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Anno 15 Numero 30 Foglio della comunità italiana di Capodistria Giugno 2010

Anno 15 Numero 30<br />

Foglio <strong>della</strong> comunità italiana <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

Giugno 2010


Alla fine <strong>della</strong> tournée <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci giorni che li ha portati<br />

nelle platee d'Italia, Austria e Slovenia, a fine febbraio<br />

il quartetto jazz formato da Jim Snidero - sax alto,<br />

Renato Chicco - organo, Guido Di Leone - chitarra e<br />

Andy Watson - batteria ha entusiasmato il pubblico del<br />

»Circolo« con una performance <strong>di</strong> altissimo livello<br />

(Il Mandracchio online).<br />

In maggio si è tenuta a Capo<strong>di</strong>stria la conferenza dei<br />

Rettori delle Università delle regioni Alpe-Adria.<br />

A margine <strong>della</strong> riunione, svoltasi nella sala del<br />

consiglio comunale a Palazzo Pretorio, i Rettori<br />

dell’Università del Litorale Rado Bohinc, e quello<br />

dell’Università <strong>di</strong> Pola, Robert Matijašić hanno firmato<br />

un accordo <strong>di</strong> collaborazione fra i due Atenei.<br />

28 giovani <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, Isola e Pirano hanno partecipato alla maratona »Su e zo per i ponti« <strong>di</strong> Venezia. Giunto<br />

alla 32.esima e<strong>di</strong>zione, l’evento ha visto la partecipazione <strong>di</strong> numerosi gruppi provenienti da <strong>di</strong>verse parti del<br />

mondo. Si tratta <strong>di</strong> una manifestazione che attira <strong>di</strong> anno in anno persone amanti dello sport, dello svago e dello<br />

stare insieme, nella splen<strong>di</strong>de cornice <strong>della</strong> città lagunare. I partecipanti, oltre ad aver percorso 13 chilometri e ben<br />

53 ponti lungo tutto il perimetro <strong>di</strong> Venezia, hanno scoperto molte parti nascoste <strong>della</strong> città. <strong>La</strong> presenza del gruppo<br />

istriano all’evento è stata organizzata dal centro culturale “Carlo Combi” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.


<strong>La</strong> città<br />

A un secolo dalla Prima Esposizione Provinciale istriana<br />

Esattamente cent’anni fa aveva luogo a Capo<strong>di</strong>stria, in una cornice solenne, la Prima esposizione provinciale<br />

istriana. Un evento allestito in una cornice <strong>di</strong> grande prestigio, maturato e consolidato nei suoi preliminari<br />

organizzativi grazie a un impegno progettuale, prestazioni d’opera, collaborazioni professionali entro uno<br />

schema finanziario-organizzativo e una cornice istituzionale <strong>di</strong> grande rilevanza.<br />

Nello spirito del tempo tale evento<br />

rappresentava, sulla scia delle<br />

gran<strong>di</strong> esposizioni allestite in<br />

ambito internazionale e nazionale,<br />

un tentativo <strong>di</strong> aprire una finestra<br />

sul mondo, mettendo in mostra le<br />

eccellenze del periodo, ovvero quanto<br />

<strong>di</strong> più rilevante poteva illustrare,<br />

attraverso un articolato percorso tra<br />

le <strong>di</strong>verse branche delle <strong>di</strong>scipline<br />

scientifiche, artistico-culturali e<br />

pratiche, la complessa realtà <strong>della</strong><br />

regione istriana. Un territorio<br />

amministrativo, che nell’ambito<br />

dell’impero asburgico, costituiva<br />

in sé un complesso e delicato<br />

sistema che metteva a confronto,<br />

allora come oggi, seppure in un<br />

ambito geografico, storico, politico<br />

e sociale completamente <strong>di</strong>verso,<br />

<strong>di</strong>fferenti etnie, lingue, tra<strong>di</strong>zioni,<br />

usi e costumi, che confluivano in un<br />

progetto regionale <strong>di</strong> ampio respiro,<br />

non scevro da tensioni, conflittualità<br />

nazionali ed ideologiche.<br />

<strong>La</strong> prima esposizione provinciale<br />

istriana si colloca idealmente in un<br />

periodo a cavallo tra fine Ottocento<br />

e primissimo Novecento che sublima<br />

una nuova percezione del mondo,<br />

del potenziale <strong>di</strong> innovamento e<br />

rapida trasformazione delle strutture<br />

economiche e sociali del periodo,<br />

fondato sull’accelerazione delle<br />

conoscenze e delle applicazioni<br />

pratico-teoriche che provocò in<br />

breve un progresso determinante<br />

nelle varie <strong>di</strong>scipline, arti, mestieri.<br />

Un’Istria ancora profondamente<br />

rurale, in ritardo nella corsa<br />

all’industrializzazione delle gran<strong>di</strong><br />

potenze europee, con scarse<br />

infrastrutture e collegamenti strategici<br />

verso i centri <strong>di</strong> potere politico e<br />

amministratvo, sostanzialmente<br />

in <strong>di</strong>fficoltà nel trovare una sua<br />

ricollocazione ben precisa nel<br />

complesso scacchiere geopolitico<br />

venutosi a formare, alla provincia<br />

dell’impero ma conscia delle sue<br />

gran<strong>di</strong> potenzialità strategiche <strong>di</strong><br />

sbocco sul mare e tratto d’unione<br />

tra realtà contigue, un’Istria quin<strong>di</strong><br />

costretta a stare al passo con i tempi,<br />

scopre apertamente le sue ambizioni<br />

e vuole <strong>di</strong>ventare protagonista del suo<br />

tempo. È indubbio che le elité locali<br />

del periodo abbiano giocato un ruolo<br />

sostanziale nell’ideazione <strong>di</strong> tale<br />

evento, ma è altrettanto indubbio che<br />

tali linee strategiche <strong>di</strong> affermazione<br />

<strong>di</strong> una nuova propria identità e ruolo<br />

confluissero in quello che si potrebbe<br />

tranquillamente definire lo spirito<br />

universale del tempo.<br />

Non è un caso che la scelta <strong>della</strong><br />

sede per l’allestimento <strong>della</strong> Prima<br />

esposizione istriana fosse ricaduta su<br />

Capo<strong>di</strong>stria. Oltre ad un prestigioso<br />

passato <strong>di</strong> cui conservava le sue<br />

vestigia monumentali e artistiche,<br />

la città <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> un impianto<br />

urbanistico idoneo alle necessità<br />

logistiche e godeva <strong>di</strong> una centralità<br />

politico-amministrativa, elementi<br />

questi che costituivano un potere<br />

d’attrazione non in<strong>di</strong>fferente.<br />

Con una meticolosa preparazione ed<br />

un efficace macchina organizzativa<br />

sorsero le strutture e i pa<strong>di</strong>glioni<br />

espositivi dell’esposizione, ra<strong>di</strong>cata<br />

nel vivo tessuto urbano e sociale<br />

<strong>citta</strong><strong>di</strong>no e si concretizzarono le<br />

sezioni e i percorsi espositivi.<br />

<strong>La</strong> grande affluenza <strong>di</strong> pubblico, la<br />

vasta eco dell’evento e un generalizzato<br />

consenso <strong>di</strong> critica, seppure<br />

con una connotazione egemonica<br />

<strong>della</strong> componente italiana osteggiata<br />

dalle altre componenti regionali<br />

non romanze, sancirono il successo<br />

dell’esposizione provinciale.<br />

Se da una parte si sancirono realtà<br />

ormai affermate come l’affermazione<br />

<strong>di</strong> un moderno turismo balneare<br />

locale, i progressi nelle industrie<br />

manifatturiere, e in special modo <strong>di</strong><br />

trasformazione dei prodotti derivanti<br />

dalle tra<strong>di</strong>zionali attività <strong>della</strong> pesca e<br />

dell’agricoltura, dall’altra si imposero<br />

dei modelli <strong>di</strong> moda e <strong>di</strong> costume e<br />

presero corpo in nuce alcuni corpi<br />

centrali delle collezioni pubbliche<br />

museali <strong>di</strong> storia ed arte attraverso<br />

l’archiviazione dei materiali esposti e<br />

donazioni <strong>di</strong> privati.<br />

<strong>La</strong> Capo<strong>di</strong>stria <strong>di</strong> allora riuscì quin<strong>di</strong><br />

in questo suo sforzo, sostenuta da<br />

linee guida impostate all’acquisizione<br />

<strong>di</strong> migliorie e ricadute sul territorio,<br />

ambizione <strong>di</strong> progresso e affermazione<br />

dell’identità in chiave regionale e<br />

locale.<br />

In una lettura o<strong>di</strong>erna, oltre a<br />

celebrare un avvenimento storico<br />

dalla portata eccezionale per la città,<br />

l’iniziativa si auspica <strong>di</strong> rilanciare una<br />

riflessione globale volta a rafforzare<br />

un sentimento d’identità locale e<br />

regionale che riesca a tradursi in<br />

iniziative concrete per la promozione<br />

del territorio e la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>della</strong><br />

sua identità.<br />

Mario Steffè<br />

3


<strong>La</strong> città<br />

4<br />

Nonno Toni “Pènpela”<br />

“Pènpela”, era questo il soprannome con cui veniva identificato dagli amici e dai con<strong>citta</strong><strong>di</strong>ni mio nonno materno,<br />

che purtroppo non ho avuto l’opportunità <strong>di</strong> conoscere, se non attraverso alcune testimonianze raccolte presso<br />

i famigliari. E’ noto che a Capo<strong>di</strong>stria, alla stragrande maggioranza delle famiglie ed a singoli in<strong>di</strong>vidui, veniva<br />

affibbiato un particolare pseudonimo. Questo termine, come un “nome <strong>di</strong> battaglia”, serviva a <strong>di</strong>fferenziare tra<br />

<strong>di</strong> loro, interi nuclei famigliari, o singoli soggetti aventi lo stesso cognome e non <strong>di</strong> rado, anche lo stesso nome.<br />

Nei <strong>di</strong>scorsi correnti, si<br />

sentivano pronunciare<br />

epiteti curiosi e <strong>di</strong>vertenti,<br />

riferiti a persone con delle<br />

particolarità fisiche non<br />

del tutto normali, ve<strong>di</strong><br />

ad esempio: “Tre-panse,<br />

Sete-nasi, El gobo-deloto<br />

etc.”, oppure altre<br />

dal comportamento<br />

inconsueto: “Piero-magnaduto,<br />

Pissa-in-leto etc.”ed<br />

altre ancora identificate<br />

per il mestiere svolto o per<br />

Antonio Perini<br />

strane abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita:<br />

“ Toni-forner, Inpissa-ferai, Magna-e-dormi etc.”. Pare<br />

che questa consuetu<strong>di</strong>ne dei soprannomi, avesse origini<br />

lontane, già ai tempi <strong>della</strong> Serenissima.<br />

Tornando al nonno: ho potuto farmi <strong>di</strong> lui, sulla base dei<br />

racconti, l’immagine precisa <strong>di</strong> uomo semplice e bonario,<br />

de<strong>di</strong>to al lavoro, partecipe alla vita famigliare, forse troppo<br />

ingenuo per il suo candore e per l’onestà <strong>di</strong>mostrata<br />

verso il prossimo, che sono virtù <strong>di</strong> solito mal ripagate.<br />

<strong>La</strong> mamma che nei suoi riguar<strong>di</strong> ha sempre <strong>di</strong>mostrato<br />

grande affetto e stima, lo sapeva e alle volte glielo faceva<br />

notare con decisione, ma lui era fatto così.<br />

Si racconta che il suo soprannome, abbia origine quando,<br />

in tenera età, rivolgendosi alla madre con una simpatica<br />

espressione infantile, chiese un pezzo <strong>di</strong> polenta <strong>di</strong>cendo:<br />

“Mama, pènpela !”. E’ bastata questa parola un po’ buffa<br />

a determinare il soprannome, che <strong>di</strong>stinguerà in futuro<br />

tutti i membri <strong>della</strong> famiglia.<br />

Mio nonno per l’ufficio anagrafico, si chiamava Antonio<br />

Perini, nome molto inflazionato nella nostra Città. Era<br />

nato nel popoloso rione <strong>di</strong> Bossedraga, in una modesta<br />

casa <strong>di</strong> impronta veneziana, che poi <strong>di</strong>venne per una<br />

parte <strong>di</strong> sua proprietà, (al momento attuale, appartiene<br />

al Comune ed è protetta per il suo interesse storico).<br />

Pare che la sua costruzione, risalga a circa 300 anni fa<br />

e per quello che è dato <strong>di</strong> sapere, è stata e<strong>di</strong>ficata su un<br />

pavimento <strong>di</strong> roccia compatta e innalzata con pietre in<br />

prevalenza mo<strong>della</strong>te. L’abitazione, che è esposta per<br />

la parte frontale verso il mare, confina con la casa <strong>di</strong><br />

Nazario Sauro. <strong>La</strong> facciata principale, concorre a formare<br />

una breve e stretta calle, conosciuta anche come “Calle<br />

dei Pènpela”. Su tale facciata e su quella a<strong>di</strong>acente, fanno<br />

bella mostra <strong>di</strong> sé, alcune finestre ogivali, dal contorno<br />

in pietra bianca lavorata, mentre alla base, robuste erte <strong>di</strong><br />

dura pietra scalpellata, incorniciano le porte d’ingresso,<br />

tra le quali è situata una finestrella provvista <strong>di</strong> inferriata,<br />

che fa filtrare la luce nel vestibolo.<br />

Del nonno, vi<strong>di</strong> la prima volta l’immagine, in una vecchia<br />

fotografia <strong>di</strong> grande formato, incorniciata sulla parete <strong>della</strong><br />

camera da letto, che lo ritraeva con la nonna, in giovane età:<br />

lui in <strong>di</strong>visa da marinaio <strong>della</strong> “Kriegsmarine” austriaca,<br />

con folti baffi, cappello in testa, volto rassicurante e<br />

<strong>di</strong>steso, lei più seria e compassata, con i capelli raccolti<br />

sulla nuca.<br />

Il rione <strong>di</strong> Bossedraga, dove vivevano, possedeva una sua<br />

particolare fisionomia e vitalità e per certi aspetti si poteva<br />

considerare una sorta <strong>di</strong> microcosmo. Un piccolo mondo,<br />

dove la gente si conosceva e sapeva tutto <strong>di</strong> tutti. In questo<br />

luogo esuberante e caratteristico, prevaleva un forte senso<br />

<strong>di</strong> solidarietà tra le varie anime, ispirato certamente da<br />

un profondo sentimento religioso <strong>della</strong> vita, manifestato<br />

nelle ricorrenze con i riti sacri <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione.<br />

Purtroppo, uno stato <strong>di</strong> persistente miseria, con<strong>di</strong>zionava<br />

la vita <strong>di</strong> questa comunità, certamente più accentuata in<br />

questo luogo che altrove nella Città, in<strong>di</strong>genza che veniva<br />

affrontata comunque con grande <strong>di</strong>gnità e pudore.<br />

Le risorse limitate <strong>della</strong> pesca, erano l’unica fonte <strong>di</strong><br />

sostentamento per queste famiglie. In compenso però,<br />

non mancava mai tra i pescatori il buonumore, ch’era al<br />

tempo stesso l’essenza e la forza morale per andare avanti.<br />

In maggioranza le persone possedevano un carattere<br />

orgoglioso e per questo non chiedevano mai niente a<br />

nessuno: al momento del bisogno emergeva sempre la<br />

sensibilità <strong>di</strong> qualcuno che offriva <strong>di</strong>sinteressatamente il<br />

proprio aiuto.<br />

A Bossedraga, si <strong>di</strong>ceva che non “mancasse niente” e che<br />

per le strette necessità, bastavano i “servizi” già esistenti.<br />

Le persone molto raramente uscivano dal loro ambito<br />

rionale per spostarsi verso il cosiddetto “centro”.<br />

Gli uomini, de<strong>di</strong>ti alla pesca, condotta secondo i tra<strong>di</strong>zionali<br />

meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> una volta, andavano per mare a remi o a vela,<br />

correndo spesso grossi rischi per le calamità naturali che,<br />

non <strong>di</strong> rado, provocavano seri danni all’attrezzatura.<br />

Per queste ragioni, capitava a volte che alcune pescate,<br />

erano appena sufficienti a sod<strong>di</strong>sfare il fabbisogno<br />

famigliare; senza poi contare le lunghe soste forzate<br />

d’inverno, durante il quale non si guadagnava nulla e<br />

bisognava comunque sopravvivere, magari contraendo


debiti, che puntualmente venivano saldati<br />

in occasione <strong>della</strong> prima buona pescata.<br />

Il nonno era uno <strong>di</strong> questi umili pescatori<br />

e si <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> lui, <strong>di</strong> un gran lavoratore,<br />

forte, generoso e capace, che la sorte<br />

benigna più volte gli aveva voltato le<br />

spalle, a causa <strong>della</strong> salute malferma e<br />

<strong>della</strong> cattiveria umana.<br />

Il suo carattere buono e onesto, non lo aiutò<br />

molto nel corso <strong>della</strong> sua esistenza. In un<br />

momento in cui si presentò la possibilità<br />

<strong>di</strong> dare una svolta favorevole al suo<br />

precario futuro, si trovò <strong>di</strong>sgraziatamente<br />

nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> far fronte a delle controversie <strong>di</strong><br />

natura ere<strong>di</strong>taria, in cui nipoti avi<strong>di</strong> ed egoisti, vollero<br />

ostacolarlo prepotentemente, fino al punto <strong>di</strong> privarlo<br />

dell’unica “ricchezza” che gli apparteneva: la barca e gli<br />

attrezzi, (la cosiddetta “arte”) per poter continuare il suo<br />

lavoro in modo autonomo. Questa grande amarezza più<br />

tar<strong>di</strong> lascerà il segno, con<strong>di</strong>zionandolo soprattutto nel<br />

morale. Costretto a fare una scelta per poter vivere, dovrà<br />

accettare l’offerta d’ ingaggio su un’altra barca.<br />

Le sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute nel tempo peggiorano, e per<br />

forza <strong>di</strong> cose sarà costretto a ripiegare su un’occupazione<br />

meno gravosa. Gli verrà offerta l’opportunità <strong>di</strong><br />

sorvegliante stagionale nella peschiera del Canal <strong>di</strong> Leme,<br />

i cui proprietari, i marchesi de Gravisi, nutrivano già da<br />

tempo forte stima nei suoi confronti, considerandolo<br />

persona adatta per questo incarico. Il nuovo lavoro,<br />

lo porterà ad assentarsi per lunghi intervalli da casa,<br />

soprattutto nel periodo autunno-inverno con conseguente<br />

<strong>di</strong>sagio per sé e per i famigliari.<br />

C’è a proposito, un episo<strong>di</strong>o commovente che mi aveva<br />

colpito, dopo aver sentito un<br />

racconto fatto da mia mamma, in<br />

un particolare momento d’intimità<br />

famigliare. Ripropose sensazioni<br />

ed emozioni che provò la famiglia,<br />

quando per la prima volta il nonno<br />

dovette recarsi nella località <strong>di</strong><br />

“Leme”.<br />

Al momento del congedo dai<br />

famigliari, l’emozione lo prese: lo<br />

stato d’animo del povero vecchio<br />

era in subbuglio, mentre nella sua<br />

timidezza cercava <strong>di</strong> sdrammatizzare<br />

un po’ la situazione. Rivolgendosi ai<br />

famigliari alquanto turbati, <strong>di</strong>sse con<br />

un certo atteggiamento fiducioso,<br />

che tutto sarebbe andato bene, che<br />

si poteva sperare ancora in un futuro<br />

sereno per una vita migliore.<br />

Quando si trovò a tu per tu con<br />

sua figlia (mia mamma) sopra le<br />

scale per l’ultimo saluto, tenendo<br />

Antonio in <strong>di</strong>visa da marinaio<br />

Toni Penpela in barca<br />

<strong>La</strong> città<br />

sottobraccio una cassetta con dentro gli<br />

effetti personali, per qualche istante la<br />

guardò senza <strong>di</strong>r niente, e nello scendere<br />

gli scricchiolanti gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> legno, fece con<br />

la mano un cenno <strong>di</strong> saluto, varcò la soglia<br />

<strong>di</strong> casa aggiustandosi il berretto, mentre<br />

lei si ritrasse nella cucina, con gli occhi<br />

luci<strong>di</strong> <strong>di</strong> commozione.<br />

Nel capanno presso il fiordo in cui c’era<br />

la peschiera, il nonno viveva da solo.<br />

Quel giorno all’arrivo, sistemò le poche<br />

cose e si pre<strong>di</strong>spose per il lavoro. <strong>La</strong> sua<br />

attività <strong>di</strong> custode, comportava frequenti<br />

perlustrazioni, che svolgeva a pie<strong>di</strong>, oppure su una piccola<br />

imbarcazione a remi. Si recava lungo le sponde e nel mezzo<br />

del canale che confinava con la peschiera, controllando<br />

che tutto fosse a posto; poneva una particolare attenzione,<br />

nei confronti dei malintenzionati, pronti a pescare <strong>di</strong> frodo<br />

o a rubare. <strong>La</strong> sua giornata si concludeva quando calava<br />

la sera: rientrava al capanno, si accendeva lo “spargher”,<br />

rischiarava l’ambiente con un piccolo lume a petrolio, si<br />

preparava qualcosa da mangiare e finalmente si coricava<br />

per riposare.<br />

Le notti d’inverno “in Leme”, erano fredde e umide, ma a<br />

volte potevano capitare delle sorprese…<br />

Infatti, in una sera particolarmente fredda, (è la<br />

testimonianza <strong>di</strong> un racconto che egli stesso fece ai<br />

famigliari) bussò qualcuno al capanno, lui con titubanza<br />

e timore, aprì la porta. Gli si presentò davanti un giovane<br />

uomo, che <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> chiamarsi Giovanni e che veniva da<br />

Pola. Lo fece entrare, accomodare e su sua richiesta gli<br />

offrì qualcosa da mangiare. Questo giovane, che in altre<br />

due occasioni, si farà ancora vivo, avrà modo <strong>di</strong> entrare in<br />

confidenza col nonno, raccontandogli<br />

la sua travagliata vita famigliare,<br />

con il padre autoritario, che spesso<br />

lo picchiava. Ma l’ultima volta in<br />

cui si videro, volle aprirsi ad un’<br />

ulteriore confidenza, confessando <strong>di</strong><br />

essere ricercato dalla polizia per aver<br />

commesso alcuni furti. Vedendo<br />

il vecchio alquanto preoccupato e<br />

imbarazzato, lo rassicurò <strong>di</strong>cendo:<br />

“Non ste ver paura Toni, a vu, no<br />

ve fasso gnente, perché se un bon<br />

omo!”.<br />

Solo più tar<strong>di</strong> si seppe che quella<br />

persona apparentemente gentile, era<br />

l’inafferrabile fuorilegge istriano<br />

Giovanni Colarich, delinquente<br />

geniale e intelligente, coinvolto tra<br />

le altre cose anche in fatti <strong>di</strong> sangue<br />

e che in Istria <strong>di</strong>venterà leggenda.<br />

Vinicio Bussani<br />

5


<strong>La</strong> città<br />

Presso la Taverna, in una folta<br />

cornice <strong>di</strong> pubblico, si sono esibiti il<br />

Gruppo folcloristico <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong><br />

degli Italiani <strong>di</strong> Dignano, il Gruppo<br />

folcloristico “Šaltin” <strong>di</strong> San Pietro<br />

dell’Amata, i “Šavrinski godci”<br />

(Musicanti Saurini), l’Associazione<br />

folcloristica <strong>di</strong> Pisino, l’Associazione<br />

artistico-culturale “Ivan Fonović –<br />

Zlatela” <strong>di</strong> Chersano e l’Associazione<br />

artistico-culturale “Savičenta” <strong>di</strong><br />

Sanvincenti. Queste <strong>di</strong>verse tra<strong>di</strong>zioni<br />

culturali hanno consentito al grande<br />

pubblico <strong>di</strong> confrontarsi con le<br />

varie identità che tuttora formano il<br />

mosaico culturale peculiare all’Istria.<br />

Attraverso la spontaneità e la<br />

comunicazione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> canti,<br />

musiche e balli dell’Istria i gruppi<br />

folkloristici hanno restituito alla gente<br />

il messaggio folclorico regionale.<br />

Si è cercato <strong>di</strong> esplorare quanto più<br />

6<br />

FolkHistria<br />

A <strong>di</strong>eci anni dalla sua prima e<strong>di</strong>zione, ritorna a Capo<strong>di</strong>stria il festival FolkHistria che nasce dall’esigenza <strong>di</strong><br />

riunire in un’unica cornice più eventi culturali per valorizzare il patrimonio e le tra<strong>di</strong>zioni musicali istriane. Si è<br />

iniziato domenica 30 maggio con la manifestazione “Arrivano i musicanti!”, una rassegna <strong>di</strong> gruppi folcloristici<br />

che ha riportato in città le musiche e i balli dell’Istria.<br />

possibile l’elemento “originale” <strong>della</strong><br />

tra<strong>di</strong>zione avvalendoci del prezioso<br />

contributo in fase <strong>di</strong> selezione dei<br />

gruppi e allestimento del programma<br />

da parte <strong>di</strong> Dario Marušić, valente<br />

etnomusicologo e stu<strong>di</strong>oso delle<br />

tra<strong>di</strong>zioni istriane.<br />

Per il pubblico è stato un momento<br />

<strong>di</strong> intrattenimento per incontrare<br />

quel che ricor<strong>di</strong>amo dell’Istria<br />

nella nostra città, in una libera e<br />

festosa riappropriazione dello spirito<br />

popolare.<br />

A questa anticipazione seguirà<br />

sabato 19 giugno una rassegna <strong>di</strong><br />

bande istriane per la celebrazione del<br />

centesimo anniversario <strong>della</strong> Prima<br />

Esposizione Provinciale Istriana,<br />

mentre il festival vero e proprio vedrà<br />

il suo culmine tra il 23 e il 26 giugno<br />

con vari contenuti che riguardano<br />

la tra<strong>di</strong>zione musicale e popolare<br />

Il Gruppo folkloristico <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli italiani <strong>di</strong> Dignano<br />

(Foto Maksimiljana Ipavec – Primorske novice).<br />

istriana, con il seguente programma:<br />

23 giugno: presentazione del libro<br />

fotografico “Ottavio”, proiezioni<br />

e concerto in memoria del liutaio<br />

istriano Ottavio Štokovac<br />

24 giugno: presentazione del CD<br />

del gruppo <strong>di</strong> canto spontaneo<br />

popolare “<strong>La</strong> Porporela” <strong>della</strong> C.I.<br />

<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e serata <strong>di</strong> musiche e<br />

canti dall’Istria.<br />

25 giugno: proiezione del<br />

documentario “Silenzio morente” <strong>di</strong><br />

Črt Brajnik e concerto <strong>di</strong> musica etno<br />

con i giovani gruppi istriani <strong>di</strong> nuova<br />

tendenza<br />

26 giugno: convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sulla<br />

musica popolare istriana e concerto<br />

del sestetto <strong>di</strong> Mario Fragiacomo<br />

“Histria ed oltre…”


