La Biodiversità del Terminillo - Lynx - Natura & Ambiente
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verso l’aldilà. <strong>La</strong> montagna, che si configura come luogo di ascesa spirituale<br />
ma anche arena di azione e ardimento (l’uomo che si arrampica), secondo il<br />
filosofo René Dumal mette in opera una sorta di metafisica pratica, l’ascensione:<br />
quando diviene ascesi affranca i muscoli dalla fatica e si giunge alla<br />
conquista contemplativa <strong>del</strong>la vetta e di se stessi.<br />
Nel XII secolo San Bonaventura, autore di un Itinerarium mentis in Deum,<br />
notava Ascender in montem, id est in eminentiam mentis. Salire dunque voleva<br />
dire saggiare il corpo e lo spirito. Anche Dante dopo essersi tuffato<br />
nell’abisso infernale per conoscere il male e superarlo, opera la propria purificazione<br />
salendo, di grado in grado, su per il monte Purgatorio, verso il<br />
Paradiso terrestre che gli schiuderà la vista dei cieli; anch’egli cresce in salita,<br />
libero e leggero, tanto da avvertire sempre meno il far<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> proprio<br />
corpo. <strong>La</strong> montagna è il passaggio verso l’alto, <strong>del</strong>la rilevazione e <strong>del</strong> dono:<br />
sopra Poggio Bustone, San Francesco riceve da Dio conferme <strong>del</strong>la propria<br />
conversione, come Petrarca giungerà al momento risolutivo <strong>del</strong>la propria<br />
crisi spirituale ascendendo al monte Ventoso, in Provenza. Lo sguardo diviene<br />
puro di fronte al paesaggio montano, corre libero dalle stagnazioni<br />
e incrostazioni che la pianura ha creato. Il Discorso <strong>del</strong>la Montagna, il<br />
sermone rivolto da Gesù ai suoi discepoli, riportato nel Vangelo secondo<br />
Matteo 5,1-7,28 è uno dei messaggi più forti <strong>del</strong> Cristianesimo.<br />
Nel libro, Il Monte Analogo di Daumal, la montagna ha una cima inaccessibile<br />
ma una base accessibile. Questo incontro tra azione e contemplazione<br />
è uno dei principi guida di uno dei più grandi alpinisti, l’italiano Walter<br />
Bonatti. Recentemente scomparso, faceva la cronaca <strong>del</strong>le sue prodigiose<br />
scalate descrivendo la sintesi tra sforzo fisico e tensione morale, un infinito<br />
che è dentro e che utilizza le vette e l’ascesa per venire a galla. Sempre<br />
Daumal scriveva: Non si può restare sempre sulle vette, bisogna ridiscendere...<br />
A che pro, allora? Ecco: l’alto conosce il basso, il basso non conosce l’alto:<br />
salendo, devi prendere nota <strong>del</strong>le difficoltà <strong>del</strong> tuo cammino; finché sali, puoi<br />
vederle. Nella discesa, non le vedrai più, ma saprai che ci sono, se le avrai<br />
osservate bene. Si sale, si vede. Si ridiscende, non si vede più; ma si è visto.<br />
Esiste un’arte di dirigersi nelle regioni basse per mezzo <strong>del</strong> ricordo di quello<br />
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