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Le orchidee spontanee del piacentino - Osservatorio Trebbia

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ORCHIS LINNEO 1753<br />

Il termine Orchis, già usato dagli antichi greci, fa riferimento alla somiglianza dei tuberi<br />

radicali con i testicoli umani. Dall’antichità sono giunte fino a noi numerose leggende,<br />

alcune <strong>del</strong>le quali attribuivano a questi tuberi favolosi poteri afrodisiaci. La scienza<br />

moderna ha cancellato queste illusioni. Infatti, dato l’alto contenuto di mucillagine,<br />

l’unico uso a cui possono essere destinati è contro le infiammazioni <strong>del</strong>l’apparato<br />

digerente. Genere essenzialmente euromediterraneo, comprendente una sessantina<br />

di specie. In Italia sono segnalate 23 entità (P. Grünanger 2001). Un tempo questo<br />

genere era ben più ricco; successivamente è stato smembrato, con l’istituzione di<br />

numerosi generi minori, tra i quali Aceras, Anacamptis, Barlia, Comperia, Dactylorhiza,<br />

Neotinea, Traunsteinera. Recentemente è stato proposto (Bateman et al., 1997) una<br />

revisione tassonomica che prevede la scissione <strong>del</strong> vecchio genere Orchis in tre generi<br />

monofiletici; tale proposta è conseguente a risultati di analisi su materiale genetico. Pur<br />

ritenendo interessante questa proposta, gli esperti la giudicano un po’ troppo radicale;<br />

pertanto necessita di ulteriori conferme, meglio se provenienti da metodologie diverse.<br />

In attesa di tali conferme, mi sono attenuto ai vecchi parametri. Sempre seguendo tale<br />

metodo, ho inserito in questo genere O. anthropophora (ex Aceras anthropophorum),<br />

come ormai universalmente accettato. L’unica specie italiana di Orchis a possedere<br />

nettare è O. coriophora, la quale viene frequentemente visitata da insetti, per lo più<br />

apidi. <strong>Le</strong> altre specie, che ne sono sprovviste, sembra adottino una sorta di “mimetismo<br />

fiorale”; inoltre alcune sembrano beneficiare di un’attrazione olfattiva. Tutte le specie<br />

<strong>del</strong> genere Orchis possiedono alcuni caratteri distintivi comuni:<br />

- apparato radicale formato da due tubercoli ovoidi, rotondi o elissoidali;<br />

- foglie caulinari, le inferiori spesso riunite in rosetta, le superiori inguainano strettamente<br />

l’infiorescenza prima <strong>del</strong>l’antesi;<br />

- brattee membranacee, lunghe ± quanto l’ovario, o molto più corte;<br />

- fiori, policromi con predominanza <strong>del</strong>le tonalità porpora, quasi sempre muniti di sperone;<br />

- ginostemio corto e retto;<br />

- antera, munita lateralmente di due auricole;<br />

- ovario sessile, glabro. Per mezzo <strong>del</strong>la sua torsione si ha una rotazione dei fiori di 180°.<br />

Caratteri per identificare le specie presenti in provincia<br />

Labello privo di sperone .......................................................... O. anthropophora<br />

Foglie sottili, allungate, fiori gradevolmente<br />

profumati ................................................................................ O. coriophora subsp fragrans<br />

Labello con parte centrale bianca, più largo che lungo O. laxiflora<br />

Foglie verdi per lo più macchiate o spruzzate di<br />

nerastro o viola molto scuro .............................................. O. mascula<br />

Lobuli <strong>del</strong> lobo centrale più larghi dei lobi laterali ............ O. militaris<br />

Labello rosso-violaceo, avente la parte centrale<br />

più chiara, cosparso da una macchiettatura<br />

irregolarmente più marcata ............................................... O. morio<br />

Labello giallo, più o meno carico, senza macchie .............. O. pallens<br />

Sperone sottile e lungo, quasi quanto l’ovario .................. O. papilionacea<br />

Foglie maculate, fiori giallo-pallidi, con<br />

macchiette rosse al centro .................................................. O. provincialis<br />