<strong>La</strong> città<br />

In vita mia non avevo mai guardato “la Ema” perché non mi interessava e non c’era nessun cantante che mi<br />

piacesse. Quest’anno invece è stato tutto <strong>di</strong>verso. Volevo vedere Andrea e Lorella presentare insieme. Beh, non<br />

ero l’unica curiosa…<br />

Per fortuna, la settimana in cui andava in onda “la Ema”<br />

ero sola a casa, quin<strong>di</strong> ho chiamato la mia amica e il mio<br />

amico, ci siamo or<strong>di</strong>nati una pizza e ci siamo posizionati<br />

davanti al televisore.<br />

Era venerdì e andava in onda la semifinale. Noi non<br />

sapevamo che “ i Flego” avrebbero presentato solo la<br />

finale! Ma pazienza. Abbiamo guardato fino alla fine<br />

e non ci è piaciuto gran che. Anzi, da parte nostra sono<br />

piovute solo critiche per quanto riguardava i presentatori,<br />

la scenografia, i cantanti in gara…Ovviamente c’erano<br />

anche quelli che ci piacevano!<br />

Finalmente sabato sera! E tutti a casa mia a fissare il<br />

televisore. Inizia! Entrano i “nostri” presentatori. Lorella<br />

bellissima e raggiante come sempre, Andrea serio e posato.<br />

A <strong>di</strong>r la verità, si vedeva che Lorella era un po’ nervosa,<br />

ma con il proseguire <strong>della</strong> manifestazione si è lasciata<br />

andare. Credo che quel suo nervosismo iniziale sia stato<br />

molto “carino”, se così posso esprimermi, a <strong>di</strong>mostrazione<br />

che anche i veri professionisti hanno qualche volta la<br />

“tremarella” , soprattutto se si ha la consapevolezza <strong>di</strong><br />

esser guardati e ascoltati da tutta la Slovenia.<br />

A movimentare un po’ la serata ci ha pensato Andrea che<br />

con la sua “F&F” (praticamente dovrebbe essere, se non<br />

ricordo male, un’azienda privata - sua e <strong>di</strong> Lorella - che<br />

offre TUTTI i tipi immaginabili <strong>di</strong> servizi). Uno sketch<br />

che ci ha fatto ridere tantissimo, in particolare quando<br />

Lorella ha detto che non ne sapeva niente e che comunque<br />

questo è normale, dato che lei è la sorella più piccola e<br />

viene sempre a sapere le cose per ultima. Un’altra scena<br />

molto simpatica è stata quella <strong>della</strong> poltrona. Dato che<br />

la manifestazione volgeva al termine e Andrea ormai<br />

stanco e “vecchio” (così si è definito lui da solo), si è<br />

fatto portare una poltrona al centro del palcoscenico,<br />

dove potersi riposare, davanti allo stupore <strong>di</strong> Lorella. Non<br />

so se era tutto programmato o no, so solo che è venuto<br />

veramente bene.<br />

Bisogna <strong>di</strong>re che è filato tutto liscio come l’olio, tranne<br />

quando un tecnico ha aperto i microfoni dei “nostri”<br />

presentatori troppo presto. Siamo rimasti a bocca aperta<br />

quando abbiamo sentito:<br />

Lorella: “Cosa dovemo andar za là?” - Andrea: “Si, si!”<br />

L’unica cosa che siamo riusciti a <strong>di</strong>re è stato “O mio<br />

Dio!!!!”. Ma dopo lo shock iniziale abbiamo detto:<br />

“Giusto! Che tutti sappiano che i Flego sono <strong>della</strong><br />

minoranza italiana! E guarda caso, con tutti i presentatori<br />

che ci sono nel nostro paese, hanno scelto proprio loro!<br />

Sì, perché a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> tutti gli altri, loro due sono i<br />

migliori!”<br />

Molte volte noi <strong>della</strong> minoranza italiana veniamo<br />

sottovalutati. Lorella e Andrea hanno vinto per tutti<br />

noi. Hanno <strong>di</strong>mostrato che un “italjanček” (traduco: una<br />

persona che parla in italiano ed è <strong>della</strong> nostra zona) può<br />

esser posto allo stesso livello, sia culturale (nel senso <strong>di</strong><br />

persona acculturata) che linguistico, <strong>di</strong> uno sloveno, e<br />

forse anche meglio!<br />

È sbagliato fare <strong>di</strong>fferenze tra “noi” <strong>della</strong> minoranza e gli<br />

altri “autoctoni”. Siamo tutti uguali, tutti appartenenti allo<br />

stesso paese, alla stessa terra, alla stessa cultura. Ormai,<br />

siamo tutti <strong>citta</strong><strong>di</strong>ni del mondo.<br />

In conclusione, da attenta spettatrice che sono, vorrei fare i<br />

complimenti ad Andrea e Lorella, perché sono veramente<br />

bravi!<br />

E speriamo un giorno, <strong>di</strong> rivederli <strong>di</strong> nuovo insieme,<br />

perché sono una coppia formidabile!<br />

Lea Skok<br />

Lorella e Andrea Flego<br />

(Foto Žiga Culiberg / RTV SLO PR)<br />

7


<strong>La</strong> città<br />

8<br />

Google books<br />

Google Ricerca libri è l’interfaccia in italiano <strong>di</strong> Google Book Search, lo strumento sviluppato da Google per permettere<br />

la ricerca nel testo <strong>di</strong> libri antichi <strong>di</strong>gitalizzati oppure in commercio. Nel caso in cui il volume <strong>di</strong>gitalizzato non sia<br />

protetto da copyright, Google permette <strong>di</strong> consultarlo integralmente e <strong>di</strong> scaricarlo in formato PDF. Altrimenti, a seconda<br />

dell’accordo stipulato con l’e<strong>di</strong>tore che detiene i <strong>di</strong>ritti per lo sfruttamento dell’opera, consente <strong>di</strong> visualizzare piccole<br />

porzioni del testo, intere pagine (copertina, in<strong>di</strong>ce ecc.) oppure solo <strong>di</strong> effettuare ricerche nei dati identificativi.<br />

Fin d’ora potete consultare <strong>di</strong>rettamente dal vostro<br />

computer <strong>di</strong>verse opere relative alla storia e ad autori<br />

<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Ne segnaliamo alcune, visionabili in<br />

versione integrale:<br />

- Girolamo Muzio, “Il Duello” (1550)<br />

Trattato del letterato capo<strong>di</strong>striano sul combattimento<br />

con la spada.<br />

- Girolamo Muzio, “Il gentil huomo” (1575)<br />

Usando le parole del Muzio, in questo volume “si<br />

tratta la materia <strong>della</strong> nobiltà: et si mostra quante ne<br />

siano le maniere, come si acquisti, come si conservi et<br />

come si perda”.<br />

- Dello stesso autore ve<strong>di</strong> su google.books: “Lettere<br />

del Mutio justinopolitano, <strong>di</strong>vise in quattro libri”,<br />

“L’Heretico infuriato”, “Beata Vergine incoronata”,<br />

“Battaglie per <strong>di</strong>ffesa dell’italica lingua”.<br />

- Paolo Nal<strong>di</strong>ni, “Corografia ecclesiastica, ossia<br />

descrittione <strong>della</strong> città e <strong>della</strong> <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Giustinopoli<br />

detto volgarmente Capo d’Istria” (1700).<br />

- Pietro Stancovich, »Biografia degli uomini <strong>di</strong>stinti<br />

dell’Istria« (1829)<br />

- Gian Rinaldo Carli, »L’Uomo Libero, ossia<br />

ragionamento sulla libertà naturale e civile<br />

dell’uomo« (1779). »Lettere Americane« (1780),<br />

»Antichità Italiche« (1789), »Dell’origine e del<br />

commercio <strong>della</strong> moneta«, »<strong>La</strong> Teogonia« ecc.<br />

- Santorio Santorio, »De statica me<strong>di</strong>cina« - ristampe<br />

Settecentesche dell’opera più celebre del me<strong>di</strong>co<br />

capo<strong>di</strong>striano, piena <strong>di</strong> aforismi sul viver sano.<br />

Naturalmente c’è tanta altra carne al fuoco. Google.<br />

books sta crescendo <strong>di</strong> giorno in giorno. Buona lettura,<br />

ma un poco ala volta…no ste rovinarve i oci.<br />

http://books.google.it<br />

(books.google.si, books.google.com)


Quando la ricerca d’archivio <strong>di</strong>venta una passione<br />

<strong>La</strong> città<br />

Valentina Petaros <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria – laurea in Lettere moderne all’Università <strong>di</strong> Trieste (2003), Master in scienze<br />

archivistiche all’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Trieste (2005) – è appassionata <strong>di</strong> ricerche storiche, stu<strong>di</strong> danteschi, musica,<br />

filologia e agility dog. Da alcuni anni è coinvolta in due progetti promossi dalla Società dalmata <strong>di</strong> storia patria.<br />

»Fida« e »Sida« riguardano i fon<strong>di</strong> conservati negli archivi <strong>di</strong> Slovenia, Croazia, Serbia e Montenegro prodotti<br />

da Enti o persone che nei secoli operarono in Istria e Dalmazia.<br />

Valentina, in che cosa consistono i<br />

progetti?<br />

FIDA significa Fiume, Istria,<br />

Dalmazia archivi. SIDA – Serenissima,<br />

Istria e Dalmazia archivi. I progetti<br />

si <strong>di</strong>fferenziano perché uno prende in<br />

considerazione gli Archivi <strong>di</strong> Stato,<br />

l’altro invece tutti gli altri archivi,<br />

regionali, storici, ecclesiastici ecc.<br />

Il nostro lavoro consiste nel recarsi<br />

fisicamente presso l’Ente, si prendono<br />

in considerazione i fon<strong>di</strong> italiani – già<br />

precedentemente in<strong>di</strong>viduati, si cerca<br />

<strong>di</strong> capire come sono strutturati, un<br />

buon punto <strong>di</strong> partenza è la storia<br />

amministrativa del fondo. L’obiettivo<br />

è quello <strong>di</strong> rintracciare e in<strong>di</strong>viduare<br />

il fondo, aprire tutte le buste, vedere il<br />

contenuto, quali sono i documenti più<br />

importanti, cosa potrebbe interessare<br />

gli stu<strong>di</strong>osi al fine <strong>di</strong> schedarlo … cioè<br />

come possiamo mettere in rilievo una<br />

cosa rimasta lì per tanti anni, sapendo<br />

che è sicuramente parte <strong>di</strong> un altro<br />

fondo custo<strong>di</strong>to magari a Roma.<br />

Come, per esempio, l’Ufficio Nuove<br />

Provincie...<br />

Perché certi documenti, anche<br />

interessanti, rimangono in un<br />

angolo per tanti anni?<br />

Le ragioni sono <strong>di</strong>verse. Innanzitutto<br />

in un Istituto statale ognuno ha<br />

il proprio compito e non tutti<br />

possono svolgere tutto. Ecco<br />

perché esistono persone come me,<br />

ovvero professionisti esterni, che<br />

possono interagire con i funzionari<br />

impiegati; e sono due approcci alla<br />

documentazione <strong>di</strong>versi.<br />

Come siete stati accolti dagli<br />

operatori locali?<br />

All’inizio, non <strong>di</strong>co che c’è <strong>di</strong>ffidenza,<br />

ma … ci si stu<strong>di</strong>a a vicenda. Una<br />

<strong>di</strong>ffidenza a livello <strong>di</strong> capacità<br />

ovvero <strong>di</strong> professionalità, perché<br />

la figura dell’archivista free-lancer<br />

non è riconosciuta né in Slovenia<br />

né in Croazia; in Italia è una figura<br />

abbastanza comune. Poi la fiducia<br />

la costruisci giorno per giorno. Io<br />

non potrei lavorare senza avere la<br />

collaborazione dei funzionari del<br />

luogo. E devo <strong>di</strong>re che si è creato un<br />

bellissimo rapporto.<br />

In quali archivi hai svolto questo<br />

tipo <strong>di</strong> lavoro?<br />

Ho cominciato all’archivio <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria nel 2003, da lì sono<br />

andata a Pisino, Zara e a Sebenico,<br />

Spalato, Lesina, e a Zagabria dove ho<br />

avuto l’onore <strong>di</strong> visitare l’Accademia<br />

delle scienze.<br />

Ha fatto qualche scoperta<br />

interessante?<br />

È un mondo in cui ci vuole tanta<br />

pazienza, ma è meraviglioso. Due<br />

esempi che porto sempre: il Fondo<br />

Tommaseo-Artale <strong>di</strong> Sebenico<br />

e il Fondo Millo a Zara. Sono<br />

due fonti inesauribili sia per la<br />

storia <strong>della</strong> Dalmazia che <strong>della</strong><br />

Repubblica <strong>di</strong> Venezia. Col fondo<br />

»Tommaseo-Artale« sono riuscita a<br />

ricostruire l’albero genealogico <strong>della</strong><br />

famiglia Tommaseo. Contiene la<br />

corrispondenza tra Nicolò Tommaseo<br />

e il suo figliastro, Domenico Artale.<br />

Tommaseo ha scritto tantissimo. Suoi<br />

materiali sono conservati a Firenze,<br />

Trieste e nella natia Sebenico.<br />

Che tipo <strong>di</strong> operazione hai fatto?<br />

Devo preannunciare il mio arrivo<br />

in archivio, una volta arrivata lì<br />

devo dare una consistenza alla<br />

documentazione, vedere quanto c’è<br />

… parliamo <strong>di</strong> buste <strong>di</strong> fascicoli, si<br />

tratta <strong>di</strong> metri lineari. In questo caso<br />

erano solo quattro, dunque si trattava<br />

<strong>di</strong> circa quaranta buste. Il fondo<br />

Millo ne ha duecento. Una volta<br />

determinata la consistenza, apro le<br />

buste, una per una e controllo cosa c’è<br />

all’interno. Spesso trovo libri e tante<br />

volte corrispondenza sparsa, ovvero<br />

singoli fogli che vanno schedati.<br />

Bruno Crevato Selvaggi, la <strong>di</strong>rettrice dell'Archivio regionale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

Nada Čibej e Valentina Petaros (foto Andraž Gombač-Primorske novice).<br />

9


<strong>La</strong> città<br />

In quali con<strong>di</strong>zioni hai trovato<br />

questi documenti?<br />

Quasi sempre parliamo <strong>di</strong> strutture<br />

che si stanno adattando agli standard<br />

internazionali, dunque le con<strong>di</strong>zioni<br />

stanno generalmente migliorando.<br />

Il fondo Millo?<br />

Siamo tra il 1918-21, periodo<br />

dell’armistizio, prima del Trattato<br />

<strong>di</strong> Rapallo, che ha determinato tutto<br />

quello che poi è successo, compreso<br />

l’esodo degli italiani. Millo era un<br />

ammiraglio <strong>della</strong> Marina militare al<br />

quale furono dati anche dei poteri civili.<br />

Dalla sua regia nave »Puglia« prima<br />

e »Europa« dopo, era sia Governatore<br />

<strong>della</strong> Dalmazia che Commissario<br />

civile, poi, anche se per un breve<br />

periodo. <strong>La</strong> documentazione è vasta,<br />

interessantissima con tanti argomenti<br />

… dall’Ufficio approvvigionamento<br />

civili ai funzionari, al passaggio dei<br />

funzionari austriaci al nuovo regime<br />

italiano, le richieste <strong>di</strong> <strong>citta</strong><strong>di</strong>nanza,<br />

le richieste dei profughi <strong>di</strong> guerra …<br />

Dati che ci danno un’idea sulle<br />

comunità allora residenti in<br />

Dalmazia.<br />

Grazie all’Ufficio<br />

approvvigionamento civili che si<br />

basava su un censimento territoriale,<br />

<strong>di</strong>viso per comuni e <strong>di</strong>stretti,<br />

noi conosciamo per ogni casa il<br />

10<br />

Il fondo dell'Archivio regionale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria nella ex chiesa conventuale <strong>di</strong> S. Chiara<br />

(foto Andraž Gombač-Primorske novice).<br />

nucleo famigliare, la <strong>citta</strong><strong>di</strong>nanza,<br />

la nazionalità … era già tutto ben<br />

definito nelle notifiche del Millo.<br />

Tutto materiale ancora ine<strong>di</strong>to.<br />

In Slovenia?<br />

Abbiamo lavorato a Capo<strong>di</strong>stria,<br />

Nova Gorica e qualcosa anche a<br />

Lubiana.<br />

Sul sito web in costruzione fidasida.it,<br />

redatto in quattro lingue<br />

(italiano, sloveno, croato e inglese)<br />

troviamo notizie sui progetti, ma è<br />

un vaso ancora da riempire.<br />

Sì, anche perché questi progetti<br />

non sono finiti. Abbiamo appena<br />

cominciato con la catalogazione<br />

degli archivi. Il sito ospita anche<br />

bibliografie monografiche, saggi<br />

scientifici, uno spoglio del materiale<br />

prodotto su questo argomento.<br />

Si accede al database con nickname<br />

e password, dopo<strong>di</strong>ché cerchiamo<br />

l’argomento che ci interessa, clicco<br />

sul titolo <strong>di</strong> un documento d’archivio<br />

e trovo i dati essenziali: quantità del<br />

fondo, contenuti, epoca, con<strong>di</strong>zioni<br />

fisiche, accessibilità ecc.<br />

Le schede sono fatte su standard<br />

internazionale ISAD, criteri che<br />

ogni archivista può riscontrare, può<br />

riconoscere, soprattutto può farne<br />

buon uso.<br />

<strong>La</strong> vera rivoluzione credo sarà<br />

comunque la <strong>di</strong>gitalizzazione, cioè<br />

il poter consultare questi testi dallo<br />

schermo <strong>di</strong> un pc, senza dover<br />

sfogliare queste antiche carte ed<br />

evitare così <strong>di</strong> danneggiarle.<br />

Infatti io cerco anche <strong>di</strong> svecchiare<br />

la figura dell’archivista. L’archivista<br />

oggi non va più identificato con<br />

un pensionato che va in giro per<br />

gli archivi. L’archivista è un<br />

professionista serio che sa riconoscere<br />

i documenti, che ha una formazione<br />

alla base, ha stu<strong>di</strong>ato paleografia,<br />

<strong>di</strong>plomatica, spesso sono filologi, si<br />

spera non solamente storici …<br />

Perché non storici?<br />

Generalizzando, gli storici tendono<br />

a usare le fonti archivistiche per<br />

dar conferma <strong>di</strong> una propria idea;<br />

invece l’archivista cerca <strong>di</strong> capire<br />

la struttura del fondo e ti propone la<br />

documentazione in base agli standard<br />

internazionali.<br />

Cosa resta da fare?<br />

Tanto. Sono appena rientrata da Zara<br />

dove ho svolto il progetto »Carte<br />

catastali Grimani«, devo affrontare<br />

ancora Zagabria con l’Accademia<br />

delle scienze, la Biblioteca nazionale,<br />

l’Archivio <strong>di</strong> Stato …<br />

Valentina, non posso che augurarti<br />

altre sod<strong>di</strong>sfazioni sia nel lavoro<br />

che nella vita.<br />

Grazie.


<strong>La</strong> <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Bertocchi anche quest’anno<br />

ha organizzato in aprile la tra<strong>di</strong>zionale manifestazione<br />

culturale, Saluto alla primavera.<br />

Il gruppo mandolinistico <strong>della</strong> Ci <strong>di</strong> Momiano<br />

Ospiti <strong>di</strong> questa e<strong>di</strong>zione i bambini del Giar<strong>di</strong>no d’infanzia<br />

»Delfino blu« sezione <strong>di</strong> Bertocchi, gli alunni <strong>della</strong> Scuola<br />

elementare Pier Paolo Vergerio il Vecchio, sezioni <strong>di</strong><br />

Bertocchi e <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, il coro misto <strong>di</strong> casa Brnistra-<br />

Ginestra, il coro misto <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Buie<br />

CI Bertocchi<br />

Saluto alla primavera, tra<strong>di</strong>zionale manifestazione culturale<br />

Il coro Brnistra-Ginestra (Foto Miha Peroša).<br />

<strong>La</strong> città<br />

ed il gruppo mandolinistico »DO RE MI« <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong><br />

degli Italiani <strong>di</strong> Momiano. Con i due sodalizi <strong>di</strong> Buie e <strong>di</strong><br />

Momiano la CI <strong>di</strong> Bertocchi collabora da <strong>di</strong>versi anni, e<br />

non mancano scambi ed incontri tra gruppi culturali.<br />

XV anniversario d’attività del coro misto<br />

Brnistra-Ginestra<br />

Il 9 maggio presso la cantina vinicola Vinakoper <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria si è svolto il concerto organizzato dal coro<br />

misto Brnistra-Ginestra per celebrare il loro XV anno <strong>di</strong><br />

attività in collaborazione con la <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong><br />

Bertocchi. L’amore e la devozione per l’Istria sono stati<br />

i fili conduttori <strong>della</strong> serata, assieme al canto, il ballo, la<br />

musica e l’arte in genere.<br />

All’iniziativa hanno partecipato <strong>di</strong>versi gruppi culturali<br />

quali, il gruppo folkloristico Val <strong>di</strong> Pirano, il coretto del<br />

Centro <strong>di</strong> assistenza lavorativa <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, il gruppo<br />

Kantadori <strong>di</strong> Gra<strong>di</strong>n, il gruppo vocale folkloristico Skala<br />

Kubed, il complesso <strong>di</strong> ottoni <strong>di</strong> Isola. <strong>La</strong> manifestazione<br />

che ha percorso tutte le sale <strong>della</strong> suggestiva cantina<br />

Vinakoper si è conclusa all’aperto con il concerto del coro<br />

misto Brnistra-Ginestra.<br />

Anche la <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Bertocchi<br />

ha voluto essere presente all’evento allestendo nell’atrio<br />

11


<strong>La</strong> città<br />

<strong>della</strong> Casa del Refosco una mostra dei lavori realizzati<br />

dalle attiviste del gruppo “<strong>di</strong>pinto su seta” che opera<br />

dal 2002 nell’ambito del nostro sodalizio. Gli spettatori<br />

dell’evento sono stati oltre 350 ed il ricavato è stato<br />

destinato all’acquisto <strong>di</strong> un pulmino per il Centro <strong>di</strong><br />

assistenza sociale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.<br />

12<br />

Saluto alla primavera: l'esibizione dei bambini <strong>della</strong><br />

sezione <strong>di</strong> Bertocchi dell'asilo »Delfino blu«.<br />

Filodrammatica <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Bertocchi ospite al<br />

II incontro <strong>di</strong> gruppi teatrali “Quattro ciacole per<br />

strada” presso la CI <strong>di</strong> Momiano<br />

Il gruppo filodrammatico bambini “Le nuvole” <strong>della</strong><br />

<strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Bertocchi ha preso parte al II<br />

incontro <strong>di</strong> gruppi teatrali organizzato dalla <strong>Comunità</strong><br />

degli Italiani <strong>di</strong> Momiano, con la simpatica scenetta per<br />

ragazzi, intitolata “Mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>re”.<br />

Il gruppo ha iniziato la sua attività nel 2007 in<br />

collaborazione con la SEI Pier Paolo Vergerio il Vecchio,<br />

sezione <strong>di</strong> Bertocchi. Ad accompagnare i giovani attori<br />

è stata all’inizio la mentore Edda Viler, dal 2010 invece<br />

i bambini sono seguiti dalle insegnanti Vilma, Roberta e<br />

Il Gruppo filodrammatico degli alunni <strong>di</strong> Bertocchi in<br />

visita a Momiano.<br />

<strong>La</strong> mostra allestita alla Vinakoper dal Gruppo »<strong>di</strong>pinto<br />

su seta« <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Bertocchi.<br />

Irena. Il gruppo ha partecipato a <strong>di</strong>verse manifestazioni<br />

culturali organizzate dalla CI <strong>di</strong> Bertocchi, inoltre si è<br />

esibito presso altre <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>della</strong> Slovenia.<br />

<strong>La</strong> comme<strong>di</strong>a “Il paese <strong>di</strong> carta” allestita nel 2009 è stata<br />

interamente ripresa e proposta in un programma per<br />

ragazzi su TV Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Il cantante Sergio Preden “Gato” e il<br />

quartetto <strong>di</strong> Riccardo Bosazzi hanno fatto cantare<br />

tutto il pubblico in sala<br />

Venerdì, 21 maggio la <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Bertocchi<br />

in collaborazione con l’Unione <strong>Italiana</strong> e l’Università<br />

Popolare <strong>di</strong> Trieste hanno organizzato il concerto del<br />

cantante Sergio Preden “Gato” accompagnato dal<br />

quartetto <strong>di</strong> Riccardo Bosazzi. Nel corso <strong>della</strong> piacevole<br />

e animata serata sono state proposte canzoni rovignesi<br />

d’autore ed anche brani ben noti <strong>della</strong> musica leggera<br />

italiana. Entusiasta il pubblico in sala che è stato coinvolto<br />

attivamente nel corso del concerto, <strong>di</strong>ventando un sorta <strong>di</strong><br />

coro alle più belle melo<strong>di</strong>e italiane.<br />

Sergio Preden in concerto.


Per imparare non è mai troppo<br />

tar<strong>di</strong>. Ci sono dei progetti <strong>di</strong><br />

formazione interessanti rivolti alla<br />

terza età. Un progetto particolare,<br />

organizzato dall’Università<br />

popolare <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria si<br />

chiama “Nonni e nipoti” ed ha<br />

la caratteristica <strong>di</strong> coinvolgere in<br />

veste <strong>di</strong> insegnanti noi studenti<br />

dei Ginnasi sloveno e italiano <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria. Agli appartenenti<br />

alla comunità nazionale vengono<br />

offerti i corsi in lingua italiana. Ne<br />

parliamo con Leonardo Braico e<br />

Luisa Peress del “Carli”.<br />

Leonardo, il progetto, <strong>della</strong> durata<br />

<strong>di</strong> tre anni, è cominciato l’anno<br />

scorso e si svolge in tutta Europa.<br />

In che cosa consiste?<br />

LEONARDO: Consiste nell’insegnare<br />

l’informatica <strong>di</strong> base e avanzata a<br />

persone più anziane <strong>di</strong> noi. Viene<br />

svolto in aule specializzate con<br />

computer e programmi installati<br />

apposta per l’appren<strong>di</strong>mento.<br />

E tu praticamente ti sei ritrovato<br />

nel ruolo dell’insegnante. Che<br />

sensazioni hai provato?<br />

Nonni e nipoti a scuola <strong>di</strong> computer<br />

Beh, non è una sensazione da vero<br />

insegnante importante che…“detta le<br />

regole”. Mi sento come se uno desse<br />

ripetizioni a un’altra persona.<br />

Come mai ti sei ritrovato in questo<br />

ruolo?<br />

L’informatica mi piace. E’ una<br />

materia <strong>di</strong>ciamo nuova, che pratico<br />

con molto piacere. Mi piace mostrare<br />

agli altri quello che via via imparo<br />

sul computer, su internet e sulla posta<br />

elettronica.<br />

Ti sembra un progetto utile?<br />

Sì, mi sembra un progetto utile<br />

perché dà alle persone anziane la<br />

possibilità <strong>di</strong> imparare come navigare<br />

su internet, leggere giornali on-line,<br />

fare acquisti sul web e utilizzare tanti<br />

altri servizi offerti dalla rete usando<br />

le nuove tecnologie.<br />

Ma da chi sono frequentati questi<br />

corsi, Luisa?<br />

LUISA: Devo <strong>di</strong>re che parecchie<br />

persone hanno frequentato i corsi.<br />

Soprattutto persone che per un<br />

motivo o per l’altro sono lontane<br />

dalla propria famiglia oppure non<br />

hanno tanti contatti con gli altri e<br />

che quin<strong>di</strong> vogliono imparare ad<br />

Leonardo Braico<br />

<strong>La</strong> città<br />

usare il computer. Altre persone sono<br />

semplicemente incuriosite da questo<br />

fatto, e che hanno trovato questo<br />

corso come un’opportunità per stare<br />

al passo coi tempi e imparare cose<br />

nuove.<br />

E’ stato un successo…<br />

E’ un corso interessante perché c’è<br />

appunto questo scambio <strong>di</strong> ruoli con<br />

noi che facciamo da insegnanti…<br />

comunque come idea è buona perchè<br />

penso che noi giovani siamo comunque<br />

le persone più adatte a poter spiegare e<br />

far imparare qualcosa dei computer e<br />

<strong>di</strong> questi nuovi apparecchi elettronici.<br />

E poi c’è da <strong>di</strong>re che queste persone<br />

erano veramente interessate, si<br />

impegnavano veramente; e alla fine<br />

abbiamo ottenuto anche dei buoni<br />

risultati.<br />

Links:<br />

http://deepblue.uni-mb.si/lukoper/<br />

nonni/<br />

www.lu-koper.si<br />

Maja Maraž<br />

13


<strong>La</strong> città<br />

14<br />

Dall’asilo italiano <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> riceviamo e con piacere<br />

pubblichiamo questo resoconto dell’anno scolastico<br />

appena concluso<br />

Un simpaticissimo saluto dalle “Tartarughine” e dai<br />

“Cavallucci marini”. Siamo quaranta (40) piccoli<br />

frugoletti dell’asilo “Delfino blu” <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong><br />

e, siccome l’anno scolastico sta presto per finire,<br />

volevamo raccontarvi le nostre esperienze e alcune<br />

delle attività realizzate durante quest’anno scolastico.<br />

Le nostre maestre (Wally, Ilenia, Franca, Katja e<br />

Sandra) ci hanno insegnato tante belle cose e, insieme,<br />

ci siamo anche <strong>di</strong>vertiti.<br />

Il tema de<strong>di</strong>cato all’autunno è stato, accompagnarci alla<br />

scoperta dei cambiamenti stagionali, compiendo delle<br />

osservazioni scientifiche e dei veri e propri esperimenti:<br />

- dall’uva al vino (nel giar<strong>di</strong>no del nostro asilo abbiamo<br />

improvvisato LA VENDEMMIA)<br />

- abbiamo imparato come dalle olive si produce l’olio.<br />

Un’ occasione <strong>di</strong> sperimentazione ci è stata dettata dalla<br />

curiosità <strong>di</strong> visitare un frantoio e quin<strong>di</strong> il processo <strong>di</strong><br />

macinazione delle olive per ottenere l’olio. Ciò è stato<br />

possibile andando a visitare il frantoio a Nova Vas.<br />

Questo tema è stato poi concluso con la realizzazione <strong>di</strong><br />

un angolo verde con rami <strong>di</strong> ulivo, con i frutti e oggetti<br />

tecnici per la raccolta delle olive nel corridoio dell’asilo.<br />

<strong>La</strong> settimana tra il 26 e il 30 ottobre, è stata intitolata<br />

