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di un passato inteso come dato concreto e unitario, trovano certezze<br />

e valori condivisi (e non a caso in italiano e in francese patrimonio<br />

contiene la stessa radice etimologica - pater, padre - che appartiene<br />

anche alla parola patria).<br />

Diversamente, l’attuale condizione culturale post-moderna, che interpreta<br />

il passato come sistema di contraddizioni e non più come<br />

grande narrazione lineare, ha decisamente spostato i termini del problema:<br />

«Concetti apparentemente certi del pensiero moderno, quali<br />

origini, evoluzione, progresso, tradizione, valori sono stati rimpiazzati<br />

dai concetti di trasformazione, discontinuità, rottura, disordine<br />

e caos» (Merriman, 2000, p. 300). Questo significa rendersi conto<br />

che nel passato non si riescono più a trovare risposte univoche, che<br />

i dati e le supposizioni che a esso si riferiscono sono continuamente<br />

da sottoporre a verifica e validazione (Lowenthal, 1985).<br />

Se definiamo oggi il patrimonio nei termini di uso del passato come<br />

risorsa culturale, politica ed economica per il presente, le molteplici<br />

espressioni del reale e delle condizioni sociali in cui agisce la ricerca<br />

e la comunicazione culturale, pongono i termini del problema in<br />

questa prospettiva, per cui anche «all’interno una singola società,<br />

passato, patrimonio e identità andrebbero sempre considerati e declinati<br />

al plurale: i passati, i patrimoni, le identità» (Graham, Howard,<br />

2008, p. 1). Nel momento in cui le società sono oggi plurime,<br />

nel senso che sono espressione di una molteplicità di componenti<br />

etniche, religiose, culturali, anche il passato ci si presenta come<br />

plurale, sedimentato nei tempi lunghi o meno lunghi delle vicende<br />

storiche cui le archeologie appartengono in quanto prodotti di differenti<br />

strutture sociali. La disciplina archeologica, non più solo scavo<br />

materiale, diventa «scavo» nelle stratificazioni della storia, studio dei<br />

paesaggi umani e dei loro patrimoni in tutte le loro manifestazioni, e<br />

dunque strumento di indagine della storia delle comunità che hanno<br />

trasformato gli spazi abitati dall’uomo (Merriman, 2000; Swain,<br />

2007). La finalità culturale, sociale e politica dell’archeologia deve<br />

oggi interrogarsi sul senso che questi palinsesti possono esprimere nei<br />

confronti della realtà contemporanea, in una continua negoziazione<br />

fra passato e presente, che corrisponde allo svilupparsi degli studi<br />

storici sui reperti da un lato e del mutare delle domande culturali<br />

da parte del corpo sociale dall’altro (Little, Shackel, 2007; Skeates,<br />

2000). Quale può essere perciò il ruolo delle collezioni, dei siti<br />

e dei manufatti archeologici nella formazione, attraverso strumenti<br />

appropriati di musealizzazione e rappresentazione, di identità e cul-<br />

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