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Anno 15 Numero 30 Foglio della comunità italiana di Capodistria Giugno 2010
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Anno 15 Numero 30<br />
Foglio <strong>della</strong> comunità italiana <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
Giugno 2010
Alla fine <strong>della</strong> tournée <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci giorni che li ha portati<br />
nelle platee d'Italia, Austria e Slovenia, a fine febbraio<br />
il quartetto jazz formato da Jim Snidero - sax alto,<br />
Renato Chicco - organo, Guido Di Leone - chitarra e<br />
Andy Watson - batteria ha entusiasmato il pubblico del<br />
»Circolo« con una performance <strong>di</strong> altissimo livello<br />
(Il Mandracchio online).<br />
In maggio si è tenuta a Capo<strong>di</strong>stria la conferenza dei<br />
Rettori delle Università delle regioni Alpe-Adria.<br />
A margine <strong>della</strong> riunione, svoltasi nella sala del<br />
consiglio comunale a Palazzo Pretorio, i Rettori<br />
dell’Università del Litorale Rado Bohinc, e quello<br />
dell’Università <strong>di</strong> Pola, Robert Matijašić hanno firmato<br />
un accordo <strong>di</strong> collaborazione fra i due Atenei.<br />
28 giovani <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, Isola e Pirano hanno partecipato alla maratona »Su e zo per i ponti« <strong>di</strong> Venezia. Giunto<br />
alla 32.esima e<strong>di</strong>zione, l’evento ha visto la partecipazione <strong>di</strong> numerosi gruppi provenienti da <strong>di</strong>verse parti del<br />
mondo. Si tratta <strong>di</strong> una manifestazione che attira <strong>di</strong> anno in anno persone amanti dello sport, dello svago e dello<br />
stare insieme, nella splen<strong>di</strong>de cornice <strong>della</strong> città lagunare. I partecipanti, oltre ad aver percorso 13 chilometri e ben<br />
53 ponti lungo tutto il perimetro <strong>di</strong> Venezia, hanno scoperto molte parti nascoste <strong>della</strong> città. <strong>La</strong> presenza del gruppo<br />
istriano all’evento è stata organizzata dal centro culturale “Carlo Combi” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.
<strong>La</strong> città<br />
A un secolo dalla Prima Esposizione Provinciale istriana<br />
Esattamente cent’anni fa aveva luogo a Capo<strong>di</strong>stria, in una cornice solenne, la Prima esposizione provinciale<br />
istriana. Un evento allestito in una cornice <strong>di</strong> grande prestigio, maturato e consolidato nei suoi preliminari<br />
organizzativi grazie a un impegno progettuale, prestazioni d’opera, collaborazioni professionali entro uno<br />
schema finanziario-organizzativo e una cornice istituzionale <strong>di</strong> grande rilevanza.<br />
Nello spirito del tempo tale evento<br />
rappresentava, sulla scia delle<br />
gran<strong>di</strong> esposizioni allestite in<br />
ambito internazionale e nazionale,<br />
un tentativo <strong>di</strong> aprire una finestra<br />
sul mondo, mettendo in mostra le<br />
eccellenze del periodo, ovvero quanto<br />
<strong>di</strong> più rilevante poteva illustrare,<br />
attraverso un articolato percorso tra<br />
le <strong>di</strong>verse branche delle <strong>di</strong>scipline<br />
scientifiche, artistico-culturali e<br />
pratiche, la complessa realtà <strong>della</strong><br />
regione istriana. Un territorio<br />
amministrativo, che nell’ambito<br />
dell’impero asburgico, costituiva<br />
in sé un complesso e delicato<br />
sistema che metteva a confronto,<br />
allora come oggi, seppure in un<br />
ambito geografico, storico, politico<br />
e sociale completamente <strong>di</strong>verso,<br />
<strong>di</strong>fferenti etnie, lingue, tra<strong>di</strong>zioni,<br />
usi e costumi, che confluivano in un<br />
progetto regionale <strong>di</strong> ampio respiro,<br />
non scevro da tensioni, conflittualità<br />
nazionali ed ideologiche.<br />
<strong>La</strong> prima esposizione provinciale<br />
istriana si colloca idealmente in un<br />
periodo a cavallo tra fine Ottocento<br />
e primissimo Novecento che sublima<br />
una nuova percezione del mondo,<br />
del potenziale <strong>di</strong> innovamento e<br />
rapida trasformazione delle strutture<br />
economiche e sociali del periodo,<br />
fondato sull’accelerazione delle<br />
conoscenze e delle applicazioni<br />
pratico-teoriche che provocò in<br />
breve un progresso determinante<br />
nelle varie <strong>di</strong>scipline, arti, mestieri.<br />
Un’Istria ancora profondamente<br />
rurale, in ritardo nella corsa<br />
all’industrializzazione delle gran<strong>di</strong><br />
potenze europee, con scarse<br />
infrastrutture e collegamenti strategici<br />
verso i centri <strong>di</strong> potere politico e<br />
amministratvo, sostanzialmente<br />
in <strong>di</strong>fficoltà nel trovare una sua<br />
ricollocazione ben precisa nel<br />
complesso scacchiere geopolitico<br />
venutosi a formare, alla provincia<br />
dell’impero ma conscia delle sue<br />
gran<strong>di</strong> potenzialità strategiche <strong>di</strong><br />
sbocco sul mare e tratto d’unione<br />
tra realtà contigue, un’Istria quin<strong>di</strong><br />
costretta a stare al passo con i tempi,<br />
scopre apertamente le sue ambizioni<br />
e vuole <strong>di</strong>ventare protagonista del suo<br />
tempo. È indubbio che le elité locali<br />
del periodo abbiano giocato un ruolo<br />
sostanziale nell’ideazione <strong>di</strong> tale<br />
evento, ma è altrettanto indubbio che<br />
tali linee strategiche <strong>di</strong> affermazione<br />
<strong>di</strong> una nuova propria identità e ruolo<br />
confluissero in quello che si potrebbe<br />
tranquillamente definire lo spirito<br />
universale del tempo.<br />
Non è un caso che la scelta <strong>della</strong><br />
sede per l’allestimento <strong>della</strong> Prima<br />
esposizione istriana fosse ricaduta su<br />
Capo<strong>di</strong>stria. Oltre ad un prestigioso<br />
passato <strong>di</strong> cui conservava le sue<br />
vestigia monumentali e artistiche,<br />
la città <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> un impianto<br />
urbanistico idoneo alle necessità<br />
logistiche e godeva <strong>di</strong> una centralità<br />
politico-amministrativa, elementi<br />
questi che costituivano un potere<br />
d’attrazione non in<strong>di</strong>fferente.<br />
Con una meticolosa preparazione ed<br />
un efficace macchina organizzativa<br />
sorsero le strutture e i pa<strong>di</strong>glioni<br />
espositivi dell’esposizione, ra<strong>di</strong>cata<br />
nel vivo tessuto urbano e sociale<br />
<strong>citta</strong><strong>di</strong>no e si concretizzarono le<br />
sezioni e i percorsi espositivi.<br />
<strong>La</strong> grande affluenza <strong>di</strong> pubblico, la<br />
vasta eco dell’evento e un generalizzato<br />
consenso <strong>di</strong> critica, seppure<br />
con una connotazione egemonica<br />
<strong>della</strong> componente italiana osteggiata<br />
dalle altre componenti regionali<br />
non romanze, sancirono il successo<br />
dell’esposizione provinciale.<br />
Se da una parte si sancirono realtà<br />
ormai affermate come l’affermazione<br />
<strong>di</strong> un moderno turismo balneare<br />
locale, i progressi nelle industrie<br />
manifatturiere, e in special modo <strong>di</strong><br />
trasformazione dei prodotti derivanti<br />
dalle tra<strong>di</strong>zionali attività <strong>della</strong> pesca e<br />
dell’agricoltura, dall’altra si imposero<br />
dei modelli <strong>di</strong> moda e <strong>di</strong> costume e<br />
presero corpo in nuce alcuni corpi<br />
centrali delle collezioni pubbliche<br />
museali <strong>di</strong> storia ed arte attraverso<br />
l’archiviazione dei materiali esposti e<br />
donazioni <strong>di</strong> privati.<br />
<strong>La</strong> Capo<strong>di</strong>stria <strong>di</strong> allora riuscì quin<strong>di</strong><br />
in questo suo sforzo, sostenuta da<br />
linee guida impostate all’acquisizione<br />
<strong>di</strong> migliorie e ricadute sul territorio,<br />
ambizione <strong>di</strong> progresso e affermazione<br />
dell’identità in chiave regionale e<br />
locale.<br />
In una lettura o<strong>di</strong>erna, oltre a<br />
celebrare un avvenimento storico<br />
dalla portata eccezionale per la città,<br />
l’iniziativa si auspica <strong>di</strong> rilanciare una<br />
riflessione globale volta a rafforzare<br />
un sentimento d’identità locale e<br />
regionale che riesca a tradursi in<br />
iniziative concrete per la promozione<br />
del territorio e la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>della</strong><br />
sua identità.<br />
Mario Steffè<br />
3
<strong>La</strong> città<br />
4<br />
Nonno Toni “Pènpela”<br />
“Pènpela”, era questo il soprannome con cui veniva identificato dagli amici e dai con<strong>citta</strong><strong>di</strong>ni mio nonno materno,<br />
che purtroppo non ho avuto l’opportunità <strong>di</strong> conoscere, se non attraverso alcune testimonianze raccolte presso<br />
i famigliari. E’ noto che a Capo<strong>di</strong>stria, alla stragrande maggioranza delle famiglie ed a singoli in<strong>di</strong>vidui, veniva<br />
affibbiato un particolare pseudonimo. Questo termine, come un “nome <strong>di</strong> battaglia”, serviva a <strong>di</strong>fferenziare tra<br />
<strong>di</strong> loro, interi nuclei famigliari, o singoli soggetti aventi lo stesso cognome e non <strong>di</strong> rado, anche lo stesso nome.<br />
Nei <strong>di</strong>scorsi correnti, si<br />
sentivano pronunciare<br />
epiteti curiosi e <strong>di</strong>vertenti,<br />
riferiti a persone con delle<br />
particolarità fisiche non<br />
del tutto normali, ve<strong>di</strong><br />
ad esempio: “Tre-panse,<br />
Sete-nasi, El gobo-deloto<br />
etc.”, oppure altre<br />
dal comportamento<br />
inconsueto: “Piero-magnaduto,<br />
Pissa-in-leto etc.”ed<br />
altre ancora identificate<br />
per il mestiere svolto o per<br />
Antonio Perini<br />
strane abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita:<br />
“ Toni-forner, Inpissa-ferai, Magna-e-dormi etc.”. Pare<br />
che questa consuetu<strong>di</strong>ne dei soprannomi, avesse origini<br />
lontane, già ai tempi <strong>della</strong> Serenissima.<br />
Tornando al nonno: ho potuto farmi <strong>di</strong> lui, sulla base dei<br />
racconti, l’immagine precisa <strong>di</strong> uomo semplice e bonario,<br />
de<strong>di</strong>to al lavoro, partecipe alla vita famigliare, forse troppo<br />
ingenuo per il suo candore e per l’onestà <strong>di</strong>mostrata<br />
verso il prossimo, che sono virtù <strong>di</strong> solito mal ripagate.<br />
<strong>La</strong> mamma che nei suoi riguar<strong>di</strong> ha sempre <strong>di</strong>mostrato<br />
grande affetto e stima, lo sapeva e alle volte glielo faceva<br />
notare con decisione, ma lui era fatto così.<br />
Si racconta che il suo soprannome, abbia origine quando,<br />
in tenera età, rivolgendosi alla madre con una simpatica<br />
espressione infantile, chiese un pezzo <strong>di</strong> polenta <strong>di</strong>cendo:<br />
“Mama, pènpela !”. E’ bastata questa parola un po’ buffa<br />
a determinare il soprannome, che <strong>di</strong>stinguerà in futuro<br />
tutti i membri <strong>della</strong> famiglia.<br />
Mio nonno per l’ufficio anagrafico, si chiamava Antonio<br />
Perini, nome molto inflazionato nella nostra Città. Era<br />
nato nel popoloso rione <strong>di</strong> Bossedraga, in una modesta<br />
casa <strong>di</strong> impronta veneziana, che poi <strong>di</strong>venne per una<br />
parte <strong>di</strong> sua proprietà, (al momento attuale, appartiene<br />
al Comune ed è protetta per il suo interesse storico).<br />
Pare che la sua costruzione, risalga a circa 300 anni fa<br />
e per quello che è dato <strong>di</strong> sapere, è stata e<strong>di</strong>ficata su un<br />
pavimento <strong>di</strong> roccia compatta e innalzata con pietre in<br />
prevalenza mo<strong>della</strong>te. L’abitazione, che è esposta per<br />
la parte frontale verso il mare, confina con la casa <strong>di</strong><br />
Nazario Sauro. <strong>La</strong> facciata principale, concorre a formare<br />
una breve e stretta calle, conosciuta anche come “Calle<br />
dei Pènpela”. Su tale facciata e su quella a<strong>di</strong>acente, fanno<br />
bella mostra <strong>di</strong> sé, alcune finestre ogivali, dal contorno<br />
in pietra bianca lavorata, mentre alla base, robuste erte <strong>di</strong><br />
dura pietra scalpellata, incorniciano le porte d’ingresso,<br />
tra le quali è situata una finestrella provvista <strong>di</strong> inferriata,<br />
che fa filtrare la luce nel vestibolo.<br />
Del nonno, vi<strong>di</strong> la prima volta l’immagine, in una vecchia<br />
fotografia <strong>di</strong> grande formato, incorniciata sulla parete <strong>della</strong><br />
camera da letto, che lo ritraeva con la nonna, in giovane età:<br />
lui in <strong>di</strong>visa da marinaio <strong>della</strong> “Kriegsmarine” austriaca,<br />
con folti baffi, cappello in testa, volto rassicurante e<br />
<strong>di</strong>steso, lei più seria e compassata, con i capelli raccolti<br />
sulla nuca.<br />
Il rione <strong>di</strong> Bossedraga, dove vivevano, possedeva una sua<br />
particolare fisionomia e vitalità e per certi aspetti si poteva<br />
considerare una sorta <strong>di</strong> microcosmo. Un piccolo mondo,<br />
dove la gente si conosceva e sapeva tutto <strong>di</strong> tutti. In questo<br />
luogo esuberante e caratteristico, prevaleva un forte senso<br />
<strong>di</strong> solidarietà tra le varie anime, ispirato certamente da<br />
un profondo sentimento religioso <strong>della</strong> vita, manifestato<br />
nelle ricorrenze con i riti sacri <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione.<br />
Purtroppo, uno stato <strong>di</strong> persistente miseria, con<strong>di</strong>zionava<br />
la vita <strong>di</strong> questa comunità, certamente più accentuata in<br />
questo luogo che altrove nella Città, in<strong>di</strong>genza che veniva<br />
affrontata comunque con grande <strong>di</strong>gnità e pudore.<br />
Le risorse limitate <strong>della</strong> pesca, erano l’unica fonte <strong>di</strong><br />
sostentamento per queste famiglie. In compenso però,<br />
non mancava mai tra i pescatori il buonumore, ch’era al<br />
tempo stesso l’essenza e la forza morale per andare avanti.<br />
In maggioranza le persone possedevano un carattere<br />
orgoglioso e per questo non chiedevano mai niente a<br />
nessuno: al momento del bisogno emergeva sempre la<br />
sensibilità <strong>di</strong> qualcuno che offriva <strong>di</strong>sinteressatamente il<br />
proprio aiuto.<br />
A Bossedraga, si <strong>di</strong>ceva che non “mancasse niente” e che<br />
per le strette necessità, bastavano i “servizi” già esistenti.<br />
Le persone molto raramente uscivano dal loro ambito<br />
rionale per spostarsi verso il cosiddetto “centro”.<br />
Gli uomini, de<strong>di</strong>ti alla pesca, condotta secondo i tra<strong>di</strong>zionali<br />
meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> una volta, andavano per mare a remi o a vela,<br />
correndo spesso grossi rischi per le calamità naturali che,<br />
non <strong>di</strong> rado, provocavano seri danni all’attrezzatura.<br />
Per queste ragioni, capitava a volte che alcune pescate,<br />
erano appena sufficienti a sod<strong>di</strong>sfare il fabbisogno<br />
famigliare; senza poi contare le lunghe soste forzate<br />
d’inverno, durante il quale non si guadagnava nulla e<br />
bisognava comunque sopravvivere, magari contraendo
debiti, che puntualmente venivano saldati<br />
in occasione <strong>della</strong> prima buona pescata.<br />
Il nonno era uno <strong>di</strong> questi umili pescatori<br />
e si <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> lui, <strong>di</strong> un gran lavoratore,<br />
forte, generoso e capace, che la sorte<br />
benigna più volte gli aveva voltato le<br />
spalle, a causa <strong>della</strong> salute malferma e<br />
<strong>della</strong> cattiveria umana.<br />
Il suo carattere buono e onesto, non lo aiutò<br />
molto nel corso <strong>della</strong> sua esistenza. In un<br />
momento in cui si presentò la possibilità<br />
<strong>di</strong> dare una svolta favorevole al suo<br />
precario futuro, si trovò <strong>di</strong>sgraziatamente<br />
nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> far fronte a delle controversie <strong>di</strong><br />
natura ere<strong>di</strong>taria, in cui nipoti avi<strong>di</strong> ed egoisti, vollero<br />
ostacolarlo prepotentemente, fino al punto <strong>di</strong> privarlo<br />
dell’unica “ricchezza” che gli apparteneva: la barca e gli<br />
attrezzi, (la cosiddetta “arte”) per poter continuare il suo<br />
lavoro in modo autonomo. Questa grande amarezza più<br />
tar<strong>di</strong> lascerà il segno, con<strong>di</strong>zionandolo soprattutto nel<br />
morale. Costretto a fare una scelta per poter vivere, dovrà<br />
accettare l’offerta d’ ingaggio su un’altra barca.<br />
Le sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute nel tempo peggiorano, e per<br />
forza <strong>di</strong> cose sarà costretto a ripiegare su un’occupazione<br />
meno gravosa. Gli verrà offerta l’opportunità <strong>di</strong><br />
sorvegliante stagionale nella peschiera del Canal <strong>di</strong> Leme,<br />
i cui proprietari, i marchesi de Gravisi, nutrivano già da<br />
tempo forte stima nei suoi confronti, considerandolo<br />
persona adatta per questo incarico. Il nuovo lavoro,<br />
lo porterà ad assentarsi per lunghi intervalli da casa,<br />
soprattutto nel periodo autunno-inverno con conseguente<br />
<strong>di</strong>sagio per sé e per i famigliari.<br />
C’è a proposito, un episo<strong>di</strong>o commovente che mi aveva<br />
colpito, dopo aver sentito un<br />
racconto fatto da mia mamma, in<br />
un particolare momento d’intimità<br />
famigliare. Ripropose sensazioni<br />
ed emozioni che provò la famiglia,<br />
quando per la prima volta il nonno<br />
dovette recarsi nella località <strong>di</strong><br />
“Leme”.<br />
Al momento del congedo dai<br />
famigliari, l’emozione lo prese: lo<br />
stato d’animo del povero vecchio<br />
era in subbuglio, mentre nella sua<br />
timidezza cercava <strong>di</strong> sdrammatizzare<br />
un po’ la situazione. Rivolgendosi ai<br />
famigliari alquanto turbati, <strong>di</strong>sse con<br />
un certo atteggiamento fiducioso,<br />
che tutto sarebbe andato bene, che<br />
si poteva sperare ancora in un futuro<br />
sereno per una vita migliore.<br />
Quando si trovò a tu per tu con<br />
sua figlia (mia mamma) sopra le<br />
scale per l’ultimo saluto, tenendo<br />
Antonio in <strong>di</strong>visa da marinaio<br />
Toni Penpela in barca<br />
<strong>La</strong> città<br />
sottobraccio una cassetta con dentro gli<br />
effetti personali, per qualche istante la<br />
guardò senza <strong>di</strong>r niente, e nello scendere<br />
gli scricchiolanti gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> legno, fece con<br />
la mano un cenno <strong>di</strong> saluto, varcò la soglia<br />
<strong>di</strong> casa aggiustandosi il berretto, mentre<br />
lei si ritrasse nella cucina, con gli occhi<br />
luci<strong>di</strong> <strong>di</strong> commozione.<br />
Nel capanno presso il fiordo in cui c’era<br />
la peschiera, il nonno viveva da solo.<br />
Quel giorno all’arrivo, sistemò le poche<br />
cose e si pre<strong>di</strong>spose per il lavoro. <strong>La</strong> sua<br />
attività <strong>di</strong> custode, comportava frequenti<br />
perlustrazioni, che svolgeva a pie<strong>di</strong>, oppure su una piccola<br />
imbarcazione a remi. Si recava lungo le sponde e nel mezzo<br />
del canale che confinava con la peschiera, controllando<br />
che tutto fosse a posto; poneva una particolare attenzione,<br />
nei confronti dei malintenzionati, pronti a pescare <strong>di</strong> frodo<br />
o a rubare. <strong>La</strong> sua giornata si concludeva quando calava<br />
la sera: rientrava al capanno, si accendeva lo “spargher”,<br />
rischiarava l’ambiente con un piccolo lume a petrolio, si<br />
preparava qualcosa da mangiare e finalmente si coricava<br />
per riposare.<br />
Le notti d’inverno “in Leme”, erano fredde e umide, ma a<br />
volte potevano capitare delle sorprese…<br />
Infatti, in una sera particolarmente fredda, (è la<br />
testimonianza <strong>di</strong> un racconto che egli stesso fece ai<br />
famigliari) bussò qualcuno al capanno, lui con titubanza<br />
e timore, aprì la porta. Gli si presentò davanti un giovane<br />
uomo, che <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> chiamarsi Giovanni e che veniva da<br />
Pola. Lo fece entrare, accomodare e su sua richiesta gli<br />
offrì qualcosa da mangiare. Questo giovane, che in altre<br />
due occasioni, si farà ancora vivo, avrà modo <strong>di</strong> entrare in<br />
confidenza col nonno, raccontandogli<br />
la sua travagliata vita famigliare,<br />
con il padre autoritario, che spesso<br />
lo picchiava. Ma l’ultima volta in<br />
cui si videro, volle aprirsi ad un’<br />
ulteriore confidenza, confessando <strong>di</strong><br />
essere ricercato dalla polizia per aver<br />
commesso alcuni furti. Vedendo<br />
il vecchio alquanto preoccupato e<br />
imbarazzato, lo rassicurò <strong>di</strong>cendo:<br />
“Non ste ver paura Toni, a vu, no<br />
ve fasso gnente, perché se un bon<br />
omo!”.<br />
Solo più tar<strong>di</strong> si seppe che quella<br />
persona apparentemente gentile, era<br />
l’inafferrabile fuorilegge istriano<br />
Giovanni Colarich, delinquente<br />
geniale e intelligente, coinvolto tra<br />
le altre cose anche in fatti <strong>di</strong> sangue<br />
e che in Istria <strong>di</strong>venterà leggenda.<br />
Vinicio Bussani<br />
5
<strong>La</strong> città<br />
Presso la Taverna, in una folta<br />
cornice <strong>di</strong> pubblico, si sono esibiti il<br />
Gruppo folcloristico <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong><br />
degli Italiani <strong>di</strong> Dignano, il Gruppo<br />
folcloristico “Šaltin” <strong>di</strong> San Pietro<br />
dell’Amata, i “Šavrinski godci”<br />
(Musicanti Saurini), l’Associazione<br />
folcloristica <strong>di</strong> Pisino, l’Associazione<br />
artistico-culturale “Ivan Fonović –<br />
Zlatela” <strong>di</strong> Chersano e l’Associazione<br />
artistico-culturale “Savičenta” <strong>di</strong><br />
Sanvincenti. Queste <strong>di</strong>verse tra<strong>di</strong>zioni<br />
culturali hanno consentito al grande<br />
pubblico <strong>di</strong> confrontarsi con le<br />
varie identità che tuttora formano il<br />
mosaico culturale peculiare all’Istria.<br />
Attraverso la spontaneità e la<br />
comunicazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> canti,<br />
musiche e balli dell’Istria i gruppi<br />
folkloristici hanno restituito alla gente<br />
il messaggio folclorico regionale.<br />
Si è cercato <strong>di</strong> esplorare quanto più<br />
6<br />
FolkHistria<br />
A <strong>di</strong>eci anni dalla sua prima e<strong>di</strong>zione, ritorna a Capo<strong>di</strong>stria il festival FolkHistria che nasce dall’esigenza <strong>di</strong><br />
riunire in un’unica cornice più eventi culturali per valorizzare il patrimonio e le tra<strong>di</strong>zioni musicali istriane. Si è<br />
iniziato domenica 30 maggio con la manifestazione “Arrivano i musicanti!”, una rassegna <strong>di</strong> gruppi folcloristici<br />
che ha riportato in città le musiche e i balli dell’Istria.<br />
possibile l’elemento “originale” <strong>della</strong><br />
tra<strong>di</strong>zione avvalendoci del prezioso<br />
contributo in fase <strong>di</strong> selezione dei<br />
gruppi e allestimento del programma<br />
da parte <strong>di</strong> Dario Marušić, valente<br />
etnomusicologo e stu<strong>di</strong>oso delle<br />
tra<strong>di</strong>zioni istriane.<br />
Per il pubblico è stato un momento<br />
<strong>di</strong> intrattenimento per incontrare<br />
quel che ricor<strong>di</strong>amo dell’Istria<br />
nella nostra città, in una libera e<br />
festosa riappropriazione dello spirito<br />
popolare.<br />
A questa anticipazione seguirà<br />
sabato 19 giugno una rassegna <strong>di</strong><br />
bande istriane per la celebrazione del<br />
centesimo anniversario <strong>della</strong> Prima<br />
Esposizione Provinciale Istriana,<br />
mentre il festival vero e proprio vedrà<br />
