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13.06.2013 Views

stema digitale di questi standard globali è quindi che saranno sempre necessariamente in ritardo rispetto alle trasformazioni tecnologiche. Le norme di descrizione si trovano di nuovo indietro rispetto a problemi come il trasferimento degli stessi contenuti. Un archivio visuale In relazione ai processi produttivi, i problemi che gli archivi affrontano in questi anni corrispondono a quelli della comunicazione. I contenuti archivistici sono informazioni e come tali nella loro edizione digitale si trovano collocati in un settore della produzione culturale sottoposto a forti pressioni dalle trasformazioni dell’organizzazione sociale. Da un lato gli archivi digitali seguono la sorte del mercato della comunicazione, dall’altro il loro contenuto viene diffuso in conformità alle nuove forme di comunicazione. Si tratta di un processo che sposta definitivamente l’attività di elaborazione degli archivi digitali sul piano dello studio delle modalità di fruizione. Sul piano economico, il cambiamento nella gestione del patrimonio pubblico in atto dalla fine degli anni Settanta ha portato ad inquadrare anche il patrimonio archivistico pubblico nella dinamica della fornitura di servizi 16 . Il dibattito sul nuovo modello statale presuppone che l’idea dell’accesso alle risorse archiviste corrisponda a quella dell’accesso telematico commerciale, quindi presupponga dei requisiti, un’iscrizione e un canone. In questo quadro tutti i progetti di conversione digitale di archivi sono sottoposti al principio della possibilità di vendita dei contenuti. Le principali esperienze di conversione digitale in Europa sono state guidate finora da esperimenti che si prefiggevano anche lo scopo di verificare la possibilità di far diventare l’accesso ai prodotti digitali la principale fonte di sostentamento degli archivi storici. Si tratta di un problema che appartiene agli archivi tradizionali, schiacciati tra esigenze di sopravvivenza economica e necessità di investimenti tecnologici. Un problema la cui soluzione è però rappresentata dalla fornitura di servizi digitali, vincolata quindi dalle forme e dai costi della comunicazione tecnologica. La maggior parte degli archivi digitali non può prescindere dalle modalità di organizzazione dei risultati offerta dai principali software di creazione di database. Questo per i costi che comporterebbe la programmazione specifica di nuovi programmi informatici o di nuovi supporti di visualizzazione. Il risultato incide spesso sulla struttura degli archivi o sulla possibilità di visualizzarne l’organizzazione d’insieme. Si pone quindi il tema dell’invenzione degli archivi, il cui senso però non è nuovo sul piano delle trasfor- 16 Tra gli innumerevoli interventi sulla trasformazione della finanza pubblica e dell’organizzazione dello stato Arend Lijphart, Le democrazie contemporanee, Bologna, Il Mulino, 1988; Mauro Magatti (a cura di), Azione economica come azione sociale, Milano, Franco Angeli, 1993; Andrea Monorchio (a cura di), La finanza pubblica italiana dopo la svolta del 1992, Bologna, Il Mulino, 1996. 48

mazioni storiche, non è la prima volta cioè che gli archivi vengono rimodulati in formati e strutture nuovi considerati più funzionali per le forme di comunicazione del tempo. Gli archivi come produzione sociale sono sempre stati sottoposti alle finalità d’uso e trasformati in conseguenza di queste. Il rischio principale che l’attuale cambiamento comporta risiede però nella possibilità che l’organicità dei contenuti archivistici venga spezzata in favore delle possibilità di vendita di porzioni di testi o di immagini. Uno dei processi che generalmente sintetizza nel dibattito recente le trasformazioni nei processi comunicativi è l’uso prevalente di immagini. Lo sviluppo della tecnologia adottata per le reti sta portando ad una sostanziale equivalenza dei metri di comunicazione sul piano dei prodotti. Diventa cioè sempre più facile trasferire testi, immagini, video e audio di qualità pari agli altri strumenti di comunicazione tramite le reti telematiche. Da questo processo è derivata una commistione progressiva dei linguaggi adottati che sembra privilegiare le forme della comunicazione visiva. Il ricorso ad una comunicazione che si sovlge necessariamente in conformità a formule di raccolta di messaggi visuali sconvolge però il normale assetto della comunicazione archivistica. In questo quadro l’elaborazione di novità è sottoposta alle possibilità materiali di realizzazione. Il grande problema dello sviluppo di nuovi archivi è proprio la comunicazione visuale, perché i prodotti visuali hanno un pubblico più vasto di quello degli archivi tradizionali. Esistono però solo pochi tentativi di spostare la progettazione di archivi sul piano dello studio di nuove forme di comunicazione, così come esistono poche esperienze di storie per immagini che non siano riduzioni semplicistiche e spesso con una visione manualistica 17 . La progettazione di una sala studi visuale potrebbe rappresentare una delle soluzioni che la comunità archivistica dovrà cercare nei prossimi anni. Bibliografia 17 Tra i pochi esempi innovativi il sito www.histoire-image.org/ SALVO TORRE BUONORA PAOLO, Digitisation of european cultural heritage, in “Rassegna degli Archivi di Stato”, LX, 1, 2000, pp. 73-82. CARUCCI PAOLA, Il documento contemporaneo. Diplomatica e criteri di edizione, Roma, La Nuova Italia, 1987. FRANCO VINCENZO, Programmi di digitalizzazione di fonti documentarie, in http://www.archiviodistato.firenze.it/atti_map/franco.htm GRUPPO DI LAVORO PER LA REVISIONE E LA REINGEGNERIZZAZIONE DEL SISTEMA INFORMATIVO NAZIONALE «ANAGRAFE INFORMATIZZATA DEGLI ARCHIVI ITALIA- NI», Riprogettare «Anagrafe». Elementi per un nuovo Sistema Archivistico Nazionale, in “Rassegna degli Archivi di Stato”, LX, 2, 2000, pp. 373-454. 49

