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La Biodiversità del Terminillo - Lynx - Natura & Ambiente

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Così se ci si domanda a chi appartiene la cultura <strong>del</strong>le montagne reatine, la<br />

risposta è semplice: senza dubbio alla gente che nei secoli ha popolato la corona<br />

di paesi che circonda i monti reatini. Gioielli che al viaggiatore restituiscono<br />

la lentezza e la saggezza <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong>la montagna, di quel modus<br />

vivendi che fino agli anni Sessanta ancora sussisteva incontrastato le valli e i<br />

boschi di questi monti.<br />

Fin dall’età <strong>del</strong> bronzo sono state rilevate tracce <strong>del</strong>l’uomo, almeno sulle pendici<br />

<strong>del</strong>la montagna. Con il passare <strong>del</strong> tempo la presenza umana è aumentata,<br />

grazie alla romanizzazione <strong>del</strong>la Sabina ad esempio, ma è con l’incastellamento<br />

medioevale che si evolve in una vera e propria occupazione di tutti i<br />

versanti dei Monti Reatini, le cui vestigia è possibile vedere ancora oggi. Dai<br />

paesi pedemontani, ci si spostava in alto con eremi, chiesette, stazzi, terrazzamenti,<br />

roccaforti, vedette e si attraversavano valichi fino ai 1900 metri, la<br />

presenza umana era paradossalmente più viva allora di quella di oggi.<br />

Poi, nel Settecento inizia una nuova frequentazione, c’è il Gran Tour, i rampolli<br />

<strong>del</strong>le nobili famiglie viaggiano cercando le bellezze artistiche ma anche<br />

avventure tra le montagne appenniniche. I Monti Reatini rimanevano fuori<br />

dai grandi circuiti più famosi, tuttavia anche qui giungono le pulsioni <strong>del</strong> romanticismo<br />

che vede nei paesaggi montani un’inesauribile fonte d’ispirazione,<br />

portò tra queste montagne viaggiatori, artisti, letterati e scienziati.<br />

Una <strong>del</strong>le figure che ci ha lasciato, con i suoi disegni e scritti, una testimonianza<br />

preziosa <strong>del</strong> tempo è l’inglese Edward Lear, fa un bellissimo racconto<br />

di queste montagne le descrive impervie, però guardandole da lontano,<br />

senza addentrarsi, altrimenti avrebbe scoperto che sui passi, nelle valli era<br />

un pullulare di attività e quei luoghi erano molto familiari alle popolazioni<br />

dei paesi pedemontani. Invece un uomo che farà una conoscenza più approfondita,<br />

e giungendo sino alla vetta più alta è il naturalista olandese Joakim<br />

Frederik Schouw, un autorevole botanico che farà una ricognizione naturalistica<br />

<strong>del</strong>l’area, di fatto iniziando l’esplorazione naturalistica dei Monti Reatini.<br />

Nell’Ottocento e poi in maniera più decisa nel Novecento inizia una<br />

frequentazione <strong>del</strong>la montagna completamente slegata dalle esigenze ma-

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