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13.06.2013 Views

ceo, o su qualsiasi altro supporto, quanto documentazione formata originariamente su supporto elettronico. La situazione che realisticamente ci si prospetta – presumibilmente ancora per lungo tempo – è dunque quella di archivi che saranno costituiti da documentazione prodotta e conservata su supporti diversi. Dato infatti ormai per assodato • che il documento elettronico, sia pubblico che privato, è valido e rilevante a tutti gli effetti di legge • che gli obblighi di conservazione si intendono soddisfatti anche a mezzo di documenti informatici una volta seguite tutte le regole tecniche emanate dall’AIPA (ora sostituita dal Centro Tecnico per la RUPA) • che la sottoscrizione autografa, così come l’apposizione di sigilli, timbri, punzoni, marchi, può essere sostituita dalla firma digitale • che sono state emanate le regole tecniche relative all’archiviazione digitale tanto dei documenti cartacei, quanto di quelli formati all’origine su supporto informatico • che sono state emanate anche le regole tecniche relative alla formazione, trasmissione, conservazione, riproduzione dei documenti elettronici, nonché quelle relative alla firma digitale • che tutte le regole tecniche dovranno essere costantemente aggiornate premesso tutto questo, ne consegue che le pubbliche amministrazioni, indipendentemente dal fatto che continuino ancora per qualche tempo a produrre e conservare tutta o parte della documentazione su supporto cartaceo, dovranno comunque dotarsi di sistemi informativi, o adeguare quelli già in uso, in modo tale da poter ricevere e archiviare la documentazione elettronica proveniente da altre pubbliche amministrazioni, da enti e privati cittadini. Documentazione che ha piena validità giuridica sull’originario supporto elettronico. Le problematiche che si aprono nella tenuta degli archivi sono dunque molteplici e di diversa natura: giuridica, informatica e archivistica. Basti pensare a quelle relative all’affidabilità e all’integrità dei documenti, alla sicurezza dei sistemi, alla necessità di coniugare l’accessibilità con la riservatezza di alcune informazioni o di gestire archivi ibridi quanto al supporto, o a quello della conservazione nel tempo degli archivi digitali. È evidente che ai fini della gestione, della salvaguardia, della fruizione e della valorizzazione la tecnologia digitale è indubbiamente efficace anche applicata agli archivi storici. Essa permette infatti, grazie alla qualità delle immagini, di preservare la memoria stessa del patrimonio documentario non solo dal pericolo derivante da sottrazioni dolose o da eventi calamitosi, ma di preservarlo nella sua integrità strutturale dall’uso, dalla manipolazione e dalle stesse operazioni di restauro, che dovrebbe essere considerato, alla stregua di un’operazione chirurgica, come l’extrema ratio. Le banche dati descrittivo-inventariali collegate alle immagini consento- 38

no inoltre una ricerca evidentemente molto più efficace e rapida rispetto a quella sequenziale o per indici dei tradizionali strumenti di ricerca. Ma qui si tratta di archivi che o nascono originariamente su supporto elettronico o di archivi cartacei che vengono archiviati in formato digitale e poi distrutti. Ciò che preoccupa maggiormente gli archivisti, ma non solo, è dunque il problema della conservazione nel tempo degli archivi digitali. Di fronte a un diffuso e forse eccessivo allarmismo circa la deperibilità e la labilità delle memorie elettroniche è ad ogni buon conto necessario che anche gli archivisti più tradizionali prendano onestamente atto che molti, troppi archivi cartacei sono a rischio di una totale distruzione per le condizioni in cui sono tenuti, in locali non idonei che compromettono l’integrità dei supporti fisici. Bisogna prendere atto che, anche laddove le condizioni ambientali non sono tali da comprometterne l’integrità, alcuni archivi, vuoi per la loro pletoricità, vuoi per il disordine nel quale si sono formati e sedimentati, o anche per la mancanza di alcun mezzo di corredo, sono di fatto inaccessibili. Le ere dell’argilla, del papiro, della pergamena e della carta sono state particolarmente lunghe e hanno comportato, a seconda delle epoche, diverse e non sempre adeguate strategie di conservazione. Molti di noi ad esempio non solo ricordano, ma hanno dovuto affrontare delicate operazioni di recupero e di conservazione delle “veline” della prima metà di questo secolo, non solo estremamente fragili, ma per di più “impresse” o meglio “perforate” dai caratteri pesanti delle prime macchine da scrivere, tanto che molte di esse sono andate irrimediabilmente distrutte. Per non parlare di inchiostri delebili o ancora di scarti indiscriminati o ancora di interi archivi lasciati alla lenta, ma inesorabile opera di distruzione di intemperie, muffe, roditori, insetti e via dicendo in epoche più o meno recenti. Viceversa il pericolo della perdita di un archivio elettronico è legato soprattutto alla rapida obsolescenza delle tecnologie e all’incontrollabile proliferazione di standard diversi. È da notare che nei recenti tragici avvenimenti dell’11 settembre 2001 la distruzione del World Trade Center ha comportato la perdita degli archivi, cartacei e digitali, di migliaia di aziende. Si sono salvati solo gli archivi di quelle società che effettuavano un back-up giornaliero dei dati contemporaneamente su un altro archivio elettronico allocato in una sede diversa. I problemi relativi alla conservazione e alle strategie da mettere in atto sono sempre emersi ad ogni occasione di dibattito; se ne discuteva quando gli archivi erano esclusivamente cartacei, se ne discute ora per le memorie digitali. E spesso si ritorna alle questioni di sempre: spazi, costi, mancanza di interesse e di sensibilità culturale nei confronti dell’archivio. Nel settore pubblico il pericolo che si corre è che le amministrazioni non investano nei prescritti riversamenti periodici degli archivi digitali non più utilizzati per le finalità pratiche, così come ora non investono di regola per 39

