Emissioni ad alta energia da stelle giovani - Kataweb
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è che l'attività dinamica ha una breve scala<br />
temporale di evoluzione: <strong>da</strong> 1000 a<br />
10 000 anni. Il terzo è che entrano in<br />
gioco grandi energie cinetiche: <strong>da</strong> 10 45 a<br />
10" erg. Il quarto è che, per lo più, il gas<br />
emesso presenta una forma bipolare centrata<br />
su una sorgente infrarossa all'interno,<br />
che è una stella giovane.<br />
Entro un chiloparsec (3260 anni luce)<br />
<strong>da</strong>l Sole si trovano oggi 10 esempi ben<br />
studiati di questo fenomeno. Gli oggetti<br />
vengono chiaramente creati a un tasso<br />
eccezionalmente elevato: almeno 10 di<br />
essi si devono formare ogni 10 000 anni<br />
nelle vicinanze del solo sistema solare.<br />
Infatti il tasso di formazione di tali getti<br />
molecolari centrati su una stella pare circa<br />
uguale al tasso di formazione di tutte le<br />
<strong>stelle</strong> con massa superiore a tre masse<br />
solari. Dal momento che non è stata ancora<br />
eseguita una ricerca sistematica dei getti<br />
molecolari, questa stima del loro tasso<br />
F<<br />
3,26 ANNI LUCE<br />
1 PARSEC<br />
AFGL 961<br />
Sette sistemi di getti <strong>ad</strong> <strong>alta</strong> velocità attorno a sette oggetti stellari <strong>giovani</strong><br />
sono qui descritti in mappa alla stessa scala. Le isolinee in colore mostrano<br />
le emissioni del monossido di carbonio spostate verso il rosso; quelle in<br />
nero mostrano le emissioni spostate verso il blu. L'emissione del monossido<br />
di carbonio <strong>da</strong> ogni sorgente dà origine a due lobi centrati su un oggetto<br />
infrarosso (croce). La mappa di Orione è stata eseguita <strong>da</strong> Erickson,<br />
Goldsmith, Huguenin, Snell, Ulich e <strong>da</strong>ll'autore con il Multiple Mirror<br />
Telescope. Le mappe di AFGL 490 e di AFGL 961 sono state eseguite <strong>da</strong><br />
di formazione è probabilmente un limite<br />
inferiore. Una conclusione possibile è che<br />
tutte le <strong>stelle</strong> di massa pari a qualche massa<br />
solare attraversino uno st<strong>ad</strong>io evolutivo<br />
primitivo nel quale <strong>da</strong>nno origine a<br />
emissioni di gas energetiche e massive.<br />
Non si sa ancora se le <strong>stelle</strong> più piccole del<br />
Sole e <strong>ad</strong> esso simili attraversino lo stesso<br />
tipo di st<strong>ad</strong>io o meno.<br />
La possibile esistenza di tale st<strong>ad</strong>io evolutivo<br />
per <strong>stelle</strong> simili al Sole potrebbe<br />
gettare luce sul processo di formazione<br />
dei pianeti, ancora scarsamente compreso.<br />
I pianeti gioviani del sistema solare<br />
(Giove, Saturno, Urano e Nettuno) conservano<br />
le loro atmosfere originarie,<br />
mentre i pianeti terrestri (Mercurio, Venere,<br />
Terra e Marte) no. Le atmosfere<br />
attuali di Venere, della Terra e di Marte<br />
(Mercurio non ha atmosfera) sono state<br />
prodotte principalmente <strong>da</strong> eruzioni vulcaniche<br />
negli eoni della storia dei pianeti.<br />
NGC 2071<br />
AFGL 490<br />
ORIONE<br />
Le atmosfere originarie erano formate<br />
principalmente <strong>da</strong> idrogeno ed elio, con<br />
minori quantitativi di metano, ammoniaca,<br />
azoto e neo; le atmosfere attuali sono<br />
del tutto diverse. (L'atmosfera terrestre è<br />
l'unica che si sia arricchita in ossigeno per<br />
il metabolismo degli organismi viventi.)<br />
Che ne è stato delle atmosfere originarie<br />
dei pianeti di tipo terrestre? L'ipotesi<br />
prevalente è che le atmosfere primordiali<br />
siano state violentemente spazzate<br />
via <strong>da</strong> un uragano di materia fuoriuscente<br />
<strong>da</strong>l Sole. La natura del vento<br />
che ha ripulito il sistema solare interno<br />
non è mai stata chiaramente capita.<br />
Oggi pare possibile che i pianeti terrestri<br />
fossero soggetti allo stesso genere di violente<br />
emissioni di gas che è stato osservato<br />
nella nube molecolare di Orione, in<br />
AFGL 490 e in L1551.<br />
Le emissioni <strong>ad</strong> <strong>alta</strong> <strong>energia</strong> possono<br />
anche aiutare a spiegare la misteriosa<br />
