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13.06.2013 Views

originale. La soluzione del problema è stata individuata nell’introduzione della categoria di metadati nell’elaborazione e nella programmazione di archivi digitali. I metadati, secondo la definizione sintetica fornita da Horsman 12 , sono delle informazioni che vengono fornite ai sistemi elettronici e che riguardano le caratteristiche generali dei dati contenuti in un archivio digitale: sono informazioni relative ai dati. Si tratta di una serie di informazioni che definiscono le caratteristiche materiali, le modalità di riproduzione, la provenienza dei dati. Attraverso questi gruppi di informazioni si può riprodurre un’immagine con modalità analoghe su schermo o a stampa, si può inoltre risalire all’autore digitale o alle fasi di registrazione. L’uso del termine in ambito archivistico si è affermato solo in seguito all’emergere del problema della compatibilità dei dati tra sistemi o linguaggi differenti. L’elaborazione di metadati riporta alla luce il problema non risolto che gli archivi digitali possiedono la principale funzione dello scambio di informazioni. Problema che nega la natura iniziale degli archivi di documenti, soprattuto di quelli istituzionali, riportando il complesso delle informazioni archivistiche sullo stesso livello per tutti gli archivi. Ad una prima lettura questo dibattito sembra aver avuto un grande peso sullo sviluppo degli archivi: ne ha trasformato radicalmente la visione; ha introdotto nuovi termini nelle descrizioni e ha definitivamente annullato il problema della differenza tra i prodotti archivistici. Gli archivi, come somma di dati digitali, sono prodotti alimentati dallo scambio di contenuti e di informazioni, facilmente riproducibili nel loro insieme, molto utili sul piano della ricerca di serie storiche o del reperimento di informazioni specifiche. Sono però prodotti distanti dall’originale e limitano gli studi paleografici; seguendo questa tendenza si dovrà distinguere tra archivi originali e archivi di riproduzione digitale, soprattutto per l’uso che verrà fatto dai fruitori degli archivi. Le norme internazionali e l’interazione digitale Tra il 1990 e il 1994, l’intera comunità archivistica mondiale è stata attraversata dalla prima ondata di dibattito sulla definizione degli standard di descrizione 13 . L’elaborazione di norme internazionali di descrizione archivistica è un progetto di grande portata che comporta uno sforzo di partecipazione di buona parte dei componenti del mondo scientifico legato agli archivi. La stesura dei due differenti standard ISAD (G) e ISAAR (CPF) 14 si 12 Cfr. Peter Horsman, Metadata: concetto archivistico o territorio informatico?, in “Archivi & Computer”, I, 2001, pp. 35-43; Maria Guercio, Archivistica informatica, Roma, Carocci, 2002. 13 La versione in lingua originale delle norme ISAD (G) è stata pubblicata in “Rassegna degli Archivi di Stato”, LIV, 1, 1994, pp. 133-153. La traduzione italiana a cura di Stefano Vitali è disponibile sul sito degli Archivi di Stato www.archivi.beniculturali.it 14 Anche la traduzione italiana delle norme ISAAR (CPF) è disponibile sul sito degli Archivi di Stato. Le due normativa sono state elaborate per l’International Council on Archives dalla Ad hoc Commission on Descriptive Standards. 46

può leggere come un unico processo che si è sviluppato lungo i due settori della descrizione del contenuto e di quella dell’autorità che ha costruito l’archivio. Il percorso di stesura di queste norme semplifica la lettura delle difficoltà di affermazione di nuovi criteri di lettura. L’intero processo non ha tenuto in considerazione il progresso tecnico che comporta ormai la possibilità di contenere interamente un archivio su supporti trasportabili, annullando l’esigenza di una descrizione, rispetto a quella delle guide. Secondo la sintesi elaborata nella prima traduzione italiana, le finalità dell’elaborazione dello standard ISAD (G) sono: a) di assicurare l’elaborazione di descrizioni coerenti, appropriate ed autoesplicative; b) di facilitare la ricerca e lo scambio di informazioni sulla documentazione archivistica; c) di permettere l’utilizzazione comune di dati autorizzati (authority data); d) rendere possibile l’integrazione delle descrizioni provenienti da differenti istituzioni archivistiche in un sistema informativo unificato 15 . Si è trattato di un’esigenza primaria per lo scambio di informazioni, resa più urgente dal moltiplicarsi della quantità di dati che possono essere oggetto di scambio. Una soluzione che potrebbe anche permettere un ampio accesso a tutti quegli archivi che non rientrano nelle strutture dei paesi tecnologicamente avanzati. Tutto il lavoro delle commissioni, anche se indirizzato alla stesura di testi, si è sviluppato all’interno dei problemi ordinari dei sistemi di catalogazione informatica. Disponiblità e traducibilità delle informazioni, ad esempio, sono problemi che riguardano questa sfera. Così come le norme ISAAR (CBP) sono state elaborate come risposta ai problemi di descrizione degli autori. Termine che si traduce facilmente nella definizione autoriale in ambito di programmazione e sviluppo digitale. Questi due standard si sono trovati all’interno di una tecnologia che si è sviluppata parallelamente negli stessi anni, ma che li ha accolti come elementi affini, non come problemi specifici. Si tratta di un ragionamento sviluppato essenzialmente sul supporto di descrizione classico, testuale e cartaceo. L’essenza del problema che le differenti commissioni si sono posto è stata però la possibilità di scambiare le informazioni, che è anche il nodo centrale della costruzione dei sistemi di catalogazione informatica. Così anche la struttura a livelli delle descrizioni archivistiche si può legare alla costruzione mutilivello dei programmi di archiviazione di ultima generazione. L’aspetto trascurato in tutto questo processo è quello che ormai la tecnologia è in grado di riprodurre ed organizzare i contenuti stessi dell’archivio, mentre la semplice immissione on-line delle descrizioni archiviste determina la diffusione delle informazioni auspicata nella stesura delle due normative internazionali. Il problema rappresentato dall’applicazione al si- 15 La traduzione italiana delle ISAD (G), op. cit. 47

