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Nella macro-area Contexts rientrano quei progetti in cui l’architettura,<br />
oltre a rispondere a esigenze di protezione dei resti archeologici,<br />
deve in primis relazionarsi con un contesto urbano ben definito.<br />
Spesso, tali interventi diventano occasione per la riqualificazione di<br />
quella parte di tessuto in cui sono inseriti - si guardi ad esempio il<br />
progetto di Ibáñez Arquitectos per la copertura dei Baños Árabes<br />
de Baza e l’intervento di José María Herrera Garcìa a Valencia nella<br />
plaza de l’Almoina, in Spagna - se non per la creazione di una istituzione<br />
fortemente riconoscibile o per il rilancio di una città intera - a<br />
questo proposito sono stati analizzati il progetto di Bernard Tschumi<br />
per il New Acropolis Museum ad Atene e il Kolumba Museum di<br />
Peter Zumthor a Colonia. Rispetto ai progetti che sono situati fuori<br />
dal tessuto urbano, tali interventi debbono interagire con livelli di<br />
complessità estremamente elevati che caratterizzano l’ambiente in<br />
cui si collocano, e ciò implica obiettivi e determina conseguenti esiti<br />
progettuali grandemente differenziati. Gli intenti di riqualificazione<br />
alla scala metropolitana - se non addirittura nazionale - dei progetti<br />
di Zumthor per Colonia e Tschumi per Atene portano a una accentuata<br />
caratterizzazione monumentale dei manufatti, che richiama<br />
ad esempio la scala del Museo di Merida di cui si è parlato in precedenza.<br />
Altre esigenze di ricucitura di spazi aperti all’interno della<br />
città portano a soluzioni come quella della copertura del sito dell’Almoina<br />
a Valencia, che di fatto restituisce una piazza alla città, pur<br />
rendendo fruibile l’invaso dell’antico tessuto di epoca romana.<br />
Nell’ultima area, denominata In between, vengono classificati gli<br />
interventi museografici le cui architetture sono strettamente legate<br />
al palinsesto archeologico, ovvero a quell’insieme complesso di stratificazioni<br />
sedimentate nelle diverse epoche. Secondo un processo<br />
progettuale prima analitico e poi sintetico, l’intervento si inserisce<br />
come un nuovo layer negli interstizi lasciati indefiniti della preesistenza,<br />
generando nuovi paesaggi interni. Laddove l’immagine<br />
del contesto archeologico risulti compromessa dalla presenza di un<br />
insieme frammentario di rovine, l’architettura diventa strumento per<br />
ricostruire, o meglio, restituire una lettura più o meno evocativa, più<br />
o meno in continuità con le diverse configurazioni che il tempo ha<br />
prodotto. Tali progetti rinunciano a ridefinire un’unica immagine<br />
originaria che il sito archeologico ha perduto, al contrario mettono<br />
in luce la sua storia in divenire.<br />
Il museo del Santa Maria della Scala di Guido Canali (Italia), il<br />
Neues Museum di David Chipperfield (Germania), il Museo de la<br />
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