Le orchidee spontanee del piacentino - Osservatorio Trebbia
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OPHRYS SPHEGODES MILLER 1768<br />
Ophrys aranifera Hudson<br />
Etimologicamente sphegodes deriva dal greco<br />
sphex, sphekos, e si riferisce al labello: signifi ca<br />
infatti simile a vespa. I fi ori di questa specie,<br />
subito dopo l’antesi, tendono a perdere vivacità<br />
nei colori. Inoltre le piante vengono spesso<br />
danneggiate dalle gelate tardive.<br />
Pianta<br />
Da 10 a 45-50 cm. Fusto esile.<br />
Fioritura<br />
Da fi ne Febbraio ad Aprile.<br />
Foglie<br />
Da 3 a 6, di colore verde chiaro, con sfumature grigiastre, le basali riunite in<br />
rosetta, oblungo-lanceolate, con apice mucronato; le superiori, strettamente<br />
lanceolate, avvolgenti il fusto.<br />
Infiorescenza<br />
Lassa. Brattee più lunghe <strong>del</strong>l’ovario, le inferiori; le superiori, mai più corte<br />
<strong>del</strong>l’ovario.<br />
Fiori<br />
Sepali lunghi da 9 a 14 mm, larghi da 4 a 6 mm, generalmente verde-chiaro,<br />
talvolta sfumati di bruno, concavi, ovale-oblunghi, con bordo revoluto;<br />
laterali patenti; il mediano eretto o piegato obliquamente in avanti; petali<br />
lunghi da 4 a 10 mm, larghi da 3 a 5 mm, di colore giallastro o brunastro,<br />
lineare-lanceolati, ottusi, con margine ondulato. Labello lungo da 10 a 16<br />
mm, largo da 9 a 15 mm, munito di una fi tta pelosità marginale, variabilissimo<br />
per colorazione e forma, intero, raramente trilobo, convesso, con gibbosità<br />
basali più o meno pronunciate, vellutato, di colore bruno o bruno-rossastro.<br />
Disegno a forma di “H” o talvolta di forma più complicata, di colore<br />
brunastro, blu scuro o blu violetto. Spesso presente una piccola appendice<br />
apicale. Cavità stigmatica ampia, arrotondata, munita di due ocelli lucenti.<br />
Ginostemio con connettivo corto, da acuto a ottuso. Ovario verde chiaro,<br />
cilindrico, leggermente ritorto. 2n=36<br />
Status<br />
Questa entità è quella che, nel genere Ophrys, ha subito<br />
la più drastica perdita di esemplari da vent’anni<br />
a questa parte. I motivi sono presumibilmente i<br />
soliti: perdita di ambienti a causa di infestanti,<br />
presenza massiccia <strong>del</strong> cinghiale.<br />
Diffusione<br />
Euro-mediterranea. In Italia: in tutto<br />
il territorio; in provincia: nella fascia<br />
collinare.<br />
Ambiente<br />
Terreni incolti, frane più o meno assestate<br />
su suolo preferibilmente calcareo.<br />
G F M A M G L A S O N D<br />
Note<br />
In una stazione in Val Tidone (Rocca d’Olgisio),<br />
dove esiste un particolare microclima<br />
di tipo mediterraneo, la fi oritura inizia<br />
di solito già a fi ne febbraio. E’ specie<br />
dotata di un notevole polimorfi smo: ad<br />
essa vengono attribuite numerose sottospecie<br />
e varietà, alcune <strong>del</strong>le quali, fi no a<br />
pochi anni fa, erano presenti all’interno<br />
dei normali popolamenti:<br />
- O. sphegodes subsp. sphegodes Miller.<br />
- O. sphegodes subsp. litigiosa (Camus)<br />
Bechereri<br />
- O. sphegodes subsp. garganica Nelson<br />
La presenza, sul territorio provinciale, di<br />
sottospecie e varietà non era un tempo<br />
affatto rara. Nella fase di rarefazione che<br />
sta subendo la specie, però, queste varianti<br />
sembrano essere le più vulnerabili,<br />
tant’è che, anno dopo anno, i popolamenti<br />
si presentano sempre più puri, privi<br />
<strong>del</strong>la consueta variabilità.<br />
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