H-H 7-11<br />
L 1551<br />
Harvey T. N. Gautier dell'Università dell'Arizona e <strong>da</strong>ll'autore. La mappa<br />
di NGC 2071 è stata eseguita <strong>da</strong> John Bally dei Ben Laboratories. La<br />
mappa di H-H 7-11 è stata eseguita <strong>da</strong> Snelle Susan Edwards dello Smith<br />
College. La mappa di Cefeo A <strong>da</strong> Luis F. Rodriguez dell'Istituto messicano<br />
di astronomia, Paul T. P. Ho di Berkeley e James M. Moran del<br />
Center for Astrophysics dell'Harvard College Observatory e dello Smithsonian<br />
Astrophysical Observatory. I ricercatori che hanno eseguito la<br />
mappa di L1551 sono elencati nell'illustrazione della pagina a fronte.<br />
longevità delle nubi molecolari giganti.<br />
Quando furono osservate per la prima<br />
volta larghezze di riga <strong>da</strong> uno a 10 chilometri<br />
al secondo in grandi regioni delle<br />
nubi molecolari, si pensò che si sarebbe<br />
potuta trovare una spiegazione per quelle<br />
velocità, troppo alte per essere dovute a<br />
moti termici, se le nubi stavano collassando<br />
sotto l'azione della gravitazione, il che<br />
sembrava plausibile <strong>da</strong>l momento che le<br />
nubi sono chiaramente luoghi attivi di<br />
formazione di <strong>stelle</strong>. Ostacolava tale ipotesi<br />
il fatto che le nubi avrebbero dovuto<br />
collassare completamente in circa un milione<br />
di anni e vi sono forti motivi per<br />
credere che le nubi abbiano vite medie<br />
comprese tra 10 e 100 milioni di anni.<br />
Inoltre, se le nubi molecolari fossero tutte<br />
in uno stato di collasso, il tasso di formazione<br />
delle <strong>stelle</strong> nella Galassia dovrebbe<br />
essere notevolmente più elevato di quanto<br />
non ci dicano le osservazioni. Qualcosa<br />
ha impedito alle nubi molecolari di collassare<br />
e nel fare ciò ha immesso nel gas<br />
sufficiente <strong>energia</strong> meccanica per mantenere<br />
larghezze di riga di parecchi chilometri<br />
al secondo nell'intera nube.<br />
Con la scoperta delle emissioni molecolari<br />
<strong>ad</strong> <strong>alta</strong> velocità attorno a <strong>stelle</strong> <strong>giovani</strong><br />
in nubi scure, l'enigma può essere risolto.<br />
Se ogni stella B dà origine al tipo di<br />
getti molecolari osservati nella nube molecolare<br />
di Orione e in AFGL 490 nel<br />
corso della sua primitiva evoluzione, il<br />
tasso di formazione di <strong>stelle</strong> B osservato<br />
nei sottogruppi di associazioni OB può<br />
essere sufficiente a spiegare l'<strong>energia</strong><br />
meccanica che tiene 100 000 masse solari<br />
di gas molecolare in moto con una velocità<br />
media di due chilometri al secondo per<br />
10 milioni di anni<br />
Il ruolo dei dischi circumstellari<br />
La scoperta delle emissioni <strong>ad</strong> <strong>alta</strong> velocità<br />
in nubi molecolari sembra risolvere<br />
alcuni vecchi problemi, ma ne presenta di<br />
nuovi, altrettanto enigmatici. La straordinaria<br />
<strong>energia</strong> delle emissioni e il fatto<br />
che siano così frequenti non si accor<strong>da</strong>no<br />
facilmente con le idee attuali sulla formazione<br />
e la primitiva evoluzione delle <strong>stelle</strong>.<br />
Le nuove prove dell'esistenza di processi<br />
fisici <strong>ad</strong> <strong>alta</strong> <strong>energia</strong> che accompagnano<br />
la creazione di <strong>stelle</strong> più massive<br />
del Sole (e forse anche di <strong>stelle</strong> non più<br />
massive del Sole) non sono né previste né<br />
spiegate <strong>da</strong>lle teorie attuali. Quale meccanismo<br />
potrebbe essere responsabile<br />
delle emissioni <strong>ad</strong> <strong>alta</strong> velocità attorno<br />
alle <strong>giovani</strong> <strong>stelle</strong>?<br />
Qualsiasi spiegazione deve essere in<br />
gr<strong>ad</strong>o di chiarire due aspetti importanti:<br />
l'enorme <strong>energia</strong> immaga77inata nelle<br />
emissioni e, in diversi esempi significativi,<br />
la collimazione, o focalizzazione, dei<br />
flussi in getti bipolari. Non è necessario<br />
supporre che la maggior parte del materiale<br />
espulso sia stata emessa <strong>da</strong>lla sorgente<br />
