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Unità di ricerca<br />

di Milano<br />

Gli interventi che afferiscono alle prime due aree stabiliscono una<br />

forte interrelazione con il contesto (urbano o paesaggistico) in cui si<br />

collocano, in ragione di precise finalità museografico-comunicative<br />

e di conseguenti strategie progettuali. Solitamente essi si presentano<br />

come vere e proprie architetture poste sopra la rovina, con una facies,<br />

un’immagine ben definita, sovente condizionata - se non persino<br />

determinata - dall’intento di confrontarsi con l’ambiente esterno oltre<br />

che dalla prioritaria necessità di dare protezione ai reperti in situ.<br />

Parliamo di Landscapes per quei musei in cui tale estroversione è predominante<br />

in relazione a un contesto extraurbano, dove l’area archeologica<br />

è situata in una dimensione di scala ampia, sostanzialmente<br />

libera su tutti i lati da altri manufatti più o meno recenti e dunque tale<br />

da favorire un dialogo quasi esclusivo dell’architettura contemporanea<br />

con le sollecitazioni del paesaggio circostante. Nella maggior<br />

parte dei casi si tratta di progetti in contesti isolati, dunque necessariamente<br />

connessi ad altri circuiti culturali, nell’accezione più attuale<br />

di «museo diffuso». Non relazionandosi in modo diretto con le complessità<br />

proprie degli scenari urbani, in questi progetti la necessità<br />

funzionale del coprire le rovine è preponderante, e il museo instaura<br />

una mediazione fra archeologia e contesto. Ciò implica il riflettersi<br />

di alcuni motivi ricorrenti nel paesaggio sulla forma dell’edificio e<br />

nella scelta dei materiali di finitura, i quali diventano la membrana<br />

- più o meno opaca - a contatto con l’esterno. A titolo di esempio si<br />

prendano il progetto di Jean Nouvel per il Musée Gallo-Romain a<br />

Perigueaux (Francia), il Musée des Tumulus de Bougon (Francia)<br />

di StudioMilou o il Museo della Villa Romana la Olmeda di Paredes-Pedrosa<br />

(Spagna), in cui gli elementi del progetto enfatizzano<br />

il rapporto con il paesaggio: la copertura aggettante che si protende<br />

verso l’esterno (Nouvel), le vetrate a tutta altezza che stabiliscono<br />

una continuità visiva tra interno ed esterno (Nouvel e StudioMilou),<br />

la forte orizzontalità dell’edificio accentuata da un rivestimento in<br />

acciaio cor-ten traforato e piegato che ricorda il ritmo dei filari alberati<br />

della campagna circostante (Paredes-Pedrosa). Altro modo di<br />

lavorare con il contesto paesaggistico è, ad esempio, quello di Nieto-<br />

Sobejano nel Museo di Madinat-al-Zahara a Cordoba (Spagna), in<br />

cui essi operano ai margini di un sito archeologico complesso, molto<br />

ampio e poco leggibile nella sua interezza, assumendo dalle tracce del<br />

passato la matrice compositiva con cui informare il nuovo intervento,<br />

attraverso un’operazione di modellazione del suolo e scavo che<br />

richiama in astratto il lavoro dell’archeologo.<br />

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