6 generalità socio economiche e territoriali della liguria - Agriligurianet
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6 GENERALITÀ SOCIO ECONOMICHE E TERRITORIALI DELLA<br />
LIGURIA<br />
La Liguria è caratterizzata da un territorio in parte collinare e in parte montano che si estende<br />
a Sud ad arco sul mare, mentre ad ovest confina con la Francia, a Nord con il Piemonte e l’Emilia-<br />
Romagna ed ad Est con la Toscana.<br />
La superficie territoriale complessiva è di 5420,24 Km 2 , pari all’1,79% <strong>della</strong> superficie nazionale,<br />
con uno sviluppo costiero di 350,18 Km.<br />
Il punto del territorio più distante dal mare, in linea d’aria, è di circa 35 Km, il che evidenzia come la<br />
Liguria sia fortemente interessata dal clima mediterraneo.<br />
La morfologia <strong>della</strong> Liguria è particolarmente accidentata, essendo il suo sistema orografico<br />
costituito dall'incontro tra le Alpi Marittime e l'Appennino Settentrionale.<br />
Le pendici ed i rilievi scendono ripidi al mare in modo da lasciare al litorale una ridottissima zona;<br />
le aree pianeggianti risultano estremamente ridotte ed i terreni alluvionali sono limitati a ristrette<br />
superfici od a sottili strisce lungo i corsi d'acqua.<br />
La Liguria è caratterizzata da un clima fra i più miti dell’area mediterranea con estati calde, senza<br />
essere mai torride, che si prolungano fino al mese di novembre e con inverni che non registrano<br />
mai temperature rigide. Questa tipologia climatologica fa <strong>della</strong> Liguria una regione un po’ atipica<br />
rispetto alle altre regioni italiane in quanto beneficia del clima tipico mediterraneo a sud ed è<br />
riparata dai venti freddi provenienti dal nord grazie alla dorsale Appenninico - Alpina.<br />
La Liguria è una regione fittamente popolata da antichi borghi e moderne cittadine, facilmente<br />
collegate da strade e ferrovie alle città più grandi.<br />
La natura ligure è estremamente varia: dalle agavi abbarbicate sugli scogli alle mimose e ai roseti<br />
nei giardini <strong>della</strong> Riviera, dalle bouganvillee sui muri delle case alle fasce di ulivi, vigne e limoni<br />
chiusi da muretti a secco e degradanti sulle pendici delle colline.<br />
La terra ligure non è facile da lavorare a causa <strong>della</strong> propria acclività. L’uomo deve faticare per<br />
strappare alla terra la produzione agricola, che però lo ripaga ampiamente con grandi<br />
soddisfazioni: un olio dal sapore delicato, basilico profumato, ingrediente base per la preparazione<br />
del “pesto”, e vini caratteristici, celebri e ricercati anche all’estero. E poi il pesce, gli ortaggi, i fiori e<br />
le piante ornamentali, la cui produzione copre circa il 70% del prodotto agricolo totale ligure.<br />
La Liguria contribuisce alla formazione del valore aggiunto nazionale nella misura del 2,8%.<br />
Il comparto agricolo, che nel corso degli anni è andato incontro ad un calo produttivo graduale,<br />
assecondando le tendenze generali dell’economia occidentale rappresenta solo l’1,5% del valore<br />
aggiunto ligure, ma si sta vivacizzando tramite la specializzazione in produzioni tipiche che<br />
riguardano principalmente il settore <strong>della</strong> viticoltura, olivicoltura e floricoltura, con connotazioni e<br />
livelli produttivi che variano da provincia a provincia.<br />
L’industria rappresenta poco meno del 19% del PIL regionale mentre i servizi hanno registrato un<br />
costante aumento produttivo trovando nuova linfa nella produzione tecnologica che è riuscita a<br />
mantenere valori quantitativi e qualitativi di alto livello anche grazie alle nuove frontiere<br />
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dell’elettronica, portando con sé un aumento generale <strong>della</strong> domanda di servizi di vario genere,<br />
afferenti a diverse specificità e ad un mondo in continuo aggiornamento ed evoluzione.<br />
In crescita il processo di terziarizzazione <strong>della</strong> regione che ha portato il settore dei servizi a<br />
rappresentare l’ 80% dell’intera economia: l’attività portuale, in primo luogo, che dall’inizio degli<br />
anni ’80 mostra di avere una particolare stabilità e che posiziona la Liguria quale area marittimoportuale<br />
fra quelle di maggiore importanza in Europa, soprattutto per quanto riguarda la<br />
movimentazione dei containers e poi il turismo che, anche grazie alla graduale ridefinizione e<br />
riqualificazione di spazi adibiti ad uso portuale e industriale e alla conseguente crescita di offerta di<br />
servizi, ha permesso alla Liguria di sviluppare una vocazione intrinseca al fascino del proprio<br />
territorio. In continua espansione i servizi attinenti l’intermediazione finanziaria e monetaria e le<br />
attività di informatica e ricerca.<br />
In Liguria la distribuzione degli occupati per settore di attività è il seguente: agricoltura 2,5%,<br />
industria 14%, edilizia 7,5%, commercio 14% ed altri servizi 61.7%.<br />
Le imprese agricole sono dislocate per il 43.8% in provincia di Imperia, per il 33% in provincia di<br />
Savona, per il 15% in provincia di Genova e per l’8,2% in provincia di La Spezia.<br />
Per quanto riguarda il riassetto territoriale e lo sviluppo produttivo, la Regione ha, tra l’altro, in<br />
programma progetti che spaziano dalla riqualificazione dell’arco costiero al recupero delle aree<br />
commerciali e industriali dismesse per consentire nuovi insediamenti produttivi di qualità, alla tutela<br />
ambientale attraverso interventi di risanamento idrogeologico.<br />
Affacciata sul mare, la Liguria ha una collocazione strategica nell’ambito dell’Europa, facendo da<br />
cerniera tra il bacino mediterraneo e il cuore dell’Europa continentale che le gravita alle spalle.<br />
Un raggio di 200 Km la separa dai poli industriali di Milano e Torino e dalla capitale del turismo<br />
francese, Nizza, oltre che dalla Svizzera. Muoversi in Liguria è facile, lungo il suo arco lungo e<br />
stretto, malgrado la conformazione preminentemente montuosa del territorio. Così come è facile<br />
raggiungere la Liguria da qualunque altra regione d’Italia, dall’Europa centrale e da quella<br />
occidentale.<br />
Una moderna e capillare rete di comunicazioni, infatti, interseca questa regione e gioca un ruolo<br />
fondamentale nella sua economia portuale e turistica.<br />
Dalla Liguria si irradiano alcuni dei principali segmenti del sistema autostradale italiano ed<br />
europeo: Ventimiglia-Genova, Genova-Livorno, Savona-Torino, Genova-Milano, Genova Voltri-<br />
Gravellona Toce, La Spezia-Parma sono i rispettivi tratti autostradali che convergono in Liguria.<br />
Essi costituiscono il collegamento con le principali aree <strong>economiche</strong> italiane (Nord Ovest, regione<br />
dei Laghi, Valle del Po, Nord Est, Centro e Sud) e straniere (Francia, Alpi Marittime, Svizzera, Ex<br />
Iugoslavia).<br />
Alla rete autostradale si affianca, potenziandola per capacità di penetrazione, quella ferroviaria che<br />
si innesca in Liguria con la direttrice tirrenica, ininterrotta dal confine francese all’estrema punta a<br />
sud <strong>della</strong> penisola, nonché con le tratte appenniniche che collegano la Riviera ligure all’entroterra<br />
padano e, oltre, ai trafori alpini.<br />
Elemento determinante del sistema di comunicazioni in Liguria rimane tuttavia la presenza di<br />
quattro porti, che si saldano alle reti stradali e ferroviarie generando notevoli sinergie, sia per il<br />
traffico commerciale che per quello passeggeri. Gli scali marittimi importanti sono quelli ubicati nei<br />
capoluoghi di provincia.<br />
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Genova, Savona e La Spezia si sono attrezzati con terminal completamente automatizzati e<br />
tecnologie di avanguardia per potenziare al massimo il rendimento operativo di questo tipo di<br />
movimentazione.<br />
L’aeroporto di Genova “Cristoforo Colombo” completa il quadro delle infrastrutture di trasporto<br />
rappresentando un collegamento rapido e immediato con altre città italiane nonché con i maggiori<br />
centri europei con cui più intensi sono i rapporti economici.<br />
In Liguria sono altresì presenti due altre basi aeree, una a Villanova d’Albenga nel Ponente e l’altra<br />
a Luni nell’estrema zona orientale <strong>della</strong> Liguria. Sullo scalo di Villanova d’Albenga è stata di<br />
recente costituita una base per la partenza di Canadair <strong>della</strong> flotta aerea nazionale del Centro<br />
Operativo Aereo Unificato mentre sullo scalo di Luni partono gli elicotteri, attrezzati anche per lo<br />
spegnimento degli incendi boschivi, <strong>della</strong> Marina Militare.<br />
Amministrativamente la Liguria è suddivisa in quattro province (Imperia, Savona, Genova e La<br />
Spezia) a cui appartengono complessivamente 235 comuni di cui 67 nella provincia di Imperia, 69<br />
in quella di Savona, 67 in quella di Genova e 32 in quella di La Spezia.<br />
La superficie boschiva <strong>della</strong> Liguria è di Ha 375.134 con un indice di boscosità del 69,2%.<br />
Sul territorio ligure operano 12 Comunità montane e 4 Consorzi di comuni per l’esercizio delle<br />
deleghe in materia di agricoltura e foreste. Sul territorio sono altresì presenti 6 parchi regionali, 7<br />
aree protette regionali, 3 aree protette provinciali, una dorsale escursionistica, il parco nazionale<br />
delle Cinque Terre e 3 aree marine protette Statali. Le aree protette sono pari all’8% <strong>della</strong><br />
superficie territoriale regionale.<br />
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6.1 Generalità sul territorio – Provincia di Imperia<br />
6.1.1 Morfologia<br />
L'estremo lembo di territorio ligure a contatto con la Francia e con la provincia di Cuneo e che<br />
coincide con la provincia di Imperia, è caratterizzato da un'orografia notevolmente tormentata, con<br />
versanti che, spesso, risultano particolarmente scoscesi. Le eccezioni sono rappresentate<br />
unicamente dalla bassa valle Dianese e delle valli: Impero, Argentina e Roja dove esistono<br />
limitatissimi tratti pianeggianti. Tutto il territorio è caratterizzato da sistemi montuosi, costituiti da<br />
contrafforti che si dipartono dalla catena delle Alpi Liguri con prevalente direzione nord-sud.<br />
L’elevata altitudine media <strong>della</strong> parte alta <strong>della</strong> Provincia porta ad una netta distinzione climatica<br />
tra una “fascia interna” settentrionale ed una “fascia litoranea” meridionale che ha notevoli<br />
ripercussioni sulla vegetazione.<br />
Per la emiporzione occidentale del territorio provinciale, la catena montuosa principale in cui si<br />
trovano alcune vette più elevate delle Alpi Marittime costituisce anche lo spartiacque che divide il<br />
territorio tra l’Italia e la Francia, poi tra il Piemonte e la Liguria. Da questa catena montuosa con<br />
andamento ovest/sud/ovest - est/nord/est si dipartono altre catene montuose ad essa<br />
perpendicolari. Le vette più elevate di questi contrafforti montuosi con orientamento nord-sud, ma<br />
posti in rapida successione e a breve distanza dalla costa, si rivelano di estrema importanza ai fini<br />
dell’andamento climatico. Tra questi contrafforti perpendicolari alla catena Alpina, si inseriscono le<br />
cinque principali strette valli esistenti: Valle Roja, Val Nervia, Valle Argentina -Armea, Valle<br />
Impero, Alta Valle Arroscia.<br />
Le principali vette che si succedono entro i 10 km di distanza in linea d’aria dal mare, da ovest<br />
verso est sono le seguenti: Cima Longoira m 1151, M. Caggio m 1090, M. Bignone m 1299, M.<br />
Merlo m 1015, M. Faudo m 1149, M. Torre m 988, M. Ceresa m 915. Nella parte più interna <strong>della</strong><br />
Provincia, l’orografia risulta ancora più complessa poiché oltre ai contrafforti che si dipartono in<br />
direzione nord-sud dalla catena alpina principale, vi sono altre catene di rilievi che attraversano la<br />
Provincia parallelamente alla catena alpina e alla linea costiera, sebbene a notevole distanza da<br />
essa, e che collegano in senso trasversale i contrafforti posti in direzione nord-sud sopracitati.<br />
I rilievi montuosi <strong>della</strong> Provincia di Imperia rientrano interamente all’interno delle Alpi Marittime, sia<br />
al confine con la Provincia di Cuneo, sia con la Francia; infatti tali rilievi possiedono i connotati che<br />
distinguono la catena alpina dall’Appennino. In Provincia di Imperia si trovano le quote più elevate<br />
<strong>della</strong> Regione (da ovest verso est M. Toraggio m.1972, M. Pietravecchia m. 2038, M. Grai m 2013<br />
M. Collardente m 1776, M. Saccarello m 2199, M. Cimanasso m 2085, M. Fronté m 2152, C.ma<br />
Garlenda m 2143, C.ma Cantalupo m 1893, C.ma Piano di Cavallo m 1896, M. Cimone m 1832,<br />
M. Monega m 1881) Proseguendo ancora verso est le quote altitudinali delle vette montuose<br />
diminuiscono, tuttavia i numerosi rilievi oltre i 1000 metri, mantengono la netta distinzione tra il<br />
clima costiero e quello che si ha sul versante nord dei rilievi .<br />
Idrograficamente la Provincia è attraversata da cinque corsi d’acqua principali (Fiume Roja,<br />
Torrente Nervia, Torrente Argentina, Torrente Impero e tratto superiore del Torrente Arroscia) e<br />
relative vallate che costituiscono gli unici corridoi d’ingresso di correnti d’aria fredda in direzione<br />
nord-sud. Tuttavia il regime di questi corsi d’acqua di tipo torrentizio e con scarsa portata e lunghi<br />
periodi di secca non è determinante ai fini di un consistente aumento dell’umidità atmosferica.<br />
L’unico corso d’acqua con portata più costante anche nei periodi siccitosi invernale ed estivo è il<br />
Roja che ha già le caratteristiche del regime fluviale, avendo anche un bacino molto più ampio che<br />
comprende anche una regione con abbondanti precipitazioni, qual è il versante francese delle Alpi<br />
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Marittime. Gli altri principali corsi d’acqua con diretto sbocco al mare sono da ovest verso est il<br />
Torrente Armea, il Torrente Prino, il Torrente San Pietro e il Torrente Cervo.<br />
6.1.2 Aspetti climatici – ventosità<br />
La posizione geografica e la distribuzione dei rilievi montuosi oltre che la loro elevata altitudine a<br />
poca distanza dal mare, ha notevole importanza in rapporto alla direzione delle correnti umide<br />
prevalenti provenienti dall’Atlantico, e determina la scarsità di precipitazioni che contraddistingue<br />
questa Provincia e spiccatamente la fascia litoranea nella Regione Liguria: infatti la disposizione<br />
dei rilievi montuosi delle Alpi Marittime con la caratteristica disposizione ad arco costituisce il primo<br />
e principale ostacolo per le correnti umide provenienti dall’atlantico con l’effetto di ridurre le<br />
precipitazioni sulle porzioni di territorio situate nel versante opposto <strong>della</strong> catena montuosa. Inoltre,<br />
a ridurre ulteriormente le precipitazioni per la fascia litoranea, si aggiunge lo stesso effetto<br />
esercitato da altri rilievi montuosi, disposti parallelamente alla linea costiera a poca distanza dal<br />
mare. I pochi millimetri di pioggia che cadono nella Provincia (in media 750 mm / anno), con<br />
riferimento alla zona costiera, sono anche correlati a un esiguo numero di giorni di pioggia: infatti le<br />
scarse precipitazioni sono concentrate prevalentemente nel periodo autunnale e secondariamente<br />
nel periodo primaverile.<br />
I rilievi montuosi, situati a poca distanza dal mare, creano anche una differenza climatica notevole,<br />
sia come temperature, sia come precipitazioni, tra la zona costiera e la zona più interna.<br />
La zona costiera riceve un maggior numero di ore di soleggiamento rispetto alla zona interna e ciò<br />
determina una forte differenza <strong>della</strong> temperatura media nelle due zone oltre ad una notevole<br />
escursione interna nelle zone più interne, mentre nella fascia costiera tale parametro è molto più<br />
lieve.<br />
Per quanto riguarda le precipitazioni, la zona interna è leggermente più piovosa sia in termini di<br />
quantità assoluta (in media 1200 mm/anno in alcune località interne) sia in termini di distribuzione<br />
annuale, verificandosi anche piogge estive.<br />
Tuttavia anche le zone interne, se esposte a sud, risentono sempre dell’influsso del mare e quindi<br />
rispetto ad altre regioni del nord con stessa latitudine e altitudine, hanno un clima più mite.<br />
Nell’ambito provinciale un clima nettamente diverso rispetto alla restante parte del territorio, si<br />
trova in alcune zone interne esposte a nord , quale la porzione di territorio che grava nel bacino<br />
idrografico del Fiume Tanaro e alcuni versanti dell’Alta Valle Arroscia.<br />
Altra caratteristica fondamentale è la quasi costante presenza di venti con prevalenza da nord in<br />
inverno e da sud in primavera - estate. Mentre il vento proveniente da sud apporta umidità<br />
atmosferica, i venti provenienti dai quadranti settentrionali (N, NE e NO), con prevalenza <strong>della</strong><br />
Tramontana da Nord, sono più asciutti e determinano una notevole siccità che influisce sul grado<br />
di infiammabilità <strong>della</strong> vegetazione boschiva (che incide per il 40% sul totale <strong>della</strong> Superficie <strong>della</strong><br />
