporto tra gli interlocutori<br />

relazioni di dominanza<br />

ruoli sociali<br />

• Le norme che regolano questo aspetto del<br />

comportamento spaziale dipendono da norme<br />

(spesso implicite) esistenti nelle differenti culture di<br />

appartenenza.<br />

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La distanza interpersonale<br />

I mutamenti della distanza interpersonale durante<br />

l’interazione possono fornire informazioni sulle<br />

intenzioni dei partecipanti:<br />

Es.<br />

avvicinarsi a una persona può<br />

esprimere l’intenzione di iniziare un’interazione;<br />

allontanarsi dall’interlocutore può segnalare la<br />

volontà di interrompere la conversazione.<br />

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La distanza interpersonale<br />

• Hall (1968) “PROSSEMICA”: studio dell’uso di spazio<br />

sociale e personale, in base a regole culturali e d’interazione.<br />

• 4 forme diverse di DISTANZA INTERPERSONALE, ognuna<br />

delle quali delimita un’area, un territorio attorno alle persone,<br />

entro cui è permesso di entrare solo seguendo alcune norme<br />

socio-culturali, di volta in volta affioranti dal contesto e dal<br />

tipo di relazione interpersonale.<br />

• Le 4 zone descritte da Hall e create dalla distanza che la<br />

persona mette tra sé e gli altri sono caratterizzate da un<br />

grado di formalità relazionale via via crescente.<br />

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La distanza interpersonale<br />

Hall (1966) 4 distanze interpersonali che non sono però<br />

universali ma variano a seconda del contesto e del rapporto:<br />

– DISTANZA INTIMA (0-45 cm), rapporti di intimità, contatto<br />

(attivazione apparato tattile e olfattivo).<br />

– DISTANZA PERSONALE (45-120 cm), relazioni amicali,<br />

possibilità di contatto (attivazione apparato tattile,uditivo e<br />

visivo).<br />

– DISTANZA SOCIALE (120-360 cm), relazioni formali,<br />

assenza di contatto (attivazione apparato visivo e uditivo).<br />

– DISTANZA PUBBLICA (360 cm in poi), situazioni pubbliche<br />

(apparato visivo e uditivo solo con amplificazione).<br />

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La distanza interpersonale<br />

Ogni cultura segue proprie norme sociali di<br />

regolamentazione della distanza interpersonale<br />

(es. occidentali vs mediorientali).<br />

Anche le caratteristiche socio-ambientali del<br />

contesto in cui avviene l’interazione regolano le<br />

distanze e i significati ad esse di volta in volta<br />

attribuiti (es. distanza intima in condizioni ambientali<br />

“pubbliche”, come ascensore o autobus affollato;<br />

oppure stare seduti piuttosto che in piedi).<br />

Espedienti NV per ristabilire la distanza (psicologica)<br />

consona (es. evitare o aumentare lo sguardo e il contatto visivo).<br />

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Il contatto corporeo (I)<br />

L’assenza totale di distanza riguarda il contatto corporeo<br />

• Sistema aptico (Anolli,2002): concerne i contatti fisici tra le<br />

persone;<br />

• è la forma più primitiva di azione sociale che può esprimere<br />

l’esigenza innata di un contatto che dia rassicurazione e<br />

affetto, ma anche una forma diretta di minaccia personale;<br />

• Maggior bisogno di contatto nel periodo neonatale per motivi<br />

fisiologici (es. allattamento) e psicologici (es. attaccamento).<br />

• Crescendo diminuisce il bisogno generalizzato di contatti<br />

corporei interpersonali, anche con le figure genitoriali.<br />

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Il contatto corporeo (II)<br />

• Diverse forme di contatto corporeo a seconda del grado di<br />

intimità, del luogo pubblico o privato, delle differenze<br />

interculturali; riguardano due esperienze diverse: toccare<br />

(dimensione esplorativa) e essere toccati (dimensione ricettiva).<br />

• CONTATTI RECIPROCI (es. stringersi la mano): due o più<br />

azioni in sequenza tra persone che condividono i significati<br />

attribuiti a quelle stesse azioni (es. il saluto).<br />

• CONTATTO INDIVIDUALE (es. poggiare un braccio sulle<br />

spalle di un altro): azioni unidirezionali che indicano rapporto<br />

asimmetrico tra individui.<br />

(es. relazione di dominanza/sottomissione; la persona dominante<br />

è “autorizzata” a toccare l’altro).<br />

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Il contatto corporeo (III)<br />

