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Unità di ricerca<br />

di Torino<br />

sante esempio di architettura degli anni settanta del Novecento, dove<br />

tuttavia la complessa struttura moderna, sviluppata su una pluralità<br />

di livelli e con un’elevata permeabilità tra gli spazi aperti e chiusi,<br />

pubblici e privati, rende arduo intervenire autonomamente sui resti<br />

antichi e configurarne una gestione non ostacolata dal regime privato<br />

del condominio. Queste tre aree, che conservano resti cospicui di<br />

un tratto di strada basolata, su cui affacciava una serie di tabernae, e<br />

di una dimora di età romana di pregio, dotata di una grande vasca<br />

cruciforme, sono state donate al Comune come spazi-contenitore dei<br />

resti archeologici di proprietà demaniale. Tali spazi e strutture sono<br />

stati oggetto di primi contenuti interventi di pulizia e di analisi, ma i<br />

fondi messi a disposizione non hanno ancora permesso di scalfire con<br />

incisività il degrado che investe tutto il complesso. Il perseverante tentativo<br />

di non abbandonare l’impresa e di avanzare comunque nella<br />

progettazione, che qui si presenta in forma preliminare, è comunque<br />

il segno di una volontà precisa da parte del Comune e della Soprintendenza<br />

di raggiungere gli obiettivi prefissati. Il secondo dei tre siti<br />

che la ricerca interdisciplinare ha scelto di approfondire in questa<br />

sede è quello dell’anfiteatro. Di proprietà demaniale, l’area è in carico<br />

alla Soprintendenza, che finora è riuscita ad assicurare una buona<br />

e regolare manutenzione del verde, ma non l’apertura al pubblico<br />

per mancanza di personale di vigilanza e per le croniche carenze di<br />

bilancio. Su iniziativa dell’amministrazione comunale, si è tuttavia<br />

sperimentata negli ultimi anni l’apertura dell’area in occasione di<br />

alcuni eventi estivi (concerti), utilizzando piani di sicurezza temporanei<br />

calibrati sulle esigenze degli eventi stessi. Ora si sta programmando<br />

di convogliare le ridotte, ma preziose, risorse economiche<br />

comunali sull’obiettivo di mettere in sicurezza il percorso di visita al<br />

monumento, di dotarlo di una pannellistica di base e di organizzare<br />

modalità di apertura più frequenti e sistematiche. Altro passo verso<br />

una progettazione globale di restauro del sito è costituito dallo studio<br />

idrogeologico in corso, relativo alla natura e permeabilità del terreno,<br />

alla situazione della falda e alle dinamiche di scorrimento superficiale<br />

e deflusso delle acque meteoriche, che attualmente erodono in alcune<br />

zone l’appoggio fondale del monumento. Questo studio fornirà le<br />

indicazioni necessarie per progettare il rimodellamento del terreno,<br />

al fine di eliminare i fenomeni erosivi, di rendere efficaci gli interventi<br />

di restauro delle strutture dell’anfiteatro e di tracciare un percorso di<br />

visita definitivo e in condizioni di sicurezza. La terza - ma non unica<br />

- altra area archeologica eporediese presa in esame si estende al di<br />

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