il suo culmine tra il 23 e il 26 giugno<br />
con vari contenuti che riguardano<br />
la tra<strong>di</strong>zione musicale e popolare<br />
Il Gruppo folkloristico <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli italiani <strong>di</strong> Dignano<br />
(Foto Maksimiljana Ipavec – Primorske novice).<br />
istriana, con il seguente programma:<br />
23 giugno: presentazione del libro<br />
fotografico “Ottavio”, proiezioni<br />
e concerto in memoria del liutaio<br />
istriano Ottavio Štokovac<br />
24 giugno: presentazione del CD<br />
del gruppo <strong>di</strong> canto spontaneo<br />
popolare “<strong>La</strong> Porporela” <strong>della</strong> C.I.<br />
<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e serata <strong>di</strong> musiche e<br />
canti dall’Istria.<br />
25 giugno: proiezione del<br />
documentario “Silenzio morente” <strong>di</strong><br />
Črt Brajnik e concerto <strong>di</strong> musica etno<br />
con i giovani gruppi istriani <strong>di</strong> nuova<br />
tendenza<br />
26 giugno: convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sulla<br />
musica popolare istriana e concerto<br />
del sestetto <strong>di</strong> Mario Fragiacomo<br />
“Histria ed oltre…”
<strong>La</strong> città<br />
In vita mia non avevo mai guardato “la Ema” perché non mi interessava e non c’era nessun cantante che mi<br />
piacesse. Quest’anno invece è stato tutto <strong>di</strong>verso. Volevo vedere Andrea e Lorella presentare insieme. Beh, non<br />
ero l’unica curiosa…<br />
Per fortuna, la settimana in cui andava in onda “la Ema”<br />
ero sola a casa, quin<strong>di</strong> ho chiamato la mia amica e il mio<br />
amico, ci siamo or<strong>di</strong>nati una pizza e ci siamo posizionati<br />
davanti al televisore.<br />
Era venerdì e andava in onda la semifinale. Noi non<br />
sapevamo che “ i Flego” avrebbero presentato solo la<br />
finale! Ma pazienza. Abbiamo guardato fino alla fine<br />
e non ci è piaciuto gran che. Anzi, da parte nostra sono<br />
piovute solo critiche per quanto riguardava i presentatori,<br />
la scenografia, i cantanti in gara…Ovviamente c’erano<br />
anche quelli che ci piacevano!<br />
Finalmente sabato sera! E tutti a casa mia a fissare il<br />
televisore. Inizia! Entrano i “nostri” presentatori. Lorella<br />
bellissima e raggiante come sempre, Andrea serio e posato.<br />
A <strong>di</strong>r la verità, si vedeva che Lorella era un po’ nervosa,<br />
ma con il proseguire <strong>della</strong> manifestazione si è lasciata<br />
andare. Credo che quel suo nervosismo iniziale sia stato<br />
molto “carino”, se così posso esprimermi, a <strong>di</strong>mostrazione<br />
che anche i veri professionisti hanno qualche volta la<br />
“tremarella” , soprattutto se si ha la consapevolezza <strong>di</strong><br />
esser guardati e ascoltati da tutta la Slovenia.<br />
A movimentare un po’ la serata ci ha pensato Andrea che<br />
con la sua “F&F” (praticamente dovrebbe essere, se non<br />
ricordo male, un’azienda privata - sua e <strong>di</strong> Lorella - che<br />
offre TUTTI i tipi immaginabili <strong>di</strong> servizi). Uno sketch<br />
che ci ha fatto ridere tantissimo, in particolare quando<br />
Lorella ha detto che non ne sapeva niente e che comunque<br />
questo è normale, dato che lei è la sorella più piccola e<br />
viene sempre a sapere le cose per ultima. Un’altra scena<br />
molto simpatica è stata quella <strong>della</strong> poltrona. Dato che<br />
la manifestazione volgeva al termine e Andrea ormai<br />
stanco e “vecchio” (così si è definito lui da solo), si è<br />
fatto portare una poltrona al centro del palcoscenico,<br />
dove potersi riposare, davanti allo stupore <strong>di</strong> Lorella. Non<br />
so se era tutto programmato o no, so solo che è venuto<br />
veramente bene.<br />
Bisogna <strong>di</strong>re che è filato tutto liscio come l’olio, tranne<br />
quando un tecnico ha aperto i microfoni dei “nostri”<br />
presentatori troppo presto. Siamo rimasti a bocca aperta<br />
quando abbiamo sentito:<br />
Lorella: “Cosa dovemo andar za là?” - Andrea: “Si, si!”<br />
L’unica cosa che siamo riusciti a <strong>di</strong>re è stato “O mio<br />
Dio!!!!”. Ma dopo lo shock iniziale abbiamo detto:<br />
“Giusto! Che tutti sappiano che i Flego sono <strong>della</strong><br />
minoranza italiana! E guarda caso, con tutti i presentatori<br />
che ci sono nel nostro paese, hanno scelto proprio loro!<br />
Sì, perché a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> tutti gli altri, loro due sono i<br />
migliori!”<br />
Molte volte noi <strong>della</strong> minoranza italiana veniamo<br />
sottovalutati. Lorella e Andrea hanno vinto per tutti<br />
noi. Hanno <strong>di</strong>mostrato che un “italjanček” (traduco: una<br />
persona che parla in italiano ed è <strong>della</strong> nostra zona) può<br />
esser posto allo stesso livello, sia culturale (nel senso <strong>di</strong><br />
persona acculturata) che linguistico, <strong>di</strong> uno sloveno, e<br />
forse anche meglio!<br />
È sbagliato fare <strong>di</strong>fferenze tra “noi” <strong>della</strong> minoranza e gli<br />
altri “autoctoni”. Siamo tutti uguali, tutti appartenenti allo<br />
stesso paese, alla stessa terra, alla stessa cultura. Ormai,<br />
siamo tutti <strong>citta</strong><strong>di</strong>ni del mondo.<br />
In conclusione, da attenta spettatrice che sono, vorrei fare i<br />
complimenti ad Andrea e Lorella, perché sono veramente<br />
bravi!<br />
E speriamo un giorno, <strong>di</strong> rivederli <strong>di</strong> nuovo insieme,<br />
perché sono una coppia formidabile!<br />
Lea Skok<br />
Lorella e Andrea Flego<br />
(Foto Žiga Culiberg / RTV SLO PR)<br />
7
<strong>La</strong> città<br />
8<br />
Google books<br />
Google Ricerca libri è l’interfaccia in italiano <strong>di</strong> Google Book Search, lo strumento sviluppato da Google per permettere<br />
la ricerca nel testo <strong>di</strong> libri antichi <strong>di</strong>gitalizzati oppure in commercio. Nel caso in cui il volume <strong>di</strong>gitalizzato non sia<br />
protetto da copyright, Google permette <strong>di</strong> consultarlo integralmente e <strong>di</strong> scaricarlo in formato PDF. Altrimenti, a seconda<br />
dell’accordo stipulato con l’e<strong>di</strong>tore che detiene i <strong>di</strong>ritti per lo sfruttamento dell’opera, consente <strong>di</strong> visualizzare piccole<br />
porzioni del testo, intere pagine (copertina, in<strong>di</strong>ce ecc.) oppure solo <strong>di</strong> effettuare ricerche nei dati identificativi.<br />
Fin d’ora potete consultare <strong>di</strong>rettamente dal vostro<br />
computer <strong>di</strong>verse opere relative alla storia e ad autori<br />
<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Ne segnaliamo alcune, visionabili in<br />
versione integrale:<br />
- Girolamo Muzio, “Il Duello” (1550)<br />
Trattato del letterato capo<strong>di</strong>striano sul combattimento<br />
con la spada.<br />
- Girolamo Muzio, “Il gentil huomo” (1575)<br />
Usando le parole del Muzio, in questo volume “si<br />
tratta la materia <strong>della</strong> nobiltà: et si mostra quante ne<br />
siano le maniere, come si acquisti, come si conservi et<br />
come si perda”.<br />
- Dello stesso autore ve<strong>di</strong> su google.books: “Lettere<br />
del Mutio justinopolitano, <strong>di</strong>vise in quattro libri”,<br />
“L’Heretico infuriato”, “Beata Vergine incoronata”,<br />
“Battaglie per <strong>di</strong>ffesa dell’italica lingua”.<br />
- Paolo Nal<strong>di</strong>ni, “Corografia ecclesiastica, ossia<br />
descrittione <strong>della</strong> città e <strong>della</strong> <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Giustinopoli<br />
detto volgarmente Capo d’Istria” (1700).<br />
- Pietro Stancovich, »Biografia degli uomini <strong>di</strong>stinti<br />
dell’Istria« (1829)<br />
- Gian Rinaldo Carli, »L’Uomo Libero, ossia<br />
ragionamento sulla libertà naturale e civile<br />
dell’uomo« (1779). »Lettere Americane« (1780),<br />
»Antichità Italiche« (1789), »Dell’origine e del<br />
commercio <strong>della</strong> moneta«, »<strong>La</strong> Teogonia« ecc.<br />
- Santorio Santorio, »De statica me<strong>di</strong>cina« - ristampe<br />
Settecentesche dell’opera più celebre del me<strong>di</strong>co<br />
capo<strong>di</strong>striano, piena <strong>di</strong> aforismi sul viver sano.<br />
Naturalmente c’è tanta altra carne al fuoco. Google.<br />
books sta crescendo <strong>di</strong> giorno in giorno. Buona lettura,<br />
ma un poco ala volta…no ste rovinarve i oci.<br />
http://books.google.it<br />
(books.google.si, books.google.com)
Quando la ricerca d’archivio <strong>di</strong>venta una passione<br />
<strong>La</strong> città<br />
Valentina Petaros <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria – laurea in Lettere moderne all’Università <strong>di</strong> Trieste (2003), Master in scienze<br />
archivistiche all’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Trieste (2005) – è appassionata <strong>di</strong> ricerche storiche, stu<strong>di</strong> danteschi, musica,<br />
filologia e agility dog. Da alcuni anni è coinvolta in due progetti promossi dalla Società dalmata <strong>di</strong> storia patria.<br />
»Fida« e »Sida« riguardano i fon<strong>di</strong> conservati negli archivi <strong>di</strong> Slovenia, Croazia, Serbia e Montenegro prodotti<br />
da Enti o persone che nei secoli operarono in Istria e Dalmazia.<br />
Valentina, in che cosa consistono i<br />
progetti?<br />
FIDA significa Fiume, Istria,<br />
Dalmazia archivi. SIDA – Serenissima,<br />
Istria e Dalmazia archivi. I progetti<br />
si <strong>di</strong>fferenziano perché uno prende in<br />
considerazione gli Archivi <strong>di</strong> Stato,<br />
l’altro invece tutti gli altri archivi,<br />
regionali, storici, ecclesiastici ecc.<br />
Il nostro lavoro consiste nel recarsi<br />
fisicamente presso l’Ente, si prendono<br />
in considerazione i fon<strong>di</strong> italiani – già<br />
precedentemente in<strong>di</strong>viduati, si cerca<br />
<strong>di</strong> capire come sono strutturati, un<br />
buon punto <strong>di</strong> partenza è la storia<br />
amministrativa del fondo. L’obiettivo<br />
è quello <strong>di</strong> rintracciare e in<strong>di</strong>viduare<br />
il fondo, aprire tutte le buste, vedere il<br />
contenuto, quali sono i documenti più<br />
importanti, cosa potrebbe interessare<br />
gli stu<strong>di</strong>osi al fine <strong>di</strong> schedarlo … cioè<br />
come possiamo mettere in rilievo una<br />
cosa rimasta lì per tanti anni, sapendo<br />
che è sicuramente parte <strong>di</strong> un altro<br />
fondo custo<strong>di</strong>to magari a Roma.<br />
Come, per esempio, l’Ufficio Nuove<br />
Provincie...<br />
Perché certi documenti, anche<br />
interessanti, rimangono in un<br />
angolo per tanti anni?<br />
Le ragioni sono <strong>di</strong>verse. Innanzitutto<br />
in un Istituto statale ognuno ha<br />
il proprio compito e non tutti<br />
possono svolgere tutto. Ecco<br />
perché esistono persone come me,<br />
ovvero professionisti esterni, che<br />
possono interagire con i funzionari<br />
impiegati; e sono due approcci alla<br />
documentazione <strong>di</strong>versi.<br />
Come siete stati accolti dagli<br />
operatori locali?<br />
All’inizio, non <strong>di</strong>co che c’è <strong>di</strong>ffidenza,<br />
ma … ci si stu<strong>di</strong>a a vicenda. Una<br />
<strong>di</strong>ffidenza a livello <strong>di</strong> capacità<br />
ovvero <strong>di</strong> professionalità, perché<br />
la figura dell’archivista free-lancer<br />
non è riconosciuta né in Slovenia<br />
né in Croazia; in Italia è una figura<br />
abbastanza comune. Poi la fiducia<br />
la costruisci giorno per giorno. Io<br />
non potrei lavorare senza avere la<br />
collaborazione dei funzionari del<br />
luogo. E devo <strong>di</strong>re che si è creato un<br />
bellissimo rapporto.<br />
In quali archivi hai svolto questo<br />
tipo <strong>di</strong> lavoro?<br />
Ho cominciato all’archivio <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria nel 2003, da lì sono<br />
andata a Pisino, Zara e a Sebenico,<br />
Spalato, Lesina, e a Zagabria dove ho<br />
avuto l’onore <strong>di</strong> visitare l’Accademia<br />
delle scienze.<br />
Ha fatto qualche scoperta<br />
interessante?<br />
È un mondo in cui ci vuole tanta<br />
pazienza, ma è meraviglioso. Due<br />
esempi che porto sempre: il Fondo<br />
Tommaseo-Artale <strong>di</strong> Sebenico<br />
e il Fondo Millo a Zara. Sono<br />
due fonti inesauribili sia per la<br />
storia <strong>della</strong> Dalmazia che <strong>della</strong><br />
Repubblica <strong>di</strong> Venezia. Col fondo<br />
»Tommaseo-Artale« sono riuscita a<br />
ricostruire l’albero genealogico <strong>della</strong><br />
famiglia Tommaseo. Contiene la<br />
corrispondenza tra Nicolò Tommaseo<br />
e il suo figliastro, Domenico Artale.<br />
Tommaseo ha scritto tantissimo. Suoi<br />
materiali sono conservati a Firenze,<br />
Trieste e nella natia Sebenico.<br />
Che tipo <strong>di</strong> operazione hai fatto?<br />
Devo preannunciare il mio arrivo<br />
in archivio, una volta arrivata lì<br />
devo dare una consistenza alla<br />
documentazione, vedere quanto c’è<br />
… parliamo <strong>di</strong> buste <strong>di</strong> fascicoli, si<br />
tratta <strong>di</strong> metri lineari. In questo caso<br />
erano solo quattro, dunque si trattava<br />
<strong>di</strong> circa quaranta buste. Il fondo<br />
Millo ne ha duecento. Una volta<br />
determinata la consistenza, apro le<br />
buste, una per una e controllo cosa c’è<br />
all’interno. Spesso trovo libri e tante<br />
volte corrispondenza sparsa, ovvero<br />
singoli fogli che vanno schedati.<br />
Bruno Crevato Selvaggi, la <strong>di</strong>rettrice dell'Archivio regionale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
Nada Čibej e Valentina Petaros (foto Andraž Gombač-Primorske novice).<br />
9
<strong>La</strong> città<br />
In quali con<strong>di</strong>zioni hai trovato<br />
questi documenti?<br />
Quasi sempre parliamo <strong>di</strong> strutture<br />
che si stanno adattando agli standard<br />
internazionali, dunque le con<strong>di</strong>zioni<br />
stanno generalmente migliorando.<br />
Il fondo Millo?<br />
Siamo tra il 1918-21, periodo<br />
dell’armistizio, prima del Trattato<br />
<strong>di</strong> Rapallo, che ha determinato tutto<br />
quello che poi è successo, compreso<br />
l’esodo degli italiani. Millo era un<br />
ammiraglio <strong>della</strong> Marina militare al<br />
quale furono dati anche dei poteri civili.<br />
Dalla sua regia nave »Puglia« prima<br />
e »Europa« dopo, era sia Governatore<br />
<strong>della</strong> Dalmazia che Commissario<br />
civile, poi, anche se per un breve<br />
periodo. <strong>La</strong> documentazione è vasta,<br />
interessantissima con tanti argomenti<br />
… dall’Ufficio approvvigionamento<br />
civili ai funzionari, al passaggio dei<br />
funzionari austriaci al nuovo regime<br />
italiano, le richieste <strong>di</strong> <strong>citta</strong><strong>di</strong>nanza,<br />
le richieste dei profughi <strong>di</strong> guerra …<br />
Dati che ci danno un’idea sulle<br />
comunità allora residenti in<br />
Dalmazia.<br />
Grazie all’Ufficio<br />
approvvigionamento civili che si<br />
basava su un censimento territoriale,<br />
<strong>di</strong>viso per comuni e <strong>di</strong>stretti,<br />
noi conosciamo per ogni casa il<br />
10<br />
Il fondo dell'Archivio regionale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria nella ex chiesa conventuale <strong>di</strong> S. Chiara<br />
(foto Andraž Gombač-Primorske novice).<br />
nucleo famigliare, la <strong>citta</strong><strong>di</strong>nanza,<br />
la nazionalità … era già tutto ben<br />
definito nelle notifiche del Millo.<br />
Tutto materiale ancora ine<strong>di</strong>to.<br />
In Slovenia?<br />
Abbiamo lavorato a Capo<strong>di</strong>stria,<br />
Nova Gorica e qualcosa anche a<br />
Lubiana.<br />
Sul sito web in costruzione fidasida.it,<br />
redatto in quattro lingue<br />
(italiano, sloveno, croato e inglese)<br />
troviamo notizie sui progetti, ma è<br />
un vaso ancora da riempire.<br />
Sì, anche perché questi progetti<br />
non sono finiti. Abbiamo appena<br />
cominciato con la catalogazione<br />
degli archivi. Il sito ospita anche<br />
bibliografie monografiche, saggi<br />
scientifici, uno spoglio del materiale<br />
prodotto su questo argomento.<br />
Si accede al database con nickname<br />
e password, dopo<strong>di</strong>ché cerchiamo<br />
l’argomento che ci interessa, clicco<br />
sul titolo <strong>di</strong> un documento d’archivio<br />
e trovo i dati essenziali: quantità del<br />
fondo, contenuti, epoca, con<strong>di</strong>zioni<br />
fisiche, accessibilità ecc.<br />
Le schede sono fatte su standard<br />
internazionale ISAD, criteri che<br />
ogni archivista può riscontrare, può<br />
riconoscere, soprattutto può farne<br />
buon uso.<br />
<strong>La</strong> vera rivoluzione credo sarà<br />
comunque la <strong>di</strong>gitalizzazione, cioè<br />
il poter consultare questi testi dallo<br />
schermo <strong>di</strong> un pc, senza dover<br />
sfogliare queste antiche carte ed<br />
evitare così <strong>di</strong> danneggiarle.<br />
Infatti io cerco anche <strong>di</strong> svecchiare<br />
la figura dell’archivista. L’archivista<br />
oggi non va più identificato con<br />
un pensionato che va in giro per<br />
gli archivi. L’archivista è un<br />
professionista serio che sa riconoscere<br />
i documenti, che ha una formazione<br />
alla base, ha stu<strong>di</strong>ato paleografia,<br />
<strong>di</strong>plomatica, spesso sono filologi, si<br />
spera non solamente storici …<br />
Perché non storici?<br />
Generalizzando, gli storici tendono<br />
a usare le fonti archivistiche per<br />
dar conferma <strong>di</strong> una propria idea;<br />
invece l’archivista cerca <strong>di</strong> capire<br />
la struttura del fondo e ti propone la<br />
documentazione in base agli standard<br />
internazionali.<br />
Cosa resta da fare?<br />
Tanto. Sono appena rientrata da Zara<br />
dove ho svolto il progetto »Carte<br />
catastali Grimani«, devo affrontare<br />
ancora Zagabria con l’Accademia<br />
delle scienze, la Biblioteca nazionale,<br />
l’Archivio <strong>di</strong> Stato …<br />
Valentina, non posso che augurarti<br />
altre sod<strong>di</strong>sfazioni sia nel lavoro<br />
che nella vita.<br />
Grazie.
<strong>La</strong> <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Bertocchi anche quest’anno<br />
ha organizzato in aprile la tra<strong>di</strong>zionale manifestazione<br />
culturale, Saluto alla primavera.<br />
Il gruppo mandolinistico <strong>della</strong> Ci <strong>di</strong> Momiano<br />
Ospiti <strong>di</strong> questa e<strong>di</strong>zione i bambini del Giar<strong>di</strong>no d’infanzia<br />
»Delfino blu« sezione <strong>di</strong> Bertocchi, gli alunni <strong>della</strong> Scuola<br />
elementare Pier Paolo Vergerio il Vecchio, sezioni <strong>di</strong><br />
Bertocchi e <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, il coro misto <strong>di</strong> casa Brnistra-<br />
Ginestra, il coro misto <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Buie<br />
CI Bertocchi<br />
Saluto alla primavera, tra<strong>di</strong>zionale manifestazione culturale<br />
Il coro Brnistra-Ginestra (Foto Miha Peroša).<br />
<strong>La</strong> città<br />
ed il gruppo mandolinistico »DO RE MI« <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong><br />
degli Italiani <strong>di</strong> Momiano. Con i due sodalizi <strong>di</strong> Buie e <strong>di</strong><br />
Momiano la CI <strong>di</strong> Bertocchi collabora da <strong>di</strong>versi anni, e<br />
non mancano scambi ed incontri tra gruppi culturali.<br />
XV anniversario d’attività del coro misto<br />
Brnistra-Ginestra<br />
Il 9 maggio presso la cantina vinicola Vinakoper <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria si è svolto il concerto organizzato dal coro<br />
misto Brnistra-Ginestra per celebrare il loro XV anno <strong>di</strong><br />
attività in collaborazione con la <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong><br />
Bertocchi. L’amore e la devozione per l’Istria sono stati<br />
i fili conduttori <strong>della</strong> serata, assieme al canto, il ballo, la<br />
musica e l’arte in genere.<br />
All’iniziativa hanno partecipato <strong>di</strong>versi gruppi culturali<br />
quali, il gruppo folkloristico Val <strong>di</strong> Pirano, il coretto del<br />
Centro <strong>di</strong> assistenza lavorativa <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, il gruppo<br />
Kantadori <strong>di</strong> Gra<strong>di</strong>n, il gruppo vocale folkloristico Skala<br />
Kubed, il complesso <strong>di</strong> ottoni <strong>di</strong> Isola. <strong>La</strong> manifestazione<br />
che ha percorso tutte le sale <strong>della</strong> suggestiva cantina<br />
Vinakoper si è conclusa all’aperto con il concerto del coro<br />
misto Brnistra-Ginestra.<br />
Anche la <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Bertocchi<br />
ha voluto essere presente all’evento allestendo nell’atrio<br />
11
<strong>La</strong> città<br />
<strong>della</strong> Casa del Refosco una mostra dei lavori realizzati<br />
dalle attiviste del gruppo “<strong>di</strong>pinto su seta” che opera<br />
dal 2002 nell’ambito del nostro sodalizio. Gli spettatori<br />
dell’evento sono stati oltre 350 ed il ricavato è stato<br />
destinato all’acquisto <strong>di</strong> un pulmino per il Centro <strong>di</strong><br />
assistenza sociale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.<br />
12<br />
Saluto alla primavera: l'esibizione dei bambini <strong>della</strong><br />
sezione <strong>di</strong> Bertocchi dell'asilo »Delfino blu«.<br />
Filodrammatica <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Bertocchi ospite al<br />
II incontro <strong>di</strong> gruppi teatrali “Quattro ciacole per<br />
strada” presso la CI <strong>di</strong> Momiano<br />
Il gruppo filodrammatico bambini “Le nuvole” <strong>della</strong><br />
<strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Bertocchi ha preso parte al II<br />
incontro <strong>di</strong> gruppi teatrali organizzato dalla <strong>Comunità</strong><br />
degli Italiani <strong>di</strong> Momiano, con la simpatica scenetta per<br />
ragazzi, intitolata “Mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>re”.<br />
Il gruppo ha iniziato la sua attività nel 2007 in<br />
collaborazione con la SEI Pier Paolo Vergerio il Vecchio,<br />
sezione <strong>di</strong> Bertocchi. Ad accompagnare i giovani attori<br />
è stata all’inizio la mentore Edda Viler, dal 2010 invece<br />
i bambini sono seguiti dalle insegnanti Vilma, Roberta e<br />
Il Gruppo filodrammatico degli alunni <strong>di</strong> Bertocchi in<br />
visita a Momiano.<br />
<strong>La</strong> mostra allestita alla Vinakoper dal Gruppo »<strong>di</strong>pinto<br />
su seta« <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Bertocchi.<br />
Irena. Il gruppo ha partecipato a <strong>di</strong>verse manifestazioni<br />
culturali organizzate dalla CI <strong>di</strong> Bertocchi, inoltre si è<br />
esibito presso altre <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>della</strong> Slovenia.<br />
<strong>La</strong> comme<strong>di</strong>a “Il paese <strong>di</strong> carta” allestita nel 2009 è stata<br />
interamente ripresa e proposta in un programma per<br />
ragazzi su TV Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Il cantante Sergio Preden “Gato” e il<br />
quartetto <strong>di</strong> Riccardo Bosazzi hanno fatto cantare<br />
tutto il pubblico in sala<br />
Venerdì, 21 maggio la <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Bertocchi<br />
in collaborazione con l’Unione <strong>Italiana</strong> e l’Università<br />
Popolare <strong>di</strong> Trieste hanno organizzato il concerto del<br />
cantante Sergio Preden “Gato” accompagnato dal<br />
quartetto <strong>di</strong> Riccardo Bosazzi. Nel corso <strong>della</strong> piacevole<br />
e animata serata sono state proposte canzoni rovignesi<br />
d’autore ed anche brani ben noti <strong>della</strong> musica leggera<br />
italiana. Entusiasta il pubblico in sala che è stato coinvolto<br />
attivamente nel corso del concerto, <strong>di</strong>ventando un sorta <strong>di</strong><br />
coro alle più belle melo<strong>di</strong>e italiane.<br />
Sergio Preden in concerto.