Provincia), ma anche sulla vegetazione prativa delle quote più alte.<br />
6.1.3 Aspetti <strong>territoriali</strong> vegetazionali<br />
La vegetazione nella Provincia di Imperia per l’elevato dislivello altitudinale dal livello del mare fino<br />
a quota 2.200 m del M.te Saccarello interessa tutte la fasce fitoclimatiche, dal LAURETUM CALDO<br />
fino all’ALPINETUM .<br />
Sulla costa l’esposizione prevalente a sud e il riparo dalle correnti d’aria fredde provenienti da nord<br />
consente l’affermarsi di specie <strong>della</strong> macchia mediterranea proprie del Lauretum caldo, mentre sui<br />
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ilievi facenti parte delle Alpi Marittime si trovano specie proprie del Alpinetum e del Picetum,<br />
passando attraverso le fasce fitoclimatiche intermedie del Castanetum e del Fagetum.<br />
Quindi il territorio <strong>della</strong> Provincia (115.600 Ha di cui 61.068 boscati) dal punto di vista<br />
vegetazionale è fortemente eterogeneo in rapporto alla superficie forestale esistente.<br />
La vegetazione delle fasce fitoclimatiche superiori è prossima o raggiunge lo stadio climax. Invece<br />
nella fascia fitoclimatica del lauretum, l’intensità e la frequenza degli incendi impedisce qualsiasi<br />
progressione evolutiva <strong>della</strong> vegetazione che, per il passaggio frequente del fuoco, rimane ferma<br />
in uno stadio di paraclimax, quando addirittura non regredisce verso stadi vegetazionali inferiori,<br />
costituiti prevalentemente o esclusivamente da flora pirofila.<br />
Proseguendo dal mare verso i monti, (dal lauretum verso l’alpinetum) nell’imperiese si incontrano<br />
le tipologie vegetazionali di seguito riportate, anche se, in parte, le stesse occupano i medesimi<br />
intervalli altitudinali.<br />
Queste situazioni si differenziano dal punto di vista edafico o per l’influsso antropico, in cui sono da<br />
comprendere anche gli incendi boschivi.<br />
La fitocenosi <strong>della</strong> macchia mediterranea è stata cancellata su vaste superfici dall’antropizzazione<br />
del territorio. Basti pensare all'enorme sviluppo di serre destinate alla floricoltura proprio nelle aree<br />
di che trattasi. Tuttavia questa fitocenosi, in assenza prolungata di perturbazioni antropiche,<br />
avrebbe solo il valore di stadio temporaneo, preparatore <strong>della</strong> lecceta. Spesso la macchia si trova<br />
anche come sottobosco delle pinete termofile, sostituendosi a queste nella quasi totalità <strong>della</strong><br />
copertura quando la densità dei pini diminuisce. Questa diminuzione è causata del ripetersi del<br />
passaggio del fuoco prima che le piante siano diventate adulte, oppure a causa degli attacchi del<br />
Matsucoccus nel caso del Pinus Pinaster. La macchia mediterranea è un insieme particolarmente<br />
fitto di forme arbustive sempreverdi. Tra le principali componenti si ricordano l’erica, i cisti, la<br />
ginestra, la fillirea, il lentisco, il mirto, il ginepro, il corbezzolo, il rosmarino.<br />
La lecceta sul territorio ligure in realtà non dovrebbe costituire la tipologia vegetazionale<br />
successiva alla macchia mediterranea in serie altitudinale, ma piuttosto dovrebbe trovarsi come<br />
vegetazione climatica al posto <strong>della</strong> macchia mediterranea .<br />
Infatti la superficie potenziale su cui potrebbe estendersi la lecceta sarebbe elevatissima.<br />
La diffusione <strong>della</strong> lecceta è invece molto sporadica; si estende per superfici ragguardevoli<br />
solamente dove l’influsso antropico è molto basso e cioè molto lontano dalla costa e a quote molto<br />
più elevate dove la specie rimane fuori dalla sua area ecologica. Pertanto in Provincia di Imperia<br />
non si trovano veri e propri boschi di leccio di dimensioni notevoli, bensì la specie si trova<br />
frammista alle altre piante <strong>della</strong> macchia mediterranea, incontrando notevoli difficoltà ad affermarsi<br />
come specie predominante.<br />
Nell’Imperiese, su pendii rupestri poco ospitali con terreni scheletrici con assenza assoluta di<br />
humus, il Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) occupa una posizione difficilmente colonizzabile da<br />
latifoglie a portamento arboreo che per lo sviluppo richiedono substrati più evoluti.<br />
In presenza di terreni ricchi di scheletro e con forte pendenza l’evoluzione <strong>della</strong> vegetazione verso<br />
formazioni più evolute in progressione verso lo stadio climax è molto difficile e diventa impossibile<br />
con il frequente passaggio del fuoco.<br />
In terreni ostici, ma colonizzabili dal pino d’aleppo, a seguito del ripetersi dell’incendio in un breve<br />
arco temporale, scompare anche la pineta di pino d’aleppo e si sviluppano forme di gariga con<br />
piante arbustive e suffrutici resistenti alla siccità. In definitiva rimangono solo le piante cosiddette<br />
“pirofile”, cioè capaci di riprodursi, o agamicamente o per via sessuale, anche subito dopo il<br />
passaggio del fuoco.<br />
Il bosco di pino marittimo (Pinus Pinaster) nel secolo scorso (1900) ha avuto un notevole<br />
incremento in termini di superficie a seguito dell’abbandono delle campagne, in parte a seguito di<br />
rimboschimenti artificiali.<br />
A partire dagli anni 80, questa specie ha subito un notevole declino in termini di espansione, ma<br />
anche di permanenza sulle stazioni già colonizzate, sia per il passaggio degli incendi troppo<br />
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avvicinati in termini temporali, sia per l’azione di un fitofago, una cocciniglia proveniente dalla<br />
Francia, denominata Matsucoccus Feytaudi, <strong>della</strong> cui diffusione è responsabile anche l’uomo con il<br />
commercio e il trasporto a distanza di tronchi non scortecciati.<br />
Proseguendo in quota, la conformazione vegetale climax al di sopra <strong>della</strong> lecceta, sarebbe il bosco<br />
misto di caducifoglie a prevalenza di quercia o di carpino. In questa fascia altitudinale<br />
nell’Imperiese vi sono superfici molto estese di bosco di caducifoglie. Tuttavia tali superfici non<br />
raggiungono la fase climax e sono limitati alle zone più impervie non utilizzate in passato<br />
dall’agricoltura o dalla pastorizia o, attualmente, dall’espansione edilizia e dagli onnipresenti<br />
incendi boschivi.<br />
Le superfici boscate rimaste sono contraddistinte dal tipo di governo a ceduo, anche se in molti<br />
casi l’ultimo taglio effettuato supera abbondantemente l'età del turno del ceduo, prima applicato di<br />
20-25 anni.<br />
In questa fascia altimetrica l’uomo, in passato, aveva favorito la diffusione del castagno nelle<br />
esposizioni più fresche e nei terreni forestali più fertili, ma non idonei all’agricoltura. In questo<br />
modo venivano costituiti i castagneti da frutto che tanta importanza avevano per l'economia<br />
montana. In origine il castagno era invece una delle specie costituenti il bosco misto di<br />
caducifoglie, senza essere, però, la specie prevalente o addirittura esclusiva.<br />
All’interno di questa fascia altitudinale, nelle zone più fresche, indicativamente con esposizione<br />
nord, nei terreni non abbastanza fertili per il castagno, sono rimasti boschi a prevalenza di carpino<br />
nero (Ostrya carpinifolia) con specie subdominante l’orniello (Fraxinus ornus). In esposizione sud<br />
nei terreni meno fertili, non idonei per l’agricoltura o per la carenza idrica o per l’acclività e<br />
superficialità del terreno, sono rimasti boschi a prevalenza di roverella (Quercus pubescens).<br />
Tuttavia la composizione floristica di questi boschi è ben lontana dalla fase climax.<br />
La transizione da bosco misto di latifoglie più o meno termofile sempreverdi (lecceta) o<br />
caducifoglie (querceta e ornoostrieto) a bosco misto di latifoglie mesofile è graduale: non si trova<br />
un livello altitudinale preciso in cui si ha la transizione da latifoglie termofile a latifoglie mesofile ed<br />
esistono invece numerose compenetrazioni delle due tipologie boschive, in dipendenza, a parità di<br />
quota altitudinale, dell’esposizione e <strong>della</strong> vicinanza dal mare. Salendo in quota e più<br />
marcatamente in esposizione nord, aumenta progressivamente la percentuale delle specie<br />
microterme e orofile, quali il frassino maggiore, il maggiociondolo, il pioppo tremolo, il sorbo degli<br />
uccellatori, l’agrifoglio, l’ontano bianco, la betulla, l’acero di monte, il sorbo montano, il tasso;<br />
continuando a salire la faggeta finisce per sostituirsi alle altre come specie dominante.<br />
La faggeta ha subito in passato una notevole riduzione di superficie ad opera dell’uomo. Il taglio<br />
del bosco per fabbisogno di legna da ardere con turni troppo ravvicinati e l’ingresso del bestiame al<br />
pascolo nelle tagliate, hanno causato spesso la scomparsa <strong>della</strong> vegetazione arborea climax<br />
lasciando il posto a praterie cespugliate. In alcuni casi il passaggio dal bosco al pascolo è stato<br />
forse ancora più repentino con lo sradicamento delle ceppaie. Negli ultimi decenni si assiste ad<br />
una inversione di tendenza con il bosco che invade lentamente, iniziando con le specie pioniere, le<br />
superfici pascolive ormai abbandonate a seguito dell’esodo dalla montagna e ad un diverso<br />
sistema di allevamento del bestiame. In genere più meccanizzato, ma a stabulazione fissa. Forse<br />
la Provincia di Imperia, in tutta la Liguria, è quella dove la pratica <strong>della</strong> monticazione e del pascolo<br />
estivo in quota risulta ancora più diffusa, conservandosi quindi anche maggiori estensioni di<br />
praterie montane.<br />
Nei versanti dove l’aridità o suoli poveri e scheletrici con substrato roccioso affiorante non<br />
consentono al faggio di espandersi, le pinete di pino silvestre (Pinus silvestris) prevalgono su<br />
estese superfici: si ritrovano a Gouta, Testa d’Alpe, Nava, Colla san Bernardo di Mendatica, nelle<br />
alte valli Nervia, Argentina e Arroscia.<br />
Dove la predominanza delle conifere sulle latifoglie non è dovuta a motivi ecologici-stazionali ma a<br />
ragioni antropiche, si ha una tendenza al recupero delle latifoglie.<br />
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In molte zone che sarebbero state di naturale predominanza del faggio, probabilmente scomparso<br />
nel tempo per favorire la pastorizia, sono stati eseguiti molti rimboschimenti con conifere<br />
utilizzando pino nero o, su limitate superfici, abete rosso e larice.<br />
I rimboschimenti a pino nero, eseguiti con sesto d’impianto molto fitto, hanno sfavorito<br />
l’insediamento di altre specie nel tempo, sia per la poca luce che arriva al suolo, sia per la coltre<br />
acida di aghi indecomposti. La specie ha trovato comunque difficoltà a rinnovarsi in bosco fitto. La<br />
rinnovazione di pino nero si è potuta affermare solo nelle praterie limitrofe al bosco ormai<br />
abbandonate dalla pastorizia.<br />
A seguito <strong>della</strong> caduta di alcuni esemplari per avversità atmosferiche, all’interno delle pinete si<br />
sono create delle chiarie prontamente colonizzate da latifoglie arbustive e pioniere.<br />
I boschi artificiali di pino nero, sono stati in alcuni casi completamente o parzialmente distrutti dal<br />
passaggio di violenti incendi di chioma che per la specie risultano, ovviamente, letali..<br />
Questa specie, soprattutto in boschi puri, è fortemente attaccata dalla processionaria del pino<br />
(Thaumatopoea Pythiocampa).<br />
Nella zone di Gouta - Testa d’Alpe si trova un popolamento di abete bianco. Non essendoci<br />
documenti ufficiali che ne attestino l’esecuzione del rimboschimento, si desume che l’abete bianco<br />
in tale ambiente ecologico non pienamente confacente, per rimanere la specie predominante sia<br />
stato favorito, nel tempo, dall'intervento umano .<br />
Infatti, da quando le utilizzazioni a carico delle latifoglie sono cessate, si assiste all’invasione<br />
progressiva dell’abetaia da parte delle latifoglie.<br />
Per i rimboschimenti, soprattutto in alta quota, è stato utilizzato il larice in consociazione con altre<br />
conifere a formare boschi più o meno densi.<br />
Questa specie anche spontanea sull’arco alpino, e pertanto ecologicamente ascrivibile alla fascia<br />
fitoclimatica del picetum (che occupa estesamente altre parti <strong>della</strong> catena alpina insieme all’abete<br />
rosso), è sempre stata favorita dall’uomo soprattutto per la qualità del legname da opera che<br />
risulta di notevole resistenza.<br />
In Provincia di Imperia si trovano le vette più alte di tutta la Regione Liguria e i rilievi montuosi che<br />
la caratterizzano rientrano pienamente nel sistema Alpino e in particolare delle Alpi Marittime.<br />
Pertanto vi sono anche estese superfici situate oltre il limite <strong>della</strong> vegetazione arborea.<br />
Molte delle praterie presenti in Liguria sono destinate, prima o poi, ad essere ricolonizzate dal<br />
bosco, se continuerà a calare l’azione esercitata dalla pastorizia. Non sono interessate da queste<br />
problematiche le praterie e gli arbusteti alpini posti oltre il limite <strong>della</strong> vegetazione arborea, presenti<br />
in modo esteso nella sola Provincia di Imperia.<br />
Oltre i limiti altitudinali colonizzabili dalle specie sopracitate la possibilità di permanenza di forme<br />
vegetali si restringe a esigui spazi. Troviamo alcune specie erbacee che riescono a sopravvivere<br />
negli anfratti rocciosi o tra gli accumuli detritici, alcuni salici nani e l’Elyna myosuroides. In queste<br />
porzioni limitate di territorio e nella sola flora imperiese, si trovano i più significativi relitti floristici di<br />
ere glaciali presenti in Liguria .<br />
6.1.4 Aspetti sociali che possono incidere sul fenomeno incendi<br />
Sul territorio provinciale, al 31.12.2008, risulta insistere una popolazione residente pari a 220.712<br />
unità che durante i mesi estivi si accresce per il flusso turistico che grava su questa provincia così<br />
come in tutta la Regione.<br />
La popolazione si concentra, come nelle altre realtà regionali, essenzialmente sulla costa.<br />
La densità <strong>della</strong> popolazione risulta di 191 abitanti per km 2 ed è decisamente bassa rispetto alla<br />
media regionale di 298 abitanti/km 2 .<br />
Considerando che la maggiore concentrazione è presente sulla fascia costiera, è evidente lo stato<br />
di spopolamento dell'entroterra .<br />
56
E se si aggiunge che anche la S.A.U. nel complesso è diminuita, nell’ultimo decennio del 30%<br />
circa, risulta facile affermare che questa situazione di spopolamento dell’entroterra e di<br />
diminuzione <strong>della</strong> superficie agricola comporta, inevitabilmente, una diminuzione del controllo e di<br />
conseguenza <strong>della</strong> tutela sul territorio.<br />
In sostanza manca il cosiddetto “presidio” dell'entroterra che sarebbe utile a mitigare, se non a<br />
scongiurare, tutte quelle calamità (dagli incendi ai dissesti idrogeologici) che, purtroppo, sempre<br />
più frequentemente colpiscono l'entroterra ligure<br />
57
6.2 Generalità sul territorio - Provincia di Savona<br />
6.2.1 Morfologia<br />
La Provincia di Savona, che unitamente alla provincia di Genova costituisce la posizione centrale<br />
<strong>della</strong> Liguria, si estende per una superficie di 154.477 ettari, rappresentando la seconda provincia<br />
ligure per estensione territoriale.<br />
Essa si presenta a forma trapezoidale con le basi costituite dalla costa tirrenica a dal confine con il<br />
Piemonte.<br />
Pressappoco in modo parallelo alle basi, corre anche lo spartiacque che divide il territorio in due<br />
versanti a profonda differenza climatica e vegetazionale: il versante tirrenico che degrada in alcuni<br />
punti da un’altitudine di circa 1000 metri fino al livello del mare e il versante padano che scende dai<br />
rilievi appenninici e alpini <strong>della</strong> provincia verso le Langhe e le valli delle province di Alessandria,<br />
Asti e Cuneo.<br />
La maggioranza del territorio savonese è collinare o montagnoso, le uniche zone pianeggianti<br />
sono limitate alla piana del fiume Centa e a delle ristrette zone in corrispondenza dei torrenti<br />
Merula e Nimbalto.<br />
Il rilievo più elevato è il monte Galero che raggiunge i 1800 m s.l.m. circa. A parte quest’ultimo, tutti<br />
i rilievi restano entro il limite altitudinale superiore del bosco.<br />
6.2.2 Aspetti climatici – ventosità<br />
L’intera provincia può essere divisa in un versante mediterraneo e in un versante padano con le<br />
relative differenze climatiche e vegetazionali.<br />
Si presentano quindi tre fasce climatiche:<br />
la costa con condizioni climatiche di tipo mediterraneo;<br />
l’entroterra fino alle catene montuose con caratteristiche climatiche di tipo mediterraneo ma con<br />
temperatura media annua sensibilmente più bassa <strong>della</strong> prima fascia;<br />
le valli del versante padano con clima di tipo padano - continentale.<br />
Il clima del versante tirrenico è tipicamente mediterraneo, con picchi di piovosità autunnali e<br />
primaverili, intervallati da lunghi periodi siccitosi. In tutta l’area si registra comunque una certa<br />
irregolarità nella distribuzione delle precipitazioni. In buona parte <strong>della</strong> zona pedemontana e<br />
