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Le orchidee spontanee del piacentino - Osservatorio Trebbia

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PLATANTHERA L.C.M. RICHARD 1817<br />

Platanthera deriva da due termini greci: platys, piatto e anthera, antera: questa si<br />

presenta a due logge parallele nella P. bifolia, divaricate in basso nella P. chlorantha.<br />

Linneo comprendeva questo genere in Orchis, in quanto queste specie sono provviste di<br />

sperone. Solo più tardi Richard, dopo aver evidenziato alcune differenze strutturali nei<br />

fiori, separò i due generi. Appartengono a questo genere circa un centinaio di specie<br />

distribuite in tutte le zone temperate <strong>del</strong>l’emisfero settentrionale e <strong>del</strong>l’America meridionale.<br />

In Italia le due specie presenti sono P. bifolia (L.) L.C.M. Richard e P. chlorantha<br />

(Custer) Reichenb. L’apparato radicale è formato da tuberi ovali o fusiformi.<br />

Caratteri per identificare le specie presenti in provincia<br />

Logge <strong>del</strong>l’antera parallele e ravvicinate ....................................... P. bifolia<br />

Logge <strong>del</strong>l’antera distanziate, convergenti verso l’alto ............. P. chlorantha<br />

GYMNADENIA R. BROWN 1813<br />

Il nome di questo genere (battezzato dal botanico scozzese Robert Brown) prende<br />

origine dalle parole greche gymnos e aden e significa “ghiandola nuda”. I fiori <strong>del</strong>le specie<br />

appartenenti a questo genere hanno infatti i retinacoli che sono privi di borsicole.<br />

Sono circa l0 le specie di Gymnadenia distribuite nell’Asia temperata e in Europa. In<br />

Europa e in Italia due sono le specie presenti: G. conopsea (L.) R.Br. e G. odoratissima<br />

(L.) L.C.M. Richard. Entrambe le specie sono presenti in provincia. Certi autori antichi<br />

e moderni inseriscono in questo genere anche Nigritella e Pseudorchis. Va ricordato<br />

comunque che le differenze strutturali fra queste specie sono notevoli. L’apparato<br />

radicale è formato da due tuberi palmati, con apici allungati.<br />

Caratteri per identificare le specie presenti in provincia<br />

Sperone lungo da 12 a 22 mm, arcuato, molto più lungo<br />

<strong>del</strong>l’ovario, lobi <strong>del</strong> labello pressappoco uguali ................... G. conopsea<br />

Sperone lungo da 3 a 6 mm, più corto o raramente lungo<br />

quanto l’ovario, lobo mediano <strong>del</strong> labello nettamente più<br />

lungo dei laterali ......................................................................... G. odoratissima<br />

PSEUDORCHIS SEGUIER 1754<br />

<strong>Le</strong> specie appartenenti a questo genere presenti in Europa sono due: P. albida (L.) A. et<br />

D. Love e P. frivaldii (Hampe ex Griseb). Appartiene alla flora italiana soltanto la prima.<br />

Il nome Pseudorchis è di origine greca: pseudos, falso e orchis, probabilmente per la<br />

somiglianza con le specie <strong>del</strong> genere Orchis. Di più facile interpretazione è il sinonimo<br />

<strong>Le</strong>uchorchis: leuchos significa bianco e fa riferimento al colore dei fiori che variano dal<br />

bianco al bianco-gialliccio. L’apparato radicale è formato da più tuberi fusiformi.<br />

NIGRITELLA L.C.M. RICHARD 1817<br />

Il nome Nigritella deriva dal latino niger, nero e fa riferimento al colore bruno scuro,<br />

quasi nero dei fiori. Alcuni autori (come si è già riferito nella trattazione <strong>del</strong> genere<br />

Gymnadenia) riuniscono Nigritella sotto il genere Gymnadenia; va ricordato, però, che<br />

se i due generi possiedono alcuni caratteri in comune (tuberi palmati, foglie strettamente<br />

lineari), differiscono in modo netto in altri, quali la forma <strong>del</strong>l’ovario, i fiori non<br />

resupinati e la struttura complessiva <strong>del</strong>la pianta. La vicinanza tra questi due generi è<br />

confermata anche dalla facilità con cui avvengono le ibridazioni. In provincia il genere<br />

