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Le orchidee spontanee del piacentino - Osservatorio Trebbia

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OPHRYS LINNEO 1753<br />

Il genere Ophrys, introdotto da Linneo, ha una denominazione di origine greca e<br />

significa “sopracciglio”. Tale significato non trova riscontri precisi nelle caratteristiche<br />

strutturali <strong>del</strong> fiore o <strong>del</strong>la pianta, pertanto ha dato origine, da parte di vari autori,<br />

a interpretazioni diverse. Secondo alcuni si ricollega all’uso che gli antichi facevano<br />

di queste piante per ottenere una tintura per sopracciglia. Secondo altri, più verosimilmente,<br />

farebbe riferimento al labello peloso e cigliato di alcune specie. Trattasi di<br />

genere monofiletico, cioè tante specie che si sono sviluppate da un’unica forma antica.<br />

Nettamente distante da altri generi, tant’è che non sono mai stati descritti ibridi intergenerici;<br />

tuttavia il fenomeno <strong>del</strong>l’ibridazione è assai diffuso tra le varie specie. Questa<br />

facilità di ibridarsi porta a processi di introgressione, che favoriscono un alto livello di<br />

variabilità all’interno <strong>del</strong>le specie medesime. L’intensificarsi <strong>del</strong>la ricerca sul campo, da<br />

un lato, e la tendenza a riconoscere il rango di specie a popolamenti con differenze<br />

minime, dall’altro, ha portato nell’ultimo ventennio ad un enorme aumento di entità<br />

descritte. Si è passati da circa 20/25 tra specie e sottospecie agli inizi degli anni ’80,<br />

alle circa 80 entità attuali. <strong>Le</strong> specie di Ophrys rimangono molto simili tra loro nell’apparato<br />

radicale, formato da tuberi indivisi, globosi e oblunghi, talvolta brevemente<br />

peduncolati, nella parte vegetativa e nella forma dei sepali e dei petali. Esistono invece<br />

enormi differenze nel labello: questo infatti assume le forme più strane a seconda <strong>del</strong>le<br />

specie. Si tratta di <strong>orchidee</strong> che non hanno nettare; pertanto, per attirare l’attenzione<br />

degli insetti, hanno escogitato, evolvendosi nei millenni, dei meccanismi sorprendenti.<br />

Il labello imita nella forma e pelosità l’addome <strong>del</strong>le femmine di certi bombi, calabroni,<br />

api, vespe. Nel contempo vi è un’emissione di sostanze volatili (feromoni) di richiamo<br />

sessuale, così il maschio viene tratto in inganno e tenta un vero e proprio accoppiamento<br />

(pseudo-copulazione). In questo modo il capo <strong>del</strong>l’insetto viene a contatto<br />

con le masse polliniche che vi si attaccano e verranno cedute al fiore successivo. A<br />

seconda <strong>del</strong>le specie, l’insetto può posizionarsi sul labello in due modi:<br />

1. col capo rivolto verso il ginostemio, così i pollinii andranno ad aderire al capo<br />

<strong>del</strong>l’insetto, come succede ad esempio in O. fuciflora,<br />

2. l’insetto si posiziona con l’addome rivolto verso il ginostemio, così i pollinii aderiranno<br />

alla parte terminale <strong>del</strong>l’addome, come succede di solito in O. fusca.<br />

Questo laborioso sistema risulta alquanto complicato: di solito, infatti, si ha una<br />

fruttificazione piuttosto bassa. <strong>Le</strong> tecniche affascinanti messe in atto per la fecondazione<br />

incrociata sono, in linea di massima, note da diversi decenni; tuttavia ci si trova<br />

di fronte a piante in possesso di uno straordinario polimorfismo. Non è raro infatti<br />

trovare fiori di una stessa pianta con caratteristiche diverse tra di loro. Parimenti non<br />

è raro trovare vere e proprie stazioni con numerosi individui (è il caso di O. fuciflora)<br />

con caratteristiche completamente diverse da altre stazioni dislocate a poca distanza<br />

tra di loro. La provincia di Piacenza, pur avendo una posizione geografica piuttosto<br />

a nord, ospita sul suo territorio una discreta diffusione di queste entità, risentendo<br />

infatti <strong>del</strong>l’azione mitigante <strong>del</strong>le correnti d’aria calda provenienti dal vicino Mar Ligure.<br />

Non a caso la valle dove la presenza è più massiccia è la Val <strong>Trebbia</strong>.<br />

Caratteri per identificare le specie presenti in provincia<br />

Apice <strong>del</strong>la colonna a forma di S, labello con apicolo rivolto in basso... O. apifera<br />

Labello piano o piegato a sella, con macchia centrale lucida ................... O. benacensis<br />

Sepali bianchi o rosa, con apicolo ± convesso, disegno<br />

generalmente a forma di H ........................................................................... O. fuciflora<br />

Pianta slanciata, fiori piccoli, labello con colorazioni marcate,<br />

fioritura tardiva ................................................................................ O. fuciflora subs. elatior<br />

Labello trilobo, senza appendice, con macchia blu-grigiastro ................. O. fusca<br />

Petali molto stretti, filiformi; labello allungato, trilobo, con lobo<br />

mediano inciso, con macchia centrale bluastra o grigiastra ................. O. insectifera<br />

Gibbosità basali <strong>del</strong> labello assenti o poco pronunciate ........................... O. sphegodes<br />

SISTEMA PER DETERMINARE I GENERI DEL PIACENTINO<br />

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