imp. Arch. Stato ok - Archivio di Stato di Palermo
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Francesco, venga traslato a Monteleone nella chiesa <strong>di</strong> s. Maria <strong>di</strong> Gesù affinché<br />
così si realizzi il desiderio <strong>di</strong> don Camillo <strong>di</strong> riposare in eterno là dove<br />
riposerà suo padre. Vedremo che questa decisione porterà Ettore Pignatelli a<br />
rivolgersi al genio <strong>di</strong> Antonello Gagini per una sepoltura degna <strong>di</strong> così illustri<br />
salme. Inoltre destina 800 libbre <strong>di</strong> argento lavorato a suo nipote Fabrizio, un<br />
anello con <strong>di</strong>amante, che viene da Venezia, al nipote Gerolamo e un puledro<br />
spagnolo al nipote acquisito Francesco Moncada, marito della nipote<br />
Caterina 41 . In questi co<strong>di</strong>cilli si fa anche riferimento all’icona che Vincenzo da<br />
Pavia sta <strong>di</strong>pingendo per volontà del vicerè e si riba<strong>di</strong>sce che, quando sarà<br />
consegnata dal pittore, essa andrà esposta nella chiesa dei Sett’Angeli <strong>di</strong><br />
<strong>Palermo</strong>. Un legato <strong>di</strong> 100 ducati è per un’icona da destinare al monastero <strong>di</strong><br />
S. Maria <strong>di</strong> Gesù fondato fuori le mura <strong>di</strong> Messina. Ipotizziamo che questa<br />
esplicita riconferma della destinazione del quadro <strong>di</strong> Vincenzo da Pavia alla<br />
chiesa dei Sett’Angeli risponda all’esigenza <strong>di</strong> eliminare possibili equivoci derivanti<br />
da un atto del novembre 1532 con il quale Ettore Pignatelli ridetermina<br />
la partizione e la destinazione <strong>di</strong> quelle 30 onze annuali erogate a favore<br />
dei Sett’Angeli nel 1527. Le 30 onze non andranno più al Beneficiale della<br />
chiesa dei Sett’Angeli ma all’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> s. Francesco <strong>di</strong> Paola i cui frati sono residenti<br />
a <strong>Palermo</strong> nel monastero <strong>di</strong> s. Oliva fuori le mura; saranno destinate<br />
all’acquisto <strong>di</strong> vitto e vestiti e alla celebrazione quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> due messe nell’altare<br />
maggiore dei Sett’Angeli 42 . Nella stessa “Appen<strong>di</strong>ce 36”, subito dopo<br />
i co<strong>di</strong>cilli del 22 gennaio 1533 si trovano quattro atti che portano l’annotazione<br />
“apud nobilem civitatem Messane”. Il primo e il secondo riguardano<br />
Bartolomeo Boezio e suo nipote Giovanni Antonino. Conosciamo già<br />
Bartolomeo come “cammarerium et alupnum” del vicerè; suo fedelissimo e<br />
unico tra i suoi servitori che egli in<strong>di</strong>ca con nome e cognome quando vorrà<br />
raccomandarlo ai suoi ere<strong>di</strong> perché gli usino sempre riguardo e protezione.<br />
Lo stesso vicerè ha già <strong>di</strong>sposto nei confronti <strong>di</strong> Bartolomeo una soggiogazione<br />
annuale <strong>di</strong> 60 ducati su alcuni suoi beni posti nel regno <strong>di</strong> Napoli 43 . I due<br />
atti scritti da De Marchisio e che li riguardano sono due procure a favore <strong>di</strong><br />
Francesco <strong>di</strong> Paternò, barone <strong>di</strong> Raddusa, perché li rappresenti nel contrarre<br />
e confermare i matrimoni <strong>di</strong> entrambi con due donne che sono anche madre<br />
e figlia. Margaritella e sua madre Giovannella sono rispettivamente figlia e vedova<br />
<strong>di</strong> Antonino Pirri, me<strong>di</strong>co originario della città <strong>di</strong> Piazza e già<br />
Protome<strong>di</strong>co del regno <strong>di</strong> Sicilia. Quando, prossimo alla morte, il vicerè ricorderà<br />
Bartolomeo “creato, alunno e cammareri” <strong>di</strong>rà che egli è un suo fedele<br />
servitore “<strong>di</strong> età, uxorato e cum figlioli”.<br />
Certamente Bartolomeo era vedovo e questo secondo matrimonio nasconde<br />
manovre <strong>di</strong> tipo patrimoniale a salvaguar<strong>di</strong>a della vedova del<br />
Protome<strong>di</strong>co che chiede ed ottiene <strong>di</strong> conservare la tutela dei figli minori pur<br />
41 Ibid., doc. del 22 gennaio 1533.<br />
42 Ibid., doc. del 22 novembre 1532.<br />
43 Ibid., doc. del 4 novembre 1531.<br />
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