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imp. Arch. Stato ok - Archivio di Stato di Palermo

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sato dall’esposizione alle pareti e ai pavimenti <strong>di</strong> arazzi e tappeti. Gli arazzi o<br />

“panni <strong>di</strong> raso” raccontano per figure episo<strong>di</strong> biblici <strong>di</strong> Betsabea e Salomone,<br />

o <strong>di</strong>segnano fiori e animali. I tappeti più lunghi arrivano a 28 palmi e sono<br />

quasi tutti gialli con la bordura turchina; molti anche i panni <strong>di</strong> cuoio argentato<br />

o azzurro. Un bel paramento <strong>di</strong> camera è un panno tutto d’oro e d’argento<br />

con un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> garofani ai bor<strong>di</strong>. In uno scrigno a parte viene conservata<br />

la biancheria da letto e quella intima. Lenzuoli, tovaglie, comprese<br />

quelle “<strong>di</strong> mano”, camicie per la notte e per il giorno, pettinatoi, “mutanti<br />

seu brachi”, cuffie e fazzoletti per il naso sono tutti <strong>di</strong> tela <strong>di</strong> Olanda; uniche<br />

eccezioni 24 tovaglie per pie<strong>di</strong> e “altri servizi” in tela calabrese, e una tovaglia<br />

<strong>di</strong> tela <strong>di</strong> Cambrai lavorata in seta gialla e ad intaglio. Per coprire il capo sia<br />

<strong>di</strong> giorno che <strong>di</strong> notte, ci sono “coppuletti” <strong>di</strong> raso nero e “berretti” <strong>di</strong> velluto<br />

nero. I cappelli gran<strong>di</strong> sono, invece, <strong>di</strong> raso o taffetà <strong>di</strong> seta con lacci e fiocchi<br />

ma sempre neri. Di feltro bianco, invece, tre cappelli che hanno, però, “le<br />

ali” <strong>di</strong> velluto nero.<br />

Le tovaglie da tavola, la più grande è lunga 36 palmi e larga 11, e le salviette<br />

sono <strong>di</strong> damasco, o <strong>di</strong> “lavuri comuni” in<strong>di</strong>cando con questo termine<br />

quelle <strong>di</strong> uso quoti<strong>di</strong>ano. Un’altra cassa contiene gli stivali per cavalcare, <strong>di</strong><br />

cuoio nero o bianco, gli stivaletti neri aperti davanti, le scarpe <strong>di</strong> velluto foderate<br />

<strong>di</strong> cuoio, le pantofole <strong>di</strong> velluto e quelle fatte <strong>di</strong> cuoio fuori e dentro<br />

rivestite <strong>di</strong> panno. Per giu<strong>di</strong>care <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario interesse l’inventario dei<br />

beni che Ettore Pignatelli tiene nel palazzo in cui vive basterebbe tutta la serie<br />

<strong>di</strong> oggetti minuti ma <strong>di</strong> ogni genere e qualità che vanno a riempire uno<br />

scrigno che verrà poi messo in una cassa più grande. Pensiamo possa trattarsi<br />

degli oggetti che riempivano le stanze destinate al riposo notturno o al<br />

lavoro e alla lettura 59 . Si inizia con un gran numero <strong>di</strong> “paternostri” che sono<br />

da intendere nel senso <strong>di</strong> “corona del rosario” o semplicemente <strong>di</strong> “grani”.<br />

Il loro uso come gioielli da portare alla cintura, tanto da uomini che da<br />

donne, o come bracciali e collane risale già al secolo XIV ed è per questo che<br />

alcuni sono <strong>di</strong> materiali preziosi come il corallo, il <strong>di</strong>aspro, l’ambra e l’argento.<br />

Molti sono <strong>di</strong> “juvetto” il materiale fossile <strong>di</strong> colore nero <strong>di</strong> uso comune<br />

in Sicilia e <strong>di</strong> antichissime origini.La presenza <strong>di</strong> un sacchetto nel quale<br />

sono rinchiusi alcuni paternostri conferma che ad essi si attribuiva anche<br />

una funzione curativa: è infatti detto che essi “servino per me<strong>di</strong>chini”. I più<br />

umili sono fatti <strong>di</strong> peli <strong>di</strong> cavallo. Scopo curativo aveva anche “la ugna <strong>di</strong> lo<br />

animale de la granbestia” che si usava contro il mal caduco: così veniva chiamata<br />

l’epilessia e ciò conferma la provenienza non terrena e le cause extrasensoriali<br />

attribuite in passato alle convulsioni tipiche <strong>di</strong> quel male. Il vicerè<br />

era anche, certamente, raffinato collezionista, come <strong>di</strong>mostrano i due medaglieri<br />

con i piccoli cassetti per conservare le medaglie e la bilancetta con i<br />

59 La grande biblioteca del vicerè con il prezioso elenco dei testi che la componeva è argomento del<br />

lavoro <strong>di</strong> Carmen Salvo, La biblioteca del vicerè - Politica religione e cultura nella Sicilia del Cinquecento,<br />

Il Cigno e<strong>di</strong>zioni, Roma 2004.<br />

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