Le orchidee spontanee del piacentino - Osservatorio Trebbia
Le orchidee spontanee del piacentino - Osservatorio Trebbia
Le orchidee spontanee del piacentino - Osservatorio Trebbia
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
LIMODORUM BOEHMER 1760<br />
Per quanto riguarda la derivazione <strong>del</strong> nome vi sono opinioni e pareri contrastanti.<br />
Limodorum deriverebbe dal nome greco leimodoron che significa dono <strong>del</strong> prato. Questo<br />
genere comprende tre sole specie: L. abortivum (L.) Swarts; L. trabutianum Battandier;<br />
L. brulloi Bartolo & Pulvirenti. In provincia è presente solo L. abortivum. Si tratta di<br />
una specie micotrofica. Per sviluppare il ciclo vitale la pianta vive in simbiosi con un<br />
fungo endotrofico. La clorofilla è ridotta al minimo. Non sono ancora chiari i rapporti<br />
troficonutrizionali che intercorrono tra questa specie e le specie arboree. L’apparato<br />
radicale è formato da un breve rizoma con numerose radici carnose.<br />
NEOTTIA GUETTARD 1750<br />
Il genere Neottia è formato da un numero esiguo di specie (8). L’unica conosciuta in<br />
Europa e in Italia è N. nidus-avis (L.) L.C.M. Richard. Il nome Neottia viene dal greco<br />
e significa “nido”; esso trova riscontro nella forma <strong>del</strong>le radici: queste infatti sono<br />
intrecciate a forma di “nido”. Si tratta di specie micotrofica, si nutre per via eterotrofa,<br />
consumando sostanze organiche presenti nel terreno e traendo inoltre alimento da<br />
un fungo (Rhizomorpha neottiae). Tale fungo è presente vicino a radici marcescenti.<br />
La pianta è in grado di diffondersi per via vegetativa.<br />
EPIPOGIUM GMELIN EX BORCKHAUSEN 1792<br />
Il nome generico Epipogium deriva dalle parole greche epi, sopra e pogon, barba e<br />
fa riferimento alla posizione <strong>del</strong> labello che, non essendo resupinato, si trova girato<br />
in alto. Infatti dai botanici antichi il labello veniva chiamato barba. Al genere sono<br />
assegnate due sole specie di cui una sola è presente in Europa: E. aphyllum Swartz. Si<br />
tratta di una specie micotrofica. La parte sotterranea è formata da un rizoma coralliforme<br />
munito di stoIoni filiformi, per mezzo dei quali avviene la propagazione per via<br />
vegetativa. All’apice di questi si formano dei bulbilli che staccandosi daranno vita ad<br />
un nuovo rizoma. Prima che da questo nuovo rizoma possa scaturire un fusto fiorifero<br />
dovrà passare molto tempo, circa 10 anni. La specie è in grado di svolgere il suo ciclo<br />
vitale completamente sottoterra. Intere popolazioni possono sparire completamente<br />
e ricomparire dopo parecchi anni. Questi fenomeni sono probabilmente da attribuire<br />
a fattori climatici.<br />
CORALLORHIZA CHATELAIN 1760<br />
Il nome generico Corallorhiza significa “radice a forma di corallo”. Questo infatti è<br />
l’aspetto <strong>del</strong> suo rizoma. Fanno parte di questo genere circa 12 specie diffuse in Europa,<br />
in Asia tropicale e nell’America <strong>del</strong> Nord. Una sola specie è presente in Europa: C.<br />
trifida Chatel. Per la sua struttura assai gracile, è specie che passa sovente inosservata.<br />
Diventa più visibile a fine fioritura quando gli ovari (verdi) si ingrossano creando più<br />
contrasto con l’ambiente circostante. È specie micotrofica.<br />
LISTERA R. BROWN 1813<br />
Il nome Listera è stato usato per la prima volta dal botanico Brown nel 1813 per ricordare<br />