Per imparare non è mai troppo<br />
tar<strong>di</strong>. Ci sono dei progetti <strong>di</strong><br />
formazione interessanti rivolti alla<br />
terza età. Un progetto particolare,<br />
organizzato dall’Università<br />
popolare <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria si<br />
chiama “Nonni e nipoti” ed ha<br />
la caratteristica <strong>di</strong> coinvolgere in<br />
veste <strong>di</strong> insegnanti noi studenti<br />
dei Ginnasi sloveno e italiano <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria. Agli appartenenti<br />
alla comunità nazionale vengono<br />
offerti i corsi in lingua italiana. Ne<br />
parliamo con Leonardo Braico e<br />
Luisa Peress del “Carli”.<br />
Leonardo, il progetto, <strong>della</strong> durata<br />
<strong>di</strong> tre anni, è cominciato l’anno<br />
scorso e si svolge in tutta Europa.<br />
In che cosa consiste?<br />
LEONARDO: Consiste nell’insegnare<br />
l’informatica <strong>di</strong> base e avanzata a<br />
persone più anziane <strong>di</strong> noi. Viene<br />
svolto in aule specializzate con<br />
computer e programmi installati<br />
apposta per l’appren<strong>di</strong>mento.<br />
E tu praticamente ti sei ritrovato<br />
nel ruolo dell’insegnante. Che<br />
sensazioni hai provato?<br />
Nonni e nipoti a scuola <strong>di</strong> computer<br />
Beh, non è una sensazione da vero<br />
insegnante importante che…“detta le<br />
regole”. Mi sento come se uno desse<br />
ripetizioni a un’altra persona.<br />
Come mai ti sei ritrovato in questo<br />
ruolo?<br />
L’informatica mi piace. E’ una<br />
materia <strong>di</strong>ciamo nuova, che pratico<br />
con molto piacere. Mi piace mostrare<br />
agli altri quello che via via imparo<br />
sul computer, su internet e sulla posta<br />
elettronica.<br />
Ti sembra un progetto utile?<br />
Sì, mi sembra un progetto utile<br />
perché dà alle persone anziane la<br />
possibilità <strong>di</strong> imparare come navigare<br />
su internet, leggere giornali on-line,<br />
fare acquisti sul web e utilizzare tanti<br />
altri servizi offerti dalla rete usando<br />
le nuove tecnologie.<br />
Ma da chi sono frequentati questi<br />
corsi, Luisa?<br />
LUISA: Devo <strong>di</strong>re che parecchie<br />
persone hanno frequentato i corsi.<br />
Soprattutto persone che per un<br />
motivo o per l’altro sono lontane<br />
dalla propria famiglia oppure non<br />
hanno tanti contatti con gli altri e<br />
che quin<strong>di</strong> vogliono imparare ad<br />
Leonardo Braico<br />
<strong>La</strong> città<br />
usare il computer. Altre persone sono<br />
semplicemente incuriosite da questo<br />
fatto, e che hanno trovato questo<br />
corso come un’opportunità per stare<br />
al passo coi tempi e imparare cose<br />
nuove.<br />
E’ stato un successo…<br />
E’ un corso interessante perché c’è<br />
appunto questo scambio <strong>di</strong> ruoli con<br />
noi che facciamo da insegnanti…<br />
comunque come idea è buona perchè<br />
penso che noi giovani siamo comunque<br />
le persone più adatte a poter spiegare e<br />
far imparare qualcosa dei computer e<br />
<strong>di</strong> questi nuovi apparecchi elettronici.<br />
E poi c’è da <strong>di</strong>re che queste persone<br />
erano veramente interessate, si<br />
impegnavano veramente; e alla fine<br />
abbiamo ottenuto anche dei buoni<br />
risultati.<br />
Links:<br />
http://deepblue.uni-mb.si/lukoper/<br />
nonni/<br />
www.lu-koper.si<br />
Maja Maraž<br />
13
<strong>La</strong> città<br />
14<br />
Dall’asilo italiano <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> riceviamo e con piacere<br />
pubblichiamo questo resoconto dell’anno scolastico<br />
appena concluso<br />
Un simpaticissimo saluto dalle “Tartarughine” e dai<br />
“Cavallucci marini”. Siamo quaranta (40) piccoli<br />
frugoletti dell’asilo “Delfino blu” <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong><br />
e, siccome l’anno scolastico sta presto per finire,<br />
volevamo raccontarvi le nostre esperienze e alcune<br />
delle attività realizzate durante quest’anno scolastico.<br />
Le nostre maestre (Wally, Ilenia, Franca, Katja e<br />
Sandra) ci hanno insegnato tante belle cose e, insieme,<br />
ci siamo anche <strong>di</strong>vertiti.<br />
Il tema de<strong>di</strong>cato all’autunno è stato, accompagnarci alla<br />
scoperta dei cambiamenti stagionali, compiendo delle<br />
osservazioni scientifiche e dei veri e propri esperimenti:<br />
- dall’uva al vino (nel giar<strong>di</strong>no del nostro asilo abbiamo<br />
improvvisato LA VENDEMMIA)<br />
- abbiamo imparato come dalle olive si produce l’olio.<br />
Un’ occasione <strong>di</strong> sperimentazione ci è stata dettata dalla<br />
curiosità <strong>di</strong> visitare un frantoio e quin<strong>di</strong> il processo <strong>di</strong><br />
macinazione delle olive per ottenere l’olio. Ciò è stato<br />
possibile andando a visitare il frantoio a Nova Vas.<br />
Questo tema è stato poi concluso con la realizzazione <strong>di</strong><br />
un angolo verde con rami <strong>di</strong> ulivo, con i frutti e oggetti<br />
tecnici per la raccolta delle olive nel corridoio dell’asilo.<br />
<strong>La</strong> settimana tra il 26 e il 30 ottobre, è stata intitolata<br />
“FACCIAMO FESTA” e ci è stato proposto un itinerario<br />
attraverso le feste principali lungo tutto l’anno scolastico.<br />
Le attività proposte hanno compreso storie, filastrocche,<br />
canzoni, cose da fare e costruire ed hanno avuto, come<br />
obiettivo principale, lo stare insieme.<br />
Il tema che abbiamo affrontato per primo è HALLOWEEN.<br />
Halloween è la notte magica per eccellenza. È usanza<br />
Lo zainetto verde (Foto "Delfino blu").<br />
(recente, ndr) ad Halloween intagliare zucche con volti<br />
minacciosi e porvi una candela accesa all’interno. Questa<br />
usanza fa riferimento anche alle streghe, basta un<br />
po’ <strong>di</strong> fantasia e qualche piccolo accorgimento per sentirsi<br />
delle vere streghe.<br />
Noi bambini entusiasti, durante i preparativi <strong>della</strong> festa,<br />
ci misuravamo in abilità manuali realizzando, aiutati dalle<br />
maestre, maschere e vestiti per il giorno più esaltante <strong>di</strong><br />
ottobre. Fra un vago odore <strong>di</strong> zucche e <strong>di</strong> candele abbiamo<br />
creato, nell’aula del nostro asilo, un ambiente suggestivo,<br />
presenze inquietanti, dove dolcetti e bevande sono stati<br />
<strong>di</strong>stribuiti dalle maestre- streghe che ballavano e giocavano<br />
con le scope. Luci che apparivano e scomparivano...un<br />
sano <strong>di</strong>vertimento con una buona dose <strong>di</strong> allegria.<br />
Arriva NATALE! Arriva CAPODANNO! Tanti auguri<br />
e BUON ANNO!<br />
Ecco l’atmosfera che si è creata martedì, 15 <strong>di</strong>cembre<br />
presso il Teatro <strong>citta</strong><strong>di</strong>no <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Tutti i gruppi<br />
delle sezioni del Giar<strong>di</strong>no d’infanzia Delfino blu <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria, Seme<strong>della</strong>, Bertocchi e Crevatini hanno<br />
partecipato ad una grande festa rallegrando mamme,<br />
papà, nonni, parenti e amici con: poesie, filastrocche,<br />
balli, canti, concertini…eseguiti dai bambini assieme alle<br />
loro maestre. L’arrivo <strong>di</strong> Babbo Natale ha incorniciato il<br />
palco riempiendo <strong>di</strong> gioia i cuoricini <strong>di</strong> noi bambini.<br />
Arriva CARNEVALE!<br />
Durante la settimana, assieme alle maestre, abbiamo<br />
addobbato le due stanze, il corridoio e il guardaroba con<br />
stelle filanti, nastri colorati e tante maschere <strong>di</strong>vertenti che<br />
pendevano dal soffitto poi, ci siamo vestiti con i costumi<br />
carnevaleschi: la nostra stanza sembrava una <strong>di</strong>scoteca<br />
con tante mascherine luccicanti che si muovevano al<br />
ritmo <strong>della</strong> musica moderna. C’era anche una passerella<br />
dove abbiamo sfilato presentandoci nei nostri bellissimi<br />
costumi.<br />
Mentre in cucina, la pulitrice Irena ci stava preparando<br />
le “fritole”, la maestra Katja ha impugnato la chitarra<br />
facendoci <strong>di</strong>vertire cantando tutti insieme delle canzoni.<br />
Le “fritole” erano buonissime, e noi bambini, estasiati<br />
<strong>della</strong> bellissima sorpresa.<br />
I MESTIERI. Nel corso dell’anno, le maestre hanno<br />
voluto farci conoscere anche vari mestieri. Abbiamo fatto,<br />
cosi, conoscenza con: una parrucchiera, alcuni volontari del<br />
canile <strong>di</strong> S. Antonio presso Capo<strong>di</strong>stria e un addestratore<br />
<strong>di</strong> cani, un poliziotto in moto, un postino, una schermista,<br />
un giocatore <strong>di</strong> golf, un apicoltore. Tutti i personaggi,
Piccoli cuochi.<br />
sono venuti all’asilo spiegando in che cosa consiste il loro<br />
lavoro, gli attrezzi che usano, l’uniforme...<br />
E’ stato veramente molto interessante e curioso vedere<br />
tutto da vicino e toccare con mano! L’ultimo incontro<br />
lo abbiamo avuto con un operatore ecologico che ci ha<br />
spiegato l’importanza del RICICLAGGIO: esplorando<br />
l’ambiente che ci circonda, attraverso esperienze <strong>di</strong><br />
vita quoti<strong>di</strong>ana, compren<strong>di</strong>amo e verifichiamo i danni<br />
che vengono prodotti quando non si seguono norme<br />
comportamentali in<strong>di</strong>spensabili per la convivenza. Ci è<br />
stato insegnato e spiegato dalle maestre, che è bene avere<br />
un comportamento rispettoso e protettivo nei confronti<br />
dell’ambiente e <strong>della</strong> natura.<br />
Le maestre, come stimolo iniziale, propongono il progetto<br />
riciclo partendo da una drammatizzazione “L’albero<br />
mangiacarta”. Dalla drammatizzazione <strong>della</strong> storia è<br />
emersa l’importanza <strong>di</strong> riciclare la carta e, <strong>di</strong> come si può<br />
raccogliere per riutilizzarla. Ecco perchè è nato »L’albero<br />
mangiacarta«, che è perennemente affamato ma che deve<br />
vuotarsi ogni volta che è pieno. <strong>La</strong> carta raccolta poi viene<br />
ritirata dall’operatore ecologico che con il suo camion la<br />
porta in fabbrica, che la rielabora per fare nuovamente<br />
giornali, quaderni, libri, fogli bianchi e puliti.<br />
<strong>La</strong> stagione fredda, purtroppo provoca le prime influenze,<br />
raffreddori, mal <strong>di</strong> gola e, cosa meglio degli AGRUMI<br />
per rafforzare il nostro organismo? Gli agrumi sono<br />
i caratteristici frutti invernali con tante vitamine che<br />
vengono consumati volentieri da noi bambini, sia al<br />
naturale, sia sotto forma <strong>di</strong> spremute. <strong>La</strong> maestra Franca<br />
ci ha messo a <strong>di</strong>sposizione un cestino contenente arance,<br />
mandarini, limoni, pompelmi. Dopo aver osservato e<br />
verbalizzato le caratteristiche percettive <strong>della</strong> frutta, la<br />
maestra fa notare come tutti gli agrumi possono essere<br />
<strong>di</strong>visi in spicchi. Per completare l’esperienza »gustativa«,<br />
siamo stati impegnati nella preparazione <strong>di</strong> una spremuta<br />
<strong>di</strong> arance. Che <strong>di</strong>vertimento!<br />
Avete visto quante cose abbiamo imparato? Questo anno<br />
scolastico è stato veramente ricco <strong>di</strong> tante innovazioni ed<br />
<strong>La</strong> città<br />
avvenimenti interessanti. Siccome noi siamo dei bambini<br />
curiosi e vogliosi <strong>di</strong> conoscere e sperimentare, le maestre<br />
hanno realizzato, con la nostra collaborazione, tre bei<br />
progetti: LO ZAINETTO VERDE (per i bambini più<br />
gran<strong>di</strong>: hanno sperimentato e filtrato l’acqua sporca per<br />
farla <strong>di</strong>ventare pulita); IL SOLE D’ORO (per i più gran<strong>di</strong>:<br />
sviluppo delle abilità del palleggiamento, saper andare in<br />
bicicletta seguendo un percorso, pattinare, corso <strong>di</strong> nuoto<br />
e camminate lunghe); PROGETTO TURISMO: IL<br />
PESCE NELLA CUCINA ISTRIANA (tutti). Essendo<br />
il Mare Adriatico molto ricco, i pesci e i frutti <strong>di</strong> mare<br />
fanno parte <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione culinaria istriana e vengono<br />
cucinati in svariati mo<strong>di</strong>, come con<strong>di</strong>mento per i primi<br />
piatti o come secondo piatto. <strong>La</strong> caratteristica principale<br />
dei piatti tra<strong>di</strong>zionali istriani è quella <strong>di</strong> usare pochi<br />
ingre<strong>di</strong>enti e molta fantasia. Le maestre Franca e Wally<br />
ci hanno voluto far conoscere il dono del mare: il pesce,<br />
protagonista principale delle mense povere (una volta) e<br />
<strong>di</strong> quelle raffinate (oggi). Il nostro obiettivo è stato quello<br />
<strong>di</strong> cucinare /friggere le sardelle usando gli ingre<strong>di</strong>enti<br />
caratteristici per la realizzazione <strong>di</strong> questo piatto.<br />
Il destino <strong>della</strong> nostra città è stato sempre legato al mare<br />
anche, per la pesca che ci assicurava la sopravvivenza. Il<br />
<strong>di</strong>alogo con un pescatore, ci ha acconsentito <strong>di</strong> avvicinarci<br />
al mondo <strong>della</strong> pesca e del prodotto: il pesce. Le<br />
maestre, a tale proposito, hanno preparato una <strong>di</strong>vertente<br />
drammatizzazione del racconto »Il pescatore Gigi«, con<br />
la canzone finale »Il pescatore viene con l’amo e con la<br />
rete«. Abbiamo visitato anche la pescheria e conosciuto<br />
i nomi <strong>di</strong> alcuni pesci. Per il nostro progetto, abbiamo<br />
scelto la sar<strong>della</strong> come piatto da preparare in classe: Le<br />
sardelle impanate.<br />
Dopo aver conosciuto le caratteristiche del pesce e alcune<br />
ricette (gentilmente adottate da alcuni dei nostri nonni)<br />
tipiche dell’Istria, abbiamo preparato le tra<strong>di</strong>zionali<br />
sardelle impanate usando il sale, la farina, uova e pane<br />
grattuggiato. Aiutati dalle maestre, le abbiamo poi messe<br />
a friggere nell’olio e, mangiate ancora calde. Una delizia!<br />
<strong>La</strong> presentazione <strong>della</strong> parrucchiera.<br />
15
<strong>La</strong> città<br />
Il pesce era buono, dolce, tenero, profumato e <strong>di</strong>vertente<br />
da preparare.<br />
16<br />
L'albero mangiacarta.<br />
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Aprile a Seme<strong>della</strong><br />
Martedì, 04 Maggio 2010 - 22:18<br />
<strong>La</strong> penultima festa nel corso dell’anno scolastico è LA<br />
FESTA DELLA PRIMAVERA.<br />
Quest’anno abbiamo voluto accoglierla festosamente<br />
aspettando tutte le mamme e i papà, nonni e parenti per<br />
farli contenti e anche gli amici per farli felici. Infatti, la<br />
nostra stanza, lunedì 12 aprile,si è popolata <strong>di</strong> farfalle<br />
e fiori rossi, <strong>di</strong> primule e fiori blu; c’erano il sole, la<br />
primavera, le margheritine e anche le papere ballerine.<br />
Poi ancora le api e il merlo canterino che hanno preparato<br />
per tutti i presenti…UN ALLEGRO CONCERTINO!<br />
<strong>La</strong> nostra FESTA DEL PRATO è piaciuta moltissimo!<br />
Siamo arrivati alla fine...con la realizzazione <strong>della</strong> festa<br />
finale e salutando i bambini che andranno a scuola. Stiamo<br />
preparando una bella storia che verrà drammatizzata<br />
e cantata in <strong>di</strong>aletto e interpretata da noi bambini e<br />
dalle maestre. Poi, aiutati dalla chitarra suonata dalla<br />
maestra Katja, tutti insieme saluteremo i nostri amici che<br />
lasceranno l’asilo per affrontare, a settembre, i banchi <strong>di</strong><br />
scuola.<br />
Le unità:<br />
Capo<strong>di</strong>stria Seme<strong>della</strong> Bertocchi<br />
Crevatini<br />
Nel mese <strong>di</strong> aprile abbiamo festeggiato la festa <strong>della</strong> primavera, gran<strong>di</strong><br />
e piccoli con tanto entusiasmo abbiamo recitato, cantato e ballato, ci<br />
siamo <strong>di</strong>vertiti un sacco.<br />
Leggi tutto...<br />
Seme<strong>della</strong> festeggia la primavera!<br />
Martedì, 04 Maggio 2010 - 21:59<br />
Come ogni anno, si festeggia l'arrivo <strong>della</strong> bella stagione: la Primavera!<br />
Leggi tutto...<br />
Il draghetto Jurcek fa visita alle Stelline<br />
Martedì, 04 Maggio 2010 - 21:55<br />
Nell'ambito del progetto ecologico nazionale "Zainetto verde" (Zeleni<br />
nahrbtnik), organizzato dall'Associazione Amici dell'Infanzia <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria, il draghetto Jurek aiuta a sensibilizzare i bambini e a<br />
prendersi cura dell'ambiente e <strong>della</strong> natura.<br />
Leggi tutto...<br />
I Fiorellini e la primavera<br />
Martedì, 04 Maggio 2010 - 21:50<br />
Al termine dell'unità <strong>di</strong>dattica "I miei amici animali", siamo andati a<br />
visitare, accompagnati dalle nostre maestre e dai nostri genitori la<br />
fattoria che si trova a Crevatini.<br />
Leggi tutto...<br />
I granchietti...<br />
Giovedì, 22 Aprile 2010 - 07:39<br />
CIAO A TUTTI!<br />
- Giar<strong>di</strong>no d'infanzia http://www.de<br />
www.delfino-blu.si<br />
10:16 | 28 Mag 2010<br />
Documenti<br />
Pubblicazione<br />
Piano <strong>di</strong> lavoro 2009/10<br />
Documenti vari<br />
Collegamenti<br />
Associazione Genitori<br />
Koper.si<br />
CAN Capo<strong>di</strong>stria<br />
Calendario<br />
Maggio 2010<br />
L M M G V S D<br />
26 27 28 29 30 01 02<br />
03 04 05 06 07 08 09<br />
10 11 12 13 14 15 16<br />
17 18 19 20 21 22 23<br />
24 25 26 27 28 29 30<br />
31 01 02 03 04 05 06<br />
Filastrocca delle maestre<br />
Maestra, insegnami il fiore ed<br />
il frutto<br />
- Col tempo, ti insegnero'<br />
tutto<br />
28.5
L’Ottava e<strong>di</strong>zione del Concorso Mailing List Histria<br />
<strong>La</strong> città<br />
Domenica 30 maggio 2010 si è tenuto presso la <strong>Comunità</strong> degli italiani <strong>di</strong> Sissano d’Istria il decimo raduno <strong>di</strong> ML<br />
Histria (www.mlhistria.it) e l’ottava premiazione del concorso letterario rivolto agli studenti delle scuole italiane in<br />
Slovenia e Croazia e agli alunni italofoni delle scuole del Montenegro (www.adriaticounisce.it). <strong>La</strong> mattina ha avuto<br />
luogo la cerimonia <strong>di</strong> consegna dei premi ai ragazzi con grande partecipazione sia <strong>di</strong> studenti che <strong>di</strong> insegnanti e<br />
genitori.<br />
Quest’anno il concorso letterario indetto da ML Histria ha battuto tutti i record <strong>di</strong> adesione. Infatti sono pervenuti alla<br />
commissione <strong>di</strong> valutazione, presieduta da Maria Luisa Botteri, ben 193 elaborati e hanno partecipato in totale 272<br />
studenti. Due premi sono andati anche agli alunni delle nostre scuole. Questi i nomi e le motivazioni:<br />
Primo premio sezione »<strong>La</strong>vori <strong>di</strong> gruppo- Scuole elementari«<br />
Nik Apollonio, Matija Benčič, Mattia Rutar, Maks Milovanovič, Desire Udovič (Classe III – SEI<br />
“Pier Paolo Vergerio il Vecchio” Capo<strong>di</strong>stria)<br />
Motivazione: Il “giretto senza pretese tra porte portoni e portali <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria” è in realtà un’elegante esposizione<br />
arricchita da foto e <strong>di</strong>segni del museo a cielo aperto che è l’importante <strong>citta</strong><strong>di</strong>na, un tempo sede <strong>di</strong> famiglie<br />
nobiliari e del potere centrale dell’Istria interna. Si nota l’amore per la storia del proprio paese curato in una<br />
classe terza elementare dai docenti ma coltivato dall’intero gruppo classe. <strong>La</strong> forma è semplice e curata. I <strong>di</strong>segni<br />
gradevolissimi, le foto esplicative al massimo. Bello!<br />
Terzo premio ex-aequo sezione “<strong>La</strong>vori <strong>di</strong> gruppo-Scuole elementari”<br />
Tina Eler, Tim Bratuša, Janja Marzi, Adriana Zrnić, Nastja Stok, Betsabea Vernik, Sebastijan Marzi (Classi VII<br />
– VIII – <strong>Comunità</strong> degli Italiani Crevatini).<br />
Motivazione: Il gruppo ha percorso le vie dei villaggi dei <strong>di</strong>ntorni alla ricerca delle cose perdute e <strong>della</strong> civiltà<br />
antica. I ragazzi hanno girato alla ricerca <strong>di</strong> tracce dei castellieri ma anche delle case rurali <strong>di</strong> cui hanno<br />
fotografato gli arre<strong>di</strong> tipici <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> uso quoti<strong>di</strong>an , arre<strong>di</strong> che ora non fanno più parte <strong>della</strong> vita cosiddetta<br />
civile ma che suscitano grande tenerezza e nostalgia in chi li vede. Curioso!<br />
Sabato 8 maggio si è tenuta al teatro <strong>citta</strong><strong>di</strong>no una serata de<strong>di</strong>cata ai canti popolari <strong>della</strong> Sardegna. Con<br />
l’organizzazione <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli italiani e dell’Associazione turistica, entrambi <strong>di</strong> Crevatini, si è esibito il<br />
Coro polifonico femminile “Tonara” <strong>di</strong>retto da Giovanna Demurtas (nella foto il <strong>di</strong>rigente del coro Adriatic <strong>di</strong><br />
Crevatini). Se volete rivedere alcune interpretazioni cercate su youtube sotto le voci “Capo<strong>di</strong>stria Tonara” oppure<br />
“Cuntzertu Abbasantesu”.<br />
17
<strong>La</strong> città<br />
18<br />
RICORDATO CON UNA SERIE DI MANIFESTAZIONI L'ANNIVERSARIO<br />
Capo<strong>di</strong>stria: cent’anni fa<br />
la prima Esposizione provinciale istriana<br />
L’impegno <strong>di</strong> un gruppo d’esperti ed appassionati <strong>di</strong> storia e il loro attaccamento alla città sono serviti a<br />
riportare in primo piano un avvenimento <strong>di</strong> un secolo fa. Il primo maggio del 1910 apriva le porte a Capo<strong>di</strong>stria<br />
la prima Esposizione provinciale istriana. Fece affluire in città innovazioni, prodotti tecnologici all’avanguar<strong>di</strong>a,<br />
ma anche testimonianze culturali <strong>di</strong> primo piano. A voler ricordarla è stata la società “Histria”, presieduta da<br />
Matej Župančič, con Salvator Žitko e Dean Krmac nel ruolo <strong>di</strong> principali promotori. Dalle loro ricerche sono<br />
emersi preziosi spunti, sviluppati con la collaborazione <strong>di</strong> numerose istituzioni slovene, croate ed italiane, come<br />
i Civici musei <strong>di</strong> Trieste, il Museo storico <strong>di</strong> Pola, il Museo etnografico dell’Istria con sede a Pisino, l’Università<br />
del Litorale, il Museo regionale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e la Biblioteca centrale “Srečko Vilhar”.<br />
Il primo maggio, proprio sul Brolo, principale teatro<br />
un secolo fa dell’Esposizione provinciale istriana, sono<br />
partite le iniziative per celebrarla. Continueranno sino<br />
ad ottobre con una serie <strong>di</strong> mostre, convegni, proiezioni<br />
e visite guidate. Il <strong>di</strong>scorso inaugurale è toccato al<br />
vice-sindaco capo<strong>di</strong>striano, Jani Bačič, che ha espresso<br />
la sod<strong>di</strong>sfazione del Comune per una rievocazione<br />
storica così importante. Il ruolo che fu riservato nel<br />
periodo austriaco a Capo<strong>di</strong>stria, decretandola sede <strong>di</strong><br />
una rassegna che offriva il meglio <strong>di</strong> tutto l’Impero in<br />
campo tecnologico, economico e culturale, è quello a<br />
cui ambisce anche oggi la municipalità, ossia essere<br />
L'intervento del vicesindaco Jani Bačič.<br />
uno dei leader in regione. Bačič ha posto in risalto pure<br />
il desiderio <strong>di</strong> rafforzare sempre <strong>di</strong> più i contatti con le<br />
regioni contermini, accantonando gli elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione<br />
e potenziando, invece, quelli <strong>di</strong> coesione. Tra quest’ultimi<br />
ha evidenziato anche la <strong>Comunità</strong> Nazionale <strong>Italiana</strong>, che<br />
con la sua unitarietà rappresenta un ottimo esempio <strong>di</strong><br />
collante tra Italia, Slovenia e Croazia. Il ruolo <strong>di</strong> ponte<br />
degli italiani in Istria è stato rimarcato, nel suo cenno <strong>di</strong><br />
saluto, dall’Ambasciatore italiano a Lubiana, Alessandro<br />
Pietromarchi. Riferendosi all’esposizione <strong>di</strong> cent’anni<br />
fa, ha ricordato il potenziale multiculturale che questa<br />
esprimeva, un valore che deve essere considerato anche<br />
oggi. Tra le autorità presenti, ancora il Console Generale<br />
d’Italia a Capo<strong>di</strong>stria, Marina Simeoni, e l’assessore<br />
alla cultura <strong>della</strong> Regione istriana, Vla<strong>di</strong>mir Torbica.<br />
Alle iniziative del centenario hanno partecipato con<br />
entusiasmo le istituzioni <strong>della</strong> CNI. Gli organizzatori non<br />
hanno mancato <strong>di</strong> ringraziare per il sostegno finanziario<br />
l’Unione <strong>Italiana</strong>, rappresentata sabato a Capo<strong>di</strong>stria<br />
dal responsabile del Settore cultura, Mario Steffè. In<br />
veste anche <strong>di</strong> presidente <strong>della</strong> locale <strong>Comunità</strong> degli<br />
italiani “Santorio Santorio”, questi ha sottolineato la<br />
portata epocale dell’avvenimento, la rilevanza che ebbe<br />
a quel tempo per lo sviluppo dell’Istria, i valori che<br />
propose per la regione e per le genti che la abitavano.<br />
L’avvio delle celebrazioni per il centenario è stato<br />
scan<strong>di</strong>to dall’Orchestra <strong>di</strong> fiati <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, <strong>di</strong>retta<br />
dal maestro Darij Pobega, che ha eseguito la marcia<br />
“Concor<strong>di</strong>a e progresso”, composta in occasione<br />
dell’inaugurazione dell’Esposizione provinciale<br />
istriana, da Giuseppe Mariotti. Lo spartito, conservato<br />
negli archivi <strong>della</strong> Biblioteca centrale, è stato<br />
riportato in luce da Dean Krmac. Opportunamente<br />
arrangiato dal musicista belgradese, Vla<strong>di</strong>mir<br />
Mustajbašić, è stato proposto al pubblico con successo.<br />
<strong>La</strong> cerimonia è proseguita con l’inaugurazione, in<br />
rapida successione, delle prime quattro mostre. Presso la<br />
<strong>Comunità</strong> degli italiani sono state presentate immagini<br />
ine<strong>di</strong>te sull’Esposizione istriana, raccolte anche in un<br />
DVD, e<strong>di</strong>to dal Centro culturale italiano “Carlo Combi”. A
<strong>La</strong> banda d'ottoni <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria,<br />
<strong>di</strong>retta da Darij Pobega, ha suonato la marcia trionfale<br />
»Concor<strong>di</strong>a e progresso« composta nel 1910 dal<br />
maestro Giuseppe Mariotti.<br />
Palazzo Pretorio è stata allestita una carrellata d’immagini<br />
e foto sullo sviluppo <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria nell’ultimo secolo. <strong>La</strong><br />
Biblioteca centrale, invece, ha riproposto vedute ine<strong>di</strong>te<br />
<strong>della</strong> città e dato nuovamente alle stampe il catalogo<br />
ufficiale dell’Esposizione istriana. Il documento, come<br />
sottolineato da Ivan Markovič, <strong>di</strong>rettore dell’Ente, ha<br />
un valore bibliografico inestimabile. Infine, al Museo<br />
regionale, una mostra filatelica ha attirato l’interesse<br />
degli appassionati con francobolli, buste ed annulli postali<br />
legati sempre alla rievocazione storica.<br />
Gianni Katonar<br />
<strong>La</strong> città<br />
L'ambasciatore d'Italia a Lubiana, Alessandro<br />
Pietromarchi.<br />
<strong>La</strong> mostra allestita alla <strong>Comunità</strong> degli italiani con, sullo sfondo un grande pannello che riproduce l'entrata<br />
originale <strong>della</strong> Prima Esposizione provinciale istriana (Foto Belvedere).<br />
19
<strong>La</strong> città<br />
Tolti appena gli occhi, per la gra<strong>di</strong>nata le ogivali finestre<br />
i leoni i busti le medaglie i rinnovati merli ghibellini,<br />
dall’antico palazzo del Comune, prima che un lembo <strong>di</strong><br />
cielo <strong>di</strong> maggio raccolga a <strong>di</strong>verso incanto le commosse<br />
pupille, per la via breve a sinistra altre maestose linee<br />
composte in armonica mole, con ampi specchi, - quasi<br />
invitanti, i finissimi fregi, a ammirar la bellezza e la<br />
pazienza unite – con sovra un alato simbolo <strong>di</strong> forza,<br />
segnano al visitatore l’ingresso <strong>della</strong> “Prima esposizione<br />
provinciale istriana”.<br />
Dentro, pa<strong>di</strong>glioni d’inegual fattura cingono ampio uno<br />
spazio, sovente ingombro <strong>di</strong> tavoli e <strong>di</strong> se<strong>di</strong>e; a destra su<br />
un viale definito dai cedri prospetta il grande pa<strong>di</strong>glione<br />
<strong>della</strong> mostra marittima, dal cornicione tutto pien <strong>di</strong> rilievi,<br />
co’ delfini in alto pronti a guizzare e con molte meduse;<br />
mentre nel canto fra il pa<strong>di</strong>glione <strong>della</strong> marittima e il<br />
portale, un chiosco svizzero contornato <strong>di</strong> verde, dove<br />
aleggia il sorriso <strong>di</strong> vezzose fanciulle ch’offrono fiori e<br />
ricor<strong>di</strong>, attrae, e le suscitate memorie inducono a piccola<br />
sosta. Subito poi, giunti sul fianco del pa<strong>di</strong>glione dalle<br />
insegne marine, per breve scalinata, s’acede a visitar l’ivi<br />
raccolta mostra.<br />
Pa<strong>di</strong>glione <strong>della</strong> marittima<br />
20<br />
In giro per l’Esposizione<br />
Testo originale tratto dal Catalogo <strong>della</strong> Prima Esposizione Provinciale istriana (1910). Per<br />
la mappa ve<strong>di</strong> le pagine centrali.<br />
Le cartoline d'epoca che qui pubblichiamo fanno parte <strong>della</strong> collezione privata del<br />
signor Janez Janežič.<br />
Ed ecco modelli d’imbarcazioni d’ogni genere, ecco<br />
fotografie, <strong>di</strong>pinti, albi, in<strong>di</strong>ci vari eloquenti e graziosi<br />
dell’attività <strong>di</strong> molti cantieri <strong>della</strong> regione.<br />
Lo Stabilimento tecnico triestino ci presenta un complesso<br />
<strong>di</strong> lavori bellissimi, una corazzata che appare un gioiello,<br />
piuttosto che un istrumento <strong>di</strong> morte. Più oltre, il Lloyd<br />
ha una mostra pregevole ed estesa, parecchi cantieri e<br />
singoli costruttori istriani hanno <strong>di</strong>versi, pure importanti,<br />
prodotti.<br />
Ecco, seguitando, gli istrumenti nautici, le carte<br />
idrografiche, gli eleganti modelli delle accademie <strong>di</strong><br />
Trieste e <strong>di</strong> Lussino. Quin<strong>di</strong> è una completa e interessante<br />
raccolta <strong>di</strong> attrezzi da pesca, gli stu<strong>di</strong> sul mare Adriatico,<br />
la mostra dei Sali e delle saline, infine il museo <strong>della</strong><br />
Società <strong>di</strong> pesca e <strong>di</strong> piscicoltura del Litorale, <strong>di</strong> parecchio<br />
arricchito da quattro anni or sono che figurò con onore<br />
all’Esposizione internazionale <strong>di</strong> Milano.<br />
Rifatti pochi passi, si è su la soglia dell’uscita verso<br />
la facciata principale, e si guarda ammirati il fondaco<br />
coperto <strong>di</strong> stemmi e <strong>di</strong> memorie, in<strong>di</strong>, scesi sul viale, s’ha<br />
<strong>di</strong> fronte il<br />
Pa<strong>di</strong>glione degli stabilimenti balneari e<br />
dello sport<br />
Le sue svelte colonne, i delicati<br />
profili femminei dei quattro<br />
medaglioni bellissimi che ne<br />
coronano la parte centrale.<br />
Le commissioni <strong>di</strong> cura<br />
<strong>di</strong> Abbazia, <strong>di</strong> <strong>La</strong>urana, <strong>di</strong><br />
Lussinpiccolo, lo stabilimento<br />
bagni <strong>di</strong> S. Stefano, gli ospizi<br />
marini <strong>di</strong> Valle d’Oltra e <strong>di</strong> S.<br />
Pelagio; la Società alpina delle<br />
Giulie, la Società escursionisti<br />
istriani “Monte Maggiore”,<br />
altri club e società sportive,<br />
le <strong>di</strong>tte Angelini & Benardon,<br />
Anningher, Rötl, ecc., l’ing<br />
Straka col modello del suo<br />
aeroplano, taluni ancora<br />
con mammiferi e uccelli<br />
imbalsamati, danno a questo<br />
pa<strong>di</strong>glione varietà ed attrattiva<br />
insieme.