montana si registrano altresì irregolarità termiche relative non tanto ad uno scostamento dalle<br />
medie mensili quanto a degli sbalzi di temperatura.<br />
Nel versante padano il clima è notevolmente più piovoso e freddo rispetto alla costa.<br />
Non sono praticamente presenti periodi siccitosi e le precipitazioni, sia piovose che nevose,<br />
risentono di un forte influsso marino.<br />
6.2.3 Aspetti <strong>territoriali</strong> vegetazionali<br />
Le variazioni climatiche unite alle variabili morfopedologiche e all’opera dell’uomo, danno origine a<br />
tanti differenti ambienti che determinano formazioni vegetali diverse.<br />
58
La copertura vegetale <strong>della</strong> provincia è in larghissima parte di tipo forestale, tanto che il 74% circa<br />
del territorio (110.000 ha) presenta copertura boschiva. Limitati sono i prati pascoli, tutti<br />
praticamente di origini antropica. La restante parte del territorio, esclusi i centri urbani, che in<br />
buona parte sono concentrati lungo la costa, presenta un uso del suolo di tipo rurale.<br />
Nella fascia che va dalla zona costiera fino alle colline litoranee si concentra il 40% dei boschi<br />
presenti in tutta la provincia.<br />
Si tratta per lo più di cedui semplici a composizione specifica mista e nei quali è presente il<br />
fenomeno del graduale invecchiamento; la classe cronologica oltre i 30 anni è in continuo<br />
aumento.<br />
Nel versante litoraneo troviamo dapprima la macchia mediterranea: questa è presente dalle forme<br />
più degradate in cui sono prevalenti cisti, eriche, ginestra spinosa, etc. fino alle rare plaghe più<br />
evolute di macchia-foresta, dove la presenza del leccio è consistente. Sempre nella fascia<br />
litoranea (e su terreni a substrato calcareo) è presente il pino d’Aleppo, mentre su terreni a<br />
substrato siliceo sono prevalenti popolamenti coetaneiformi di pino marittimo che si estendono fino<br />
alla collina interna.<br />
Questi popolamenti hanno subito notevoli danni di natura fitopatologica a causa del persistente<br />
attacco di Matsucoccus Feytaudii, cocciniglia che si insedia principalmente sui tessuti corticali <strong>della</strong><br />
pianta ospite, dai quali trae alimento succhiando la linfa.<br />
Il pino marittimo si presenta talvolta misto al pino d’Aleppo; man mano che si sale di quota esso<br />
viene sostituito dal pino nero, in genere in popolamenti di impianto artificiale, o dal pino silvestre,<br />
raramente in popolamenti puri, quasi sempre misto a latifoglie <strong>della</strong> zona fitoclimatica Castanetum.<br />
Nella collina appartenente alla zona fitoclimatica del Lauretum (sottozona fredda) e del<br />
Castanetum sono presenti anche popolamenti forestali di latifoglie miste a base di carpino nero,<br />
roverella, leccio, cerro, orniello e castagno.<br />
Salendo fino al limite superiore del versante mediterraneo ed in presenza di nebbie persistenti<br />
durante il periodo autunno-invernale si trovano boschi in cui il faggio è spesso consociato al<br />
castagno, con la presenza sporadica di altre latifoglie come l’acero montano.<br />
La faggeta su questo versante presenta comunque un aspetto ben peggiore di quella sul versante<br />
padano: gli accrescimenti sono bassi e la pianta è molto ramosa.<br />
Superando la linea di displuvio che divide il versante mediterraneo da quello padano si trovano<br />
caratteristiche climatiche più continentali, un maggiore tenore di umidità ed una presenza di<br />
popolamenti arborei più omogenei.<br />
Nella parte altimetricamente più bassa del versante padano, sono presenti principalmente il<br />
castagno, le querce, gli aceri, l’ontano nero, il pino silvestre ed altre specie minori. Salendo più in<br />
alto il faggio diventa prevalente fino a formare delle belle fustaie pure.<br />
Le fustaie pure di faggio ricadono quasi per intero nei territori dei comuni di Bardineto e Calizzano,<br />
mentre il faggio governato a ceduo (a volte associato a castagno, sorbo e nocciolo) o in boschi di<br />
transizione fra ceduo e fustaia è prevalente nella zona montana ad est (soprattutto nei comuni di<br />
Sassello ed Urbe).<br />
La specie forestale prevalente in provincia risulta essere il castagno, che viene governato a ceduo,<br />
mentre la sua coltivazione a castagneto da frutto è stata in gran parte abbandonata.<br />
59
La forte presenza di vegetazione forestale in provincia ha sempre alimentato anche una rilevante<br />
attività economica legata alla selvicoltura, per cui fino ad un recente passato, tutti i boschi erano<br />
utilizzati e modificati dalla mano dell’uomo. Dai boschi si ricava prevalentemente legna da ardere<br />
ma anche legname da opera dei classici assortimenti mercantili. Attualmente anche la selvicoltura<br />
è in forte calo per cui si assiste ad una sorta di ricolonizzazione dei boschi coltivati da parte <strong>della</strong><br />
vegetazione spontanea, con fenomeno di un progressivo inselvatichimento del territorio. Possono<br />
contribuire a questo anche alcune estese fitopatie che hanno portato a forte indebolimento delle<br />
specie colpite.<br />
6.2.4 Aspetti sociali che possono incidere sul fenomeno incendi<br />
Sul territorio provinciale, al 31.12.2008, risulta insistere una popolazione residente pari a 286.646<br />
unità che durante i mesi estivi, così come per tutta la fascia costiera <strong>della</strong> nostra regione, si<br />
accresce notevolmente fin quasi a decuplicare.<br />
Nell’ambito dei centri urbani un ulteriore più localizzato aspetto del territorio è dato dall’antica<br />
vocazione turistica <strong>della</strong> sua parte rivierasca, luogo di afflusso e di residenza di elites internazionali<br />
già alla fine del secolo scorso, e <strong>della</strong> vocazione turistica stagionale dell’entroterra per le famiglie<br />
abbienti residenti nei mesi freddi sulla costa.<br />
Per quanto riguarda la superficie agricola utilizzata, questa risulta pari al 27% rispetto alla S.A.U.<br />
regionale e, confrontando i dati dell’ultimo decennio, appare con un più contenuto decremento<br />
rispetto alle altre province.<br />
Savona, inoltre, presenta ancora il maggior numero di aziende agricole rispetto alle altre province<br />
liguri ma mostra nello stesso tempo anche di subire a livello regionale il maggior decremento in<br />
termini del numero delle aziende stesse.<br />
Seguendo quindi l’andamento regionale, l’entroterra è soggetto anche se in maniera più limitata ad<br />
un costante spopolamento e abbandono per quanto riguarda le attività agricole.<br />
Le stesse zone agricole, infatti, intese come aree di discontinuità rispetto alla vegetazione arborea<br />
spontanea, rappresentano dei tagliafuoco “verdi”, in grado di rallentare il progredire di un eventuale<br />
incendio.<br />
Se da un lato la minore pressione antropica comporta una minore probabilità di innesco di incendi,<br />
dall’altro, l’abbandono del territorio montano e collinare determina un minore controllo e una quasi<br />
inesistente gestione del territorio stesso<br />
60
6.3 Generalità sul territorio – Provincia di Genova<br />
6.3.1 Morfologia<br />
La provincia di Genova è la più grande delle province liguri, è estesa su 183.847 ettari di cui oltre<br />
110.000 boscati ed è caratterizzata da un’elevata accidentalità dei versanti potendosi considerare<br />
montana al 65% e collinare al 35%.<br />
Infatti in questa provincia non esistono pianure statisticamente rilevanti. Le vette più alte sono<br />
concentrate nell’entroterra e nei versanti Padani delle valli genovesi, con cime che si<br />
approssimano ai 1.800 m. s.l.m. quali il M.te Maggiorasca (1.799), il M.te Bue (1.775), il M.te<br />
Penna (1735), il M.te Zatta (1.627), il M.te Aiona (1692), il M.te Antola (1627) ed il M.te Beigua, pur<br />
non altimetricamente rilevante (m. 1.287), rappresenta invece l’esempio più tipico di un massiccio<br />
montano imponente a soli 6 Km dal mare presentando così notevoli escursioni climatiche ed una<br />
diversificazione vegetazionale-ambientale del tutto caratteristica.<br />
Le vallate sono, in genere, brevi ed incassate tanto che i paesi e le città <strong>della</strong> Riviera genovese<br />
sono ubicati principalmente nelle zone pianeggianti lungo le foci dei torrenti. Esse si presentano in<br />
posizione perpendicolare al mare tranne la Val Fontanabuona, solcata dal torrente Lavagna -<br />
Entella, ad andamento orizzontale alla battigia del mare.<br />
6.3.2 Aspetti climatici – ventosità<br />
Il clima di questa provincia è particolarmente variabile e diversificato, forse più <strong>della</strong> media ligure.<br />
Innanzitutto si notano differenze notevoli tra i versanti mediterranei e quelli padani tanto che il<br />
paesaggio muta radicalmente oltre i valichi montani del Passo dei Giovi, <strong>della</strong> Bocchetta, del<br />
Turchino, del Bocco e del Bracco.<br />
La maggiore piovosità ed umidità che caratterizza i versanti padani, o - in ogni caso – quelli esposti<br />
a nord, incide notevolmente sul ricorrente fenomeno degli incendi boschivi oltre che sul tipo di<br />
vegetazione e sulle colture agrarie.<br />
La diffusione di microclimi particolari, pur a distanza ravvicinata, è particolarmente spiccata sul<br />
Promontorio del Monte di Portofino ove, a seconda dell’orientamento dei versanti, si hanno<br />
escursioni termiche anche di 7-8° C con notevoli riflessi sulla vegetazione che è di tipo centroeuropeo<br />
nei versanti a Nord e di tipo xerofilo-mediterraneo in quelli rivolti a sud, ovviamente anche<br />
più esposti agli incendi boschivi o di gariga (macchia mediterranea in fase di degrado).<br />
Tutto cambia nell’entroterra, specie in Valle d’Aveto dove, ad una piovosità più elevata che può<br />
raggiungere i 1900 mm annui, si aggiunge un gradiente termico più basso con temperature spesso<br />
sotto lo zero gradi. Un esempio di tale radicale mutamento climatico rispetto alla fascia rivierasca<br />
lo si nota in modo eccellente nelle zone <strong>della</strong> Riserva Naturale Orientata delle Agoraie, costituita<br />
da 11 ettari con la presenza di laghetti che conservano relitti di vegetazione risalenti alle ultime<br />
glaciazioni (20.000 anni fa).<br />
I periodi di maggior piovosità sono concentrati nella tarda primavera ed in autunno, le estati sono<br />
calde e secche mentre gli inverni si presentano spesso con lunghi periodi siccitosi caratterizzati<br />
dalla ricorrenza di forti venti di tramontana che favoriscono lo svilupparsi degli incendi.<br />
61
Spesso si contrappongono in brevissimi periodi condizioni climatiche estreme per cui spesso si<br />
passa da periodi di incendi ad alluvioni specie nella fascia autunnale.<br />
6.3.3 Aspetti <strong>territoriali</strong> e vegetazionali<br />
La Provincia di Genova presenta una percentuale di boscosità fra le più elevate d’Italia con un<br />
valore del 68 % anche grazie alla diffusione del bosco nei terreni agricoli abbandonati.<br />
Trattasi per lo più di boschi cedui abbandonati, ormai regno del cinghiale, degli incendi e del<br />
ritorno, in Val Trebbia ed in Val d’Aveto, del lupo.<br />
I castagneti da frutto, un tempo coltivazione utilissima se non indispensabile per le popolazioni<br />
montane, di cui costituiva l’alimento base, è oggi quasi del tutto abbandonato, tranne pochi casi di<br />
ripristino con l’ausilio di contributi specifici. Il castagno, nei suoi vari aspetti colturali di ceduo,<br />
ceduo invecchiato, alto fusto e da frutto, rappresenta l’essenza boschiva più estesa, occupando il<br />
58% del territorio nella fascia altitudinale e climatica intermedia, mentre il faggio domina oltre i 900<br />
metri s.l.m. ed il pino marittimo (ancorché tormentato da incendi e malattie) è ampiamente<br />
distribuito lungo tutta la fascia rivierasca. Il leccio, che un tempo rappresentava la percentuale<br />
boscata più diffusa, è in fase di graduale, seppur lenta espansione non tanto lungo la fascia<br />
costiera quanto nelle colline interne più o meno abbandonate ed esposte al sole. Specie “esotiche”<br />
in quanto estranee alla flora tipica <strong>della</strong> Regione sono state introdotte in ambiente montano negli<br />
anni ’50-’60 con i contributi <strong>della</strong> Legge sulla Montagna n. 991/1952 ed i successivi “Piani Verdi” I°<br />
e II°; ne sono esempio in particolare in Val Trebbia, Val d’Aveto e Valle Scrivia gli imboschimenti<br />
ben riusciti, ancorché oggi abbandonati, di pino nero d’Austria, quercia rossa Canadese, pino<br />
strombo, pino silvestre e abete di Douglas quantificabili in circa 450 ettari. Praticamente<br />
spontanee, lungo i corsi d’acqua, le specie ripariali quali pioppi s.p.p., ontani bianchi e napoletani,<br />
salici e saliconi, ma che non hanno una vera rilevanza forestale o economica.<br />
6.3.4 Aspetti sociali che possono incidere sul fenomeno degli incendi<br />
Al degrado ambientale nell’entroterra corrisponde una conseguente alternazione demografica con<br />
paesi e villaggi che contano ormai poche decine o poche centinaia di abitanti dall’età media molto<br />
elevata per mancanza di lavoro alternativo a quello <strong>della</strong> campagna per i giovani e la conseguente<br />
carenza di infrastrutture fondamentali come scuole, viabilità, farmacie, luoghi di ritrovo, etc..<br />
Esistono realtà Amministrative come i Comuni di Rondanina, Coreglia Ligure e Propata che hanno<br />
rispettivamente 79, 268 e 164 residenti, senza Uffici Tecnici (nel primo caso senza sede<br />
comunale) e con segretari consorziati. Il 90% circa <strong>della</strong> popolazione e delle attività di ogni tipo<br />
(commerciali, turistiche, del territorio e culturali) sono concentrati lungo la Riviera e questa<br />
provincia non fa eccezione, anzi. Basti ricordare che la metropoli genovese, con i suoi 611.171<br />
abitanti costituisce da sola il 40% <strong>della</strong> demografia regionale.<br />
Il ripetersi degli incendi boschivi “ad ogni spirar di vento” è diffuso praticamente in ogni stagione<br />
dell’anno, con un breve respiro solo nei mesi di maggio e giugno poiché più piovosi ma -<br />
soprattutto – perché la ripresa vegetativa comporta l’inverdimento di pascoli e delle superfici<br />
boscate, Ottimo metodo per prevenire il fenomeno degli incendi boschivi, ormai sperimentato da<br />
alcuni anni, è il monitoraggio delle aree a maggior rischio nei periodi di maggior criticità, a cura di<br />
pattuglie CFS e dei Volontari Antincendio boschivo.<br />
Negli ultimi anni si è infatti registrato un notevole calo nel numero di incendi boschivi e, per contro,<br />
un incremento dell’individuazione dei responsabili degli stessi. Le cause sono per lo più colpose da<br />
attribuire a superficialità o incuria negli abbruciamenti dei residui da pratiche agricole. Con ciò non<br />
si esclude tuttavia la sussistenza di motivi di origine dolosa da parte di piromani e di incendiari<br />
anche se in modo assolutamente limitato ad alcune specifiche aree.<br />
62
6.4 Generalità sul territorio – Provincia <strong>della</strong> Spezia<br />
6.4.1 Morfologia<br />
La Provincia di La Spezia, la più piccola tra le provincie Liguri, si sviluppa prevalentemente con un<br />
orientamento Nord ovest - Sud est.<br />
Si tratta di un territorio orograficamente accidentato ad esclusione <strong>della</strong> piana di Sarzana dove si<br />
congiungono i corsi d’acqua del Vara e del Magra che costituiscono i principali fiumi <strong>della</strong><br />
Provincia.<br />
Si evidenziano due settori: uno costiero e uno interno.<br />
Il settore costiero (dal confine amministrativo con la provincia di Genova -Deiva Marina- fino alla<br />
punta di Portovenere) è delimitato a nord tramite un crinale montuoso pressappoco parallelo alla<br />
costa che raggiunge altezze di 600-800 m (M. Malpertuso 812 m) e che prosegue verso sud-est<br />
diminuendo gradualmente la sua quota costituendo il promontorio di Portovenere.<br />
Il settore interno è costituito dalla Val di Vara e dalla parte terminale <strong>della</strong> Val di Magra.<br />
La Val di Vara è all’incirca parallela alla costa ed è a sua volta delimitata a nord dallo spartiacque<br />
dell’appennino che va dal M. Zatta (1407 m) al M. Gottero (1640 m), detto spartiacque separa<br />
l’alta Val di Vara dalle valli del parmense. Dal M. Gottero prosegue poi in direzione sud-est la<br />
dorsale secondaria per il M. Fiorito (1093 m) e M Cornoviglio (1162 m) che separa la Val di Vara<br />
dalla Lunigiana (MS). Questa dorsale secondaria va a calare gradualmente di quota e si<br />
interrompe dopo il Comune di Bolano in corrispondenza dell’alveo del fiume Magra.<br />
Nel settore costiero i versanti a monte <strong>della</strong> linea di costa presentano mediamente forti pendenze<br />
che diventano via via più elevate man mano che ci si sposta verso levante, infatti l’ultimo tratto di<br />
costa prima di Portovenere è costituito da una serie di falesie praticamente a picco sul mare dove<br />
esistono solo alcuni sentieri o tracce di sentieri.<br />
I versanti risultano profondamente scavati da solchi torrentizi che danno luogo a piccole spiagge<br />
in prossimità del mare.<br />
La Val di Vara, che rappresenta la maggior parte del settore interno, è attraversata da numerosi<br />
torrenti che confluiscono tutti nel fiume Vara, la morfologia tormentata ed impervia delle convalli<br />