ceo, o su qualsiasi altro supporto, quanto documentazione formata originariamente<br />

su supporto elettronico. La situazione che realisticamente ci si<br />

prospetta – presumibilmente ancora per lungo tempo – è dunque quella <strong>di</strong><br />

archivi che saranno costituiti da documentazione prodotta e conservata su<br />

supporti <strong>di</strong>versi.<br />

Dato infatti ormai per assodato<br />

• che il documento elettronico, sia pubblico che privato, è valido e rilevante<br />

a tutti gli effetti <strong>di</strong> legge<br />

• che gli obblighi <strong>di</strong> conservazione si intendono sod<strong>di</strong>sfatti anche a mezzo<br />

<strong>di</strong> documenti informatici una volta seguite tutte le regole tecniche<br />

emanate dall’AIPA (ora sostituita dal Centro Tecnico per la RUPA)<br />

• che la sottoscrizione autografa, così come l’apposizione <strong>di</strong> sigilli, timbri,<br />

punzoni, marchi, può essere sostituita dalla firma <strong>di</strong>gitale<br />

• che sono state emanate le regole tecniche relative all’archiviazione<br />

<strong>di</strong>gitale tanto dei documenti cartacei, quanto <strong>di</strong> quelli formati all’origine<br />

su supporto informatico<br />

• che sono state emanate anche le regole tecniche relative alla formazione,<br />

trasmissione, conservazione, riproduzione dei documenti elettronici,<br />

nonché quelle relative alla firma <strong>di</strong>gitale<br />

• che tutte le regole tecniche dovranno essere costantemente aggiornate<br />

premesso tutto questo, ne consegue che le pubbliche amministrazioni, in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dal fatto che continuino ancora per qualche tempo a produrre<br />

e conservare tutta o parte della documentazione su supporto cartaceo, dovranno<br />

comunque dotarsi <strong>di</strong> sistemi informativi, o adeguare quelli già in uso, in modo<br />

tale da poter ricevere e archiviare la documentazione elettronica proveniente<br />

da altre pubbliche amministrazioni, da enti e privati citta<strong>di</strong>ni.<br />

Documentazione che ha piena vali<strong>di</strong>tà giuri<strong>di</strong>ca sull’originario supporto elettronico.<br />

Le problematiche che si aprono nella tenuta degli archivi sono dunque<br />

molteplici e <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura: giuri<strong>di</strong>ca, informatica e archivistica. Basti pensare<br />

a quelle relative all’affidabilità e all’integrità dei documenti, alla sicurezza<br />

dei sistemi, alla necessità <strong>di</strong> coniugare l’accessibilità con la riservatezza<br />

<strong>di</strong> alcune informazioni o <strong>di</strong> gestire archivi ibri<strong>di</strong> quanto al supporto, o a quello<br />

della conservazione nel tempo degli archivi <strong>di</strong>gitali.<br />

È evidente che ai fini della gestione, della salvaguar<strong>di</strong>a, della fruizione e<br />

della valorizzazione la tecnologia <strong>di</strong>gitale è indubbiamente efficace anche applicata<br />

agli archivi storici. Essa permette infatti, grazie alla qualità delle immagini,<br />

<strong>di</strong> preservare la memoria stessa del patrimonio documentario non<br />

solo dal pericolo derivante da sottrazioni dolose o da eventi calamitosi, ma<br />

<strong>di</strong> preservarlo nella sua integrità strutturale dall’uso, dalla manipolazione e<br />

dalle stesse operazioni <strong>di</strong> restauro, che dovrebbe essere considerato, alla stregua<br />

<strong>di</strong> un’operazione chirurgica, come l’extrema ratio.<br />

Le banche dati descrittivo-inventariali collegate alle immagini consento-<br />

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