La Biodiversità del Terminillo - Lynx - Natura & Ambiente
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Una <strong>del</strong>le farfalle diurne più comuni è il Tabacco di Spagna<br />
Argynnis paphia, nell’immagine posata su una pianta di cardo<br />
rosso Cardus nutans.<br />
ne <strong>del</strong>le politiche di conservazione e alla reinterpretazione<br />
di una legislazione ormai inadeguata.<br />
Il 5 giugno 1992 a Rio de Janeiro è sottoscritta<br />
la Convenzione Internazionale sulla Diversità<br />
Biologica, ratificata poi nel 1993 dalla Comunità<br />
Europea. Quest’accordo sancisce un concetto<br />
fondamentale: la tutela <strong>del</strong>la biodiversità è una<br />
parte inscindibile <strong>del</strong> processo economico e sociale<br />
di un territorio. L’Unione Europea crea la<br />
Rete <strong>Natura</strong> 2000, un programma per lo studio,<br />
la tutela e la valorizzazione <strong>del</strong>le specie e degli<br />
habitat più importanti. Anche nei Monti Reatini<br />
sono individuati gli elementi naturali più sensibili<br />
o rari e sulla base di questi create le aree<br />
di tutela. Su alcuni di essi sono stati sviluppati<br />
Piani di Gestione e progetti di studio e divulgazione<br />
per far conoscere la biodiversità ma anche<br />
per promuovere un nuovo e più coinvolgente approccio<br />
alla conservazione.<br />
Così oggi, in termini di biodiversità, c’è una visione<br />
chiara sia sulla conoscenza degli elementi<br />
naturali sia sulle azioni da attuare per la loro tutela.<br />
Simboli rappresentativi di questa tutela sono<br />
le specie d’interesse comunitario e in particolare<br />
quelle che nell’immaginario collettivo rappre-<br />
sentano la natura selvaggia: dai lupi alle faggete<br />
monumentali, dai fiori che crescono in alta quota<br />
agli anfibi, dalla miriade di farfalle e coleotteri ai<br />
rapaci che nidificano tra le pareti di roccia.<br />
Tuttavia ci sono due specie che richiamano più di<br />
ogni altro elemento la sensazione di wilderness<br />
nei Monti Reatini: nel panorama vegetale la Betulla,<br />
in quello animale l’Aquila reale. <strong>La</strong> Betulla, specie<br />
relitta diffusasi in Italia durante le glaciazioni<br />
è presente solo nel versante nord <strong>del</strong> <strong>Terminillo</strong>,<br />
tra i massi <strong>del</strong>la morena postglaciale (Pleistocene<br />
sup.) e la faggeta. Le betulle sopravvivono in formazioni<br />
arbustive, sotto la parete nord <strong>del</strong> <strong>Terminillo</strong><br />
e ci riportano ad un periodo in cui i Monti<br />
Reatini erano ricoperti dai ghiacci e, tra i boschi<br />
di faggio, acero, abete bianco e betulla, ancora si<br />
aggiravano orsi, lupi, cavalli selvatici e mammut.<br />
L’Aquila reale invece, ci testimonia ancora oggi<br />
un ambiente sano, il suo nido ricavato su pareti<br />
strapiombanti è il simbolo chiaro di una montagna<br />
affascinante e severa, di una natura incontaminata<br />
che in parte oggi è scomparsa, ma che<br />
guardando questo superbo rapace volteggiare<br />
sulle alte valli è possibile richiamare, consapevoli<br />
che per la regina di questi cieli nulla è cambiato.<br />
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