Tornati fuori si scorge a destra, oltre<br />
una fontana dal lieto zampillo, una<br />
chiesa <strong>di</strong> vetusto aspetto.<br />
Chiesa <strong>di</strong> S. Giacomo<br />
In essa, e, proseguendo, in una<br />
sua appen<strong>di</strong>ce messale accosto<br />
per aumentar lo spazio, le vivaci<br />
e talora strane tavolozze moderne<br />
sorprendono l’occhio, riposatosi<br />
appena su le esterne pietre annerite.<br />
Qualche gesso e qualche marmo<br />
segnano l’attività e i progressi dei<br />
più valenti scultori nostri.<br />
Traverso il piazzale <strong>di</strong> S. Francesco,<br />
lasciando a sinistra l’alta vecchia<br />
facciata, semplice e bella, dell’e<strong>di</strong>ficio dall’istesso nome,<br />
s’arriva al portale esterno dell’ex convento <strong>di</strong> S. Chiara.<br />
Primo cortile <strong>di</strong> S. Chiara<br />
Qui un chiostro elegante, nel mezzo, tra i fiori – il chiosco<br />
<strong>di</strong> Portorose; qui, da un’ampia gabbia, i canti <strong>di</strong> molti<br />
uccelli; qui, quattro massicce colonne <strong>di</strong> granito, donde<br />
s’attorciglia svelto e scende molle e leggero un <strong>di</strong>verso<br />
verde.<br />
Più vie s’aprono al visitatore. Quasi <strong>di</strong> fronte al portale<br />
d’accesso è l’ufficio postale. Su l’istessa linea <strong>di</strong> fabbrica,<br />
<strong>di</strong>etro il chiosco <strong>di</strong> Portorose, è una porta: s’entri per<br />
quella.<br />
Mostra agraria (parte)<br />
Nel primo ambiente, lo Stabilimento chimico <strong>di</strong> Fiume,<br />
la Società per lo sfruttamento delle forze idrauliche <strong>della</strong><br />
Dalmazia, il Sindacato dei Sali potassici, la Spremitura<br />
<strong>di</strong> olii vegetali ed altre <strong>di</strong>tte ancora, presentano raccolti<br />
parecchi materiali utili all’industria agraria.<br />
Poi è la mostra dell’Istituto agrario provinciale. Una vasta<br />
sala, più innanzi, contiene, <strong>di</strong>vise in alquanti scaffali a<br />
piramide, oltre duemila bottiglie – campioni <strong>di</strong> tutti i<br />
vini istriani. Nell’ultimo tratto il visitatore può fermarsi e<br />
assaggiare.<br />
Il secondo cortile <strong>di</strong> S. Chiara, tutto cinto da fabbricati,<br />
accoglie, in aiuole <strong>di</strong> varie forme, parecchie piante forestali<br />
<strong>della</strong> Commissione d’imboschimento. V’è nel mezzo una<br />
tettoiadove i produttori istriani radunano, via via in <strong>di</strong>verso<br />
sempre attraente assieme, frutta ed ortaggi freschi.<br />
In fondo al cortile, a destra, s’apre una porta e subito per<br />
un altro uscio s’accede alla sala dove son raccolti i prodotti<br />
secchi e conservati dell’agricoltura istriana, pochi <strong>di</strong>segni,<br />
poche memorie, qualche libro.<br />
Mostre <strong>di</strong> belle arti<br />
<strong>La</strong> città<br />
Si prosegue, s’attraversa un passaggio s’arriva nel fondo<br />
<strong>di</strong> un ampio vestibolo. Dall’altra parte è un museo<br />
lapidario, un chiosco <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta, una sala che va al primo<br />
piano. Saliti, si percorre un breve passaggio e fatti pochi<br />
altri gra<strong>di</strong>ni si muove verso la sala dell’arte preistorica<br />
e romana. Qui fra l’altro apparisce una grande ed esatta<br />
riproduzione in legno dell’antico anfiteatro <strong>di</strong> Pola; e<br />
richiamano l’attenzione del visitatore parecchi oggetti<br />
preistorici delle necropoli istriane.<br />
Seguono un’antisala, una cucina ed un salotto, arredati<br />
e <strong>di</strong>sposti secondo l’uso e con artistici mobili del<br />
Settecento.<br />
Il primo dei due successivi locali accoglie la mostra<br />
d’arte retrospettiva del 19.o secolo, con lavori del David,<br />
dell’Hayez, <strong>di</strong> Cesare dell’Acqua, la raccolta dei quadri<br />
del capo<strong>di</strong>striano Granelli; si notano nel secondo carte<br />
geografiche <strong>di</strong> grande valore e vi si ammira una splen<strong>di</strong>da<br />
raccolta <strong>di</strong> piante del nostro mare, fatta dal maestro A.<br />
Zaratin. Nel corridoio contiguo a queste due sale v’è una<br />
biblioteca d’opere scritte da istriani o riguardanti l’Istria, la<br />
mostra iconografica, pregevoli stampe e messali miniati.<br />
Tornati nell’appartamento settecentesco, due archi metton<br />
da questo nel magnifico salone dell’arte sacra, ricco <strong>di</strong><br />
tele dei Carpaccio, dei Vivarini, <strong>di</strong> Girolamo da S. Croce,<br />
del Sassoferrato; <strong>di</strong> ostensori, calici e croci professionali<br />
dei secoli dal 14.o al 18.o; con nel mezzo paramenti in<br />
seta dai ricami finissimi, eppoi stoffe, pizzi, ceramiche,<br />
bronzi preziosi.<br />
Si rimane un po’ in un piccolo salotto che continua,<br />
interessante appen<strong>di</strong>ce la mostra nel Salone. Quin<strong>di</strong>,<br />
nel locale vicino, si trovano da un lato quadretti e croci<br />
bizantine, dall’altro una ricchissima raccolta <strong>di</strong> pizzi e<br />
merletti, vesti, camici, miniature, preziosi del settecento.<br />
Poscia, in più vasta sala, è la mostra etnografica con taluni<br />
21
<strong>La</strong> città<br />
caratteristici costumi istriani d’altri tempi. Avanti ancora,<br />
a sinistra, è la sala <strong>della</strong> musica, ricca <strong>di</strong> antichi violini,<br />
<strong>di</strong> cimeli tartiniani, delle opere <strong>di</strong> Antonio Smareglia.<br />
Nel centro <strong>di</strong> cotesta sala s’ammira una bellissima<br />
riproduzione del Duomo <strong>di</strong> Milano, paziente lavoro<br />
d’intarsio e d’intaglio del signor Deluch <strong>di</strong> Muggia.<br />
Lungo l’ala <strong>di</strong> fabbricato che si scosta ad angolo dall’or<br />
percorso ambiente, due sale raccolgono una ben riuscita<br />
mostra fotografica, le due successive son destinate alle<br />
Corporazioni autonome e istituzioni<br />
sanitarie<br />
Qui interessano la mostra delle ferrovie dello Stato, del<br />
Comune, dell’ospedale <strong>di</strong> Pola, quadri statistici <strong>della</strong><br />
Giunta provinciale dell’Istria, documenti <strong>di</strong> comuni<br />
minori.<br />
Mostra <strong>di</strong>dattica e <strong>di</strong> previdenza<br />
Ripercorse le ultime quattro sale, sul corpo <strong>di</strong> fabbrica tra<br />
il secondo ed il terzo cortile <strong>di</strong> S. Chiara, e lungo un altro<br />
lato del terzo cortile, si trovano le sale <strong>della</strong> <strong>di</strong>dattica:<br />
quattro anch’esse, salvo una <strong>di</strong>visione <strong>della</strong> prima che è<br />
occupata dalla previdenza.<br />
Degne <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e d’imitazione sono una biblioteca e una<br />
cassa <strong>di</strong> risparmio scolastiche rappresentate nella mostra<br />
22<br />
<strong>della</strong> scuola popolare <strong>di</strong> Muggia. Con infinita pazienza<br />
e precisione mirabile il maestro Piccoli <strong>di</strong> Momiano<br />
costrusse pe’ bimbi <strong>della</strong> sua scuola i modelli dei mezzi<br />
<strong>di</strong> produzione adoperati nelle industrie più comuni.<br />
<strong>La</strong>vorato con arte e con molta esattezza è un grande rilievo<br />
dell’Istria, fatto dall’ispettore scolastico G. Parentin.<br />
Mostra <strong>di</strong> lavori femminili<br />
L’ultima sala del primo piano, ha una ricca collezione<br />
<strong>di</strong> merletti, <strong>di</strong> ricami, <strong>di</strong> ago pitture, <strong>di</strong> lavori femminili<br />
elegantissimi e svariati.<br />
Mostra industriale<br />
Una scala ci riconduce a pianterra. Ai lati del vestibolo<br />
sono tre locali che contengono, quello a destra stufe<br />
e bagni in maiolica e focolai in ferro, quelli a sinistra<br />
prodotti delle industrie degli indumenti e del legno.<br />
Una porta, dal primo locale <strong>di</strong> sinistra, mette nella sala<br />
maggiore <strong>di</strong> S. Chiara, già sede provvisoria <strong>della</strong> Dieta<br />
provinciale istriana.<br />
L’abside ha un elegante impalcato, con le mostre<br />
dell’Istituto per il promovimento delle piccole industrie<br />
e delle Scuole professionali istriane. Nella sala molte<br />
macchine trasformano i metalli ed il legno, fabbricano<br />
botti, confezionano vestiti e calzature; costituiscono una<br />
modesta ma attraente galleria del lavoro.
Si ritorna per la medesima porta<br />
donde s’è entrati, si attraversa la<br />
sala delle manifatture: fuori, sotto<br />
i portici, sono da una parte carri e<br />
utensili per uso <strong>di</strong> vigili, dall’altra<br />
prima lavori in pietra, poi lavori<br />
in metallo <strong>di</strong> industriali ed operai<br />
copre gran parte del terzo cortile<br />
<strong>di</strong> S. Chiara: stanno quivi motori<br />
e <strong>di</strong>namo <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>tte, e assieme<br />
sviluppano tutta la forza occorrente<br />
per illuminare l’Esposizione e per<br />
far funzionare la galleria del lavoro.<br />
In un canto non coperto del cortile<br />
d’eleva un molino a vento.<br />
Sotto i restanti portici stanno le<br />
ceramiche e i laterizi e nelle tre sale<br />
a questi portici corrispondenti son<br />
collocati istrumenti musicali e <strong>di</strong> precisione, prodotti<br />
farmaceutici, chincaglierie.<br />
Per l’ala attigua dell’e<strong>di</strong>ficio è ancora una sala appartenente<br />
alla mostra industriale, con prodotti delle miniere <strong>di</strong><br />
Carpano, <strong>della</strong> fabbrica vetri e saponi Solvetti e d’altre<br />
<strong>di</strong>tte.<br />
Segue, su l’istessa linea, la sala delle piccole industrie<br />
agrarie, dove fra l’altro si notano i pali in cemento, soli<strong>di</strong> ed<br />
eleganti, <strong>della</strong> <strong>di</strong>tta Gualco, i cesti <strong>di</strong> vimini <strong>di</strong> produttori<br />
istriani e del Consorzio tra i cestai <strong>di</strong> Fogliano. Poi è un<br />
ambiente che continua e completa la mostra marittima.<br />
Tornando nella sala delle piccole industrie agrarie, dalla<br />
porta sul fianco sinistro ne appare – splen<strong>di</strong>do punto <strong>di</strong><br />
vista – un’apertura sulla parte postica d’ampio e<strong>di</strong>ficio<br />
antico, tutta contornata e sormontata dall’edera grave<br />
e vezzosa. Di fronte, traverso breve spazio allietato <strong>di</strong><br />
ver<strong>di</strong> aiuole, s’estendono due gran<strong>di</strong> tettoie addossate,<br />
che contengono, tranne una parte destinata alla mostra<br />
d’automobili, <strong>di</strong>verse macchine agrarie.<br />
Dietro le tettoie, sono ancora da vedersi i pollai, le<br />
conigliere, gli apiari, un pergolato con<br />
pali <strong>di</strong> cemento e armatura <strong>di</strong> ferro.<br />
Macchine agrarie<br />
Nelle due tettoie occupa moltissimo<br />
spazio, con macchine <strong>di</strong>verse, fra cui<br />
un <strong>di</strong>ssodatore a maneggio, la <strong>di</strong>tta<br />
Sack <strong>di</strong> Vienna. È interessantissimo<br />
un impianto completo d’oleificio <strong>della</strong><br />
<strong>di</strong>tta Doimo Savo <strong>di</strong> Spalato, la quale<br />
espone anche torchi da olio e da vino.<br />
<strong>La</strong> <strong>di</strong>tta Hofherr & Schrantz <strong>di</strong> Vienna<br />
presenta uno svariato campionario <strong>di</strong><br />
attrezzi agricoli. Macchine <strong>di</strong>verse<br />
ha pure l’ing. Schnabl <strong>di</strong> Trieste. <strong>La</strong><br />
<strong>di</strong>tta Schemberg <strong>di</strong> Vienna, ha <strong>di</strong>verse<br />
<strong>La</strong> città<br />
bilancie per usi agricoli.<br />
L’ex chiesa <strong>di</strong> S. Francesco, cui appunto dà accesso l’arco<br />
cinto <strong>di</strong> edera, è occupata dal pari da macchine agricole.<br />
Le macchine e gli attrezzi <strong>di</strong> produzione istriana son quivi<br />
in separato assieme. Dove sono le <strong>di</strong>tte non istriane subito<br />
s’osservano il numerosissimo campionario <strong>di</strong> macchine<br />
per la lavorazione del terreno <strong>di</strong> Fr. Melichar & R. Bächer;<br />
gli apparati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione <strong>di</strong> Metlicovich e quelli <strong>di</strong> Holt;<br />
le splen<strong>di</strong>de pompe a cannello ed a zaino <strong>di</strong> Vermorel; le<br />
botti C. Prelz; le presse da foraggio e i filtri da botti <strong>della</strong><br />
fabbrica meccanica <strong>di</strong> botti <strong>di</strong> Firenze; i campioni <strong>di</strong> botti<br />
in sidero cemento <strong>di</strong> Corsari & C.<br />
Usciti dalla ex chiesa <strong>di</strong> S. Francesco, per l’omonimo<br />
piazzale e per un seguente passaggio, si ritorna in piazza<br />
del Brolo, e si procede verso destra, dalla parte opposta<br />
dei due pa<strong>di</strong>glioni prima visitati.<br />
Su l’angolo è un piccolo chiosco <strong>della</strong> Cantina provinciale,<br />
poi il chiosco ottagonale per la banda, il teatro, verso<br />
il portale il caffè ristorante; tutti e<strong>di</strong>fici dalle linee<br />
architettoniche perfette e dai fregi eleganti e <strong>di</strong>versi.<br />
23
<strong>La</strong> città<br />
Dopo anni <strong>di</strong> attività, come insegnante <strong>di</strong> matematica<br />
e preside, alla fine dell’anno scorso la prof. Oleandra<br />
Dekleva è andata in pensione. Nella foto la ve<strong>di</strong>amo<br />
durante lo spettacolo <strong>di</strong> fine anno svoltosi a Crevatini<br />
accanto al nuovo preside <strong>della</strong> SEI “Pier Paolo<br />
Vergerio il Vecchio”, Guido Križman.<br />
Davide Van de Sfroos (nella foto) e Dario Marušić, con<br />
le rispettive band, sono stati i protagonisti <strong>di</strong> un bel<br />
concerto (28. maggio) al teatro comunale. Organizzatori<br />
Ra<strong>di</strong>o Koper-Capo<strong>di</strong>stria, la CI »Santorio Santorio« e le<br />
tre Can comunali. <br />
24<br />
Gli antichi magazzini del sale hanno fatto da cornice al<br />
tra<strong>di</strong>zionale ricevimento del Consolato generale d'Italia<br />
<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria in occasione <strong>della</strong> Festa <strong>della</strong> Repubblica<br />
italiana. Prima del concerto degli allievi <strong>della</strong> Scuola<br />
<strong>di</strong> musica capo<strong>di</strong>striana, la console Marina Simeoni<br />
– nella foto assieme al deputato Roberto Battelli – ha<br />
rivolto ai convenuti un breve saluto, ripetuto anche in un<br />
apprezzabile sloveno.<br />
Dal 7 al 10 aprile sono stati in visita nel Capo<strong>di</strong>striano gli alunni delle classi seconde e terze dell’Istituto<br />
tecnico industriale “Alessandro Volta” <strong>di</strong> Frosinone, guidati dalla prof. Daniela Vetro. Sono stati ospitati dai<br />
ragazzi <strong>della</strong> seconda classe del Ginnasio “Gian Rinaldo Carli”, guidati dalla prof. Loredana Sabaz che, a<br />
loro volta, nel <strong>di</strong>cembre 2009 avevano visitato Frosinone.
Freschi <strong>di</strong> stampa<br />
Prima Esposizione Provinciale Istriana<br />
Il catalogo fotografico e<strong>di</strong>to dalla Histria E<strong>di</strong>tiones<br />
Per un determinato luogo un secolo non rappresenta un<br />
arco temporale particolarmente lungo, ciò nonostante i<br />
cent’anni trascorsi dalla Prima Esposizione Provinciale<br />
Istriana, che ebbe luogo a Capo<strong>di</strong>stria nel 1910, ci offrono<br />
molteplici spunti <strong>di</strong> riflessione.<br />
Gli avvenimenti fatali <strong>della</strong> metà del XX secolo hanno<br />
condannato la memoria storica ad uno storico oblio. Questo<br />
territorio ha subito gran<strong>di</strong> cambiamenti demografici<br />
condannando avvenimenti e luoghi all’oblio piuttosto che<br />
creare luoghi <strong>della</strong> memoria.<br />
Alcuni anni fa, nei circoli storici e culturali istriani, e<br />
anche capo<strong>di</strong>striani, iniziarono a comparire riflessioni<br />
ricorrenti riguardo alla necessità <strong>di</strong> celebrare questo<br />
importante anniversario e fu possibile allora rilevare alcuni<br />
segnali positivi. Tra questi si annovera indubbiamente<br />
la celebrazione del 90.mo anniversario del museo <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria, la cui fondazione è riconducibile proprio<br />
agli eventi <strong>di</strong> inizio Novecento. Ma i tanto auspicati passi<br />
successivi non furono mai intrapresi, tanto che l’idea<br />
rimase più ad appannaggio <strong>di</strong> singoli, che continuarono<br />
a richiamare l’attenzione sulla necessità <strong>di</strong> celebrare in<br />
modo decoroso l’importante anniversario. Un altro fattore<br />
determinante furono le conseguenze dei cambiamenti<br />
politici degli anni Novanta del XX secolo, allorchè venne<br />
tracciato in Istria un nuovo confine, riconducendo la<br />
nascente coesione istriana a riferimenti locali. Questo<br />
aspetto venne rafforzato dalla <strong>di</strong>visione tra ‘Europa’ e<br />
‘non-Europa’, che influì sull’oblio d’una memoria e d’uno<br />
spazio istriano comuni.<br />
D’altro canto nello stesso periodo un cauto riavvicinamento<br />
tra Capo<strong>di</strong>stria e Trieste determinò un’atmosfera<br />
alquanto <strong>di</strong>versa. Non fu quin<strong>di</strong> casuale, alcuni anni fa,<br />
il ritrovamento presso i musei triestini <strong>di</strong> qualche decina<br />
<strong>di</strong> immagini nel fondo <strong>di</strong> lastre negative in bianco e nero<br />
inerenti la Prima esposizione istriana, all’epoca dopo<br />
del Municipio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. I fatali avvenimenti testé<br />
citati determinarono l’oblio delle fragili lastre <strong>di</strong> vetro,<br />
che rimasero <strong>di</strong>menticate al sicuro nei depositi fino ad<br />
oggi, quando inizia la nostra riflessione inerente la loro<br />
valorizzazione e la necessità <strong>di</strong> risvegliare la memoria<br />
così profondamente depositata. Ricerche tenaci, favorite<br />
anche dalla casualità, hanno condotto al ritrovamento<br />
<strong>della</strong> partitura originale <strong>della</strong> composizione musicale nata<br />
in occasione dell’Esposizione istriana, imprimendo un<br />
ulteriore stimolo al nostro lavoro.<br />
Oggi, la Società Histria, rivolta al passato così come al<br />
futuro, ha unito queste due fonti storiche anche in un<br />
moderno supporto documentario. Le immagini in bianco<br />
<strong>La</strong> città<br />
e nero che ritraggono gli spazi espositivi, gli interni dei<br />
pa<strong>di</strong>glioni, gli oggetti in mostra, i visitatori, il personale,<br />
assieme ai suoni <strong>della</strong> marcia sinfonica trionfale ci fanno<br />
immedesimare in quel tempo così <strong>di</strong>verso, ma così vicino<br />
a quello o<strong>di</strong>erno dal punto <strong>di</strong> vista umano.<br />
Se allora tutte le attenzioni dell’Istria, del Litorale<br />
e dell’Impero asburgico in generale erano rivolte a<br />
Capo<strong>di</strong>stria, oggi nel centesimo anniversario i rapporti<br />
umani e professionali s’intrecciano tra Capo<strong>di</strong>stria, Pola,<br />
Dignano, Trieste e finanche Vienna.<br />
Per il centenario la Società si è posta l’obiettivo <strong>di</strong><br />
richiamare l’attenzione sul comune passato istriano e<br />
con ciò unire alcuni ricor<strong>di</strong> e rinnovare alcuni legami<br />
nello spazio e nel tempo istriano. <strong>La</strong> suddetta iniziativa<br />
ha stimolato in<strong>di</strong>vidui ed enti alla preparazione <strong>di</strong> una<br />
serie <strong>di</strong> programmi nell’importante giubileo. <strong>La</strong> nostra<br />
iniziativa avrà raggiunto il proprio obiettivo se in futuro,<br />
prossimo o lontano, riuscirà a sollecitare ulteriori attività<br />
ed interessi (anche accademici) e, soprattutto, se per<br />
la Seconda esposizione provinciale istriana non sarà<br />
necessario attendere altri cent’anni.<br />
Dean Krmac (dall’Introduzione)<br />
<strong>La</strong> copertina del catalogo con una delle immagini<br />
conservate e gentilmente fornite dai Civici Musei <strong>di</strong><br />
Storia ed Arte <strong>di</strong> Trieste.<br />
25
<strong>La</strong> città<br />
“Catalogo generale <strong>della</strong> Prima esposizione<br />
provinciale istriana”<br />
E<strong>di</strong>zione in facsimile a cura <strong>della</strong> Biblioteca<br />
centrale Srečko Vilhar<br />
In occasione <strong>della</strong> celebrazione del centenario <strong>della</strong> Prima<br />
esposizione provinciale istriana, abbiamo potuto constatare<br />
per l’ennesima volta, che le pubblicazioni custo<strong>di</strong>te dalla<br />
Biblioteca, rappresentano le fonti essenziali per tutti gli<br />
stu<strong>di</strong> e le ricerche sulla Città.<br />
<strong>La</strong> Biblioteca centrale Srečko Vilhar <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, ha<br />
voluto ricordare il centenario <strong>della</strong> Prima esposizione<br />
provinciale istriana con la ristampa del catalogo<br />
generale dell’esposizione, pubblicato a Capo<strong>di</strong>stria dallo<br />
stabilimento Priora nel lontano 1910.<br />
Il Catalogo generale dell’esposizione, è indubbiamente<br />
il documento cartaceo più prezioso <strong>della</strong> rassegna poiché<br />
raccoglie i dati e notizie sulla nascita e lo svolgimento <strong>della</strong><br />
fiera, sulla composizione del Comitato esecutivo nonché<br />
dei Comitati speciali e locali. Nel catalogo sono descritti<br />
tutti i pa<strong>di</strong>glioni. Notevole e utilissimo anche il “calendario<br />
del visitatore” che menziona i congressi, le conferenze, i<br />
concorsi, i festeggiamenti e le manifestazioni varie che si<br />
sono svolte in concomitanza e ambito dell’Esposizione.<br />
Al visitatore sono inoltre fornite informazioni utili sulle<br />
modalità dell’alloggio con in<strong>di</strong>cazione degli alberghi e<br />
trattorie, caffè, liquorerie, pasticcerie, bagni nonché la<br />
possibilità <strong>di</strong> noleggio vetture e servizi vari per quanto<br />
più piacevole soggiorno nella “capitale” dell’Istria.<br />
<strong>La</strong> pubblicazione si chiude con una breve rassegna<br />
delle vicende storiche politiche e civili dell’Istria e <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria nonché, in allegato, una mappa topografica<br />
dei pa<strong>di</strong>glioni espositivi.<br />
Oltre a questo catalogo, in margine all’Esposizione,<br />
sono uscite anche altre pubblicazioni che si possono<br />
trovare in Biblioteca: “Prima Esposizione Provinciale<br />
Istriana: comitati, regolamento e programmi”, Carlo<br />
Priora, Capo<strong>di</strong>stria 1909; “Prima Esposizione Provinciale<br />
Istriana: relazione, regolamento e programmi”, G. Caprin,<br />
Trieste 1909 e soprattutto il primo spartito <strong>della</strong> marcia<br />
trionfale “Concor<strong>di</strong>a e progresso” <strong>di</strong> Giuseppe Mariotti,<br />
pubblicata a Capo<strong>di</strong>stria il 1. maggio 1910 e composta per<br />
l’inaugurazione <strong>della</strong> mostra.<br />
Con gli anni, il Catalogo generale dell’Esposizione è<br />
<strong>di</strong>ventato una pubblicazione per bibliofili posseduta da<br />
poche biblioteche, per questo motivo, la sua ristampa<br />
non rappresenta soltanto uno strumento <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per<br />
ricercatori e amanti <strong>della</strong> storia patria locale, ma mantiene<br />
vivo il ricordo <strong>di</strong> questo importantissimo avvenimento<br />
culturale, economico e sociale, organizzato dalla città <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Ivan Marković (dalla Postfazione)<br />
26<br />
“Ufficio per le Zone <strong>di</strong> Confine –<br />
L’archivio”<br />
<strong>La</strong> pubblicazione, curata dall’Ufficio del Segretario<br />
Generale <strong>della</strong> Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />
italiano (842 p.), è destinata rendere fruibili fonti ufficiali<br />
e documenti storici, per molti anni depositati (senza un<br />
in<strong>di</strong>ce ed inventario) negli archivi <strong>di</strong> Roma. Una corposa<br />
pubblicazione è finalmente <strong>di</strong>sponibile per la ricerca e la<br />
ricostruzione storica degli eventi che hanno interessato<br />
territori e genti che vivevano in zone <strong>di</strong> confine alla fine<br />
<strong>della</strong> Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. Il progetto è stato curato<br />
da Bruna Colarossi e Andrea Paciucci.<br />
Il fondo archivistico dell’UZC (Ufficio per le Zone<br />
<strong>di</strong> Confine), è costituito da 659 buste collocabili tra<br />
il 1947 e il 1954, identificate all’interno del copioso<br />
patrimonio documentario, composto da circa 10.000 buste<br />
complessive. Il lavoro è <strong>di</strong>viso in 7 sezioni e riporta le<br />
riproduzioni <strong>di</strong> alcuni documenti, ritagli stampa, opuscoli<br />
riviste, mappe, statistiche, fotografie e manifesti. Al valore<br />
storico amministrativo del lavoro si deve aggiungere una<br />
seria riflessione sul passaggio cruciale <strong>della</strong> storia italiana,<br />
la fine del regime fascista, la guerra e la ricostruzione.