centrale. Più verosimilmente, la<br />
gran parte dell'emissione è costituita <strong>da</strong><br />
gas di nubi molecolari spazzati <strong>da</strong> un piccolo<br />
volume di materiale espulso <strong>da</strong>lla<br />
stella giovane.<br />
Può essere più facile spiegare la distri-<br />
18°10'<br />
17°50'<br />
4h29n130s 4 h 29m00s 24h28m30s<br />
DECLINAZIONE (1950)<br />
4h28m0Os<br />
Getti di gas diretti in senso opposto, ben separati, si trovano in prossimità della sorgente infrarossa<br />
L1551 immersa nella costellazione del Toro, indicata con una croce in prossimità del centro di<br />
questa fotografia eseguita con il telescopio Schmidt <strong>da</strong> 48 pollici di Mount Palomar. Come nel<br />
caso di AFGL 490, i getti originano <strong>da</strong>ll'oggetto infrarosso, che si presume sia una stella giovane.<br />
Il getto spostato verso il blu (isolinee in nero) sembra comprendere tre oggetti Herbig-Haro:<br />
H-H 28, H-H 29 e H-H 102. I primi due si muovono tanto rapi<strong>da</strong>mente (150 chilometri al<br />
secondo) che la loro posizione è mutata in fotografie eseguite a distanza di pochi anni. La<br />
direzione del loro moto è indicata <strong>da</strong>lle frecce. Estrapolando i moti all'indietro nel tempo si trova<br />
che gli oggetti sono stati espulsi <strong>da</strong> una regione vicina a L1551 soltanto 3000 anni fa. La mappa<br />
dell'emissione del monossido di carbonio è stata eseguita <strong>da</strong> Snell, Robert B. Loren dell'Università<br />
del Texas a Austin e <strong>da</strong> Richard L. Plambeck dell'Università della California a Berkeley.<br />
buzione bipolare, o a due lobi, del flusso<br />
che non la sorgente di <strong>energia</strong>. Se, per<br />
esempio, l'emissione fosse inizialmente<br />
sferica, potrebbe essere canalizzata in un<br />
flusso bipolare se l'oggetto centrale fosse<br />
immerso in un disco di gas. Il gas fuoriuscente<br />
incontrerebbe, nel passare attraverso<br />
un polo del disco, una resistenza<br />
inferiore a quella che incontrerebbe attraversando<br />
l'equatore e il risultato sarebbe<br />
una canalizzazione del flusso in due<br />
direzioni opposte.<br />
C'è qualche prova che suggerisca la<br />
possibile formazione di tali dischi attorno<br />
a <strong>giovani</strong> <strong>stelle</strong> e a proto<strong>stelle</strong>? Esiste, in<br />
realtà, una notevole serie di prove indirette.<br />
Ne è un esempio il nostro Sole. Secondo<br />
le concezioni attuali, i pianeti e il Sole<br />
si sono formati insieme <strong>da</strong>lla stessa nube<br />
protostellare in fase di collasso. Evidentemente<br />
la nube in fase di collasso assunse<br />
la forma di un disco sottile in modo tale<br />
che, quando i pianeti finirono col condensare,<br />
si accumularono tutti più o meno<br />
nello stesso piano molto vicino al piano<br />
equatoriale del Sole, dove essi orbitano<br />
tuttora. Su una scala immensamente più<br />
grande, la nube in fase di collasso che<br />
formò la Galassia stessa prese la forma di<br />
un disco sottile (come indicato <strong>da</strong>lla sottigliezza<br />
della Via Lattea quando viene<br />
osservata in una limpi<strong>da</strong> notte buia). In<br />
realtà, i calcoli teorici mostrano che,<br />
quando una sfera di gas rotante collassa,<br />
forma inevitabilmente un disco rotante.<br />
È stata <strong>da</strong>ta recentemente notizia di<br />
prove osservative dell'esistenza di un disco<br />
attorno a una stella con un caratteristico<br />
spettro infrarosso, la stella MWC<br />
349 nella costellazione del Cigno. Rodger<br />
I. Thompson e Peter A. Strittmatter dell'Università<br />
dell'Arizona ed Edwin F.<br />
Erickson, Fred C. Witteborn e Donald W.<br />
Strecker dell'Ames Research Center della<br />
National Aeronautics and Space Administration<br />
hanno suggerito che molto<br />
probabilmente lo spettro della stella è<br />
prodotto <strong>da</strong> un disco circumstellare.<br />
Devono ancora essere compiuti studi<br />
estesi delle righe spettrali nell'infrarosso<br />
delle <strong>giovani</strong> <strong>stelle</strong> nascoste associate a<br />
ciascun getto molecolare, ma i <strong>da</strong>ti dispo-<br />
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