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Le orchidee spontanee del piacentino - Osservatorio Trebbia

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Particolare <strong>del</strong>la radice di Neottia nidus-avis<br />

nelle foglie, di materiali organici, durante<br />

il periodo vegetativo.<br />

Se prendiamo, ad esempio, l’apparato<br />

radicale di una Orchis o di una Ophrys a<br />

fine fioritura, si noterà che è formato da<br />

due tuberi. Uno scuro e raggrinzito, che<br />

ha dato origine alla pianta <strong>del</strong>l’annata.<br />

L’altro, chiaro e turgido, darà vita ad una<br />

nuova pianta, l’anno successivo. All’inizio<br />

<strong>del</strong>l’autunno, epoca in cui molte <strong>orchidee</strong><br />

emettono i primi abbozzi, con un attento<br />

esame si potrà notare in questi la struttura<br />

<strong>del</strong>le foglie, <strong>del</strong> fusto e dei fiori già formati.<br />

A questo punto si può certamente<br />

affermare che gran parte <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>le<br />

<strong>orchidee</strong> avviene sottoterra. <strong>Le</strong> capacità<br />

<strong>del</strong>le radici non finiscono qui. Quando<br />

le condizioni ambientali sono sfavorevoli,<br />

possono sopravvivere per anni e anni senza<br />

o quasi tradire la loro presenza. Quando<br />

le condizioni di normalità vengono ristabilite<br />

(es. il bosco viene tagliato e i raggi<br />

<strong>del</strong> sole tornano a risplendervi), ecco che<br />

il ciclo normale riprende e si hanno abbondanti<br />

fioriture. Questi fenomeni sono<br />

dovuti alla scarsa quantità di sostanze di<br />

riserva accumulate. Si manifestano tutte le<br />

volte che qualche agente esterno agisce<br />

negativamente sul loro ciclo vitale.<br />

<strong>Le</strong> forme sono più o meno rotondeggianti<br />

nei generi Orchis, Ophrys, Himantoglossum,<br />

Serapias, Anacamptis, Platanthera e<br />

Traunsteinera; digitati o suddivisi in due<br />

Particolare <strong>del</strong>la radice di Dactylorhiza maculata<br />

Particolare <strong>del</strong>la radice di Corallorhiza trifida<br />

o quattro parti nei generi Dactylorhiza,<br />

Gymnadenia, Nigritella e Coeloglossum.<br />

Sono fusiformi nei generi Spiranthes e<br />

Pseudorchis. Nei generi Epipactis, Listera,<br />

Cephalanthera e Limodorum, le radici sono<br />

dei rizomi disposti orizzontalmente nel<br />

terreno con numerose radici carnose. Il<br />

rizoma in Corallorhiza e Epipogium è a<br />

forma di corallo.<br />

La forma certamente più curiosa è data<br />

dall’apparato radicale <strong>del</strong> genere Neottia.<br />

Esso infatti è costituito da numerose radici<br />

carnose fittamente intrecciate.<br />

Nell’antichità i tuberi di queste piante venivano<br />

mangiati e gli si attribuivano poteri<br />

magici. La presenza dei tuberi ovaliformi<br />

<strong>del</strong>le specie <strong>del</strong> genere Orchis ha suggerito<br />