mazioni storiche, non è la prima volta cioè che gli archivi vengono rimodulati<br />

in formati e strutture nuovi considerati più funzionali per le forme <strong>di</strong> comunicazione<br />

del tempo. Gli archivi come produzione sociale sono sempre stati<br />

sottoposti alle finalità d’uso e trasformati in conseguenza <strong>di</strong> queste. Il rischio<br />

principale che l’attuale cambiamento comporta risiede però nella possibilità<br />

che l’organicità dei contenuti archivistici venga spezzata in favore delle possibilità<br />

<strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> porzioni <strong>di</strong> testi o <strong>di</strong> immagini.<br />

Uno dei processi che generalmente sintetizza nel <strong>di</strong>battito recente le trasformazioni<br />

nei processi comunicativi è l’uso prevalente <strong>di</strong> immagini. Lo sviluppo<br />

della tecnologia adottata per le reti sta portando ad una sostanziale equivalenza<br />

dei metri <strong>di</strong> comunicazione sul piano dei prodotti. Diventa cioè sempre<br />

più facile trasferire testi, immagini, video e au<strong>di</strong>o <strong>di</strong> qualità pari agli altri strumenti<br />

<strong>di</strong> comunicazione tramite le reti telematiche. Da questo processo è derivata<br />

una commistione progressiva dei linguaggi adottati che sembra privilegiare<br />

le forme della comunicazione visiva. Il ricorso ad una comunicazione<br />

che si sovlge necessariamente in conformità a formule <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> messaggi<br />

visuali sconvolge però il normale assetto della comunicazione archivistica. In<br />

questo quadro l’elaborazione <strong>di</strong> novità è sottoposta alle possibilità materiali<br />

<strong>di</strong> realizzazione. Il grande problema dello sviluppo <strong>di</strong> nuovi archivi è proprio<br />

la comunicazione visuale, perché i prodotti visuali hanno un pubblico più vasto<br />

<strong>di</strong> quello degli archivi tra<strong>di</strong>zionali. Esistono però solo pochi tentativi <strong>di</strong><br />

spostare la progettazione <strong>di</strong> archivi sul piano dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> nuove forme <strong>di</strong> comunicazione,<br />

così come esistono poche esperienze <strong>di</strong> storie per immagini che<br />

non siano riduzioni semplicistiche e spesso con una visione manualistica 17 . La<br />

progettazione <strong>di</strong> una sala stu<strong>di</strong> visuale potrebbe rappresentare una delle soluzioni<br />

che la comunità archivistica dovrà cercare nei prossimi anni.<br />

Bibliografia<br />

17 Tra i pochi esempi innovativi il sito www.histoire-image.org/<br />

SALVO TORRE<br />

BUONORA PAOLO, Digitisation of european cultural heritage, in “Rassegna degli<br />

<strong>Arch</strong>ivi <strong>di</strong> <strong>Stato</strong>”, LX, 1, 2000, pp. 73-82.<br />

CARUCCI PAOLA, Il documento contemporaneo. Diplomatica e criteri <strong>di</strong> e<strong>di</strong>zione, Roma,<br />

La Nuova Italia, 1987.<br />

FRANCO VINCENZO, Programmi <strong>di</strong> <strong>di</strong>gitalizzazione <strong>di</strong> fonti documentarie, in<br />

http://www.archivio<strong>di</strong>stato.firenze.it/atti_map/franco.htm<br />

GRUPPO DI LAVORO PER LA REVISIONE E LA REINGEGNERIZZAZIONE DEL SISTEMA<br />

INFORMATIVO NAZIONALE «ANAGRAFE INFORMATIZZATA DEGLI ARCHIVI ITALIA-<br />

NI», Riprogettare «Anagrafe». Elementi per un nuovo Sistema <strong>Arch</strong>ivistico<br />

Nazionale, in “Rassegna degli <strong>Arch</strong>ivi <strong>di</strong> <strong>Stato</strong>”, LX, 2, 2000, pp. 373-454.<br />

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