• Esistono zone del corpo (mani, braccia, spalle e parte sup. della<br />

schiena), il cui contatto può essere “permesso” anche a<br />

estranei.<br />

• Le altre zone possono essere toccate solo da persone con<br />

cui si ha una relazione intima o da specifici professionisti.<br />

(es. medici, fisioterapisti, massaggiatori, ecc.).<br />

• FUNZIONI del contatto corporeo:<br />

– Supporto affettivo;<br />

– Informazioni su atteggiamenti, relazioni;<br />

– Regolazione del significato dell’interazione (importanza della<br />

condivisione dei significati): saluti, coinvolgimento, richiamo<br />

di attenzione, allontanamento, respingimento.<br />

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L’orientazione (I)<br />

• Modo delle persone di orientarsi l’una rispetto all’altra.<br />

• Ha una dimensione interpersonale di reciprocità.<br />

• Può essere composto da atti sequenziali preliminari ai quali<br />

segue una negoziazione della posizione reciproca.<br />

• Alcune funzioni:<br />

– comunicare atteggiamenti interpersonali e intenzioni<br />

relazionali.<br />

– evidenziare rapporti di intimità o gerarchia.<br />

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L’orientazione (II)<br />

Due tipi principali di orientazione:<br />

• “FIANCO A FIANCO”: relazioni intime o amicali o rapporti<br />

cooperativi in lavori collaborativi soprattutto intorno a un tavolo<br />

• “FACCIA A FACCIA” (frontale): posizione di confronto, sfida;<br />

denota competizione, maggiore formalità<br />

• Osservare il modo in cui i soggetti si orientano<br />

reciprocamente nello spazio può evidenziare i rapporti di<br />

intimità o di gerarchia esistenti tra le persone.<br />

• Differenze culturali (es. arabi vs svedesi)<br />

• Differenze situazionali (es. seduti o in piedi)<br />

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La postura (I)<br />

• Posizione del corpo assunta consapevolmente o<br />

inconsapevolmente dal soggetto in relazione al contesto e<br />

all’altro.<br />

• Principali tipi di postura:<br />

Eretta<br />

Distesa<br />

Rannicchiata<br />

In ginocchio<br />

• Norme culturali definiscono quali sono le posture<br />

adeguate a ogni circostanza e contesto sociale<br />

(es. in chiesa o in moschea si sta inginocchiati).<br />

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La postura (II)<br />

Esiste una relazione tra postura, ruolo e atteggiamento<br />

interpersonale (Mehrabian, 1972) secondo le dimensioni<br />

dominanza/sottomissione e rilassamento/tensione:<br />

“RILASSAMENTO”: asimmetria degli arti, inclinazione<br />

obliqua o reclinata, rilassamento delle mani e del collo =<br />

posizione dominante;<br />

“TENSIONE”: rigidità del busto degli arti e/o del capo =<br />

posizione sottomessa;<br />

oppure:<br />

postura rigida, eretta con mani ai fianchi e capo indietro =<br />

dominanza;<br />

inchini, sguardo e capo abbassati = sottomissione o riverenza<br />

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La postura (III)<br />

• Buon rapporto tra gli interlocutori associato alla tendenza di<br />

questi a imitare reciprocamente uno la postura dell’altro<br />

(mimica vs complementarità). (Kendon, 1970)<br />

• Relazione tra postura e attività svolta (es. oratori = postura<br />

eretta non rigida; commercianti rigida e china verso il cliente)<br />

(Mehrabian,1972)<br />

• Postura indicativa dell’intensità dell’emozione provata (grado<br />

di attivazione emozionale) più che del tipo di emozione<br />

(meglio espressa dal volto) in quanto segnale NV più<br />

spontaneo, meno sottoposto al controllo volontario e<br />

cosciente, rispetto al volto. (Ekman e Friesen,1969).<br />

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La postura (IV)<br />

• Eppure sono state dimostrate specificità posturali di<br />

manifestazioni emotive:<br />

es (Bull, 1987, in contesti di colloqui clinici): rilevò una<br />

correlazione positiva tra determinate posture e stati emotivi:<br />

tristezza testa bassa<br />

noia capo appoggiato su una delle mani<br />

ecc... Vedi figura<br />

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Esempi di figure schematiche usate da Sarbin e Hardyck (1965, in Ricci Bitti,<br />

Zani, 1983): specifiche posture indicano specifiche emozioni o atteggiamenti<br />

1) perplesso; 2) disinteressato; 3) accogliente; 4) determinato; 5) furtivo;<br />

6) collerico; 7) disteso; 8) timido.<br />

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La postura (V)<br />

• Postura strettamente connessa al tono muscolare (funzione<br />

tonica) nella comunicazione di stati affettivi e emozioni:<br />

es.<br />

– imbarazzo o ansia abitualmente rende “in tensione”;<br />

– uno stato generale di ipertonia muscolare rende “bloccati”<br />

– tristezza fa provare un certo rilassamento del tono<br />

muscolare.<br />

• Postura, tono muscolare e vissuto psichico possono dunque<br />

influenzarsi reciprocamente.<br />

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Il comportamento cinesico<br />