crea condizioni di paesaggio spesso selvaggio caratterizzato da vaste aree boschive che<br />
interessano interi versanti senza soluzione di continuità.<br />
Il fiume Vara (il cui bacino è interamente compreso nella provincia di La Spezia) confluisce nel<br />
fiume Magra a circa 18 Km dallo sbocco a mare.<br />
A valle <strong>della</strong> confluenza, risultato dell’unione <strong>della</strong> Val di Vara e la Val di Magra, è presente la<br />
piana di Sarzana che ha come sbocco naturale sul mare un breve tratto di costa pianeggiante, con<br />
litorale sabbioso (Marinella di Sarzana), lungo circa 3 km prima di arrivare al confine con la<br />
provincia di Massa-Carrara.<br />
63
6.4.2 Aspetti climatici - ventosità<br />
Si distinguono diversi microclimi anche molto diversi tra loro dovuti soprattutto all’esposizione delle<br />
vallate e la loro posizione rispetto al mare nonché ovviamente alle altitudini dei rilievi.<br />
In generale si può parlare di un clima prevalente di tipo mediterraneo costiero con temperamenti<br />
atlantici anche nelle zone più elevate, tuttavia scendendo un poco più nel dettaglio è possibile<br />
definire due tipologie climatiche distinte: la prima riguarda la sottile fascia costiera e la seconda<br />
riguarda il settore interno costituito principalmente dalla Val di Vara.<br />
Lungo la fascia costiera, maggiormente soleggiata e che risente direttamente dell’effetto del mare,<br />
si hanno temperature medie invernali nettamente superiori (differenze di oltre 5°C) rispetto a<br />
località situate alla stessa quota in Val di Vara mentre nelle stagioni intermedie e soprattutto in<br />
estate le differenze di temperatura sono meno marcate.<br />
La presenza e l’orientamento dei sistemi montuosi del territorio spezzino, rafforzati dall’arco<br />
appenninico tosco-emiliano, costituiscono elemento determinante nel trattenere le correnti umide<br />
provenienti dall’atlantico e nel favorire le precipitazioni che raggiungono valori nettamente superiori<br />
rispetto a quelli delle altre Provincie <strong>della</strong> Liguria.<br />
Nell’ambito <strong>della</strong> provincia tale piovosità è maggiore nei rilievi montuosi e nella Val di Vara (1600<br />
mm annui) mentre diminuisce nelle zone più prossime alla costa (zone di Portovenere e Marinella<br />
di Sarzana con meno di 1200 mm annui).<br />
Il periodo dell’anno più piovoso ricade nella seconda metà di Ottobre, Novembre e prima metà di<br />
Dicembre; un'altra punta di piovosità si verifica in primavera.<br />
Durante il periodo invernale si instaurano di solito sistemi di alta pressione dovute agli anticicloni<br />
atlantico e russo apportatrici di tempo bello e temperato il primo, rigido il secondo.<br />
Il tempo si fa particolarmente variabile a primavera e rimane più o meno marcatamente tale, fino a<br />
giugno inoltrato quando l’anticiclone atlantico prende il sopravvento ed instaura un tempo caldo e<br />
secco, mitigato però dall’influsso marino.<br />
L’estate meteorologica va spesso oltre quella astronomica, permanendo tempo buono a volte fino<br />
ad ottobre inoltrato.<br />
Le condizioni atmosferiche cominciano a cambiare verso ottobre-novembre, con l’arrivo delle<br />
depressioni atlantiche molto numerose, apportatrici di tempo umido e piovoso. Tali depressioni<br />
possono assumere carattere particolarmente marcato, se ad esse si affiancano le correnti<br />
depressionarie caratteristiche del golfo ligure, di tipo temporalesco che sono causa, a volte, di<br />
rovinose alluvioni.<br />
La ventosità è elevata nella zona costiera, dove si registrano giornate di forte vento di maestrale e<br />
altri venti del quadrante occidentale, c'è comunque da evidenziare il fatto che l'orografia,<br />
estremamente tormentata e impervia del territorio spezzino, molto spesso determina il formarsi di<br />
imprevedibili turbolenze locali all'interno delle strette vallate<br />
6.4.3 Aspetti <strong>territoriali</strong> vegetazionali<br />
La presenza dei boschi in Provincia di La Spezia si estende su una superficie di circa 88.000 Ha,<br />
la percentuale di bosco rispetto alla superficie territoriale risulta tra le più significative d'Italia<br />
raggiungendo il 65 % con punte fino al 90% in alcuni Comuni dell'Alta Val di Vara.<br />
64
La maggior parte dei boschi <strong>della</strong> Provincia è di proprietà di privati; tali proprietà per motivi di<br />
ordine storico, risultano estremamente polverizzate. I boschi pubblici interessano una superficie<br />
limitata del territorio provinciale e tra questi circa 600 Ha costituiscono il demanio regionale che si<br />
estende sulle pendici del Monte Gottero.<br />
Il ceduo è la forma di governo più diffusa, con ben 32.000 Ha circa su quasi 58.000 Ha totali di<br />
superficie forestale.<br />
Tra le specie forestali più diffuse troviamo il Castagno il cui areale naturale come è noto è stato<br />
fortemente ampliato ad opera dell'uomo, tant'è che si può dire che questa specie ha conferito<br />
un’impronta caratteristica a tutta la Val di Vara. Attualmente la specie è in progressiva regressione,<br />
sia per motivi di ordine sociale, che fitopatologico. Si è assistito alla diffusa conversione in ceduo<br />
dei castagneti da frutto che, dalla seconda metà dell'ottocento in poi, rappresentavano la forma di<br />
governo più diffusa con circa 3.000 Ha di superficie. Nei cedui di Castagno si sono insediate altre<br />
specie, inizialmente rappresentate dal Cerro e dal Carpino nero e, successivamente, nelle zone di<br />
crinale, dal Pino marittimo. Proprio quest'ultima specie risulta la più diffusa in Provincia dopo il<br />
Castagno interessando una superficie di 11.000 Ha; forma popolamenti puri e tende a colonizzare,<br />
in tempi brevi, i terreni agrari abbandonati e le aree percorse dal fuoco dove vince la concorrenza<br />
con altre specie, in quanto specie eliofila e frugale.<br />
Negli ultimi anni anche questa specie ha subito una fase di progressiva regressione del proprio<br />
areale a seguito <strong>della</strong> sempre maggiore diffusione dell’insetto parassita Matsucoccus feytaudi Il<br />
Matsucoccus feytaudi è una cocciniglia, appartenente a un gruppo di insetti fitomizi o succhiatori di<br />
linfa vegetale, che vive esclusivamente sul pino marittimo, nella parte viva <strong>della</strong> corteccia, da cui<br />
succhia la linfa elaborata. L’attacco del parassita porta al disseccamento finale dei pini che,<br />
indeboliti, vengono aggrediti da insetti xilofagi secondari. L’aumento di necromassa dovuto al<br />
disseccamento di vaste aree di popolamenti di pino marittimo rappresenta una delle problematiche<br />
di maggior rilievo negli ultimi anni dal punto di vista dell’innesco degli incendi.<br />
Tra i pini mediterranei, si segnala inoltre la presenza del Pino d'Aleppo che in popolamenti puri<br />
copre 160 Ha nelle località di Monte Marcello, Portovenere e Isola <strong>della</strong> Palmaria, aree <strong>della</strong> zona<br />
costiera caratterizzate da affioramenti calcareo-carbonatici predilette da tale specie.<br />
La presenza del Faggio è limitata alla parte più elevata del territorio provinciale dove i popolamenti,<br />
pressoché puri, si estendono su di una superficie di circa 580 Ha governata ad alto fusto.<br />
E' piuttosto limitata la presenza di conifere introdotte o reintrodotte mediante rimboschimento; tra<br />
queste spicca il Pino nero con 480 Ha, impiegato soprattutto nei Comuni dell'Alta Val di Vara<br />
(Rocchetta Vara, Zignago, Sesta Godano, Varese Ligure). Il bacino del fiume Vara venne infatti<br />
classificato montano ai sensi del R.D. 3267/23 e già nel 1926 vennero avviati rimboschimenti su<br />
alcune centinaia di ettari (Monte Antessio, Gruzze di Suvero, Gruzze di Veppo, Monte Dragnone,<br />
Frana Casserola, ecc.). I rimboschimenti proseguirono con i "cantieri scuola" a partire dal 1949 fino<br />
a tutti gli anni settanta impiegando una considerevole mano d'opera avventizia. Oltre al Pino nero<br />
vennero impiegate seppure in minima parte altre conifere, tra cui il Pino silvestre, l'Abete rosso,<br />
l'Abete di Douglas e l'Abete bianco; di quest'ultima specie è documentata la presenza nell'Alta Val<br />
di Vara nel XV secolo, così come risulta da alcuni documenti d'archivio.<br />
Tra le latifoglie meno diffuse si segnalano la Roverella ed il Cerro che raramente formano consorzi<br />
puri, comportandosi generalmente da specie accessorie.<br />
Presenze di elevato significato geobotanico sono alcune specie sempreverdi quali il Leccio e la<br />
Sughera che, in limitate aree localizzate in prossimità <strong>della</strong> costa, formano popolamenti pressoché<br />
puri. In particolare i piccoli lembi di lecceta che si sono conservati, più spesso in formazioni a<br />
macchia quale stadio che precede la fustaia nella successione dinamica, rappresentano il climax<br />
<strong>della</strong> fascia costiera <strong>della</strong> provincia.<br />
65
Lungo i corsi d'acqua si riscontra la presenza dell'Ontano nero, di Salici e Pioppi che formano<br />
tipiche associazioni ripariali che si sviluppano lungo l'asta principale del fiume Vara e <strong>della</strong> rete<br />
idrografica minore.<br />
Infine, un cenno particolare merita la Betulla bianca (Betula pendula Roth), che rappresenta una<br />
emergenza naturalistica di elevato interesse scientifico, trattandosi di un relitto dell'epoca glaciale<br />
di areale europeo centro-settentrionale. La specie è presente in due piccoli popolamenti misti con<br />
Castagno e Cerro, nel Comune di Calice al Cornoviglio, sulle pendici settentrionali del Monte Ferro<br />
al confine con la Toscana.<br />
6.4.4 Aspetti sociali che possono incidere sul fenomeno incendi<br />
Sul territorio provinciale, risulta insistere una popolazione residente pari a 223.071 unità che<br />
durante i mesi estivi si accresce notevolmente fin quasi a raddoppiare. Infatti decisamente<br />
influente è l’apporto turistico sia nei riguardi economici sia come impatto sul territorio extraurbano.<br />
La città <strong>della</strong> Spezia registra circa 95.000 abitanti mentre quella di Sarzana circa 21.000, gli altri<br />
comuni hanno dimensioni sensibilmente minori e spesso, soprattutto quelli verso l’appennino, sono<br />
suddivisi in innumerevoli frazioni distanti anche alcuni chilometri tra loro.<br />
La provincia si può sostanzialmente suddividere in due zone: quella costiera a vocazione turistica<br />
e quella interna ove viene praticata agricoltura a carattere familiare e con centri abitati che fungono<br />
da basi per il terziario.<br />
Come distribuzione territoriale la popolazione risulta per circa l’85% nei comuni classificati “costa”,<br />
per circa il 10% nei comuni classificati “collina” e per il rimanente 5% nei comuni classificati<br />
“montagna”.<br />
Il fuoco viene spesso utilizzato per abbruciamenti e ripuliture. La problematica principale è quella di<br />
gestirne e controllarne l’uso secondo le vigenti disposizioni <strong>della</strong> Legge Forestale Regionale.<br />
I flussi turistici sono notevoli anche relativamente ad un turismo di passaggio che però va a<br />
incidere in zone extraurbane in quanto numerosi sono i gruppi organizzati per percorsi a piedi di<br />
vari livelli di difficoltà.<br />
Per ciò che attiene le cause più frequenti degli incendi nell’ambito di quelli di natura colposa sono<br />
attribuibili all’uso del fuoco nell’ambito di attività agricole e forestali che degenera in incendi per<br />
imperizia e disattenzione: si tratta principalmente di abbruciamenti dei residui delle potature degli<br />
olivi e dei vigneti<br />
66
7 AGGIORNAMENTO STATISTICO DEI DATI SUGLI INCENDI BOSCHIVI<br />
E CONFRONTO CON I PRECEDENTI PERIODI DI PROGRAMMAZIONE.<br />
7.1 Analisi statistiche annuali<br />
La valutazione degli obiettivi raggiunti in termini di pianificazione antincendio boschivo in<br />
Regione Liguria è strettamente correlata all’analisi delle serie storiche degli incendi boschivi.<br />
I dati utilizzati per le analisi statistiche sono quelli appartenenti all’archivio informatizzato del Corpo<br />
Forestale dello Stato e forniti alla Regione Liguria (Dipartimento Agricoltura e Protezione Civile -<br />
Servizio Politiche <strong>della</strong> Montagna e <strong>della</strong> Fauna Selvatica).<br />
L’archivio informatizzato consta di una banca dati statistica che copre il periodo 1987-2009 e<br />
quindi pari a 23 anni di dati e di una banca dati cartografica validata che copre il periodo 1997-<br />
2009 pari a 13 anni di dati<br />
Le analisi che vengono presentate nel seguito mostrano per quanto riguarda l’analisi del numero di<br />
incendi e <strong>della</strong> superficie percorsa dal fuoco sia i dati annuali che il confronto statistico con la<br />
pianificazione precedente; i periodi di riferimento presi in considerazione sono:<br />
• il periodo 1987-1996 che rappresenta il primo periodo di pianificazione regionale in<br />
tema di antincendio boschivo,<br />
• il periodo 1997-2001 che rappresenta il secondo periodo di pianificazione e di fatto il<br />
primo periodo in cui l’antincendio boschivo si è dato una organizzazione più organica<br />
e codificata,<br />
• il periodo 2002-2009 che rappresenta l’ultimo periodo di pianificazione.<br />
Ulteriori due periodi sono stati presi in considerazione per la corretta analisi <strong>della</strong> serie storica dei<br />
dati e sono i periodi 1987-2001, il periodo 1987-2009 che rappresentano i periodi di lunga durata a<br />
cui raffrontarsi.<br />
Per l’analisi di altri parametri come cause di innesco, ora di innesco etc. è stato considerato l’intero<br />
periodo di disponibilità dei dati ovvero dal 1987 al 2009.<br />
La Tabella 5 sintetizza i dati annuali che vengono poi mostrati in forma grafica in Figura 10 e in<br />
Figura 12.<br />
Si precisa che la Tabella 5 distingue il numero di incendi boschivi utilizzati per la pianificazione<br />
regionale AIB, che ricomprendono anche gli incendi derivati, e il numero di incendi effettivi<br />
registrati in Regione Liguria, la cui somma complessiva è inferiore rispetto alla somma degli<br />
incendi boschivi utilizzati per la pianificazione regionale AIB. Ciò dipende dal metodo di<br />
archiviazione dei dati che prevede la possibilità di definire incendi primari e derivati considerando<br />
come derivati gli incendi che, pur partendo da un unico punto di innesco, travalicano i confini del<br />
comando stazione del CFS e, in molti casi, il confine provinciale e il confine degli enti delegati<br />
competenti in materia di antincendio boschivo.<br />
Al fine <strong>della</strong> pianificazione regionale AIB, si è ritenuto opportuno considerare nelle aggregazioni dei<br />
dati gli incendi derivati come singoli incendi in quanto ciò permette di raffrontare i dati più recenti<br />
con la precedente pianificazione che non distingueva tali incendi.<br />
67
La distinzione degli incendi derivati rispetto agli incendi effettivi permette, inoltre, di assegnare<br />
correttamente il numero e le superfici percorse dal fuoco sia alle diverse province, nel caso di<br />
incendi che oltrepassano il confine provinciale, sia ai diversi Enti delegati nel caso di incendi che<br />
interessano più enti.<br />
Si precisa quindi che il numero reale di incendi a livello regionale è il numero di incendi effettivi ma<br />
nelle elaborazioni si userà sempre il numero di incendi per il piano AIB che, come detto,<br />
comprendono anche gli incendi derivati. Pertanto si potrebbero avere nei valori medi delle piccole<br />
differenze tanto più marcate quanto più numerosi sono gli incendi derivati. Nel nostro caso<br />
comunque i ridotti valori del numero di incendi derivati non pregiudicano le statistiche medie e<br />
pertanto l’errore che si commette non usando il valore degli incendi effettivi non pregiudica<br />
l’accuratezza dell’analisi.<br />
ANNO<br />
Num IB per il<br />
piano regionale<br />
AIB<br />
Incendi<br />
derivati<br />
Incendi<br />
effettivi<br />
68<br />
Boscata Non boscata SUPTOT<br />
sup media<br />
per IB<br />
1987 1112 1112 2702 2684 5386 4.8<br />
1988 1401 1401 5134 4057 9191 6.6<br />
1989 1690 1690 9432 5940 15372 9.1<br />
1990 1464 1464 14685 5511 20196 13.8<br />
1991 982 982 4487 2284 6771 6.9<br />
1992 760 760 4019 2411 6430 8.5<br />
1993 893 893 4441 3266 7707 8.6<br />
1994 485 485 1413 636 2049 4.2<br />
1995 722 722 3005 1481 4486 6.2<br />
1996 632 632 939 1129 2068 3.3<br />
1997 1028 2 1026 5740 4801 10541 10.3<br />
1998 512 13 499 3879 2118 5997 12.0<br />
1999 466 15 451 5038 1616 6654 14.8<br />
2000 425 8 417 2368 962 3330 8.0<br />
2001 537 7 530 3666 1390 5057 9.5<br />
2002 417 5 412 1344 1727 3071 7.5<br />
2003 865 14 851 5069 2675 7744 9.1<br />
2004 350 5 345 1024 244 1268 3.7<br />
2005 361 3 358 3380 812 4192 11.7<br />
2006 382 3 379 1148 399 1548 4.1<br />
2007 384 7 377 2485 528 3013 8.0<br />
2008 291 291 411 413 824 2.8<br />
2009 332 332 1489 1155 2644 8.0<br />
Totale 1987-2009 16491 16409 87298 48240 135538<br />
medie 1987-2009 717 713 3796 2097 5893<br />
Tabella 5: Numero incendi boschivi, superficie boscata, superficie non boscata, superficie totale e<br />
superficie media a incendio per anno con indicazione del numero di incendi effettivi, incendi derivati<br />
e incendi utilizzati nel piano AIB per il periodo 1987-2009.