“FACCIAMO FESTA” e ci è stato proposto un itinerario<br />

attraverso le feste principali lungo tutto l’anno scolastico.<br />

Le attività proposte hanno compreso storie, filastrocche,<br />

canzoni, cose da fare e costruire ed hanno avuto, come<br />

obiettivo principale, lo stare insieme.<br />

Il tema che abbiamo affrontato per primo è HALLOWEEN.<br />

Halloween è la notte magica per eccellenza. È usanza<br />

Lo zainetto verde (Foto "Delfino blu").<br />

(recente, ndr) ad Halloween intagliare zucche con volti<br />

minacciosi e porvi una candela accesa all’interno. Questa<br />

usanza fa riferimento anche alle streghe, basta un<br />

po’ <strong>di</strong> fantasia e qualche piccolo accorgimento per sentirsi<br />

delle vere streghe.<br />

Noi bambini entusiasti, durante i preparativi <strong>della</strong> festa,<br />

ci misuravamo in abilità manuali realizzando, aiutati dalle<br />

maestre, maschere e vestiti per il giorno più esaltante <strong>di</strong><br />

ottobre. Fra un vago odore <strong>di</strong> zucche e <strong>di</strong> candele abbiamo<br />

creato, nell’aula del nostro asilo, un ambiente suggestivo,<br />

presenze inquietanti, dove dolcetti e bevande sono stati<br />

<strong>di</strong>stribuiti dalle maestre- streghe che ballavano e giocavano<br />

con le scope. Luci che apparivano e scomparivano...un<br />

sano <strong>di</strong>vertimento con una buona dose <strong>di</strong> allegria.<br />

Arriva NATALE! Arriva CAPODANNO! Tanti auguri<br />

e BUON ANNO!<br />

Ecco l’atmosfera che si è creata martedì, 15 <strong>di</strong>cembre<br />

presso il Teatro <strong>citta</strong><strong>di</strong>no <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Tutti i gruppi<br />

delle sezioni del Giar<strong>di</strong>no d’infanzia Delfino blu <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria, Seme<strong>della</strong>, Bertocchi e Crevatini hanno<br />

partecipato ad una grande festa rallegrando mamme,<br />

papà, nonni, parenti e amici con: poesie, filastrocche,<br />

balli, canti, concertini…eseguiti dai bambini assieme alle<br />

loro maestre. L’arrivo <strong>di</strong> Babbo Natale ha incorniciato il<br />

palco riempiendo <strong>di</strong> gioia i cuoricini <strong>di</strong> noi bambini.<br />

Arriva CARNEVALE!<br />

Durante la settimana, assieme alle maestre, abbiamo<br />

addobbato le due stanze, il corridoio e il guardaroba con<br />

stelle filanti, nastri colorati e tante maschere <strong>di</strong>vertenti che<br />

pendevano dal soffitto poi, ci siamo vestiti con i costumi<br />

carnevaleschi: la nostra stanza sembrava una <strong>di</strong>scoteca<br />

con tante mascherine luccicanti che si muovevano al<br />

ritmo <strong>della</strong> musica moderna. C’era anche una passerella<br />

dove abbiamo sfilato presentandoci nei nostri bellissimi<br />

costumi.<br />

Mentre in cucina, la pulitrice Irena ci stava preparando<br />

le “fritole”, la maestra Katja ha impugnato la chitarra<br />

facendoci <strong>di</strong>vertire cantando tutti insieme delle canzoni.<br />

Le “fritole” erano buonissime, e noi bambini, estasiati<br />

<strong>della</strong> bellissima sorpresa.<br />

I MESTIERI. Nel corso dell’anno, le maestre hanno<br />

voluto farci conoscere anche vari mestieri. Abbiamo fatto,<br />

cosi, conoscenza con: una parrucchiera, alcuni volontari del<br />

canile <strong>di</strong> S. Antonio presso Capo<strong>di</strong>stria e un addestratore<br />

<strong>di</strong> cani, un poliziotto in moto, un postino, una schermista,<br />

un giocatore <strong>di</strong> golf, un apicoltore. Tutti i personaggi,


Piccoli cuochi.<br />

sono venuti all’asilo spiegando in che cosa consiste il loro<br />

lavoro, gli attrezzi che usano, l’uniforme...<br />

E’ stato veramente molto interessante e curioso vedere<br />

tutto da vicino e toccare con mano! L’ultimo incontro<br />

lo abbiamo avuto con un operatore ecologico che ci ha<br />

spiegato l’importanza del RICICLAGGIO: esplorando<br />

l’ambiente che ci circonda, attraverso esperienze <strong>di</strong><br />

vita quoti<strong>di</strong>ana, compren<strong>di</strong>amo e verifichiamo i danni<br />

che vengono prodotti quando non si seguono norme<br />

comportamentali in<strong>di</strong>spensabili per la convivenza. Ci è<br />

stato insegnato e spiegato dalle maestre, che è bene avere<br />

un comportamento rispettoso e protettivo nei confronti<br />

dell’ambiente e <strong>della</strong> natura.<br />

Le maestre, come stimolo iniziale, propongono il progetto<br />

riciclo partendo da una drammatizzazione “L’albero<br />

mangiacarta”. Dalla drammatizzazione <strong>della</strong> storia è<br />

emersa l’importanza <strong>di</strong> riciclare la carta e, <strong>di</strong> come si può<br />

raccogliere per riutilizzarla. Ecco perchè è nato »L’albero<br />

mangiacarta«, che è perennemente affamato ma che deve<br />

vuotarsi ogni volta che è pieno. <strong>La</strong> carta raccolta poi viene<br />

ritirata dall’operatore ecologico che con il suo camion la<br />

porta in fabbrica, che la rielabora per fare nuovamente<br />

giornali, quaderni, libri, fogli bianchi e puliti.<br />

<strong>La</strong> stagione fredda, purtroppo provoca le prime influenze,<br />

raffreddori, mal <strong>di</strong> gola e, cosa meglio degli AGRUMI<br />

per rafforzare il nostro organismo? Gli agrumi sono<br />

i caratteristici frutti invernali con tante vitamine che<br />

vengono consumati volentieri da noi bambini, sia al<br />

naturale, sia sotto forma <strong>di</strong> spremute. <strong>La</strong> maestra Franca<br />

ci ha messo a <strong>di</strong>sposizione un cestino contenente arance,<br />

mandarini, limoni, pompelmi. Dopo aver osservato e<br />

verbalizzato le caratteristiche percettive <strong>della</strong> frutta, la<br />

maestra fa notare come tutti gli agrumi possono essere<br />

<strong>di</strong>visi in spicchi. Per completare l’esperienza »gustativa«,<br />

siamo stati impegnati nella preparazione <strong>di</strong> una spremuta<br />

<strong>di</strong> arance. Che <strong>di</strong>vertimento!<br />

Avete visto quante cose abbiamo imparato? Questo anno<br />

scolastico è stato veramente ricco <strong>di</strong> tante innovazioni ed<br />

<strong>La</strong> città<br />

avvenimenti interessanti. Siccome noi siamo dei bambini<br />

curiosi e vogliosi <strong>di</strong> conoscere e sperimentare, le maestre<br />

hanno realizzato, con la nostra collaborazione, tre bei<br />

progetti: LO ZAINETTO VERDE (per i bambini più<br />

gran<strong>di</strong>: hanno sperimentato e filtrato l’acqua sporca per<br />

farla <strong>di</strong>ventare pulita); IL SOLE D’ORO (per i più gran<strong>di</strong>:<br />

sviluppo delle abilità del palleggiamento, saper andare in<br />

bicicletta seguendo un percorso, pattinare, corso <strong>di</strong> nuoto<br />

e camminate lunghe); PROGETTO TURISMO: IL<br />

PESCE NELLA CUCINA ISTRIANA (tutti). Essendo<br />

il Mare Adriatico molto ricco, i pesci e i frutti <strong>di</strong> mare<br />

fanno parte <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione culinaria istriana e vengono<br />

cucinati in svariati mo<strong>di</strong>, come con<strong>di</strong>mento per i primi<br />

piatti o come secondo piatto. <strong>La</strong> caratteristica principale<br />

dei piatti tra<strong>di</strong>zionali istriani è quella <strong>di</strong> usare pochi<br />

ingre<strong>di</strong>enti e molta fantasia. Le maestre Franca e Wally<br />

ci hanno voluto far conoscere il dono del mare: il pesce,<br />

protagonista principale delle mense povere (una volta) e<br />

<strong>di</strong> quelle raffinate (oggi). Il nostro obiettivo è stato quello<br />

<strong>di</strong> cucinare /friggere le sardelle usando gli ingre<strong>di</strong>enti<br />

caratteristici per la realizzazione <strong>di</strong> questo piatto.<br />

Il destino <strong>della</strong> nostra città è stato sempre legato al mare<br />

anche, per la pesca che ci assicurava la sopravvivenza. Il<br />

<strong>di</strong>alogo con un pescatore, ci ha acconsentito <strong>di</strong> avvicinarci<br />

al mondo <strong>della</strong> pesca e del prodotto: il pesce. Le<br />

maestre, a tale proposito, hanno preparato una <strong>di</strong>vertente<br />

drammatizzazione del racconto »Il pescatore Gigi«, con<br />

la canzone finale »Il pescatore viene con l’amo e con la<br />

rete«. Abbiamo visitato anche la pescheria e conosciuto<br />

i nomi <strong>di</strong> alcuni pesci. Per il nostro progetto, abbiamo<br />

scelto la sar<strong>della</strong> come piatto da preparare in classe: Le<br />

sardelle impanate.<br />

Dopo aver conosciuto le caratteristiche del pesce e alcune<br />

ricette (gentilmente adottate da alcuni dei nostri nonni)<br />

tipiche dell’Istria, abbiamo preparato le tra<strong>di</strong>zionali<br />

sardelle impanate usando il sale, la farina, uova e pane<br />

grattuggiato. Aiutati dalle maestre, le abbiamo poi messe<br />

a friggere nell’olio e, mangiate ancora calde. Una delizia!<br />

<strong>La</strong> presentazione <strong>della</strong> parrucchiera.<br />

15


<strong>La</strong> città<br />

Il pesce era buono, dolce, tenero, profumato e <strong>di</strong>vertente<br />

da preparare.<br />

16<br />

L'albero mangiacarta.<br />

Inizio Asilo Attività Genitori Immagini Dove siamo Contatto<br />

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I <strong>di</strong>segni dei bambini<br />

Archivio notizie<br />

Farfalline<br />

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Fiorellini<br />

Stelline<br />

Cavallucci marini<br />

Tartarughe<br />

Aprile a Seme<strong>della</strong><br />

Martedì, 04 Maggio 2010 - 22:18<br />

<strong>La</strong> penultima festa nel corso dell’anno scolastico è LA<br />

FESTA DELLA PRIMAVERA.<br />

Quest’anno abbiamo voluto accoglierla festosamente<br />

aspettando tutte le mamme e i papà, nonni e parenti per<br />

farli contenti e anche gli amici per farli felici. Infatti, la<br />

nostra stanza, lunedì 12 aprile,si è popolata <strong>di</strong> farfalle<br />

e fiori rossi, <strong>di</strong> primule e fiori blu; c’erano il sole, la<br />

primavera, le margheritine e anche le papere ballerine.<br />

Poi ancora le api e il merlo canterino che hanno preparato<br />

per tutti i presenti…UN ALLEGRO CONCERTINO!<br />

<strong>La</strong> nostra FESTA DEL PRATO è piaciuta moltissimo!<br />

Siamo arrivati alla fine...con la realizzazione <strong>della</strong> festa<br />

finale e salutando i bambini che andranno a scuola. Stiamo<br />

preparando una bella storia che verrà drammatizzata<br />

e cantata in <strong>di</strong>aletto e interpretata da noi bambini e<br />

dalle maestre. Poi, aiutati dalla chitarra suonata dalla<br />

maestra Katja, tutti insieme saluteremo i nostri amici che<br />

lasceranno l’asilo per affrontare, a settembre, i banchi <strong>di</strong><br />

scuola.<br />

Le unità:<br />

Capo<strong>di</strong>stria Seme<strong>della</strong> Bertocchi<br />

Crevatini<br />

Nel mese <strong>di</strong> aprile abbiamo festeggiato la festa <strong>della</strong> primavera, gran<strong>di</strong><br />

e piccoli con tanto entusiasmo abbiamo recitato, cantato e ballato, ci<br />

siamo <strong>di</strong>vertiti un sacco.<br />

Leggi tutto...<br />

Seme<strong>della</strong> festeggia la primavera!<br />

Martedì, 04 Maggio 2010 - 21:59<br />

Come ogni anno, si festeggia l'arrivo <strong>della</strong> bella stagione: la Primavera!<br />

Leggi tutto...<br />

Il draghetto Jurcek fa visita alle Stelline<br />

Martedì, 04 Maggio 2010 - 21:55<br />

Nell'ambito del progetto ecologico nazionale "Zainetto verde" (Zeleni<br />

nahrbtnik), organizzato dall'Associazione Amici dell'Infanzia <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria, il draghetto Jurek aiuta a sensibilizzare i bambini e a<br />

prendersi cura dell'ambiente e <strong>della</strong> natura.<br />

Leggi tutto...<br />

I Fiorellini e la primavera<br />

Martedì, 04 Maggio 2010 - 21:50<br />

Al termine dell'unità <strong>di</strong>dattica "I miei amici animali", siamo andati a<br />

visitare, accompagnati dalle nostre maestre e dai nostri genitori la<br />

fattoria che si trova a Crevatini.<br />

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I granchietti...<br />

Giovedì, 22 Aprile 2010 - 07:39<br />

CIAO A TUTTI!<br />

- Giar<strong>di</strong>no d'infanzia http://www.de<br />

www.delfino-blu.si<br />

10:16 | 28 Mag 2010<br />

Documenti<br />

Pubblicazione<br />

Piano <strong>di</strong> lavoro 2009/10<br />

Documenti vari<br />

Collegamenti<br />

Associazione Genitori<br />

Koper.si<br />

CAN Capo<strong>di</strong>stria<br />

Calendario<br />

Maggio 2010<br />

L M M G V S D<br />

26 27 28 29 30 01 02<br />

03 04 05 06 07 08 09<br />

10 11 12 13 14 15 16<br />

17 18 19 20 21 22 23<br />

24 25 26 27 28 29 30<br />

31 01 02 03 04 05 06<br />

Filastrocca delle maestre<br />

Maestra, insegnami il fiore ed<br />

il frutto<br />

- Col tempo, ti insegnero'<br />

tutto<br />

28.5


L’Ottava e<strong>di</strong>zione del Concorso Mailing List Histria<br />

<strong>La</strong> città<br />

Domenica 30 maggio 2010 si è tenuto presso la <strong>Comunità</strong> degli italiani <strong>di</strong> Sissano d’Istria il decimo raduno <strong>di</strong> ML<br />

Histria (www.mlhistria.it) e l’ottava premiazione del concorso letterario rivolto agli studenti delle scuole italiane in<br />

Slovenia e Croazia e agli alunni italofoni delle scuole del Montenegro (www.adriaticounisce.it). <strong>La</strong> mattina ha avuto<br />

luogo la cerimonia <strong>di</strong> consegna dei premi ai ragazzi con grande partecipazione sia <strong>di</strong> studenti che <strong>di</strong> insegnanti e<br />

genitori.<br />

Quest’anno il concorso letterario indetto da ML Histria ha battuto tutti i record <strong>di</strong> adesione. Infatti sono pervenuti alla<br />

commissione <strong>di</strong> valutazione, presieduta da Maria Luisa Botteri, ben 193 elaborati e hanno partecipato in totale 272<br />

studenti. Due premi sono andati anche agli alunni delle nostre scuole. Questi i nomi e le motivazioni:<br />

Primo premio sezione »<strong>La</strong>vori <strong>di</strong> gruppo- Scuole elementari«<br />

Nik Apollonio, Matija Benčič, Mattia Rutar, Maks Milovanovič, Desire Udovič (Classe III – SEI<br />

“Pier Paolo Vergerio il Vecchio” Capo<strong>di</strong>stria)<br />

Motivazione: Il “giretto senza pretese tra porte portoni e portali <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria” è in realtà un’elegante esposizione<br />

arricchita da foto e <strong>di</strong>segni del museo a cielo aperto che è l’importante <strong>citta</strong><strong>di</strong>na, un tempo sede <strong>di</strong> famiglie<br />

nobiliari e del potere centrale dell’Istria interna. Si nota l’amore per la storia del proprio paese curato in una<br />

classe terza elementare dai docenti ma coltivato dall’intero gruppo classe. <strong>La</strong> forma è semplice e curata. I <strong>di</strong>segni<br />

gradevolissimi, le foto esplicative al massimo. Bello!<br />

Terzo premio ex-aequo sezione “<strong>La</strong>vori <strong>di</strong> gruppo-Scuole elementari”<br />

Tina Eler, Tim Bratuša, Janja Marzi, Adriana Zrnić, Nastja Stok, Betsabea Vernik, Sebastijan Marzi (Classi VII<br />

– VIII – <strong>Comunità</strong> degli Italiani Crevatini).<br />

Motivazione: Il gruppo ha percorso le vie dei villaggi dei <strong>di</strong>ntorni alla ricerca delle cose perdute e <strong>della</strong> civiltà<br />

antica. I ragazzi hanno girato alla ricerca <strong>di</strong> tracce dei castellieri ma anche delle case rurali <strong>di</strong> cui hanno<br />

fotografato gli arre<strong>di</strong> tipici <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> uso quoti<strong>di</strong>an , arre<strong>di</strong> che ora non fanno più parte <strong>della</strong> vita cosiddetta<br />

civile ma che suscitano grande tenerezza e nostalgia in chi li vede. Curioso!<br />

Sabato 8 maggio si è tenuta al teatro <strong>citta</strong><strong>di</strong>no una serata de<strong>di</strong>cata ai canti popolari <strong>della</strong> Sardegna. Con<br />

l’organizzazione <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli italiani e dell’Associazione turistica, entrambi <strong>di</strong> Crevatini, si è esibito il<br />

Coro polifonico femminile “Tonara” <strong>di</strong>retto da Giovanna Demurtas (nella foto il <strong>di</strong>rigente del coro Adriatic <strong>di</strong><br />

Crevatini). Se volete rivedere alcune interpretazioni cercate su youtube sotto le voci “Capo<strong>di</strong>stria Tonara” oppure<br />

“Cuntzertu Abbasantesu”.<br />

17


<strong>La</strong> città<br />

18<br />

RICORDATO CON UNA SERIE DI MANIFESTAZIONI L'ANNIVERSARIO<br />

Capo<strong>di</strong>stria: cent’anni fa<br />

la prima Esposizione provinciale istriana<br />

L’impegno <strong>di</strong> un gruppo d’esperti ed appassionati <strong>di</strong> storia e il loro attaccamento alla città sono serviti a<br />

riportare in primo piano un avvenimento <strong>di</strong> un secolo fa. Il primo maggio del 1910 apriva le porte a Capo<strong>di</strong>stria<br />

la prima Esposizione provinciale istriana. Fece affluire in città innovazioni, prodotti tecnologici all’avanguar<strong>di</strong>a,<br />

ma anche testimonianze culturali <strong>di</strong> primo piano. A voler ricordarla è stata la società “Histria”, presieduta da<br />

Matej Župančič, con Salvator Žitko e Dean Krmac nel ruolo <strong>di</strong> principali promotori. Dalle loro ricerche sono<br />

emersi preziosi spunti, sviluppati con la collaborazione <strong>di</strong> numerose istituzioni slovene, croate ed italiane, come<br />

i Civici musei <strong>di</strong> Trieste, il Museo storico <strong>di</strong> Pola, il Museo etnografico dell’Istria con sede a Pisino, l’Università<br />

del Litorale, il Museo regionale <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e la Biblioteca centrale “Srečko Vilhar”.<br />

Il primo maggio, proprio sul Brolo, principale teatro<br />

un secolo fa dell’Esposizione provinciale istriana, sono<br />

partite le iniziative per celebrarla. Continueranno sino<br />

ad ottobre con una serie <strong>di</strong> mostre, convegni, proiezioni<br />

e visite guidate. Il <strong>di</strong>scorso inaugurale è toccato al<br />

vice-sindaco capo<strong>di</strong>striano, Jani Bačič, che ha espresso<br />

la sod<strong>di</strong>sfazione del Comune per una rievocazione<br />

storica così importante. Il ruolo che fu riservato nel<br />

periodo austriaco a Capo<strong>di</strong>stria, decretandola sede <strong>di</strong><br />

una rassegna che offriva il meglio <strong>di</strong> tutto l’Impero in<br />

campo tecnologico, economico e culturale, è quello a<br />

cui ambisce anche oggi la municipalità, ossia essere<br />

L'intervento del vicesindaco Jani Bačič.<br />

uno dei leader in regione. Bačič ha posto in risalto pure<br />

il desiderio <strong>di</strong> rafforzare sempre <strong>di</strong> più i contatti con le<br />

regioni contermini, accantonando gli elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione<br />

e potenziando, invece, quelli <strong>di</strong> coesione. Tra quest’ultimi<br />

ha evidenziato anche la <strong>Comunità</strong> Nazionale <strong>Italiana</strong>, che<br />

con la sua unitarietà rappresenta un ottimo esempio <strong>di</strong><br />

collante tra Italia, Slovenia e Croazia. Il ruolo <strong>di</strong> ponte<br />

degli italiani in Istria è stato rimarcato, nel suo cenno <strong>di</strong><br />

saluto, dall’Ambasciatore italiano a Lubiana, Alessandro<br />

Pietromarchi. Riferendosi all’esposizione <strong>di</strong> cent’anni<br />

fa, ha ricordato il potenziale multiculturale che questa<br />

esprimeva, un valore che deve essere considerato anche<br />

oggi. Tra le autorità presenti, ancora il Console Generale<br />

d’Italia a Capo<strong>di</strong>stria, Marina Simeoni, e l’assessore<br />

alla cultura <strong>della</strong> Regione istriana, Vla<strong>di</strong>mir Torbica.<br />

Alle iniziative del centenario hanno partecipato con<br />

entusiasmo le istituzioni <strong>della</strong> CNI. Gli organizzatori non<br />

hanno mancato <strong>di</strong> ringraziare per il sostegno finanziario<br />

l’Unione <strong>Italiana</strong>, rappresentata sabato a Capo<strong>di</strong>stria<br />

dal responsabile del Settore cultura, Mario Steffè. In<br />

veste anche <strong>di</strong> presidente <strong>della</strong> locale <strong>Comunità</strong> degli<br />

italiani “Santorio Santorio”, questi ha sottolineato la<br />

portata epocale dell’avvenimento, la rilevanza che ebbe<br />

a quel tempo per lo sviluppo dell’Istria, i valori che<br />

propose per la regione e per le genti che la abitavano.<br />

L’avvio delle celebrazioni per il centenario è stato<br />

scan<strong>di</strong>to dall’Orchestra <strong>di</strong> fiati <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, <strong>di</strong>retta<br />

dal maestro Darij Pobega, che ha eseguito la marcia<br />

“Concor<strong>di</strong>a e progresso”, composta in occasione<br />

dell’inaugurazione dell’Esposizione provinciale<br />

istriana, da Giuseppe Mariotti. Lo spartito, conservato<br />

negli archivi <strong>della</strong> Biblioteca centrale, è stato<br />

riportato in luce da Dean Krmac. Opportunamente<br />

arrangiato dal musicista belgradese, Vla<strong>di</strong>mir<br />

Mustajbašić, è stato proposto al pubblico con successo.<br />

<strong>La</strong> cerimonia è proseguita con l’inaugurazione, in<br />

rapida successione, delle prime quattro mostre. Presso la<br />

<strong>Comunità</strong> degli italiani sono state presentate immagini<br />

ine<strong>di</strong>te sull’Esposizione istriana, raccolte anche in un<br />

DVD, e<strong>di</strong>to dal Centro culturale italiano “Carlo Combi”. A


<strong>La</strong> banda d'ottoni <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria,<br />

<strong>di</strong>retta da Darij Pobega, ha suonato la marcia trionfale<br />

»Concor<strong>di</strong>a e progresso« composta nel 1910 dal<br />

maestro Giuseppe Mariotti.<br />

Palazzo Pretorio è stata allestita una carrellata d’immagini<br />

e foto sullo sviluppo <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria nell’ultimo secolo. <strong>La</strong><br />

Biblioteca centrale, invece, ha riproposto vedute ine<strong>di</strong>te<br />

<strong>della</strong> città e dato nuovamente alle stampe il catalogo<br />

ufficiale dell’Esposizione istriana. Il documento, come<br />

sottolineato da Ivan Markovič, <strong>di</strong>rettore dell’Ente, ha<br />

un valore bibliografico inestimabile. Infine, al Museo<br />

regionale, una mostra filatelica ha attirato l’interesse<br />

degli appassionati con francobolli, buste ed annulli postali<br />

legati sempre alla rievocazione storica.<br />

Gianni Katonar<br />

<strong>La</strong> città<br />

L'ambasciatore d'Italia a Lubiana, Alessandro<br />

Pietromarchi.<br />

<strong>La</strong> mostra allestita alla <strong>Comunità</strong> degli italiani con, sullo sfondo un grande pannello che riproduce l'entrata<br />

originale <strong>della</strong> Prima Esposizione provinciale istriana (Foto Belvedere).<br />

19


<strong>La</strong> città<br />

Tolti appena gli occhi, per la gra<strong>di</strong>nata le ogivali finestre<br />

i leoni i busti le medaglie i rinnovati merli ghibellini,<br />

dall’antico palazzo del Comune, prima che un lembo <strong>di</strong><br />

cielo <strong>di</strong> maggio raccolga a <strong>di</strong>verso incanto le commosse<br />

pupille, per la via breve a sinistra altre maestose linee<br />

composte in armonica mole, con ampi specchi, - quasi<br />

invitanti, i finissimi fregi, a ammirar la bellezza e la<br />

pazienza unite – con sovra un alato simbolo <strong>di</strong> forza,<br />

segnano al visitatore l’ingresso <strong>della</strong> “Prima esposizione<br />

provinciale istriana”.<br />

Dentro, pa<strong>di</strong>glioni d’inegual fattura cingono ampio uno<br />

spazio, sovente ingombro <strong>di</strong> tavoli e <strong>di</strong> se<strong>di</strong>e; a destra su<br />

un viale definito dai cedri prospetta il grande pa<strong>di</strong>glione<br />

<strong>della</strong> mostra marittima, dal cornicione tutto pien <strong>di</strong> rilievi,<br />

co’ delfini in alto pronti a guizzare e con molte meduse;<br />

mentre nel canto fra il pa<strong>di</strong>glione <strong>della</strong> marittima e il<br />

portale, un chiosco svizzero contornato <strong>di</strong> verde, dove<br />

aleggia il sorriso <strong>di</strong> vezzose fanciulle ch’offrono fiori e<br />

ricor<strong>di</strong>, attrae, e le suscitate memorie inducono a piccola<br />

sosta. Subito poi, giunti sul fianco del pa<strong>di</strong>glione dalle<br />

insegne marine, per breve scalinata, s’acede a visitar l’ivi<br />

raccolta mostra.<br />

Pa<strong>di</strong>glione <strong>della</strong> marittima<br />

20<br />

In giro per l’Esposizione<br />

Testo originale tratto dal Catalogo <strong>della</strong> Prima Esposizione Provinciale istriana (1910). Per<br />

la mappa ve<strong>di</strong> le pagine centrali.<br />

Le cartoline d'epoca che qui pubblichiamo fanno parte <strong>della</strong> collezione privata del<br />

signor Janez Janežič.<br />

Ed ecco modelli d’imbarcazioni d’ogni genere, ecco<br />

fotografie, <strong>di</strong>pinti, albi, in<strong>di</strong>ci vari eloquenti e graziosi<br />

dell’attività <strong>di</strong> molti cantieri <strong>della</strong> regione.<br />

Lo Stabilimento tecnico triestino ci presenta un complesso<br />

<strong>di</strong> lavori bellissimi, una corazzata che appare un gioiello,<br />

piuttosto che un istrumento <strong>di</strong> morte. Più oltre, il Lloyd<br />

ha una mostra pregevole ed estesa, parecchi cantieri e<br />

singoli costruttori istriani hanno <strong>di</strong>versi, pure importanti,<br />

prodotti.<br />

Ecco, seguitando, gli istrumenti nautici, le carte<br />

idrografiche, gli eleganti modelli delle accademie <strong>di</strong><br />

Trieste e <strong>di</strong> Lussino. Quin<strong>di</strong> è una completa e interessante<br />

raccolta <strong>di</strong> attrezzi da pesca, gli stu<strong>di</strong> sul mare Adriatico,<br />

la mostra dei Sali e delle saline, infine il museo <strong>della</strong><br />

Società <strong>di</strong> pesca e <strong>di</strong> piscicoltura del Litorale, <strong>di</strong> parecchio<br />

arricchito da quattro anni or sono che figurò con onore<br />

all’Esposizione internazionale <strong>di</strong> Milano.<br />

Rifatti pochi passi, si è su la soglia dell’uscita verso<br />

la facciata principale, e si guarda ammirati il fondaco<br />

coperto <strong>di</strong> stemmi e <strong>di</strong> memorie, in<strong>di</strong>, scesi sul viale, s’ha<br />

<strong>di</strong> fronte il<br />

Pa<strong>di</strong>glione degli stabilimenti balneari e<br />

dello sport<br />

Le sue svelte colonne, i delicati<br />

profili femminei dei quattro<br />

medaglioni bellissimi che ne<br />

coronano la parte centrale.<br />

Le commissioni <strong>di</strong> cura<br />

<strong>di</strong> Abbazia, <strong>di</strong> <strong>La</strong>urana, <strong>di</strong><br />

Lussinpiccolo, lo stabilimento<br />

bagni <strong>di</strong> S. Stefano, gli ospizi<br />

marini <strong>di</strong> Valle d’Oltra e <strong>di</strong> S.<br />

Pelagio; la Società alpina delle<br />

Giulie, la Società escursionisti<br />

istriani “Monte Maggiore”,<br />

altri club e società sportive,<br />

le <strong>di</strong>tte Angelini & Benardon,<br />

Anningher, Rötl, ecc., l’ing<br />

Straka col modello del suo<br />

aeroplano, taluni ancora<br />

con mammiferi e uccelli<br />

imbalsamati, danno a questo<br />

pa<strong>di</strong>glione varietà ed attrattiva<br />

insieme.


