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Fig. 9. Veduta del<br />

Calidarium.<br />

Un video per la musealizzazione delle Terme<br />

di Caracalla<br />

rosalBa BeliBani<br />

Il video è una forma di narrazione. Come tutte le narrazioni non<br />

può essere libero da interpretazioni: l’occhio o la parola che racconta<br />

coglie un aspetto (una luce o un’ombra) piuttosto che un altro, si<br />

sofferma, sorride, conferisce pathos ad alcuni passaggi, sorvola su<br />

alcuni dettagli che sceglie di non curare. Se il video è una narrazione,<br />

narrare un’opera e, nello specifico, un sito archeologico investe<br />

emozioni complesse. Raccontare cosa si guarda, cosa legge il proprio<br />

sguardo non può - e forse non deve - dimenticare di raccontare<br />

cosa il sito è, cosa era chiamato a fare, la sua storia e il perché di una<br />

musealizzazione.<br />

Il video può rimanere imparziale, anche se limitatamente, nel raccontare<br />

ciò che il sito è oggi, come appare alla visione ma, difficilmente,<br />

può esserlo nel descrivere ciò che il sito è stato.<br />

L’opera video, quindi, è obbligata a una funzione storico-documentale<br />

nella trascrizione o restituzione del sito come nel passato<br />

mentre può essere chiamata ad avere funzioni di musealizzazione<br />

immersiva ed emotiva per ciò che riguarda la percezione sensoriale<br />

e fenomenologica. I siti archeologici non comunicano solo ciò che<br />

sono, e non tralasciano di ricordarti quello che sono stati.<br />

L’applicazione della sperimentazione alle Terme di Caracalla, per<br />

la monumentalità del manufatto, ha comportato ovviamente alcuni<br />

problemi e imposto, per le scelte operate, l’uso di diverse accortezze<br />

legate sia agli aspetti tecnici sia formali.<br />

La ricerca è rivolta a indagare il problema della trascrizione e della<br />

comunicazione del sito archeologico come luogo della memoria,<br />

con particolare attenzione al manufatto in oggetto e al genius loci del<br />

paesaggio nel quale ha luogo l’evento da musealizzare.<br />

L’indagine ha approfondito le problematiche più tecniche riguardanti<br />

la ripresa dell’architettura e delle sue rappresentazioni, siano<br />

esse fotografia di architettura (b/n o colore), plastico/scultura, pannello<br />

di progetto (stampato o disegnato) e le relazioni luminose e<br />

spaziali dell’ambiente (spazio aperto, chiuso, qualità architettoniche<br />

del contenitore, condizioni spaziali quindi e di luce).<br />

Altri aspetti importanti, ai quali la ricerca ha fatto riferimento, riguardano<br />

le best practices del video di architettura: montaggio, tempi<br />

di narrazione, ottimizzazione della durata, linguaggi consolidati e<br />

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