Abita in Calegaria e molti a Capo<strong>di</strong>stria la conoscono<br />
come Li<strong>di</strong>a Piranesa. Li<strong>di</strong>a Herkov, nata Venier (prima<br />
da sinistra nella foto), ha festeggiato il 4 giugno il suo<br />
90.esimo compleanno attorniata da amici e parenti.<br />
Auguri anche da parte nostra.<br />
Mario Perini e Vinicio Bussani a colloquio col vescovo,<br />
Mons. Metod Pirih, al termine <strong>della</strong> messa per la<br />
Madonna <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>.<br />
<strong>La</strong> città<br />
Il 18 marzo Clio Diabatè ha conseguito la laurea<br />
magistrale in Scienze politiche internazionali<br />
all’Università <strong>di</strong> Trieste con il prof. Giuseppe Ieraci<br />
<strong>di</strong>fendendo la tesi con 110 e lode in lingua inglese<br />
“Constituent policy and institutional framework in the<br />
Republic of Macedonia”.<br />
27
<strong>La</strong> città<br />
28
<strong>La</strong> città<br />
29
<strong>La</strong> città<br />
Cenni biografici<br />
Sergio Morosini nasce a Pola nel<br />
1940. Qui frequenta le elementari<br />
e il ginnasio e vive i primi approcci<br />
con le arti figurative: <strong>di</strong>segni e <strong>di</strong>pinti<br />
con l’impronta dei monumenti storici<br />
<strong>della</strong> sua città, del vasto respiro degli<br />
aspri paesaggi limitrofi, <strong>di</strong> luci vivide,<br />
del mare profondo; scenografie e<br />
decorazioni per gli spettacoli del<br />
Circolo italiano <strong>di</strong> cultura; cartelloni<br />
pubblicitari per il cinema locale e per il<br />
Festival del cinema jugoslavo. Affina<br />
la conoscenza delle tecniche grafiche<br />
30<br />
L’arte <strong>di</strong> Sergio Morosini<br />
In mostra nel mese <strong>di</strong> aprile alla CI<br />
tra<strong>di</strong>zionali e scopre la fotografia.<br />
Ama la sua terra travagliata, la natura,<br />
l’arte in tutte le sue estrinsecazioni <strong>di</strong><br />
sensibilità e <strong>di</strong> cultura. È affascinato<br />
soprattutto dall’architettura moderna.<br />
Dopo un vano tentativo <strong>di</strong> iscriversi<br />
alla Facoltà <strong>di</strong> architettura <strong>di</strong><br />
Zagabria, approda a Capo<strong>di</strong>stria, sua<br />
città <strong>di</strong> adozione, nel 1960 e ciò segna<br />
definitivamente il suo destino. Si<br />
impiega a Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria e per un<br />
decennio farà l’annunciatore, l’attore<br />
e il regista. Vista la propensione<br />
per le immagini (dal 1971, anno <strong>di</strong><br />
nascita dei TV Capo<strong>di</strong>stria) sarà uno<br />
dei pionieri <strong>della</strong> nuova emittente<br />
televisiva con molteplici e svariate<br />
mansioni e responsabilità. Collabora<br />
anche a progetti scenografici, sigle<br />
e aspetti visivi <strong>di</strong> trasmissioni<br />
televisive.<br />
Presso la <strong>Comunità</strong> degli italiani<br />
realizza scenografie per la<br />
filodrammatica, ne cura la regia e<br />
insegna <strong>di</strong>segno e pittura ai ragazzi<br />
delle elementari.<br />
Con l’arrivo dei primi computer alla<br />
Tv <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria (grazie all’UP
<strong>di</strong> Trieste) acquisisce le prime<br />
competenze informatiche, in primis,<br />
inevitabilmente, immagini, grafica e<br />
fotografia.<br />
Stimolato, come negli anni giovanili,<br />
da uno spirito <strong>di</strong> indomabile<br />
curiosità, dopo il pensionamento si<br />
de<strong>di</strong>ca con più assiduità, seppure<br />
con modesti mezzi, alla fotografia e<br />
alla sperimentazione delle tecniche<br />
espressive <strong>di</strong>gitali che, oggi, il<br />
computer rende possibili.<br />
DigitArt: profilo critico<br />
<strong>La</strong> consuetu<strong>di</strong>ne con gli strumenti<br />
informatici porta Sergio Morosini a<br />
percorrere il mare delle potenzialità<br />
costruttive dell’immagine, nel tragitto<br />
fra la fotografia e l’elaborazione<br />
computerizzata. Al fondo <strong>della</strong> sua<br />
ricerca c’è la marcata aderenza ai<br />
postulati <strong>di</strong> una scansione dello<br />
spazio, tipica <strong>della</strong> pittura, ma le<br />
infinite opzioni offerte dalla tecnica<br />
vengono incanalate in un repertorio <strong>di</strong><br />
idee che il mouse, guidato dalla mano<br />
progettuale dell’artista, traccia sullo<br />
schermo e che <strong>di</strong>venta una sorta <strong>di</strong><br />
viaggio nei recessi <strong>della</strong> psiche oppure<br />
nelle proiezioni <strong>della</strong> fantasia. Sergio<br />
Morosini conduce l’osservatore in<br />
un mondo “altro”, dove le rilevanze<br />
formali conosciute lasciano i contorni<br />
abituali o sbia<strong>di</strong>scono le anatomie<br />
fino al loro completo stravolgimento<br />
e approdano a temi nuovi, talora<br />
risolti in puri fenomeni <strong>di</strong> luce. <strong>La</strong><br />
foto <strong>di</strong> un qualsiasi ambito del reale<br />
viene sganciata completamente dalla<br />
sua traccia originale e trascinata in<br />
un processo metamorfico, denso<br />
<strong>di</strong> sorprese sollecitanti per l’autore<br />
stesso, fino al raggiungimento<br />
dell’esito finale. Così il dato strategico<br />
si combina con una forte carica <strong>di</strong><br />
casualità per la realizzazione <strong>di</strong> opere<br />
che - giocate in bianco e nero oppure<br />
orchestrate a colori - si sintonizzano<br />
tutte con la sua sensibilità, legata al<br />
paesaggio, alle relazioni dell’uomo<br />
con l’ambiente, alle caratteristiche<br />
<strong>della</strong> fisicità circostante, alle<br />
<strong>di</strong>namiche del mondo interiore.<br />
Il percorso <strong>della</strong> mostra è davvero<br />
significativo nell’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />
molteplici motivi che fanno parte <strong>di</strong><br />
un caleidoscopio <strong>di</strong> emozioni tradotte<br />
in immagini: vortici <strong>di</strong> luminosità<br />
intensa; accenni figurali <strong>di</strong> animali<br />
anche fantastici, prelevati da una<br />
mitologia privata; atmosfere rarefatte<br />
poggianti su una finissima tessitura<br />
<strong>di</strong> segni; allusioni <strong>di</strong> presenze umane<br />
nelle lande <strong>della</strong> memoria; giochi<br />
sovrapposti <strong>di</strong> trasparenze; evidenze<br />
geometriche, dove si afferma il valore<br />
emblematico <strong>della</strong> roton<strong>di</strong>tà, come<br />
metafora del tempo che scorre.<br />
L’opera <strong>di</strong> Sergio Morosini lascia<br />
intravedere spesso una tensione<br />
concettuale vincolata all’idea<br />
del movimento, a tal punto che<br />
l’elaborazione si prospetta come un<br />
frame <strong>di</strong> un film che ha miria<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
possibilità <strong>di</strong> sviluppo ulteriore. Con<br />
alcune calcolate <strong>di</strong>storsioni sa creare<br />
una specie <strong>di</strong> danza nello spazio,<br />
<strong>La</strong> città<br />
celebrazione massima dell’idea <strong>di</strong><br />
leggerezza, quasi la materializzazione<br />
<strong>di</strong> un afflato spirituale. In alcuni<br />
lavori l’esito <strong>della</strong> ricerca assume<br />
una parvenza lievemente materica,<br />
che sfuma nell’in<strong>di</strong>stinto <strong>di</strong> una<br />
stesura acquerellata, dentro logiche<br />
compositive sostenute da un impianto<br />
architettonico preciso. Oppure lascia<br />
emergere il nitore <strong>della</strong> focalizzazione<br />
<strong>di</strong> una rugosità <strong>di</strong> superficie, ritratto<br />
<strong>di</strong> una complicata conformazione<br />
<strong>della</strong> corteccia.<br />
Alla base <strong>della</strong> tensione creativa<br />
<strong>di</strong> Sergio Morosini c’è uno slancio<br />
ricorrente a interpretare la realtà<br />
esterna (il mondo fisico) e interna<br />
(sensazioni, scatti emotivi) con l’animo<br />
pronto a coglierne l’essenza: gli<br />
aromi, le forme e i colori dell’esistente<br />
trovano spazio in un’autentica<br />
avventura dell’immaginazione - a cui<br />
è invitato anche l’osservatore - e in<br />
un’ebbrezza, derivata dallo stupore<br />
prodotto continuamente dalla ricerca,<br />
capace <strong>di</strong> esorcizzare a volte le<br />
conseguenze <strong>della</strong> pesante atmosfera<br />
del quoti<strong>di</strong>ano.<br />
Enzo Santese<br />
<strong>La</strong> Città è il foglio semestrale <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Responsabile Alberto Cernaz. Stampa Pigraf s.r.l.<br />
Isola. Tiratura 1300 copie. Si invia gratuitamente ai soci. In<strong>di</strong>rizzo: <strong>Comunità</strong> degli italiani, Via Fronte<br />
<strong>di</strong> liberazione 10, 6000 Capo<strong>di</strong>stria. EMAIL: la<strong>citta</strong>1@gmail.com<br />
Copertina: Retro <strong>della</strong> ex chiesa <strong>di</strong> S. Francesco; cartolina stampata nel 1910 in occasione <strong>della</strong> Prima<br />
Esposizione provinciale istriana (Coll. Janez Janežič).<br />
31
<strong>La</strong> città<br />
32<br />
<strong>La</strong> Filodrammatica ‘Cademia Castel Leon in trasferta nell’Umaghese<br />
Franca Kovačič, Ketty Kovačič-Poldrugovac<br />
e Sandra Vitošević (foto Danilo Fermo).<br />
Grande successo <strong>di</strong> pubblico, applausi a scena aperta,<br />
risate e <strong>di</strong>vertimento per la filodrammatica “’Cademia<br />
Castel Leon” <strong>della</strong> C.I. “Santorio Santorio” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
che sabato 27 marzo 2010 ha presentato alla Casa <strong>di</strong><br />
cultura <strong>di</strong> Babici la comme<strong>di</strong>a in tre atti “LA COLPA DE<br />
INVECIAR”. È stata la prima uscita con questo nuovo<br />
lavoro firmato da Nunzio Cocivera, liberamente adattato<br />
in <strong>di</strong>aletto istroveneto da Ambra Valenčič e Sergio<br />
Settomini e <strong>di</strong>retto da Bruna Alessio Klemenc.<br />
<strong>La</strong> trama verte sull’intolleranza per la debolezza e la<br />
fragilità delle persone anziane ma essendo una comme<strong>di</strong>a<br />
brillante il lieto fine è assicurato con la promessa, ai<br />
vecchi <strong>di</strong> casa, <strong>di</strong> protezione, accu<strong>di</strong>mento e presenza<br />
affettiva. Anche perchè, detto tra noi, la vecchiaia è<br />
pur sempre un traguardo ambito e l’alternativa...non ci<br />
<strong>La</strong> presidente <strong>della</strong> CI S. Lorenzo-Babici, Roberta<br />
Grassi Bartolić, e la <strong>di</strong>rigente <strong>della</strong> filodrammatica<br />
capo<strong>di</strong>striana Bruna Alessio Klemenc<br />
rallegra proprio...<br />
Gli attori Corrado Cimador, Franca Kovačič, Sandra<br />
Vitoševič, Sergio Settomini, Ketty Kovačič Poldrugovac<br />
e Ambra Valenčič hanno confermato la loro in<strong>di</strong>scussa<br />
bravura. Brava anche la nostra suggeritrice Marina<br />
Gregorič pronta e attenta a non far scappare le battute.<br />
Gra<strong>di</strong>tissimi poi gli intermezzi musicali dell’altrettanto<br />
bravo Stefano Hering che con la sua voce suadente e le<br />
canzoni anni 70’ ha acceso nel pubblico un pizzico <strong>di</strong><br />
nostalgia.<br />
Squisita l’ospitalità <strong>della</strong> C.I. <strong>di</strong> San Lorenzo - Babici che<br />
ringraziamo <strong>di</strong> cuore e ci impegnamo a contraccambiare.<br />
Bruna Alessio Klemenc
FOLKEST 2010<br />
<strong>La</strong> città<br />
Cari lettori, anche quest’anno vi invitiamo a presenziare in luglio alle tre serate che tra<strong>di</strong>zionalmente si svolgono<br />
nel nostro comune nell’ambito <strong>della</strong> maggiore manifestazione <strong>di</strong> musica etnica dell’Alto Adriatico. Parliamo<br />
naturalmente <strong>di</strong> Folkest, che si fermerà da noi per la <strong>di</strong>ciottesima volta. I concerti si svolgeranno all’estivo<br />
<strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Crevatini e in Piazza Carpaccio a Capo<strong>di</strong>stria. <strong>La</strong> manifestazione è patrocinata<br />
come sempre dalla locale <strong>Comunità</strong> Autogestina <strong>della</strong> <strong>Nazionalità</strong> <strong>Italiana</strong>. Il calendario completo <strong>di</strong> Folkest<br />
è ricchissimo e si articola per tutto il mese <strong>di</strong> luglio in una serie <strong>di</strong> concerti nel Friuli - Venezia Giulia, in<br />
Slovenia e in Austria. Nelle tre serate avremo l’occasione <strong>di</strong> ascoltare espressioni musicali mai prima presentate<br />
a Capo<strong>di</strong>stria, musica nuova per le nostre contrade, ma dalla lunga tra<strong>di</strong>zone, sempre vive e coinvolgenti.<br />
Inizieremo venerdì, 16 luglio con un tributo a Frank<br />
Zappa, nel 70.esimo <strong>della</strong> sua nascita. Frank Zappa è<br />
stato un gran<strong>di</strong>ssimo musicista e compositore americano<br />
<strong>di</strong> origini italiane, uno dei più gran<strong>di</strong> del XX secolo,<br />
scomparso prematuramente nel 1993. In piazza Carpaccio,<br />
si esibiranno i componenti <strong>della</strong> sua mitica band. Tra il<br />
1964 ed il 1974 si chiamavano “Mothers of Invention”.<br />
Oggi, un po’ invecchiati, ma con immutato talento, si<br />
sono ribattezzati “The Grande Mothers Re:Invented”,<br />
ovvero le nonne reinventate! Il repertorio estratto dal<br />
primo periodo degli anni ’60 e dalla produzione <strong>della</strong><br />
metà degli anni ’70, ripropone fedelmente un sound<br />
che è <strong>di</strong>ventato unico e assolutamente stupefacente. Il<br />
gruppo originale, con l’inserimentrro <strong>di</strong> due elementi non<br />
proprio 60’, a 17 anni dalla scomparsa <strong>di</strong> Frank Zappa,<br />
si <strong>di</strong>verte a riealaborare, comporre e scomporre brani<br />
come “Montana”, “Uncle Meat”, “Florentine Pogen” e<br />
tantissimi altri per uno spettacolo <strong>di</strong> musica assolutamente<br />
imper<strong>di</strong>bile. Roy Estrada, Don Preston e Napoleon<br />
Murphy Brock ci accompagneranno a visitare uno degli<br />
angoli più belli e creativi <strong>della</strong> musica moderna, con lo<br />
spiritoo <strong>di</strong> Zappa sempre accanto.<br />
Grande Mothers Re:Invented<br />
Napoleon Murphy Brock – voce solista, sassofono<br />
e flauto; Roy Estrada – basso, voce, sonorità; Don<br />
Preston – tastiere, voce, elettronica; Christopher Garcia<br />
– batteria; Robbie Mangano – chitarrra.<br />
Il giorno dopo, sabato 17 luglio, sarà la volta dei Systema<br />
Solar, un gruppo proveniente dalla Colombia. Si tratta<br />
<strong>di</strong> un collettivo musico-visuale proveniente dalla costa<br />
caraibica del paese latino americano. I membri del<br />
gruppo portano con sé sonorità <strong>di</strong>verse e nelle vibrazioni<br />
afro-caraibiche hanno trovato un mare <strong>di</strong> possibilità per<br />
esprimere la forza e la potenza <strong>della</strong> musica colombiana.<br />
Il gruppo dà vita ad uno spettacolo au<strong>di</strong>o-visuale originale<br />
che hanno chiamato “Berbenautika”, ispirandosi alla<br />
tra<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> cultura musicale colombiana e delle<br />
feste popolari. Creano un misto <strong>di</strong> musica afro-caraibica<br />
e folcloristica colombiana come il porro, la cumbia, il<br />
fandango, la champeta, e la fondono con la molteplicità<br />
degli stili <strong>di</strong> oggi: hip hop, house, techno, breakbeat,<br />
breakdance, scratching e video dal vivo. Con il loro<br />
spettacolo desiderano anche celebrare i 200 anni <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>pendenza <strong>della</strong> Colombia (20 luglio 1810). Venite ad<br />
33
<strong>La</strong> città<br />
ascoltarli e a ballare con loro.<br />
John Primera: voce, maestro <strong>di</strong> cerimonia; In<strong>di</strong>go: voce,<br />
maestro <strong>di</strong> cerimonia; Pellegrino: architetto del suono;<br />
Daniboom: re <strong>della</strong> techno cumbia; Pata dePerro: video<br />
jockey; Kike: percussioni; DJ Corpas: gigante dello<br />
scratch.<br />
<strong>La</strong> tre giorni <strong>di</strong> Folkest a Capo<strong>di</strong>stria, si concluderà<br />
mercoledì 21 luglio a Crevatini, come sempre all’estivo<br />
<strong>della</strong> locale <strong>Comunità</strong> degli Italiani. A presentarsi al<br />
nostro pubblico sarà una formazione che arriva dall’Italia.<br />
Il gruppo Antiche Ferrovie Calabro-Lucane è nato<br />
nel 2009 su un progetto <strong>di</strong> Ettore Castagna, musicista e<br />
ricercatore nonché protagonista <strong>di</strong> precedenti importanti<br />
esperienze in ambito etno-acustico. I nuovi compagni <strong>di</strong><br />
viaggio sono strumentisti e ricercatori <strong>di</strong> talento nel mondo<br />
etno-musicale meri<strong>di</strong>onale: Domenico Micu Corapi (voce<br />
e chitarre), Giuseppe Ranieri continuatore <strong>di</strong> una vera e<br />
propria <strong>di</strong>nastia <strong>di</strong> leggendari suonatori a chiave delle<br />
34<br />
I colombiani Systema solar. Antiche Ferrovie Calabro-Lucane.<br />
Programma FOLKEST 2010 a Capo<strong>di</strong>stria<br />
Organizzatore: AIAS Capo<strong>di</strong>stria<br />
Patrocinatore: <strong>Comunità</strong> <strong>Autogestita</strong> <strong>della</strong><br />
<strong>Nazionalità</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
Venerdì, 16 luglio 2010<br />
Capo<strong>di</strong>stria – Piazza Carpaccio<br />
Ore 21,30<br />
Concerto:<br />
GRANDE MOTHERS RE:INVENTED (USA)<br />
Ingresso libero<br />
www.myspace.com/grandemothersreinvented<br />
www.united-mutations.com/g/<br />
grandmothersreinvented.htm<br />
Serre catanzaresi e Gianpiero Nitti, (autentico milanese <strong>di</strong><br />
Matera) attento ripropositore del suono calabrese e lucano<br />
all’organetto. Il gruppo che si fonda sulla suggestione del<br />
viaggio periferico, rurale, minore delle littorine, i trenini<br />
a scartamento ridotto delle ferrovie regionali Calabro-<br />
Lucane eseguendo un repertorio affascinante e poco<br />
conosciuto che è quello delle montagne al centro <strong>della</strong><br />
Calabria: dallo Zomero, alle Serre, alla Sila. Gli strumenti<br />
sono necessariamente quelli del mondo conta<strong>di</strong>no e<br />
pastorale <strong>di</strong> quest’area: zampogna a chiave, ciaramella,<br />
lira, chitarra battente, rullante e grancassa. Il sound è<br />
antico, evocativo e contemporaneamente <strong>di</strong>vertente e<br />
coinvolgente.<br />
Ettore Castagna - lira, doppio flauto, zampogna a<br />
chiave; Domenico Corapi - voce, chitarra battente,<br />
chitarra acustica, rullante; Gianpiero Nitti - organetti,<br />
flauto armonico, cassa; Giuseppe Ranieri - zampogna a<br />
chiave, pipita (ciaramella), chitarra battente.<br />
Sabato, 17 luglio 2010<br />
Capo<strong>di</strong>stria – Piazza Carpaccio<br />
Ore 21,30<br />
Concerto: SYSTEMA SOLAR (Colombia)<br />
Ingresso libero<br />
www.systemasolar.com<br />
www.myspace.com/systemasolar<br />
Mercoledì, 21 luglio 2010<br />
Crevatini – Estivo <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong><br />
Crevatini<br />
Ore 21,30<br />
Concerto: ANTICHE FERROVIE CALABRO-<br />
LUCANE (Italia)<br />
Ingresso libero<br />
www.a-catania.it/.../antiche-ferrovie-calabrolucane.htm
È nato il Comitato <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria <strong>della</strong> Società Dante Alighieri,<br />
ambasciatrice nel mondo del patrimonio culturale italiano<br />
<strong>La</strong> città<br />
Capo<strong>di</strong>stria può contare su un nuovo alleato per promuovere e valorizzare la lingua e la cultura italiana. Da poco,<br />
infatti, si è costituito in città un comitato <strong>della</strong> »Dante Alighieri«, l’antica Società - è stata fondata a Roma nel 1889 -<br />
impegnata da oltre cent’anni nella <strong>di</strong>ffusione del nostro i<strong>di</strong>oma e alimentare, tra gli stranieri e i connazionali residenti<br />
all’estero, l’amore per la cultura italiana.<br />
Il comitato <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è il primo<br />
in Slovenia, e va ad aggiungersi alla<br />
decina <strong>di</strong> nuove se<strong>di</strong> <strong>della</strong> »Dante«<br />
aperte negli ultimi anni in Croazia,<br />
fra l’Istria, Fiume e la Dalmazia, ma<br />
anche a Zagabria. Nel corso <strong>della</strong><br />
prima riunione ufficiale, che si è<br />
svolta a Palazzo Gravisi a fine marzo,<br />
sono state attribuite le cariche sociali<br />
e nominati i componenti degli altri<br />
organismi del sodalizio. Presidente<br />
è stata eletta Vanja Vitoševič,<br />
vicepresidenti Devana Jovan e<br />
Maurizio Tremul, tutti nomi noti<br />
<strong>della</strong> comunità italiana <strong>citta</strong><strong>di</strong>na, o ad<br />
essa molto vicini.<br />
I piani <strong>di</strong> sviluppo <strong>della</strong> Dante<br />
sono ambiziosi. L’idea è quella<br />
<strong>di</strong> coinvolgere connazionali e no:<br />
soprattutto, anzi, chi italiano non è, ma<br />
ama l’Italia e la cultura italiana, con<br />
una missione complementare, dunque,<br />
a quella svolta dalle istituzioni <strong>della</strong><br />
nostra minoranza. Per questo, come<br />
ha <strong>di</strong>chiarato la presidente Vitoševič,<br />
tutte le manifestazioni promosse<br />
dal neocomitato saranno bilingui.<br />
Il programma 2010 comprende<br />
appuntamenti e incontri a cadenza<br />
mensile, con una proposta variegata<br />
che spazierà dalla letteratura all’arte,<br />
agli spettacoli e ai concerti allo scopo<br />
<strong>di</strong> stimolare, se possibile, anche<br />
l’interesse dei giovani. In autunno<br />
dovrebbero inoltre iniziare i corsi<br />
<strong>di</strong> lingua italiana, una componente<br />
fondamentale dell’attività svolta dai<br />
circa 500 comitati <strong>della</strong> Dante nel<br />
mondo.<br />
O.R.<br />
Il pubblico in sala (foto Jana Belcijan).<br />
<strong>La</strong> presidente <strong>della</strong> »Dante«<br />
capo<strong>di</strong>striana, Vanja Vitošević.<br />
35
<strong>La</strong> città<br />
Il 4 giugno si è svolta la serata<br />
inaugurale del primo comitato<br />
in Slovenia <strong>della</strong> Società “Dante<br />
Alighieri”. L’evento è stato sarà<br />
interamente de<strong>di</strong>cato al Sommo<br />
poeta. Ha coronato la serata a Palazzo<br />
Pretorio, la vernice <strong>della</strong> mostra <strong>di</strong><br />
opere del pittore accademico Goran<br />
Janković, “Danteros”. L’artista è<br />
nato nel 1957 a Podgorica, ma vive a<br />
Banja Luka dove insegna alla locale<br />
Università. Ha ricevuto numerosi<br />
premi e riconoscimenti nel campo<br />
del design grfico e <strong>della</strong> pubblicità.<br />
Il progetto “Danteros” (da Dante +<br />
36<br />
«Dante», il debutto a Palazzo Pretorio con Goran Janković<br />
Eros) propone un viaggio <strong>di</strong> ricerca<br />
culturale con l’intento <strong>di</strong> scoprire,<br />
nella “Divina Comme<strong>di</strong>a” <strong>di</strong> Dante<br />
Alighieri, parvenze erotiche. <strong>La</strong><br />
fisicità delle figure che appaiono<br />
nell’”Inferno”, quella sospesa verso<br />
lo spirituale del “Purgatorio” e<br />
quella delle in<strong>di</strong>vidualità eteree che<br />
compongono l’unità del “Para<strong>di</strong>so”.<br />
Non è cosa facile, nella tra<strong>di</strong>zione<br />
letteraria, trovare saggi capaci <strong>di</strong><br />
rendere chiare le ragioni profonde <strong>di</strong><br />
questo collegamento. Più semplice è la<br />
ricerca nell’universo delle illustrazioni<br />
che hanno accompagnato alcune<br />
L'inaugurazione <strong>della</strong> mostra (Foto Andrej Bertok).<br />
e<strong>di</strong>zioni <strong>della</strong> “Divina Comme<strong>di</strong>a”.<br />
Sono del 1860 quelle composte da<br />
Gustavo Doré, che <strong>di</strong>segna la figura<br />
<strong>di</strong> Beatrice, al suo primo apparire<br />
nel secondo canto dell’”Inferno”,<br />
irra<strong>di</strong>ante luce spirituale da un corpo<br />
sinuoso ed affascinante. Come scrive<br />
Carmelo Calò Carducci, <strong>di</strong>rettore<br />
dell’Instituto IRRE, Puglia: “Non<br />
sfugge alle suggestioni dell’Eros<br />
proposte dalla lettura dantesca, la<br />
pittura <strong>di</strong> Goran. Suggestioni che si<br />
condensano in fantasmi fuoriuscenti<br />
dalla testa del Poeta; in raffigurazioni<br />
<strong>di</strong> ambigue figure antropomorfe,<br />
sospese con i loro eteri colori, in<br />
una buia atmosfera o <strong>di</strong>stese, nella<br />
crudezza del bianco e nero; in<br />
corporei personaggi, quasi irriverenti<br />
nella postura; in segni arcani che si<br />
propongono come semplici profili,<br />
come più complessi schizzi in nero, o<br />
come contorti intrecci <strong>di</strong> linee colorate<br />
nei quali la figura umana si sublima.<br />
Non si può che restare piacevolmente<br />
stupiti e stimolati da queste ar<strong>di</strong>te<br />
composizioni che fondono tra loro<br />
le dantesche sensibilità antiche,<br />
italiane e comunque attuali nella loro<br />
immortalità, e le moderne sensibilità<br />
del Goran e <strong>della</strong> ospitale e nobile<br />
terra bosniaca. Si tratta <strong>di</strong> una fusione<br />
che segna felicemente la universalità<br />
<strong>di</strong> Dante e la mai spenta valorialità<br />
delle sue parole”.<br />
Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria in collaborazione con l’Unione italiana e la casa e<strong>di</strong>trice E<strong>di</strong>t <strong>di</strong> Fiume, ban<strong>di</strong>sce un<br />
Concorso<br />
per sceneggiati originali ra<strong>di</strong>ofonici <strong>di</strong> 20-25 minuti. Il concorso è a tema libero per opere in lingua italiana.<br />
Le opere non devono superare le 6 cartelle dattiloscritte e devono comprendere al massimo 4 interpreti. I<br />
migliori 3 lavori selezionati verranno inclusi nella stagione <strong>di</strong> prosa dell’emittente che ne curerà la messa in<br />
onda. Le opere premiate verranno pubblicate nella rivista culturale <strong>La</strong> Battana.<br />
I testi devono pervenire entro il 31 agosto 2010 all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />
Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria via O.F. 15 – 6000<br />
Koper-Capo<strong>di</strong>stria (Slovenia)<br />
oppure all’in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> posta elettronica:<br />
nives.decman@rtvslo.si
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO:<br />
<strong>La</strong> città<br />
I profili professionali <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> Nazionale <strong>Italiana</strong> a Capo<strong>di</strong>stria<br />
<strong>La</strong> finalità principale del progetto <strong>di</strong> ricerca “I profili professionali <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> Nazionale <strong>Italiana</strong> a<br />
Capo<strong>di</strong>stria” è quella <strong>di</strong> accrescere e verificare le conoscenze relative alla composizione professionale <strong>della</strong><br />
<strong>Comunità</strong> <strong>Italiana</strong> del Capo<strong>di</strong>striano al fine <strong>di</strong> definire possibili strategie d’intervento, me<strong>di</strong>ante la creazione<br />
<strong>di</strong> un database dei profili occupazionali dei connazionali. Il progetto <strong>di</strong> ricerca si è svolto in tre fasi. Nella<br />
prima fase è stato definito il campione oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Nella seconda fase è stata definita la metodologia <strong>di</strong><br />
analisi, è stato redatto e verificato empiricamente il questionario utilizzato per la raccolta dei dati. <strong>La</strong> terza<br />
fase è consistita nella raccolta dei dati, effettuata me<strong>di</strong>ante ricerca sul campo, nella catalogazione e successiva<br />
elaborazione dei dati parzialmente esposti nel volume presentato ed interamente contenuti nel database che<br />
rappresenta il prodotto finale del progetto.<br />
Uno dei risultati tangibili del progetto è, appunto, il<br />