Tornati fuori si scorge a destra, oltre<br />

una fontana dal lieto zampillo, una<br />

chiesa <strong>di</strong> vetusto aspetto.<br />

Chiesa <strong>di</strong> S. Giacomo<br />

In essa, e, proseguendo, in una<br />

sua appen<strong>di</strong>ce messale accosto<br />

per aumentar lo spazio, le vivaci<br />

e talora strane tavolozze moderne<br />

sorprendono l’occhio, riposatosi<br />

appena su le esterne pietre annerite.<br />

Qualche gesso e qualche marmo<br />

segnano l’attività e i progressi dei<br />

più valenti scultori nostri.<br />

Traverso il piazzale <strong>di</strong> S. Francesco,<br />

lasciando a sinistra l’alta vecchia<br />

facciata, semplice e bella, dell’e<strong>di</strong>ficio dall’istesso nome,<br />

s’arriva al portale esterno dell’ex convento <strong>di</strong> S. Chiara.<br />

Primo cortile <strong>di</strong> S. Chiara<br />

Qui un chiostro elegante, nel mezzo, tra i fiori – il chiosco<br />

<strong>di</strong> Portorose; qui, da un’ampia gabbia, i canti <strong>di</strong> molti<br />

uccelli; qui, quattro massicce colonne <strong>di</strong> granito, donde<br />

s’attorciglia svelto e scende molle e leggero un <strong>di</strong>verso<br />

verde.<br />

Più vie s’aprono al visitatore. Quasi <strong>di</strong> fronte al portale<br />

d’accesso è l’ufficio postale. Su l’istessa linea <strong>di</strong> fabbrica,<br />

<strong>di</strong>etro il chiosco <strong>di</strong> Portorose, è una porta: s’entri per<br />

quella.<br />

Mostra agraria (parte)<br />

Nel primo ambiente, lo Stabilimento chimico <strong>di</strong> Fiume,<br />

la Società per lo sfruttamento delle forze idrauliche <strong>della</strong><br />

Dalmazia, il Sindacato dei Sali potassici, la Spremitura<br />

<strong>di</strong> olii vegetali ed altre <strong>di</strong>tte ancora, presentano raccolti<br />

parecchi materiali utili all’industria agraria.<br />

Poi è la mostra dell’Istituto agrario provinciale. Una vasta<br />

sala, più innanzi, contiene, <strong>di</strong>vise in alquanti scaffali a<br />

piramide, oltre duemila bottiglie – campioni <strong>di</strong> tutti i<br />

vini istriani. Nell’ultimo tratto il visitatore può fermarsi e<br />

assaggiare.<br />

Il secondo cortile <strong>di</strong> S. Chiara, tutto cinto da fabbricati,<br />

accoglie, in aiuole <strong>di</strong> varie forme, parecchie piante forestali<br />

<strong>della</strong> Commissione d’imboschimento. V’è nel mezzo una<br />

tettoiadove i produttori istriani radunano, via via in <strong>di</strong>verso<br />

sempre attraente assieme, frutta ed ortaggi freschi.<br />

In fondo al cortile, a destra, s’apre una porta e subito per<br />

un altro uscio s’accede alla sala dove son raccolti i prodotti<br />

secchi e conservati dell’agricoltura istriana, pochi <strong>di</strong>segni,<br />

poche memorie, qualche libro.<br />

Mostre <strong>di</strong> belle arti<br />

<strong>La</strong> città<br />

Si prosegue, s’attraversa un passaggio s’arriva nel fondo<br />

<strong>di</strong> un ampio vestibolo. Dall’altra parte è un museo<br />

lapidario, un chiosco <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta, una sala che va al primo<br />

piano. Saliti, si percorre un breve passaggio e fatti pochi<br />

altri gra<strong>di</strong>ni si muove verso la sala dell’arte preistorica<br />

e romana. Qui fra l’altro apparisce una grande ed esatta<br />

riproduzione in legno dell’antico anfiteatro <strong>di</strong> Pola; e<br />

richiamano l’attenzione del visitatore parecchi oggetti<br />

preistorici delle necropoli istriane.<br />

Seguono un’antisala, una cucina ed un salotto, arredati<br />

e <strong>di</strong>sposti secondo l’uso e con artistici mobili del<br />

Settecento.<br />

Il primo dei due successivi locali accoglie la mostra<br />

d’arte retrospettiva del 19.o secolo, con lavori del David,<br />

dell’Hayez, <strong>di</strong> Cesare dell’Acqua, la raccolta dei quadri<br />

del capo<strong>di</strong>striano Granelli; si notano nel secondo carte<br />

geografiche <strong>di</strong> grande valore e vi si ammira una splen<strong>di</strong>da<br />

raccolta <strong>di</strong> piante del nostro mare, fatta dal maestro A.<br />

Zaratin. Nel corridoio contiguo a queste due sale v’è una<br />

biblioteca d’opere scritte da istriani o riguardanti l’Istria, la<br />

mostra iconografica, pregevoli stampe e messali miniati.<br />

Tornati nell’appartamento settecentesco, due archi metton<br />

da questo nel magnifico salone dell’arte sacra, ricco <strong>di</strong><br />

tele dei Carpaccio, dei Vivarini, <strong>di</strong> Girolamo da S. Croce,<br />

del Sassoferrato; <strong>di</strong> ostensori, calici e croci professionali<br />

dei secoli dal 14.o al 18.o; con nel mezzo paramenti in<br />

seta dai ricami finissimi, eppoi stoffe, pizzi, ceramiche,<br />

bronzi preziosi.<br />

Si rimane un po’ in un piccolo salotto che continua,<br />

interessante appen<strong>di</strong>ce la mostra nel Salone. Quin<strong>di</strong>,<br />

nel locale vicino, si trovano da un lato quadretti e croci<br />

bizantine, dall’altro una ricchissima raccolta <strong>di</strong> pizzi e<br />

merletti, vesti, camici, miniature, preziosi del settecento.<br />

Poscia, in più vasta sala, è la mostra etnografica con taluni<br />

21


<strong>La</strong> città<br />

caratteristici costumi istriani d’altri tempi. Avanti ancora,<br />

a sinistra, è la sala <strong>della</strong> musica, ricca <strong>di</strong> antichi violini,<br />

<strong>di</strong> cimeli tartiniani, delle opere <strong>di</strong> Antonio Smareglia.<br />

Nel centro <strong>di</strong> cotesta sala s’ammira una bellissima<br />

riproduzione del Duomo <strong>di</strong> Milano, paziente lavoro<br />

d’intarsio e d’intaglio del signor Deluch <strong>di</strong> Muggia.<br />

Lungo l’ala <strong>di</strong> fabbricato che si scosta ad angolo dall’or<br />

percorso ambiente, due sale raccolgono una ben riuscita<br />

mostra fotografica, le due successive son destinate alle<br />

Corporazioni autonome e istituzioni<br />

sanitarie<br />

Qui interessano la mostra delle ferrovie dello Stato, del<br />

Comune, dell’ospedale <strong>di</strong> Pola, quadri statistici <strong>della</strong><br />

Giunta provinciale dell’Istria, documenti <strong>di</strong> comuni<br />

minori.<br />

Mostra <strong>di</strong>dattica e <strong>di</strong> previdenza<br />

Ripercorse le ultime quattro sale, sul corpo <strong>di</strong> fabbrica tra<br />

il secondo ed il terzo cortile <strong>di</strong> S. Chiara, e lungo un altro<br />

lato del terzo cortile, si trovano le sale <strong>della</strong> <strong>di</strong>dattica:<br />

quattro anch’esse, salvo una <strong>di</strong>visione <strong>della</strong> prima che è<br />

occupata dalla previdenza.<br />

Degne <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e d’imitazione sono una biblioteca e una<br />

cassa <strong>di</strong> risparmio scolastiche rappresentate nella mostra<br />

22<br />

<strong>della</strong> scuola popolare <strong>di</strong> Muggia. Con infinita pazienza<br />

e precisione mirabile il maestro Piccoli <strong>di</strong> Momiano<br />

costrusse pe’ bimbi <strong>della</strong> sua scuola i modelli dei mezzi<br />

<strong>di</strong> produzione adoperati nelle industrie più comuni.<br />

<strong>La</strong>vorato con arte e con molta esattezza è un grande rilievo<br />

dell’Istria, fatto dall’ispettore scolastico G. Parentin.<br />

Mostra <strong>di</strong> lavori femminili<br />

L’ultima sala del primo piano, ha una ricca collezione<br />

<strong>di</strong> merletti, <strong>di</strong> ricami, <strong>di</strong> ago pitture, <strong>di</strong> lavori femminili<br />

elegantissimi e svariati.<br />

Mostra industriale<br />

Una scala ci riconduce a pianterra. Ai lati del vestibolo<br />

sono tre locali che contengono, quello a destra stufe<br />

e bagni in maiolica e focolai in ferro, quelli a sinistra<br />

prodotti delle industrie degli indumenti e del legno.<br />

Una porta, dal primo locale <strong>di</strong> sinistra, mette nella sala<br />

maggiore <strong>di</strong> S. Chiara, già sede provvisoria <strong>della</strong> Dieta<br />

provinciale istriana.<br />

L’abside ha un elegante impalcato, con le mostre<br />

dell’Istituto per il promovimento delle piccole industrie<br />

e delle Scuole professionali istriane. Nella sala molte<br />

macchine trasformano i metalli ed il legno, fabbricano<br />

botti, confezionano vestiti e calzature; costituiscono una<br />

modesta ma attraente galleria del lavoro.


Si ritorna per la medesima porta<br />

donde s’è entrati, si attraversa la<br />

sala delle manifatture: fuori, sotto<br />

i portici, sono da una parte carri e<br />

utensili per uso <strong>di</strong> vigili, dall’altra<br />

prima lavori in pietra, poi lavori<br />

in metallo <strong>di</strong> industriali ed operai<br />

copre gran parte del terzo cortile<br />

<strong>di</strong> S. Chiara: stanno quivi motori<br />

e <strong>di</strong>namo <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>tte, e assieme<br />

sviluppano tutta la forza occorrente<br />

per illuminare l’Esposizione e per<br />

far funzionare la galleria del lavoro.<br />

In un canto non coperto del cortile<br />

d’eleva un molino a vento.<br />

Sotto i restanti portici stanno le<br />

ceramiche e i laterizi e nelle tre sale<br />

a questi portici corrispondenti son<br />

collocati istrumenti musicali e <strong>di</strong> precisione, prodotti<br />

farmaceutici, chincaglierie.<br />

Per l’ala attigua dell’e<strong>di</strong>ficio è ancora una sala appartenente<br />

alla mostra industriale, con prodotti delle miniere <strong>di</strong><br />

Carpano, <strong>della</strong> fabbrica vetri e saponi Solvetti e d’altre<br />

<strong>di</strong>tte.<br />

Segue, su l’istessa linea, la sala delle piccole industrie<br />

agrarie, dove fra l’altro si notano i pali in cemento, soli<strong>di</strong> ed<br />

eleganti, <strong>della</strong> <strong>di</strong>tta Gualco, i cesti <strong>di</strong> vimini <strong>di</strong> produttori<br />

istriani e del Consorzio tra i cestai <strong>di</strong> Fogliano. Poi è un<br />

ambiente che continua e completa la mostra marittima.<br />

Tornando nella sala delle piccole industrie agrarie, dalla<br />

porta sul fianco sinistro ne appare – splen<strong>di</strong>do punto <strong>di</strong><br />

vista – un’apertura sulla parte postica d’ampio e<strong>di</strong>ficio<br />

antico, tutta contornata e sormontata dall’edera grave<br />

e vezzosa. Di fronte, traverso breve spazio allietato <strong>di</strong><br />

ver<strong>di</strong> aiuole, s’estendono due gran<strong>di</strong> tettoie addossate,<br />

che contengono, tranne una parte destinata alla mostra<br />

d’automobili, <strong>di</strong>verse macchine agrarie.<br />

Dietro le tettoie, sono ancora da vedersi i pollai, le<br />

conigliere, gli apiari, un pergolato con<br />

pali <strong>di</strong> cemento e armatura <strong>di</strong> ferro.<br />

Macchine agrarie<br />

Nelle due tettoie occupa moltissimo<br />

spazio, con macchine <strong>di</strong>verse, fra cui<br />

un <strong>di</strong>ssodatore a maneggio, la <strong>di</strong>tta<br />

Sack <strong>di</strong> Vienna. È interessantissimo<br />

un impianto completo d’oleificio <strong>della</strong><br />

<strong>di</strong>tta Doimo Savo <strong>di</strong> Spalato, la quale<br />

espone anche torchi da olio e da vino.<br />

<strong>La</strong> <strong>di</strong>tta Hofherr & Schrantz <strong>di</strong> Vienna<br />

presenta uno svariato campionario <strong>di</strong><br />

attrezzi agricoli. Macchine <strong>di</strong>verse<br />

ha pure l’ing. Schnabl <strong>di</strong> Trieste. <strong>La</strong><br />

<strong>di</strong>tta Schemberg <strong>di</strong> Vienna, ha <strong>di</strong>verse<br />

<strong>La</strong> città<br />

bilancie per usi agricoli.<br />

L’ex chiesa <strong>di</strong> S. Francesco, cui appunto dà accesso l’arco<br />

cinto <strong>di</strong> edera, è occupata dal pari da macchine agricole.<br />

Le macchine e gli attrezzi <strong>di</strong> produzione istriana son quivi<br />

in separato assieme. Dove sono le <strong>di</strong>tte non istriane subito<br />

s’osservano il numerosissimo campionario <strong>di</strong> macchine<br />

per la lavorazione del terreno <strong>di</strong> Fr. Melichar & R. Bächer;<br />

gli apparati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione <strong>di</strong> Metlicovich e quelli <strong>di</strong> Holt;<br />

le splen<strong>di</strong>de pompe a cannello ed a zaino <strong>di</strong> Vermorel; le<br />

botti C. Prelz; le presse da foraggio e i filtri da botti <strong>della</strong><br />

fabbrica meccanica <strong>di</strong> botti <strong>di</strong> Firenze; i campioni <strong>di</strong> botti<br />

in sidero cemento <strong>di</strong> Corsari & C.<br />

Usciti dalla ex chiesa <strong>di</strong> S. Francesco, per l’omonimo<br />

piazzale e per un seguente passaggio, si ritorna in piazza<br />

del Brolo, e si procede verso destra, dalla parte opposta<br />

dei due pa<strong>di</strong>glioni prima visitati.<br />

Su l’angolo è un piccolo chiosco <strong>della</strong> Cantina provinciale,<br />

poi il chiosco ottagonale per la banda, il teatro, verso<br />

il portale il caffè ristorante; tutti e<strong>di</strong>fici dalle linee<br />

architettoniche perfette e dai fregi eleganti e <strong>di</strong>versi.<br />

23


<strong>La</strong> città<br />

Dopo anni <strong>di</strong> attività, come insegnante <strong>di</strong> matematica<br />

e preside, alla fine dell’anno scorso la prof. Oleandra<br />

Dekleva è andata in pensione. Nella foto la ve<strong>di</strong>amo<br />

durante lo spettacolo <strong>di</strong> fine anno svoltosi a Crevatini<br />

accanto al nuovo preside <strong>della</strong> SEI “Pier Paolo<br />

Vergerio il Vecchio”, Guido Križman.<br />

Davide Van de Sfroos (nella foto) e Dario Marušić, con<br />

le rispettive band, sono stati i protagonisti <strong>di</strong> un bel<br />

concerto (28. maggio) al teatro comunale. Organizzatori<br />

Ra<strong>di</strong>o Koper-Capo<strong>di</strong>stria, la CI »Santorio Santorio« e le<br />

tre Can comunali. <br />

24<br />

Gli antichi magazzini del sale hanno fatto da cornice al<br />

tra<strong>di</strong>zionale ricevimento del Consolato generale d'Italia<br />

<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria in occasione <strong>della</strong> Festa <strong>della</strong> Repubblica<br />

italiana. Prima del concerto degli allievi <strong>della</strong> Scuola<br />

<strong>di</strong> musica capo<strong>di</strong>striana, la console Marina Simeoni<br />

– nella foto assieme al deputato Roberto Battelli – ha<br />

rivolto ai convenuti un breve saluto, ripetuto anche in un<br />

apprezzabile sloveno.<br />

Dal 7 al 10 aprile sono stati in visita nel Capo<strong>di</strong>striano gli alunni delle classi seconde e terze dell’Istituto<br />

tecnico industriale “Alessandro Volta” <strong>di</strong> Frosinone, guidati dalla prof. Daniela Vetro. Sono stati ospitati dai<br />

ragazzi <strong>della</strong> seconda classe del Ginnasio “Gian Rinaldo Carli”, guidati dalla prof. Loredana Sabaz che, a<br />

loro volta, nel <strong>di</strong>cembre 2009 avevano visitato Frosinone.


Freschi <strong>di</strong> stampa<br />

Prima Esposizione Provinciale Istriana<br />

Il catalogo fotografico e<strong>di</strong>to dalla Histria E<strong>di</strong>tiones<br />

Per un determinato luogo un secolo non rappresenta un<br />

arco temporale particolarmente lungo, ciò nonostante i<br />

cent’anni trascorsi dalla Prima Esposizione Provinciale<br />

Istriana, che ebbe luogo a Capo<strong>di</strong>stria nel 1910, ci offrono<br />

molteplici spunti <strong>di</strong> riflessione.<br />

Gli avvenimenti fatali <strong>della</strong> metà del XX secolo hanno<br />

condannato la memoria storica ad uno storico oblio. Questo<br />

territorio ha subito gran<strong>di</strong> cambiamenti demografici<br />

condannando avvenimenti e luoghi all’oblio piuttosto che<br />

creare luoghi <strong>della</strong> memoria.<br />

Alcuni anni fa, nei circoli storici e culturali istriani, e<br />

anche capo<strong>di</strong>striani, iniziarono a comparire riflessioni<br />

ricorrenti riguardo alla necessità <strong>di</strong> celebrare questo<br />

importante anniversario e fu possibile allora rilevare alcuni<br />

segnali positivi. Tra questi si annovera indubbiamente<br />

la celebrazione del 90.mo anniversario del museo <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria, la cui fondazione è riconducibile proprio<br />

agli eventi <strong>di</strong> inizio Novecento. Ma i tanto auspicati passi<br />

successivi non furono mai intrapresi, tanto che l’idea<br />

rimase più ad appannaggio <strong>di</strong> singoli, che continuarono<br />

a richiamare l’attenzione sulla necessità <strong>di</strong> celebrare in<br />

modo decoroso l’importante anniversario. Un altro fattore<br />

determinante furono le conseguenze dei cambiamenti<br />

politici degli anni Novanta del XX secolo, allorchè venne<br />

tracciato in Istria un nuovo confine, riconducendo la<br />

nascente coesione istriana a riferimenti locali. Questo<br />

aspetto venne rafforzato dalla <strong>di</strong>visione tra ‘Europa’ e<br />

‘non-Europa’, che influì sull’oblio d’una memoria e d’uno<br />

spazio istriano comuni.<br />

D’altro canto nello stesso periodo un cauto riavvicinamento<br />

tra Capo<strong>di</strong>stria e Trieste determinò un’atmosfera<br />

alquanto <strong>di</strong>versa. Non fu quin<strong>di</strong> casuale, alcuni anni fa,<br />

il ritrovamento presso i musei triestini <strong>di</strong> qualche decina<br />

<strong>di</strong> immagini nel fondo <strong>di</strong> lastre negative in bianco e nero<br />

inerenti la Prima esposizione istriana, all’epoca dopo<br />

del Municipio <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. I fatali avvenimenti testé<br />

citati determinarono l’oblio delle fragili lastre <strong>di</strong> vetro,<br />

che rimasero <strong>di</strong>menticate al sicuro nei depositi fino ad<br />

oggi, quando inizia la nostra riflessione inerente la loro<br />

valorizzazione e la necessità <strong>di</strong> risvegliare la memoria<br />

così profondamente depositata. Ricerche tenaci, favorite<br />

anche dalla casualità, hanno condotto al ritrovamento<br />

<strong>della</strong> partitura originale <strong>della</strong> composizione musicale nata<br />

in occasione dell’Esposizione istriana, imprimendo un<br />

ulteriore stimolo al nostro lavoro.<br />

Oggi, la Società Histria, rivolta al passato così come al<br />

futuro, ha unito queste due fonti storiche anche in un<br />

moderno supporto documentario. Le immagini in bianco<br />

<strong>La</strong> città<br />

e nero che ritraggono gli spazi espositivi, gli interni dei<br />

pa<strong>di</strong>glioni, gli oggetti in mostra, i visitatori, il personale,<br />

assieme ai suoni <strong>della</strong> marcia sinfonica trionfale ci fanno<br />

immedesimare in quel tempo così <strong>di</strong>verso, ma così vicino<br />

a quello o<strong>di</strong>erno dal punto <strong>di</strong> vista umano.<br />

Se allora tutte le attenzioni dell’Istria, del Litorale<br />

e dell’Impero asburgico in generale erano rivolte a<br />

Capo<strong>di</strong>stria, oggi nel centesimo anniversario i rapporti<br />

umani e professionali s’intrecciano tra Capo<strong>di</strong>stria, Pola,<br />

Dignano, Trieste e finanche Vienna.<br />

Per il centenario la Società si è posta l’obiettivo <strong>di</strong><br />

richiamare l’attenzione sul comune passato istriano e<br />

con ciò unire alcuni ricor<strong>di</strong> e rinnovare alcuni legami<br />

nello spazio e nel tempo istriano. <strong>La</strong> suddetta iniziativa<br />

ha stimolato in<strong>di</strong>vidui ed enti alla preparazione <strong>di</strong> una<br />

serie <strong>di</strong> programmi nell’importante giubileo. <strong>La</strong> nostra<br />

iniziativa avrà raggiunto il proprio obiettivo se in futuro,<br />

prossimo o lontano, riuscirà a sollecitare ulteriori attività<br />

ed interessi (anche accademici) e, soprattutto, se per<br />

la Seconda esposizione provinciale istriana non sarà<br />

necessario attendere altri cent’anni.<br />

Dean Krmac (dall’Introduzione)<br />

<strong>La</strong> copertina del catalogo con una delle immagini<br />

conservate e gentilmente fornite dai Civici Musei <strong>di</strong><br />

Storia ed Arte <strong>di</strong> Trieste.<br />

25


<strong>La</strong> città<br />

“Catalogo generale <strong>della</strong> Prima esposizione<br />

provinciale istriana”<br />

E<strong>di</strong>zione in facsimile a cura <strong>della</strong> Biblioteca<br />

centrale Srečko Vilhar<br />

In occasione <strong>della</strong> celebrazione del centenario <strong>della</strong> Prima<br />

esposizione provinciale istriana, abbiamo potuto constatare<br />

per l’ennesima volta, che le pubblicazioni custo<strong>di</strong>te dalla<br />

Biblioteca, rappresentano le fonti essenziali per tutti gli<br />

stu<strong>di</strong> e le ricerche sulla Città.<br />

<strong>La</strong> Biblioteca centrale Srečko Vilhar <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, ha<br />

voluto ricordare il centenario <strong>della</strong> Prima esposizione<br />

provinciale istriana con la ristampa del catalogo<br />

generale dell’esposizione, pubblicato a Capo<strong>di</strong>stria dallo<br />

stabilimento Priora nel lontano 1910.<br />

Il Catalogo generale dell’esposizione, è indubbiamente<br />

il documento cartaceo più prezioso <strong>della</strong> rassegna poiché<br />

raccoglie i dati e notizie sulla nascita e lo svolgimento <strong>della</strong><br />

fiera, sulla composizione del Comitato esecutivo nonché<br />

dei Comitati speciali e locali. Nel catalogo sono descritti<br />

tutti i pa<strong>di</strong>glioni. Notevole e utilissimo anche il “calendario<br />

del visitatore” che menziona i congressi, le conferenze, i<br />

concorsi, i festeggiamenti e le manifestazioni varie che si<br />

sono svolte in concomitanza e ambito dell’Esposizione.<br />

Al visitatore sono inoltre fornite informazioni utili sulle<br />

modalità dell’alloggio con in<strong>di</strong>cazione degli alberghi e<br />

trattorie, caffè, liquorerie, pasticcerie, bagni nonché la<br />

possibilità <strong>di</strong> noleggio vetture e servizi vari per quanto<br />

più piacevole soggiorno nella “capitale” dell’Istria.<br />

<strong>La</strong> pubblicazione si chiude con una breve rassegna<br />

delle vicende storiche politiche e civili dell’Istria e <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria nonché, in allegato, una mappa topografica<br />

dei pa<strong>di</strong>glioni espositivi.<br />

Oltre a questo catalogo, in margine all’Esposizione,<br />

sono uscite anche altre pubblicazioni che si possono<br />

trovare in Biblioteca: “Prima Esposizione Provinciale<br />

Istriana: comitati, regolamento e programmi”, Carlo<br />

Priora, Capo<strong>di</strong>stria 1909; “Prima Esposizione Provinciale<br />

Istriana: relazione, regolamento e programmi”, G. Caprin,<br />

Trieste 1909 e soprattutto il primo spartito <strong>della</strong> marcia<br />

trionfale “Concor<strong>di</strong>a e progresso” <strong>di</strong> Giuseppe Mariotti,<br />

pubblicata a Capo<strong>di</strong>stria il 1. maggio 1910 e composta per<br />

l’inaugurazione <strong>della</strong> mostra.<br />

Con gli anni, il Catalogo generale dell’Esposizione è<br />

<strong>di</strong>ventato una pubblicazione per bibliofili posseduta da<br />

poche biblioteche, per questo motivo, la sua ristampa<br />

non rappresenta soltanto uno strumento <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per<br />

ricercatori e amanti <strong>della</strong> storia patria locale, ma mantiene<br />

vivo il ricordo <strong>di</strong> questo importantissimo avvenimento<br />

culturale, economico e sociale, organizzato dalla città <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Ivan Marković (dalla Postfazione)<br />

26<br />

“Ufficio per le Zone <strong>di</strong> Confine –<br />

L’archivio”<br />

<strong>La</strong> pubblicazione, curata dall’Ufficio del Segretario<br />

Generale <strong>della</strong> Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />

italiano (842 p.), è destinata rendere fruibili fonti ufficiali<br />

e documenti storici, per molti anni depositati (senza un<br />

in<strong>di</strong>ce ed inventario) negli archivi <strong>di</strong> Roma. Una corposa<br />

pubblicazione è finalmente <strong>di</strong>sponibile per la ricerca e la<br />

ricostruzione storica degli eventi che hanno interessato<br />

territori e genti che vivevano in zone <strong>di</strong> confine alla fine<br />

<strong>della</strong> Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. Il progetto è stato curato<br />

da Bruna Colarossi e Andrea Paciucci.<br />

Il fondo archivistico dell’UZC (Ufficio per le Zone<br />

<strong>di</strong> Confine), è costituito da 659 buste collocabili tra<br />

il 1947 e il 1954, identificate all’interno del copioso<br />

patrimonio documentario, composto da circa 10.000 buste<br />

complessive. Il lavoro è <strong>di</strong>viso in 7 sezioni e riporta le<br />

riproduzioni <strong>di</strong> alcuni documenti, ritagli stampa, opuscoli<br />

riviste, mappe, statistiche, fotografie e manifesti. Al valore<br />

storico amministrativo del lavoro si deve aggiungere una<br />

seria riflessione sul passaggio cruciale <strong>della</strong> storia italiana,<br />

la fine del regime fascista, la guerra e la ricostruzione.


