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imp. Arch. Stato ok - Archivio di Stato di Palermo

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suoi pesi “per pisari <strong>di</strong>nari”; <strong>di</strong> grande significato culturale, perché siamo<br />

nei primi del ’500, un globo <strong>di</strong> legno con <strong>di</strong>pinto il mondo: “uno pumo <strong>di</strong><br />

ligno dove sta pentato lo mundo”. Gli specchi erano incorniciati con l’acero,<br />

legno che veniva pure usato per salassare uomini e cavalli. Per leggere il<br />

vicerè usava gli occhiali <strong>di</strong> cristallo guarniti <strong>di</strong> argento ma ci sono ben 22 paia<br />

<strong>di</strong> occhiali <strong>di</strong> cristallo verde ed altri colori racchiusi in un cofanetto. Tanti<br />

anche gli orologi che si <strong>di</strong>stinguono fra quelli che suonano ogni do<strong>di</strong>ci ore o<br />

che danno anche i quarti. Per il gioco ci sono gli scacchi <strong>di</strong> osso o <strong>di</strong> legno.<br />

Ogni singolo oggetto è una curiosità o una scoperta ma, ovviamente, <strong>di</strong> più<br />

ci attraggono quelli che restano oscuri alla nostra comprensione: una verga<br />

<strong>di</strong> ottone “per tenirli supra literi seu archimia”, una lingua o corno <strong>di</strong> serpe,due<br />

denti <strong>di</strong> lupo e una pietra “prena”, un grande dente <strong>di</strong> gigante, una<br />

pietra “de trono”. Anche i brevi le bolle e le indulgenze trovano posto nelle<br />

casse, così come le carte geografiche piccole e gran<strong>di</strong> del regno <strong>di</strong> Sicilia, <strong>di</strong><br />

Napoli, <strong>di</strong> Malta e dell’intero mondo. C’è anche un’intera armatura e alcune<br />

balestre che vengono sistemate in un’alta cassa coperta <strong>di</strong> cuoio nero e<br />

foderata <strong>di</strong> tela azzurra. E poi ancora le se<strong>di</strong>e e i tavoli compreso quello rotondo<br />

con il piede e due catene sul quale il vicerè era solito mangiare, i “bracieri”<br />

e gli scaldaletto <strong>di</strong> rame e tutti gli utensili <strong>di</strong> cucina. Sono inventariate<br />

anche le mule e i cavalli che sono in stalla con tutti i loro guarnimenti, le<br />

selle e le briglie. E tra tre muli,due morelli e un baio, e la mula morella della<br />

quale si serviva “Sua Signoria Illustrissima” ci sono anche Martino, Serafino<br />

e Serbaco, i tre schiavi neri “chi servino alla stalla” 60 .<br />

Note al testo<br />

60 Notaio G. De Marchisio, minute 3807, doc. del 17 aprile 1535. L’inventario è integralmente trascritto,<br />

tranne la parte relativa alla biblioteca. In “Documenti IV”. Si segnala che alcune brevi parti dell’inventario<br />

sono state pubblicate in: Vincenzo degli Azani da Pavia e la cultura figurativa in Sicilia nell’età<br />

<strong>di</strong> Carlo V, a cura <strong>di</strong> Teresa Viscuso, <strong>Palermo</strong>, 1999.<br />

172<br />

LIBORIA SALAMONE<br />

L’e<strong>di</strong>zione riproduce fedelmente i testi nella forma in cui essi appaiono nelle<br />

minute notarili.<br />

Gli interventi sono limitati all’introduzione della punteggiatura essenziale per la<br />

comprensione del testo e alla accentazione delle forme verbali “essere” ed “avere”.<br />

Per l’identificazione della maggior parte degli oggetti descritti nell’inventario è<br />

stata utile la consultazione <strong>di</strong> F. Gabotto, Inventari messinesi ine<strong>di</strong>ti del Quattrocento<br />

in “A.S.S.O.” 1907, ma ancor <strong>di</strong> più del meno noto R. Bevere, Vestimenti e gioielli<br />

in uso nelle provincie napoletane dal XII al XVI secolo, in “<strong>Arch</strong>ivio storico napoletano”,<br />

Anno XXII - fasc. I, 1897; e dello stesso autore: Or<strong>di</strong>gni ed utensili…, Arre<strong>di</strong><br />

e suppellettili…, ibid. Anno XXI - fasc. I, 1896 e Anno XII - fasc. I, 1897.<br />

Nel volgare siciliano sono state adottate le seguenti forme:

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