rapporto <strong>di</strong> ricerca “I profili professionali <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong><br />
Nazionale <strong>Italiana</strong> a Capo<strong>di</strong>stria” scritto a quattro mani<br />
dal dr. sc. Aleksandro Burra e dal dr. sc. Andrea Debeljuh.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un testo <strong>di</strong> taglio sociologico che fornisce una<br />
chiave interpretativa dei dati raccolti.<br />
<strong>La</strong> ricerca, finanziata dalla CAN <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è stata<br />
condotta su un campione <strong>di</strong> 284 soggetti tra i 18 ed i 90<br />
anni <strong>di</strong> età. Trattandosi <strong>di</strong> una ricerca volta alla creazione<br />
<strong>di</strong> una banca dati non è possibile fare inferenza dei<br />
risultati ottenuti su 284 soggetti a tutta la popolazione. È<br />
possibile, però, ipotizzare che il campione, casualmente<br />
costruito, che rappresenta il 25% <strong>della</strong> collettività degli<br />
italiani, <strong>di</strong> età compresa nella fascia d’interesse, dell’area<br />
in questione, permette <strong>di</strong> trarre alcune conclusioni con un<br />
grado elevato <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità.<br />
<strong>La</strong> ricerca sociologica a corollario del database ha rilevato<br />
l’esistenza <strong>di</strong> una piramide demografica sfavorevole,<br />
caratterizzata da un’alta percentuale <strong>di</strong> anziani, a cui fa<br />
da contrappeso una popolazione minoritaria giovanile.<br />
I giovani possiedono un ottimo livello d’istruzione e <strong>di</strong><br />
conoscenze linguistiche ed informatiche ed una maggiore<br />
concentrazione occupazionale complessiva nel campo del<br />
terziario, in particolare nel campo dell’istruzione.<br />
Le caratteristiche del campione suggeriscono un<br />
mantenimento delle posizioni socio-economiche raggiunte<br />
dagli italiani e lasciano le porte aperte ad un’eventuale<br />
azione collettiva e/o in<strong>di</strong>viduale nel processo <strong>di</strong> coesione<br />
socio-economica regionale, con possibili ricadute anche<br />
sulla riproduzione dell’identità minoritaria. In questa<br />
prospettiva è <strong>di</strong> fondamentale importanza portare il<br />
coinvolgimento dei connazionali giovani ad un altro<br />
livello: identificando nuove forme <strong>di</strong> collaborazione con<br />
le istituzioni <strong>di</strong> rappresentanza <strong>della</strong> C.I. e con il territorio<br />
in generale.<br />
Concludendo, si deve constatare che, se la ricerca<br />
sociologica può essere considerata un atten<strong>di</strong>bile spaccato<br />
dell’universo minoritario, è auspicabile pensare a un<br />
continuum <strong>di</strong> questo progetto, che permetta <strong>di</strong> dargli la<br />
visibilità dovuta accanto alla giusta importanza. Questo<br />
permetterà <strong>di</strong> completare il database che potrà essere un<br />
ulteriore strumento sia per ottenere l’esatta composizione<br />
professionale degli italiani del Capo<strong>di</strong>striano sia per<br />
la ricerca <strong>di</strong> professionisti da parte <strong>di</strong> aziende che sono<br />
interessate a persone con questo particolare profilo. Ciò<br />
aiuterà anche a sfatare il mito per il quale le istituzioni <strong>di</strong><br />
rappresentanza <strong>della</strong> CNI non si occupano <strong>di</strong> economia ed<br />
inserimento lavorativo.<br />
37
<strong>La</strong> città<br />
“Letere dal Siam” Bangkok, 24 Maggio 2010<br />
38<br />
Dove Bud<strong>di</strong>smo e Islam se incontra e se scontra<br />
Carissimi,<br />
in sti giorni, de Tailan<strong>di</strong>a se parla in ogni telegiornal, e se scrivi su dute le testade dela carta stampada. Ciogo<br />
l’ocasion per parlar de Tailan<strong>di</strong>a anche in questa rubrica, ma tignindome ben lontan de l’argomento principe<br />
de questi giorni: la rivolta dei “rossi” a Bangkok.<br />
Permeteme però de ispirarme a questa<br />
ultima, o mejo a una frase de un<br />
articolo publicado nei giorni passai<br />
su un giornal in lingua inglese de<br />
Bangkok, el “Bangkok Post”, subito<br />
dopo che la sommossa la jera stada<br />
repressa dai militari. L’articolo se<br />
concludeva con ste parole:<br />
The government and the army may<br />
have prevailed today, but they have<br />
definitely not won the war. The<br />
wound is deep in the heart of the<br />
red shirt movement. From now on,<br />
skirmishes and guerrilla attacks as<br />
well as opportunistic arson attacks<br />
can happen any time and nobody<br />
knows when they will end. Bangkok<br />
could become like the restive deep<br />
South. It is a vision that no one wants<br />
to come true.<br />
Tradusion a la bona per quei che no<br />
conossi l’inglese:<br />
Un apetitoso piato de bruchi.<br />
Il governo e l’esercito possono anche<br />
aver prevalso oggi, ma sicuramente<br />
non hanno vinto la guerra.<br />
<strong>La</strong> ferita è profonda nel cuore del<br />
movimento delle magliette rosse.<br />
D’ora in poi, scaramucce, attacchi<br />
<strong>della</strong> guerriglia e opportunistici<br />
incen<strong>di</strong> possono succedere in<br />
qualsiasi momento e nessuno sa<br />
quando finiranno. Bangkok potrebbe<br />
<strong>di</strong>ventare come il riottoso profondo<br />
sud. È una visione che nessuno<br />
vorrebbe <strong>di</strong>ventasse realtà.<br />
E xe proprio questa realtà del<br />
profondo sud tailandese che volaria<br />
portar ogi a vostra conoscenza. Anca<br />
perché ga qualche rassomiglianza<br />
con situazioni tipiche che nassi in<br />
territori culturalmente misti e che noi<br />
qua conossemo sai ben.<br />
L’altra volta go cità la situazion in Alto<br />
A<strong>di</strong>ge/Süd Tirol dove el problema xe<br />
sta bastanza ben afrontà, tanto che ogi<br />
gran<strong>di</strong> problemi de caratere etnico no<br />
ghe xe, nonostante la presenza nel<br />
stesso territorio de tre etnie <strong>di</strong>verse e<br />
con interessi contrastanti. Ogi femo<br />
un salto de 9000 chilometri per andar<br />
a visitar un posto dove i problemi no<br />
solo no i xe stai risolti, ma a<strong>di</strong>ritura i<br />
se ga tanto incancrenìi che gnanca i<br />
otimisti più incali<strong>di</strong> ve<strong>di</strong> una via de<br />
uscita. Eco perché l’ultima frase de<br />
la mia citazion de prima, la go ciolta<br />
come base per le mie osservazioni<br />
de ogi. “È una visione che nessuno<br />
vorrebbe <strong>di</strong>ventasse realtà”. Gavemo<br />
fato un bel salto e semo rivai cussì nel<br />
profondo Sud de la Tailan<strong>di</strong>a.<br />
Logicamente, vista da lontan, la<br />
Tailan<strong>di</strong>a xe la Tailan<strong>di</strong>a. Invesse<br />
no! Xe tante Tailan<strong>di</strong>e, una che ga<br />
portà ai recenti scontri de Bangkok e<br />
che ven dal profondo Nord-Est, zona<br />
povera, la più povera de la Tailan<strong>di</strong>a<br />
per oggetive ragioni climatiche che<br />
influissi dramaticamente su una<br />
società ancora prevalentemente<br />
agricola. Zona abitada da una<br />
etnia <strong>di</strong>versa (<strong>La</strong>o) da quei che se<br />
considera Thai puri, ma abastanza<br />
simile e assimilada, tanto da no crear<br />
assolutamnte problemi de natura<br />
etnica, ma solo sociale. Una società<br />
tanto povera che xe emblematico el<br />
detto “quei dell’Isan (come lori ciama<br />
el Nord-Est) i magna duto quel che se<br />
movi”.<br />
Po’ ghe xe la “opulenta” regione<br />
centrale meta de una continua<br />
“immigrazione” da dute le altre parti<br />
del paese in serca de fortuna.<br />
E po’ ghe xe el vero profondo sud.<br />
Terèn de incontro e scontro de etnie
<strong>di</strong>verse, lingue completamente<br />
<strong>di</strong>verse (anche alfabeti <strong>di</strong>versi),<br />
ma soprattutto religioni <strong>di</strong>verse e<br />
incompatibili.<br />
E, oviamente, drio a ste robe xe<br />
percorsi storici <strong>di</strong>versi che a un<br />
certo momento, i s’à incontrà e i s’à<br />
ingropà. Gropo sora gropo, xe <strong>di</strong>ventà<br />
un gropo cussì ingropà che nissun<br />
xe bon adesso a trovar el bandolo<br />
per molarlo (po’ xe qualchidun<br />
che qual bandolo magari no lo vol<br />
assolutamente trovar).<br />
Pochi mesi fa, l’11-12 <strong>di</strong>cembre del<br />
2009 se ga tignù, nela Università<br />
dove insegnavo, un convegno de<br />
storici de le due parti. Un convegno<br />
rivà a conclusioni sai interessanti ma<br />
che qualchidun no ga volesto publicar<br />
ufficialmente o comunque ga sercà<br />
de no far conosser al volgo (anca<br />
questo ne fa vignir in mente robe che<br />
ne riguarda <strong>di</strong>retamente!!!).<br />
Eco la locan<strong>di</strong>na del convegno,<br />
rigorosamente scrita in tre lingue<br />
(Thai, Yawi e Inglese) come se usa<br />
da quele parti<br />
E cussì vignì a saver che la lingua<br />
che se parla de quele parti xe ciamada<br />
popolarmente Yawi e se trata de<br />
una parlada de tipo malese. Solo<br />
che mentre el malese ga cambià la<br />
scritura e adopera adesso caratteri<br />
latini (rumi, i li ciama lori), el Yawi<br />
come dute le parlate locali xe più restà<br />
tacà a la tra<strong>di</strong>sion e se scrivi ancora<br />
in caratteri arabi (con l’agiunta de un<br />
per de caratteri novi per rappresentar<br />
suoni che no esisti in arabo), come<br />
del resto se scriveva fin a tanti ani fa<br />
anca el malese e come se continua a<br />
scriver anca ogi (assieme al carattere<br />
rumi) nel Sultanato de Brunei.<br />
Insoma, (eco ancora somiglianze<br />
famigliari), fra Yawi e Malese (e<br />
Indonesian) xe le stesse <strong>di</strong>ferense che<br />
xe fra serbo e croato. Se usa caratteri<br />
<strong>di</strong>versi, qualche parola la cambia,<br />
ma sostanzialmente le parlate le xe<br />
simili.<br />
Ma prima de continuar, saria el caso<br />
<strong>La</strong> città<br />
de spiegar dove che xe esatamente sta<br />
zona. Eco la cartina (foto 3).<br />
Se trata delle tre Province (Pattani,<br />
Yala e Narathiwat) che se trova<br />
proprio al confin con la Malesia.<br />
No xe le sole che ga una popolazion<br />
mista, xe, poco più a Nord, la<br />
provincia de Songhla che però ga una<br />
forte magioranza thai e dove i Yawi<br />
ga poco de <strong>di</strong>r e un’altra provincia,<br />
Sathun, sempre al confin con la<br />
Malesia, ma ad Ovest dei monti e<br />
sull’Oceano In<strong>di</strong>an dove la popolazion<br />
la se ga quasi completamente integrà<br />
con i Tailandesi, vendo perfin adotà<br />
la parlata thai, anca se con qualche<br />
particolarità tuta sua. Disemo che el<br />
nocciolo de la question al xe e al resta<br />
concentrà in quele tre province che go<br />
<strong>di</strong>to prima. E de quele parlaremo.<br />
Nei giorni passai, xe sta parlà bastansa<br />
dei fati de Bangkok. No sempre<br />
esatamente, ma comunque i me<strong>di</strong>a se<br />
ga interessà, no solo per la otantina de<br />
morti e quasi domila feri<strong>di</strong> de sti giorni,<br />
39
<strong>La</strong> città<br />
ma anca perché el flusso turistico<br />
dall’Europa xe sempre notevole,<br />
come pure i interessi commerciali<br />
dell’Occidente in generale. Nel Sud<br />
la situazione xe sai più incancrenida,<br />
la dura da oltre sinque ani, i morti ga<br />
abondantemente superà el numero de<br />
tremila (3000), ste morti le xe stade<br />
sai più atroci de quele de Bangkok,<br />
ma i turisti che andava de quele<br />
parti, jera pochissimi, i interessi<br />
commerciali quasi inesistenti e alora<br />
…… se parla solo quando i morti se<br />
tira su in quantità industriali<br />
e dopo …. cala el silenzio<br />
più totale. In questi ultimi<br />
giorni qualchidun ga invocà<br />
a Bangkok anca l’intervento<br />
dell’Onu e delle Agenzie per<br />
i “<strong>di</strong>ritti dell’uomo” a causa<br />
dell’intervento deciso, ma<br />
volù da duta la popolasion<br />
de Bangkok, per meter fine<br />
ai <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni che paralizzava<br />
la città. Ben quei stessi che<br />
desso protesta e che quella<br />
volta (cinque-sei ani fa) i<br />
jera al governo, i xe stai protagonisti<br />
<strong>della</strong> più violenta repression, proprio<br />
in questo profondo Sud. L’intervento<br />
dele “forze dell’or<strong>di</strong>ne” xe sta, alora,<br />
cussì violento che per anni e ancora<br />
adesso, per quele zone, xe <strong>di</strong>ventà<br />
un episo<strong>di</strong>o emblematico. Dunque<br />
un saco de gente (jera el 25 otobre<br />
del 2004) se veva radunà davanti<br />
a un posto de polizia per protestar<br />
40<br />
contro l’aresto ritenù arbitrario de sei<br />
persone. Protesta no proprio pacifica<br />
nel senso che al massimo xe sta tirade<br />
un per de piere, ma che dava fasti<strong>di</strong>o<br />
a chi che stava in alto e che voleva<br />
meter el bavaglio a duti i movimenti<br />
autonomisti del posto. Intervignui<br />
con mano pesante, xe sta fermada una<br />
otantina de persone, butade per tera,<br />
dopo che i ghe veva tirà via camise<br />
e maie e ghe xe sta ligà le mani (ve<strong>di</strong><br />
foto).<br />
Qualche video mostra che i vigniva<br />
ciapai a piade dai militari. Dopo<br />
qualche ora, i li ga carigai su camion,<br />
in modo che i stava <strong>di</strong>stirai un sora<br />
l’altro, messi in soma come che i<br />
fasseva a Isola con le sar<strong>di</strong>ne in scatola<br />
ne la vecia Arrigoni. I camion xe<br />
parti<strong>di</strong> verso serte caserme dove che<br />
i doveva esser detenui, i camion xe<br />
anca rivai, ma la otantina de persone<br />
I tre tipi etnici abitanti ne la zona: in centro mi a rappresentar i bianchi (pochi<br />
ma i xe), a la mia sinistra el tipico tailandese (anche se un poco tropo alto per<br />
un thai) e ala mia destra el ragazzo che me fa de autista (tipico malese).<br />
(se no sbaglio, jera esatamente 78)<br />
le xe rivade cadaveri. L’autopsia ga<br />
<strong>di</strong>to dopo che squasi duti xe morti<br />
asfissiai, meno 7 che veva segni de<br />
bote, ma anca de proietili. E nissuna<br />
Agenzia per i <strong>di</strong>ritti dell’uomo se<br />
ga fato avanti, in quela ocasion. Ma<br />
quel che xe pegio, xe che el Thaksin,<br />
quel che ogi xe el leader in esilio<br />
dele “camise rosse” e che ga istigà i<br />
<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni recenti de Bangkok, e che<br />
quela volta al jera Primo Ministro,<br />
al s’à permesso de <strong>di</strong>r che quei i jera<br />
morti de debolezza, dato<br />
che i <strong>di</strong>giunava, perché<br />
jera el mese de Ramadan<br />
e i Mussulmani da quele<br />
parti xe particolarmente<br />
ligi al precetto del <strong>di</strong>giuno.<br />
Quela volta anca i nostri<br />
giornai europei gaveva<br />
parlà, ma l’episo<strong>di</strong>o xe sta<br />
presto <strong>di</strong>smentegà. Ma là<br />
no! E massamento dopo<br />
massamento i morti ga<br />
superà el numero de tremila.<br />
E che morti! Tantissimi<br />
decapitai, altri sgozzai.<br />
Scole brusade, maestri copai mentre<br />
i andava (perfin soto scorta) a scola<br />
a insegnar. Un maestro a<strong>di</strong>rittura xe<br />
sta sgozzà in classe e lassà per tera<br />
davanti ai suoi alievi. Militari che salta<br />
per aria su mine, altri che ven copa<strong>di</strong><br />
da bombe messe su motociclette e<br />
motorini, fati saltar a <strong>di</strong>stanza con i<br />
telefonini. Per un per de ani, anche<br />
el colegamento aereo con quela cità<br />
ai confini dela Tailan<strong>di</strong>a al jera sta<br />
sospeso e adesso, l’aereo xe de novo<br />
in servizio (un volo al giorno) ma per<br />
andar e vignir in cità da l’aeroporto,<br />
bisogna spetar de andar in convoglio<br />
con polisia davanti e da drio. Insoma<br />
un bel viver!<br />
Xe ciaro che el caos xe grando, ma<br />
le cause? Sta roba de sicuro no xe<br />
nata per el capricio de qualchidun.<br />
Magari qualchidun che veva interesse<br />
ga impizà la micia, ma in ogni caso<br />
la micia, anzi le micie le jera za<br />
stade posade. Vemo cause etnicolinguistiche.<br />
Nel passà, la zona la jera<br />
in<strong>di</strong>pendente (Sultanato <strong>di</strong> Pattani),<br />
poi la jera <strong>di</strong>ventada protettorato
tailandese e quin<strong>di</strong> con libertà limitada,<br />
ma senza perder la sua indentità duta<br />
particolare. Più o meno un secolo fa,<br />
la Tailan<strong>di</strong>a ga incorporà la zona nel<br />
suo stato. I ga semplicemente trasferì<br />
el loro modo de vita in quei posti che<br />
veva un modo de vita <strong>di</strong>verso, i lo ga<br />
imposto, magari no con la forza de<br />
le armi, ma con la forza de la lege<br />
e i ga creà un scontento general. I<br />
ga portà le scole (prima jera solo<br />
scole coraniche) e questo xe un<br />
ben, ma la lingua de insegnamento<br />
jera e xe ancora el tailandese. Una<br />
lingua completamente straniera per<br />
lori, gnanca somigliante. E questo<br />
continuo subir, ga durà a lungo fin<br />
che xe scopià. Qualche volta anca in<br />
modo assurdo. Ve conto un episo<strong>di</strong>o<br />
che me ga tocado de persona.<br />
Go dovesto andar in comun in<br />
quela ultima provincia del regno de<br />
Tailan<strong>di</strong>a. Vado con el ragazzo che<br />
me fa de autista (un del posto), ma<br />
che anche me presenta positivamente<br />
quando devo andar in posti dove no<br />
i me conossi. E questo servi tanto,<br />
altrimenti i te ve<strong>di</strong> subito come un<br />
….. (no volaria meter cossa, ma lo<br />
podé imaginar). Xe una impiegata del<br />
comun regolarmente col chador che<br />
ghe coversi meza facia (afari suoi, me<br />
<strong>di</strong>spiase solo che no podevo vederla<br />
perché credo che la jera anca belina).<br />
Me rivolgo in thai ……. Come che<br />
parlasi al muro! No podevo veder<br />
l’espression de la facia, ma comunque<br />
dovessi esser stada come quela de<br />
un che cre<strong>di</strong> de ver de far con un<br />
mentecatto. Alora interven el mio<br />
acompagndor, al se rivolgi in Yawi<br />
e in poco tempo otegnimo quel che<br />
volevimo. Ma el colloquio tra mi e<br />
ela xe sempre passà tramite el autista.<br />
Desso dovemo <strong>di</strong>r che se la lavorava<br />
in comun, qualche scola la devi ver<br />
fato e, dato che le scole in Tailan<strong>di</strong>a,<br />
le xe solo in thai, el tailandese,<br />
magari mal, ma la doveva conosserlo.<br />
Gnanca una parola! Rifiuto totale.<br />
Dopo vemo el fator religioso. <strong>La</strong> zona<br />
xe quasi completamente mussulmana,<br />
gente anca piutosto fondamentalista,<br />
mentre la Tailan<strong>di</strong>a ga una religion<br />
de stato che xe el Bud<strong>di</strong>smo. Xe sta<br />
costruì qualche tempio buddhista e<br />
queso no fa una grinza dato che xe<br />
anca buddhisti in quela zona. Ma,<br />
quando se riva su de la Malesia<br />
(altro stato mussulman), a qualche<br />
chilometro dal confin se trovemo<br />
davanti un complesso buddhista<br />
de una imponenza incre<strong>di</strong>bile. Xe<br />
un Buddha altissimo che domina<br />
duta la zona (foto) e che fa…boir i<br />
Mussulmani, anca quei moderati.<br />
Dopo ven anca le interpretazioni<br />
storiche. Ognidun risali al periodo<br />
che ghe fa più comodo e al se ferma<br />
là. L’altro invesse continua e trova<br />
<strong>La</strong> città<br />
che ….. “ma prima no jeri voi”, ma<br />
i se ferma là no i <strong>di</strong>si “prima jerimo<br />
noi” perché saria una bala. Perché<br />
prima no jera né “lori” né “noi”: jera<br />
altri. Ma per un che no sa la storia<br />
locale, quando el senti “ma prima no<br />
jeri voi” al pensa automaticamente a<br />
finir la frase con “prima jerimo noi”.<br />
Ma no xe cussì.<br />
Dopo la riunion dei “storici” xe<br />
risultà evidente e duti xe d’acordo<br />
che bisogna far qualcossa, ma i parti,<br />
duti due, da posizioni <strong>di</strong>verse, magari<br />
oposte, e noi riva a una solusion<br />
con<strong>di</strong>visa. Quel che manca nel <strong>di</strong>battito<br />
sula violenza in quele province xe<br />
“la consapevolezza del ruolo che la<br />
coscienza storica svolge nella mente<br />
dei militanti e <strong>della</strong> gente nella<br />
regione - in particolare l’influenza<br />
che la storiografia nazionalista<br />
dell’ex sultanato malese <strong>di</strong> Patani ha<br />
giocato nel formare questa coscienza<br />
storica”. De una parte se ve<strong>di</strong> el vecio<br />
sultanato de Pattani (che, ripeto,<br />
comprendeva dute le tre province,<br />
no solo quela de Pattani) in giusta<br />
lota per l’in<strong>di</strong>pendenza dal regno<br />
de Tailan<strong>di</strong>a, in nome dell’antica<br />
in<strong>di</strong>pendenza e importanza, anche<br />
culturale. Xe una storiografia che<br />
rifletti le storiografie dei stati che<br />
jera colonie dele potenze ocidentali,<br />
solo che qua la lotta no xe contro<br />
una potenza coloniale ocidentale, ma<br />
contro lo stato siamese. Da l’altra<br />
parte lo stato siamese ve<strong>di</strong> l’ex<br />
Sultanato de Pattani come un stato<br />
vassallo del Siam za da circa 700-800<br />
anni, e parti da questo presupposto,<br />
come <strong>di</strong>r al xe sempre sta nostro. I<br />
<strong>di</strong>si anca che el Bud<strong>di</strong>smo xe rivà<br />
za nel secondo secolo de la Nostra<br />
Era, mentre el Islam, xe rivà solo nel<br />
un<strong>di</strong>cesimo secolo, ma i <strong>di</strong>smentega<br />
de <strong>di</strong>r che quel stato bud<strong>di</strong>sta no jera<br />
siamese, ma faseva parte del stato<br />
indù-bud<strong>di</strong>sta de Srivijaya. Per farla<br />
curta, ognidun conta una “verità”<br />
de parte e fin che no se riva a una<br />
vision con<strong>di</strong>visa, xe poco de sperar<br />
che le robe se rimeti a posto. Spero<br />
de sbagliar!!<br />
Lucio Nalesini<br />
41
<strong>La</strong> città<br />
42<br />
I RICONOSCIMENTI DELLA CAN DI CAPODISTRIA PER IL 2009<br />
Motivazione Fabiola Prassel<br />
<strong>La</strong> Sig.a Fabiola Prassel è una tenace attivista <strong>della</strong><br />
<strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Crevatini. Ha saputo trasmettere,<br />
con sensibilità e amore, alle giovani generazioni le<br />
tra<strong>di</strong>zioni locali. Ha tenuto lezioni <strong>di</strong> cucina tra<strong>di</strong>zionale<br />
sia presso la scuola che in <strong>Comunità</strong>, con “succulente”<br />
tavole rotonde <strong>di</strong> rara delicatezza. <strong>La</strong> CI Crevatini e la CAN<br />
<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria colgono questa occasione per ringraziarla<br />
sentitamente per gli insegnamenti, la pazienza e il tempo<br />
che ha de<strong>di</strong>cato in tutti questi anni per il mantenimento<br />
delle nostre tra<strong>di</strong>zioni. Con sensibilità e affetto ci ha<br />
regalato una testimonianza <strong>di</strong> generosità e <strong>di</strong>sponibilità<br />
delle nostre nonne.<br />
Motivazione Giorgio Visintin<br />
Giorgio Visintin, nasce da padre italiano e madre slovena<br />
a Trieste città, ed ha perciò fin da bambino sensibilità<br />
<strong>di</strong>retta verso i problemi delle minoranze. <strong>La</strong> famiglia<br />
è <strong>di</strong>sagiata, perché il rifiuto <strong>della</strong> tessera del Fascio<br />
precludeva al padre ogni lavoro decente. <strong>La</strong> situazione<br />
si ripete per il giovane <strong>di</strong>plomato in ragioneria, al quale<br />
si offre solo lavoro in nero o lo sgombero delle macerie<br />
<strong>della</strong> guerra. E’ però attivo, fin dagli anni scolastici, in<br />
<strong>di</strong>verse filodrammatiche, e nel novembre 1952, il regista<br />
Anton Marti, assistendo a Trieste al “`Miles gloriosus” <strong>di</strong><br />
Plauto, lo invita a Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria. Dopo l’au<strong>di</strong>zione,<br />
il capo dei programmi Mario Abram, gli chiede <strong>di</strong><br />
subentrare come speaker fin dal giorno seguente. Viene<br />
ingaggiato inoltre come attore e truccatore dal “Teatro del<br />
Popolo” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, <strong>di</strong> cui scriverà anche le cronache.<br />
Nel ‘53-’54, nella temperie dell’esodo, <strong>di</strong>verso personale<br />
<strong>di</strong> lingua italiana viene a mancare, e Visintin intensifica<br />
Nerone Olivieri, il presidente <strong>della</strong> CAN <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria Alberto<br />
Scheriani, Fabiola Prassel e Giorgio Visintin.<br />
il lavoro, anche re<strong>di</strong>gendo trasmissioni e traducendo<br />
dallo sloveno. Tiene corsi <strong>di</strong> speakeraggio e <strong>di</strong>zione per<br />
voci nuove e, nel 1960 <strong>di</strong>venta Redattore responsabile<br />
<strong>della</strong> Redazione <strong>di</strong> politica interna, introduce le prime<br />
trasmissioni <strong>di</strong> contatto con gli ascoltatori, trasmissioni<br />
<strong>di</strong> carattere musicale e turistico, un genere che ha<br />
caratterizzato la moderna ra<strong>di</strong>o<strong>di</strong>ffusione. Parallelamente<br />
si occupa anche <strong>di</strong> traduzioni simultanee intervenendo a<br />
riunioni e congressi. Dal 1969, con la visita dell’allora<br />
presidente italiano Saragat, presta opera <strong>di</strong> traduttore nel<br />
protocollo sloveno, ed è cofondatore dell’Associazione<br />
traduttori <strong>della</strong> Slovenia. Traduce inoltre quattro libri per<br />
l’e<strong>di</strong>trice “Ma<strong>di</strong>nska Knjiga”. Nonostante gli impegni<br />
non trascura il primo amore, la recitazione. Recita infatti<br />
in una dozzina <strong>di</strong> film e produzioni televisive slovene.<br />
Partecipa alle prime trasmissioni televisive in italiano, con<br />
la celebre “’Costiera” che risulterà essere l’embrione che<br />
darà vita, nel 1971, a TV Capo<strong>di</strong>stria. E del Telegiornale<br />
<strong>di</strong> Telecapo<strong>di</strong>stria Giorgio Visintin sarà una delle voci<br />
storiche. Nel 1975 <strong>di</strong>venta redattore film <strong>della</strong> medesima<br />
emittente televisiva. Negli ultimi anni è a capo del<br />
Telegiornale, fino al pensionamento nel 1990. Continua<br />
però a lavorare a contratto per l’ente ra<strong>di</strong>otelevisivo, cui<br />
in pratica ha de<strong>di</strong>cato una vita.<br />
Motivazione Nerone Olivieri<br />
Nerone Olivieri nasce a Trieste il 22 marzo 1922 dove<br />
termina gli stu<strong>di</strong>. Dal 1938 al 1950 svolge la sua attività<br />
fra le città <strong>di</strong> Tržič e Lubiana. Nell’ottobre del 1950<br />
arriva a Capo<strong>di</strong>stria e si impiega, in qualità <strong>di</strong> professore<br />
<strong>di</strong> educazione fisica, presso il Ginnasio italiano dove<br />
rimarrà fino alla pensione. È maestro <strong>di</strong> ginnastica anche<br />
alla Scuola elementare. In quegli anni ricopre<br />
ruoli importanti, all’interno delle Istituzioni<br />
sportive locali. È membro <strong>della</strong> <strong>di</strong>rezione<br />
dell’Unione dei Circoli <strong>di</strong> educazione fisica,<br />
referente per l’atletica <strong>della</strong> Lega Sportiva,<br />
membro del Circolo sportivo “Aurora”, del<br />
Club nautico “Nautilus”. È un bravissimo<br />
insegnante <strong>di</strong> sci, allenatore <strong>di</strong> pallacanestro.<br />
Molti suoi alunni ricordano con affetto le<br />
gite scolastiche sulla neve organizzate dal<br />
professor Olivieri. Un vero trascinatore<br />
<strong>di</strong> entusiasmo. A scuola viene anche<br />
apprezzato quale coreografo. Il prof. Olivieri<br />
era ed è stimato da tutti, insegnanti e alunni,<br />
per il suo costante impegno nell’interesse<br />
generale <strong>della</strong> scuola e per aver contribuito<br />
in maniera significativa ai bisogni specifici<br />
nel campo dell’educazione fisica nelle<br />
Scuole <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> Nazionale <strong>Italiana</strong><br />
e non solo, curando e sostenendo questi<br />
valori sino ai massimi livelli <strong>di</strong> competenza<br />
e responsabilità.