La Tabella 6 mostra un primo e sintetico confronto statistico tra i diversi periodi di pianificazione (le<br />
prime 3 colonne indicano i singoli periodi di pianificazione) e i periodi di riferimento (le ultime 2<br />
colonne indicano i periodi di lunga durata con cui fare i raffronti).<br />
Analizzando i dati si osserva come ci sia stata una diminuzione e del numero di incendi e <strong>della</strong><br />
superficie percorsa dal fuoco, inoltre si può osservare come il trend sia di una costante<br />
diminuzione e del numero di incendi e <strong>della</strong> superficie percorsa dal fuoco .<br />
Periodo 1987-<br />
1996<br />
Periodo 1997-<br />
2001<br />
69<br />
Periodo 2002-<br />
2009<br />
Periodo 1987-<br />
2001<br />
Periodo 1987-<br />
2009<br />
Numero di incendi all'anno 1014 594 423 874 717<br />
Superficie percorsa annua<br />
(totale) - ha<br />
Superficie percorsa annua<br />
(boscata) - ha<br />
Superficie percorsa annua<br />
(non boscata) - ha<br />
Superficie incendio medio -<br />
ha<br />
Incidenza incendi sul bosco<br />
(% di bosco percorso<br />
all'anno)<br />
7966 6316 3038 7416 5893<br />
5026 4138 2044 4730 3796<br />
2940 2178 994 3094 2097<br />
7.9 10.6 7.2 8.5 8.2<br />
1.45% 1.19% 0.59% 1.36% 1.09%<br />
Tabella 6: Sintesi (medie annuali) nei diversi periodi di programmazione e nei periodi di riferimento<br />
Per una corretta interpretazione <strong>della</strong> tabella può essere utile visualizzare anche Figura 11 e<br />
Figura 13 dove la figura a) rappresenta i periodi di programmazione (1987-1996, 1997-2001, 2002-<br />
2009) e quindi le prime tre colonne di Tabella 6 e la figura b) rappresenta i periodi di raffronto<br />
(1987-2001 e 1987-2009) e quindi le ultime due colonne di Tabella 6.<br />
La Figura 10 mostra il numero di incendi all’anno mentre Figura 12 mostra la superficie totale<br />
percorsa dal fuoco per anno divisa tra superficie boscata in verde e non boscata in giallo.<br />
L'osservazione dei dati relativi agli incendi occorsi sulla finestra temporale disponibile più estesa,<br />
corrispondente al periodo 1987/2009, messa a confronto con il periodo riportato nella<br />
programmazione precedente (1987/2001) mostra ancora una notevole riduzione sia delle superfici<br />
percorse dal fuoco sia del numero di incendi (vedi Tabella 6). Questo conferma il trend<br />
estremamente positivo dell'ultimo periodo
numero di incendi<br />
1800<br />
1600<br />
1400<br />
1200<br />
1000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
0<br />
1112<br />
1987<br />
1401<br />
1988<br />
1690<br />
1989<br />
1464<br />
1990<br />
982<br />
1991<br />
893<br />
Incendi 1987-2009: frequenze annue<br />
760 722<br />
1992<br />
1993<br />
Figura 10: Numero di incendi annuo<br />
1200<br />
1100<br />
1000<br />
900<br />
800<br />
700<br />
600<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
Numero di incendi<br />
485<br />
1994<br />
Numero di incendi medi annuo per i diversi periodi di<br />
programmazione<br />
1014<br />
Periodo<br />
1987-<br />
1996<br />
594<br />
Periodo<br />
1997-<br />
2001<br />
423<br />
Periodo<br />
2002-<br />
2009<br />
1995<br />
632<br />
1996<br />
Periodo 1987-<br />
1996<br />
Periodo 1997-<br />
2001<br />
Periodo 2002-<br />
2009<br />
1028<br />
1997<br />
a)<br />
70<br />
512 466 425<br />
1998<br />
1200<br />
1100<br />
1000<br />
900<br />
800<br />
700<br />
600<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
Numero di incendi<br />
1999<br />
2000<br />
537<br />
2001<br />
417<br />
2002<br />
865<br />
2003<br />
350<br />
2004<br />
361<br />
2005<br />
382 384<br />
2006<br />
2007<br />
Numero di incendi medi annuo per i diversi periodi di<br />
raffronto<br />
874<br />
Periodo<br />
1987-<br />
2001<br />
717<br />
Periodo<br />
1987-<br />
2009<br />
291 332<br />
2008<br />
2009<br />
Periodo 1987-<br />
2001<br />
Periodo 1987-<br />
2009<br />
Figura 11: a) Numero medio di incendi annuo per i diversi periodi di pianificazione. b) numero di<br />
incendi medio annuo nei periodi di raffronto<br />
Si osserva da Figura 11 come per il periodo 1987-2001 la media annua del numero di incendi sia<br />
pari a 874 mentre per il periodo 2002-2009 la medi aannua si apari a 423 incendi con un netto<br />
miglioramento pari a meno <strong>della</strong> metà del numero di incendi.<br />
b)
Superficie [ha]<br />
25000<br />
24000<br />
23000<br />
22000<br />
21000<br />
20000<br />
19000<br />
18000<br />
17000<br />
16000<br />
15000<br />
14000<br />
13000<br />
12000<br />
11000<br />
10000<br />
9000<br />
8000<br />
7000<br />
6000<br />
5000<br />
4000<br />
3000<br />
2000<br />
1000<br />
0<br />
5134<br />
9432<br />
14685<br />
1987-2009: superfici percorse annue<br />
5740<br />
2684 4057<br />
22842411 3266<br />
2118<br />
2675<br />
528 413 1155<br />
2702<br />
4441<br />
44874019<br />
38795038<br />
59405511 4801 2368<br />
3380<br />
939<br />
1489<br />
1413<br />
63614811129 161696213901727 1024 1148<br />
411<br />
244 812 399<br />
36661344<br />
3005<br />
5069<br />
2485<br />
1987<br />
1988<br />
1989<br />
1990<br />
1991<br />
1992<br />
1993<br />
1994<br />
1995<br />
1996<br />
Figura 12: Superfici percorse dal fuoco annue<br />
10000<br />
9000<br />
8000<br />
7000<br />
6000<br />
5000<br />
4000<br />
3000<br />
2000<br />
1000<br />
0<br />
Superficie [ha]<br />
Superficie media annua percorsa dal fuoco per i diversi<br />
periodi di programmazione<br />
7966<br />
Periodo<br />
1987-<br />
1996<br />
6316<br />
Periodo<br />
1997-<br />
2001<br />
3038<br />
Periodo<br />
2002-<br />
2009<br />
Periodo<br />
1987-1996<br />
Periodo<br />
1997-2001<br />
Periodo<br />
2002-2009<br />
a)<br />
1997<br />
1998<br />
10000<br />
9000<br />
8000<br />
7000<br />
6000<br />
5000<br />
4000<br />
3000<br />
2000<br />
1000<br />
0<br />
Superficie [ha]<br />
71<br />
1999<br />
2000<br />
2001<br />
2002<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006<br />
2007<br />
2008<br />
Superficie media annua percorsa dal fuoco per i diversi<br />
periodi di raffronto<br />
7416<br />
Periodo<br />
1987-<br />
2001<br />
5893<br />
Periodo<br />
1987-<br />
2009<br />
2009<br />
Periodo 1987-<br />
2001<br />
Periodo 1987-<br />
2009<br />
Boscata<br />
Non boscata<br />
Figura 13: a) Superfici percorse medie annue per i diversi periodi di pianificazione b) Superfici<br />
percorse medie annue nei periodi di raffronto<br />
Da Figura 13 si osserva come la superficie media annua percorsa dal fuoco sia passata da 7.416<br />
ettari nel periodo 1987-2001 a 5.893 ettari per il periodo 1987-2009 con un valore medio annuo<br />
pari a 3.038 nel periodo 2002-2009.<br />
La Figura 14 mostra la superficie media a incendio per i singoli anni mentre la Figura 15 mostra la<br />
superficie media a incendio annua nei diversi periodi di pianificazione (Figura 15 a) raffrontata con<br />
i valori medi di lungo periodo (1987-2001 e 1987-2009 Figura 15 b).<br />
b)
numero di incendi<br />
16.0<br />
14.0<br />
12.0<br />
10.0<br />
8.0<br />
6.0<br />
4.0<br />
2.0<br />
0.0<br />
4.8<br />
1987<br />
6.6<br />
1988<br />
9.1<br />
1989<br />
13.8<br />
1990<br />
Figura 14: Superfici medie a incendio per anno<br />
Superficie [ha]<br />
12.0<br />
10.0<br />
8.0<br />
6.0<br />
4.0<br />
2.0<br />
0.0<br />
Incendi 1987-2009: superficie media a incendio per anno<br />
6.9<br />
1991<br />
8.5<br />
1992<br />
8.6<br />
1993<br />
4.2<br />
1994<br />
Superficie media per incendio per i diversi periodi di<br />
programmazione<br />
7.9<br />
Periodo<br />
1987-<br />
1996<br />
10.6<br />
Periodo<br />
1997-<br />
2001<br />
7.2<br />
Periodo<br />
2002-<br />
2009<br />
6.2<br />
1995<br />
3.3<br />
1996<br />
Periodo 1987-<br />
1996<br />
Periodo 1997-<br />
2001<br />
Periodo 2002-<br />
2009<br />
10.3<br />
1997<br />
a)<br />
Superficie [ha]<br />
72<br />
12.0<br />
1998<br />
12.0<br />
10.0<br />
8.0<br />
6.0<br />
4.0<br />
2.0<br />
0.0<br />
14.8<br />
1999<br />
8.0<br />
2000<br />
9.5<br />
2001<br />
7.5<br />
2002<br />
9.1<br />
2003<br />
3.7<br />
2004<br />
11.7<br />
2005<br />
4.1<br />
2006<br />
8.0<br />
2007<br />
Superficie media per incendio per i diversi periodi di<br />
raffronto<br />
8.5 8.2<br />
2.8<br />
2008<br />
Periodo 1987-<br />
2001<br />
Periodo 1987-<br />
2009<br />
Figura 15: a) Superfici medie per incendio per i diversi periodi di pianificazione, b) Superfici medie<br />
per incendio nei periodi di raffronto.<br />
Anche tali figure evidenziano un miglioramento a livello regionale e la superficie media è passata<br />
sul lungo periodo da 8.5 ha (1987-2001) a 8.2 ha (1987-2009) con un valore di 7.2 ha nel periodo<br />
2002-2009.<br />
Si deve osservare però come tale valore sia annualmente fortemente influenzato dalla presenza<br />
dei grandi incendi (con tale definizione si intende gli incendi con superficie percorsa dal fuoco<br />
superiore a 50 ha), infatti, come evidenziato in Figura 16 questi incendi pur rappresentando il 3%<br />
del numero totale si estendono su una superficie pari al 64% <strong>della</strong> superficie totale percorsa dal<br />
fuoco e vanno ad alterare notevolmente i valori medi. Pertanto i singoli eventi annuali influenzano<br />
Periodo<br />
1987-<br />
2001<br />
Periodo<br />
1987-<br />
2009<br />
8.0<br />
2009<br />
b)
pesantemente il valore di superficie media a incendio rendendo difficile la visualizzazione di un<br />
trend comunque improntato verso un miglioramento generale come mostrato in Figura 15.<br />
La Figura 16 rappresenta il numero di incendi (in viola in alto) e la superficie totale percorsa dal<br />
fuoco (in azzurro in basso) per classe di superficie di incendio, avendo suddiviso le classi di<br />
superficie in:<br />
• Superficie inferiore a 1 ha: incendi estinti prima che potessero creare problemi,<br />
rappresentano il 58% del totale degli incendi ma contribuiscono solo al 2% <strong>della</strong> superficie<br />
percorsa dal fuoco.<br />
• Superficie tra 1 e 15 ha: incendi non particolarmente estesi ma che possono destare<br />
preoccupazione.<br />
• Superficie tra 15 e 50 ha: incendi particolarmente preoccupanti perchè possono facilmente<br />
diventare grandi incendi.<br />
• Superficie maggiore di 50 ha: grandi incendi, incendi particolarmente distruttivi che seppur<br />
in numero limitato (solo il 3 % del totale) provocano da soli il 64% <strong>della</strong> superficie percorsa<br />
dal fuoco.<br />
Superficie [ha]<br />
150000<br />
140000<br />
130000<br />
120000<br />
110000<br />
100000<br />
90000<br />
80000<br />
70000<br />
60000<br />
50000<br />
40000<br />
30000<br />
20000<br />
10000<br />
0<br />
1987-2009: Numero di incendi e superficie totale percorsa dal fuoco<br />
per classe di superficie degli incendi<br />
9669 (59%)<br />
3510 (2%)<br />
5515 (33%)<br />
24142 (18%)<br />
73<br />
793 (5%)<br />
21663 (16%)<br />
514 (3%)<br />
86218 (64%)<br />
=50 ha<br />
Figura 16: Numero di incendi e superficie totale per classe di superficie degli incendi per il periodo<br />
1987-2009<br />
La Figura 17 mostra invece la ripartizione tra le cause di innesco degli incendi boschivi nel periodo<br />
1987-2009 con netta prevalenza delle cause volontarie.<br />
La Figura 19 mostra le frequenze relative di innesco per giorno <strong>della</strong> settimana, si può osservare<br />
come non ci sia di fatto nessuna prevalenza.<br />
Figura 19 e Figura 20 mostrano invece la distribuzione del numero di incendi e <strong>della</strong> superficie<br />
percorsa dal fuoco per ora di innesco degli incendi per il periodo 1987-2009, da tale grafico si<br />
osserva come il maggior numero di inneschi sia concentrato tra le 11 e le 21.<br />
0<br />
2000<br />
4000<br />
6000<br />
8000<br />
10000<br />
12000<br />
14000<br />
16000<br />
18000<br />
20000<br />
Numero di incendi
VOLONTARIE<br />
73%<br />
1987-2009: Cause<br />
INVOLONTARIE<br />
18%<br />
74<br />
NATURALI<br />
1%<br />
NON CLASSIFICATE<br />
8%<br />
Figura 17: Cause innesco degli incendi boschivi per il periodo 1987-2009.<br />
Incendi 1987-2009: frequenze relative per giorno <strong>della</strong> settimana<br />
SAB<br />
15%<br />
VEN<br />
13%<br />
DOM<br />
15%<br />
GIO<br />
14%<br />
LUN<br />
14%<br />
MER<br />
15%<br />
MAR<br />
14%<br />
INVOLONTARIE<br />
NATURALI<br />
NON CLASSIFICATE<br />
VOLONTARIE<br />
Figura 18: Frequenza relativa di innesco per giorno <strong>della</strong> settimana per il periodo 1987-2009.
Numero di incendi<br />
1600<br />
1400<br />
1200<br />
1000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
0<br />
436<br />
287<br />
224<br />
183<br />
161 161<br />
271<br />
358<br />
204 213<br />
0-1<br />
1-2<br />
2-3<br />
3-4<br />
4-5<br />
1987-2009: Numero di incendi per ora di innesco<br />
5-6<br />
6-7<br />
7-8<br />
8-9<br />
9-10<br />
641<br />
10-11<br />
75<br />
867<br />
11-12<br />
1019<br />
12-13<br />
1224<br />
13-14<br />
1512<br />
1456<br />
1394 1343<br />
Figura 19: Distribuzione del numero di incendi per ora di innesco per il periodo 1987-2009.<br />
Superficie [ha]<br />
16000<br />
14000<br />
12000<br />
10000<br />
8000<br />
6000<br />
4000<br />
2000<br />
0<br />
5708<br />
0-1<br />
14-15<br />
15-16<br />
16-17<br />
17-18<br />
1230<br />
1987-2009: Superficie totale percorsa dal fuoco per ora di innesco<br />
4039<br />
3414<br />
2967<br />
2250 2237<br />
2280<br />
1970 1812<br />
1321<br />
1-2<br />
2-3<br />
3-4<br />
4-5<br />
5-6<br />
6-7<br />
7-8<br />
8-9<br />
9-10<br />
5487 5664<br />
10-11<br />
9607<br />
5154<br />
12042<br />
10553 10121 10608<br />
Figura 20: Distribuzione <strong>della</strong> superficie percorsa dal fuoco per ora di innesco per il periodo 1987-<br />
2009.<br />
11-12<br />
12-13<br />
13-14<br />
14-15<br />
15-16<br />
16-17<br />
17-18<br />
18-19<br />
8282<br />
18-19<br />
915<br />
19-20<br />
6791<br />
19-20<br />
785<br />
20-21<br />
8413<br />
20-21<br />
662<br />
21-22<br />
6381<br />
21-22<br />
532<br />
22-23<br />
4759<br />
22-23<br />
413<br />
23-24<br />
3674<br />
23-24
7.2 Analisi statistiche mensili<br />
Nel seguito, in Tabella 7 e in Figura 21 e Figura 22sono riportate le statistiche medie<br />
mensili per il periodo 1987-2009 mentre la Figura 23 e la Figura 24 mostrano raffronto tra il<br />
numero di incendi e la superficie percorsa dal fuoco media mensile per il periodo 1987-2001 e<br />
2002-2009.<br />
Numero Superficie Superficie Superficie<br />
Mese incendi totale Boscata Non boscata<br />
Gennaio 1793 25286 15291 9995<br />
Febbraio 2298 26661 14345 12316<br />
Marzo 2901 24649 15562 9087<br />
Aprile 909 3861 2779 1082<br />
Maggio 413 629 492 138<br />
Giugno 466 740 565 175<br />
Luglio 1507 7904 6122 1781<br />
Agosto 2526 14811 10869 3941<br />
Settembre 1658 14318 10488 3830<br />
Ottobre 519 3876 2426 1450<br />
Novembre 482 2790 2242 548<br />
Dicembre 1019 10006 6112 3894<br />
Tabella 7: Numero di incendi boschivi, superficie totale, superficie boscata e non boscata percorsi<br />
dal fuoco in Regione Liguria per mese per il periodo 1987-2009.<br />
Dall’analisi mensile è interessante notare come dal confronto degli istogrammi di Figura 23 e<br />
Figura 24 la Liguria sia carratterizzata da due picchi, uno invernale nei mesi di Gennaio, Febbraio<br />
e Marzo e uno estivo nei mesi di Luglio, Agosto e Settembre che mostrano rispetto ad altre regioni<br />
Italiane la peculiarità del territorio ligure ovvero l’avere periodi di criticità dovuti a incendi boschivi<br />
praticamente durante tutto il corso dell’anno.<br />
Tuttavia è evidente che i mesi più a rischio in termini di area percorsa dal fuoco non corrispondano<br />
ai mesi caratterizzati dal più elevato numero di incendi, sia nella stagione invernale che nella<br />
stagione estiva. Nella stagione invernale, infatti, il maggior numero di incendi si registra nel mese<br />
di marzo, mentre il danno maggiore in termini di ettari percorsi dal fuoco si registra nel mese di<br />
febbraio, generalmente caratterizzato da condizioni climatiche maggiormente favorevoli alla<br />
propagazione del fuoco, come il forte vento. Lo stesso comportamento si osserva nella stagione<br />
estiva caratterizzata da un elevato numero di incendi nel mese di agosto cui non corrisponde la<br />
maggior superficie percorsa, la quale si registra nel mese di settembre. Anche in questo caso tale<br />
comportamento è probabilmente riconducibile alle condizioni favorevoli alla propagazione nel<br />
mese di settembre, ancora caratterizzato dalle alte temperature estive associate, più<br />
frequentemente, a forte vento.<br />
76
Numero di incendi<br />
3500<br />
3000<br />
2500<br />
2000<br />
1500<br />
1000<br />
500<br />
0<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Numero mensile di incendi<br />
per il periodo 1987-2009<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
77<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Figura 21: Numero di incendi mensile per il periodo 1987-2009.<br />
Superficie [ha]<br />
30000<br />
25000<br />
20000<br />
15000<br />
10000<br />
5000<br />
0<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Settembre<br />
Superficie percorsa dal fuoco mensile<br />
per il periodo 1987-2009<br />
Aprile<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Figura 22: Superficie percorsa dal fuoco mensile per il periodo 1987-2009<br />
Ottobre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
Novembre<br />
Dicembre<br />
Dicembre
Numero di incendi<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Numero medio mensile di incendi<br />
per i periodi 1987-2001 e 2002-2009<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
78<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
Figura 23: Numero medio mensile di incendi per il periodo 1987-2001 e 2002-2009.<br />
Superficie [ha]<br />
1800<br />
1600<br />
1400<br />
1200<br />
1000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
0<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Superficie media mensile<br />
per i periodi 1987-2001 e 2002-2009<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
1987-2001<br />
2002-2009<br />
Dicembre<br />
1987-2001<br />
2002-2009<br />
Dicembre<br />
Figura 24: Superficie media mensile percorsa dal fuoco per il periodo 1987-2001 e 2002-2009.
