imp. Arch. Stato ok - Archivio di Stato di Palermo
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l’ultima carta bianca della procura, con il foglio ripiegato a metà e quin<strong>di</strong> dal<br />
margine inferiore dello stesso, per scrivere l’epitaffio così come gli veniva dettato.<br />
Sono solo quattro versi, ma potrebbe essere stato l’unico poeta presente<br />
a comporli. E l’unico in grado <strong>di</strong> farlo quel giorno era misser Minturno<br />
che sappiamo già presente alla corte del vicerè e che ora dopo la sua morte<br />
troveremo sempre, come testimone, accanto ad Ettore:<br />
“Hectora qui destrera excessit, qui mente Catonem<br />
Minoem sepiro, relligione Numam,<br />
Pignatellus hic est Hector, Trinacrius annos<br />
Ter senos presess, dux, comes, hicque iacet” 54<br />
Antonio Minturno, Ottaviano Pignatelli e G. Giacomo Valenzano sono<br />
con Ettore quando il giovane è costretto a chiedere un mutuo <strong>di</strong> 250 onze ad<br />
Antonio Mezzavilla per pagare le spese del funerale del nonno. Il Mezzavilla<br />
riavrà i suoi sol<strong>di</strong> trattenendoli dagli introiti del <strong>di</strong>ritto dei 4 grani su ogni salma<br />
esportata dal regno <strong>di</strong> Sicilia, <strong>di</strong>ritto che appartiene all’erede universale;<br />
per facilitare l’incasso del cre<strong>di</strong>to viene rilasciata ampia procura che autorizza<br />
anche a comparire, in caso <strong>di</strong> lite con portulano, viceportulano e portulanotti,<br />
davanti al vicerè nella Magna regia curia rationum o nella stessa curia<br />
del mastro portulano 55 .<br />
Dopo poco più <strong>di</strong> un mese dalla morte del nonno, il giovane duca <strong>di</strong><br />
Monteleone ha già deciso <strong>di</strong> lasciare <strong>Palermo</strong> e la Sicilia. In una procura generale<br />
a favore <strong>di</strong> Francesco Bologna, tesoriere del regno, Ettore e la moglie<br />
Diana de Cardona manifestano l’intenzione <strong>di</strong> lasciare il regno “cum tota eorum<br />
domo et familia” per trasferirsi in Calabria nel ducato <strong>di</strong> Monteleone.<br />
Al tesoriere viene data procura per gestire ed amministrare i loro affari in<br />
Sicilia ma “maxime” l’incarico <strong>di</strong> incassare quei 13.000 fiorini della dote <strong>di</strong><br />
Diana che ancora il fratello Artale e la madre Susanna Gonzaga dovranno<br />
versare. Con questi sol<strong>di</strong> o parte <strong>di</strong> essi il procuratore è autorizzato a saldare<br />
i debiti lasciati dal defunto vicerè e gravanti sull’ere<strong>di</strong>tà del nipote 56 .<br />
Nessun atto del notaio ci rivela in quale giorno Ettore intraprese il viaggio<br />
<strong>di</strong> ritorno verso le terre dalle quali suo nonno era partito tanti anni prima<br />
per farsi “Trinacrius” come <strong>di</strong>ce l’epitaffio. Deduciamo però, da una sua lettera,<br />
che era già a Monteleone il 7 giugno del 1535, a soli tre mesi dalla morte<br />
del vicerè. La lettera autografa è inviata al Conservatore del real patrimonio<br />
<strong>di</strong> Sicilia per chiedergli <strong>di</strong> consentire una sostituzione <strong>di</strong> alcuni pezzi in<br />
argento. Ettore Pignatelli invia un suo vassallo da Monteleone perché riscatti<br />
l’argento rimasto “in pegno” a <strong>Palermo</strong> nelle mani <strong>di</strong> Perotto Torangi; chiede<br />
però al Conservatore del real patrimonio <strong>di</strong> voler sostituire questi pezzi<br />
spignorati con altri da lui tenuti in pegno e custo<strong>di</strong>ti 57 . La richiesta <strong>di</strong> scam-<br />
54 Ibid., doc. del 10 marzo 1535.<br />
55 Ibid., doc. del 20 marzo 1535.<br />
56 Ibid., doc. del 18 aprile 1535.<br />
57 Ettore Pignatelli si riferisce ad una lunga lista <strong>di</strong> argento lavorato che fu lasciato come pegno al<br />
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