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imp. Arch. Stato ok - Archivio di Stato di Palermo

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minori, hanno pagato per colpe commesse dai loro zii e delle quali non hanno<br />

alcuna responsabilità.<br />

Ma la storia non finisce qui;infatti,dopo qualche anno e nonostante le donazioni<br />

e i rimborsi del Monteleone, i due fratelli ex ribelli <strong>di</strong>chiarano nullo il<br />

<strong>di</strong>ritto esercitato <strong>di</strong> privarli dei loro beni perché essi non furono mai ribelli e<br />

non subirono mai né un processo né una sentenza. Si vuol far passare la linea<br />

che i beni furono loro tolti con la violenza delle armi da don Consalvo Ferrandes<br />

de Cordua, allora capitano <strong>di</strong> tutti gli eserciti del re nel regno <strong>di</strong> Napoli.<br />

Forse perché qualcosa <strong>di</strong> vero c’era nelle affermazioni dei de Barone, forse<br />

anche per accorciare i tempi <strong>di</strong> una lite che poteva durare decenni, il<br />

Monteleone stabilisce che il suo erede universale Camillo, si attenga a quanto<br />

verrà stabilito dai due dottori esperti in materia e scelti con il consenso <strong>di</strong><br />

ambo le parti. Se così decideranno, Camillo dovrà restituire i beni agli ere<strong>di</strong><br />

dei fratelli de Barone. Ma non è questo il solo peso che gli grava sulla coscienza.<br />

Il vicerè ricorda i donativi che le sei terre <strong>di</strong> Monteleone, Burrello,<br />

Misiano, Filocastro, Rosarno e Ioppulo hanno versato negli anni passati ed<br />

elenca le motivazioni che furono alla base delle richieste. Un primo donativo<br />

fu <strong>imp</strong>osto quando egli stesso “venit a partibus occidentalibus cum catholico<br />

rege Fer<strong>di</strong>nando”; il secondo quando “fuit captus a gallis in bello<br />

Lonbar<strong>di</strong>e et fuit opus solvere eius redeptionem”; il terzo e il quarto per le<br />

nozze delle figlie Costanza e Isabella;<strong>di</strong> un quinto donativo, il vicerè confessa<br />

<strong>di</strong> non ricordare la motivazione e avanza l’ipotesi che possa essere stato<br />

<strong>imp</strong>osto “ad demostrandum affectionem causa visitationis eis facte” cioè in<br />

occasione <strong>di</strong> una sua visita in quelle terre. Egli è consapevole che questi donativi<br />

sono stati <strong>imp</strong>osti nel rispetto dei Capitoli e delle Costituzioni del regno,<br />

ma quello offerto dai sud<strong>di</strong>ti in occasione <strong>di</strong> un suo passaggio su quelle<br />

terre, l’unico del quale ha già ammesso <strong>di</strong> non ricordare i particolari, gli grava<br />

sulla coscienza proprio perché teme che esso sia stato riscosso “citra onus<br />

cosciencie”. Tutto ciò ma anche la consapevolezza che tutti i suoi sud<strong>di</strong>ti hanno<br />

sempre versato più del dovuto superando i 5 carlini previsti per ogni fuoco<br />

o casa, e ricordando inoltre che essi hanno sempre partecipato alla costruzione<br />

e riparazione dei castelli sia portando i materiali per la costruzione,<br />

a loro spese,fin sul posto dei lavori sia prestando la propria opera come accadde<br />

in occasione dei lavori “in fosso castri Rosarni”, lo induce a promulgare<br />

un bando, in quelle sue terre, perché tutti coloro che ritengono <strong>di</strong> aver, nel<br />

passato, lavorato senza percepire il giusto salario o ad<strong>di</strong>rittura costretti “timore,<br />

metu aut reverentia” o dalle pressioni degli ufficiali del luogo, si facciano<br />

avanti a manifestare le loro pretese. Persone esperte e <strong>di</strong> buona coscienza<br />

valuteranno e terranno i conti sui libri “appretiorum” nei quali sono<br />

annotati “facultates <strong>di</strong>ctorum vassallorum”. Non conosciamo il contenuto <strong>di</strong><br />

questo bando né come finì questa storia, ma <strong>di</strong> certo l’idea che un vassallo si<br />

presenti ad un ufficiale del luogo, anche se persona esperta e <strong>di</strong> buona coscienza,<br />

chiedendo <strong>di</strong> essere pagato per un lavoro al quale è stato costretto,<br />

qualche anno prima, da un altro ufficiale dello stesso signore e dello stesso<br />

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