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Unità di ricerca<br />

di Roma<br />

ed è molto diverso; la persona vi è definita come coesistente con la<br />

rappresentazione. Furono dei nuovi valori di linguaggio e di vita.<br />

La spontaneità d’oggi forse sfugge tanto all’individuo quanto alla<br />

persona; non solo a causa delle potenze anonime» 1 . Il contemporaneo<br />

si manifesta come un mondo di singolarità pre-individuali,<br />

impersonali, non riconducibili né a individui né a persone. Come<br />

le definisce ancora Gilles Deleuze «sono delle singolarità mobili,<br />

ladre e volanti, che passano dall’uno all’altro, che fanno effrazione,<br />

che fanno delle anarchie coronate, che abitano uno spazio nomade» 2 .<br />

Progettare i percorsi di un’area archeologica fa inevitabilmente parlare<br />

il presente e i suoi paradigmi, per quanto i percorsi si relazionino<br />

alle geometrie dei ruderi nello sforzo di ricomporne la percezione e<br />

gli stessi abbiano lo sguardo rivolto all’esperienza che nel passato li<br />

ha abitati.<br />

Musealizzare l’area archeologica del complesso delle Terme di Caracalla<br />

significa tentare di rievocare quella che è stata considerata<br />

una delle sette meraviglie della Roma antica, uno spazio pubblico<br />

di uno sfarzo inimmaginabile che era in grado di accogliere più<br />

di 1.500 cittadini, realizzato per volere dell’imperatore Antonino,<br />

detto Caracalla, dallo stesso inaugurato nel 216 d.C.<br />

Le Terme cessarono di funzionare come tali con l’invasione dei Goti<br />

del 537 d.C. e l’area delle Terme non fu mai sovrascritta da successive<br />

architetture, ma fu vittima di un oblio paradossale rispetto all’evidenza<br />

percettiva dell’immenso edificio. Un sonno reso possibile<br />

esclusivamente da una coltre di terreno coltivato e violato solo da<br />

campagne di spoliazione, di cui quella a opera di papa Paolo III fu<br />

la più significativa e diede vita alla collezione Farnese, oggi in gran<br />

parte a Napoli, e da qualche studioso come testimoniano gli schizzi<br />

di Antonio da Sangallo il Giovane. Agli inizi del Novecento l’area<br />

tornò a diventare di proprietà pubblica nell’ambito della progettazione<br />

di quella che venne chiamata Zona Monumentale di Roma.<br />

Negli anni trenta il complesso monumentale delle Terme diventò<br />

uno dei simboli del regime fascista quando il Teatro dell’Opera di<br />

Roma vi portò la sua stagione estiva, trasformandolo in un teatro<br />

all’aperto che conteneva fino a ventimila persone.<br />

Liberate dalle strutture che le hanno invase per decenni, tra il 1998<br />

e il 2000, le Terme sono oggi disponibili a una nuova opportunità<br />

museale e di visita.<br />

Il progetto di musealizzazione si pone gli obiettivi di rafforzare la<br />

leggibilità del manufatto come complesso e come singole compo-<br />

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