Abita in Calegaria e molti a Capo<strong>di</strong>stria la conoscono<br />

come Li<strong>di</strong>a Piranesa. Li<strong>di</strong>a Herkov, nata Venier (prima<br />

da sinistra nella foto), ha festeggiato il 4 giugno il suo<br />

90.esimo compleanno attorniata da amici e parenti.<br />

Auguri anche da parte nostra.<br />

Mario Perini e Vinicio Bussani a colloquio col vescovo,<br />

Mons. Metod Pirih, al termine <strong>della</strong> messa per la<br />

Madonna <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>.<br />

<strong>La</strong> città<br />

Il 18 marzo Clio Diabatè ha conseguito la laurea<br />

magistrale in Scienze politiche internazionali<br />

all’Università <strong>di</strong> Trieste con il prof. Giuseppe Ieraci<br />

<strong>di</strong>fendendo la tesi con 110 e lode in lingua inglese<br />

“Constituent policy and institutional framework in the<br />

Republic of Macedonia”.<br />

27


<strong>La</strong> città<br />

28


<strong>La</strong> città<br />

29


<strong>La</strong> città<br />

Cenni biografici<br />

Sergio Morosini nasce a Pola nel<br />

1940. Qui frequenta le elementari<br />

e il ginnasio e vive i primi approcci<br />

con le arti figurative: <strong>di</strong>segni e <strong>di</strong>pinti<br />

con l’impronta dei monumenti storici<br />

<strong>della</strong> sua città, del vasto respiro degli<br />

aspri paesaggi limitrofi, <strong>di</strong> luci vivide,<br />

del mare profondo; scenografie e<br />

decorazioni per gli spettacoli del<br />

Circolo italiano <strong>di</strong> cultura; cartelloni<br />

pubblicitari per il cinema locale e per il<br />

Festival del cinema jugoslavo. Affina<br />

la conoscenza delle tecniche grafiche<br />

30<br />

L’arte <strong>di</strong> Sergio Morosini<br />

In mostra nel mese <strong>di</strong> aprile alla CI<br />

tra<strong>di</strong>zionali e scopre la fotografia.<br />

Ama la sua terra travagliata, la natura,<br />

l’arte in tutte le sue estrinsecazioni <strong>di</strong><br />

sensibilità e <strong>di</strong> cultura. È affascinato<br />

soprattutto dall’architettura moderna.<br />

Dopo un vano tentativo <strong>di</strong> iscriversi<br />

alla Facoltà <strong>di</strong> architettura <strong>di</strong><br />

Zagabria, approda a Capo<strong>di</strong>stria, sua<br />

città <strong>di</strong> adozione, nel 1960 e ciò segna<br />

definitivamente il suo destino. Si<br />

impiega a Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria e per un<br />

decennio farà l’annunciatore, l’attore<br />

e il regista. Vista la propensione<br />

per le immagini (dal 1971, anno <strong>di</strong><br />

nascita dei TV Capo<strong>di</strong>stria) sarà uno<br />

dei pionieri <strong>della</strong> nuova emittente<br />

televisiva con molteplici e svariate<br />

mansioni e responsabilità. Collabora<br />

anche a progetti scenografici, sigle<br />

e aspetti visivi <strong>di</strong> trasmissioni<br />

televisive.<br />

Presso la <strong>Comunità</strong> degli italiani<br />

realizza scenografie per la<br />

filodrammatica, ne cura la regia e<br />

insegna <strong>di</strong>segno e pittura ai ragazzi<br />

delle elementari.<br />

Con l’arrivo dei primi computer alla<br />

Tv <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria (grazie all’UP


<strong>di</strong> Trieste) acquisisce le prime<br />

competenze informatiche, in primis,<br />

inevitabilmente, immagini, grafica e<br />

fotografia.<br />

Stimolato, come negli anni giovanili,<br />

da uno spirito <strong>di</strong> indomabile<br />

curiosità, dopo il pensionamento si<br />

de<strong>di</strong>ca con più assiduità, seppure<br />

con modesti mezzi, alla fotografia e<br />

alla sperimentazione delle tecniche<br />

espressive <strong>di</strong>gitali che, oggi, il<br />

computer rende possibili.<br />

DigitArt: profilo critico<br />

<strong>La</strong> consuetu<strong>di</strong>ne con gli strumenti<br />

informatici porta Sergio Morosini a<br />

percorrere il mare delle potenzialità<br />

costruttive dell’immagine, nel tragitto<br />

fra la fotografia e l’elaborazione<br />

computerizzata. Al fondo <strong>della</strong> sua<br />

ricerca c’è la marcata aderenza ai<br />

postulati <strong>di</strong> una scansione dello<br />

spazio, tipica <strong>della</strong> pittura, ma le<br />

infinite opzioni offerte dalla tecnica<br />

vengono incanalate in un repertorio <strong>di</strong><br />

idee che il mouse, guidato dalla mano<br />

progettuale dell’artista, traccia sullo<br />

schermo e che <strong>di</strong>venta una sorta <strong>di</strong><br />

viaggio nei recessi <strong>della</strong> psiche oppure<br />

nelle proiezioni <strong>della</strong> fantasia. Sergio<br />

Morosini conduce l’osservatore in<br />

un mondo “altro”, dove le rilevanze<br />

formali conosciute lasciano i contorni<br />

abituali o sbia<strong>di</strong>scono le anatomie<br />

fino al loro completo stravolgimento<br />

e approdano a temi nuovi, talora<br />

risolti in puri fenomeni <strong>di</strong> luce. <strong>La</strong><br />

foto <strong>di</strong> un qualsiasi ambito del reale<br />

viene sganciata completamente dalla<br />

sua traccia originale e trascinata in<br />

un processo metamorfico, denso<br />

<strong>di</strong> sorprese sollecitanti per l’autore<br />

stesso, fino al raggiungimento<br />

dell’esito finale. Così il dato strategico<br />

si combina con una forte carica <strong>di</strong><br />

casualità per la realizzazione <strong>di</strong> opere<br />

che - giocate in bianco e nero oppure<br />

orchestrate a colori - si sintonizzano<br />

tutte con la sua sensibilità, legata al<br />

paesaggio, alle relazioni dell’uomo<br />

con l’ambiente, alle caratteristiche<br />

<strong>della</strong> fisicità circostante, alle<br />

<strong>di</strong>namiche del mondo interiore.<br />

Il percorso <strong>della</strong> mostra è davvero<br />

significativo nell’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />

molteplici motivi che fanno parte <strong>di</strong><br />

un caleidoscopio <strong>di</strong> emozioni tradotte<br />

in immagini: vortici <strong>di</strong> luminosità<br />

intensa; accenni figurali <strong>di</strong> animali<br />

anche fantastici, prelevati da una<br />

mitologia privata; atmosfere rarefatte<br />

poggianti su una finissima tessitura<br />

<strong>di</strong> segni; allusioni <strong>di</strong> presenze umane<br />

nelle lande <strong>della</strong> memoria; giochi<br />

sovrapposti <strong>di</strong> trasparenze; evidenze<br />

geometriche, dove si afferma il valore<br />

emblematico <strong>della</strong> roton<strong>di</strong>tà, come<br />

metafora del tempo che scorre.<br />

L’opera <strong>di</strong> Sergio Morosini lascia<br />

intravedere spesso una tensione<br />

concettuale vincolata all’idea<br />

del movimento, a tal punto che<br />

l’elaborazione si prospetta come un<br />

frame <strong>di</strong> un film che ha miria<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

possibilità <strong>di</strong> sviluppo ulteriore. Con<br />

alcune calcolate <strong>di</strong>storsioni sa creare<br />

una specie <strong>di</strong> danza nello spazio,<br />

<strong>La</strong> città<br />

celebrazione massima dell’idea <strong>di</strong><br />

leggerezza, quasi la materializzazione<br />

<strong>di</strong> un afflato spirituale. In alcuni<br />

lavori l’esito <strong>della</strong> ricerca assume<br />

una parvenza lievemente materica,<br />

che sfuma nell’in<strong>di</strong>stinto <strong>di</strong> una<br />

stesura acquerellata, dentro logiche<br />

compositive sostenute da un impianto<br />

architettonico preciso. Oppure lascia<br />

emergere il nitore <strong>della</strong> focalizzazione<br />

<strong>di</strong> una rugosità <strong>di</strong> superficie, ritratto<br />

<strong>di</strong> una complicata conformazione<br />

<strong>della</strong> corteccia.<br />

Alla base <strong>della</strong> tensione creativa<br />

<strong>di</strong> Sergio Morosini c’è uno slancio<br />

ricorrente a interpretare la realtà<br />

esterna (il mondo fisico) e interna<br />

(sensazioni, scatti emotivi) con l’animo<br />

pronto a coglierne l’essenza: gli<br />

aromi, le forme e i colori dell’esistente<br />

trovano spazio in un’autentica<br />

avventura dell’immaginazione - a cui<br />

è invitato anche l’osservatore - e in<br />

un’ebbrezza, derivata dallo stupore<br />

prodotto continuamente dalla ricerca,<br />

capace <strong>di</strong> esorcizzare a volte le<br />

conseguenze <strong>della</strong> pesante atmosfera<br />

del quoti<strong>di</strong>ano.<br />

Enzo Santese<br />

<strong>La</strong> Città è il foglio semestrale <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. Responsabile Alberto Cernaz. Stampa Pigraf s.r.l.<br />

Isola. Tiratura 1300 copie. Si invia gratuitamente ai soci. In<strong>di</strong>rizzo: <strong>Comunità</strong> degli italiani, Via Fronte<br />

<strong>di</strong> liberazione 10, 6000 Capo<strong>di</strong>stria. EMAIL: la<strong>citta</strong>1@gmail.com<br />

Copertina: Retro <strong>della</strong> ex chiesa <strong>di</strong> S. Francesco; cartolina stampata nel 1910 in occasione <strong>della</strong> Prima<br />

Esposizione provinciale istriana (Coll. Janez Janežič).<br />

31


<strong>La</strong> città<br />

32<br />

<strong>La</strong> Filodrammatica ‘Cademia Castel Leon in trasferta nell’Umaghese<br />

Franca Kovačič, Ketty Kovačič-Poldrugovac<br />

e Sandra Vitošević (foto Danilo Fermo).<br />

Grande successo <strong>di</strong> pubblico, applausi a scena aperta,<br />

risate e <strong>di</strong>vertimento per la filodrammatica “’Cademia<br />

Castel Leon” <strong>della</strong> C.I. “Santorio Santorio” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

che sabato 27 marzo 2010 ha presentato alla Casa <strong>di</strong><br />

cultura <strong>di</strong> Babici la comme<strong>di</strong>a in tre atti “LA COLPA DE<br />

INVECIAR”. È stata la prima uscita con questo nuovo<br />

lavoro firmato da Nunzio Cocivera, liberamente adattato<br />

in <strong>di</strong>aletto istroveneto da Ambra Valenčič e Sergio<br />

Settomini e <strong>di</strong>retto da Bruna Alessio Klemenc.<br />

<strong>La</strong> trama verte sull’intolleranza per la debolezza e la<br />

fragilità delle persone anziane ma essendo una comme<strong>di</strong>a<br />

brillante il lieto fine è assicurato con la promessa, ai<br />

vecchi <strong>di</strong> casa, <strong>di</strong> protezione, accu<strong>di</strong>mento e presenza<br />

affettiva. Anche perchè, detto tra noi, la vecchiaia è<br />

pur sempre un traguardo ambito e l’alternativa...non ci<br />

<strong>La</strong> presidente <strong>della</strong> CI S. Lorenzo-Babici, Roberta<br />

Grassi Bartolić, e la <strong>di</strong>rigente <strong>della</strong> filodrammatica<br />

capo<strong>di</strong>striana Bruna Alessio Klemenc<br />

rallegra proprio...<br />

Gli attori Corrado Cimador, Franca Kovačič, Sandra<br />

Vitoševič, Sergio Settomini, Ketty Kovačič Poldrugovac<br />

e Ambra Valenčič hanno confermato la loro in<strong>di</strong>scussa<br />

bravura. Brava anche la nostra suggeritrice Marina<br />

Gregorič pronta e attenta a non far scappare le battute.<br />

Gra<strong>di</strong>tissimi poi gli intermezzi musicali dell’altrettanto<br />

bravo Stefano Hering che con la sua voce suadente e le<br />

canzoni anni 70’ ha acceso nel pubblico un pizzico <strong>di</strong><br />

nostalgia.<br />

Squisita l’ospitalità <strong>della</strong> C.I. <strong>di</strong> San Lorenzo - Babici che<br />

ringraziamo <strong>di</strong> cuore e ci impegnamo a contraccambiare.<br />

Bruna Alessio Klemenc


FOLKEST 2010<br />

<strong>La</strong> città<br />

Cari lettori, anche quest’anno vi invitiamo a presenziare in luglio alle tre serate che tra<strong>di</strong>zionalmente si svolgono<br />

nel nostro comune nell’ambito <strong>della</strong> maggiore manifestazione <strong>di</strong> musica etnica dell’Alto Adriatico. Parliamo<br />

naturalmente <strong>di</strong> Folkest, che si fermerà da noi per la <strong>di</strong>ciottesima volta. I concerti si svolgeranno all’estivo<br />

<strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Crevatini e in Piazza Carpaccio a Capo<strong>di</strong>stria. <strong>La</strong> manifestazione è patrocinata<br />

come sempre dalla locale <strong>Comunità</strong> Autogestina <strong>della</strong> <strong>Nazionalità</strong> <strong>Italiana</strong>. Il calendario completo <strong>di</strong> Folkest<br />

è ricchissimo e si articola per tutto il mese <strong>di</strong> luglio in una serie <strong>di</strong> concerti nel Friuli - Venezia Giulia, in<br />

Slovenia e in Austria. Nelle tre serate avremo l’occasione <strong>di</strong> ascoltare espressioni musicali mai prima presentate<br />

a Capo<strong>di</strong>stria, musica nuova per le nostre contrade, ma dalla lunga tra<strong>di</strong>zone, sempre vive e coinvolgenti.<br />

Inizieremo venerdì, 16 luglio con un tributo a Frank<br />

Zappa, nel 70.esimo <strong>della</strong> sua nascita. Frank Zappa è<br />

stato un gran<strong>di</strong>ssimo musicista e compositore americano<br />

<strong>di</strong> origini italiane, uno dei più gran<strong>di</strong> del XX secolo,<br />

scomparso prematuramente nel 1993. In piazza Carpaccio,<br />

si esibiranno i componenti <strong>della</strong> sua mitica band. Tra il<br />

1964 ed il 1974 si chiamavano “Mothers of Invention”.<br />

Oggi, un po’ invecchiati, ma con immutato talento, si<br />

sono ribattezzati “The Grande Mothers Re:Invented”,<br />

ovvero le nonne reinventate! Il repertorio estratto dal<br />

primo periodo degli anni ’60 e dalla produzione <strong>della</strong><br />

metà degli anni ’70, ripropone fedelmente un sound<br />

che è <strong>di</strong>ventato unico e assolutamente stupefacente. Il<br />

gruppo originale, con l’inserimentrro <strong>di</strong> due elementi non<br />

proprio 60’, a 17 anni dalla scomparsa <strong>di</strong> Frank Zappa,<br />

si <strong>di</strong>verte a riealaborare, comporre e scomporre brani<br />

come “Montana”, “Uncle Meat”, “Florentine Pogen” e<br />

tantissimi altri per uno spettacolo <strong>di</strong> musica assolutamente<br />

imper<strong>di</strong>bile. Roy Estrada, Don Preston e Napoleon<br />

Murphy Brock ci accompagneranno a visitare uno degli<br />

angoli più belli e creativi <strong>della</strong> musica moderna, con lo<br />

spiritoo <strong>di</strong> Zappa sempre accanto.<br />

Grande Mothers Re:Invented<br />

Napoleon Murphy Brock – voce solista, sassofono<br />

e flauto; Roy Estrada – basso, voce, sonorità; Don<br />

Preston – tastiere, voce, elettronica; Christopher Garcia<br />

– batteria; Robbie Mangano – chitarrra.<br />

Il giorno dopo, sabato 17 luglio, sarà la volta dei Systema<br />

Solar, un gruppo proveniente dalla Colombia. Si tratta<br />

<strong>di</strong> un collettivo musico-visuale proveniente dalla costa<br />

caraibica del paese latino americano. I membri del<br />

gruppo portano con sé sonorità <strong>di</strong>verse e nelle vibrazioni<br />

afro-caraibiche hanno trovato un mare <strong>di</strong> possibilità per<br />

esprimere la forza e la potenza <strong>della</strong> musica colombiana.<br />

Il gruppo dà vita ad uno spettacolo au<strong>di</strong>o-visuale originale<br />

che hanno chiamato “Berbenautika”, ispirandosi alla<br />

tra<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> cultura musicale colombiana e delle<br />

feste popolari. Creano un misto <strong>di</strong> musica afro-caraibica<br />

e folcloristica colombiana come il porro, la cumbia, il<br />

fandango, la champeta, e la fondono con la molteplicità<br />

degli stili <strong>di</strong> oggi: hip hop, house, techno, breakbeat,<br />

breakdance, scratching e video dal vivo. Con il loro<br />

spettacolo desiderano anche celebrare i 200 anni <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>pendenza <strong>della</strong> Colombia (20 luglio 1810). Venite ad<br />

33


<strong>La</strong> città<br />

ascoltarli e a ballare con loro.<br />

John Primera: voce, maestro <strong>di</strong> cerimonia; In<strong>di</strong>go: voce,<br />

maestro <strong>di</strong> cerimonia; Pellegrino: architetto del suono;<br />

Daniboom: re <strong>della</strong> techno cumbia; Pata dePerro: video<br />

jockey; Kike: percussioni; DJ Corpas: gigante dello<br />

scratch.<br />

<strong>La</strong> tre giorni <strong>di</strong> Folkest a Capo<strong>di</strong>stria, si concluderà<br />

mercoledì 21 luglio a Crevatini, come sempre all’estivo<br />

<strong>della</strong> locale <strong>Comunità</strong> degli Italiani. A presentarsi al<br />

nostro pubblico sarà una formazione che arriva dall’Italia.<br />

Il gruppo Antiche Ferrovie Calabro-Lucane è nato<br />

nel 2009 su un progetto <strong>di</strong> Ettore Castagna, musicista e<br />

ricercatore nonché protagonista <strong>di</strong> precedenti importanti<br />

esperienze in ambito etno-acustico. I nuovi compagni <strong>di</strong><br />

viaggio sono strumentisti e ricercatori <strong>di</strong> talento nel mondo<br />

etno-musicale meri<strong>di</strong>onale: Domenico Micu Corapi (voce<br />

e chitarre), Giuseppe Ranieri continuatore <strong>di</strong> una vera e<br />

propria <strong>di</strong>nastia <strong>di</strong> leggendari suonatori a chiave delle<br />

34<br />

I colombiani Systema solar. Antiche Ferrovie Calabro-Lucane.<br />

Programma FOLKEST 2010 a Capo<strong>di</strong>stria<br />

Organizzatore: AIAS Capo<strong>di</strong>stria<br />

Patrocinatore: <strong>Comunità</strong> <strong>Autogestita</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>Nazionalità</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

Venerdì, 16 luglio 2010<br />

Capo<strong>di</strong>stria – Piazza Carpaccio<br />

Ore 21,30<br />

Concerto:<br />

GRANDE MOTHERS RE:INVENTED (USA)<br />

Ingresso libero<br />

www.myspace.com/grandemothersreinvented<br />

www.united-mutations.com/g/<br />

grandmothersreinvented.htm<br />

Serre catanzaresi e Gianpiero Nitti, (autentico milanese <strong>di</strong><br />

Matera) attento ripropositore del suono calabrese e lucano<br />

all’organetto. Il gruppo che si fonda sulla suggestione del<br />

viaggio periferico, rurale, minore delle littorine, i trenini<br />

a scartamento ridotto delle ferrovie regionali Calabro-<br />

Lucane eseguendo un repertorio affascinante e poco<br />

conosciuto che è quello delle montagne al centro <strong>della</strong><br />

Calabria: dallo Zomero, alle Serre, alla Sila. Gli strumenti<br />

sono necessariamente quelli del mondo conta<strong>di</strong>no e<br />

pastorale <strong>di</strong> quest’area: zampogna a chiave, ciaramella,<br />

lira, chitarra battente, rullante e grancassa. Il sound è<br />

antico, evocativo e contemporaneamente <strong>di</strong>vertente e<br />

coinvolgente.<br />

Ettore Castagna - lira, doppio flauto, zampogna a<br />

chiave; Domenico Corapi - voce, chitarra battente,<br />

chitarra acustica, rullante; Gianpiero Nitti - organetti,<br />

flauto armonico, cassa; Giuseppe Ranieri - zampogna a<br />

chiave, pipita (ciaramella), chitarra battente.<br />

Sabato, 17 luglio 2010<br />

Capo<strong>di</strong>stria – Piazza Carpaccio<br />

Ore 21,30<br />

Concerto: SYSTEMA SOLAR (Colombia)<br />

Ingresso libero<br />

www.systemasolar.com<br />

www.myspace.com/systemasolar<br />

Mercoledì, 21 luglio 2010<br />

Crevatini – Estivo <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong><br />

Crevatini<br />

Ore 21,30<br />

Concerto: ANTICHE FERROVIE CALABRO-<br />

LUCANE (Italia)<br />

Ingresso libero<br />

www.a-catania.it/.../antiche-ferrovie-calabrolucane.htm


È nato il Comitato <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria <strong>della</strong> Società Dante Alighieri,<br />

ambasciatrice nel mondo del patrimonio culturale italiano<br />

<strong>La</strong> città<br />

Capo<strong>di</strong>stria può contare su un nuovo alleato per promuovere e valorizzare la lingua e la cultura italiana. Da poco,<br />

infatti, si è costituito in città un comitato <strong>della</strong> »Dante Alighieri«, l’antica Società - è stata fondata a Roma nel 1889 -<br />

impegnata da oltre cent’anni nella <strong>di</strong>ffusione del nostro i<strong>di</strong>oma e alimentare, tra gli stranieri e i connazionali residenti<br />

all’estero, l’amore per la cultura italiana.<br />

Il comitato <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è il primo<br />

in Slovenia, e va ad aggiungersi alla<br />

decina <strong>di</strong> nuove se<strong>di</strong> <strong>della</strong> »Dante«<br />

aperte negli ultimi anni in Croazia,<br />

fra l’Istria, Fiume e la Dalmazia, ma<br />

anche a Zagabria. Nel corso <strong>della</strong><br />

prima riunione ufficiale, che si è<br />

svolta a Palazzo Gravisi a fine marzo,<br />

sono state attribuite le cariche sociali<br />

e nominati i componenti degli altri<br />

organismi del sodalizio. Presidente<br />

è stata eletta Vanja Vitoševič,<br />

vicepresidenti Devana Jovan e<br />

Maurizio Tremul, tutti nomi noti<br />

<strong>della</strong> comunità italiana <strong>citta</strong><strong>di</strong>na, o ad<br />

essa molto vicini.<br />

I piani <strong>di</strong> sviluppo <strong>della</strong> Dante<br />

sono ambiziosi. L’idea è quella<br />

<strong>di</strong> coinvolgere connazionali e no:<br />

soprattutto, anzi, chi italiano non è, ma<br />

ama l’Italia e la cultura italiana, con<br />

una missione complementare, dunque,<br />

a quella svolta dalle istituzioni <strong>della</strong><br />

nostra minoranza. Per questo, come<br />

ha <strong>di</strong>chiarato la presidente Vitoševič,<br />

tutte le manifestazioni promosse<br />

dal neocomitato saranno bilingui.<br />

Il programma 2010 comprende<br />

appuntamenti e incontri a cadenza<br />

mensile, con una proposta variegata<br />

che spazierà dalla letteratura all’arte,<br />

agli spettacoli e ai concerti allo scopo<br />

<strong>di</strong> stimolare, se possibile, anche<br />

l’interesse dei giovani. In autunno<br />

dovrebbero inoltre iniziare i corsi<br />

<strong>di</strong> lingua italiana, una componente<br />

fondamentale dell’attività svolta dai<br />

circa 500 comitati <strong>della</strong> Dante nel<br />

mondo.<br />

O.R.<br />

Il pubblico in sala (foto Jana Belcijan).<br />

<strong>La</strong> presidente <strong>della</strong> »Dante«<br />

capo<strong>di</strong>striana, Vanja Vitošević.<br />

35


<strong>La</strong> città<br />

Il 4 giugno si è svolta la serata<br />

inaugurale del primo comitato<br />

in Slovenia <strong>della</strong> Società “Dante<br />

Alighieri”. L’evento è stato sarà<br />

interamente de<strong>di</strong>cato al Sommo<br />

poeta. Ha coronato la serata a Palazzo<br />

Pretorio, la vernice <strong>della</strong> mostra <strong>di</strong><br />

opere del pittore accademico Goran<br />

Janković, “Danteros”. L’artista è<br />

nato nel 1957 a Podgorica, ma vive a<br />

Banja Luka dove insegna alla locale<br />

Università. Ha ricevuto numerosi<br />

premi e riconoscimenti nel campo<br />

del design grfico e <strong>della</strong> pubblicità.<br />

Il progetto “Danteros” (da Dante +<br />

36<br />

«Dante», il debutto a Palazzo Pretorio con Goran Janković<br />

Eros) propone un viaggio <strong>di</strong> ricerca<br />

culturale con l’intento <strong>di</strong> scoprire,<br />

nella “Divina Comme<strong>di</strong>a” <strong>di</strong> Dante<br />

Alighieri, parvenze erotiche. <strong>La</strong><br />

fisicità delle figure che appaiono<br />

nell’”Inferno”, quella sospesa verso<br />

lo spirituale del “Purgatorio” e<br />

quella delle in<strong>di</strong>vidualità eteree che<br />

compongono l’unità del “Para<strong>di</strong>so”.<br />

Non è cosa facile, nella tra<strong>di</strong>zione<br />

letteraria, trovare saggi capaci <strong>di</strong><br />

rendere chiare le ragioni profonde <strong>di</strong><br />

questo collegamento. Più semplice è la<br />

ricerca nell’universo delle illustrazioni<br />

che hanno accompagnato alcune<br />

L'inaugurazione <strong>della</strong> mostra (Foto Andrej Bertok).<br />

e<strong>di</strong>zioni <strong>della</strong> “Divina Comme<strong>di</strong>a”.<br />

Sono del 1860 quelle composte da<br />

Gustavo Doré, che <strong>di</strong>segna la figura<br />

<strong>di</strong> Beatrice, al suo primo apparire<br />

nel secondo canto dell’”Inferno”,<br />

irra<strong>di</strong>ante luce spirituale da un corpo<br />

sinuoso ed affascinante. Come scrive<br />

Carmelo Calò Carducci, <strong>di</strong>rettore<br />

dell’Instituto IRRE, Puglia: “Non<br />

sfugge alle suggestioni dell’Eros<br />

proposte dalla lettura dantesca, la<br />

pittura <strong>di</strong> Goran. Suggestioni che si<br />

condensano in fantasmi fuoriuscenti<br />

dalla testa del Poeta; in raffigurazioni<br />

<strong>di</strong> ambigue figure antropomorfe,<br />

sospese con i loro eteri colori, in<br />

una buia atmosfera o <strong>di</strong>stese, nella<br />

crudezza del bianco e nero; in<br />

corporei personaggi, quasi irriverenti<br />

nella postura; in segni arcani che si<br />

propongono come semplici profili,<br />

come più complessi schizzi in nero, o<br />

come contorti intrecci <strong>di</strong> linee colorate<br />

nei quali la figura umana si sublima.<br />

Non si può che restare piacevolmente<br />

stupiti e stimolati da queste ar<strong>di</strong>te<br />

composizioni che fondono tra loro<br />

le dantesche sensibilità antiche,<br />

italiane e comunque attuali nella loro<br />

immortalità, e le moderne sensibilità<br />

del Goran e <strong>della</strong> ospitale e nobile<br />

terra bosniaca. Si tratta <strong>di</strong> una fusione<br />

che segna felicemente la universalità<br />

<strong>di</strong> Dante e la mai spenta valorialità<br />

delle sue parole”.<br />

Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria in collaborazione con l’Unione italiana e la casa e<strong>di</strong>trice E<strong>di</strong>t <strong>di</strong> Fiume, ban<strong>di</strong>sce un<br />

Concorso<br />

per sceneggiati originali ra<strong>di</strong>ofonici <strong>di</strong> 20-25 minuti. Il concorso è a tema libero per opere in lingua italiana.<br />