M. Lister, naturalista inglese che visse nel XVII secolo. Esistono sulla terra circa<br />
25 specie distribuite prevalentemente nelle regioni temperate <strong>del</strong>l’Asia e <strong>del</strong>l’America<br />
settentrionale. <strong>Le</strong> uniche due specie europee, L. ovata (L.) R.BR. e L. cordata (L.) R.BR.<br />
sono presenti anche in Italia. Entrambe sono presenti in provincia. Queste due specie<br />
si caratterizzano per la presenza di sole 2 foglie opposte, fiori privi di sperone, labello<br />
notevolmente più lungo <strong>del</strong>le altre parti fiorali, colonna breve, rostello presente, viscidii<br />
e borsicole assenti. La parte sotterranea di questa specie è costituita da un rizoma<br />
disposto orizzontalmente nel terreno con numerose radici filiformi.<br />
Caratteri per identificare le specie presenti in provincia<br />
Pianta piccola, gracile, con 2 foglie piccole, opposte, cordate .... L. cordata<br />
Pianta robusta con 2 grandi foglie opposte, ovali con apice<br />
ottuso ............................................................................................... L. ovata<br />
SPIRANTHES L.C.M. RICHARD 1817<br />
Spiranthes deriva dalle parole greche speira, spira e anthos, fiore. Tale genere è stato<br />
istituito nel 1818 dal botanico Richard. Questa denominazione è indubbiamente molto<br />
appropriata, in quanto fa riferimento ad uno dei rari esempi che la natura ci offre di<br />
infiorescenza spiralata. Sono circa 80 le specie diffuse sulla terra. Principalmente<br />
in America <strong>del</strong> Nord, Australia, Nuova Zelanda. Alla flora europea appartengono<br />
le seguenti 3 specie: S. spiralis (L.) Chevall, S. aestivalis (Poiret) L.C.M. Richard, S.<br />
romanzoffiana Cham. Una quarta specie S. sinensis (Pers.) Ames è probabilmente presente<br />
in Russia nella zona degli Urali centrali. Fanno parte <strong>del</strong>la flora italiana soltanto<br />
le prime due specie citate, di cui solo <strong>del</strong>la prima attualmente è accertata la presenza<br />
in provincia.<br />
GOODYERA R. BROWN 1813<br />
Il nome generico è in onore <strong>del</strong> botanico inglese J. Goodyer vissuto nel XVII secolo. A<br />
questo genere appartengono circa 80 specie localizzate in America <strong>del</strong> Nord e Centrale,<br />
in Australia Settentrionale e in Asia. L’unica specie europea è G. repens (L.) R.Br. Fino a<br />
pochi anni fa si pensava che questa orchidea fosse presente solo nelle regioni <strong>del</strong>l’arco<br />
alpino. La presenza sul nostro Appennino è dovuta all’opera <strong>del</strong>l’uomo. Attualmente<br />
infatti la si trova in quasi tutti gli impianti forestali di conifere che abbiano raggiunto<br />
un certo numero di anni e dove sia presente un soffice strato di aghi marcescenti.<br />
Si propaga molto facilmente per via vegetativa. L’apparato radicale è formato da un<br />
rizoma superficiale provvisto di stoloni che producono <strong>del</strong>le rosette di foglie; da queste<br />
solo al secondo anno si svilupperà uno stelo fiorifero. Con questo rapido sistema<br />
di propagazione si possono formare vaste colonie di individui. Ma come è veloce la<br />
colonizzazione, altrettanto veloce è la sua sparizione: tra le cause c’è l’avanzamento<br />
<strong>del</strong>lo strato arbustivo, formato prevalentemente da rovi, rosa canina, prunus, ecc., ma<br />
soprattutto dal brachipodium, una graminacea che invade velocemente i sottoboschi<br />
radi e luminosi, dove di solito G. repens vive.<br />
32 33