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Le orchidee spontanee del piacentino - Osservatorio Trebbia

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EPIPACTIS HELLEBORINE (L.) CRANTZ 1769<br />

Serapias helleborine var. latifolia L.<br />

Helleborine deriva dalla somiglianza <strong>del</strong>le<br />

sue foglie con quelle <strong>del</strong> verato o elleboro.<br />

Il binomio latifolia fa ovviamente<br />

riferimento alla forma piuttosto ampia<br />

<strong>del</strong>le foglie.<br />

Pianta<br />

Da 15 a 80 cm. Fusto eretto, verdognolo,<br />

spesso rosato alla base.<br />

Foglie<br />

Status<br />

Fioritura<br />

Da metà Giugno ai primi di Settembre.<br />

Da 3 a 10, caulinari, spiralate, più lunghe degli internodi, attaccate orizzontalmente<br />

al fusto, molli, da ovato-lanceolate a lanceolate. <strong>Le</strong> mediane<br />

lunghe da 6 a 16 cm, larghe da 4 a 10 cm con bordo fi nemente denticolato,<br />

di colore verde scuro; le superiori da 1 a 4, strettamente lanceolate poi<br />

bratteiformi per lo più pendenti.<br />

Infiorescenza<br />

Rada o compatta, lunga fi no a 40 cm, con più di 50 fi ori. Brattee verdi,<br />

lanceolate; le inferiori lunghe fi no a 6 cm, gradualmente decrescenti verso<br />

l’alto.<br />

Fiori<br />

Allogami, orizzontali o leggermente penduli, aperti, verdastri o rosati o più<br />

intensamente brunastri o violetti. Sepali lunghi da 9 a 15 mm, larghi da 5<br />

a 9 mm, ovati, ristretti all’apice, generalmente verdastri, soffusi di rosa internamente;<br />

petali pressappoco uguali e più colorati dei sepali. Labello più<br />

corto <strong>del</strong>le altre divisioni fi orali. Ipochilo concavo, scuro, nettarifero. Epichilo<br />

lungo da 3 a 5 mm, largo da 4 a 6 mm, di forma cordata, da bianco-verdastro<br />

a viola intenso, con apice ribattuto, la base munita di 2 protuberanze<br />

± marcate separate da un solco longitudinale; antera giallastra; clinandrio<br />

sviluppato; rostello con viscidio effi cace; polline in masse compatte; ovario<br />

verde, piriforme, munito di una pelosità corta e densa; pedicello corto e<br />

peloso, sovente tinto di violetto. 2n=38,40<br />

Status<br />

La specie occupa una notevole<br />

varietà di ambienti: forse<br />

anche per questo, sembra<br />

risentire in misura minore<br />

<strong>del</strong>l’enorme trasformazione<br />

ambientale in atto.<br />

Diffusione<br />

Paleo-temperata. In Italia: in tutto il<br />

territorio, rara nella Pianura Padana. In<br />

provincia: dai boschi <strong>del</strong>la pianura al<br />

limite superiore <strong>del</strong>le faggete.<br />

Ambiente<br />

Boschi di latifoglie e di aghifoglie, macchie<br />

e radure, su terreni freschi, ricchi<br />

di sostanze nutritive, o aridi, poveri,<br />

assolati, da moderatamente acidi a debolmente<br />

basici.<br />

G F M A M G L A S O N D<br />

Note<br />

Il giorno 11-7-85, in località Monte Pillerone sono<br />

stati osservati due esemplari probabilmente generati<br />

dallo stesso rizoma, alti un metro e 22 cm. Tali<br />

esemplari sono ritornati a fi orire anche nelle annate<br />

successive ma con altezze leggermente inferiori. E.<br />

helleborine è nota per essere una specie dotata di<br />

notevole polimorfi smo: questo carattere a volte per<br />

la scarsa conoscenza ma spesso per la voglia di<br />

trarre conclusioni affrettate ha generato in passato<br />

e continua a generare, non poca confusione. In<br />

particolare vorrei soffermarmi sulla presenza reale o<br />

presunta di E. h. subsp tremolsi in Italia. Nelle stagioni<br />

1995-96 assieme al prof. P. Grünanger segnalammo<br />

la presenza di quest’entità per alcune località <strong>del</strong><br />

territorio <strong>piacentino</strong>. Per la verità senza troppo<br />

entrare nel merito <strong>del</strong>la questione, “fotografammo”<br />

la situazione non solo nel <strong>piacentino</strong> ma anche lungo<br />

tutta la dorsale appenninica. La nostra segnalazione<br />

arrivava dopo che l’entità era già stata segnalata in<br />

altre località italiane: H. Daiss, C. Delprete, H. Tichy<br />

(1989-90) e A. Scrugli (1990) per l’Inglesiente<br />

(Sardegna sud-occidentale); alcune segnalazioni in<br />

Liguria senza l’indicazione <strong>del</strong>la località (P. Liverani<br />

1991); ancora segnalazioni per la Sardegna centroorientale<br />

(C. Giotta & M. Picitto 1993). Nel corso di<br />

questi anni osservazioni più attente, ma soprattutto<br />

condotte sul lungo periodo e a più vasto raggio lungo<br />

la dorsale nord-appenninica e in parte in Toscana,<br />

hanno rafforzato l’idea che almeno in questi luoghi<br />

E. h. subsp tremolsi di fatto non esiste. Si può notare<br />

che esemplari con le forme tipiche di questa entità<br />

(cioè foglie semi erette molto coriacee, ondulate e<br />

abbraccianti il fusto), se messi in ombra dalla crescita<br />

di piante o arbusti, modifi cano anno dopo anno<br />

la forma <strong>del</strong>le foglie che tende a rilassarsi fi no a<br />

diventare piana e, nel contempo, anche più morbida<br />

e fl essuosa, assumendo la tipicità di E. helleborine.<br />

D’altra parte un confi ne netto tra queste 2 entità non<br />

è mai stato rilevato. Dai colloqui avuti con M. Picitto,<br />

posso concludere che la stessa situazione sia, con<br />

tutta probabilità, presente anche in Sardegna.<br />

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