Le opere non devono superare le 6 cartelle dattiloscritte e devono comprendere al massimo 4 interpreti. I<br />

migliori 3 lavori selezionati verranno inclusi nella stagione <strong>di</strong> prosa dell’emittente che ne curerà la messa in<br />

onda. Le opere premiate verranno pubblicate nella rivista culturale <strong>La</strong> Battana.<br />

I testi devono pervenire entro il 31 agosto 2010 all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria via O.F. 15 – 6000<br />

Koper-Capo<strong>di</strong>stria (Slovenia)<br />

oppure all’in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> posta elettronica:<br />

nives.decman@rtvslo.si


PRESENTAZIONE DEL PROGETTO:<br />

<strong>La</strong> città<br />

I profili professionali <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> Nazionale <strong>Italiana</strong> a Capo<strong>di</strong>stria<br />

<strong>La</strong> finalità principale del progetto <strong>di</strong> ricerca “I profili professionali <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> Nazionale <strong>Italiana</strong> a<br />

Capo<strong>di</strong>stria” è quella <strong>di</strong> accrescere e verificare le conoscenze relative alla composizione professionale <strong>della</strong><br />

<strong>Comunità</strong> <strong>Italiana</strong> del Capo<strong>di</strong>striano al fine <strong>di</strong> definire possibili strategie d’intervento, me<strong>di</strong>ante la creazione<br />

<strong>di</strong> un database dei profili occupazionali dei connazionali. Il progetto <strong>di</strong> ricerca si è svolto in tre fasi. Nella<br />

prima fase è stato definito il campione oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Nella seconda fase è stata definita la metodologia <strong>di</strong><br />

analisi, è stato redatto e verificato empiricamente il questionario utilizzato per la raccolta dei dati. <strong>La</strong> terza<br />

fase è consistita nella raccolta dei dati, effettuata me<strong>di</strong>ante ricerca sul campo, nella catalogazione e successiva<br />

elaborazione dei dati parzialmente esposti nel volume presentato ed interamente contenuti nel database che<br />

rappresenta il prodotto finale del progetto.<br />

Uno dei risultati tangibili del progetto è, appunto, il<br />

rapporto <strong>di</strong> ricerca “I profili professionali <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong><br />

Nazionale <strong>Italiana</strong> a Capo<strong>di</strong>stria” scritto a quattro mani<br />

dal dr. sc. Aleksandro Burra e dal dr. sc. Andrea Debeljuh.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un testo <strong>di</strong> taglio sociologico che fornisce una<br />

chiave interpretativa dei dati raccolti.<br />

<strong>La</strong> ricerca, finanziata dalla CAN <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria è stata<br />

condotta su un campione <strong>di</strong> 284 soggetti tra i 18 ed i 90<br />

anni <strong>di</strong> età. Trattandosi <strong>di</strong> una ricerca volta alla creazione<br />

<strong>di</strong> una banca dati non è possibile fare inferenza dei<br />

risultati ottenuti su 284 soggetti a tutta la popolazione. È<br />

possibile, però, ipotizzare che il campione, casualmente<br />

costruito, che rappresenta il 25% <strong>della</strong> collettività degli<br />

italiani, <strong>di</strong> età compresa nella fascia d’interesse, dell’area<br />

in questione, permette <strong>di</strong> trarre alcune conclusioni con un<br />

grado elevato <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità.<br />

<strong>La</strong> ricerca sociologica a corollario del database ha rilevato<br />

l’esistenza <strong>di</strong> una piramide demografica sfavorevole,<br />

caratterizzata da un’alta percentuale <strong>di</strong> anziani, a cui fa<br />

da contrappeso una popolazione minoritaria giovanile.<br />

I giovani possiedono un ottimo livello d’istruzione e <strong>di</strong><br />

conoscenze linguistiche ed informatiche ed una maggiore<br />

concentrazione occupazionale complessiva nel campo del<br />

terziario, in particolare nel campo dell’istruzione.<br />

Le caratteristiche del campione suggeriscono un<br />

mantenimento delle posizioni socio-economiche raggiunte<br />

dagli italiani e lasciano le porte aperte ad un’eventuale<br />

azione collettiva e/o in<strong>di</strong>viduale nel processo <strong>di</strong> coesione<br />

socio-economica regionale, con possibili ricadute anche<br />

sulla riproduzione dell’identità minoritaria. In questa<br />

prospettiva è <strong>di</strong> fondamentale importanza portare il<br />

coinvolgimento dei connazionali giovani ad un altro<br />

livello: identificando nuove forme <strong>di</strong> collaborazione con<br />

le istituzioni <strong>di</strong> rappresentanza <strong>della</strong> C.I. e con il territorio<br />

in generale.<br />

Concludendo, si deve constatare che, se la ricerca<br />

sociologica può essere considerata un atten<strong>di</strong>bile spaccato<br />

dell’universo minoritario, è auspicabile pensare a un<br />

continuum <strong>di</strong> questo progetto, che permetta <strong>di</strong> dargli la<br />

visibilità dovuta accanto alla giusta importanza. Questo<br />

permetterà <strong>di</strong> completare il database che potrà essere un<br />

ulteriore strumento sia per ottenere l’esatta composizione<br />

professionale degli italiani del Capo<strong>di</strong>striano sia per<br />

la ricerca <strong>di</strong> professionisti da parte <strong>di</strong> aziende che sono<br />

interessate a persone con questo particolare profilo. Ciò<br />

aiuterà anche a sfatare il mito per il quale le istituzioni <strong>di</strong><br />

rappresentanza <strong>della</strong> CNI non si occupano <strong>di</strong> economia ed<br />

inserimento lavorativo.<br />

37


<strong>La</strong> città<br />

“Letere dal Siam” Bangkok, 24 Maggio 2010<br />

38<br />

Dove Bud<strong>di</strong>smo e Islam se incontra e se scontra<br />

Carissimi,<br />

in sti giorni, de Tailan<strong>di</strong>a se parla in ogni telegiornal, e se scrivi su dute le testade dela carta stampada. Ciogo<br />

l’ocasion per parlar de Tailan<strong>di</strong>a anche in questa rubrica, ma tignindome ben lontan de l’argomento principe<br />

de questi giorni: la rivolta dei “rossi” a Bangkok.<br />

Permeteme però de ispirarme a questa<br />

ultima, o mejo a una frase de un<br />

articolo publicado nei giorni passai<br />

su un giornal in lingua inglese de<br />

Bangkok, el “Bangkok Post”, subito<br />

dopo che la sommossa la jera stada<br />

repressa dai militari. L’articolo se<br />

concludeva con ste parole:<br />

The government and the army may<br />

have prevailed today, but they have<br />

definitely not won the war. The<br />

wound is deep in the heart of the<br />

red shirt movement. From now on,<br />

skirmishes and guerrilla attacks as<br />

well as opportunistic arson attacks<br />

can happen any time and nobody<br />

knows when they will end. Bangkok<br />

could become like the restive deep<br />

South. It is a vision that no one wants<br />

to come true.<br />

Tradusion a la bona per quei che no<br />

conossi l’inglese:<br />

Un apetitoso piato de bruchi.<br />

Il governo e l’esercito possono anche<br />

aver prevalso oggi, ma sicuramente<br />

non hanno vinto la guerra.<br />

<strong>La</strong> ferita è profonda nel cuore del<br />

movimento delle magliette rosse.<br />

D’ora in poi, scaramucce, attacchi<br />

<strong>della</strong> guerriglia e opportunistici<br />

incen<strong>di</strong> possono succedere in<br />

qualsiasi momento e nessuno sa<br />

quando finiranno. Bangkok potrebbe<br />

<strong>di</strong>ventare come il riottoso profondo<br />

sud. È una visione che nessuno<br />

vorrebbe <strong>di</strong>ventasse realtà.<br />

E xe proprio questa realtà del<br />

profondo sud tailandese che volaria<br />

portar ogi a vostra conoscenza. Anca<br />

perché ga qualche rassomiglianza<br />

con situazioni tipiche che nassi in<br />

territori culturalmente misti e che noi<br />

qua conossemo sai ben.<br />

L’altra volta go cità la situazion in Alto<br />

A<strong>di</strong>ge/Süd Tirol dove el problema xe<br />

sta bastanza ben afrontà, tanto che ogi<br />

gran<strong>di</strong> problemi de caratere etnico no<br />

ghe xe, nonostante la presenza nel<br />

stesso territorio de tre etnie <strong>di</strong>verse e<br />

con interessi contrastanti. Ogi femo<br />

un salto de 9000 chilometri per andar<br />

a visitar un posto dove i problemi no<br />

solo no i xe stai risolti, ma a<strong>di</strong>ritura i<br />

se ga tanto incancrenìi che gnanca i<br />

otimisti più incali<strong>di</strong> ve<strong>di</strong> una via de<br />

uscita. Eco perché l’ultima frase de<br />

la mia citazion de prima, la go ciolta<br />

come base per le mie osservazioni<br />

de ogi. “È una visione che nessuno<br />

vorrebbe <strong>di</strong>ventasse realtà”. Gavemo<br />

fato un bel salto e semo rivai cussì nel<br />

profondo Sud de la Tailan<strong>di</strong>a.<br />

Logicamente, vista da lontan, la<br />

Tailan<strong>di</strong>a xe la Tailan<strong>di</strong>a. Invesse<br />

no! Xe tante Tailan<strong>di</strong>e, una che ga<br />

portà ai recenti scontri de Bangkok e<br />

che ven dal profondo Nord-Est, zona<br />

povera, la più povera de la Tailan<strong>di</strong>a<br />

per oggetive ragioni climatiche che<br />

influissi dramaticamente su una<br />

società ancora prevalentemente<br />

agricola. Zona abitada da una<br />

etnia <strong>di</strong>versa (<strong>La</strong>o) da quei che se<br />

considera Thai puri, ma abastanza<br />

simile e assimilada, tanto da no crear<br />

assolutamnte problemi de natura<br />

etnica, ma solo sociale. Una società<br />

tanto povera che xe emblematico el<br />

detto “quei dell’Isan (come lori ciama<br />

el Nord-Est) i magna duto quel che se<br />

movi”.<br />

Po’ ghe xe la “opulenta” regione<br />

centrale meta de una continua<br />

“immigrazione” da dute le altre parti<br />

del paese in serca de fortuna.<br />

E po’ ghe xe el vero profondo sud.<br />

Terèn de incontro e scontro de etnie


<strong>di</strong>verse, lingue completamente<br />

<strong>di</strong>verse (anche alfabeti <strong>di</strong>versi),<br />

ma soprattutto religioni <strong>di</strong>verse e<br />

incompatibili.<br />

E, oviamente, drio a ste robe xe<br />

percorsi storici <strong>di</strong>versi che a un<br />

certo momento, i s’à incontrà e i s’à<br />

ingropà. Gropo sora gropo, xe <strong>di</strong>ventà<br />

un gropo cussì ingropà che nissun<br />

xe bon adesso a trovar el bandolo<br />

per molarlo (po’ xe qualchidun<br />

che qual bandolo magari no lo vol<br />

assolutamente trovar).<br />

Pochi mesi fa, l’11-12 <strong>di</strong>cembre del<br />

2009 se ga tignù, nela Università<br />

dove insegnavo, un convegno de<br />

storici de le due parti. Un convegno<br />

rivà a conclusioni sai interessanti ma<br />

che qualchidun no ga volesto publicar<br />

ufficialmente o comunque ga sercà<br />

de no far conosser al volgo (anca<br />

questo ne fa vignir in mente robe che<br />

ne riguarda <strong>di</strong>retamente!!!).<br />

Eco la locan<strong>di</strong>na del convegno,<br />

rigorosamente scrita in tre lingue<br />

(Thai, Yawi e Inglese) come se usa<br />

da quele parti<br />

E cussì vignì a saver che la lingua<br />

che se parla de quele parti xe ciamada<br />

popolarmente Yawi e se trata de<br />

una parlada de tipo malese. Solo<br />

che mentre el malese ga cambià la<br />

scritura e adopera adesso caratteri<br />

latini (rumi, i li ciama lori), el Yawi<br />

come dute le parlate locali xe più restà<br />

tacà a la tra<strong>di</strong>sion e se scrivi ancora<br />

in caratteri arabi (con l’agiunta de un<br />

per de caratteri novi per rappresentar<br />

suoni che no esisti in arabo), come<br />

del resto se scriveva fin a tanti ani fa<br />

anca el malese e come se continua a<br />

scriver anca ogi (assieme al carattere<br />

rumi) nel Sultanato de Brunei.<br />

Insoma, (eco ancora somiglianze<br />

famigliari), fra Yawi e Malese (e<br />

Indonesian) xe le stesse <strong>di</strong>ferense che<br />

xe fra serbo e croato. Se usa caratteri<br />

<strong>di</strong>versi, qualche parola la cambia,<br />

ma sostanzialmente le parlate le xe<br />

simili.<br />

Ma prima de continuar, saria el caso<br />

<strong>La</strong> città<br />

de spiegar dove che xe esatamente sta<br />

zona. Eco la cartina (foto 3).<br />

Se trata delle tre Province (Pattani,<br />

Yala e Narathiwat) che se trova<br />

proprio al confin con la Malesia.<br />

No xe le sole che ga una popolazion<br />

mista, xe, poco più a Nord, la<br />

provincia de Songhla che però ga una<br />

forte magioranza thai e dove i Yawi<br />

ga poco de <strong>di</strong>r e un’altra provincia,<br />

Sathun, sempre al confin con la<br />

Malesia, ma ad Ovest dei monti e<br />

sull’Oceano In<strong>di</strong>an dove la popolazion<br />

la se ga quasi completamente integrà<br />

con i Tailandesi, vendo perfin adotà<br />

la parlata thai, anca se con qualche<br />

particolarità tuta sua. Disemo che el<br />

nocciolo de la question al xe e al resta<br />

concentrà in quele tre province che go<br />

<strong>di</strong>to prima. E de quele parlaremo.<br />

Nei giorni passai, xe sta parlà bastansa<br />

dei fati de Bangkok. No sempre<br />

esatamente, ma comunque i me<strong>di</strong>a se<br />

ga interessà, no solo per la otantina de<br />

morti e quasi domila feri<strong>di</strong> de sti giorni,<br />

39


<strong>La</strong> città<br />

ma anca perché el flusso turistico<br />

dall’Europa xe sempre notevole,<br />

come pure i interessi commerciali<br />

dell’Occidente in generale. Nel Sud<br />

la situazione xe sai più incancrenida,<br />

la dura da oltre sinque ani, i morti ga<br />

abondantemente superà el numero de<br />

tremila (3000), ste morti le xe stade<br />

sai più atroci de quele de Bangkok,<br />

ma i turisti che andava de quele<br />

parti, jera pochissimi, i interessi<br />

commerciali quasi inesistenti e alora<br />

…… se parla solo quando i morti se<br />

tira su in quantità industriali<br />

e dopo …. cala el silenzio<br />

più totale. In questi ultimi<br />

giorni qualchidun ga invocà<br />

a Bangkok anca l’intervento<br />

dell’Onu e delle Agenzie per<br />

i “<strong>di</strong>ritti dell’uomo” a causa<br />

dell’intervento deciso, ma<br />

volù da duta la popolasion<br />

de Bangkok, per meter fine<br />

ai <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni che paralizzava<br />

la città. Ben quei stessi che<br />

desso protesta e che quella<br />

volta (cinque-sei ani fa) i<br />

jera al governo, i xe stai protagonisti<br />

<strong>della</strong> più violenta repression, proprio<br />

in questo profondo Sud. L’intervento<br />

dele “forze dell’or<strong>di</strong>ne” xe sta, alora,<br />

cussì violento che per anni e ancora<br />

adesso, per quele zone, xe <strong>di</strong>ventà<br />

un episo<strong>di</strong>o emblematico. Dunque<br />

un saco de gente (jera el 25 otobre<br />

del 2004) se veva radunà davanti<br />

a un posto de polizia per protestar<br />

40<br />

contro l’aresto ritenù arbitrario de sei<br />

persone. Protesta no proprio pacifica<br />

nel senso che al massimo xe sta tirade<br />

un per de piere, ma che dava fasti<strong>di</strong>o<br />

a chi che stava in alto e che voleva<br />

meter el bavaglio a duti i movimenti<br />

autonomisti del posto. Intervignui<br />

con mano pesante, xe sta fermada una<br />

otantina de persone, butade per tera,<br />

dopo che i ghe veva tirà via camise<br />

e maie e ghe xe sta ligà le mani (ve<strong>di</strong><br />

foto).<br />

Qualche video mostra che i vigniva<br />

ciapai a piade dai militari. Dopo<br />

qualche ora, i li ga carigai su camion,<br />

in modo che i stava <strong>di</strong>stirai un sora<br />

l’altro, messi in soma come che i<br />

fasseva a Isola con le sar<strong>di</strong>ne in scatola<br />

ne la vecia Arrigoni. I camion xe<br />

parti<strong>di</strong> verso serte caserme dove che<br />

i doveva esser detenui, i camion xe<br />

anca rivai, ma la otantina de persone<br />

I tre tipi etnici abitanti ne la zona: in centro mi a rappresentar i bianchi (pochi<br />

ma i xe), a la mia sinistra el tipico tailandese (anche se un poco tropo alto per<br />

un thai) e ala mia destra el ragazzo che me fa de autista (tipico malese).<br />

(se no sbaglio, jera esatamente 78)<br />

le xe rivade cadaveri. L’autopsia ga<br />

<strong>di</strong>to dopo che squasi duti xe morti<br />

asfissiai, meno 7 che veva segni de<br />

bote, ma anca de proietili. E nissuna<br />

Agenzia per i <strong>di</strong>ritti dell’uomo se<br />

ga fato avanti, in quela ocasion. Ma<br />

quel che xe pegio, xe che el Thaksin,<br />

quel che ogi xe el leader in esilio<br />

dele “camise rosse” e che ga istigà i<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni recenti de Bangkok, e che<br />

quela volta al jera Primo Ministro,<br />

al s’à permesso de <strong>di</strong>r che quei i jera<br />

morti de debolezza, dato<br />

che i <strong>di</strong>giunava, perché<br />

jera el mese de Ramadan<br />

e i Mussulmani da quele<br />

parti xe particolarmente<br />

ligi al precetto del <strong>di</strong>giuno.<br />

Quela volta anca i nostri<br />

giornai europei gaveva<br />

parlà, ma l’episo<strong>di</strong>o xe sta<br />

presto <strong>di</strong>smentegà. Ma là<br />

no! E massamento dopo<br />

massamento i morti ga<br />

superà el numero de tremila.<br />

E che morti! Tantissimi<br />

decapitai, altri sgozzai.<br />

Scole brusade, maestri copai mentre<br />

i andava (perfin soto scorta) a scola<br />

a insegnar. Un maestro a<strong>di</strong>rittura xe<br />

sta sgozzà in classe e lassà per tera<br />

davanti ai suoi alievi. Militari che salta<br />

per aria su mine, altri che ven copa<strong>di</strong><br />

da bombe messe su motociclette e<br />

motorini, fati saltar a <strong>di</strong>stanza con i<br />

telefonini. Per un per de ani, anche<br />

el colegamento aereo con quela cità<br />

ai confini dela Tailan<strong>di</strong>a al jera sta<br />

sospeso e adesso, l’aereo xe de novo<br />

in servizio (un volo al giorno) ma per<br />

andar e vignir in cità da l’aeroporto,<br />

bisogna spetar de andar in convoglio<br />

con polisia davanti e da drio. Insoma<br />

un bel viver!<br />

Xe ciaro che el caos xe grando, ma<br />

le cause? Sta roba de sicuro no xe<br />

nata per el capricio de qualchidun.<br />

Magari qualchidun che veva interesse<br />

ga impizà la micia, ma in ogni caso<br />

la micia, anzi le micie le jera za<br />

stade posade. Vemo cause etnicolinguistiche.<br />

Nel passà, la zona la jera<br />

in<strong>di</strong>pendente (Sultanato <strong>di</strong> Pattani),<br />

poi la jera <strong>di</strong>ventada protettorato


tailandese e quin<strong>di</strong> con libertà limitada,<br />

ma senza perder la sua indentità duta<br />

particolare. Più o meno un secolo fa,<br />

la Tailan<strong>di</strong>a ga incorporà la zona nel<br />

suo stato. I ga semplicemente trasferì<br />

el loro modo de vita in quei posti che<br />

veva un modo de vita <strong>di</strong>verso, i lo ga<br />

imposto, magari no con la forza de<br />

le armi, ma con la forza de la lege<br />

e i ga creà un scontento general. I<br />

ga portà le scole (prima jera solo<br />

scole coraniche) e questo xe un<br />

ben, ma la lingua de insegnamento<br />

jera e xe ancora el tailandese. Una<br />

lingua completamente straniera per<br />

lori, gnanca somigliante. E questo<br />

continuo subir, ga durà a lungo fin<br />

che xe scopià. Qualche volta anca in<br />

modo assurdo. Ve conto un episo<strong>di</strong>o<br />

che me ga tocado de persona.<br />

Go dovesto andar in comun in<br />

quela ultima provincia del regno de<br />

Tailan<strong>di</strong>a. Vado con el ragazzo che<br />

me fa de autista (un del posto), ma<br />

che anche me presenta positivamente<br />

quando devo andar in posti dove no<br />

i me conossi. E questo servi tanto,<br />

altrimenti i te ve<strong>di</strong> subito come un<br />

….. (no volaria meter cossa, ma lo<br />

podé imaginar). Xe una impiegata del<br />

comun regolarmente col chador che<br />

ghe coversi meza facia (afari suoi, me<br />

<strong>di</strong>spiase solo che no podevo vederla<br />

perché credo che la jera anca belina).<br />

Me rivolgo in thai ……. Come che<br />

parlasi al muro! No podevo veder<br />

l’espression de la facia, ma comunque<br />

dovessi esser stada come quela de<br />

un che cre<strong>di</strong> de ver de far con un<br />

mentecatto. Alora interven el mio<br />

acompagndor, al se rivolgi in Yawi<br />

e in poco tempo otegnimo quel che<br />

volevimo. Ma el colloquio tra mi e<br />

ela xe sempre passà tramite el autista.<br />

Desso dovemo <strong>di</strong>r che se la lavorava<br />

in comun, qualche scola la devi ver<br />

fato e, dato che le scole in Tailan<strong>di</strong>a,<br />

le xe solo in thai, el tailandese,<br />

magari mal, ma la doveva conosserlo.<br />

Gnanca una parola! Rifiuto totale.<br />

Dopo vemo el fator religioso. <strong>La</strong> zona<br />

xe quasi completamente mussulmana,<br />

gente anca piutosto fondamentalista,<br />

mentre la Tailan<strong>di</strong>a ga una religion<br />

de stato che xe el Bud<strong>di</strong>smo. Xe sta<br />

costruì qualche tempio buddhista e<br />

queso no fa una grinza dato che xe<br />

anca buddhisti in quela zona. Ma,<br />

quando se riva su de la Malesia<br />

(altro stato mussulman), a qualche<br />

chilometro dal confin se trovemo<br />

davanti un complesso buddhista<br />

de una imponenza incre<strong>di</strong>bile. Xe<br />

un Buddha altissimo che domina<br />

duta la zona (foto) e che fa…boir i<br />

Mussulmani, anca quei moderati.<br />

Dopo ven anca le interpretazioni<br />

storiche. Ognidun risali al periodo<br />

che ghe fa più comodo e al se ferma<br />

là. L’altro invesse continua e trova<br />

<strong>La</strong> città<br />

che ….. “ma prima no jeri voi”, ma<br />

i se ferma là no i <strong>di</strong>si “prima jerimo<br />

noi” perché saria una bala. Perché<br />

prima no jera né “lori” né “noi”: jera<br />

altri. Ma per un che no sa la storia<br />

locale, quando el senti “ma prima no<br />

jeri voi” al pensa automaticamente a<br />

finir la frase con “prima jerimo noi”.<br />

Ma no xe cussì.<br />

Dopo la riunion dei “storici” xe<br />

risultà evidente e duti xe d’acordo<br />

che bisogna far qualcossa, ma i parti,<br />

duti due, da posizioni <strong>di</strong>verse, magari<br />

oposte, e noi riva a una solusion<br />

con<strong>di</strong>visa. Quel che manca nel <strong>di</strong>battito<br />

sula violenza in quele province xe<br />

“la consapevolezza del ruolo che la<br />

coscienza storica svolge nella mente<br />

dei militanti e <strong>della</strong> gente nella<br />

regione - in particolare l’influenza<br />

che la storiografia nazionalista<br />

dell’ex sultanato malese <strong>di</strong> Patani ha<br />

giocato nel formare questa coscienza<br />

storica”. De una parte se ve<strong>di</strong> el vecio<br />

sultanato de Pattani (che, ripeto,<br />

comprendeva dute le tre province,<br />

no solo quela de Pattani) in giusta<br />

lota per l’in<strong>di</strong>pendenza dal regno<br />

de Tailan<strong>di</strong>a, in nome dell’antica<br />

in<strong>di</strong>pendenza e importanza, anche<br />

culturale. Xe una storiografia che<br />

rifletti le storiografie dei stati che<br />

jera colonie dele potenze ocidentali,<br />

solo che qua la lotta no xe contro<br />

una potenza coloniale ocidentale, ma<br />

contro lo stato siamese. Da l’altra<br />

parte lo stato siamese ve<strong>di</strong> l’ex<br />

Sultanato de Pattani come un stato<br />

vassallo del Siam za da circa 700-800<br />

anni, e parti da questo presupposto,<br />

come <strong>di</strong>r al xe sempre sta nostro. I<br />

<strong>di</strong>si anca che el Bud<strong>di</strong>smo xe rivà<br />

za nel secondo secolo de la Nostra<br />

Era, mentre el Islam, xe rivà solo nel<br />

un<strong>di</strong>cesimo secolo, ma i <strong>di</strong>smentega<br />

de <strong>di</strong>r che quel stato bud<strong>di</strong>sta no jera<br />

siamese, ma faseva parte del stato<br />

indù-bud<strong>di</strong>sta de Srivijaya. Per farla<br />

curta, ognidun conta una “verità”<br />

de parte e fin che no se riva a una<br />

vision con<strong>di</strong>visa, xe poco de sperar<br />

che le robe se rimeti a posto. Spero<br />

de sbagliar!!<br />

Lucio Nalesini<br />

41


<strong>La</strong> città<br />

42<br />

I RICONOSCIMENTI DELLA CAN DI CAPODISTRIA PER IL 2009<br />

Motivazione Fabiola Prassel<br />

<strong>La</strong> Sig.a Fabiola Prassel è una tenace attivista <strong>della</strong><br />

<strong>Comunità</strong> degli Italiani <strong>di</strong> Crevatini. Ha saputo trasmettere,<br />

con sensibilità e amore, alle giovani generazioni le<br />

tra<strong>di</strong>zioni locali. Ha tenuto lezioni <strong>di</strong> cucina tra<strong>di</strong>zionale<br />

sia presso la scuola che in <strong>Comunità</strong>, con “succulente”<br />

tavole rotonde <strong>di</strong> rara delicatezza. <strong>La</strong> CI Crevatini e la CAN<br />

<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria colgono questa occasione per ringraziarla<br />

sentitamente per gli insegnamenti, la pazienza e il tempo<br />

che ha de<strong>di</strong>cato in tutti questi anni per il mantenimento<br />

delle nostre tra<strong>di</strong>zioni. Con sensibilità e affetto ci ha<br />

regalato una testimonianza <strong>di</strong> generosità e <strong>di</strong>sponibilità<br />

delle nostre nonne.<br />

Motivazione Giorgio Visintin<br />

Giorgio Visintin, nasce da padre italiano e madre slovena<br />

a Trieste città, ed ha perciò fin da bambino sensibilità<br />

<strong>di</strong>retta verso i problemi delle minoranze. <strong>La</strong> famiglia<br />

è <strong>di</strong>sagiata, perché il rifiuto <strong>della</strong> tessera del Fascio<br />

precludeva al padre ogni lavoro decente. <strong>La</strong> situazione<br />

si ripete per il giovane <strong>di</strong>plomato in ragioneria, al quale<br />

si offre solo lavoro in nero o lo sgombero delle macerie<br />

<strong>della</strong> guerra. E’ però attivo, fin dagli anni scolastici, in<br />

<strong>di</strong>verse filodrammatiche, e nel novembre 1952, il regista<br />

Anton Marti, assistendo a Trieste al “`Miles gloriosus” <strong>di</strong><br />

Plauto, lo invita a Ra<strong>di</strong>o Capo<strong>di</strong>stria. Dopo l’au<strong>di</strong>zione,<br />

il capo dei programmi Mario Abram, gli chiede <strong>di</strong><br />

subentrare come speaker fin dal giorno seguente. Viene<br />

ingaggiato inoltre come attore e truccatore dal “Teatro del<br />

Popolo” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, <strong>di</strong> cui scriverà anche le cronache.<br />

Nel ‘53-’54, nella temperie dell’esodo, <strong>di</strong>verso personale<br />

<strong>di</strong> lingua italiana viene a mancare, e Visintin intensifica<br />

Nerone Olivieri, il presidente <strong>della</strong> CAN <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria Alberto<br />

Scheriani, Fabiola Prassel e Giorgio Visintin.<br />

il lavoro, anche re<strong>di</strong>gendo trasmissioni e traducendo<br />

dallo sloveno. Tiene corsi <strong>di</strong> speakeraggio e <strong>di</strong>zione per<br />

voci nuove e, nel 1960 <strong>di</strong>venta Redattore responsabile<br />

<strong>della</strong> Redazione <strong>di</strong> politica interna, introduce le prime<br />

trasmissioni <strong>di</strong> contatto con gli ascoltatori, trasmissioni<br />

<strong>di</strong> carattere musicale e turistico, un genere che ha<br />

caratterizzato la moderna ra<strong>di</strong>o<strong>di</strong>ffusione. Parallelamente<br />

si occupa anche <strong>di</strong> traduzioni simultanee intervenendo a<br />

riunioni e congressi. Dal 1969, con la visita dell’allora<br />

presidente italiano Saragat, presta opera <strong>di</strong> traduttore nel<br />

protocollo sloveno, ed è cofondatore dell’Associazione<br />

traduttori <strong>della</strong> Slovenia. Traduce inoltre quattro libri per<br />

l’e<strong>di</strong>trice “Ma<strong>di</strong>nska Knjiga”. Nonostante gli impegni<br />

non trascura il primo amore, la recitazione. Recita infatti<br />

in una dozzina <strong>di</strong> film e produzioni televisive slovene.<br />

Partecipa alle prime trasmissioni televisive in italiano, con<br />

la celebre “’Costiera” che risulterà essere l’embrione che<br />

darà vita, nel 1971, a TV Capo<strong>di</strong>stria. E del Telegiornale<br />

<strong>di</strong> Telecapo<strong>di</strong>stria Giorgio Visintin sarà una delle voci<br />

storiche. Nel 1975 <strong>di</strong>venta redattore film <strong>della</strong> medesima<br />

emittente televisiva. Negli ultimi anni è a capo del<br />

Telegiornale, fino al pensionamento nel 1990. Continua<br />

però a lavorare a contratto per l’ente ra<strong>di</strong>otelevisivo, cui<br />

in pratica ha de<strong>di</strong>cato una vita.<br />

Motivazione Nerone Olivieri<br />

Nerone Olivieri nasce a Trieste il 22 marzo 1922 dove<br />

termina gli stu<strong>di</strong>. Dal 1938 al 1950 svolge la sua attività<br />

fra le città <strong>di</strong> Tržič e Lubiana. Nell’ottobre del 1950<br />

arriva a Capo<strong>di</strong>stria e si impiega, in qualità <strong>di</strong> professore<br />

<strong>di</strong> educazione fisica, presso il Ginnasio italiano dove<br />

rimarrà fino alla pensione. È maestro <strong>di</strong> ginnastica anche<br />

alla Scuola elementare. In quegli anni ricopre<br />

ruoli importanti, all’interno delle Istituzioni<br />

sportive locali. È membro <strong>della</strong> <strong>di</strong>rezione<br />

dell’Unione dei Circoli <strong>di</strong> educazione fisica,<br />

referente per l’atletica <strong>della</strong> Lega Sportiva,<br />

membro del Circolo sportivo “Aurora”, del<br />

Club nautico “Nautilus”. È un bravissimo<br />

insegnante <strong>di</strong> sci, allenatore <strong>di</strong> pallacanestro.<br />

Molti suoi alunni ricordano con affetto le<br />

gite scolastiche sulla neve organizzate dal<br />

professor Olivieri. Un vero trascinatore<br />

<strong>di</strong> entusiasmo. A scuola viene anche<br />

apprezzato quale coreografo. Il prof. Olivieri<br />

era ed è stimato da tutti, insegnanti e alunni,<br />

per il suo costante impegno nell’interesse<br />

generale <strong>della</strong> scuola e per aver contribuito<br />

in maniera significativa ai bisogni specifici<br />

nel campo dell’educazione fisica nelle<br />

Scuole <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> Nazionale <strong>Italiana</strong><br />

e non solo, curando e sostenendo questi<br />

valori sino ai massimi livelli <strong>di</strong> competenza<br />

e responsabilità.


