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quali egli si rifugiò con i piccoli figli del duca Ettore, Camillo, Costanza ed Isabella, dei quali era precettore, nell’isola d’Ischia per sfuggire ai pericoli della guerra che infuriava intorno a Napoli. Conobbe personalmente la poetessa Vittoria Colonna alla cui famiglia dedicò un’opera in versi per celebrarne le virtù. Anche al nuovo duca di Monteleone dedicherà un’intera opera 37 . Il 29 ottobre 1531, alla presenza del vicerè, della contessa di Burrello e del giovane sposo da una parte, e dall’altra della contessa di Golisano, Susanna Gonzaga, e suo figlio Artale Cardona e della sposa Diana, il notaio De Marchisio scrive il contratto di matrimonio fra i due giovani. La dote di Diana ammonta a 14.000 fiorini da parte della madre e 26.000 da parte del fratello come dote di paraggio. Il contratto viene sottoscritto dagli sposi e da tutti i loro parenti presenti, però ugualmente il notaio sull’ultima carta annota che quel giorno erano presenti alcuni tra i nomi più illustri di Sicilia: d. Giovanni d’Aragona e Tagliavia marchese di Terranova, Vincenzo de Luna conte di Caltabellotta, il duca di Pantelleria, Antonio Ventimiglia signore di Ciminna, Blasco Branciforte, Pietro Bologna, e il tesoriere e barone di Cefalà Francesco Bologna 38 . La sacerdotale ed ecclesiastica benedizione venne impartita agli sposi nella chiesa di sant’Ippolito in Palermo “hora quasi sextadesima” qualche giorno dopo 39 . Alla nipote quattordicenne Caterina, il nonno vicerè ha destinato come marito il coetaneo Francesco Moncada, figlio di Antonio conte di Adernò e Centorbi e signore delle terre di Paternò e sant’Anastasia, e di donna Giovanna de Luna. Donna Caterina Pignatelli, che già sul contratto di matrimonio si firma contessa di Caltanissetta, avrà una dote di 30.000 fiorini dei quali 26.000 “in pecunia” e 4.000 in “auro, argento, iocalibus, tappezzaria et arnesio cammare” 40 . Nel gennaio del 1533 il vicerè è a letto perché sta poco bene, ma ciò non gli impedisce di dettare al suo notaio alcuni codicilli. Dopo aver confermato il testamento con il quale istituisce erede universale suo nipote Ettore, egli ci narra che a causa delle tante spese affrontate come capitano di Sua Maestà “in bello Calabrie et Apulie”, il figlio Camillo ha lasciato la sua eredità gravata da pesanti debiti, tanto che la parte residua non è sufficiente ad estinguerli. Ciò lo induce, per evitare che essi possano gravare sull’eredità del giovane nipote, a saldarli tutti in una sola volta. Vengono pure pagati i debiti nei confronti della chiesa di s. Maria de’ Pignatelli, di recente fondazione in Napoli, e di s. Maria della Nunziata nella stessa città. In questa occasione il vicerè dispone che il corpo di suo figlio Camillo, seppellito a Cuccari nel convento di san 37 Antonii Sebastiani Minturni, Poemata, ad illustriss. principem M. Antonium Columnam, Venetiis: apud Io. Andream Valvassorem,1564; De poeta, ad Hectorem Pignatellum, Vibonensium ducem, libri sex, Venetiis: apud Franciscum Rampazetum. 1559. 38 Appendice 36, doc. del 29 ottobre 1531. 39 Ibid., doc. del 18 novembre 1531. 40 Ibid., doc. del 12 maggio 1532. 162

