La Biodiversità del Terminillo - Lynx - Natura & Ambiente
La Biodiversità del Terminillo - Lynx - Natura & Ambiente La Biodiversità del Terminillo - Lynx - Natura & Ambiente
Ululone appenninico Si tratta di un anuro raro e localizzato in forte decremento, nel Lazio, assieme alla Salamandra giallo nera, è la specie di anfibio maggiormente minacciata di estinzione. Numerose popolazioni note fino agli anni ’70 del XX secolo non sono più state confermate soprattutto nelle aree planiziali in cui l’intervento antropico è risultato più intenso. La vulnerabilità di gran parte delle popolazioni del Lazio, come ad esempio di alcune del Reatino, è dettata, inoltre, dal modesto numero di individui adulti di cui sono costituite. Specie diurna, eliofila e termofila, attiva da marzo ad ottobre con un picco di attività, nel Lazio, concentrato nel bimestre maggio-giugno. I siti riproduttivi consistono prevalentemente in piccole raccolte d’acque poco profonde, spesso soleggiate e caratterizzate da prosciugamenti estivi. Si rinviene anche nell’alto corso di ruscelli ed in abbeveratoi. Le uova sono deposte in gruppi di qualche decina di unità e lo sviluppo larvale può eccezionalmente completarsi in poco più di un mese. La colorazione addominale particolarmente vistosa della specie costituisce un segnale di avvertimento per i suoi potenziali predatori; infatti, qualora disturbato o attaccato, assume una strana posizione difensiva, coprendo gli occhi con gli arti anteriori, inarcando la schiena e sollevando gli arti anteriori verso l’alto e rendendo visibile quindi la colorazione ventrale giallo-nera. Inizia quindi a secernere dalle ghiandole cutanee una secrezione bianca vischiosa, dal vago odore di aglio, che per contatto, può causare ulcerazioni e irritazioni alla pelle e alle mucose del momentaneo “nemico”, facendolo desistere dall’attacco. Nei Monti Reatini, è stato segnalato presso Valle Avanzana e Pian de’Valli (AA. VV., 2004a). Le piccole e frammentate popolazioni laziali sono sottoposte a potenziali fenomeni di inbreeding e di isolamento riproduttivo. 108 109 Vipera di Orsini E’ una delle specie di serpenti maggiormente minacciata di estinzione in Italia. Esclusiva dei pascoli di alta quota, ove vive intorno ai pulvini prostrati di ginepro. In particolare, predilige le aree dove i cespugli di ginepro sono molto aggregati, di ampio diametro (> 6 m), e interconnessi tra loro (Filippi & Luiselli, 2004). Esclusivamente diurna, esce di rado dai pulvini di ginepro ed è pertanto di solito difficile da osservare anche in aree dove è ancora abbondante. Il ciclo riproduttivo è biennale, e le femmine partoriscono in agosto 3-4 piccoli vivi. L’accoppiamento avviene in maggio, e i maschi lottano per il possesso delle femmine mediante ‘danze rituali’ piuttosto spettacolari. Il ciclo trofico è costituito da due fasi (Agrimi & Luiselli, 1992): in primavera si nutrono solo le femmine, che catturano lucertole e arvicole neonate mentre in estate si nutrono sia i maschi che le femmine e le prede principali sono gli ortotteri atteri. La specie è rarissima nel Lazio, dove sono conosciute solo tre popolazioni (Luiselli 2004). La popolazione delle Montagne della Duchessa è costituita da poche decine di individui adulti; quella del Terminillo è quasi estinta (non sono stati catturati esemplari vivi negli ultimi cinque anni) e quella del versante laziale del Parco Nazionale d’ Abruzzo è a status sconosciuto, essendo stato catturato un solo esemplare a circa 2000 m di altitudine. Tutte le misure tese a salvaguardare le aree di pascolo d’alta quota ove la specie vive sono direttamente utili alla tutela di questo viperide. Particolare attenzione deve essere posta al contenimento del sovrappascolo e del traffico veicolare in alta quota. La popolazione presente sul Terminillo vive in un’area attraversata da una strada d’alta quota abbastanza trafficata e uno degli ultimi esemplari raccolti fu trovato investito nel luglio del 1997 (Luiselli, 2008).
