La Biodiversità del Terminillo - Lynx - Natura & Ambiente
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I costoni <strong>del</strong>la Valle Scura conservano gli ambienti<br />
più preziosi <strong>del</strong> <strong>Terminillo</strong><br />
ne barometrica <strong>del</strong>la vetta, risultò di 2150 metri<br />
e la chiamò <strong>Terminillo</strong> grande, (R. Marinelli-Il<br />
<strong>Terminillo</strong>, storia di una montagna - Il Velino).<br />
Con lui inizia un nuovo sistematico studio <strong>del</strong>la<br />
geologia, <strong>del</strong>la flora e <strong>del</strong>la fauna reatina, anche<br />
se le scienze naturali ancora non avevano la divisione<br />
disciplinare che avrebbe iniziato a distinguerle<br />
dai primi <strong>del</strong> Novecento.<br />
Così negli anni venti il geologo Lotti, Presidente<br />
<strong>del</strong>la Società Geologica Italiana, avviò lo studio<br />
<strong>del</strong>la geologia dei Monti Reatini secondo la concezione<br />
moderna <strong>del</strong>le scienze <strong>del</strong>la terra, Giuliano<br />
Montelucci sistematizzò la conoscenza <strong>del</strong>la<br />
flora dei Monti Reatini. Sempre nell’immediato<br />
dopoguerra fu fondato il Centro Appenninico<br />
<strong>del</strong> <strong>Terminillo</strong>, per iniziativa <strong>del</strong>lo scienziato reatino<br />
Carlo Jucci; il primo erbario custodito presso<br />
il museo di quella che in seguito sarebbe diventata<br />
la foresteria <strong>del</strong> Centro di ricerca reatino,<br />
conteneva già mille esemplari e, di fatto catalizzò<br />
l’interesse di molti studiosi, entomologi, erpetologi,<br />
ornitologi che cominciarono a riempire le<br />
lacune di conoscenza, ma anche a meravigliarsi<br />
<strong>del</strong>la varietà di ambienti, a volte rari, presenti su<br />
queste montagne. Per quanto concerne lo studio<br />
<strong>del</strong>l’ornitofauna va ricordato il contributo, sia in<br />
termini scientifici sia culturali, <strong>del</strong> Dott. A. Augusto<br />
Di Carlo che per alcuni anni fu medico<br />
condotto a Leonessa.<br />
Arriviamo ai giorni nostri in cui alla consapevolezza<br />
<strong>del</strong> valore <strong>del</strong>la biodiversità si unisce il rischio<br />
<strong>del</strong>la sua scomparsa. Negli anni Ottanta<br />
anche a Rieti la parola ecologia comincia a farsi<br />
sentire attraverso l’impegno degli ambientalisti.<br />
Oltre alla strenua difesa <strong>del</strong>la montagna dagli ultimi<br />
attacchi “cementificatori”, questi cercano di<br />
divulgare i valori <strong>del</strong>la biodiversità per far conoscere<br />
alla grande massa di turisti che sarebbe stato<br />
sufficiente fare capolino dietro i casermoni di<br />
Pian dé Valli per scorgere quella natura che ormai<br />
appare solo nei documentari televisivi.<br />
Infatti, già nel 1988 con la pubblicazione <strong>del</strong> volume<br />
<strong>Terminillo</strong> Anno Zero, da parte di W.W.F e<br />
CAI, veniva rilevato come la percezione <strong>del</strong> <strong>Terminillo</strong><br />
doveva essere più legato agli aspetti naturali<br />
che a quelli di “Montagna di Roma”.<br />
Tuttavia, a livello planetario, si stava affermando<br />
una nuova visione nella gestione <strong>del</strong>l’ambiente<br />
che a breve avrebbe portato a una riformulazio-