Francesco, venga traslato a Monteleone nella chiesa di s. Maria di Gesù affinché così si realizzi il desiderio di don Camillo di riposare in eterno là dove riposerà suo padre. Vedremo che questa decisione porterà Ettore Pignatelli a rivolgersi al genio di Antonello Gagini per una sepoltura degna di così illustri salme. Inoltre destina 800 libbre di argento lavorato a suo nipote Fabrizio, un anello con diamante, che viene da Venezia, al nipote Gerolamo e un puledro spagnolo al nipote acquisito Francesco Moncada, marito della nipote Caterina 41 . In questi codicilli si fa anche riferimento all’icona che Vincenzo da Pavia sta dipingendo per volontà del vicerè e si ribadisce che, quando sarà consegnata dal pittore, essa andrà esposta nella chiesa dei Sett’Angeli di Palermo. Un legato di 100 ducati è per un’icona da destinare al monastero di S. Maria di Gesù fondato fuori le mura di Messina. Ipotizziamo che questa esplicita riconferma della destinazione del quadro di Vincenzo da Pavia alla chiesa dei Sett’Angeli risponda all’esigenza di eliminare possibili equivoci derivanti da un atto del novembre 1532 con il quale Ettore Pignatelli ridetermina la partizione e la destinazione di quelle 30 onze annuali erogate a favore dei Sett’Angeli nel 1527. Le 30 onze non andranno più al Beneficiale della chiesa dei Sett’Angeli ma all’ordine di s. Francesco di Paola i cui frati sono residenti a Palermo nel monastero di s. Oliva fuori le mura; saranno destinate all’acquisto di vitto e vestiti e alla celebrazione quotidiana di due messe nell’altare maggiore dei Sett’Angeli 42 . Nella stessa “Appendice 36”, subito dopo i codicilli del 22 gennaio 1533 si trovano quattro atti che portano l’annotazione “apud nobilem civitatem Messane”. Il primo e il secondo riguardano Bartolomeo Boezio e suo nipote Giovanni Antonino. Conosciamo già Bartolomeo come “cammarerium et alupnum” del vicerè; suo fedelissimo e unico tra i suoi servitori che egli indica con nome e cognome quando vorrà raccomandarlo ai suoi eredi perché gli usino sempre riguardo e protezione. Lo stesso vicerè ha già disposto nei confronti di Bartolomeo una soggiogazione annuale di 60 ducati su alcuni suoi beni posti nel regno di Napoli 43 . I due atti scritti da De Marchisio e che li riguardano sono due procure a favore di Francesco di Paternò, barone di Raddusa, perché li rappresenti nel contrarre e confermare i matrimoni di entrambi con due donne che sono anche madre e figlia. Margaritella e sua madre Giovannella sono rispettivamente figlia e vedova di Antonino Pirri, medico originario della città di Piazza e già Protomedico del regno di Sicilia. Quando, prossimo alla morte, il vicerè ricorderà Bartolomeo “creato, alunno e cammareri” dirà che egli è un suo fedele servitore “di età, uxorato e cum figlioli”. Certamente Bartolomeo era vedovo e questo secondo matrimonio nasconde manovre di tipo patrimoniale a salvaguardia della vedova del Protomedico che chiede ed ottiene di conservare la tutela dei figli minori pur 41 Ibid., doc. del 22 gennaio 1533. 42 Ibid., doc. del 22 novembre 1532. 43 Ibid., doc. del 4 novembre 1531. 163

quali egli si rifugiò con i piccoli figli del duca Ettore, Camillo, Costanza ed<br />

Isabella, dei quali era precettore, nell’isola d’Ischia per sfuggire ai pericoli<br />

della guerra che infuriava intorno a Napoli. Conobbe personalmente la poetessa<br />

Vittoria Colonna alla cui famiglia de<strong>di</strong>cò un’opera in versi per celebrarne<br />

le virtù. Anche al nuovo duca <strong>di</strong> Monteleone de<strong>di</strong>cherà un’intera opera 37 . Il<br />

29 ottobre 1531, alla presenza del vicerè, della contessa <strong>di</strong> Burrello e del giovane<br />

sposo da una parte, e dall’altra della contessa <strong>di</strong> Golisano, Susanna<br />

