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imp. Arch. Stato ok - Archivio di Stato di Palermo

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1525, presso il Castellammare <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, l’atto <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta della baronia <strong>di</strong><br />

Cefalà, dopo che era stata tolta a Francesco Abatellis accusato <strong>di</strong> ribellione<br />

contro l’<strong>imp</strong>eratore, a favore <strong>di</strong> Francesco Bologna. Un anno dopo sarà sempre<br />

il notaio De Marchisio a ricevere dal vicerè, tramite il barone <strong>di</strong> Capaci<br />

e Cefalà, l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> recarsi personalmente a Cefalà per provvedere alla definizione<br />

“delli finaiti <strong>di</strong> detta baronia”. De Marchisio andrà a Cefalà e l’atto richiestogli<br />

porterà nella data iniziale “apud baroniam Chifale” e descriverà<br />

minuziosamente i confini della baronia.<br />

Incarichi delicati e prestigiosi che confermano il valore professionale del<br />

notaio e la fiducia che il vicerè aveva nei suoi confronti.<br />

Si può affermare che da questo momento e fino alla morte, Ettore<br />

Pignatelli non avrà altro notaio che De Marchisio al quale si rivolgerà tanto<br />

per atti nei quali egli agisce come vicerè, quanto per quelli del tutto privati<br />

come procure, testamenti e co<strong>di</strong>cilli.<br />

Ormai nel 1523 Monteleone è vicerè da più <strong>di</strong> cinque anni e non potendo<br />

più, a causa della <strong>di</strong>stanza dei luoghi e degli <strong>imp</strong>egni ai quali è chiamato<br />

per il suo incarico, occuparsi dei suoi personali interessi, provvede alla nomina<br />

<strong>di</strong> procuratori che si occupino dei suoi affari e della gestione del suo<br />

patrimonio. Saranno suoi procuratori il rev. Fabrizio Pignatelli, priore<br />

“Baroli”, il giovane figlio Camillo conte <strong>di</strong> Burrello e Berardo Capiciis originario<br />

<strong>di</strong> Napoli 6 . Qualche anno dopo, nel 1526, “confisus ad plenum de fide<br />

prudentie sagacitate et probitate” <strong>di</strong> suo figlio Camillo lo nominerà suo procuratore<br />

generale 7 . L’esigenza della procura nasce anche dal fatto che il vicerè<br />

dovrà allontanarsi dal regno per recarsi dall’<strong>imp</strong>eratore. In previsione<br />

<strong>di</strong> questo viaggio conferisce al fidato Cipriano Spinola l’incarico <strong>di</strong> incassare<br />

per suo conto tutto quanto la Regia Curia gli deve in funzione del suo incarico<br />

<strong>di</strong> vicerè o <strong>di</strong> ogni altro suo <strong>di</strong>ritto 8 . Con il vicerè partirà anche<br />

Dragonetto de Granada, “secretarius” che ugualmente provvede a nominare<br />

un suo procuratore. La scelta cadrà su Antonino Greco, Secreto <strong>di</strong><br />

Cammarata, che potrà e dovrà gestire l’ufficio <strong>di</strong> mastro notaro del capitano<br />

che il Dragonetto ha “in lohero seu gabella” nella contea <strong>di</strong> Cammarata.<br />

Il 5 ottobre 1527 9 troviamo il primo testamento <strong>di</strong> Ettore Pignatelli che,<br />

però, negli anni successivi sarà mo<strong>di</strong>ficato da un altro testamento e da numerosi<br />

co<strong>di</strong>cilli. Come <strong>di</strong>ce lo stesso notaio De Marchisio la volontà degli uomini<br />

è “ambulatoria usque ad exitum vite” e il vicerè non fa eccezione a questa<br />

regola: dal 5 ottobre 1527 al 1° marzo 1535 detta due volte il proprio<br />

testamento e ben sette volte i co<strong>di</strong>cilli. Nel testamento del 1527 viene nominato<br />

erede universale il figlio primogenito Camillo che premorrà al padre e ciò<br />

basta a giustificare la stesura del testamento del 24 ottobre 1531 nel quale<br />

152<br />

6 Notaio G. De Marchisio, appen<strong>di</strong>ce 33, c. 18.<br />

7 Notaio G. De Marchisio, registro 3796, doc. del 1°giugno 1526, c. 151v.<br />

8 Ibid., doc. del 30 giugno 1526<br />

9 Notaio G. De Marchisio, appen<strong>di</strong>ce 35 e appen<strong>di</strong>ce 37.

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