7.3 Analisi statistiche per provincia<br />
In Tabella 8 e Figura 25 sono riportati il numero medio annuale di incendi e le superfici medie<br />
percorse dal fuoco per provincia per il periodo 1987-2009.<br />
Da Figura 26 a Figura 29 sono mostrati i valori annuali del numero di incendi e <strong>della</strong> superficie<br />
percorsa dal fuoco per provincia per il periodo 1987-2009.<br />
Da Figura 30 a Figura 33 sono mostrati i confronti per singola provincia per mese del numero<br />
medio annuo di incendi e superficie percorsa dal fuoco per i periodi 1987-2001 e 2002-2009.<br />
Prov<br />
Numero<br />
incendi<br />
boschivi<br />
Ettari<br />
TOT<br />
79<br />
Ettari<br />
Bosc<br />
Ettari<br />
Non Bosc<br />
GE 258 2331 1172 1158<br />
IM 214 1836 1171 665<br />
SP 96 445 330 115<br />
SV 149 1280 1122 159<br />
Tabella 8: Numero di incendi boschivi medi annui, ettari totali, boscati e non boscati percorsi dal<br />
fuoco medi annui per il periodo 1987-2009 per Provincia.<br />
numero incendi<br />
300<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
1987-2009: Numero di incendi medio annuo per provincia<br />
GE IM SP SV<br />
a)<br />
Superficie [ha]<br />
2500<br />
2000<br />
1500<br />
1000<br />
500<br />
0<br />
1987-2009: Superficie media annua percorsa dal fuoco per<br />
provincia<br />
GE IM SP SV<br />
Figura 25: a) Numero di incendi medio annuo; b) Superficie percorsa dal fuoco per provincia media<br />
annua, per il periodo 1987-2009 per provincia.<br />
numero incendi<br />
600<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
1987<br />
1988<br />
1987-2009: Numero di incendi Provincia di Imperia<br />
1989<br />
1990<br />
1991<br />
1992<br />
1993<br />
1994<br />
1995<br />
1996<br />
1997<br />
1998<br />
1999<br />
2000<br />
2001<br />
2002<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006<br />
2007<br />
2008<br />
2009<br />
9000<br />
8000<br />
7000<br />
6000<br />
5000<br />
4000<br />
3000<br />
2000<br />
1000<br />
0<br />
1987-2009: Superficie percorsa dal fuoco Provincia di<br />
Imperia<br />
Figura 26: a) Numero di incendi b) Superficie percorsa dal fuoco per anno in provincia di Imperia<br />
numero incendi<br />
1987<br />
1988<br />
1989<br />
1990<br />
1991<br />
1992<br />
1993<br />
1994<br />
1995<br />
1996<br />
1997<br />
1998<br />
1999<br />
2000<br />
2001<br />
2002<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006<br />
2007<br />
2008<br />
2009<br />
b)
numero incendi<br />
400<br />
350<br />
300<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
1987<br />
1988<br />
1987-2009: Numero di incendi Provincia di Savona<br />
1989<br />
1990<br />
1991<br />
1992<br />
1993<br />
1994<br />
1995<br />
1996<br />
1997<br />
1998<br />
1999<br />
2000<br />
2001<br />
2002<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006<br />
2007<br />
2008<br />
2009<br />
80<br />
7000<br />
6000<br />
5000<br />
4000<br />
3000<br />
2000<br />
1000<br />
0<br />
1987<br />
1988<br />
1987-2009: Superficie percorsa dal fuoco Provincia<br />
di Savona<br />
Figura 27: a) Numero di incendi b) Superficie percorsa dal fuoco per anno in provincia di Savona<br />
numero incendi<br />
700<br />
600<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
1987<br />
1988<br />
1987-2009: Numero di incendi Provincia di Genova<br />
1989<br />
1990<br />
1991<br />
1992<br />
1993<br />
1994<br />
1995<br />
1996<br />
1997<br />
1998<br />
1999<br />
2000<br />
2001<br />
2002<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006<br />
2007<br />
2008<br />
2009<br />
a)<br />
numero incendi<br />
8000<br />
7000<br />
6000<br />
5000<br />
4000<br />
3000<br />
2000<br />
1000<br />
0<br />
1989<br />
1990<br />
1991<br />
1992<br />
1993<br />
1994<br />
1995<br />
1996<br />
1997<br />
1998<br />
1999<br />
2000<br />
2001<br />
2002<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006<br />
1987-2009: Superficie percorsa dal fuoco Provincia di<br />
Genova<br />
Figura 28: a) Numero di incendi b) Superficie percorsa dal fuoco per anno in provincia di Genova<br />
numero incendi<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
1987<br />
1988<br />
1987-2009: Numero di incendi Provincia <strong>della</strong> Spezia<br />
1989<br />
1990<br />
1991<br />
1992<br />
1993<br />
1994<br />
1995<br />
1996<br />
1997<br />
1998<br />
1999<br />
2000<br />
2001<br />
2002<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006<br />
2007<br />
2008<br />
2009<br />
a)<br />
numero incendi<br />
2000<br />
1800<br />
1600<br />
1400<br />
1200<br />
1000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
0<br />
1987<br />
1988<br />
1989<br />
1990<br />
1991<br />
1992<br />
1993<br />
1994<br />
1995<br />
1996<br />
1997<br />
1998<br />
1999<br />
2000<br />
2001<br />
2002<br />
2003<br />
2004<br />
1987-2009: Superficie percorsa dal fuoco Provincia<br />
<strong>della</strong> Spezia<br />
Figura 29: a) Numero di incendi b) Superficie percorsa dal fuoco per anno in provincia <strong>della</strong> Spezia<br />
numero incendi<br />
1987<br />
1988<br />
1989<br />
1990<br />
1991<br />
1992<br />
1993<br />
1994<br />
1995<br />
1996<br />
1997<br />
1998<br />
1999<br />
2000<br />
2001<br />
2002<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006<br />
2005<br />
2006<br />
2007<br />
2008<br />
2007<br />
2008<br />
2007<br />
2008<br />
2009<br />
2009<br />
2009<br />
b)<br />
b)
numero incendi<br />
50<br />
45<br />
40<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Numero di incendi medio annuo per mese Provincia di<br />
Imperia per i periodi 1987-2001 e 2002-2009<br />
1987-2001<br />
2002-2009<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
Dicembre<br />
a)<br />
Superficie [ha]<br />
81<br />
600<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
Superficie percorsa dal fuoco media annua per mese<br />
Provincia di Imperia per i periodi 1987-2001 e 2002-2009<br />
1987-2001<br />
2002-2009<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
Dicembre<br />
Figura 30: a) Numero di incendi medio annuo mensile, b) Superficie percorsa dal fuoco media annua<br />
mensile, per i periodi 1987-2001 e 2002-2009 provincia di Imperia.<br />
numero incendi<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Numero di incendi medio annuo per mese Provincia di<br />
Savona per i periodi 1987-2001 e 2002-2009<br />
1987-2001<br />
2002-2009<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
Dicembre<br />
a)<br />
Superficie [ha]<br />
400<br />
350<br />
300<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
Superficie percorsa dal fuoco media annua per mese<br />
Provincia di Savona per i periodi 1987-2001 e 2002-2009<br />
1987-2001<br />
2002-2009<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
Dicembre<br />
Figura 31: a) Numero di incendi medio annuo mensile, b) Superficie percorsa dal fuoco media annua<br />
mensile, per i periodi 1987-2001 e 2002-2009 provincia di Savona.<br />
numero incendi<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Numero di incendi medio annuo per mese Provincia di<br />
Genova per i periodi 1987-2001 e 2002-2009<br />
1987-2001<br />
2002-2009<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
Dicembre<br />
a)<br />
Superficie [ha]<br />
800<br />
700<br />
600<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
Superficie percorsa dal fuoco media annua per mese<br />
Provincia di Genova per i periodi 1987-2001 e 2002-2009<br />
1987-2001<br />
2002-2009<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
Dicembre<br />
Figura 32: a) Numero di incendi medio annuo mensile, b) Superficie percorsa dal fuoco media annua<br />
mensile, per i periodi 1987-2001 e 2002-2009 provincia di Genova.<br />
b)<br />
b)<br />
b)
numero incendi<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Numero di incendi medio annuo per mese Provincia <strong>della</strong><br />
Spezia per i periodi 1987-2001 e 2002-2009<br />
1987-2001<br />
2002-2009<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
Dicembre<br />
a)<br />
Superficie [ha]<br />
82<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Superficie percorsa dal fuoco media annua per mese<br />
Provincia <strong>della</strong> Spezia per i periodi 1987-2001 e 2002-2009<br />
1987-2001<br />
2002-2009<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
Dicembre<br />
Figura 33: a) Numero di incendi medio annuo mensile, b) Superficie percorsa dal fuoco media annua<br />
mensile, per i periodi 1987-2001 e 2002-2009 provincia <strong>della</strong> Spezia.<br />
b)
7.4 Interventi degli elicotteri regionali e dei mezzi aerei del Centro<br />
Operativo Aereo Unificato (COAU)<br />
In Liguria, l’intervento di spegnimento a terra è integrato con l’impiego degli elicotteri regionali<br />
dotati di serbatoio ventrale o benna, dislocati su quattro basi operative: elisuperficie di Imperia,<br />
aeroporto di Villanova di Albenga (SV), aeroporto Cristoforo Colombo di Genova, elisuperficie di<br />
Borghetto Vara (SP). Gli elicotteri delle basi di Imperia e Borghetto Vara sono operativi nel periodo<br />
estivo e in quello invernale, mentre sulle basi di Villanova di Albenga e di Genova sono operativi<br />
per tutto l’anno.<br />
I velivoli regionali, oltre ad essere un valido aiuto nelle operazioni di spegnimento, vengono<br />
impiegati anche per integrare le operazioni di bonifica a terra e talvolta per verificare le<br />
segnalazioni di principio di incendio.<br />
Un rapido intervento a terra associato all’intervento dei velivoli regionali, consente di limitare al<br />
massimo l’impiego dei velivoli del Dipartimento <strong>della</strong> Protezione Civile/COAU i quali vengono<br />
richiesti, tramite il Centro Operativo Regionale/ SOUP, in situazioni di reale emergenza e/o in<br />
situazioni di incendi di interfaccia di una certa rilevanza.<br />
In Figura 34 e Figura 35 sono visualizzati rispettivamente il numero totale di ore di volo annuali e il<br />
numero di lanci annuali degli elicotteri regionali per il periodo 2002-2009.<br />
In Tabella 9 sono invece riportati i dati relativi ai mezzi aerei del COAU<br />
1200.00.00<br />
1080.00.00<br />
960.00.00<br />
840.00.00<br />
720.00.00<br />
600.00.00<br />
480.00.00<br />
360.00.00<br />
240.00.00<br />
120.00.00<br />
0.00.00<br />
Numero totale ore elicotteri regionali<br />
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />
Figura 34: Numero totale annuo ore di utilizzo degli elicotteri regionali per il periodo 2002-2009<br />
83
14000<br />
12000<br />
10000<br />
8000<br />
6000<br />
4000<br />
2000<br />
0<br />
3118<br />
11926<br />
Numero totale lanci elicotteri regionali<br />
3991<br />
5696<br />
84<br />
5437<br />
7697<br />
4141<br />
8612<br />
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />
Figura 35: Numero totale di lanci annui degli elicotteri regionali per il periodo 2002-2009<br />
Anno Richieste Missioni Ore di Volo Lanci<br />
2002 61 101 237 1357<br />
2003 207 530 1110 8332<br />
2004 85 224 423 2999<br />
2005 70 187 394 2743<br />
2006 78 197 424 3121<br />
2007 92 218 459 2944<br />
2008 38 63 117 640<br />
Tabella 9: Interventi dei mezzi del COAU in regione Liguria negli anni 2002-2008 (Fonte Presidenza<br />
del Consiglio dei Ministri - Dipartimento <strong>della</strong> Protezione Civile - Attività aeronautica)
8 LA CARTOGRAFIA REGIONALE<br />
La Regione Liguria dispone di cartografia digitale che è stata utilizzata con strumenti GIS per<br />
l’analisi del rischio da incendi boschivi.<br />
Le cartografie utilizzate sono state il Modello digitale del terreno DEM (20x20m), da cui si è<br />
ricavata esposizione e pendenza, la cartografia <strong>della</strong> vegetazione e la cartografia degli incendi<br />
boschivi.<br />
8.1 Il modello digitale del terreno<br />
L’analisi morfometrica <strong>della</strong> Regione Liguria è stata condotta analizzando il Modello Digitale del<br />
Terreno disponibile per l’intero territorio regionale e messo a disposizione del Settore Sistemi<br />
Informatici e Telematici.<br />
In Figura 36 è visualizzato il DEM <strong>della</strong> Regione Liguria<br />
Figura 36: DEM<br />
L’andamento altimetrico è descritto dalla curva ipsografica ovvero l'insieme dei punti del grafico<br />
che rappresentano, per ogni quota, la percentuale di superficie che si trova al di sopra di quella<br />
quota (vedi Figura 37), tale curva può essere agevolmente ottenuta dal modello digitale del<br />
terreno.<br />
85
Quota [m]<br />
2500<br />
2000<br />
1500<br />
1000<br />
500<br />
Quota media 530 m s.l.m.<br />
Curva ipsografica<br />
0<br />
0 1000 2000 3000<br />
Area [km<br />
4000 5000 6000<br />
2 ]<br />
Figura 37: Curva ipsografica<br />
Si può quindi definire la quota media che rappresenta la media integrale del diagramma ed è pari a<br />
530 m s.l.m.<br />
In Figura 38 è visualizzata estensione in classi di pendenza del territorio ligure mentre in Figura 39<br />
è mostrata l’esposizione.<br />
Supperficie [km2]<br />
1200<br />
1000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
0<br />
0 - 5<br />
5 - 10<br />
10 - 15<br />
15 - 20<br />
20 - 25<br />
Classi di pendenza<br />
25 - 30<br />
Figura 38: Distribuzione delle classi di pendenza<br />
30 - 35<br />
86<br />
35 - 40<br />
classi di pendenza<br />
40 - 45<br />
45 - 50<br />
50 - 60<br />
60 - 70<br />
70 - 80
Figura 39: Esposizione<br />
O<br />
N-O<br />
S-O<br />
Esposizione<br />
N<br />
S<br />
87<br />
N-E<br />
S-E<br />
E
8.2 La cartografia degli incendi<br />
La Regione Liguria dispone di una serie storica decennale di perimetrazioni di aree percorse dal<br />
fuoco. La banca dati cartografica contiene le perimetrazioni degli incendi occorsi nel periodo 1997 -<br />
2009.<br />
Le aree percorse dal fuoco sono state rilevate e digitalizzate con modalità differenti nel periodo<br />
considerato, infatti, per gli anni 1997-2002 la cartografia è stata digitalizzata da Regione Liguria a<br />
partire dagli stralci cartografici cartacei forniti dal Corpo Forestale dello Stato. In tale attività di<br />
informatizzazione e digitalizzazione la scala utilizzata è stata 1:10.000, pertanto, gli incendi non<br />
cartografabili a scala 1:10.000, sono stati acquisiti con geometria puntuale. Per il periodo 2003-<br />
2009 la cartografia digitale completa è stata fornita direttamente in formato digitale dal Corpo<br />
forestale dello Stato. Tale cartografia, successivamente, é stata validata da Regione Liguria al fine<br />
di adeguarla agli standard di “pulizia grafica” necessari per poter inserire i livelli informativi<br />
all’interno <strong>della</strong> banca dati ufficiale regionale.<br />
Per entrambi i periodi, comunque, la cartografia disponibile riveste per Regione Liguria un ruolo<br />
statistico. Ai fini dell’imposizione dei vincoli previsti dalla L. 353/2000, il CFS ha comunque<br />
provveduto a passare gli stessi dati agli Enti competenti per gli adempimenti previsti dalla stessa<br />
norma quadro nazionale.<br />
La Figura 40 mostra le aree percorse dal fuoco nel periodo 1997-2009.<br />
Figura 40: Mappatura delle aree percorse dal fuoco nel periodo 1997-2009.<br />
88
8.3 La carta <strong>della</strong> vegetazione<br />
La Regione Liguria dispone <strong>della</strong> carta forestale regionale prodotta nell’ambito del Servizio<br />
Previsione Incendi Boschivi Regione Liguria (SPIRL).<br />
La carta forestale è formata da 40 tipologie vegetazionali differenti, in Tabella 10 sono mostrate le<br />
tipologie forestali e la superficie dedotta dalla carta forestale.<br />
Codice vegetazione carta forestale Decodifica Superficie km 2<br />
304 Ceduo composto puro di Faggio 16.57<br />
204 Ceduo semplice puro di Faggio 168.76<br />
101 Fustaia di Abete bianco 2.82<br />
118 Fustaia di Altre latifoglie 6.66<br />
116 Fustaia di Faggio 52.63<br />
501 Ceduo composto misto di latifoglie 112.29<br />
301 Ceduo composto puro di Querce caducifoglie 5.72<br />
201 Ceduo semplice puro di Querce caducifoglie 61.23<br />
113 Fustaia di Cerro 2.10<br />
112 Fustaia di Roverella 38.52<br />
119 Fustaia Mista di latifoglie 21.25<br />
103 Fustaia di Pino d'Aleppo 15.55<br />
105 Fustaia di Pino domestico 0.57<br />
104 Fustaia di Pino Marittimo 183.36<br />
108 Fustaia Mista di resinose 50.30<br />
302 Ceduo composto puro di Leccio 1.80<br />
202 Ceduo semplice puro di Leccio 32.35<br />
111 Fustaia di Leccio 1.24<br />
505 Arbusti montani 37.74<br />
107 Fustaia di Altre resinose 17.07<br />
102 Fustaia di Pino Silvestre 17.09<br />
117 Fustaia di Pioppo 0.38<br />
305 Ceduo composto puro di Altre latifoglie 15.99<br />
303 Ceduo composto puro di Castagno 7.05<br />
206 Ceduo semplice Misto 1362.20<br />
205 Ceduo semplice puro di Altre latifoglie 51.00<br />
203 Ceduo semplice puro di Castagno 582.65<br />
502 Ceduo sotto fustaia di resinose 299.17<br />
106 Fustaia di Altri pini 39.83<br />
115 Fustaia di Castagno 32.44<br />
120 Fustaia Mista di resinose e latifoglie 272.03<br />
402 Oliveto abbandonato 52.57<br />
504 Vegetazione arbustiva 372.10<br />
404 Altri coltivi 469.03<br />
401 Oliveto coltivato 256.64<br />
403 Prateria 243.24<br />
700 Acque 9.53<br />
503 Ambito di formazione fluviale 71.83<br />
500 Aree insediate 373.89<br />
600 Aree nude 53.59<br />
Tabella 10: Classi vegetazionali <strong>della</strong> carta forestale.<br />
89
9 CLIMA E INCENDI IN LIGURIA<br />
La Liguria è caratterizzata da condizioni climatiche non uniformi, dovute ad un territorio<br />
morfologicamente molto complesso.<br />
Essa infatti presenta una forma ad arco aperto verso mezzogiorno, che si affaccia su un mare<br />
decisamente caldo rispetto alla sua latitudine relativamente elevata, e nel contempo una dorsale<br />
montuosa che si sviluppa da Ovest ad Est e che occupa gran parte del territorio. Ciò fa sì che<br />
lungo costa il clima sia di tipo mediterraneo, con inverni miti e piovosi ed estati calde e siccitose,<br />
mentre nell’entroterra è di tipo semi-continentale, con temperature invernali più rigide ed estati<br />
piuttosto calde, seppure con forte escursione termica giornaliera.<br />
Vi sono inoltre condizioni microclimatiche diverse tra le due riviere. Le coste dell'Imperiese e<br />
dell'Ovest Savonese presentano una piovosità moderata (700-900 mm annui), dovuta al fatto che<br />
queste aree si trovano sottovento rispetto alle umide correnti sud-occidentali e meridionali, e<br />
temperature invernali costantemente miti, grazie alla protezione offerta da una dorsale montuosa a<br />
tratti molto elevata. Le coste da Savona a La Spezia possono conoscere d'inverno periodi un po’<br />
più rigidi, perché meno efficacemente protette dall’azione dei venti settentrionali, e in genere la<br />