Aquila reale Falco pellegrino L’ Aquila reale occupa nel Lazio gli ambienti montani a scarsa antropizzazione con orografia movimentata e versanti fortemente acclivi. Ogni coppia nidificante possiede un territorio che può arrivare a 250 km 2 e comprende vari tipi di habitat quali le formazioni rupestri per lo più calcaree, le praterie cacuminali, i boschi e le aree con vegetazione arbustiva rada. Prevalentemente il periodo riproduttivo inizia nel mese di marzo e si conclude in quello di luglio. La specie preda elettiva è la Lepre (Lepus sp.) che può arrivare a coprire il 70% in biomassa dell’alimentazione del rapace (Borlenghi, 2008). Più in generale preda mammiferi di piccole e medie dimensioni, compresi alcuni ungulati domestici quali agnelli e capretti; la dieta comprende anche uccelli e rettili. Nella stagione invernale la specie è moderatamente necrofaga. Considerata minacciata nella Lista Rossa regionale (Calvario et al., 2011), nel Lazio la consistenza della specie è stimata in otto coppie nidificanti stabili e 2 di nuova formazione ed i Monti Reatini con le loro due coppie di adulti e la presenza di alcuni individui immaturi ne ospitano una consistente porzione della popolazione regionale (Borlenghi, 2011). Una criticità rilevante per la specie è dovuta alla realizzazione di impianti eolici in vicinanza dei siti riproduttivi come anche importante è il mantenimento di significative estensioni di zone aperte in quota, utilizzate a scopi trofici dalla specie, libere da qualsiasi disturbo e/o attività sportiva. Per quanto riguarda il disturbo indiretto e gli abbattimenti illegali si deve operare verso un miglior controllo del territorio da parte degli organismi preposti. Infine, il rischio di elettrocuzione con gli elettrodotti deve trovare mitigazione in opere di modifica di alcune infrastrutture impiantistiche. 110 111 Grande falcone dalla struttura compatta e robusta che nel Lazio nidifica in vari ambienti: dalle falesie costiere alle pareti rocciose in zone montane, dalle scarpate tufacee a quelle di arenaria, nonché su edifici in aree urbane e industriali. La distribuzione altimetrica dei siti di nidificazione evidenzia una preferenza per le aree poste fino a 250 m s.l.m. e comunque entro i 1000 m s.l.m., oltre questa quota le segnalazioni subiscono un netto decremento, fino ad arrivare alla quota massima registrata nel Lazio di 1300 metri s.l.m. Il nido è costituito da cavità o cenge poste nelle zone sommitali o mediane delle pareti rocciose, direttamente sul terreno o all’interno di nidi abbandonati di Aquila reale e Corvo imperiale. Gli adulti occupano il sito gia in gennaio-febbraio e la deposizione avviene in marzo-aprile. Le covate sono formate da 3-4 uova che vengono incubate principalmente dalla femmina per un periodo di 28-33 giorni. L’allevamento della prole dura 40 giorni dopo i quali avviene l’involo, evento che si verifica generalmente nei mesi di maggio e giugno. Il successo riproduttivo medio è di 2,3 giovani involati per coppia che ha allevato giovani (Brunelli, 2007, 2008). La dieta è costituita quasi esclusivamente da uccelli, che cattura in volo, anche di taglia medio-grande. In passato i principali fattori di minaccia erano costituiti dalla persecuzione diretta e dal furto di piccoli e uova. Altri fattori limitanti sono costituiti dal disturbo provocato dall’attività venatoria presso i siti di nidificazione, dall’impatto con le linee elettriche, dall’arrampicata sportiva. Un ulteriore fattore di rischio può essere rappresentato dagli impianti eolici. Anche in termini di consistenza numerica vi è stato un forte incremento, passando dalle 25-30 coppie stimate negli anni’80 alle attuali 92-106 (Brunelli et al., 2007), sui Monti Reatini sono presenti 4 coppie nidificanti.