Include:<br />

Movimenti del corpo (busto e gambe)<br />

Gesti delle mani (e braccia)<br />

Movimenti del capo<br />

• Accompagnano spesso il parlato<br />

• Indicano stati affettivi durante un’interazione.<br />

• Sono i segnali NV maggiormente influenzati dal contesto<br />

sociale e culturale.<br />

• Birdwhistell (1970), introduce il termine “<strong>cinesica</strong>”<br />

descrivendo una serie di unità di comportamento “cinemi”.<br />

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Movimenti del busto e delle<br />

gambe<br />

• Categoria di segnali NV poco studiata nell’ambito della CN.<br />

• Birdwhistell (1970) tra i primi a occuparsi di questi movimenti<br />

studiando il processo di comunicazione totale (V e NV):<br />

– studio particolareggiato di brevi sequenze filmate in soggetti<br />

americani.<br />

– individuazione e descrizione di un “vocabolario” di 60 cinemi<br />

(unità di comportamento) di tutte le zone del corpo.<br />

– scopo: documentazione esaustiva e universale dei vari<br />

codici NV, ai quali le diverse culture (e i diversi contesti<br />

sociali) attribuirebbero significati differenti (come per i fonemi<br />

nel comportamento verbale).<br />

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Movimenti del busto e delle gambe<br />

• Alcuni esempi di cinemi (unità di comportamento) relativi al<br />

busto (Birdwhistell, 1970):<br />

T spalle e tronco<br />

Tn breve piegamento del torace<br />

TN piegamento più marcato del torace o inchino<br />

xTx corpo rigido<br />

oTo corpo molle<br />

pTp torace gonfio<br />

T/ piegamento del bacino<br />

T-/ piegamento della parte superiore del tronco<br />

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Movimenti del busto e delle gambe<br />

• Kendon (1970): individui in interazione (specie in diadi)<br />

compiono movimenti affini, imitandosi l’un l’altro (movimenti del<br />

corpo speculari) - “sincronia interattiva” (es. quando uno dei<br />

due si muove, si muove anche l’altro; quando uno dei due<br />

cambia la direzione dei movimenti del corpo lo fa anche l’altro)<br />

• Alcune spiegazioni possibili:<br />

– BIOLOGICA: istinto di autodifesa e sopravvivenza in caso di<br />

pericolo o apprendimento per imitazione.<br />

– SOCIALE: “influenza sociale” come altre condotte sociali,<br />

soprattutto se la persona “influenzata” si trova in una<br />

posizione di subordinazione o soggezione rispetto alla<br />

persona “influenzante”.<br />

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I gesti delle mani (I)<br />

• I movimenti delle mani sono, tra i comportamenti non<br />

verbali, quelli maggiormente legati al linguaggio parlato e<br />

quelli che accompagnano il discorso in modo più evidente.<br />

• In quanto tali seguirebbero, come il verbale, delle regole<br />

culturali proprie della lingua e della cultura di riferimento<br />

(differenziazione culturale).<br />

• Sono realizzati nella semisfera esistente di fronte al<br />

parlante, con origine al centro del petto della persona<br />

Vedi figura<br />

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I gesti delle mani (II)<br />

Semisfera dello spazio gestuale<br />

Tre coordinate o assi:<br />

a) parlante-esterno<br />

b) destro-sinistro<br />

c) alto-basso<br />

(fonte: Bonaiuto, Gnisci, Maricchiolo, 2002).<br />

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I gesti delle mani (IV)<br />

Ekman e Friesen hanno proposto 5 categorie di gesti:<br />

GESTI EMBLEMATICI: convenzionali, facilmente<br />

comprensibili (agitare la mano per salutare).<br />

GESTI ILLUSTRATORI: sono direttamente legati al discorso e<br />

ne chiariscono il contenuto (riprodurre con le mani la forma<br />

dell’oggetto di cui si sta parlando).<br />

GESTI REGOLATORI: sguardi e micromovimenti del corpo<br />

che controllano il flusso della conversazione.<br />

ESPRESSIONI DELL’EMOZIONE: espressioni del volto.<br />

GESTI ADATTATORI: sono inconsapevoli , appresi<br />

nell’infanzia per soddisfare bisogni o mantenere contatti<br />

interpersonali.(grattarsi,giocare con la penna, toccare l’altro)<br />

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I movimenti del capo<br />

• I movimenti del capo coinvolgono i muscoli del collo, i quali<br />

regolano l’orientazione del capo<br />

• Relazione tra orientazione del volto e attenzione:<br />

– l’orientazione del capo permette di comprendere dove o<br />

verso chi/cosa le persone dirigono la propria attenzione<br />

– è difficile dedurre l’oggetto di attenzione solo attraverso la<br />

direzione dello sguardo<br />

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