Pianta robusta, labello trilobo, con lobo centrale a<br />

sua volta bilobo, con un piccolo dente centrale .......... O. purpurea<br />

Pianta con fioritura che inizia dall’alto ................................. O. simia<br />

Pianta con infiorescenza semisferica .................................... O. tridentata<br />

Pianta tozza con sepali porpora nerastri esternamente .. O. ustulata<br />

HIMANTOGLOSSUM W.D.J. KOCH 1837<br />

La parola Himantoglossum è di origine greca ed è formata dalle voci himas, himantos che<br />

significa “cinghia, correggia” e glossa, “lingua”. Riassumendo, dunque, lingua a forma<br />

di cinghia; fa naturalmente riferimento alla forma molto allungata, nastriforme <strong>del</strong><br />

labello <strong>del</strong>le specie appartenenti a questo genere. L’apparato radicale è composto da<br />

due grossi tuberi ovoidi, con alcune radichette secondarie. Sono 5 le specie presenti<br />

in Europa di cui 2 sono presenti in Italia; H. adriaticum H. Baumann; H. hircinum (L.)<br />

Sprengel. Entrambe queste specie sono presenti in provincia.<br />

Caratteri per identificare le specie presenti in provincia<br />

Infiorescenza ± lassa; labello con lobo mediano profondamente<br />

bifido largo mediamente da 2 a 2.5 mm .......................................... H. adriaticum<br />

Infiorescenza molto densa; labello con lobo mediano allargato<br />

in punta brevemente bifido, largo da 2 a 3.5 mm .......................... H. hircinum<br />

ANACAMPTIS L.C.M. RICHARD 1817<br />

Il nome deriva dalla parola greca anacamptein, e significa “ripiegare”: sarebbe da attribuire<br />

alla posizione divergente dei sepali. Questo genere veniva incluso dai botanici<br />

<strong>del</strong> passato nel vasto genere Orchis. La separazione è avvenuta sulla base di alcuni dati<br />

morfologici poco appariscenti, ma comunque validi: il labello con lobi poco pronunciati,<br />

alla cui base vi sono due lamelle verticali, più o meno parallele e lo sperone molto lungo,<br />

circa il doppio <strong>del</strong>l’ovario. Si tratta di un genere monospecifico, essendo costituito<br />

dalla sola specie A. pyramidalis (L.) L.C.M. Richard. L’apparato radicale è costituito<br />

da due tuberi ovoidi con alcune radichette secondarie. I fiori di questa specie sono<br />

perfettamente adattati all’impollinazione da parte di alcune specie di farfalle, diurne<br />

o notturne, le quali sono facilitate nell’introdurre la loro spiritromba nello sperone,<br />

da due lamelle convergenti poste simmetricamente alla base <strong>del</strong> labello.<br />

SERAPIAS LINNEO 1753<br />

L’origine <strong>del</strong>la denominazione Serapias viene da Serapis (Serapide) divinità <strong>del</strong>l’antico<br />

Egitto. Secondo altre fonti, tale nome deriverebbe da Serafius, medico arabo <strong>del</strong>l’antichità,<br />

uno dei padri <strong>del</strong>la botanica.<br />

La descrizione di questo genere è stata fatta da Linneo nel 1753. Vi appartiene<br />

una decina di specie, sette <strong>del</strong>le quali fanno parte <strong>del</strong>la flora italiana. Il suo areale è<br />

esclusivamente limitato alla regione mediterranea. L’apparato radicale è formato da<br />

due piccoli tuberi ovoidi. Per l’Italia vengono riportate ben 7 specie e 4 sottospecie<br />

(Grünanger, 2001). In provincia la presenza è limitata a sole 2 specie: S. vomeracea<br />

(N. L. Burman) Briquet e S. neglecta De notaris 1858.<br />

Caratteri per identificare le specie presenti in provincia<br />

Pianta robusta, labello con callosità basali parallele ................................ S. neglecta<br />

Pianta slanciata, fiore grande, epichilo stretto piegato a vomere .......... S. vomeracea<br />

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