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Fig. 3.<br />
Schema del rapporto<br />
fra le «perdite»<br />
archeologiche (o<br />
«sottrazione»), e la<br />
«sovraddizione» indotta<br />
dall’attribuzione di<br />
nuovi e diversi significati<br />
e dall’eventuale<br />
musealizzazione.<br />
Nell’interscambio<br />
fra sottrazione e<br />
sovraddizione,<br />
quest’ultima<br />
dovrebbe procedere<br />
in un cammino a<br />
ritroso, ritrovando<br />
e comunicando i<br />
significati perduti,<br />
«secondo le intenzioni<br />
dei primitivi artefici».<br />
A sinistra uno schema<br />
dei materiali primari e<br />
secondari disponibili<br />
in quest’opera<br />
di sovraddizione<br />
consapevole, a destra<br />
alcune delle scelte<br />
privilegiate dalla nuova<br />
museologia, le quali,<br />
tuttavia, non possono<br />
prescindere dal duplice<br />
requisito di tentare una<br />
consonanza con i propri<br />
materiali senza perdere la<br />
distanza critica da essi.<br />
museografia archeologica 7 , ancor più interessante perché collocato<br />
in un vecchio edificio, un convento settecentesco, in una situazione<br />
paesaggistica, contro uno di quei costoni di roccia che caratterizzano<br />
il primitivo insediamento rupestre, che suggerisce essa stessa una valorizzazione<br />
in chiave di rilettura archeologica. La grande copertura<br />
in vetro, oggetto dello studio già citato, ha appunto la funzione di<br />
riacquisire allo spazio museale questo elemento a esso esterno, ma<br />
carico di valenze storiche e simboliche, considerate parte integrante<br />
dell’allestimento, nel rapporto, che si è inteso evidenziare, fra la storia<br />
del territorio e la sua geografia, fra i manufatti e il contesto naturale<br />
modicano.<br />
Sulla stessa linea, quella di una ricerca rivolta anche all’allestimento<br />
dei musei, oltre che all’archeologia urbana, compatibile peraltro con<br />
le linee generali espresse nel progetto del coordinatore della Ricerca,<br />
ricordiamo ancora lo studio già concluso con il volumetto sui musei<br />
della Preistoria, Il tempo perduto di Neanderthal 8 , che centra una delle<br />
tematiche che più ci hanno appassionato negli ultimi anni, e cioè<br />
quella riguardante le strategie per evidenziare un argomento che interessa<br />
tanto i musei indoor quanto i siti outdoor, e cioè la presenza degli<br />
antichi abitanti e della loro vita di ogni giorno in relazione ai resti che<br />
essi hanno lasciato, modesti o consistenti che essi siano. In un discorso<br />
sui missing peoples e sulla loro rievocazione in quei present pasts che<br />
costituiscono un imperativo della comunicazione contemporanea,<br />
la figura dell’uomo preistorico è certo la più problematica, per le sue<br />
stesse connotazioni fisiche, e per questo abbiamo inteso cominciare<br />
il ragionamento proprio a partire da questo argomento, anche se un<br />
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