Il contributo <strong>della</strong> CI <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria al Forum Tomizza<br />

I poeti Milan Rakovac (ideatore del Forum tomizziano),<br />

Aljoša Curavić e Gašper Malej.<br />

Il Forum Tomizza ha festeggiato quest’anno l’un<strong>di</strong>cesimo<br />

compleanno, in quest’e<strong>di</strong>zione che si è protratta dal 26<br />

al 29 maggio, e che, come ormai tra<strong>di</strong>zione, attraverso<br />

simposi, convegni, concorsi rende omaggio ad un grande<br />

<strong>della</strong> cultura transfrontaliera, Fulvio Tomizza. Lo scopo<br />

<strong>di</strong> questi incontri <strong>di</strong> frontiera è <strong>di</strong> riba<strong>di</strong>re e continuare<br />

il pensiero tomizziano, ossia che l’incontro tra culture<br />

e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare, attraverso eventi culturali <strong>di</strong> questo<br />

genere, possano dare<br />

vita alla costruzione<br />

<strong>di</strong> nuove, comuni<br />

identità.<br />

Organizzata dalla<br />

Biblioteca civica<br />

<strong>di</strong> Umago, da<br />

“Primorske novice”<br />

<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e dal<br />

Gruppo 85 <strong>di</strong> Trieste,<br />

la manifestazione si<br />

è snodata attraverso<br />

questo “triangolo” <strong>di</strong><br />

località e ha preso il<br />

via Proprio all’estivo<br />

<strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli<br />

Italiani “Santorio<br />

Santorio”.<br />

<strong>La</strong> città<br />

Il primo appuntamento <strong>della</strong> serie è stato quello intitolato<br />

“ArtIstra”, con musica, poesia e spettacolo. Protagonisti<br />

i poeti Gašper Malej, Milan Rakovac e Aljoša Curavić<br />

e i musicisti Jani Kovačič e Patrizia <strong>La</strong>quidara. A dare<br />

il suo apporto alla serata è stato pure Boris Palčič con il<br />

cortometraggio “Breve inno alla patria”.<br />

<strong>La</strong> splen<strong>di</strong>da esibizione <strong>della</strong> cantante catanese Patrizia <strong>La</strong>quidara.<br />

Il cantautore sloveno<br />

Jani Kovačič.<br />

43


<strong>La</strong> città<br />

44<br />

L’ironia graffiante <strong>di</strong> »Giro <strong>di</strong> valzer«<br />

In scena il Piccolo Teatro Città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

Il nuovo teatro <strong>citta</strong><strong>di</strong>no ha ospitato il 24 aprile il lavoro »Giro <strong>di</strong> valzer«. Diretta da Livio Crevatin per il<br />

Piccolo Teatro Città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, l’opera è stata sud<strong>di</strong>visa in cinque sketch, tratti dallo stesso regista, dai testi<br />

<strong>della</strong> nota attrice ed austrice Franca Rame, nonchè dalle connazionali Carla Rotta, Koraljka Leković e <strong>La</strong>ura<br />

Marchig.<br />

Rosanna Bubola (Foto Adriana Crevatin).<br />

L’interpretazione dei brani è stata affidata alle attrivi Elena<br />

Brumini, Rosanna Bubola, Elke Burd e Paola Bonesi.<br />

»Giro <strong>di</strong> valzer nel nostro gergo significa un cambiamento<br />

<strong>di</strong> rotta, ma in senso positivo« spiega Crevatin. »E’ un<br />

percorso letterario per inquadrare la nostra società degli<br />

ultimi anni. Nella prima scena, ad esempio, si rivivono,<br />

con gli occhi <strong>di</strong> una ragazza, gli anni dei viaggi in Italia<br />

per fare shopping e lo stress <strong>della</strong> dogana ai confini.<br />

Quin<strong>di</strong> si parla del modello d’eleganza imposto a una<br />

donna più matura che non accetta <strong>di</strong> essere fuori dai canoni<br />

previsti. Più impegnato, dal punto <strong>di</strong> vista sociale, il testo<br />

incentrato sul dramma <strong>della</strong> violenza contro le donne.<br />

Franca Rame invece ha fornito lo spunto per parlare delle<br />

vicende <strong>di</strong> una persona che affronta interventi <strong>di</strong> chirurgia<br />

plastica per rimanere giovane e piacente, nonchè la vita <strong>di</strong><br />

un casellante con le <strong>di</strong>fficoltà e i contrasti <strong>di</strong> una donna<br />

che lavora«.<br />

Importante per la riuscita del lavoro il tema musicale, a<br />

ritmo <strong>di</strong> valzer ovviamente, gli interventi canori <strong>di</strong> Karina<br />

Oganjan e i balletti del New Space ballet. Sullo sfondo<br />

sono proiettate immagini che hanno ambientato le scenette<br />

in regione e soprattutto a Capo<strong>di</strong>stria. Infine Crevatin ha<br />

voluto rivolgere alcuni doverosi ringraziamenti. »Per la<br />

realizzazione devo porre in risalto il sostegno finanziario<br />

<strong>della</strong> CAN <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria e <strong>della</strong> <strong>Comunità</strong> degli italiani<br />

‘Santorio Santorio’. Importante il contributo che abbiamo<br />

avuto dal <strong>di</strong>rettrice del teatro <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, Katja Pegan,<br />

e dall’organizzatore culturale Dragan Klarica. Di grande<br />

aiuto ci è stato ancora edoardo Milani, che ha curato<br />

l’allestimento tecnico«.<br />

G. K. (<strong>La</strong> Voce del Popolo)<br />

Il regista Livio Crevatin (Foto Cernaz).<br />

Elke Burul Paola Bonesi


Vsakdan v ritmu valčka<br />

Gledališče Piccolo teatro città iz Kopra uprizorilo iskriv glasbeno scenski kolaž<br />

<strong>La</strong> città<br />

Kulturna in umetniška dejavnost pripadnikov italijanske skupnosti širšemu občinstvu včasih ostaja manj<br />

znana. In vendar bogata in razvejana neguje številne zvrsti: od literature, glasbe, likovne umetnosti in plesa do<br />

gledališča, pomembno pa v večkulturni istrski prostor prispeva z domoznanskimi in tra<strong>di</strong>cijskimi vsebinami.<br />

Elena Brumini (Foto Katonar).<br />

Pred kratkim se je v Kopru predstavilo že nekaj časa<br />

delujoče gledališče Piccolo teatro città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria<br />

(Malo koprsko metno gledališče), ki je pod vodstvom<br />

režiserja Livia Crevatina na ogled postavilo duhovito<br />

gledališko-plesno in glasbeno sestavljanko z naslovom<br />

Giro <strong>di</strong> valzer (Plesni obrat).<br />

Dramaturški skelet je režiser sestavil iz fragmentov<br />

dramskih pisateljic iz Istre in Reke: <strong>La</strong>ure Marchig,<br />

Kenke Lekovich in Carle Rotta, zajel pa je tu<strong>di</strong> iz opusa<br />

velike igralke in dramatičarke France Rame.<br />

Protagonistke drobnih, na videz nepomembnih vsakdanjih<br />

življenskih situacij so – ženske. Skozi otroške spomine<br />

na prehajanje nekdanje meje na Škofijah v humorni<br />

interpretaciji Elene Bruminim prek na rob družbe izrinjene<br />

postajne načelnice, ki na bizaren način odslikava stanje na<br />

(samo?) italijanskih železnicah, izvrstne Rosanne Bubola,<br />

do čustvene introspekcije prefinjene Elke Burul in<br />

ironičnega posmeha imperativa večno mladostnega videza<br />

in posle<strong>di</strong>cam plastičnih operacij v duhoviti izvedbi Paole<br />

Bonesi, je režiser v uri intenzivnega dogajanja na odru<br />

stkal gosto, a lahko berljivo tkivo malih človeških usod.<br />

V trenutku, ko bi zgodbe lahko postale grenke (kar tu<strong>di</strong><br />

so), jih predstava razstrupi: na odru se kot vezni člen<br />

pojavijo tržaška pevka Elena Centrone in plesalci skupine<br />

New Space ballet iz Vidma. S projekcijo istrskih mest<br />

v ozadju in v ritmu blagoglasnega dunajskega valčka<br />

družbenokritični monologi junakinj ne izgubijo robov,<br />

nasprotno, lahkoten okvir najihovo sporočilo le še<br />

poudarja. Predstava, ob kateri se od srca nasmeješ, imaš<br />

pa tu<strong>di</strong> o čem premišljevati.<br />

Irena Urbič (Primorske Novice)<br />

I ballerini <strong>della</strong> compagnia New Space ballet (Foto Katonar).<br />

45


<strong>La</strong> città<br />

46<br />

Un paolan finì in Piemonte<br />

Intervista con Ermanno Zago, per i capo<strong>di</strong>striani Mani Galinàssa<br />

All’ultima festa <strong>della</strong> Seme<strong>della</strong> abbiamo rivisto con piacere Ermanno Zago, capo<strong>di</strong>striano residente da anni<br />

ad Alba, in Piemonte. Di famiglia paolana, Mani è emigrato subito dopo la guerra in cerca <strong>di</strong> miglior fortuna,<br />

lasciando qui i genitori. Veniva a trovare spesso il padre Antonio e la mamma Filomena, passando anche in<br />

<strong>Comunità</strong>. L’incontro <strong>di</strong> aprile è stato un’occasione per fare una chiacchierata.<br />

Mani, ma lei in che anno è nato?<br />

Mi son nato del ‘22 in Cale San Tomaso, propio sula<br />

cima, rende de Santa Chiara. Mio nono Bortolo gaveva<br />

tre fioi, un xe tornà dala guera xe morto sai presto dai<br />

patimenti. Mio papà ga fato anca la guera soto l’Austria.<br />

Iera un paolan?<br />

Paolan iera. Nono ne ga lassà un toco de tera in Campo<br />

Màrso. Anca dopo che i ga fato la Tomos i ghe ga lassà<br />

una strissieta de campagna. Gavevimo una bela zornada<br />

de tera che iera refosco e patate per far la polenta per<br />

tuto l’ano.<br />

In Calle San Tommaso c’è una chiesetta.<br />

Vigniva tanto adobada a Pasqua coi vasi, co’ la biada…<br />

sà che la biada fa subito verde. I te preparava dele<br />

cassete bele, dopo sto crocifisso, la setimana <strong>di</strong> passione.<br />

<strong>La</strong> ceseta de San Tomà noi ciamemo. Quei anni che<br />

vegniva la neve noi andavimo sbrissar…<br />

E suo papà come se ciamava?<br />

Ermanno Zago col figlio Italo<br />

all'ultima festa <strong>della</strong> Seme<strong>della</strong>.<br />

Antonio Zago detto Toni Galinassa. A iera sai bravo per<br />

far incalmi, innesti. Se ti ti guar<strong>di</strong> quei pini marittimi<br />

che xe soto l’ex monumento a Sauro, el giar<strong>di</strong>no…quei<br />

che xe bei storti…quei ga piantà mio pare. Nel ‘36<br />

iera l’ingegner Maier, el papà de Bruno famoso critico<br />

leterario. Mi andavo a scola co’ Bruno, e alora un<br />

giorno a me <strong>di</strong>se ‘Mio pare ga bisogno de tu pare’;<br />

perchè quando che iera de inpiantar alberi a Capo<strong>di</strong>stria,<br />

iera Tonin, mio pare.<br />

Che scolaro era Bruno Maier?<br />

Ecelente a iera. Un bravo ragasso. Mi prima de andar a<br />

scola passavo de lu in Cale Eugenia a ciorlo.<br />

Ha fratelli o sorelle?<br />

Gavevo un gemel che xe morto de picio. Ancora quando<br />

ierimo a Valdoltra, mio papà iera un periodo el fattore<br />

del cortivo dei Manzini, un cortivo gran<strong>di</strong>oso. Vevimo la<br />

casa, tuto l’ocorente. E De Manzini iera sindaco, podestà<br />

quela volta i ciamava. A alora lu ga proposto mio papà<br />

con contratti scritti come se devi: se dà tanto de paga, a<br />

ga <strong>di</strong>rito a tanti polastri, tanta late, tanti ovi…e a Pasqua<br />

tante pinze. Iera gente onestissima. E gaveva ogni mese<br />

lui <strong>di</strong> paga un centone, cento lire.<br />

In che anni?<br />

Mi te parlo ‘25-’26. Per mio papà iera un lavor, iera<br />

contento. Semo stai un do tre anni, perchè dopo go<br />

perso el fradel a Valdoltra e mia mama no ga volesto<br />

saverghene de restar là. Iero picio ma me ricordo che<br />

vigniva anche sti fioi del paron sù, che me ga dà – che<br />

no gavevo nissun ricordo de mio fradel – questo sior,<br />

una volta go vudo bisogno de andar al Consorsio agrario<br />

de Trieste, che iera un inverno rigido; mi dovevo<br />

proveder dele patate per la mensa e alora vado là, mi<br />

solo go verto boca »Ma la scusi – a me <strong>di</strong>r – lei la xe<br />

capo<strong>di</strong>strian«; e questo iera Giulio Manzini. Lu iera<br />

<strong>di</strong>retor del Consorsio agrario in Via Milano. Lu ga capì<br />

la mia parlada; sà che ‘l triestin stona no? E sto Giulio a<br />

me fa, mi <strong>di</strong>ce »Senti, mi go un ricordo e te lo devo dar.<br />

Ven domani, te dago«. E me ga dà una picola fotografia<br />

che semo mi e mio fradel, sentai s’un scagneto fora la<br />

stala dove tigniva le vache el paron.<br />

Me xe <strong>di</strong>ficile imaginar che tante case a Capo<strong>di</strong>stria<br />

veva la sua stala…<br />

Ma vara se ti va<strong>di</strong> in bassa Italia, presenpio mi iero<br />

militar a Bari, son andà in ostaria e iera connessa anca<br />

la stala, col muss. Iera ragioni <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> povertà, de<br />

tante robe. Adesso sarà cambià anche là, ma iera cossì.


Armente no se tigniva, solo mussi qua in città. Xe<br />

vero?<br />

Sì, sì. Ma i manzi iera quei che doveva lavorar, tirar<br />

l’aratro, e portar le legne a Capo<strong>di</strong>stria per i nostri<br />

fornitori. Quando che vigniva i cici famosi a portar i<br />

pomi e la carbonela…<br />

Le donne dei villaggi venivano in città. Come le<br />

ricorda?<br />

Le portava late prima roba, le fasseva el giro co la<br />

marmitta de late. <strong>La</strong> marmitta coi manegheti iera più<br />

granda del sbrufador. Le vigniva con do marmite, 40 litri<br />

circa. E gaveva le familie za come clienti per portarghe<br />

late freschissimo. E oneste le iera. E dopo le vigniva a<br />

vender i corneti de pan consà, in Ponte.<br />

Cos’è il pan consà?<br />

Xe messo pan e oio d’oliva, e un poco de sucaro per<br />

darghe un poco de grazia a sto pan. Quel pan vigniva<br />

fato per Nadal. E anca quando che iera qualche fiera,<br />

dele vendemmie, le vigniva zo tute ste done e le vendeva<br />

el corneto a 50 centesimi. Pensa che iera gente che<br />

vigniva zo dal monte de Maresego, ala matina presto<br />

lassava el caval ala Muda. A casa del papà de Carleto<br />

Pečarič - ti lo conossevi el dentista? - i gaveva el<br />

stalagio, e dopo ste done le andava a Trieste a vender<br />

late. E le tornava verso la una, una e meza, le andava<br />

magnar de Fontanot in Ponte che noi ciamavimo i<br />

Balcàni; e le andava a magnarse un brodo, quel che iera.<br />

Magari calchiduna ghe piaseva anca inciucarse, perchè<br />

dopo iera el muss che le portava a casa. <strong>La</strong> montava sora<br />

e ‘l musseto saveva tornar a casa.<br />

Mi parla un po’ dei paolani?<br />

<strong>La</strong> giornada se inissiava ai albori, lori doveva za esser in<br />

campo. I andava via de casa col scuro pensando che de<br />

là mesa ora sarà giorno. De inverno so che i se alsava ale<br />

cinque e meza anca. I preparava el careto, el musseto,<br />

quel che i gaveva e i andava in campagna. Là i veva<br />

tuti la caseta, un…rifugetto, no solo per tignir i atressi,<br />

ma anca per tignir el musseto. ‘Co’ ti staghi là, ven in<br />

caseta!’ me sigava mio pare quando che pioveva.<br />

Ci si incontrava fra paolani in campagna?<br />

Se se incontrava, e qualche rara volta anca qualche<br />

maren<strong>di</strong>na. Ma no tuti. Iera anche qualche rivalità…e<br />

alora quei no i se parlava, i se ignorava.<br />

E il pranzo?<br />

El pranso ghe lo portava la molie sula sèsta, col bossolà<br />

in testa. Ste done…le te portava la cesta anca per <strong>di</strong>ese<br />

omini, qualchidun gaveva anca <strong>di</strong>eci omini a giornada…<br />

perchè no iera come che xe ‘desso i aratri. Caminando le<br />

vigniva, caminando le tornava in cità. Noi in campagna<br />

vevimo una botisela de vin, ne vegniva un po’ de<br />

polenta.<br />

E cossa ghe portava de magnar ste done?<br />

Generalmente minestra, pasta e fasoi.<br />

Si tornava a casa?<br />

Ala sera, sul scuro. Dopo ver fato duti i lavori, sapàr,<br />

<strong>La</strong> città<br />

podar le vide…<br />

E le donne?<br />

<strong>La</strong> dona stava a casa, fasseva la lìssia, preparar<br />

ste minestre, tignir i fioi…qualcheduna iera anca<br />

volonterosa, la andava iutar in campagna. Una vita<br />

pesantina…adesso xe le lavatrici, xe tuto.<br />

Fino a dove uscivano i paolani?<br />

Ma tuto qua ‘torno: Semedela, Barban, Seredel, Copòle,<br />

el rato de Santa Margherita, Carbonar, Pastoran,<br />

Bossamarin, San Tomà - là vissin Prade, in Pra<strong>di</strong>ssiol,<br />

Cansàn, Triban, Perariol; Triban propio ieri semo andai<br />

curiosar che mio fio voleva veder dove gaveva el nono;<br />

noi gavevimo una volta un toco de campagna in afito del<br />

marchese Gravisi. In Triban iera una bona vale per fruti.<br />

E mio papà…la fioritura, i fruti iera la sua vita, lu saveva<br />

tirarli su. Un ano xe vignuda ‘na iassàda, ma la colina<br />

ga proteto, ga riparà la campagna. Quel anno là mio<br />

papà ga portà in casa un’entrada de 25 mile lire solo de<br />

persighi! Con quei sol<strong>di</strong> gavemo messo a posto el colmo<br />

dela casa in Cale San Giustino, dove stavimo dopo. Ma<br />

anca la cortisèla, la stala pe ‘l musseto. Un poche de<br />

strasse, pesanti scarpe che ghe serviva a papà per andar<br />

in campagna.<br />

Quela volta andavi a scola in Santa Chiara.<br />

E fevimo ginastica nela cesa de San Francesco. Quela<br />

volta iera severi i maestri de ginastica. Se no ti savevi<br />

andar su, far le pertiche, a te dava dei colpi da drio…<br />

per farte sveiar. I maestri una volta i veva ancora i<br />

regolamenti, i se veva <strong>di</strong>plomà soto l’Austria. E là no ti<br />

vegnivi fora se no ti savevi almeno sonar l’armonio.<br />

Che rapporto c’era tra nobili e paolani?<br />

I se tigniva separa<strong>di</strong>, ma da persone educate, le gaveva<br />

rispeto per el paolan. Diseva bongiorno e se tirava<br />

anche zo el capel, per <strong>di</strong>r. Ma niente confidenza. Iera i<br />

Totto, i Gravisi, i Nobile, i se tegniva in qualche modo<br />

separa<strong>di</strong> de noi perchè…per <strong>di</strong>r…chi andava in Loggia?<br />

Bastava un’ociada e no ti gavevi voia de avicinarte. Iera<br />

monopolio dei siori. Ga dovesto terminar la guera per<br />

andar in Logia.<br />

El Montaron de San Tomaso.<br />

47


<strong>La</strong> città<br />

Ben, ma tanto iera altre bone ostarie?<br />

Iera là de Rampin, ti magnavi la meza de bacalà magari,<br />

la tripeta…vigniva anca i conta<strong>di</strong>ni fora de campagna.<br />

Lori i andava a far marenda co i vigniva le commissioni<br />

in città per comprar la tela per far le mudande o per far el<br />

tarlìs, tuti quanti i vegniva. Gaveva bon nome le ostarie<br />

de Capo<strong>di</strong>stria, ghe ne iera tante…de Pessifrito, Bescàn,<br />

al albergo de Tomasin…là ga vissù un scritor inglese,<br />

quel che ga fato scuola a Pier Antonio Quarantotti<br />

Gambini; e lu gaveva la stanza qua de Tomasin, tuto<br />

solitario andava per Capo<strong>di</strong>stria, andava in Logia.<br />

E il rapporto tra paolani e pescatori?<br />

Niente, quasi nulli. I più poveri a Capo<strong>di</strong>stria iera propio<br />

i pescadori. El suo regno iera Bossedraga. No ti vedevi<br />

mai un pescador in piassa. Chi dominava la piassa iera<br />

i siori o i paolani. Invesse i nostri conta<strong>di</strong>ni qua del<br />

vicinato, la Piassa Daponte. Lori i vigniva là per vender<br />

dopo i comprava de Pizzarello all’ingrosso. I cici i<br />

comprava tanta conserva, bacalà…perchè dopo i andava<br />

in montagna, chi li vedeva più?<br />

<strong>La</strong> gente de fora, parlava con voi in italian?<br />

Sì, tuti. Perchè per principio iera questo el fatto, quando<br />

nasseva un fio sloven, el papà a un dato momento ghe<br />

<strong>di</strong>seva »Fio ti ti devi parlar talian, perchè doman se ti<br />

andarà a lavorar a Capo<strong>di</strong>stria o Trieste ti sarà a posto«.<br />

E alora i ghe imparava a parlar anca el veneto, magari co<br />

la cadenza slava ma comunque ti capivi ben.<br />

E voi no savevi niente per sloven?<br />

48<br />

Uno scorcio <strong>di</strong> Calle dei ciottoli, ex calle S. Giustino.<br />

E noi no, solo qualche parola…Hvala lepa, Dober dan,<br />

mleko…perchè a scola iera proibido per noi. Quando che<br />

son andà mi nei Balcani in guera, el primo lavoro i me<br />

ga dà el <strong>di</strong>zionario ridoto dela lingua slovena…perchè el<br />

soldà se sapi regolar »Imate questo, imate quel altro…«.<br />

A parte che a Cataro i veva tante parole venete.<br />

De che anno la iera a Cattaro?<br />

Del ‘43.<br />

Tornemo ai Zago paolani. Come nasce il soprannome<br />

Galinassa?<br />

Nassi che sto famoso Zago passava per la Muda, co ‘l<br />

s’ciopeto andava a cacia. »E indove andè Bortolo?«,<br />

mio nono ghe <strong>di</strong>r »Ma, vado a galinasse…« saria le<br />

gallinelle, quele de fiume, in italian. E dopo ghe xe restà<br />

apiopà Galinàssa. E dopo xe andà avanti tuto el ceppo.<br />

Si cantava da voi a casa?<br />

Per parte de mia mama, Pichena (Riccobon, ndr), iera<br />

tuti canterini. Papà iera stonà come ‘na campana, ma mi<br />

ghe <strong>di</strong>mandavo l’istesso »Cantime una canson papà«<br />

prima de andar dormir, no? E sula melo<strong>di</strong>a del Tram de<br />

Opcina el tacava »E pulisi e pedoci e bacoli crepai, salti<br />

de simmia e gobi inamorai, i ga sposà la sgiònfa che no<br />

iera più stagion, e ‘l gobo la ga ciolta ghe ga brusà el<br />

paiòn. Bim be bom!«. Ma iera sa cantori a Capo<strong>di</strong>stria,<br />

anca mio zio Mario, sonava la chitara, quando che ‘l<br />

cantava Catarì (classico napoletano, ndr), lu ‘ndava in<br />

brodo de giuggiole, perchè iera la sua canzon.<br />

In Piassal de Bartoli iera el torcio de Zago. Iera sui<br />

parenti?<br />

No. Iera un altro Zago. I veva un torcio nela Cale dove<br />

che iera Skok, el fabro. Prima de Rampin, in Cale dei<br />

careri iera el torcio. Ma Zago ghe ne iera tante fameie<br />

qua a Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Dove giocava da piccolo?<br />

Prima roba qua sol<strong>di</strong> no iera, gnanca vizi no iera per<br />

fioi. Mi i zogatoli me li fassevo. Monopatini, careti,<br />

pupoloti. Col monopatino mi andavo fina Scofie, dove<br />

xe el bloco adesso. Se no fassevo el careto co’ quatro<br />

cuscinetti a sfera. Iera con mi un Scher detto Zaròba,<br />

perchè i veva la mania de domandar »Come xe Piero?<br />

Xe qualcossa?«, »Sì, xe za roba« xe za quei fruti che<br />

riva, no? Iera quei là, dopo iera i Caretòni, cioè i Minca.<br />

Careton iera perchè quando iera soto militar, i fasseva<br />

do anni soto l’Austria, e quando che xe andà a militar i<br />

ghe ga consegnà un bel caval, el fasseva el trasportatore,<br />

e ‘l gaveva un caro grande. »Coss’ti fassi soto la naja?«<br />

»Porto un caretòn!«. E de là i ghe ga <strong>di</strong>to Careton e<br />

ala fameia i Caretoni. Po’ iera i Albeti (Lonzar,ndr),<br />

i gaveva un fio Nevio, bravissimo, partigian che xe<br />

morto in tempo de combatimento coi tedeschi. A iera<br />

giornalista, lu se interessava de tuto, a scriveva sula<br />

Gazeta delo sport de Milàn, e tuti i particolari de ste<br />

squadrete fortisine che iera in Istria o Trieste, lu gaveva<br />

l’incarico là. A gaveva za lavor. Perchè no ti savevi che<br />

pessi pigliar co vegniva sti tedeschi. Mi son sta fortunà.


