La Biodiversità del Terminillo - Lynx - Natura & Ambiente
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Monte Fausola<br />
SIC IT20008<br />
Comuni: Rivodutri<br />
Estensione: 143,2 ha<br />
Monte Fausola Bosco Vallonina<br />
Situato nel comune di Rivodutri, il sito è localizzato nel settore nordoccidentale<br />
dei monti Reatini e include versanti e la parte sommitale di<br />
monte Fausola. Il paesaggio <strong>del</strong> monte Fausola, che raggiunge i 1325 m<br />
s.l.m., è caratterizzato da praterie montane ricche di specie endemiche. Da<br />
segnalare la presenza di “Formazioni erbose secche seminaturali e facies<br />
coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia)(*notevole<br />
fioritura di orchidee)”, habitat di importanza prioritario esteso sull’80%<br />
<strong>del</strong>la superficie. È altresì presente il Jonopsidium savianum, una crucifera<br />
anche nota come bivonea di Savi, in genere considerata rara, sebbene negli<br />
ultimi anni sia stata segnalata in nuove località. Sarebbe infatti necessaria<br />
una gestione controllata <strong>del</strong> pascolo per evitare sia l’eccesso di pascolamento,<br />
sia l’abbandono totale <strong>del</strong>le attività pastorali. <strong>La</strong> specie vegeta prevalentemente<br />
in aree a morfologia dolce, poco inclinate e subpianeggianti,<br />
nelle radure boschive su suolo acido dai 300 ai 1300 m s.l.m. Si tratta di<br />
un paleoendemismo relitto, molto raro e localizzato, con areale limitato a<br />
poche stazioni distribuite nell’Appennino Umbro-<strong>La</strong>ziale e in Toscana. Le<br />
principali cause di minaccia per questa entità risultano essere l’evoluzione<br />
<strong>del</strong>la vegetazione rappresentata dall’espansione <strong>del</strong>la macchia che colonizza<br />
le praterie dove vive la specie, e la presenza di cinghiali che distruggono<br />
continuamente le radure dove la specie è preferenzialmente presente. Sulla<br />
strada, dal paesino di Cepparo verso Monte Fausola si trova il Faggio di<br />
San Francesco, un esemplare monumentale di Fagus sylvatica dall’età di<br />
circa 250 anni. <strong>La</strong> leggenda narra che la rarissima conformazione ad ombrello<br />
sia stata assunta, miracolosamente, per proteggere il Santo da un<br />
temporale, in realtà si tratta di una mutazione genetica.<br />
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Bosco Vallonina<br />
SIC IT6020009<br />
Comuni: Leonessa.<br />
Estensione: 1125,3 ha<br />
Situato a un’altezza media di 1471 m s.l.m., il sito include l’intera valle <strong>del</strong>la<br />
Meta e gran parte <strong>del</strong>la Vallonina, nonché l’alta valle <strong>del</strong> fosso Tascino di<br />
Leonessa. I boschi di faggio rappresentano la tipologia vegetazionale più<br />
frequente nell’area, rivestendo quasi ininterrottamente le pendici dei monti<br />
tra i 1000 e i 1900 m circa. Alle quote più elevate si rinvengono prevalentemente<br />
faggete pure, accompagnate sporadicamente da aceri, sorbi e salici.<br />
In alcune località la faggeta si arricchisce anche di tasso e di agrifoglio, costituendo<br />
l’habitat prioritario “Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex”. Il<br />
tasso è presente soprattutto sugli affioramenti di roccia calcarea <strong>del</strong>le pareti<br />
<strong>del</strong>le forre, in stazioni generalmente più umide, ombreggiate e con scarse<br />
oscillazioni termiche. I nuclei di megaforbie idrofile, caratterizzanti l’habitat<br />
<strong>del</strong>le “Bordure planiziali montane e alpine di megaforbie idrofile” si<br />
rinvengono nella fascia <strong>del</strong>la faggeta in prossimità di corsi d’acqua, nelle<br />
radure e sui margini <strong>del</strong> bosco. È inoltre presente l’habitat “Fiumi alpini<br />
con vegetazione riparia legnosa di Salix eleagnos”. Tra le specie faunistiche,<br />
il lupo è presente nell’area <strong>del</strong>la Vallonina in buona parte <strong>del</strong>l’anno. Tra le<br />
specie ornitiche nidificanti, oltre alla balia dal collare, sono state recentemente<br />
segnalate tre ulteriori specie di interesse comunitario. Si tratta di un<br />
picide, il picchio dorsobianco, e due passeriformi, il gracchio corallino e<br />
la tottavilla. <strong>La</strong> captazione <strong>del</strong>le sorgenti <strong>del</strong> fosso di Tascino di Leonessa<br />
e gli interventi idraulici di risistemazione in alveo hanno distrutto parte<br />
<strong>del</strong>la fascia di salici preesistente. Sarebbe inoltre necessario mantenere la<br />
massima varietà di situazioni qualitative <strong>del</strong> legno morto in quanto questi<br />
elementi forniscono sia cavità disponibili per la nidificazione <strong>del</strong>la balia<br />
dal collare e <strong>del</strong> picchio dorsobianco sia il substrato alle comunità animali<br />
saproxiliche di cui queste due specie si alimentano.