Il contributo <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria al Forum Tomizza<br />
I poeti Milan Rakovac (ideatore del Forum tomizziano),<br />
Aljoša Curavić e Gašper Malej.<br />
Il Forum Tomizza ha festeggiato quest’anno l’un<strong>di</strong>cesimo<br />
compleanno, in quest’e<strong>di</strong>zione che si è protratta dal 26<br />
al 29 maggio, e che, come ormai tra<strong>di</strong>zione, attraverso<br />
simposi, convegni, concorsi rende omaggio ad un grande<br />
<strong>della</strong> cultura transfrontaliera, Fulvio Tomizza. Lo scopo<br />
<strong>di</strong> questi incontri <strong>di</strong> frontiera è <strong>di</strong> riba<strong>di</strong>re e continuare<br />
il pensiero tomizziano, ossia che l’incontro tra culture<br />
e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare, attraverso eventi culturali <strong>di</strong> questo<br />
genere, possano dare<br />
vita alla costruzione<br />
<strong>di</strong> nuove, comuni<br />
identità.<br />
Organizzata dalla<br />
Biblioteca civica<br />
<strong>di</strong> Umago, da<br />
“Primorske novice”<br />
<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e dal<br />
Gruppo 85 <strong>di</strong> Trieste,<br />
la manifestazione si<br />
è snodata attraverso<br />
questo “triangolo” <strong>di</strong><br />
località e ha preso il<br />
via Proprio all’estivo<br />
<strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli<br />
Italiani “Santorio<br />
Santorio”.<br />
<strong>La</strong> città<br />
Il primo appuntamento <strong>della</strong> serie è stato quello intitolato<br />
“ArtIstra”, con musica, poesia e spettacolo. Protagonisti<br />
i poeti Gašper Malej, Milan Rakovac e Aljoša Curavić<br />
e i musicisti Jani Kovačič e Patrizia <strong>La</strong>quidara. A dare<br />
il suo apporto alla serata è stato pure Boris Palčič con il<br />
cortometraggio “Breve inno alla patria”.<br />
<strong>La</strong> splen<strong>di</strong>da esibizione <strong>della</strong> cantante catanese Patrizia <strong>La</strong>quidara.<br />
Il cantautore sloveno<br />
Jani Kovačič.<br />
43
<strong>La</strong> città<br />
44<br />
L’ironia graffiante <strong>di</strong> »Giro <strong>di</strong> valzer«<br />
In scena il Piccolo Teatro Città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
Il nuovo teatro <strong>citta</strong><strong>di</strong>no ha ospitato il 24 aprile il lavoro »Giro <strong>di</strong> valzer«. Diretta da Livio Crevatin per il<br />
Piccolo Teatro Città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, l’opera è stata sud<strong>di</strong>visa in cinque sketch, tratti dallo stesso regista, dai testi<br />
<strong>della</strong> nota attrice ed austrice Franca Rame, nonchè dalle connazionali Carla Rotta, Koraljka Leković e <strong>La</strong>ura<br />
Marchig.<br />
Rosanna Bubola (Foto Adriana Crevatin).<br />
L’interpretazione dei brani è stata affidata alle attrivi Elena<br />
Brumini, Rosanna Bubola, Elke Burd e Paola Bonesi.<br />
»Giro <strong>di</strong> valzer nel nostro gergo significa un cambiamento<br />
<strong>di</strong> rotta, ma in senso positivo« spiega Crevatin. »E’ un<br />
percorso letterario per inquadrare la nostra società degli<br />
ultimi anni. Nella prima scena, ad esempio, si rivivono,<br />
con gli occhi <strong>di</strong> una ragazza, gli anni dei viaggi in Italia<br />
per fare shopping e lo stress <strong>della</strong> dogana ai confini.<br />
Quin<strong>di</strong> si parla del modello d’eleganza imposto a una<br />
donna più matura che non accetta <strong>di</strong> essere fuori dai canoni<br />
previsti. Più impegnato, dal punto <strong>di</strong> vista sociale, il testo<br />
incentrato sul dramma <strong>della</strong> violenza contro le donne.<br />
Franca Rame invece ha fornito lo spunto per parlare delle<br />
vicende <strong>di</strong> una persona che affronta interventi <strong>di</strong> chirurgia<br />
plastica per rimanere giovane e piacente, nonchè la vita <strong>di</strong><br />
un casellante con le <strong>di</strong>fficoltà e i contrasti <strong>di</strong> una donna<br />
che lavora«.<br />
Importante per la riuscita del lavoro il tema musicale, a<br />
ritmo <strong>di</strong> valzer ovviamente, gli interventi canori <strong>di</strong> Karina<br />
Oganjan e i balletti del New Space ballet. Sullo sfondo<br />
sono proiettate immagini che hanno ambientato le scenette<br />
in regione e soprattutto a Capo<strong>di</strong>stria. Infine Crevatin ha<br />
voluto rivolgere alcuni doverosi ringraziamenti. »Per la<br />
realizzazione devo porre in risalto il sostegno finanziario<br />
<strong>della</strong> CAN <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli italiani<br />
‘Santorio Santorio’. Importante il contributo che abbiamo<br />
avuto dal <strong>di</strong>rettrice del teatro <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, Katja Pegan,<br />
e dall’organizzatore culturale Dragan Klarica. Di grande<br />
aiuto ci è stato ancora edoardo Milani, che ha curato<br />
l’allestimento tecnico«.<br />
G. K. (<strong>La</strong> Voce del Popolo)<br />
Il regista Livio Crevatin (Foto Cernaz).<br />
Elke Burul Paola Bonesi
Vsakdan v ritmu valčka<br />
Gledališče Piccolo teatro città iz Kopra uprizorilo iskriv glasbeno scenski kolaž<br />
<strong>La</strong> città<br />
Kulturna in umetniška dejavnost pripadnikov italijanske skupnosti širšemu občinstvu včasih ostaja manj<br />
znana. In vendar bogata in razvejana neguje številne zvrsti: od literature, glasbe, likovne umetnosti in plesa do<br />
gledališča, pomembno pa v večkulturni istrski prostor prispeva z domoznanskimi in tra<strong>di</strong>cijskimi vsebinami.<br />
Elena Brumini (Foto Katonar).<br />
Pred kratkim se je v Kopru predstavilo že nekaj časa<br />
delujoče gledališče Piccolo teatro città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />
(Malo koprsko metno gledališče), ki je pod vodstvom<br />
režiserja Livia Crevatina na ogled postavilo duhovito<br />
gledališko-plesno in glasbeno sestavljanko z naslovom<br />
Giro <strong>di</strong> valzer (Plesni obrat).<br />
Dramaturški skelet je režiser sestavil iz fragmentov<br />
dramskih pisateljic iz Istre in Reke: <strong>La</strong>ure Marchig,<br />
Kenke Lekovich in Carle Rotta, zajel pa je tu<strong>di</strong> iz opusa<br />
velike igralke in dramatičarke France Rame.<br />
Protagonistke drobnih, na videz nepomembnih vsakdanjih<br />
življenskih situacij so – ženske. Skozi otroške spomine<br />
na prehajanje nekdanje meje na Škofijah v humorni<br />
interpretaciji Elene Bruminim prek na rob družbe izrinjene<br />
postajne načelnice, ki na bizaren način odslikava stanje na<br />
(samo?) italijanskih železnicah, izvrstne Rosanne Bubola,<br />
do čustvene introspekcije prefinjene Elke Burul in<br />
ironičnega posmeha imperativa večno mladostnega videza<br />
in posle<strong>di</strong>cam plastičnih operacij v duhoviti izvedbi Paole<br />
Bonesi, je režiser v uri intenzivnega dogajanja na odru<br />
stkal gosto, a lahko berljivo tkivo malih človeških usod.<br />
V trenutku, ko bi zgodbe lahko postale grenke (kar tu<strong>di</strong><br />
so), jih predstava razstrupi: na odru se kot vezni člen<br />
pojavijo tržaška pevka Elena Centrone in plesalci skupine<br />
New Space ballet iz Vidma. S projekcijo istrskih mest<br />
v ozadju in v ritmu blagoglasnega dunajskega valčka<br />
družbenokritični monologi junakinj ne izgubijo robov,<br />
nasprotno, lahkoten okvir najihovo sporočilo le še<br />
poudarja. Predstava, ob kateri se od srca nasmeješ, imaš<br />
pa tu<strong>di</strong> o čem premišljevati.<br />
Irena Urbič (Primorske Novice)<br />
I ballerini <strong>della</strong> compagnia New Space ballet (Foto Katonar).<br />
45
<strong>La</strong> città<br />
46<br />
Un paolan finì in Piemonte<br />
Intervista con Ermanno Zago, per i capo<strong>di</strong>striani Mani Galinàssa<br />
All’ultima festa <strong>della</strong> Seme<strong>della</strong> abbiamo rivisto con piacere Ermanno Zago, capo<strong>di</strong>striano residente da anni<br />
ad Alba, in Piemonte. Di famiglia paolana, Mani è emigrato subito dopo la guerra in cerca <strong>di</strong> miglior fortuna,<br />
lasciando qui i genitori. Veniva a trovare spesso il padre Antonio e la mamma Filomena, passando anche in<br />
<strong>Comunità</strong>. L’incontro <strong>di</strong> aprile è stato un’occasione per fare una chiacchierata.<br />
Mani, ma lei in che anno è nato?<br />
Mi son nato del ‘22 in Cale San Tomaso, propio sula<br />
cima, rende de Santa Chiara. Mio nono Bortolo gaveva<br />
tre fioi, un xe tornà dala guera xe morto sai presto dai<br />
patimenti. Mio papà ga fato anca la guera soto l’Austria.<br />
Iera un paolan?<br />
Paolan iera. Nono ne ga lassà un toco de tera in Campo<br />
Màrso. Anca dopo che i ga fato la Tomos i ghe ga lassà<br />
una strissieta de campagna. Gavevimo una bela zornada<br />
de tera che iera refosco e patate per far la polenta per<br />
tuto l’ano.<br />
In Calle San Tommaso c’è una chiesetta.<br />
Vigniva tanto adobada a Pasqua coi vasi, co’ la biada…<br />
sà che la biada fa subito verde. I te preparava dele<br />
cassete bele, dopo sto crocifisso, la setimana <strong>di</strong> passione.<br />
<strong>La</strong> ceseta de San Tomà noi ciamemo. Quei anni che<br />
vegniva la neve noi andavimo sbrissar…<br />
E suo papà come se ciamava?<br />
Ermanno Zago col figlio Italo<br />
all'ultima festa <strong>della</strong> Seme<strong>della</strong>.<br />
Antonio Zago detto Toni Galinassa. A iera sai bravo per<br />
far incalmi, innesti. Se ti ti guar<strong>di</strong> quei pini marittimi<br />
che xe soto l’ex monumento a Sauro, el giar<strong>di</strong>no…quei<br />
che xe bei storti…quei ga piantà mio pare. Nel ‘36<br />
iera l’ingegner Maier, el papà de Bruno famoso critico<br />
leterario. Mi andavo a scola co’ Bruno, e alora un<br />
giorno a me <strong>di</strong>se ‘Mio pare ga bisogno de tu pare’;<br />
perchè quando che iera de inpiantar alberi a Capo<strong>di</strong>stria,<br />
iera Tonin, mio pare.<br />
Che scolaro era Bruno Maier?<br />
Ecelente a iera. Un bravo ragasso. Mi prima de andar a<br />
scola passavo de lu in Cale Eugenia a ciorlo.<br />
Ha fratelli o sorelle?<br />
Gavevo un gemel che xe morto de picio. Ancora quando<br />
ierimo a Valdoltra, mio papà iera un periodo el fattore<br />
del cortivo dei Manzini, un cortivo gran<strong>di</strong>oso. Vevimo la<br />
casa, tuto l’ocorente. E De Manzini iera sindaco, podestà<br />
quela volta i ciamava. A alora lu ga proposto mio papà<br />
con contratti scritti come se devi: se dà tanto de paga, a<br />
ga <strong>di</strong>rito a tanti polastri, tanta late, tanti ovi…e a Pasqua<br />
tante pinze. Iera gente onestissima. E gaveva ogni mese<br />
lui <strong>di</strong> paga un centone, cento lire.<br />
In che anni?<br />
Mi te parlo ‘25-’26. Per mio papà iera un lavor, iera<br />
contento. Semo stai un do tre anni, perchè dopo go<br />
perso el fradel a Valdoltra e mia mama no ga volesto<br />
saverghene de restar là. Iero picio ma me ricordo che<br />
vigniva anche sti fioi del paron sù, che me ga dà – che<br />
no gavevo nissun ricordo de mio fradel – questo sior,<br />
una volta go vudo bisogno de andar al Consorsio agrario<br />
de Trieste, che iera un inverno rigido; mi dovevo<br />
proveder dele patate per la mensa e alora vado là, mi<br />
solo go verto boca »Ma la scusi – a me <strong>di</strong>r – lei la xe<br />
capo<strong>di</strong>strian«; e questo iera Giulio Manzini. Lu iera<br />
<strong>di</strong>retor del Consorsio agrario in Via Milano. Lu ga capì<br />
la mia parlada; sà che ‘l triestin stona no? E sto Giulio a<br />
me fa, mi <strong>di</strong>ce »Senti, mi go un ricordo e te lo devo dar.<br />
Ven domani, te dago«. E me ga dà una picola fotografia<br />
che semo mi e mio fradel, sentai s’un scagneto fora la<br />
stala dove tigniva le vache el paron.<br />
Me xe <strong>di</strong>ficile imaginar che tante case a Capo<strong>di</strong>stria<br />
veva la sua stala…<br />
Ma vara se ti va<strong>di</strong> in bassa Italia, presenpio mi iero<br />
militar a Bari, son andà in ostaria e iera connessa anca<br />
la stala, col muss. Iera ragioni <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> povertà, de<br />
tante robe. Adesso sarà cambià anche là, ma iera cossì.
Armente no se tigniva, solo mussi qua in città. Xe<br />
vero?<br />
Sì, sì. Ma i manzi iera quei che doveva lavorar, tirar<br />
l’aratro, e portar le legne a Capo<strong>di</strong>stria per i nostri<br />
fornitori. Quando che vigniva i cici famosi a portar i<br />
pomi e la carbonela…<br />
Le donne dei villaggi venivano in città. Come le<br />
ricorda?<br />
Le portava late prima roba, le fasseva el giro co la<br />
marmitta de late. <strong>La</strong> marmitta coi manegheti iera più<br />
granda del sbrufador. Le vigniva con do marmite, 40 litri<br />
circa. E gaveva le familie za come clienti per portarghe<br />
late freschissimo. E oneste le iera. E dopo le vigniva a<br />
vender i corneti de pan consà, in Ponte.<br />
Cos’è il pan consà?<br />
Xe messo pan e oio d’oliva, e un poco de sucaro per<br />
darghe un poco de grazia a sto pan. Quel pan vigniva<br />
fato per Nadal. E anca quando che iera qualche fiera,<br />
dele vendemmie, le vigniva zo tute ste done e le vendeva<br />
el corneto a 50 centesimi. Pensa che iera gente che<br />
vigniva zo dal monte de Maresego, ala matina presto<br />
lassava el caval ala Muda. A casa del papà de Carleto<br />
Pečarič - ti lo conossevi el dentista? - i gaveva el<br />
stalagio, e dopo ste done le andava a Trieste a vender<br />
late. E le tornava verso la una, una e meza, le andava<br />
magnar de Fontanot in Ponte che noi ciamavimo i<br />
Balcàni; e le andava a magnarse un brodo, quel che iera.<br />
Magari calchiduna ghe piaseva anca inciucarse, perchè<br />
dopo iera el muss che le portava a casa. <strong>La</strong> montava sora<br />
e ‘l musseto saveva tornar a casa.<br />
Mi parla un po’ dei paolani?<br />
<strong>La</strong> giornada se inissiava ai albori, lori doveva za esser in<br />
campo. I andava via de casa col scuro pensando che de<br />
là mesa ora sarà giorno. De inverno so che i se alsava ale<br />
cinque e meza anca. I preparava el careto, el musseto,<br />
quel che i gaveva e i andava in campagna. Là i veva<br />
tuti la caseta, un…rifugetto, no solo per tignir i atressi,<br />
ma anca per tignir el musseto. ‘Co’ ti staghi là, ven in<br />
caseta!’ me sigava mio pare quando che pioveva.<br />
Ci si incontrava fra paolani in campagna?<br />
Se se incontrava, e qualche rara volta anca qualche<br />
maren<strong>di</strong>na. Ma no tuti. Iera anche qualche rivalità…e<br />
alora quei no i se parlava, i se ignorava.<br />
E il pranzo?<br />
El pranso ghe lo portava la molie sula sèsta, col bossolà<br />
in testa. Ste done…le te portava la cesta anca per <strong>di</strong>ese<br />
omini, qualchidun gaveva anca <strong>di</strong>eci omini a giornada…<br />
perchè no iera come che xe ‘desso i aratri. Caminando le<br />
vigniva, caminando le tornava in cità. Noi in campagna<br />
vevimo una botisela de vin, ne vegniva un po’ de<br />
polenta.<br />
E cossa ghe portava de magnar ste done?<br />
Generalmente minestra, pasta e fasoi.<br />
Si tornava a casa?<br />
Ala sera, sul scuro. Dopo ver fato duti i lavori, sapàr,<br />
<strong>La</strong> città<br />
podar le vide…<br />
E le donne?<br />
<strong>La</strong> dona stava a casa, fasseva la lìssia, preparar<br />
ste minestre, tignir i fioi…qualcheduna iera anca<br />
volonterosa, la andava iutar in campagna. Una vita<br />
pesantina…adesso xe le lavatrici, xe tuto.<br />
Fino a dove uscivano i paolani?<br />
Ma tuto qua ‘torno: Semedela, Barban, Seredel, Copòle,<br />
el rato de Santa Margherita, Carbonar, Pastoran,<br />
Bossamarin, San Tomà - là vissin Prade, in Pra<strong>di</strong>ssiol,<br />
Cansàn, Triban, Perariol; Triban propio ieri semo andai<br />
curiosar che mio fio voleva veder dove gaveva el nono;<br />
noi gavevimo una volta un toco de campagna in afito del<br />
marchese Gravisi. In Triban iera una bona vale per fruti.<br />
E mio papà…la fioritura, i fruti iera la sua vita, lu saveva<br />
tirarli su. Un ano xe vignuda ‘na iassàda, ma la colina<br />
ga proteto, ga riparà la campagna. Quel anno là mio<br />
papà ga portà in casa un’entrada de 25 mile lire solo de<br />
persighi! Con quei sol<strong>di</strong> gavemo messo a posto el colmo<br />
dela casa in Cale San Giustino, dove stavimo dopo. Ma<br />
anca la cortisèla, la stala pe ‘l musseto. Un poche de<br />
strasse, pesanti scarpe che ghe serviva a papà per andar<br />
in campagna.<br />
Quela volta andavi a scola in Santa Chiara.<br />
E fevimo ginastica nela cesa de San Francesco. Quela<br />
volta iera severi i maestri de ginastica. Se no ti savevi<br />
andar su, far le pertiche, a te dava dei colpi da drio…<br />
per farte sveiar. I maestri una volta i veva ancora i<br />
regolamenti, i se veva <strong>di</strong>plomà soto l’Austria. E là no ti<br />
vegnivi fora se no ti savevi almeno sonar l’armonio.<br />
Che rapporto c’era tra nobili e paolani?<br />
I se tigniva separa<strong>di</strong>, ma da persone educate, le gaveva<br />
rispeto per el paolan. Diseva bongiorno e se tirava<br />
anche zo el capel, per <strong>di</strong>r. Ma niente confidenza. Iera i<br />
Totto, i Gravisi, i Nobile, i se tegniva in qualche modo<br />
separa<strong>di</strong> de noi perchè…per <strong>di</strong>r…chi andava in Loggia?<br />
Bastava un’ociada e no ti gavevi voia de avicinarte. Iera<br />
monopolio dei siori. Ga dovesto terminar la guera per<br />
andar in Logia.<br />
El Montaron de San Tomaso.<br />
47
<strong>La</strong> città<br />
Ben, ma tanto iera altre bone ostarie?<br />
Iera là de Rampin, ti magnavi la meza de bacalà magari,<br />
la tripeta…vigniva anca i conta<strong>di</strong>ni fora de campagna.<br />
Lori i andava a far marenda co i vigniva le commissioni<br />
in città per comprar la tela per far le mudande o per far el<br />
tarlìs, tuti quanti i vegniva. Gaveva bon nome le ostarie<br />
de Capo<strong>di</strong>stria, ghe ne iera tante…de Pessifrito, Bescàn,<br />
al albergo de Tomasin…là ga vissù un scritor inglese,<br />
quel che ga fato scuola a Pier Antonio Quarantotti<br />
Gambini; e lu gaveva la stanza qua de Tomasin, tuto<br />
solitario andava per Capo<strong>di</strong>stria, andava in Logia.<br />
E il rapporto tra paolani e pescatori?<br />
Niente, quasi nulli. I più poveri a Capo<strong>di</strong>stria iera propio<br />
i pescadori. El suo regno iera Bossedraga. No ti vedevi<br />
mai un pescador in piassa. Chi dominava la piassa iera<br />
i siori o i paolani. Invesse i nostri conta<strong>di</strong>ni qua del<br />
vicinato, la Piassa Daponte. Lori i vigniva là per vender<br />
dopo i comprava de Pizzarello all’ingrosso. I cici i<br />
comprava tanta conserva, bacalà…perchè dopo i andava<br />
in montagna, chi li vedeva più?<br />
<strong>La</strong> gente de fora, parlava con voi in italian?<br />
Sì, tuti. Perchè per principio iera questo el fatto, quando<br />
nasseva un fio sloven, el papà a un dato momento ghe<br />
<strong>di</strong>seva »Fio ti ti devi parlar talian, perchè doman se ti<br />
andarà a lavorar a Capo<strong>di</strong>stria o Trieste ti sarà a posto«.<br />
E alora i ghe imparava a parlar anca el veneto, magari co<br />
la cadenza slava ma comunque ti capivi ben.<br />
E voi no savevi niente per sloven?<br />
48<br />
Uno scorcio <strong>di</strong> Calle dei ciottoli, ex calle S. Giustino.<br />
E noi no, solo qualche parola…Hvala lepa, Dober dan,<br />
mleko…perchè a scola iera proibido per noi. Quando che<br />
son andà mi nei Balcani in guera, el primo lavoro i me<br />
ga dà el <strong>di</strong>zionario ridoto dela lingua slovena…perchè el<br />
soldà se sapi regolar »Imate questo, imate quel altro…«.<br />
A parte che a Cataro i veva tante parole venete.<br />
De che anno la iera a Cattaro?<br />
Del ‘43.<br />
Tornemo ai Zago paolani. Come nasce il soprannome<br />
Galinassa?<br />
Nassi che sto famoso Zago passava per la Muda, co ‘l<br />
s’ciopeto andava a cacia. »E indove andè Bortolo?«,<br />
mio nono ghe <strong>di</strong>r »Ma, vado a galinasse…« saria le<br />
gallinelle, quele de fiume, in italian. E dopo ghe xe restà<br />
apiopà Galinàssa. E dopo xe andà avanti tuto el ceppo.<br />
Si cantava da voi a casa?<br />
Per parte de mia mama, Pichena (Riccobon, ndr), iera<br />
tuti canterini. Papà iera stonà come ‘na campana, ma mi<br />
ghe <strong>di</strong>mandavo l’istesso »Cantime una canson papà«<br />
prima de andar dormir, no? E sula melo<strong>di</strong>a del Tram de<br />
Opcina el tacava »E pulisi e pedoci e bacoli crepai, salti<br />
de simmia e gobi inamorai, i ga sposà la sgiònfa che no<br />
iera più stagion, e ‘l gobo la ga ciolta ghe ga brusà el<br />
paiòn. Bim be bom!«. Ma iera sa cantori a Capo<strong>di</strong>stria,<br />
anca mio zio Mario, sonava la chitara, quando che ‘l<br />
cantava Catarì (classico napoletano, ndr), lu ‘ndava in<br />
brodo de giuggiole, perchè iera la sua canzon.<br />
In Piassal de Bartoli iera el torcio de Zago. Iera sui<br />
parenti?<br />
No. Iera un altro Zago. I veva un torcio nela Cale dove<br />
che iera Skok, el fabro. Prima de Rampin, in Cale dei<br />
careri iera el torcio. Ma Zago ghe ne iera tante fameie<br />
qua a Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Dove giocava da piccolo?<br />
Prima roba qua sol<strong>di</strong> no iera, gnanca vizi no iera per<br />
fioi. Mi i zogatoli me li fassevo. Monopatini, careti,<br />
pupoloti. Col monopatino mi andavo fina Scofie, dove<br />
xe el bloco adesso. Se no fassevo el careto co’ quatro<br />
cuscinetti a sfera. Iera con mi un Scher detto Zaròba,<br />
perchè i veva la mania de domandar »Come xe Piero?<br />
Xe qualcossa?«, »Sì, xe za roba« xe za quei fruti che<br />
riva, no? Iera quei là, dopo iera i Caretòni, cioè i Minca.<br />
Careton iera perchè quando iera soto militar, i fasseva<br />
do anni soto l’Austria, e quando che xe andà a militar i<br />
ghe ga consegnà un bel caval, el fasseva el trasportatore,<br />
e ‘l gaveva un caro grande. »Coss’ti fassi soto la naja?«<br />
»Porto un caretòn!«. E de là i ghe ga <strong>di</strong>to Careton e<br />
ala fameia i Caretoni. Po’ iera i Albeti (Lonzar,ndr),<br />
i gaveva un fio Nevio, bravissimo, partigian che xe<br />
morto in tempo de combatimento coi tedeschi. A iera<br />
giornalista, lu se interessava de tuto, a scriveva sula<br />
Gazeta delo sport de Milàn, e tuti i particolari de ste<br />
squadrete fortisine che iera in Istria o Trieste, lu gaveva<br />
l’incarico là. A gaveva za lavor. Perchè no ti savevi che<br />
pessi pigliar co vegniva sti tedeschi. Mi son sta fortunà.