piovosità cresce procedendo da Savona verso Est, con medie che si portano rapidamente attorno<br />
ai 1100-1200 mm annui e con punte di oltre 1400 mm in alcune aree del settore centro-orientale<br />
del Golfo di Genova e nel settore più interno del Golfo di La Spezia.<br />
9.1 Classificazione climatica<br />
Secondo la classificazione di Köppen1, che definisce i vari tipi di clima in base a dei valori<br />
prestabiliti di temperatura e precipitazioni (calcolati conformemente alle medie annue o di singoli<br />
mesi), la Liguria presenta un clima di tipo Ca nella fascia costiera, Cb nella parte interna e una<br />
ristretta area di tipo Cc sulle Alpi Liguri2.<br />
La classe Ca corrisponde ad un clima temperato con estate molto calda, la classe Cb ad un clima<br />
temperato con estate moderatamente calda e Cc ad un clima temperato con estate fresca e breve.<br />
1 Köppen distingue anzitutto cinque grandi classi di clima, distribuite secondo latitudini crescenti<br />
dall'equatore ai poli e le indica con le lettere maiuscole dalla A alla E:<br />
A = climi umidi <strong>della</strong> zona intertropicale;<br />
B = climi aridi;<br />
C = climi mesotermici umidi;<br />
D = climi microtermici boreali;<br />
E = climi polari.<br />
Può essere poi aggiunta una seconda lettera che indica l’esistenza o meno di una stagione secca:<br />
f: assenza di una stagione arida<br />
s: la stagione arida cade nell'estate<br />
w: la stagione arida cade nell'inverno<br />
e una terza lettera che definisce alcuni parametri termici:<br />
a: con estate molto calda; il mese più caldo è superiore a 22 °C (climi C e D)<br />
b: con estate calda; il mese più caldo è inferiore a 22 °C (climi C e D)<br />
c: con estate fresca e breve; meno di 4 mesi al di sopra di 10 °C (climi C e D)<br />
d: con inverno molto freddo; il mese più freddo inferiore a -38 °C (soltanto i climi D)<br />
h: caldo-asciutto; temperatura media annua al di sopra di 18 °C (soltanto i climi B)<br />
k: freddo-asciutto; temperatura media annua al di sotto di 18 °C (soltanto i climi B)<br />
2 Classificazione tratta da “Contributo alla classificazione dei climi <strong>della</strong> Liguria” di Roberto Pedemonte -<br />
Rivista Ligure di Meteorologia 2009<br />
90
Secondo la classificazione di Pavari3, invece, che individua i tipi climatici in base alle associazioni<br />
forestali prevalenti e alle loro esigenze termo-pluviometriche, la Liguria presenta le seguenti zone<br />
fitoclimatiche: Lauretum nella fascia costiera, Castanetum nella fascia collinare interna, Fagetum in<br />
quella montana.<br />
A titolo esemplificativo sono stati analizzati i dati termo-pluviometrici (rilevati negli ultimi 50 anni) da<br />
tre stazioni meteorologiche appartenenti alla rete di monitoraggio del Centro Funzionale Meteo -<br />
Idrologico di Protezione Civile <strong>della</strong> Regione Liguria (CFMI-PC) (Imperia-Osservatorio<br />
meteosismico, Savona-Istituto nautico e Genova-Isoverde) ed è stata fatta una classificazione<br />
climatica degli areali circostanti, sia secondo il metodo di Köppen, sia secondo quello di Pavari.<br />
Figura 41: Dislocazione delle tre stazioni meteorologiche appartenenti alla rete di monitoraggio del<br />
Centro Funzionale Meteo - Idrologico di Protezione Civile <strong>della</strong> Regione Liguria (CFMI-PC) utilizzate<br />
nelle analisi (Stazioni di Imperia-Osservatorio meteosismico, Savona-Istituto nautico e Genova-<br />
Isoverde)<br />
L’analisi è stata fatta distinguendo i dati relativi ai due periodi:<br />
- anni 2001-2008<br />
- serie storica (dal 1952/1960 al 1990/2000),<br />
tuttavia, non essendo state rilevate grosse variazioni tra i parametri di riferimento rilevati<br />
mediamente nei due periodi suddetti, l’attribuzione dei tipi climatici è unica per ciascuna stazione.<br />
Secondo la classificazione di Köppen gli areali circostanti le stazioni di Imperia e Savona sono<br />
caratterizzati dall’avere un clima di tipo Csa, che corrisponde ad un clima mediterraneo con estate<br />
asciutta e molto calda, mentre l’areale che circonda la stazione di Genova ne ha uno di tipo Csb,<br />
cioè clima mediterraneo con estate asciutta e moderatamente calda.<br />
3 La classificazione di Pavari suddivide il territorio italiano in 5 zone fitoclimatiche: Lauretum, Castanetum,<br />
Fagetum, Picetum, Alpinetum. Per “zona fitoclimatica” s'intende la distribuzione geografica, associata a<br />
parametri climatici, di un'associazione vegetale rappresentativa.<br />
Ogni zona si suddivide in più “sottozone” in base a parametri termici (temperature medie dell'anno, medie<br />
del mese più caldo, medie del mese più freddo, medie delle temperature minime) e in più “tipi” in base alla<br />
distribuzione delle precipitazioni.<br />
91
Secondo la classificazione di Pavari, invece, l’area che circonda la stazione di Imperia si può<br />
inquadrare nella zona fitoclimatica del Lauretum 2° tipo (con siccità estiva) sottozona calda4,<br />
quella che circonda la stazione di Savona nel Lauretum 2° tipo sottozona media5 e quella intorno<br />
alla stazione di Genova nel Castanetum 1° tipo ( sempre con siccità estiva) sottozona calda6.<br />
9.2 Dati meteo<br />
I dati utilizzati per le elaborazioni provengono dalle tre capannine suddette (Imperia-Osservatorio<br />
meteosismico, Savona-Istituto nautico e Genova-Isoverde).<br />
L’intervallo temporale di riferimento delle elaborazioni eseguite copre il periodo 1952 - 2008.<br />
In particolare le elaborazioni riguardano:<br />
dati medi 2008<br />
dati medi ultimi anni (2001 - 2007)<br />
dati medi storici*<br />
*: per le elaborazioni delle mappe e dei grafici <strong>della</strong> capannina di Isoverde i dati storici sono calcolati sul<br />
periodo 1952 - 87. Per la capannina di Imperia il dato storico si riferisce al periodo 1960 - 90, mentre per<br />
Savona copre il periodo 1952 – 2000.<br />
Di seguito, oltre ad inquadrare in modo generale il clima ligure, si analizza l’andamento climatico<br />
del 2008 (temperature, precipitazione e bilancio idro – climatico), mettendo in evidenza eventuali<br />
anomalie rispetto alla media storica e rispetto alla media degli ultimi anni.<br />
9.2.1 Temperature<br />
Nelle mappe di Figura 42 sono riportati la temperatura massima media del 2008 ed il rispettivo<br />
valore storico.<br />
Come si può notare i valori più alti si riferiscono all’intera fascia costiera, e calano<br />
progressivamente spostandosi verso le zone interne. I valori medi raggiunti nel 2008 variano da<br />
massimi tra i 20°C ed i 24 °C in costa e nel primo entroterra, per poi diminuire fino a valori tra i 12<br />
ed i 16°C delle zone più interne.<br />
Rispetto ai valori storici si può notare un aumento delle temperature lungo la costa di Levante e<br />
dell’Imperiese, ed un aumento dei valori nelle zone interne <strong>della</strong> Provincia di Imperia.<br />
4 Nel Lauretum sottozona calda vegetano tutte le specie termofile e termoxerofile, tipiche dell'Oleoceratonion<br />
e <strong>della</strong> Macchia mediterranea e, in misura minore, <strong>della</strong> Foresta mediterranea sempreverde.<br />
5 Nel Lauretum sottozona media le essenze rappresentative non differiscono da quelle del Lauretum caldo,<br />
tuttavia le temperature più basse sfavoriscono le specie più termofile e consentono l'infiltrazione di specie<br />
termomesofile, tipiche del Castanetum caldo. La vegetazione tipica è quella <strong>della</strong> macchia mediterranea e<br />
<strong>della</strong> foresta mediterranea sempreverde, con infiltrazioni dell'Oleo-ceratonion nelle aree più secche e <strong>della</strong><br />
foresta mediterranea decidua in quelle più fredde e umide.<br />
6 Nel Castanetum sottozona calda la vegetazione è prettamente mediterranea e s'identifica nella foresta<br />
mediterranea sempreverde o, nelle aree più fresche e umide, nella foresta mediterranea decidua, la prima<br />
con associazioni in cui prevalgono le sclerofille, la seconda con associazioni in cui è più marcata la presenza<br />
delle caducifoglie.<br />
92
Media t max 2008<br />
Media t max storica<br />
Figura 42: Distribuzione <strong>della</strong> temperatura media massima del 2008 ed il rispettivo valore storico<br />
Vi sono poi microaree dove i valori sono stati inferiori alla media storica, come in parte<br />
dell’Albenganese e <strong>della</strong> Val Bormida (SV) e dell’Alta Val di Vara (SP).<br />
Nelle mappe di Figura 43 sono rappresentate le temperature minime medie del 2008 ed il<br />
rispettivo valore storico. Come si può notare nel 2008 le minime hanno toccato valori medi tra i 10<br />
ed i 14 °C lungo costa e nel primo entroterra e valori sempre più bassi man mano che ci si<br />
allontana dalla linea di costa, fino ad arrivare a valori medi tra i 2°C ed i 4°C nelle zone più interne<br />
dell’entroterra del Tigullio.<br />
93
Media t min storica<br />
Media t min 2008<br />
Figura 43: Distribuzione <strong>della</strong> temperatura media minima del 2008 ed il rispettivo valore storico<br />
Rispetto alla media storica le temperature minime del 2008 sono aumentate, in particolare nelle<br />
zone interne dell’Imperiese e del Savonese, mentre hanno subito un calo nelle zone interne del<br />
Genovese e dello Spezzino.<br />
Per evidenziare le anomalie termiche a livello mensile, è stata scelta la stazione meteo di Savona<br />
che presentava una serie storica di oltre 50 anni, e grazie alla quale è stata fatta un’analisi e<br />
comparazione su più periodi. Come visibile dal grafico di i periodi di confronto sono tre: il 2008, la<br />
media storica e la media degli ultimi 7 anni.<br />
Gli scarti, o anomalie, risultano quasi tutti positivi rispetto alla media storica, sia il 2008 che i valori<br />
2001 - 07. Il 2008 ha mostrato gli scarti maggiori nei mesi autunno-invernali e nel mese di maggio,<br />
soprattutto per le temperature minime. Il 2008 inoltre è risultato più freddo rispetto alla media<br />
storica nel mese di dicembre.<br />
94
2.5<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
0<br />
-0.5<br />
-1<br />
Gennaio<br />
Febbraio<br />
Savona - Scarti medi mensili temperature<br />
(media 2008 - media 2001-07 - clima)<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Maggio<br />
Giugno<br />
95<br />
scarti t minime media 2001-07 - clima<br />
scarti t massime media 2001-07 - clima<br />
scarti t minime media 2008 - clima<br />
scarti t massime media 2008 - clima<br />
Figura 44: Stazione di Savona scarti medi mensili delle temperature (media 2008, media 2002-2007<br />
clima)<br />
A livello medio annuale, come visibile dai due grafici di Figura 45 relativi alle stazioni meteo di<br />
Isoverde e Imperia, le temperature sia massime che minime, soprattutto per la stazione di<br />
Isoverde, sono risultate sempre al di sopra del rispettivo valore storico negli ultimi anni, mentre ad<br />
Imperia solo nel 2004 e 2005 le temperature sono state lievemente inferiori al valore medio.<br />
23<br />
22<br />
21<br />
20<br />
19<br />
18<br />
17<br />
16<br />
15<br />
14<br />
13<br />
12<br />
Imperia - temperature medie<br />
media min<br />
valore storico<br />
media max<br />
valore storico<br />
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
20<br />
19<br />
18<br />
17<br />
16<br />
15<br />
14<br />
13<br />
12<br />
11<br />
10<br />
9<br />
8<br />
7<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Novembre<br />
Dicembre<br />
Isoverde - GE - Temperature medie<br />
media t max<br />
valore storico t max<br />
media t min<br />
valore storico t min<br />
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Figura 45: Valori medi annuali minimi e massimi di temperatura e relativi valori storici per le stazioni<br />
meteo di Isoverde e Imperia<br />
9.2.2 Precipitazioni<br />
Nella mappe Figura 46 è rappresentata la situazione idrica, come cumulati di pioggia annuale, al<br />
2008 ed il rispettivo valore storico.
Cumulato pioggia 2008<br />
Cumulato pioggia storico<br />
Figura 46: Distribuzione <strong>della</strong> precipitazione cumulata annuale del 2008 ed il rispettivo valore storico<br />
Si può notare come nel 2008 le zone più piovose siano, in analogia al valore storico, quelle del<br />
Levante e parte dell’entroterra savonese. I valori variano da un minimo di 600 - 800 mm <strong>della</strong> zona<br />
costiera e di buona parte dell’entroterra di Imperia, fino a massimi di oltre 1400 mm delle zone<br />
interne delle Province di Levante e parte dell’entroterra Savonese (Albenganese interno e Val<br />
Bormida).<br />
Rispetto alla media storica i cumulati annui sono diminuiti lungo costa e nel primo entroterra a<br />
Levante. Un aumento si è registrato in alcune zone dell’estremo entroterra genovese e delle zone<br />
interne del basso Savonese. I calcoli dei cumulati annui non tengono conto delle precipitazioni<br />
nevose, pertanto eventuali surplus o deficit idrici rispetto alla media storica potrebbero essere<br />
sovrastimati o sottostimati.<br />
Analizzando la situazione a livello puntuale si può notare nei grafici di Figura 47 come negli ultimi<br />
anni, per la stazione meteo di Imperia, solo nel 2002 e nel 2008 i cumulati annui hanno superato di<br />
circa 100 mm il valore storico, mentre dal 2003 al 2007 il deficit medio è stato di circa 250 mm a<br />
Imperia.<br />
Una situazione analoga si riscontra nella stazione meteo di Isoverde.<br />
Anche qui l’andamento dei cumulati annui dal 2002 al 2008 è analogo al precedente, con solo due<br />
anni, il 2002 e il 2008, che presentano valori superiori alla media storica. Nel complesso il valore<br />
medio di cumulato annuo negli ultimi anni rimane inferiore al valore storico di oltre 250 mm.<br />
96
900<br />
800<br />
700<br />
600<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
Imperia - Confronto cumulati annui - media storica<br />
cumulato pioggia<br />
valore storico<br />
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Isoverde - GE - Confronto cumulati annui - media storica<br />
2250<br />
2000<br />
1750<br />
1500<br />
1250<br />
1000<br />
97<br />
750<br />
500<br />
250<br />
0<br />
cumulato pioggia<br />
valore storico<br />
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Figura 47: Confronto tra la precipitazione cumulata annua e la media storica per le stazioni di Imperia<br />
e Isoverde<br />
A livello di andamento annuale, analizzando il dato <strong>della</strong> serie storica <strong>della</strong> stazione di Isoverde<br />
(vedi Figura 48), è evidente come la tendenza sia quella verso la diminuzione dei cumulati di<br />
precipitazione negli anni.<br />
3000<br />
2750<br />
2500<br />
2250<br />
2000<br />
1750<br />
1500<br />
1250<br />
1000<br />
750<br />
500<br />
250<br />
0<br />
1951<br />
1953<br />
Isoverde - GE - cumulati di pioggia annuali<br />
1955<br />
1957<br />
1959<br />
1961<br />
1963<br />
1965<br />
cumulati annui<br />
Tendenza<br />
Figura 48: Distribuzione <strong>della</strong> temperatura media massima del 2008 ed il rispettivo valore storico<br />
1967<br />
Dal punto di vista <strong>della</strong> distribuzione delle piogge a livello mensile, è stata presa in esame la<br />
stazione meteo di Savona (vedi Figura 49).<br />
Si può notare come il 2008 sia risultato un anno piuttosto piovoso, in particolare nei mesi di<br />
novembre, dicembre, gennaio, aprile e maggio, superando sia la media degli ultimi anni che il<br />
valore storico.<br />
1969<br />
1971<br />
1973<br />
1975<br />
1977<br />
1979<br />
1981<br />
1983<br />
1985<br />
1987
300<br />
270<br />
240<br />
210<br />
180<br />
150<br />
120<br />
90<br />
60<br />
30<br />
0<br />
Gennaio<br />
Cumulati di pioggia mensile - Savona<br />
Febbraio<br />
Marzo<br />
Aprile<br />
Maggio<br />
media 00-07<br />
52-00<br />
Figura 49: Distribuzione <strong>della</strong> cumulata di pioggia mensile per la stazione di Savona<br />
2008<br />
Giugno<br />
Sono stati poi presi in considerazione i giorni piovosi, per la stazione meteo di Savona (Figura 50),<br />
considerando come giorno piovoso un giorno in cui la stazione meteo abbia registrato un valore di<br />
precipitazione superiore allo 0.<br />
130<br />
120<br />
110<br />
100<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
98<br />
Luglio<br />
Agosto<br />
Settembre<br />
Ottobre<br />
Savona - giorni piovosi 2002-08 - media 1952-00<br />
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Figura 50: Numero di giorni piovosi per la stazione di Savona<br />
giorni di pioggia<br />
media 1952-00<br />
Dal grafico di Figura 50 si nota, analogamente all’andamento dei cumulati di pioggia, che i giorni<br />
piovosi, ad eccezione degli anni 2002 e 2008, sono sempre stati inferiori alla media storica,<br />
confermando dunque una situazione di minor disponibilità idrica negli ultimi anni.<br />
Novembre<br />
Dicembre
9.3 Bilancio idro-climatico<br />
Il bilancio idro - climatico è un indice che offre un’idea di massima sulla situazione idrica di un<br />
territorio. Esso rappresenta infatti la differenza in mm tra il cumulato di pioggia annuo e<br />
l’evapotraspirazione potenziale cumulata dal 1 gennaio al 31 dicembre. L’evapotraspirazione è<br />
stata calcolata con il metodo di Hargreaves-Samani, utilizzando le temperature massime e minime<br />
giornaliere e la radiazione solare extraterrestre, quest’ultima stimata grazie alle singole coordinate<br />
geografiche <strong>della</strong> stazione di riferimento e al giorno dell’anno.<br />
Bilancio 2008<br />
Bilancio 2007<br />
Figura 51: Bilancio idrico a livello regionale per gli anni 2007 e 2008<br />
La mappa in alto di Figura 51 rappresenta la distribuzione del bilancio a livello regionale per l’anno<br />
2008. E’ evidente come, ad eccezione di limitate zone dell’estremo Ponente e dell’Albenganese, il<br />
bilancio è in surplus, con valori anche oltre i + 200 mm <strong>della</strong> costa fino, salendo nell’entroterra, a<br />
valori di surplus superiori ai + 800 mm.<br />
Rispetto all’anno 2008, come visibile dalle mappe di Figura 51, l’anno 2007 ha avuto un<br />
andamento pressoché opposto. Ad eccezione di alcune aree dell’entroterra di Levante e del<br />
Savonese, il bilancio è risultato in deficit, variabile dai -200 mm fino a valori di oltre -600 mm. Il<br />
2007 è stato infatti caratterizzato da un forte deficit pluviometrico nel periodo autunno invernale e<br />
primaverile.<br />
La media degli ultimi 4 anni, come visibile dalla mappa di Figura 52, evidenzia una situazione di<br />
deficit nel Ponente, ad eccezione di alcune zone interne (Val Bormida – SV) e di deficit meno<br />
marcato in una parte <strong>della</strong> fascia costiera di Levante (Riviera Spezzina e Golfo di Spezia – SP e<br />