Son tornà dal militar l’8 setembre iero za in Piemonte,<br />

rimpatrià dal Montenegro. Beata l’ora che semo tornai,<br />

perchè za capivimo che la guera va finir mal. Noi gavimo<br />

‘Ra<strong>di</strong>o gavetta’, ciamaimo; i telefoni da campo ne serviva<br />

per gaver notissie.<br />

Poi, tornato a casa?<br />

E dopo torno a casa, prima roba riva i slavi, no? E dopo i<br />

ga fato quel che iera, carnaval. Ga molà le presòn, va fora<br />

manigol<strong>di</strong> e no manigol<strong>di</strong>, perchè no xe che i ga vardà.<br />

Dentro iera anca gente che ga mazà. Ghe ne iera un in<br />

particolare, un genovese, che ga mazà el garzon de botega e<br />

ga ocultà el cadavere scondendolo in un toco de muro, soto<br />

la malta.<br />

Ieri due fradei Skok, Scocchi, qua a Capo<strong>di</strong>stria.<br />

Un faseva el fabbro, l’altro el sellaio e là lavoravo mi.<br />

Vevo un paron molto bravo, che se pol <strong>di</strong>r che <strong>di</strong>videimo<br />

el bocon assieme. I paolani se fasseva far roba bela, tutta in<br />

pelle.<br />

Cosa si faceva dal sellaio?<br />

Preparar tuti i finimenti de un caval. El comato, le briglie, el<br />

schenal e tuto l’ocorente a secondo de come el cliente iera<br />

<strong>di</strong>sposto a spender.<br />

Quando sei andato via da Capo<strong>di</strong>stria?<br />

Nel 1946.<br />

Perchè così presto?<br />

No iera lavor. In selleria no iera material, niente. Miseria<br />

nera. Mulo de 22 ani, me son ciapà…Trieste e Gorizia. A<br />

Gorizia m’ò sposà.<br />

Ma la xe andà via da solo o coi genitori?<br />

Solo. I genitori no voleva. »Restemo qua, semo veci«…a 50<br />

anni, pensa, i se <strong>di</strong>chiarava veci! »Vemo la casa, vemo la<br />

campagna e dove andaremo in zerca pel mondo?« <strong>di</strong>seva.<br />

Papà, Antonio, xe morto qua nel ‘70 in Cale dei ciotoli, ex<br />

San Giustino. Mama, Filomena, se ga trasferì in Kidričeva,<br />

zo per porto, e là xe morta del ‘94. <strong>La</strong> ‘veva 96 anni.<br />

Un inquilino <strong>della</strong> vicina Calle delle cooperative.<br />

Il Piazzale Kosovel (ex Bartoli e Ognissanti)<br />

in un'immagine d'inizio '900.<br />

<strong>La</strong> città<br />

49


<strong>La</strong> città<br />

50<br />

Seme<strong>della</strong> 2010<br />

Quest’anno la S. Messa e il ritrovo tra<strong>di</strong>zionale presso la Chiesetta <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> hanno avuto un ulteriore<br />

significato celebrativo, che si collega alla ricorrenza del duecentesimo anniversario <strong>della</strong> morte dell’ultimo<br />

Vescovo capo<strong>di</strong>striano Bonifacio da Ponte. Oltre a promuovere le consuete iniziative legate al momento votivo,<br />

la <strong>Comunità</strong> degli Italiani “Santorio Santorio” <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria ha inteso rivolgere un doveroso omaggio nei<br />

confronti <strong>di</strong> una personalità <strong>di</strong> spicco <strong>della</strong> storia <strong>citta</strong><strong>di</strong>na, qual è stato il Vescovo Bonifacio. Si è scelto pertanto<br />

<strong>di</strong> celebrare tale evento in concomitanza con la popolare ricorrenza <strong>della</strong> Seme<strong>della</strong>, nella cui Chiesa ha trovato<br />

sepoltura lo stesso vescovo capo<strong>di</strong>striano. Nell’occasione la <strong>Comunità</strong> degli Italiani ha stampato una cartolina<br />

commemorativa con l’effige del vescovo Bonifacio, affrancata per l’occasione con un francobollo celebrativo<br />

emesso appositamente su nostra commissione dalla posta slovena.<br />

L’ultima epidemia <strong>di</strong> peste <strong>di</strong>ffusasi a Capo<strong>di</strong>stria tra il<br />

1630 e il 1631 provocò la morte <strong>di</strong> ben 1.927 persone,<br />

lasciando nel lutto e nella costernazione la popolazione<br />

rimasta, stremata dal terribile morbo. Ben 1.831 salme<br />

furono seppellite a Seme<strong>della</strong>, nello spiazzo <strong>di</strong> terreno<br />

nei pressi del quale oggi è eretta la chiesa. Mosso dallo<br />

spirito <strong>di</strong> sentimento religioso e <strong>di</strong> riconoscenza per la<br />

cessazione <strong>della</strong> pestilenza, il Nobile Consiglio <strong>della</strong><br />

città <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria decise <strong>di</strong> erigere un altare votivo nel<br />

Duomo, la cui esecuzione fu sospesa per <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> spazio<br />

nella Cattedrale e in seguito alla sopraggiunta morte dello<br />

scalpellino incaricato. Nel 1639 il Consiglio <strong>citta</strong><strong>di</strong>no<br />

decise <strong>di</strong> erigere una chiesa in sostituzione del nominato<br />

altare, da costruirsi sullo stesso fondo <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> nel<br />

Il vescovo Bonifacio da Ponte<br />

quale vennero seppellite le salme dei decessi provocati<br />

dall’ultima pestilenza, de<strong>di</strong>candola alla Beatissima<br />

Vergine delle Grazie. L’impresa fu affidata a Niccolò<br />

Carpaccio per i lavori in muratura e a Pietro Isdrael per<br />

quelli in carpenteria. <strong>La</strong> pietra lavorata, proveniente dalle<br />

cave <strong>di</strong> Rovigno, venne fornita dagli scalpellini Stefano e<br />

Girolamo Torre <strong>di</strong> Pirano. <strong>La</strong> pala d’altare, raffigurante<br />

la B. Vergine al cospetto <strong>della</strong> SS. Trinità orante per la<br />

cessazione dell’epidemia pestilenziale, fu commissionata<br />

al pittore Guidotto Guidotti <strong>di</strong> Venezia. Le spese per<br />

l’esecuzione <strong>della</strong> Chiesa <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> furono sostenute<br />

dal Comune e da privati. <strong>La</strong> nuova Chiesa venne alfine<br />

benedetta solennemente dal Vescovo Pietro Morari,<br />

assistito dal clero e dal popolo, il 24 aprile 1640, ed il<br />

Santo padre Urbano VIII concedette indulgenza plenaria<br />

il giorno <strong>della</strong> ricorrenza.<br />

Per suffragare le anime dei decessi furono celebrate<br />

pompose esequie, e fu assunto l’obbligo <strong>di</strong> recarsi<br />

in processione annualmente nel giorno festivo<br />

dell’Immacolata concezione <strong>della</strong> B. Vergine Maria alla<br />

chiesa dei Minori Conventuali <strong>di</strong> S. Francesco (soppressa<br />

nel 1806), e <strong>di</strong> visitare la Chiesa <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> nella<br />

domenica dopo l’ottava <strong>di</strong> Pasqua.<br />

<strong>La</strong> Chiesa <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, vista la notevole affluenza dei<br />

devoti, venne ulteriormente ampliata nel 1855 assumendo<br />

l’attuale impianto a forma <strong>di</strong> croce latina, grazie a una<br />

donazione <strong>della</strong> Sig.ra Maria Favento vedova Cargnel<br />

in Volpi, che a sue spese finanziò la costruzione <strong>di</strong> due<br />

cappelle laterali. Nella cappella a sinistra <strong>di</strong> chi entra in<br />

Chiesa è collocata la pala d’altare del pittore capo<strong>di</strong>striano


Bartolomeo Gianelli del 1856, rappresentante il vescovo<br />

Bonifacio nell’atto <strong>di</strong> conferire il sacramento <strong>della</strong><br />

Cresima. Le grazie ottenute dai fedeli per intercessione<br />

<strong>della</strong> B. Vergine delle grazie <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> erano<br />

testimoniate, nella stessa cappella, da svariati ex-voto, <strong>di</strong><br />

cui rimangono pochi oggetti e <strong>di</strong>pinti votivi.<br />

Il vescovo Bonifacio da Ponte<br />

Nella cappella a destra si trova il sarcofago <strong>di</strong> marmo<br />

istriano proveniente dalle cave <strong>di</strong> Grisignana, contenente<br />

le spoglie mortali del Vescovo Bonifacio da Ponte.<br />

Monaco benedettino <strong>della</strong> congregazione dei Camaldolesi,<br />

dopo aver lodevolmente occupato le cariche più <strong>di</strong>stinte<br />

del suo or<strong>di</strong>ne, il 15 luglio 1776 fu nominato Vescovo<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria dal Sommo Pontefice Pio VI.<br />

Uomo dotto e pio, modello <strong>di</strong> virtù cristiane e pastorali<br />

confacenti al periodo e al Suo alto incarico, si <strong>di</strong>stinse per<br />

zelo apostolico, opere filantropiche, donazioni, riforme<br />

e iniziative. Nel 1789 convocò un sinodo <strong>di</strong>ocesano,<br />

pubblicato l’anno seguente, che gli valse il plauso <strong>di</strong><br />

molti <strong>di</strong>stinti personaggi del tempo, e perfino dello stesso<br />

Pontefice in forma <strong>di</strong> breve <strong>di</strong>retta al Vescovo da Ponte<br />

(29 settembre 1780, Roma). Ampliò il Seminario, attiguo<br />

all’o<strong>di</strong>erno palazzo vescovile <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, che reca<br />

tuttora lo stemma col blasone vescovile del da Ponte. Il<br />

vescovo da Ponte visse in un periodo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> mutamenti<br />

l Coro dei Fedeli fiumani.<br />

<strong>La</strong> città<br />

storici, e fu testimone degli episo<strong>di</strong> che sconvolsero<br />

Capo<strong>di</strong>stria alla caduta <strong>della</strong> Repubblica <strong>di</strong> Venezia<br />

(1797). Morì da tutti compianto il 6 gennaio 1810, a causa<br />

<strong>di</strong> una malattia che lo colse per il freddo patito sedendo in<br />

cattedra alla Messa cantata <strong>di</strong> Capodanno.<br />

Le esequie solenni richiamarono una folta massa <strong>di</strong> popolo,<br />

che accompagnò le spoglie mortali del compianto Vescovo<br />

dal Duomo all’estrema <strong>di</strong>mora. Il feretro venne deposto<br />

nella Chiesa <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, dove fu successivamente<br />

collocata una lapide che ne ricorda le virtù e i meriti. A<br />

Monsignor Bonifacio da Ponte toccò in sorte <strong>di</strong> essere<br />

l’ultimo Vescovo <strong>della</strong> storica <strong>di</strong>ocesi giustinopolitana.<br />

Nominati nel frattempo dei Vicari capitolari in Sede<br />

Vacante, nel 1818 Sua Maestà Francesco I propose alla<br />

S. Sede una nuova <strong>di</strong>visione delle <strong>di</strong>ocesi esistenti delle<br />

provincie un tempo soggette al governo <strong>di</strong> Venezia. In<br />

seguito fu decretata la soppressione del vescovato <strong>di</strong><br />

Capo<strong>di</strong>stria, e l’unione <strong>della</strong> <strong>di</strong>ocesi a quella <strong>di</strong> Trieste.<br />

L’Imperatore, con sovrana risoluzione del 20 luglio 1826,<br />

stabilì che la Chiesa <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria fosse Concattedrale<br />

con quella <strong>di</strong> Trieste, ed il Sommo Pontefice Leone XII<br />

nel 1828 emanò la bolla <strong>di</strong> circoscrizione <strong>della</strong> Provincia<br />

Dalmata e dell’Istria.<br />

Terminava così, con Bonifacio da Ponte, una successione<br />

vescovile perdurata nei secoli, la quale venne ripristinata<br />

soltanto in tempi recenti con l’istituzione <strong>della</strong> nuova<br />

<strong>di</strong>ocesi capo<strong>di</strong>striana.<br />

51


<strong>La</strong> città<br />

O<br />

Oberare – caregàr<br />

Oberato – càrego<br />

Obiettivo – mira<br />

Obliquo – sbiégo<br />

Obolo – limòsina<br />

Occhiaia (livido) – calamàr<br />

Occhialone (pesce) – ociàda<br />

Occhiata – ociada<br />

Occhieggiare – cucar<br />

Occhiello – ocel, asola, buseta,<br />

sacola, recela, (mar.) radància,<br />

brancarela<br />

Occhiolino – (fare l’o.) schissar de ocio<br />

Occidente – ponente<br />

Occludere – stropàr<br />

Occorrere – ‘corer<br />

Occultare – sconder<br />

Occupare – ciapar, tignir<br />

Occupazione – lavor<br />

Oculato – ‘tento<br />

O<strong>di</strong>erno – de ogi<br />

Odorare – nasar<br />

Officina – botega, fusìna<br />

Offuscare – intorbiar<br />

Oggetto – roba<br />

Oggi – ogi, ancò, ancùo<br />

Ogni – oni<br />

Ognuno – onidun<br />

Oleoso – onto<br />

Oliare – onser, ontolar<br />

Oliva – uliva<br />

Olivo (veg.) – ulivo, olivèr<br />

Oltre – oltra, passa<br />

Ombelico – buligo<br />

Ombra – ónbra, onbrìa, ónbrego<br />

Ombrello – lonbrela, onbrela<br />

Ombrina (itt.) – corbèl<br />

Ombrinale (mar.) bornal, manichela<br />

Omento – ra<strong>di</strong>sel<br />

Omettere – lassar fora<br />

Omiciattolo – cassabobolo<br />

Omonimo (<strong>di</strong> pers.) – zénso<br />

Ondeggiamento – mareta, gaiòla<br />

Ondeggiare – rolar; on<strong>di</strong>sàr<br />

Ondulare – ingrespar, mover<br />

Onomastico – festa<br />

Onoreficenza – medaja<br />

Opaco – scuro<br />

Operaio – lavorente<br />

Operare – far, laoràr<br />

Opinare – creder<br />

Opinione – ‘pinion<br />

Opporre – meter contra<br />

52<br />

Repertorio italiano <strong>di</strong> corrispondenza<br />

alle voci <strong>di</strong>alettali capo<strong>di</strong>striane<br />

Tratto dall’appen<strong>di</strong>ce al Dizionario storico fraseologico<br />

etimologico del <strong>di</strong>aletto <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria <strong>di</strong> Giulio Manzini<br />

Opportuno – bon, justo<br />

Oppresso – calcagnà, sofegà<br />

Opprimere – calcàr, strenzer<br />

Opuscolo – libreto<br />

Ora (avv.) – ‘desso<br />

Oramai – zoramai<br />

Orata (itt.) – orada<br />

Oratoria – ciàcola, sbàtola<br />

Orbettino (rettile) – orbisìn<br />

Orcio – vaso, pila<br />

Or<strong>di</strong>gno – ordegno<br />

Or<strong>di</strong>nare – meter in sesto; comandar<br />

Orecchia – recia<br />

Orecchino – re(n)cìn, bùcola<br />

Orecchioni – mal de moltòn<br />

Organismo – parécio<br />

Organizzare – preparar<br />

Oriente – levante<br />

Origine – nassita; cavo, cao<br />

Origliare – scoltar<br />

Origliatore – reciòn<br />

Orina – piss<br />

Orinale – bucal<br />

Orlare – incordelar, bordar<br />

Orlo – oro, sojèr, (mar.) cao de banda<br />

Orma – pedega<br />

Ormeggiare – armisar<br />

Ormeggio – armiso<br />

Ornare – bordar, infiorar<br />

Orologiaio – rolojèr<br />

Orologio – rolojo, relojo<br />

Orrendo – bruto che fa paura<br />

Orsù – sù, àle, ìssa<br />

Orticoltore – ortolàn<br />

Orzaiolo – risiol, orzo, orzariol<br />

Osare – ris’ciar<br />

Oscenità – stomeghesso<br />

Oscillare – <strong>di</strong>ndolar, zinzolar<br />

Oscurare – scurìr<br />

Oscurità – scuro<br />

Ospitare – ricever<br />

Osservare – vardar, lumar, cucar<br />

Ossidare – inrusinìr<br />

Ostacolare – intrigar, vogar sul remo<br />

Oste – osto<br />

Osteria – ostaria<br />

Ostetrica – comare<br />

Ostinarsi – tignir duro<br />

Ostricaio – ostreghera<br />

Otite – mal de rece<br />

Ottemperare – scoltàr<br />

Ottenere – ciapàr<br />

Ottimo – ‘ssai bon<br />

Ovatta – bonbàso<br />

Ovest – ponente<br />

Ovino – piegora, càvera


Il quadro <strong>di</strong> Bartolomeo Gianelli<br />

<strong>La</strong> città<br />

Rappresenta San Bonifacio o il vescovo Bonifacio Da Ponte? Ne parla in un gustoso articolo sul perio<strong>di</strong>co <strong>La</strong> Provincia<br />

(1.6.1882, pag. 86-88) il critico d’arte Paolo Tedeschi. Ne riportiamo le parti più significative.<br />

Venticinque anni circa or sono, in un bel giorno<br />

<strong>di</strong> Maggio sul colle <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong> e sul prato <strong>di</strong>nnanzi alla<br />

chiesuola, osservavasi <strong>di</strong> buon mattino un insolito via vai.<br />

(…Segue una descrizione con tanto <strong>di</strong> poesia <strong>della</strong> festa<br />

<strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, ndr…).<br />

<strong>La</strong> festa popolare <strong>della</strong> seconda domenica dopo la Pasqua<br />

l’umile chiesuola vedevasi ampliata ed abbellita con due<br />

nuove cappelle: <strong>di</strong> qua la tomba <strong>di</strong> Bonifazio Da Ponte<br />

ultimo vescovo <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, pio e dotto prelato, e certo<br />

anche <strong>di</strong> squisito sentire, se volle essere sepolto in così<br />

poetico recesso; <strong>di</strong> là un nuovo altare de<strong>di</strong>cato al protettore<br />

del vescovo, a San Bonifazio apostolo <strong>della</strong> Germania.<br />

E tutto questo perchè? E chi fu il munifico donatore che<br />

si sobbarcò alla spesa? Adagio cogli entusiasmi. Il pio<br />

mecenate, l’anima santa fu una signora offesa alquanto<br />

nel nomine patris: l’opera munifica è effetto delle<br />

allucinazioni e degli isterismi <strong>di</strong> una donna.<br />

Carte in tavola subito. Fra i matti che gettano<br />

giù le chiese, e i matti che ne fabbricano <strong>di</strong> nuove, io sto<br />

coi secon<strong>di</strong>. Ed ora sen’altro entriamo nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un<br />

pittore. (…Segue una descrizione dello stu<strong>di</strong>o del pittore<br />

capo<strong>di</strong>striano Bartolomeo Gianelli, ndr…).<br />

Un bel giorno fu bussato all’uscio dello stu<strong>di</strong>o del<br />

nostro pittore.<br />

– Chi è? avanti.<br />

Una Signora! Il pittore, sempre cavaliere, ma<br />

vedendo con chi avea a fare, con un certo suo moto,<br />

alzando il capo, e con un sorriso ironico, impercettibile,<br />

presentandole una se<strong>di</strong>a: Si accomo<strong>di</strong>, <strong>di</strong>ce, qual buon<br />

vento l’ha portata a me?<br />

– È per l’affare…l’affare del vescovo, risponde la signora,<br />

stralunando gli occhi.<br />

– Adunque questo vescovo…persiste…<br />

– Altro che persistere! Ma non lo sa? è un affare deciso.<br />

– Già, già, me lo ha detto. Le sue ossa non devono più<br />

riposare sotto il pavimento <strong>della</strong> chiesa, ma in una bella<br />

urna…<br />

– Di marmo<br />

– S’intende, e in apposita cappella.<br />

– Ma non è tutto. Monsignore vuole anche l’altare, e vuol<br />

essere <strong>di</strong>pinto, e perciò sono venuta da lei.<br />

Il pittore becca l’amo; ed escalama: Da me!<br />

– Certo, e chi meglio potrebbe <strong>di</strong>pingerlo <strong>di</strong> lei, che è<br />

tanto bravo? Ma prima <strong>di</strong> tutto stia a sentire come mi è<br />

apparso l’altra notte. Io dormiva profondamente, quando<br />

mi sono svegliata <strong>di</strong> botto per un certo strepito nel mulino.<br />

Apro gli occhi, e vedo una figura che veniva giù dal tetto<br />

sopra le ruote lungo la doccia proprio come in un’opera<br />

San Bonifazio in Seme<strong>della</strong><br />

che danno in teatro…lei le sa queste cose…<br />

– Nella Sonnambula?<br />

– Bravo!<br />

– Che spavento!<br />

– Niente affatto. Era lui, proprio lui, quel caro e santo<br />

uomo in mitra e piviale, e con tanto <strong>di</strong> pastorale.<br />

– Anche col pastorale!<br />

– Già, e mi si avvicina pian piano, sorride, mi prende pel<br />

ganascino, mi dà un buffetto e mi sussurra all’orecchio:<br />

Sorella mia, vab ene la tomba, ma ci vorrebbe anche un<br />

po’ <strong>di</strong> scarabocchio, un altarino <strong>di</strong> riscontro. Or dunque,<br />

apri bene gli orecchi e ascolta quello che io <strong>di</strong>rò. Va dal<br />

mio <strong>di</strong>letto figliuolo, il santo e pu<strong>di</strong>co pittore Bortolo, e<br />

<strong>di</strong>gli che mi faccia lo scarabocchio.<br />

– Ha detto proprio scarabocchio?<br />

– Sicuramente, non m’interrompa. E <strong>di</strong>gli che <strong>di</strong>pinga<br />

in atto <strong>di</strong> ricevere sotto la mia protezione la signora F…<br />

padrona dei mulini del Risano. Ha sentito? Ecco quello<br />

che deve fare e subito.<br />

– Va benissimo, sarà servita.<br />

– E mi raccomando lo faccia proprio lui, tale quale sputato<br />

come sul ritratto, e col pastorale.<br />

<strong>La</strong> tomba del vescovo Bonifacio Da Ponte nella chiesa<br />

<strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>.<br />

53


<strong>La</strong> città<br />

Succedettero altre pratiche, altri preliminari e la<br />

conclusionesi fu che l’amico Bortolo s’incaricò <strong>di</strong> fare il<br />

quadro che tuttora si vede in Seme<strong>della</strong>. Conveniva però<br />

abbujare la cosa e trov modo <strong>di</strong> concliare le convenienze<br />

liturgiche e il decoro con le allucinazioni <strong>di</strong> una povera<br />

donna. Oh! I casuisti che cosa non sanno fare i casuisti?<br />

Buona gente in fondo, e destri nel dare un colpo al cerchio<br />

ed uno alla botte. Tutto sommato, visto e considerato che<br />

san Bonifazio è proprio un santo da baldacchino, che<br />

il vescovo Da Ponte si chiamava Bonifazio, e che era<br />

quin<strong>di</strong> sotto la protezione <strong>di</strong> quell’altro, fu conchiuso e<br />

decretato potersi benissimo innalzare un altare in onore<br />

<strong>di</strong> San Bonifazio, apostolo <strong>della</strong> Germania: padronissima<br />

l’altra <strong>di</strong> credere quel che più le piaceva. Il fatto è<br />

vero, ed ion on ci metto nè sale nè pepe. Ecco la storia<br />

genuina dell’ampliamento <strong>della</strong> chisuola; ecco come San<br />

Bonifazio ha fatto il suo solenne ingresso a Seme<strong>della</strong>;<br />

ecco perchè il vescovo Bonifazio Da Ponte, prima sepolto<br />

sotto un umile sasso davanti all’altare, s’ebbe l’urna sopra<br />

terra nella cappellina a destra, <strong>di</strong> riscontro all’altare <strong>di</strong> san<br />

Bonifazio.<br />

E tutto questo <strong>di</strong>rà taluno, che ha da far con la<br />

storia? È con queste bazzecole che volete trattanere in<br />

tempi seri il rispettabile pubblico? Abbiano pazienza,<br />

chè siamo alla morale. Non si sa mai, a questo mondo<br />

ne succedono tanti <strong>di</strong> casi. Poniamo, da qui a due<br />

trecento anni potrebbe anche accadere che qualche gran<br />

baccalare <strong>della</strong> scienza, calato dai monti, venisse a fare<br />

un viaggio in Istria, e in cerca <strong>di</strong> documenti e per istu<strong>di</strong>are<br />

la fisionomia del paese facesse una visitina in fretta in<br />

fretta anche in Seme<strong>della</strong>. Ne hanno sballate i viaggiatori<br />

sul conto <strong>di</strong> questa povera Istria! (Ve<strong>di</strong> Yriarte ecc. ecc.)<br />

Adunque il sopra lodato baccalare, visto il San Bonifazio<br />

54<br />

apostolo <strong>della</strong> Germania, Inghilterra e luoghi annessi,<br />

nella cappella <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, con quella donna pietosa<br />

prostrata a suoi pie<strong>di</strong>, e tutto quel mercato <strong>di</strong> pie donne<br />

e chierici e preti intorno, potrebbe anche ricamarci sopra<br />

chi sa che storia dell’Istria evangelizzata dai Germani,<br />

e che simboli d’antica sud<strong>di</strong>tanza delle chiese istriane a<br />

qualche metropolitana <strong>di</strong> colassù, convalidando l’asserto<br />

con lo stu<strong>di</strong>o delle teste stu<strong>di</strong>ate dal vero, e che presentano<br />

moltissimi punti <strong>di</strong> contatto e somiglianze marcatissime,<br />

con l’angolo facciale dei <strong>La</strong>pponi e degli Anglo-sassoni<br />

ecc. ecc.<br />

»No no, egregio signore, gli <strong>di</strong>chiamo fin d’ora;<br />

il vostro San Bonifazio c’entra qui proprio come il cavolo<br />

a merenda, anzi, per <strong>di</strong>rla con frase più conveniente come<br />

i <strong>di</strong>aloghi <strong>di</strong> Platone tradotti dal Bonghi con la biblioteca<br />

circolante dell’ospitale dei matti. E quelle facce <strong>di</strong> Chierici,<br />

dall’angolo facciale, come sopra, sono proprio, come vi<br />

siete ben apposto copiate dal vero; solo che, se potessero<br />

parlare, risponderebbero tutti in coro che si chiamano<br />

Barba Toni, Barba Nane, Barba Nazario, e furono quasi<br />

tutti amici del pittore, buon temponi, ed usi a reggere ben<br />

altri candelieri«.<br />

Gli aneddoti, <strong>di</strong>ceva quel tale, sono la moneta<br />

spicciola <strong>della</strong> storia; per questa volta abbiatevi il mio<br />

soldo.<br />

P. T.


San Bonifacio 1855, olio su tela, 187 x 103 cm, firmato B. Gianelli, chiesa <strong>di</strong> Seme<strong>della</strong>, restaurato. Le immagini sono<br />

tratte dalla monografia sul Gianelli <strong>di</strong> Edvilijo Gar<strong>di</strong>na, e<strong>di</strong>to nel 1995 dal Museo regionale e dalla CI <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria.

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