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Unità di ricerca<br />
di Milano<br />
Fig. 1.<br />
Base sottomarina di Saint<br />
Nazaire, foto di Claudia<br />
Brunelli.<br />
Museografia per il paesaggio archeologico dei<br />
conflitti nel xx secolo in Europa<br />
Michela Bassanelli, gennaro Postiglione<br />
Sempre più negli ultimi anni si sta sviluppando un forte interesse<br />
verso il patrimonio bellico generato dai conflitti: campi di battaglia,<br />
trincee, bunker, forti rappresentano alcuni dei nuovi campi d’interesse<br />
in ambito archeologico e in quello della progettazione architettonica.<br />
La caduta del Muro di Berlino ha segnato, in particolare,<br />
una forte cesura tra un primo periodo, che va dagli anni cinquanta<br />
alla fine degli anni ottanta, caratterizzato da un necessario oblio<br />
relativo ai traumi appena conclusi e la stagione successiva, segnata<br />
da un ritorno al passato e dalla volontà di ricordare ogni evento<br />
di quegli anni segnati dal terrore. Oggi viviamo in un momento<br />
culturale caratterizzato da un boom della memoria; monumenti,<br />
musei, memoriali stanno invadendo il paesaggio e le città (Young,<br />
1993). Inoltre è interessante osservare come, se da un lato il numero<br />
degli oggetti da preservare sta aumentando sempre più, dall’altro<br />
l’intervallo temporale che va dalla nascita dell’oggetto alla sua conservazione<br />
è diminuito da circa due millenni alle poche decadi di<br />
oggi, intervallo che presto sparirà generando un passaggio «dalla<br />
retrospettiva alla prospettiva» 1 . In particolare negli ultimi anni numerose<br />
ricerche pongono l’attenzione verso temi relativi ai conflitti<br />
appena conclusi e ai modi in cui questa eredità difficile viene letta e<br />
recepita (Walsh, 1992; Shama, 1997).<br />
I conflitti lasciano un patrimonio difficile da conservare, portatore<br />
di una memoria scomoda fatta da elementi tangibili, come bunker<br />
e trincee, e da elementi intangibili: racconti, ricordi che non hanno<br />
evidenza fisica ma che comunque sono impressi nella memoria dei<br />
luoghi (fig. 1).<br />
L’eredità intangibile in particolare è definita dall’Unesco come parte<br />
di quel patrimonio da salvaguardare: «This intangible cultural<br />
heritage, transmitted from generation to generation, is constantly<br />
recreated by communities and groups in response to their environment,<br />
their interaction with nature and their history, and provides<br />
them with a sense of identity and continuity, thus promoting<br />
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