Golfo Paradiso – GE). Il surplus idrico, variabile da un + 200 mm fino a oltre + 400 mm, si<br />
evidenzia nelle restanti zone del Levante, in particolare in Val di Vara.<br />
99
Bilancio – media 2004-2007<br />
Figura 52: Bilancio idrico a livello regionale, media del periodo 2004-2008<br />
100
9.4 Incendi boschivi e fattori climatici<br />
I fattori climatici influenzano molto il fenomeno degli incendi boschivi, in quanto possono incidere<br />
sia sul loro innesco che sulla loro propagazione.<br />
Essi infatti fanno parte dei cosiddetti “fattori predisponenti” l’incendio, costituiti da tre classi di<br />
variabili tra loro correlate:<br />
- i combustibili vegetali<br />
- l’orografia del territorio<br />
- i fattori climatici.<br />
Per combustibili vegetali si intende qualunque tipo di vegetazione (viva o morta, aerea, superficiale<br />
o sotterranea) che costituisce origine e alimento di un incendio. I combustibili vegetali influenzano<br />
il procedere dell’incendio in base alle proprie caratteristiche chimiche, caratteristiche fisiche e in<br />
base alla loro distribuzione spaziale.<br />
L’orografia (quota, esposizione, pendenza del terreno) ha effetti diretti sull’incendio (ad esempio la<br />
pendenza favorisce l'avanzamento del fuoco verso le zone più alte attraverso il preriscaldamento<br />
<strong>della</strong> vegetazione a monte) ed effetti indiretti, poiché influisce sia sulle condizioni microclimatiche<br />
che sulla distribuzione <strong>della</strong> vegetazione.<br />
I fattori climatici sono determinanti per il comportamento dell’incendio, in quanto incidono sullo<br />
stato dei combustibili vegetali e sulla modalità di propagazione del fuoco.<br />
I fattori principali sono:<br />
• le precipitazioni<br />
• la temperatura<br />
• l’umidità relativa<br />
• il vento.<br />
Di seguito viene illustrata sinteticamente la relazione che intercorre tra ciascuno dei suddetti<br />
parametri climatici ed il fenomeno degli incendi (dal punto di vista statistico), con particolare<br />
riferimento al territorio <strong>della</strong> Regione Liguria.<br />
9.4.1 Il fattore PRECIPITAZIONE<br />
Le precipitazioni influiscono in maniera determinante sullo sviluppo degli incendi, in quanto<br />
condizionano il contenuto di acqua dei combustibili vegetali e conseguentemente la loro<br />
accensione.<br />
Gli effetti delle precipitazioni non sono condizionati tanto dalla media annua di pioggia caduta<br />
quanto invece dalla sua ripartizione nel corso dell’anno (regime delle piogge).<br />
E’ noto infatti che nei mesi più piovosi, coincidenti generalmente con la stagione autunnale e/o<br />
primaverile, il numero degli incendi è più basso rispetto ai restanti mesi.<br />
Tale considerazione risulta valida anche per il territorio ligure.<br />
Prendendo in considerazione il numero medio stagionale degli incendi avvenuti in Liguria nel<br />
periodo 1987-2009 e la relativa superficie percorsa, si nota che il fenomeno è caratterizzato da due<br />
stagioni principali, la stagione estiva e, soprattutto, la stagione invernale, mentre è molto meno<br />
rilevante in autunno e in primavera (Figura 53).<br />
101
numero incendi<br />
350<br />
300<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
DISTRIBUZIONE MEDIA STAGIONALE DEGLI INCENDI<br />
(1987-2009)<br />
inverno primavera estate autunno<br />
102<br />
numero incendi<br />
superficie percorsa<br />
Figura 53: Distribuzione media stagionale degli incendi (periodo 1987-2009)<br />
Confrontando questi dati con la distribuzione media stagionale delle precipitazioni nel periodo<br />
2004-2009 emerge che le stagioni caratterizzate dal minor numero di incendi corrispondono<br />
proprio a quelle maggiormente piovose (primavera ed autunno) (Figura 54).<br />
mm<br />
350<br />
300<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
Distribuzione media stagionale delle precipitazioni<br />
(2004-2009)<br />
inverno primavera estate autunno<br />
Figura 54: Distribuzione media stagionale delle precipitazioni (periodo 2004-2009)<br />
Tuttavia è evidente il fatto che pur essendo la stagione estiva quella meno piovosa, questa non<br />
coincide con il periodo dell’anno caratterizzato dal maggior numero di incendi, che si identifica<br />
invece con l’inverno. Inoltre all’interno delle stagioni la distribuzione mensile delle precipitazioni<br />
(Figura 55) non ricalca l’andamento mensile degli incendi (Figura 56 e Figura 57).<br />
4000<br />
3500<br />
3000<br />
2500<br />
2000<br />
1500<br />
1000<br />
500<br />
0<br />
ettari
mm<br />
200<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Distribuzione media mensile delle precipitazioni<br />
(2004-2009)<br />
gen feb mar apr mag giu lug ago sett ott nov dic<br />
Figura 55: Distribuzione media mensile delle precipitazioni (2004-2009)<br />
numero incendi<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
DISTRIBUZIONE MEDIA MENSILE DEGLI INCENDI<br />
(1987-2009)<br />
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic<br />
Figura 56: Distribuzione media mensile degli incendi (1987-2009)<br />
ettari<br />
1400<br />
1200<br />
1000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
0<br />
DISTRIBUZIONE MEDIA MENSILE DELLA SUPERFICIE PERCORSA DAL FUOCO<br />
(1987-2009)<br />
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic<br />
Figura 57: Distribuzione media mensile <strong>della</strong> superficie percorsa dal fuoco (1987-2009)<br />
103
Ciò è da attribuire al fatto che accanto al fattore precipitazione rivestono una certa importanza nel<br />
determinare la distribuzione mensile degli incendi anche gli altri tre fattori climatici (temperatura,<br />
vento, umidità relativa), i quali possono avere un andamento temporale diverso (vedi paragrafi<br />
successivi).<br />
Va ricordato poi il fatto che svolge un ruolo importante nel predisporre il fenomeno anche la<br />
vegetazione e le relative caratteristiche quali-quantitative delle componenti fitomassa e<br />
necromassa, a loro volta legate alla fenologia delle varie specie vegetali.<br />
9.4.2 Il fattore UMIDITA’ DELL’ARIA<br />
L’umidità dell’aria viene comunemente misurata attraverso l’umidità relativa (RH), che indica il<br />
rapporto percentuale tra la quantità di vapore contenuto da una massa d'aria e la quantità<br />
massima (cioè a saturazione) che la massa d'aria può contenere nelle stesse condizioni di<br />
temperatura e pressione.<br />
Tale parametro ha molta influenza sugli incendi boschivi, in quanto condiziona direttamente il<br />
contenuto in acqua del combustibile vegetale (vivo e soprattutto morto) e quindi il suo grado di<br />
infiammabilità. In particolare bassi livelli di umidità relativa corrispondono a bassi valori di umidità<br />
del combustibile e quindi ad alta infiammabilità dello stesso.<br />
Normalmente l’umidità relativa è maggiore durante la notte rispetto al giorno, per tale motivo nelle<br />
ore notturne diminuiscono sia la capacità di innesco del combustibile che la velocità di<br />
avanzamento di un eventuale incendio.<br />
Esiste inoltre una certa correlazione tra andamento mensile dell’umidità relativa media giornaliera<br />
e il fenomeno degli incendi.<br />
Di seguito viene mostrata l’analisi di tali correlazioni nel caso <strong>della</strong> Regione Liguria.<br />
Se si considera il valore medio mensile dell’umidità relativa rilevata da quattro stazioni<br />
meteorologiche [Borgonuovo (Im), Romito (Sp), Polanesi (Ge), Cenesi (Sv)] nel periodo 2002-2009<br />
e lo si confronta col numero medio mensile di incendi (periodo 1987-2009) si nota che i due<br />
andamenti sono contrari per la maggior parte dell’anno, per cui ad un aumento del fattore umidità<br />
corrisponde un decremento del fenomeno incendi e viceversa (vedi Figura 58).<br />
Fanno eccezione tuttavia i due periodi aprile-giugno e luglio-settembre, nei quali si registra un<br />
andamento concorde dei due parametri. Nel mese di maggio alcune stazioni possono registrare un<br />
lieve decremento del valore medio di umidità relativa, ma in linea generale anche il numero di<br />
incendi subisce un lieve calo, poiché la vegetazione è in piena ripresa vegetativa e quindi<br />
caratterizzata da un contenuto idrico elevato. Nel mese di agosto, invece, l’umidità relativa rimane<br />
pressoché costante ed il numero di incendi subisce un innalzamento; ciò può essere attribuito ad<br />
esempio al fatto che le temperature massime raggiungono valori più alti.<br />
104
%<br />
100<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Andamento medio mensile dell'umidità relativa<br />
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic<br />
105<br />
RH% Polanesi (GE)<br />
RH% Borgonuovo (IM)<br />
RH% Romito (SP)<br />
RH% Cenesi (SV)<br />
Figura 58: Valore medio mensile dell’umidità relativa rilevata dalle quattro stazioni di Borgonuovo<br />
(Im), Romito (Sp), Polanesi (Ge), Cenesi (Sv) nel periodo 2002 –2009 confrontato con il numero medio<br />
mensile di incendi nel periodo 1987-2009<br />
Confrontando inoltre il valore medio orario dell’umidità relativa rilevata dalle quattro stazioni<br />
meteorologiche suddette (periodo 2002-2009) col numero medio di incendi (periodo 1987-2009)<br />
per fascia oraria di accensione, si nota la correlazione inversa tra i due parametri in tutte le fasce<br />
orarie, ad eccezione di quella 12.00-18.00, in cui si evidenzia un andamento concorde (Figura 59).
numero incendi<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
100<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Andamento medio orario dell'umidità relativa<br />
0,00-3,00 3,00-6,00 6,00-9,00 9,00-12,00 12,00-15,00 15,00-18,00 18,00-21,00 21,00-24,00<br />
106<br />
RH% Polanesi (GE)<br />
RH% Bonuo (IM)<br />
RH% Romito (SP)<br />
RH% Cenesi (SV)<br />
numero medio incendi<br />
RH% media<br />
0,00-3,00 3,00-6,00 6,00-9,00 9,00-12,00 12,00-15,00 15,00-18,00 18,00-21,00 21,00-24,00<br />
Figura 59: Valore medio orario dell’umidità relativa rilevata dalle quattro stazioni di Borgonuovo (Im),<br />
Romito (Sp), Polanesi (Ge), Cenesi (Sv) nel periodo 2002 –2009 confrontato con il numero medio di<br />
incendi per fascia oraria di accensione nel periodo 1987-2009<br />
9.4.3 Il fattore TEMPERATURA DELL’ARIA<br />
La temperatura dell’aria influenza il fenomeno degli incendi boschivi in quanto ha un effetto<br />
indiretto sull’umidità relativa dell’aria e quindi sul contenuto idrico del combustibile vegetale,<br />
specialmente di quello morto (vedi paragrafo 9.4.2). Esiste infatti una correlazione inversa tra i due<br />
parametri climatici, per cui ad un aumento di temperatura di 10°C corrisponde una diminuzione<br />
<strong>della</strong> metà dell’umidità relativa; viceversa un calo di 10°C <strong>della</strong> temperatura corrisponde ad un<br />
raddoppio <strong>della</strong> percentuale di umidità.<br />
La temperatura però ha anche un effetto diretto sulla temperatura del combustibile vegetale. In<br />
particolare un suo incremento innalza la temperatura interna <strong>della</strong> vegetazione e riduce<br />
conseguentemente il calore necessario a raggiungere la soglia termica di accensione.<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
RH%
Per quanto detto si deduce l’esistenza di una correlazione diretta tra l’andamento <strong>della</strong><br />
temperatura nelle diverse fasce orarie <strong>della</strong> giornata e la frequenza degli incendi boschivi.<br />
Prendendo in considerazione il caso <strong>della</strong> Regione Liguria viene messo a confronto il numero<br />
medio annuo di incendi in ogni fascia oraria (periodo 1987-2009) con l’andamento orario <strong>della</strong><br />
temperatura media annua di quattro capannine meteo di riferimento [Borgonuovo (Im), Romito<br />
(Sp), Polanesi (Ge), Cenesi (Sv) nel periodo 2002-2009] (Figura 60).<br />
L’analisi evidenzia una maggiore frequenza del fenomeno incendi nelle fasce orarie 12.00-15.00 e<br />
15.00-18.00, che corrispondono anche alle fasce di maggiore insolazione nell’arco <strong>della</strong> giornata e<br />
quindi quelle caratterizzate dai valori termici più elevati.<br />
numero incendi<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
°C<br />
25,0<br />
20,0<br />
15,0<br />
10,0<br />
5,0<br />
0,0<br />
Andamento medio orario <strong>della</strong> temperatura<br />
0,00-3,00 3,00-6,00 6,00-9,00 9,00-12,00 12,00-15,00 15,00-18,00 18,00-21,00 21,00-24,00<br />
107<br />
Polanesi (GE)<br />
Borgonuovo (IM)<br />
Romito (SP)<br />
Cenesi (SV)<br />
numero medio incendi<br />
temperatura media<br />
0,00-3,00 3,00-6,00 6,00-9,00 9,00-12,00 12,00-15,00 15,00-18,00 18,00-21,00 21,00-24,00<br />
Figura 60: Confronto tra numero medio annuo di incendi per fascia oraria (periodo 1987-2009) con<br />
l’andamento orario <strong>della</strong> temperatura media annua di quattro stazioni meteo di riferimento<br />
[Borgonuovo (Im), Romito (Sp), Polanesi (Ge), Cenesi (Sv)] nel periodo 2002-2009<br />
9.4.4 Il fattore VENTO<br />
Il vento ha un’influenza determinante sulla dinamica dell’incendio in quanto dissecca i materiali<br />
vegetali predisponendoli all’accensione, arreca un apporto addizionale di ossigeno per la<br />
combustione, dirige il calore verso il nuovo combustibile e può diventare vettore, con il trasporto di<br />
tizzoni accesi, di nuovi focolai di incendio.<br />
20<br />
18<br />
16<br />
14<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
°C
Entrambe le caratteristiche del vento (direzione e velocità) svolgono un ruolo importante: la<br />
direzione determina la forma che l'incendio assume nel suo evolversi e la direzione del suo fronte;<br />
la velocità ne condiziona invece la rapidità di propagazione.<br />
Rispetto ai fattori climatici precedentemente descritti risulta più difficile trovare una relazione tra<br />
l’andamento spazio-temporale del vento ed il fenomeno incendi, a causa dell’elevata variabilità che<br />
caratterizza tale parametro, specialmente su un’orografia complessa come quella <strong>della</strong> Regione<br />
Liguria.<br />
Si è provato comunque ad accostare i valori <strong>della</strong> velocità media del vento rilevati da quattro<br />
stazioni [Osservatorio Meteosismico (Im), La Spezia (Sp), Centro Funzionale (Ge), Istituto Nautico<br />
(Sv)] nel periodo 2002-2009 con l’andamento temporale degli incendi (periodo 1987-2008),<br />
tendendo conto del fatto che il dato mediato delle quattro stazioni è poco rappresentativo per<br />
l’intero territorio regionale.<br />
Analizzando l’andamento mensile del vento (Figura 61), si può notare come i valori delle velocità<br />
medie siano maggiori durante i mesi invernali rispetto al resto dell’anno e ciò contribuisce a<br />
giustificare il fatto che il fenomeno degli incendi è più rilevante proprio in questa stagione, assieme<br />
al fatto che la vegetazione è in riposo vegetativo e quindi caratterizzata da un contenuto idrico<br />
molto basso.<br />
km/h<br />
18,0<br />
16,0<br />
14,0<br />
12,0<br />
10,0<br />
8,0<br />
6,0<br />
4,0<br />
2,0<br />
0,0<br />
Velocità media mensile del vento<br />
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic<br />
Figura 61: Andamento mensile del vento<br />
Se si considera poi la distribuzione <strong>della</strong> velocità media del vento e del numero degli incendi per<br />
fascia oraria e per mese (Figura 62 e Figura 63) si evince che la maggior parte degli incendi in<br />
Liguria avviene tra le 12.00 e le 18.00 nei mesi estivi e tra le 12.00 e le 21.00 in quelli invernali,<br />
mentre le fasce orarie caratterizzate dal maggior contributo del vento risultano quelle dalle 9.00<br />
alle 15.00 praticamente durante tutto l’anno.<br />
Anche in questo caso, inoltre, si nota come nelle varie fasce orarie vengano raggiunte le velocità<br />
medie più alte proprio nei mesi invernali.<br />
108
numero<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Distribuzione media mensile degli incendi per fascia oraria<br />
(1987-2009)<br />
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic<br />
Figura 62: Distribuzione media mensile degli incendi per fascia oraria (1987-2009)<br />
km/h<br />
25,0<br />
20,0<br />
15,0<br />
10,0<br />
5,0<br />
0,0<br />
Distribuzione velocità media del vento per mese e fascia oraria<br />
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic<br />
Figura 63: Distribuzione velocità media del vento per mese e fascia oraria.<br />
9.5 Valutazioni finali<br />
109<br />
0.00-3.00<br />
3.00-6.00<br />
6.00-9.00<br />
9.00-12.00<br />
12.00-15.00<br />
15.00-18.00<br />
18.00-21.00<br />
21.00-24.00<br />
0,00-3,00<br />
3,00-6,00<br />
6,00-9,00<br />
9,00-12,00<br />
12,00-15,00<br />
15,00-18,00<br />
18,00-21,00<br />
21,00-24,00<br />
La connessione tra i fattori climatici ed il fenomeno degli incendi boschivi è stretta, sia perché essi<br />
influenzano direttamente l’accensione e la propagazione del fuoco, sia perché intervengono<br />
indirettamente sulle caratteristiche del combustibile vegetale.<br />
Nei paragrafi precedenti è stata fatta una breve analisi di tale connessione (per il territorio <strong>della</strong><br />
Regione Liguria) dal punto di vista statistico, cercando di illustrare come i vari parametri meteoclimatici<br />
(precipitazioni, umidità relativa, temperatura, vento) intervengano nel regime degli incendi.<br />
Dall’elaborazione emerge che il fenomeno degli incendi è meno rilevante nei mesi primaverili e<br />
autunnali, principalmente a causa <strong>della</strong> maggiore incidenza delle precipitazioni che li caratterizza.<br />
Inoltre il numero medio degli incendi è maggiore in inverno che non in estate ed una delle cause è<br />
da attribuire alla maggiore velocità media del vento rilevata in questa stagione.
Nel corso <strong>della</strong> giornata poi le fasce orarie caratterizzate dalla maggiore incidenza degli incendi<br />
sono quelle <strong>della</strong> tarda mattinata-primo pomeriggio, che corrispondono anche a quelle con il<br />
maggior contributo di vento e temperatura.<br />
Esiste tuttavia anche una relazione di tipo qualitativo tra i fattori meteo-climatici e la dinamica<br />
evolutiva degli incendi, che sta alla base del modello di previsione degli incendi, utilizzato<br />
nell’ambito del Servizio di Previsione Incendi Regione Liguria (SPIRL).<br />
La previsione quotidiana del pericolo d’incendio, infatti, parte proprio dalla misura e la definizione a<br />
breve dei fattori predisponenti l’incendio (tra cui quelli meteo-climatici appunto), dopodichè,<br />
servendosi di algoritmi e modelli di calcolo sintetizzanti la dinamica dell’evento, essa è in grado di<br />
simularlo e di definire la possibilità che si inneschi e si diffonda in un dato territorio.<br />
110