può leggere come un unico processo che si è sviluppato lungo i due settori<br />

della descrizione del contenuto e <strong>di</strong> quella dell’autorità che ha costruito l’archivio.<br />

Il percorso <strong>di</strong> stesura <strong>di</strong> queste norme semplifica la lettura delle <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> affermazione <strong>di</strong> nuovi criteri <strong>di</strong> lettura. L’intero processo non ha tenuto<br />

in considerazione il progresso tecnico che comporta ormai la possibilità<br />

<strong>di</strong> contenere interamente un archivio su supporti trasportabili, annullando<br />

l’esigenza <strong>di</strong> una descrizione, rispetto a quella delle guide. Secondo la sintesi<br />

elaborata nella prima traduzione italiana, le finalità dell’elaborazione dello<br />

standard ISAD (G) sono:<br />

a) <strong>di</strong> assicurare l’elaborazione <strong>di</strong> descrizioni coerenti, appropriate ed autoesplicative;<br />

b) <strong>di</strong> facilitare la ricerca e lo scambio <strong>di</strong> informazioni sulla documentazione<br />

archivistica;<br />

c) <strong>di</strong> permettere l’utilizzazione comune <strong>di</strong> dati autorizzati (authority data);<br />

d) rendere possibile l’integrazione delle descrizioni provenienti da <strong>di</strong>fferenti<br />

istituzioni archivistiche in un sistema informativo unificato 15 .<br />

Si è trattato <strong>di</strong> un’esigenza primaria per lo scambio <strong>di</strong> informazioni, resa<br />

più urgente dal moltiplicarsi della quantità <strong>di</strong> dati che possono essere oggetto<br />

<strong>di</strong> scambio. Una soluzione che potrebbe anche permettere un ampio accesso<br />

a tutti quegli archivi che non rientrano nelle strutture dei paesi<br />

tecnologicamente avanzati. Tutto il lavoro delle commissioni, anche se in<strong>di</strong>rizzato<br />

alla stesura <strong>di</strong> testi, si è sviluppato all’interno dei problemi or<strong>di</strong>nari<br />

dei sistemi <strong>di</strong> catalogazione informatica. Disponiblità e traducibilità delle informazioni,<br />

ad esempio, sono problemi che riguardano questa sfera. Così<br />

come le norme ISAAR (CBP) sono state elaborate come risposta ai problemi<br />

<strong>di</strong> descrizione degli autori. Termine che si traduce facilmente nella definizione<br />

autoriale in ambito <strong>di</strong> programmazione e sviluppo <strong>di</strong>gitale. Questi due standard<br />

si sono trovati all’interno <strong>di</strong> una tecnologia che si è sviluppata parallelamente<br />

negli stessi anni, ma che li ha accolti come elementi affini, non come<br />

problemi specifici. Si tratta <strong>di</strong> un ragionamento sviluppato essenzialmente<br />

sul supporto <strong>di</strong> descrizione classico, testuale e cartaceo. L’essenza del problema<br />

che le <strong>di</strong>fferenti commissioni si sono posto è stata però la possibilità <strong>di</strong><br />

scambiare le informazioni, che è anche il nodo centrale della costruzione dei<br />

sistemi <strong>di</strong> catalogazione informatica. Così anche la struttura a livelli delle descrizioni<br />

archivistiche si può legare alla costruzione mutilivello dei programmi<br />

<strong>di</strong> archiviazione <strong>di</strong> ultima generazione.<br />

L’aspetto trascurato in tutto questo processo è quello che ormai la tecnologia<br />

è in grado <strong>di</strong> riprodurre ed organizzare i contenuti stessi dell’archivio,<br />

mentre la semplice immissione on-line delle descrizioni archiviste determina<br />

la <strong>di</strong>ffusione delle informazioni auspicata nella stesura delle due<br />

normative internazionali. Il problema rappresentato dall’applicazione al si-<br />

15 La traduzione italiana delle ISAD (G), op. cit.<br />

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