Gonzaga, e suo figlio Artale Cardona e della sposa Diana, il notaio De<br />

Marchisio scrive il contratto <strong>di</strong> matrimonio fra i due giovani. La dote <strong>di</strong> Diana<br />

ammonta a 14.000 fiorini da parte della madre e 26.000 da parte del fratello<br />

come dote <strong>di</strong> paraggio. Il contratto viene sottoscritto dagli sposi e da tutti i loro<br />

parenti presenti, però ugualmente il notaio sull’ultima carta annota che<br />

quel giorno erano presenti alcuni tra i nomi più illustri <strong>di</strong> Sicilia: d. Giovanni<br />

d’Aragona e Tagliavia marchese <strong>di</strong> Terranova, Vincenzo de Luna conte <strong>di</strong><br />

Caltabellotta, il duca <strong>di</strong> Pantelleria, Antonio Ventimiglia signore <strong>di</strong> Ciminna,<br />

Blasco Branciforte, Pietro Bologna, e il tesoriere e barone <strong>di</strong> Cefalà Francesco<br />

Bologna 38 .<br />

La sacerdotale ed ecclesiastica bene<strong>di</strong>zione venne <strong>imp</strong>artita agli sposi<br />

nella chiesa <strong>di</strong> sant’Ippolito in <strong>Palermo</strong> “hora quasi sextadesima” qualche<br />

giorno dopo 39 .<br />

Alla nipote quattor<strong>di</strong>cenne Caterina, il nonno vicerè ha destinato come<br />

marito il coetaneo Francesco Moncada, figlio <strong>di</strong> Antonio conte <strong>di</strong> Adernò e<br />

Centorbi e signore delle terre <strong>di</strong> Paternò e sant’Anastasia, e <strong>di</strong> donna<br />

Giovanna de Luna. Donna Caterina Pignatelli, che già sul contratto <strong>di</strong> matrimonio<br />

si firma contessa <strong>di</strong> Caltanissetta, avrà una dote <strong>di</strong> 30.000 fiorini dei<br />

quali 26.000 “in pecunia” e 4.000 in “auro, argento, iocalibus, tappezzaria et<br />

arnesio cammare” 40 .<br />

Nel gennaio del 1533 il vicerè è a letto perché sta poco bene, ma ciò non<br />

gli <strong>imp</strong>e<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> dettare al suo notaio alcuni co<strong>di</strong>cilli. Dopo aver confermato<br />

il testamento con il quale istituisce erede universale suo nipote Ettore, egli ci<br />

narra che a causa delle tante spese affrontate come capitano <strong>di</strong> Sua Maestà “in<br />

bello Calabrie et Apulie”, il figlio Camillo ha lasciato la sua ere<strong>di</strong>tà gravata da<br />

pesanti debiti, tanto che la parte residua non è sufficiente ad estinguerli. Ciò<br />

lo induce, per evitare che essi possano gravare sull’ere<strong>di</strong>tà del giovane nipote,<br />

a saldarli tutti in una sola volta. Vengono pure pagati i debiti nei confronti della<br />

chiesa <strong>di</strong> s. Maria de’ Pignatelli, <strong>di</strong> recente fondazione in Napoli, e <strong>di</strong> s.<br />

Maria della Nunziata nella stessa città. In questa occasione il vicerè <strong>di</strong>spone<br />

che il corpo <strong>di</strong> suo figlio Camillo, seppellito a Cuccari nel convento <strong>di</strong> san<br />

37 Antonii Sebastiani Minturni, Poemata, ad illustriss. principem M. Antonium Columnam, Venetiis:<br />

apud Io. Andream Valvassorem,1564; De poeta, ad Hectorem Pignatellum, Vibonensium ducem, libri<br />

sex, Venetiis: apud Franciscum Rampazetum. 1559.<br />

38 Appen<strong>di</strong>ce 36, doc. del 29 ottobre 1531.<br />

39 Ibid., doc. del 18 novembre 1531.<br />

40 Ibid., doc. del 12 maggio 1532.<br />

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