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Fig. 8. Vista dello spazio<br />

ipogeo (capogruppo A.<br />

Grimaldi).<br />

reperti più importanti provenienti dagli scavi effettuati nelle terme.<br />

Un possente e analitico studio di questi materiali, condotto dalla<br />

dottoressa Gunhild Jenewein 13 ha costituito il fondamentale nucleo<br />

di conoscenze specifiche sulle quali è stato impostato il preliminare<br />

progetto museologico.<br />

La galleria centrale confluisce in una galleria semianulare tramite un<br />

ampio varco mentre le laterali terminano ciascuna contro un muro<br />

con un piccolo passaggio che è parte del corpo scale realizzato durante<br />

il ventennio fascista. Il sistema delle gallerie dei depositi è ribattuto<br />

verso nord dalla galleria dei forni che disegna perfettamente la corona<br />

del Calidarium superiore. Qui rampe di scale binate conducono<br />

alle bocche dei forni posti sotto quelle che erano le grandi vasche di<br />

abluzione. Un sistema di piccole gallerie con due forni per braccio<br />

attraversano secondo gli assi nord-sud ed est-ovest il centro del grande<br />

Calidarium.<br />

Una teoria di fasci di luce squarcia il buio compatto delle gallerie<br />

ipogee. La luce sembra farsi materia solida rivelando quel mondo di<br />

particelle aeree che compongono e riempiono l’aria. La luce rivela la<br />

sostanza delle cose, il carattere e la consistenza dello spazio; ne esalta<br />

le qualità fisiche rivelandone l’essenza materica. Così è anche per<br />

il progetto museografico dei sotterranei, spazi dotati di un fascino<br />

intrinseco che non abbisogna di grandi gesti ma d’interventi mirati<br />

a rivelarne i significati d’uso e il valore spaziale e fenomenico.<br />

In questa prima fase il lavoro si è concentrato sulla musealizzazione<br />

degli ambienti di deposito nei quali si è immaginato di allestire l’esposizione<br />

dei reperti architettonici. L’idea-guida del progetto è stata<br />

quella di introdurre nello spazio apparati museografici leggeri pensati<br />

come ospiti, capaci di fungere da contrappunto alla solidità delle<br />

masse laterizie storiche. Il sistema museografico così inteso viene a costituire<br />

una figura autonoma, svincolata dall’involucro che la ospita:<br />

un percorso leggermente sopraelevato poggia sul possente zatterone<br />

cementizio degli anni trenta; esso ripercorre l’antica strada di accesso<br />

ai sotterranei. Laddove gli interramenti e le occlusioni impediscono<br />

la fruizione delle gallerie, superfici specchianti introducono effetti di<br />

sfondamento che recuperano profondità di percezione e di senso altrimenti<br />

perdute. Incisioni nel nuovo piano di calpestio individuano<br />

gli ambiti degli allestimenti. Il potente carattere emotivo che i fasci di<br />

luce zenitali introducono nello spazio, con il loro aspetto cangiante<br />

e instabile ma al tempo stesso profondamente vitale, diventano il<br />

punto di forza del concetto allestitivo. Contro l’idea eccessivamente<br />

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