è rappresentato da un’unica specie: N. rhellicani.<br />

COELOGLOSSUM HARTMAN 1820<br />

Appartengono a questo genere tre diverse specie. L’unica presente in Europa è il C.<br />

viride (L.) Hartman. Il nome scientifico deriva dal greco koilos, vuoto e glossa, lingua, e fa<br />

riferimento alla forma <strong>del</strong>lo sperone che è rigonfio, sacciforme. Nei luoghi dove questa<br />

orchidea vive, forma spesso <strong>del</strong>le ricche colonie che passano sovente inosservate a<br />

causa <strong>del</strong>la bassa statura <strong>del</strong>la pianta e <strong>del</strong> colore dei fiori che riesce a mimetizzarsi<br />

con l’ambiente circostante. L’apparato radicale è formato da due tuberi palmati con<br />

alcune radici secondarie. Recenti studi effettuati con marcatori molecolari (Pridgeon<br />

et al., 1997) hanno evidenziato una stupefacente vicinanza tra i generi Coeloglossum<br />

e Dactylorhiza.<br />

DACTYLORHIZA NECKER EX NEVSKI 1937<br />

In un primo tempo a questo nuovo genere fu imposto il nome Dactylorchis. In seguito è<br />

stato preferito il termine Dactylorhiza, scelta etimologica sicuramente più appropriata.<br />

Tale nome prende forma dalle parole greche dactylos, dito e rhiza, radice, con riferimento<br />

alla forma digitiforme <strong>del</strong>l’apparato radicale. Il primo ad usare questo termine<br />

fu N.J.V.Necker nel 1970. Si tratta di un genere istituito di recente e riunisce specie<br />

un tempo ricomprese in Orchis. Ad operare questa separazione è stato il botanico P.<br />

Vermeulen ed è fondata su importanti caratteri morfologici:<br />

1) Tuberi allungati, incisi o digitati.<br />

2) Brattee generalmente più lunghe <strong>del</strong>l’ovario, non membranacee.<br />

3) Infiorescenza, prima <strong>del</strong>la fioritura, non avvolta da una guaina.<br />

Se è abbastanza facile distinguere le specie che appartengono ai due generi citati,<br />

più problematica diventa la classificazione <strong>del</strong>le specie che appartengono al genere<br />

Dactylorhiza, soprattutto quelle che vivono in ambiente paludoso. Va fatto notare<br />

che, fino ad ora, i più famosi studiosi in materia non sono riusciti a dare esaurienti<br />

spiegazioni. Il motivo di questa confusione deriva dal fatto che tali specie sono in<br />

possesso di una variabilità sconcertante e in più si ibridano facilmente fra di loro; tali<br />

ibridi oltre a presentare caratteristiche intermedie tra i due genitori, sono in grado<br />

a loro volta di ibridarsi con altre specie, o con altri ibridi di diversa provenienza.<br />

Pertanto ci si trova di fronte a numerosi esemplari o ad intere popolazioni ai quali<br />

tentare di dare un nome diventa difficile se non addirittura impossibile. Nonostante<br />

queste problematiche, in questi anni sono state fatte in provincia alcune scoperte,<br />

nuove nella catena appenninica.<br />

Caratteri per identificare le specie presenti in provincia<br />

Pianta robusta, labello stretto, allungato .................................................... D. incarnata<br />

Fiori di colore porpora ± scuro, biancastri alla fauce <strong>del</strong>lo sperone .... D. lapponica<br />

Pianta slanciata, foglie maculate, fiori con labello trilobo, con lobi<br />

profondamente incisi ....................................................... D. maculata subsp fuchsii<br />

Pianta slanciata, fusto cavo ............................................................................ D. majalis<br />

Pianta con fiori aventi due tipi di colorazione: giallo, rosso ................... D. sambucina<br />

TRAUNSTEINERA REICHENBACH 1842<br />

Questo genere prende il nome dal farmacista-botanico austriaco Joseph Traunsteiner<br />

(1798-1850). A questo genere appartengono due sole specie: T. sphaerica (M.- Bieb.)<br />

Schlechter, specie tipica <strong>del</strong> Caucaso e <strong>del</strong>l’Anatolia; T. globosa (L.) Reichenbach. In Italia<br />

è presente la sola T. globosa. Un tempo questa specie veniva inserita nel genere Orchis<br />

col nome di O. globosa. La separazione di tale genere si fonda su alcune caratteristiche<br />

morfologiche evidenziabili nella forma globosa <strong>del</strong>l’infiorescenza e per la disposizione<br />

<strong>del</strong>le foglie, per la forma rudimentale <strong>del</strong>la borsicula. L’apparato radicale è formato da<br />

due tuberi interi, oblunghi, con alcune radichette uscenti alla base <strong>del</strong> fusto.<br />

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