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Aquila reale Falco pellegrino<br />
L’ Aquila reale occupa nel <strong>La</strong>zio gli ambienti montani a scarsa antropizzazione<br />
con orografia movimentata e versanti fortemente acclivi. Ogni coppia<br />
nidificante possiede un territorio che può arrivare a 250 km 2 e comprende<br />
vari tipi di habitat quali le formazioni rupestri per lo più calcaree,<br />
le praterie cacuminali, i boschi e le aree con vegetazione arbustiva rada.<br />
Prevalentemente il periodo riproduttivo inizia nel mese di marzo e si conclude<br />
in quello di luglio. <strong>La</strong> specie preda elettiva è la Lepre (Lepus sp.) che<br />
può arrivare a coprire il 70% in biomassa <strong>del</strong>l’alimentazione <strong>del</strong> rapace<br />
(Borlenghi, 2008). Più in generale preda mammiferi di piccole e medie<br />
dimensioni, compresi alcuni ungulati domestici quali agnelli e capretti; la<br />
dieta comprende anche uccelli e rettili. Nella stagione invernale la specie<br />
è moderatamente necrofaga. Considerata minacciata nella Lista Rossa regionale<br />
(Calvario et al., 2011), nel <strong>La</strong>zio la consistenza <strong>del</strong>la specie è stimata<br />
in otto coppie nidificanti stabili e 2 di nuova formazione ed i Monti<br />
Reatini con le loro due coppie di adulti e la presenza di alcuni individui<br />
immaturi ne ospitano una consistente porzione <strong>del</strong>la popolazione regionale<br />
(Borlenghi, 2011). Una criticità rilevante per la specie è dovuta alla<br />
realizzazione di impianti eolici in vicinanza dei siti riproduttivi come anche<br />
importante è il mantenimento di significative estensioni di zone aperte<br />
in quota, utilizzate a scopi trofici dalla specie, libere da qualsiasi disturbo<br />
e/o attività sportiva. Per quanto riguarda il disturbo indiretto e gli abbattimenti<br />
illegali si deve operare verso un miglior controllo <strong>del</strong> territorio da<br />
parte degli organismi preposti. Infine, il rischio di elettrocuzione con gli<br />
elettrodotti deve trovare mitigazione in opere di modifica di alcune infrastrutture<br />
impiantistiche.<br />
110<br />
111<br />
Grande falcone dalla struttura compatta e robusta che nel <strong>La</strong>zio nidifica in<br />
vari ambienti: dalle falesie costiere alle pareti rocciose in zone montane, dalle<br />
scarpate tufacee a quelle di arenaria, nonché su edifici in aree urbane e industriali.<br />
<strong>La</strong> distribuzione altimetrica dei siti di nidificazione evidenzia una<br />
preferenza per le aree poste fino a 250 m s.l.m. e comunque entro i 1000 m<br />
s.l.m., oltre questa quota le segnalazioni subiscono un netto decremento, fino<br />
ad arrivare alla quota massima registrata nel <strong>La</strong>zio di 1300 metri s.l.m.<br />
Il nido è costituito da cavità o cenge poste nelle zone sommitali o mediane<br />
<strong>del</strong>le pareti rocciose, direttamente sul terreno o all’interno di nidi abbandonati<br />
di Aquila reale e Corvo imperiale. Gli adulti occupano il sito gia in gennaio-febbraio<br />
e la deposizione avviene in marzo-aprile. Le covate sono formate<br />
da 3-4 uova che vengono incubate principalmente dalla femmina per un<br />
periodo di 28-33 giorni. L’allevamento <strong>del</strong>la prole dura 40 giorni dopo i quali<br />
avviene l’involo, evento che si verifica generalmente nei mesi di maggio e giugno.<br />
Il successo riproduttivo medio è di 2,3 giovani involati per coppia che ha<br />
allevato giovani (Brunelli, 2007, 2008). <strong>La</strong> dieta è costituita quasi esclusivamente<br />
da uccelli, che cattura in volo, anche di taglia medio-grande. In passato<br />
i principali fattori di minaccia erano costituiti dalla persecuzione diretta e dal<br />
furto di piccoli e uova. Altri fattori limitanti sono costituiti dal disturbo provocato<br />
dall’attività venatoria presso i siti di nidificazione, dall’impatto con le<br />
linee elettriche, dall’arrampicata sportiva. Un ulteriore fattore di rischio può<br />
essere rappresentato dagli impianti eolici. Anche in termini di consistenza<br />
numerica vi è stato un forte incremento, passando dalle 25-30 coppie stimate<br />
negli anni’80 alle attuali 92-106 (Brunelli et al., 2007), sui Monti Reatini sono<br />
presenti 4 coppie nidificanti.