originariamente il nome Orchis (dal greco<br />

= testicolo), da cui deriva anche il nome<br />

<strong>del</strong>l’intera famiglia.<br />

Il fusto<br />

<strong>Le</strong> <strong>orchidee</strong> sono piante erbacee perenni,<br />

pertanto il loro fusto alla fine di ogni ciclo<br />

vegetativo si dissecca e muore.<br />

In alcuni casi bastano meno di due mesi<br />

perché tale ciclo inizi, si sviluppi, si completi<br />

e sparisca senza lasciare tracce in superficie.<br />

Non è comunque raro osservare fusti<br />

rinsecchiti di annate precedenti accanto a<br />

nuovi individui in piena fioritura.<br />

Il fusto non è ramificato e si presenta<br />

costantemente eretto, cilindrico o angoloso.<br />

L’altezza è molto variabile, va dai 5<br />

ai 20 cm nelle specie alpine, dai 30-40<br />

ai 60-70 nelle altre specie. In alcuni casi,<br />

abbastanza rari, può superare il metro.<br />

Questo è il caso di Epipactis helleborine<br />

e di Gymnadenia conopsea var. densi flora.<br />

Il colore è generalmente verde o leggermente<br />

arrossato tranne che nelle specie<br />

mico-saprofite; in questo caso il colore è<br />

giallastro o bruno-violaceo. A volte è cavo,<br />

come ad esempio in Dactylorhiza majalis.<br />

<strong>Le</strong> foglie e le brattee<br />

Nelle <strong>orchidee</strong>, come in tutte le piante<br />

verdi, le foglie adempiono alla fondamentale<br />

funzione <strong>del</strong>la sintesi clorofilliana che<br />

consente, mediante l’energia <strong>del</strong>la luce<br />

solare, la trasformazione di sostanze semplici,<br />

quali l’acqua e l’anidride carbonica,<br />

in sostanze organiche complesse utili allo<br />

sviluppo <strong>del</strong> ciclo vitale. Pur mantenendosi<br />

nelle caratteristiche generali <strong>del</strong>le monocotiledoni<br />

a cui appartengono, le foglie<br />

<strong>del</strong>le orchidacee hanno una morfologia<br />

piuttosto variabile. La forma è sottile ed allungata<br />

nelle specie alpine, ovale e lanceolata<br />

nelle altre specie. Sono sempre intere<br />

e glabre e, a seconda <strong>del</strong>la posizione che<br />

occupano sul fusto, si distinguono in basali<br />

o caulinari. <strong>Le</strong> prime sono generalmente<br />

più grandi, le seconde sono più piccole e<br />

decrescono in grandezza dal basso verso<br />

l’alto. Il colore varia, dal verde più o meno<br />

scuro, al verde glauco <strong>del</strong>le Ophrys, al verde<br />

con macchie nerastre o bruno-violacee<br />

(es. Dactylorhiza maculata, Dactylorhiza<br />

majalis e Orchis provincialis).<br />

Fanno eccezione le foglie <strong>del</strong>le specie<br />

micotrofiche le quali sono ridotte a scaglie<br />

o guaine di colore violaceo o giallicce o<br />

grigiastre. Se si osserva con una certa<br />

attenzione una pianta di orchidea in fiore,<br />

si può notare che, in corrispondenza <strong>del</strong>l’ascella<br />

<strong>del</strong> peduncolo fiorale, vi è sempre<br />

una specie di fogliolina, a volte più lunga<br />

<strong>del</strong>lo stesso fiore, a volte ridotta a piccola<br />

scaglia: si chiama brattea. Questo organo,<br />

apparentemente insignificante, ha una<br />

funzione esclusivamente protettiva nei<br />

confronti <strong>del</strong> fiore, soprattutto quando<br />

questi è in boccio.<br />

La sua forma rapportata a quella dei fiori<br />

e degli ovari costitui-sce un importante<br />

elemento diagnostico al fine di determinare<br />

la specie.<br />

18 19<br />

e<br />

b<br />

h<br />

Apparato radicale di: a-Epipogium aphyllum,<br />

b-Orchis ustulata, c-Dactyloriza maculata,<br />

d-Goodyera repens, e-Oprhys fuciflora,<br />

f-Corallorhiza trifida, g-Epipactis helleborine,<br />

h-Spirantes spiralis.<br />

a<br />

d<br />

f<br />

g<br />

c<br />

Il fiore<br />

I fiori <strong>del</strong>le <strong>orchidee</strong> sono ermafroditi, cioè<br />

sono formati da organi che producono<br />

polline e organi che producono cellule uovo.<br />

La struttura è di forma esclusiva, non ha<br />

riscontri infatti in altre famiglie <strong>del</strong> Regno<br />

Vegetale. L’involucro florale o perigonio<br />

è costituito da sei pezzi disposti su due<br />

piani di inserzione, in gruppi di tre. Tali<br />

elementi vengono chiamati tepali; esterni<br />

o interni a seconda <strong>del</strong>la posizione che<br />

occupano. Per semplicità alcuni autori usano<br />

chiamare sepali i tepali esterni e petali<br />

quelli interni. Il tepalo mediano interno è<br />

sempre diverso e rappresenta la parte più<br />

vistosa e più grande <strong>del</strong>l’intero fiore. Esso<br />

si chiama labello e può essere intero o più<br />

o meno lobato, come ad esempio nei generi<br />

Dactylorhiza, Orchis, Anacamptis, ecc.<br />

Può avere <strong>del</strong>le gibbosità e raffigurare le

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