Son tornà dal militar l’8 setembre iero za in Piemonte,<br />
rimpatrià dal Montenegro. Beata l’ora che semo tornai,<br />
perchè za capivimo che la guera va finir mal. Noi gavimo<br />
‘Ra<strong>di</strong>o gavetta’, ciamaimo; i telefoni da campo ne serviva<br />
per gaver notissie.<br />
Poi, tornato a casa?<br />
E dopo torno a casa, prima roba riva i slavi, no? E dopo i<br />
ga fato quel che iera, carnaval. Ga molà le presòn, va fora<br />
manigol<strong>di</strong> e no manigol<strong>di</strong>, perchè no xe che i ga vardà.<br />
Dentro iera anca gente che ga mazà. Ghe ne iera un in<br />
particolare, un genovese, che ga mazà el garzon de botega e<br />
ga ocultà el cadavere scondendolo in un toco de muro, soto<br />
la malta.<br />
Ieri due fradei Skok, Scocchi, qua a Capo<strong>di</strong>stria.<br />
Un faseva el fabbro, l’altro el sellaio e là lavoravo mi.<br />
Vevo un paron molto bravo, che se pol <strong>di</strong>r che <strong>di</strong>videimo<br />
el bocon assieme. I paolani se fasseva far roba bela, tutta in<br />
pelle.<br />
Cosa si faceva dal sellaio?<br />
Preparar tuti i finimenti de un caval. El comato, le briglie, el<br />
schenal e tuto l’ocorente a secondo de come el cliente iera<br />
<strong>di</strong>sposto a spender.<br />
Quando sei andato via da Capo<strong>di</strong>stria?<br />
Nel 1946.<br />
Perchè così presto?<br />
No iera lavor. In selleria no iera material, niente. Miseria<br />
nera. Mulo de 22 ani, me son ciapà…Trieste e Gorizia. A<br />
Gorizia m’ò sposà.<br />
Ma la xe andà via da solo o coi genitori?<br />
Solo. I genitori no voleva. »Restemo qua, semo veci«…a 50<br />
anni, pensa, i se <strong>di</strong>chiarava veci! »Vemo la casa, vemo la<br />
campagna e dove andaremo in zerca pel mondo?« <strong>di</strong>seva.<br />
Papà, Antonio, xe morto qua nel ‘70 in Cale dei ciotoli, ex<br />
San Giustino. Mama, Filomena, se ga trasferì in Kidričeva,<br />
zo per porto, e là xe morta del ‘94. <strong>La</strong> ‘veva 96 anni.<br />
Un inquilino <strong>della</strong> vicina Calle delle cooperative.<br />
Il Piazzale Kosovel (ex Bartoli e Ognissanti)<br />
in un'immagine d'inizio '900.<br />
<strong>La</strong> città<br />
49
<strong>La</strong> città<br />
50<br />
Seme<strong>della</strong> 2010<br />
Quest’anno la S. Messa e il ritrovo tra<strong>di</strong>zionale presso la Chiesetta <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> hanno avuto un ulteriore<br />
significato celebrativo, che si collega alla ricorrenza del duecentesimo anniversario <strong>della</strong> morte dell’ultimo<br />
Vescovo capo<strong>di</strong>striano Bonifacio da Ponte. Oltre a promuovere le consuete iniziative legate al momento votivo,<br />
la <strong>Comunità</strong> degli Italiani “Santorio Santorio” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria ha inteso rivolgere un doveroso omaggio nei<br />
confronti <strong>di</strong> una personalità <strong>di</strong> spicco <strong>della</strong> storia <strong>citta</strong><strong>di</strong>na, qual è stato il Vescovo Bonifacio. Si è scelto pertanto<br />
<strong>di</strong> celebrare tale evento in concomitanza con la popolare ricorrenza <strong>della</strong> Seme<strong>della</strong>, nella cui Chiesa ha trovato<br />
sepoltura lo stesso vescovo capo<strong>di</strong>striano. Nell’occasione la <strong>Comunità</strong> degli Italiani ha stampato una cartolina<br />
commemorativa con l’effige del vescovo Bonifacio, affrancata per l’occasione con un francobollo celebrativo<br />
emesso appositamente su nostra commissione dalla posta slovena.<br />
L’ultima epidemia <strong>di</strong> peste <strong>di</strong>ffusasi a Capo<strong>di</strong>stria tra il<br />
1630 e il 1631 provocò la morte <strong>di</strong> ben 1.927 persone,<br />
lasciando nel lutto e nella costernazione la popolazione<br />
rimasta, stremata dal terribile morbo. Ben 1.831 salme<br />
furono seppellite a Seme<strong>della</strong>, nello spiazzo <strong>di</strong> terreno<br />
nei pressi del quale oggi è eretta la chiesa. Mosso dallo<br />
spirito <strong>di</strong> sentimento religioso e <strong>di</strong> riconoscenza per la<br />
cessazione <strong>della</strong> pestilenza, il Nobile Consiglio <strong>della</strong><br />
città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria decise <strong>di</strong> erigere un altare votivo nel<br />
Duomo, la cui esecuzione fu sospesa per <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> spazio<br />
nella Cattedrale e in seguito alla sopraggiunta morte dello<br />
scalpellino incaricato. Nel 1639 il Consiglio <strong>citta</strong><strong>di</strong>no<br />
decise <strong>di</strong> erigere una chiesa in sostituzione del nominato<br />
altare, da costruirsi sullo stesso fondo <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> nel<br />
Il vescovo Bonifacio da Ponte<br />
quale vennero seppellite le salme dei decessi provocati<br />
dall’ultima pestilenza, de<strong>di</strong>candola alla Beatissima<br />
Vergine delle Grazie. L’impresa fu affidata a Niccolò<br />
Carpaccio per i lavori in muratura e a Pietro Isdrael per<br />
quelli in carpenteria. <strong>La</strong> pietra lavorata, proveniente dalle<br />
cave <strong>di</strong> Rovigno, venne fornita dagli scalpellini Stefano e<br />
Girolamo Torre <strong>di</strong> Pirano. <strong>La</strong> pala d’altare, raffigurante<br />
la B. Vergine al cospetto <strong>della</strong> SS. Trinità orante per la<br />
cessazione dell’epidemia pestilenziale, fu commissionata<br />
al pittore Guidotto Guidotti <strong>di</strong> Venezia. Le spese per<br />
l’esecuzione <strong>della</strong> Chiesa <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> furono sostenute<br />
dal Comune e da privati. <strong>La</strong> nuova Chiesa venne alfine<br />
benedetta solennemente dal Vescovo Pietro Morari,<br />
assistito dal clero e dal popolo, il 24 aprile 1640, ed il<br />
Santo padre Urbano VIII concedette indulgenza plenaria<br />
il giorno <strong>della</strong> ricorrenza.<br />
Per suffragare le anime dei decessi furono celebrate<br />
pompose esequie, e fu assunto l’obbligo <strong>di</strong> recarsi<br />
in processione annualmente nel giorno festivo<br />
dell’Immacolata concezione <strong>della</strong> B. Vergine Maria alla<br />
chiesa dei Minori Conventuali <strong>di</strong> S. Francesco (soppressa<br />
nel 1806), e <strong>di</strong> visitare la Chiesa <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> nella<br />
domenica dopo l’ottava <strong>di</strong> Pasqua.<br />
<strong>La</strong> Chiesa <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, vista la notevole affluenza dei<br />
devoti, venne ulteriormente ampliata nel 1855 assumendo<br />
l’attuale impianto a forma <strong>di</strong> croce latina, grazie a una<br />
donazione <strong>della</strong> Sig.ra Maria Favento vedova Cargnel<br />
in Volpi, che a sue spese finanziò la costruzione <strong>di</strong> due<br />
cappelle laterali. Nella cappella a sinistra <strong>di</strong> chi entra in<br />
Chiesa è collocata la pala d’altare del pittore capo<strong>di</strong>striano
Bartolomeo Gianelli del 1856, rappresentante il vescovo<br />
Bonifacio nell’atto <strong>di</strong> conferire il sacramento <strong>della</strong><br />
Cresima. Le grazie ottenute dai fedeli per intercessione<br />
<strong>della</strong> B. Vergine delle grazie <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> erano<br />
testimoniate, nella stessa cappella, da svariati ex-voto, <strong>di</strong><br />
cui rimangono pochi oggetti e <strong>di</strong>pinti votivi.<br />
Il vescovo Bonifacio da Ponte<br />
Nella cappella a destra si trova il sarcofago <strong>di</strong> marmo<br />
istriano proveniente dalle cave <strong>di</strong> Grisignana, contenente<br />
le spoglie mortali del Vescovo Bonifacio da Ponte.<br />
Monaco benedettino <strong>della</strong> congregazione dei Camaldolesi,<br />
dopo aver lodevolmente occupato le cariche più <strong>di</strong>stinte<br />
del suo or<strong>di</strong>ne, il 15 luglio 1776 fu nominato Vescovo<br />
<strong>della</strong> <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria dal Sommo Pontefice Pio VI.<br />
Uomo dotto e pio, modello <strong>di</strong> virtù cristiane e pastorali<br />
confacenti al periodo e al Suo alto incarico, si <strong>di</strong>stinse per<br />
zelo apostolico, opere filantropiche, donazioni, riforme<br />
e iniziative. Nel 1789 convocò un sinodo <strong>di</strong>ocesano,<br />
pubblicato l’anno seguente, che gli valse il plauso <strong>di</strong><br />
molti <strong>di</strong>stinti personaggi del tempo, e perfino dello stesso<br />
Pontefice in forma <strong>di</strong> breve <strong>di</strong>retta al Vescovo da Ponte<br />
(29 settembre 1780, Roma). Ampliò il Seminario, attiguo<br />
all’o<strong>di</strong>erno palazzo vescovile <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, che reca<br />
tuttora lo stemma col blasone vescovile del da Ponte. Il<br />
vescovo da Ponte visse in un periodo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> mutamenti<br />
l Coro dei Fedeli fiumani.<br />
<strong>La</strong> città<br />
storici, e fu testimone degli episo<strong>di</strong> che sconvolsero<br />
Capo<strong>di</strong>stria alla caduta <strong>della</strong> Repubblica <strong>di</strong> Venezia<br />
(1797). Morì da tutti compianto il 6 gennaio 1810, a causa<br />
<strong>di</strong> una malattia che lo colse per il freddo patito sedendo in<br />
cattedra alla Messa cantata <strong>di</strong> Capodanno.<br />
Le esequie solenni richiamarono una folta massa <strong>di</strong> popolo,<br />
che accompagnò le spoglie mortali del compianto Vescovo<br />
dal Duomo all’estrema <strong>di</strong>mora. Il feretro venne deposto<br />
nella Chiesa <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, dove fu successivamente<br />
collocata una lapide che ne ricorda le virtù e i meriti. A<br />
Monsignor Bonifacio da Ponte toccò in sorte <strong>di</strong> essere<br />
l’ultimo Vescovo <strong>della</strong> storica <strong>di</strong>ocesi giustinopolitana.<br />
Nominati nel frattempo dei Vicari capitolari in Sede<br />
Vacante, nel 1818 Sua Maestà Francesco I propose alla<br />
S. Sede una nuova <strong>di</strong>visione delle <strong>di</strong>ocesi esistenti delle<br />
provincie un tempo soggette al governo <strong>di</strong> Venezia. In<br />
seguito fu decretata la soppressione del vescovato <strong>di</strong><br />
Capo<strong>di</strong>stria, e l’unione <strong>della</strong> <strong>di</strong>ocesi a quella <strong>di</strong> Trieste.<br />
L’Imperatore, con sovrana risoluzione del 20 luglio 1826,<br />
stabilì che la Chiesa <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria fosse Concattedrale<br />
con quella <strong>di</strong> Trieste, ed il Sommo Pontefice Leone XII<br />
nel 1828 emanò la bolla <strong>di</strong> circoscrizione <strong>della</strong> Provincia<br />
Dalmata e dell’Istria.<br />
Terminava così, con Bonifacio da Ponte, una successione<br />
vescovile perdurata nei secoli, la quale venne ripristinata<br />
soltanto in tempi recenti con l’istituzione <strong>della</strong> nuova<br />
<strong>di</strong>ocesi capo<strong>di</strong>striana.<br />
51
<strong>La</strong> città<br />
O<br />
Oberare – caregàr<br />
Oberato – càrego<br />
Obiettivo – mira<br />
Obliquo – sbiégo<br />
Obolo – limòsina<br />
Occhiaia (livido) – calamàr<br />
Occhialone (pesce) – ociàda<br />
Occhiata – ociada<br />
Occhieggiare – cucar<br />
Occhiello – ocel, asola, buseta,<br />
sacola, recela, (mar.) radància,<br />
brancarela<br />
Occhiolino – (fare l’o.) schissar de ocio<br />
Occidente – ponente<br />
Occludere – stropàr<br />
Occorrere – ‘corer<br />
Occultare – sconder<br />
Occupare – ciapar, tignir<br />
Occupazione – lavor<br />
Oculato – ‘tento<br />
O<strong>di</strong>erno – de ogi<br />
Odorare – nasar<br />
Officina – botega, fusìna<br />
Offuscare – intorbiar<br />
Oggetto – roba<br />
Oggi – ogi, ancò, ancùo<br />
Ogni – oni<br />
Ognuno – onidun<br />
Oleoso – onto<br />
Oliare – onser, ontolar<br />
Oliva – uliva<br />
Olivo (veg.) – ulivo, olivèr<br />
Oltre – oltra, passa<br />
Ombelico – buligo<br />
Ombra – ónbra, onbrìa, ónbrego<br />
Ombrello – lonbrela, onbrela<br />
Ombrina (itt.) – corbèl<br />
Ombrinale (mar.) bornal, manichela<br />
Omento – ra<strong>di</strong>sel<br />
Omettere – lassar fora<br />
Omiciattolo – cassabobolo<br />
Omonimo (<strong>di</strong> pers.) – zénso<br />
Ondeggiamento – mareta, gaiòla<br />
Ondeggiare – rolar; on<strong>di</strong>sàr<br />
Ondulare – ingrespar, mover<br />
Onomastico – festa<br />
Onoreficenza – medaja<br />
Opaco – scuro<br />
Operaio – lavorente<br />
Operare – far, laoràr<br />
Opinare – creder<br />
Opinione – ‘pinion<br />
Opporre – meter contra<br />
52<br />
Repertorio italiano <strong>di</strong> corrispondenza<br />
alle voci <strong>di</strong>alettali capo<strong>di</strong>striane<br />
Tratto dall’appen<strong>di</strong>ce al Dizionario storico fraseologico<br />
etimologico del <strong>di</strong>aletto <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria <strong>di</strong> Giulio Manzini<br />
Opportuno – bon, justo<br />
Oppresso – calcagnà, sofegà<br />
Opprimere – calcàr, strenzer<br />
Opuscolo – libreto<br />
Ora (avv.) – ‘desso<br />
Oramai – zoramai<br />
Orata (itt.) – orada<br />
Oratoria – ciàcola, sbàtola<br />
Orbettino (rettile) – orbisìn<br />
Orcio – vaso, pila<br />
Or<strong>di</strong>gno – ordegno<br />
Or<strong>di</strong>nare – meter in sesto; comandar<br />
Orecchia – recia<br />
Orecchino – re(n)cìn, bùcola<br />
Orecchioni – mal de moltòn<br />
Organismo – parécio<br />
Organizzare – preparar<br />
Oriente – levante<br />
Origine – nassita; cavo, cao<br />
Origliare – scoltar<br />
Origliatore – reciòn<br />
Orina – piss<br />
Orinale – bucal<br />
Orlare – incordelar, bordar<br />
Orlo – oro, sojèr, (mar.) cao de banda<br />
Orma – pedega<br />
Ormeggiare – armisar<br />
Ormeggio – armiso<br />
Ornare – bordar, infiorar<br />
Orologiaio – rolojèr<br />
Orologio – rolojo, relojo<br />
Orrendo – bruto che fa paura<br />
Orsù – sù, àle, ìssa<br />
Orticoltore – ortolàn<br />
Orzaiolo – risiol, orzo, orzariol<br />
Osare – ris’ciar<br />
Oscenità – stomeghesso<br />
Oscillare – <strong>di</strong>ndolar, zinzolar<br />
Oscurare – scurìr<br />
Oscurità – scuro<br />
Ospitare – ricever<br />
Osservare – vardar, lumar, cucar<br />
Ossidare – inrusinìr<br />
Ostacolare – intrigar, vogar sul remo<br />
Oste – osto<br />
Osteria – ostaria<br />
Ostetrica – comare<br />
Ostinarsi – tignir duro<br />
Ostricaio – ostreghera<br />
Otite – mal de rece<br />
Ottemperare – scoltàr<br />
Ottenere – ciapàr<br />
Ottimo – ‘ssai bon<br />
Ovatta – bonbàso<br />
Ovest – ponente<br />
Ovino – piegora, càvera
Il quadro <strong>di</strong> Bartolomeo Gianelli<br />
<strong>La</strong> città<br />
Rappresenta San Bonifacio o il vescovo Bonifacio Da Ponte? Ne parla in un gustoso articolo sul perio<strong>di</strong>co <strong>La</strong> Provincia<br />
(1.6.1882, pag. 86-88) il critico d’arte Paolo Tedeschi. Ne riportiamo le parti più significative.<br />
Venticinque anni circa or sono, in un bel giorno<br />
<strong>di</strong> Maggio sul colle <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> e sul prato <strong>di</strong>nnanzi alla<br />
chiesuola, osservavasi <strong>di</strong> buon mattino un insolito via vai.<br />
(…Segue una descrizione con tanto <strong>di</strong> poesia <strong>della</strong> festa<br />
<strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, ndr…).<br />
<strong>La</strong> festa popolare <strong>della</strong> seconda domenica dopo la Pasqua<br />
l’umile chiesuola vedevasi ampliata ed abbellita con due<br />
nuove cappelle: <strong>di</strong> qua la tomba <strong>di</strong> Bonifazio Da Ponte<br />
ultimo vescovo <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, pio e dotto prelato, e certo<br />
anche <strong>di</strong> squisito sentire, se volle essere sepolto in così<br />
poetico recesso; <strong>di</strong> là un nuovo altare de<strong>di</strong>cato al protettore<br />
del vescovo, a San Bonifazio apostolo <strong>della</strong> Germania.<br />
E tutto questo perchè? E chi fu il munifico donatore che<br />
si sobbarcò alla spesa? Adagio cogli entusiasmi. Il pio<br />
mecenate, l’anima santa fu una signora offesa alquanto<br />
nel nomine patris: l’opera munifica è effetto delle<br />
allucinazioni e degli isterismi <strong>di</strong> una donna.<br />
Carte in tavola subito. Fra i matti che gettano<br />
giù le chiese, e i matti che ne fabbricano <strong>di</strong> nuove, io sto<br />
coi secon<strong>di</strong>. Ed ora sen’altro entriamo nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un<br />
pittore. (…Segue una descrizione dello stu<strong>di</strong>o del pittore<br />
capo<strong>di</strong>striano Bartolomeo Gianelli, ndr…).<br />
Un bel giorno fu bussato all’uscio dello stu<strong>di</strong>o del<br />
nostro pittore.<br />
– Chi è? avanti.<br />
Una Signora! Il pittore, sempre cavaliere, ma<br />
vedendo con chi avea a fare, con un certo suo moto,<br />
alzando il capo, e con un sorriso ironico, impercettibile,<br />
presentandole una se<strong>di</strong>a: Si accomo<strong>di</strong>, <strong>di</strong>ce, qual buon<br />
vento l’ha portata a me?<br />
– È per l’affare…l’affare del vescovo, risponde la signora,<br />
stralunando gli occhi.<br />
– Adunque questo vescovo…persiste…<br />
– Altro che persistere! Ma non lo sa? è un affare deciso.<br />
– Già, già, me lo ha detto. Le sue ossa non devono più<br />
riposare sotto il pavimento <strong>della</strong> chiesa, ma in una bella<br />
urna…<br />
– Di marmo<br />
– S’intende, e in apposita cappella.<br />
– Ma non è tutto. Monsignore vuole anche l’altare, e vuol<br />
essere <strong>di</strong>pinto, e perciò sono venuta da lei.<br />
Il pittore becca l’amo; ed escalama: Da me!<br />
– Certo, e chi meglio potrebbe <strong>di</strong>pingerlo <strong>di</strong> lei, che è<br />
tanto bravo? Ma prima <strong>di</strong> tutto stia a sentire come mi è<br />
apparso l’altra notte. Io dormiva profondamente, quando<br />
mi sono svegliata <strong>di</strong> botto per un certo strepito nel mulino.<br />
Apro gli occhi, e vedo una figura che veniva giù dal tetto<br />
sopra le ruote lungo la doccia proprio come in un’opera<br />
San Bonifazio in Seme<strong>della</strong><br />
che danno in teatro…lei le sa queste cose…<br />
– Nella Sonnambula?<br />
– Bravo!<br />
– Che spavento!<br />
– Niente affatto. Era lui, proprio lui, quel caro e santo<br />
uomo in mitra e piviale, e con tanto <strong>di</strong> pastorale.<br />
– Anche col pastorale!<br />
– Già, e mi si avvicina pian piano, sorride, mi prende pel<br />
ganascino, mi dà un buffetto e mi sussurra all’orecchio:<br />
Sorella mia, vab ene la tomba, ma ci vorrebbe anche un<br />
po’ <strong>di</strong> scarabocchio, un altarino <strong>di</strong> riscontro. Or dunque,<br />
apri bene gli orecchi e ascolta quello che io <strong>di</strong>rò. Va dal<br />
mio <strong>di</strong>letto figliuolo, il santo e pu<strong>di</strong>co pittore Bortolo, e<br />
<strong>di</strong>gli che mi faccia lo scarabocchio.<br />
– Ha detto proprio scarabocchio?<br />
– Sicuramente, non m’interrompa. E <strong>di</strong>gli che <strong>di</strong>pinga<br />
in atto <strong>di</strong> ricevere sotto la mia protezione la signora F…<br />
padrona dei mulini del Risano. Ha sentito? Ecco quello<br />
che deve fare e subito.<br />
– Va benissimo, sarà servita.<br />
– E mi raccomando lo faccia proprio lui, tale quale sputato<br />
come sul ritratto, e col pastorale.<br />
<strong>La</strong> tomba del vescovo Bonifacio Da Ponte nella chiesa<br />
<strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>.<br />
53
<strong>La</strong> città<br />
Succedettero altre pratiche, altri preliminari e la<br />
conclusionesi fu che l’amico Bortolo s’incaricò <strong>di</strong> fare il<br />
quadro che tuttora si vede in Seme<strong>della</strong>. Conveniva però<br />
abbujare la cosa e trov modo <strong>di</strong> concliare le convenienze<br />
liturgiche e il decoro con le allucinazioni <strong>di</strong> una povera<br />
donna. Oh! I casuisti che cosa non sanno fare i casuisti?<br />
Buona gente in fondo, e destri nel dare un colpo al cerchio<br />
ed uno alla botte. Tutto sommato, visto e considerato che<br />
san Bonifazio è proprio un santo da baldacchino, che<br />
il vescovo Da Ponte si chiamava Bonifazio, e che era<br />
quin<strong>di</strong> sotto la protezione <strong>di</strong> quell’altro, fu conchiuso e<br />
decretato potersi benissimo innalzare un altare in onore<br />
<strong>di</strong> San Bonifazio, apostolo <strong>della</strong> Germania: padronissima<br />
l’altra <strong>di</strong> credere quel che più le piaceva. Il fatto è<br />
vero, ed ion on ci metto nè sale nè pepe. Ecco la storia<br />
genuina dell’ampliamento <strong>della</strong> chisuola; ecco come San<br />
Bonifazio ha fatto il suo solenne ingresso a Seme<strong>della</strong>;<br />
ecco perchè il vescovo Bonifazio Da Ponte, prima sepolto<br />
sotto un umile sasso davanti all’altare, s’ebbe l’urna sopra<br />
terra nella cappellina a destra, <strong>di</strong> riscontro all’altare <strong>di</strong> san<br />
Bonifazio.<br />
E tutto questo <strong>di</strong>rà taluno, che ha da far con la<br />
storia? È con queste bazzecole che volete trattanere in<br />
tempi seri il rispettabile pubblico? Abbiano pazienza,<br />
chè siamo alla morale. Non si sa mai, a questo mondo<br />
ne succedono tanti <strong>di</strong> casi. Poniamo, da qui a due<br />
trecento anni potrebbe anche accadere che qualche gran<br />
baccalare <strong>della</strong> scienza, calato dai monti, venisse a fare<br />
un viaggio in Istria, e in cerca <strong>di</strong> documenti e per istu<strong>di</strong>are<br />
la fisionomia del paese facesse una visitina in fretta in<br />
fretta anche in Seme<strong>della</strong>. Ne hanno sballate i viaggiatori<br />
sul conto <strong>di</strong> questa povera Istria! (Ve<strong>di</strong> Yriarte ecc. ecc.)<br />
Adunque il sopra lodato baccalare, visto il San Bonifazio<br />
54<br />
apostolo <strong>della</strong> Germania, Inghilterra e luoghi annessi,<br />
nella cappella <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, con quella donna pietosa<br />
prostrata a suoi pie<strong>di</strong>, e tutto quel mercato <strong>di</strong> pie donne<br />
e chierici e preti intorno, potrebbe anche ricamarci sopra<br />
chi sa che storia dell’Istria evangelizzata dai Germani,<br />
e che simboli d’antica sud<strong>di</strong>tanza delle chiese istriane a<br />
qualche metropolitana <strong>di</strong> colassù, convalidando l’asserto<br />
con lo stu<strong>di</strong>o delle teste stu<strong>di</strong>ate dal vero, e che presentano<br />
moltissimi punti <strong>di</strong> contatto e somiglianze marcatissime,<br />
con l’angolo facciale dei <strong>La</strong>pponi e degli Anglo-sassoni<br />
ecc. ecc.<br />
»No no, egregio signore, gli <strong>di</strong>chiamo fin d’ora;<br />
il vostro San Bonifazio c’entra qui proprio come il cavolo<br />
a merenda, anzi, per <strong>di</strong>rla con frase più conveniente come<br />
i <strong>di</strong>aloghi <strong>di</strong> Platone tradotti dal Bonghi con la biblioteca<br />
circolante dell’ospitale dei matti. E quelle facce <strong>di</strong> Chierici,<br />
dall’angolo facciale, come sopra, sono proprio, come vi<br />
siete ben apposto copiate dal vero; solo che, se potessero<br />
parlare, risponderebbero tutti in coro che si chiamano<br />
Barba Toni, Barba Nane, Barba Nazario, e furono quasi<br />
tutti amici del pittore, buon temponi, ed usi a reggere ben<br />
altri candelieri«.<br />
Gli aneddoti, <strong>di</strong>ceva quel tale, sono la moneta<br />
spicciola <strong>della</strong> storia; per questa volta abbiatevi il mio<br />
soldo.<br />
P. T.
San Bonifacio 1855, olio su tela, 187 x 103 cm, firmato B. Gianelli, chiesa <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, restaurato. Le immagini sono<br />
tratte dalla monografia sul Gianelli <strong>di</strong> Edvilijo Gar<strong>di</strong>na, e<strong>di</strong>to nel 1995 dal Museo regionale e dalla CI <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.